Lunedì 23 settembre ricordo con una corona del giornalista Giancarlo Siani dal Sindaco di Napoli Gaetano Manfredi

Piantedosi ricorda il giornalista Siani, ucciso 38 anni fa ...

 

Nella foto, del Ministero dell’Interno, il giovane giornalista Giancarlo  Siani

 

Napoli,

Lunedì 23 settembre, alle ore 9.00, alle Rampe Siani, nel quartiere Arenella, il sindaco Gaetano Manfredi deporra’ una corona ai piedi della lapide che ricorda Giancarlo Siani, il giovane cronista de Il Mattino assassinato dalla camorra il 23 settembre di 39 anni fa.

Napoli: sequestro di 2 milioni di euro ad un elemento di vertice della camorra

 

 

Sequestro di beni a Napoli

 

Un sequestro di rilievo .Gli agenti della Divisione anticrimine-Sezione misure di prevenzione patrimoniali della questura di Napoli hanno sequestrato beni per circa 2 milioni di euro a un elemento di vertice di un clan camorristico, attivo nei comuni napoletani di Arzano, Casavatore e zone limitrofe.

L’uomo, condannato in via definitiva per vari reati, tra cui estorsione aggravata dal metodo mafioso, illecita concorrenza aggravata dal metodo mafioso e furto militare, è stato sottoposto alla sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno nel comune di residenza della durata di 3 anni.

Secondo  accertamenti eseguiti , l’uomo ha continuato a gestire gli affari del clan, soprattutto nel settore delle onoranze funebri.        Su proposta del Questore, il tribunale ha emesso un decreto di sequestro di beni finalizzato alla confisca.

In particolare, sono stati sequestrate diverse unità immobiliari nei comuni di Arzano, Casavatore e Napoli; conti correnti, depositi bancari ed altro per un ammontare complessivo di circa 1 milione di euro; 2 società operative nel settore delle onoranze funebri, attive nel comune di Arzano già destinatarie di provvedimenti interdettivi antimafia emessi nel corso del 2022 dal prefetto di Napoli.

Il Tribunale di Napoli dispone la misura cautelare nei confronti di 29 indagati nella “99” del Rione Traiano -Clan Sorianiello

Archivi -Sud Libertà  -(Tribunale Napoli Nord)

Napoli

18 settembre 2023, nelle province di Napoli e Caserta, militari del Nucleo Investigativo di Napoli hanno dato esecuzione ad una Ordinanza di Custodia Cautelare in carcere, emessa dal GIP presso il Tribunale di Napoli su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti di complessivi 29 indagati (di cui 13 già detenuti, 1 morto per cause naturali prima dell’esecuzione delle misure) poiché gravemente indiziati  – a vario titolo – di associazione di tipo mafioso, estorsione aggravata dal metodo mafioso, associazione finalizzata al traffico di stupefacenti, detenzione abusiva d’arma da fuoco, tutti aggravati dalle finalità di agevolazione del clan SORIANIELLO, operante  nel rione Traiano, area urbana compresa nel quartiere Soccavo dell’area occidentale della Città di Napoli.
Il provvedimento, emesso a seguito di un’articolata attività d’indagine coordinata dalla DDA di Napoli e condotta dai Carabinieri del Nucleo Investigativo dal 2019 al 2021, documenta:
– l’appartenenza degli indagati al clan Sorianiello, operante nel rione Traiano di Napoli, rientrante nella sfera di influenza del cartello criminale denominato “Alleanza di Secondigliano”; – il controllo da parte del clan delle piazze di spaccio di sostanze stupefacenti attive all’interno del cd. “parco della 99”;
– la forza di intimidazione del clan nel controllo del territorio anche attraverso la contrapposizione armata con clan rivali;
– numerosi episodi estorsivi nella gestione delle attività illecite; – la disponibilità da parte del clan di numerose armi da fuoco.
La manovra investigativa, nel corso del tempo, ha altresì consentito di: – identificare e trarre in arresto mandanti ed esecutori materiali dell’omicidio di OVIAMWONYI Desmond e del ferimento di IDAHOSA Morris, maturati nel maggio del 2020 nell’ambito del medesimo contesto camorristico;
– sequestrare 15 kg di sostanza stupefacente di vario tipo riconducibile al clan;
– rinvenire e sequestrare 24 pistole, 14 fucili da guerra, n. 670 munizioni di vario calibro, silenziatori e giubbetti antiproiettile tutti riconducibili al clan.

“FACCIAMO UN PACCO ALLA CAMORRA”: OGGI, A NAPOLI, SALA DELLA LOGGIA,PARTE UN PROGETTO CULTURALE DI GRUPPI ANTIMAFIA

 

Napoli, sparatoria in un bar di Arzano: cinque feriti. Si indaga  sull'ipotesi del raid di camorra in "onore" del boss - Il Fatto Quotidiano

 

NAPOLI

Pubblichiamo e riceviamo:

La presidente del Consiglio comunale Vincenza Amato e i vicepresidenti Flavia Sorrentino e Salvatore Guangi parteciperanno domani 21 dicembre 2021, alle ore 16, presso la Sala della Loggia del Maschio Angioino, all’ iniziativa «Facciamo un pacco alla camorra», un progetto culturale promosso dal Comitato don Peppe e da Libera Associazione Nomi e Numeri contro le mafie, ed attuato dal Consorzio N.C.O. Nuova Cooperazione Organizzata. Interverranno Imma Carpiniello della cooperativa sociale “Lazzarelle” e Giuliano Ciano della cooperativa sociale “Un fiore per la vita”.

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Individuate e sequestrate a Napoli le t-shirt che inneggiano alla camorra e alla Mafia

 

NAPOLI

Si apprende che la commissione antimafia, con una interrogazione rivolta ai Ministri dell’Interno, della Giustizia e dello Sviluppo Economico , , in virtù di servizi giornalistici,segnalava la vendita di t-shirt inneggianti alla camorra.

Il Prefetto di Napoli Marco Valentini, in prima linea nella nota attività di contrasto alla mitizzazione dei simboli della camorra in città e in tutta la provincia partenopea, ha prontamente attivato il Comitato Ordine e Sicurezza Pubblica e dopo ricerche a tappeto non solo online, ma anche sul territorio, la Guardia di Finanza del Comando Provinciale Napoli ha individuato e sequestrato 50 magliette esposte su una bancarella abusiva, riportanti in alcuni casi loghi contraffatti delle squadre di calcio di Serie A e in altri casi una decalcomania di una piovra nera che ghermisce l’Italia e la scritta “camorra”.

Sono stati i finanzieri del 2° Nucleo Operativo Metropolitano di Napoli a sottoporre a sequestro le magliette.

L’operazione si è svolta in via Roma, all’altezza del carcere di Secondigliano. L’ambulante appena ha visto la pattuglia che si avvicinava per il controllo si è dato alla fuga, ma verrà comunque denunciato per i reati di contraffazione marchi e ricettazione, per le magliette calcistiche.

Le indagini delle Fiamme Gialle proseguono per la sua identificazione e saranno finalizzate anche a individuare le filiere di produzione e distribuzione, anche online, delle t-shirt inneggianti alla camorra. Si invitano pertanto i cittadini a denunciare alla Guardia di Finanza, anche tramite il servizio “117”, chi si renda responsabile della messa in vendita di articoli contraffatti soprattutto se inneggianti a simboli mafiosi.

Napoli, ritorna la faida con l’esecuzione del “boss” Riso

Colpito in auto con tre colpi di pistola: omicidio di camorra a Miano -  IlGiornale.it

Napoli

Napoli ritorna come città dal  chiaro stampo camorristico ed  inquieto, e mette in mostra singolari esecuzioni – nella zona di Miano.

Un commando di sicari  ha freddato il pregiudicato  Alessandro Riso, 28 anni con  un turbolento passato già scandito da precedenti penali. Il giovane è stato scaricato – come si vede nei film di questo genere -da un’auto in corsa sul piazzale esterno dell’ospedale Cardarelli intorno alle 21,30 di mercoledì, quando era già morto.

Alcuni anni fa Alessandro Riso sfuggì miracolosamente ad un vero e proprio attentato: gli furono inferte 12-13 coltellate, ma riuscì a sopravvivere. . Non si esclude che l’agguato mortale possa essere scattato davanti al negozio di detersivi di via Vittorio Veneto, sempre nel quartiere Miano, sulla cui saracinesca gli investigatori avrebbero anche trovato due fori. A terra, invece, c’erano sei bossoli. Le segnalazioni del raid in via Vittorio Veneto sono giunte alle forze dell’ordine circa 15 minuti prima dell’arrivo al Cardarelli del corpo esanime di Alessandro Riso. 
 Secondo quanto si è appreso il negozio di detersivi del quale si diceva poco sopra apparterebbe allo zio dei fratelli Cifrone, dell’omonimo clan camorristico di Miano. Anche Alessandro Riso è ritenuto dalla Direzione Distrettuale Antimafia appartenente allo stesso clan. 

Gli investigatori ritengono che  Riso potrebbe essere stato ucciso dai suoi ex amici di gruppo. Forse perché sospettato di aver  tradito qualche elemento dei Cifrone.  Oppure ucciso dal clan  dei Balzano –  perché considerato  ancora un fedelissimo della famiglia che dopo la capitolazione dei Lo Russo avrebbe avuto ambizioni di riscossa. Vedremo in seguito gli sviluppi.

 

CLAN SIBILLO: VENTIDUE ARRESTI, FINE STORIA PER VERTICI STORICI

 

Ventidue misure cautelari per vari reati  eseguite questa mattina dai carabinieri su ordine del Gip del Tribunale di Napoli.per vari reati tra cui estorsioni a pizzerie e altri negozi del centro, traffico di stupefacenti e detenzione e porto abusivo di armi da sparo,

Sotto i riflettori degli inquirenti le attività del clan Sibillo, articolazione satellite del sodalizio camorristico facente capo ad Edoardo Contini ed agli altri gruppi federati nella ‘Alleanza di Secondigliano’, particolarmente attivo nelle zone di San Gaetano e dei  Decumani nonchè  dei Tribunali, nonostante gli arresti nel tempo dei suoi capi storici”.

I vertici del clan, «nella persona di Pasquale Sibillo, detenuto in carcere, hanno gestito il sodalizio inviando le direttive ai sodali in libertà utilizzando, per recapitare messaggi scritti, i congiunti che si recavano ai colloqui».

«La stessa organizzazione dedita al traffico di rilevanti quantitativi di sostanze stupefacenti di vari tipi e che ha operato giornalmente per buona parte del primo semestre del 2017, riconducibile ai membri della famiglia di Giuseppe Napolitano ed ad alcuni fornitori abituali esterni all’ambito familiare – osservano i carabinieri – ha operato per agevolare le attività del clan Sibillo, i cui membri in libertà, più volte, hanno tenuto i loro summit camorristici proprio presso l’abitazione dei Napolitano, sede della piazza di spaccio».

 

L’attività d’indagine si è avvalsa di sofisticati strumenti di captazione ambientale e telefonica nonché della collaborazione delle vittime di numerosi episodi estorsivi commessi ai loro danni dagli uomini del clan Sibillo, in fase completa di disarticolazione.

 

Gomorra come la Mafia siciliana: i boss del SUD riaffermano così il potere con tanto di sberleffo allo Stato

 

La festa in piazza della camorra: show e fuochi d’artificio

Fuochi  d’artificio, musica neomelodica, folla in strada. La scena nella zona popolare dei «600 alloggi» a Monterusciello, sembra ripetere quella di un film sulla Mafia e sulla Camorra.  Nella sostanza poco cambia qui. . Affiliati e boss di camorra tornano a casa dopo la detenzione e il clan fa festa nel quartiere. Rito e messaggio, che esclude il sapore folcloristico.”Come a dire: siamo tornati, le cose sono come prima, vediamo chi c’è e chi ci è rimasto «amico». Fidelizzazione del quartiere, che si fa acquiescente per paura e, a volte, anche per interesse.”

Per un errore procedurale sulle intercettazioni, furono scarcerati a Ponticelli 13 affiliati del clan Casella arrestati qualche giorno prima. I fuochi d’artificio li accolsero al ritorno a casa. Un segnale di  sberleffo agli inquirenti.      «Sono saluti dei clan a chi torna a casa dopo una scarcerazione, ma anche festeggiamenti per consegne o vendite redditizie di partite di droga. Sono manifestazioni di camorra».

Non è fenomeno nuovo, semmai di diverso ci sono i video e le riproduzioni postate su Facebook o Youtube, come dimostrazione ulteriore di onnipotenza. Ciro Niglio, oggi 29enne, affiliato del clan Cuccaro nell’area occidentale di Napoli, descrisse l’importanza delle feste pubbliche per il controllo del territorio, come quella dei Gigli di Barra. Dichiarò: «Nella festa del 2010, Ciro Abrunzo, detto ‘o cinese, ammazzato nel 2012, regalò il cantante Alessio al giglio Insuperabile. Il cantante corrispondeva solitamente una quota del suo cachet al clan degli scissionisti. Ricordo che nel 2010 Alessio e Babà cantarono una canzone dedicata alla madre e alla sorella di Angelo Cuccaro».

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Il porsi al centro dell’attenzione , L’ostentazione pubblica, è una prerogative e caratteristica insieme dei Clan    Così quelli della Camorra così quelli della Mafia a Catania in occasione persino delle celebrazioni e feste religiose come quella di S.Agata Martire.   In Sicilia e nei paesi del Catanese la sfida alla legge avviene con il dondolio delle Candelore davanti le case dei boss.   Chi si rifiuta di attuare questo rituale -tanto osteggiato dai prefetti- viene iscritto nei libri neri dei mafiosi. Un rimarcare potere economico e controllo delle città Nel 1992, ai Quartieri spagnoli fu montato un palco in legno per l’esibizione dei cantanti che avrebbero dovuto salutare Carmine Petrillo e Tommaso Esposito, due imputati per l’agguato mortale al night club San Francisco di piazza Municipio, oggi chiuso, nella faida tra i clan Mariano e Di Biasi. Brindisi e champagne a fiotti tra Largo Baracca, vico Lungo San Matteo e Trinità degli Spagnoli.

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Anche i funerali dei Capi boss sono diventati la vetrina del potere di un Capo Mafioso o Camorristico

Una dimostrazione, come una resa dei conti con lo Stato,  sia del controllo del consenso sia della propria forza, che fu ben descritto – ricordano i napoletani-nel 1986 dal giudice Corrado Guglielmucci, magistrato che si occupò dei quartieri-Stato cittadini influenzati da famiglie camorristiche: «I governati, oltre al benessere economico chiedono una direzione ideologica. Questa loro ulteriore domanda è soddisfatta da rituali collettivi, posti in circolazione dalla famiglia-governatorato: feste collettive per le assoluzioni e le scarcerazioni, organizzazione della tifoseria per le squadre di calcio, celebrazioni di funerali per i notabili, presepe di quartiere, e altro».

È l’imposizione di una «omogeneità culturale» e di controllo territoriale anche attraverso manifestazioni che diventano occasioni per verificare chi sta dalla propria parte, chi è in sintonia con l’influenza del clan pur non essendone affiliato. Quando i fratelli Giuliano, diventati poi tutti collaboratori di giustizia, erano egemoni a Forcella, divennero maestri in questo particolare «controllo ideologico».

 

NAPOLI, CAMORRA.: MONOPOLIO DEL TRASPORTO INFERMI, LATITANTE CHIEDEVA IL PIZZO ALLE AMBULANZE

 

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Latitante affiliato alla camorra chiedeva il pizzo alle ambulanze per il trasporto degli infermi. La ‘tariffa’ era di 3.000 euro al mese per “gli amici del Vomero”.

E’ diffuso  il cancro della Camorra insieme a quello della Mafia siciliana :resta un male difficile da debellare. A confermarlo è il tentativo di un latitante, affiliato al clan Cimmino-Caiazzo di monopolizzare il trasporto dei feriti chiedendo il pizzo alle ambulanze. 

I Carabinieri hanno arrestato un trentaseienne, un latitante che si ritiene possa essere affiliato a uno dei principali clan della camorra, quello dei Cimmino-Caizzo. L’accusa ai danni dell’uomo è di tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso -camorristico.

Latitante dallo scorso sedici ottobre, il trentaseienne avrebbe trovato rifugio nel quartiere Pianura, in una delle case popolari. L’uomo ha conservato tuttavia la sua indole malavitosa e, stando a quanto ritenuto dagli inquirenti, avrebbe minacciato il titolare di una delle associazioni che si occupano del trasporto degli infermi.

Il dirigente della società avrebbe dovuto pagare tremila euro al mese di pizzo.  L’uomo sarebbe stato minacciato – anche con una pistola – in almeno tre circostanze.      L’obiettivo mafioso era quello di far  versare la somma da destinare alle casse degli amici del Vomero. I militari dell’Arma, nel corso della perquisizione nella casa dell’individuo, hanno trovato e sequestrato un’ingente somma in contanti e diversi biglietti scritti a mano ritenuti preziosi per ricostruire la rete degli amici dediti a questa attività. L’uomo è stato trasferito su disposizione dell’ Autorità giudiziaria, nel carcere di Secondigliano. 

NAPOLI: LA CAMORRA INCENDIA I RIFIUTI URBANI E IL MINISTRO COSTA LANCIA LA SFIDA, “SARA’ MESSA IN GINOCCHIO”

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È un Sergio Costa, ministro arrabbiatissimo  quello visto ieri  in Prefettura a Caserta per il comitato dell’ordine e sicurezza. . Per il quarto incendio di un sito di stoccaggio e tritovagliatura in provincia di Caserta, da luglio, ad opera della “Camorra” e, soprattutto dopo i 300 che si sono verificati in tutta Italia.

Un raid in piena regola, quello di giovedì allo Stir di Santa Maria Capua Vetere. E la Procura sammaritana ha già aperto un fascicolo d’indagine con sette qualificazioni di reato. Uno è il disastro ambientale. Sergio Costa, generalissimo  dei carabinieri  non ci sta proprio, le battaglie le affronta e con determinazione le vince, adesso mobilita l’esercito, avvisa le Prefetture, chiama i “suoi Carabinieri” ,lancia la sfida: «Non ci faremo mettere in ginocchio dai criminali, chi pensa di riaccendere la miccia dell’emergenza e di sguazzare nella melma come ha fatto negli anni precedenti, ha sbagliato palazzo. Questo Governo non si spaventa, gli inquirenti hanno nelle loro mani tutti gli elementi, la Camorra fa schifo e fanno schifo coloro che la sostengono e l’aiutano». Ma non finisce neanche di parlare che va a fuoco un altro deposito; si tratta del parcheggio degli autocompattatori di rifiuti della nettezza urbana di Santa Maria a Vico. Un altro raid: colpito il consorzio Synergie. In fiamme un serbatoio di gasolio e un camion. Ed è di nuovo paura per i residenti che respirano diossina. Ma il generale Costa ha un piano deciso per combattere la Camorra.

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Il Ministro dell’Ambiente Sergio Costa- nella foto ritratto come Generale dei Carabinieri , molto noto per la sua tenacia e determinazione – lancia la sfida alla Camorra, certo che “sarà messa in ginocchio..