Caltanissetta, Operazione delle Fiamme gialle: sequestro di oltre 12 mila articoli non sicuri

 

Halloween Png Bundle PNG Bundle - 50 High Quality PNG - Instant Download - Digital Download,Fall Png,Halloween Png,Halloween Png Bundle

 

 

 

Caltanissetta,

I finanzieri del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Caltanissetta, nell’ambito dell’azione di contrasto ai traffici illeciti, hanno sequestrato oltre 12.000 articoli non sicuri pronti per essere immessi sul mercato in occasione della ricorrenza di “Halloween”.

L’operazione, condotta dalle Fiamme Gialle del Gruppo di Caltanissetta, effettuata in due esercizi commerciali gestiti da soggetti stranieri, previa ispezione della merce esposta, ha consentito di rinvenire numerosi prodotti quali decorazioni, materiale di cancelleria e gadget ispirati ad Halloween, privi del marchio CE e, quindi, non idonei al commercio secondo i dettami del Codice del Consumo.

I prodotti sono stati sottoposti a sequestro amministrativo in quanto privi delle istruzioni e avvertenze per l’uso, delle informazioni minime per il consumatore finale relative alla sicurezza, alla qualità, alla composizione e all’origine dei prodotti, ritenuti indispensabili per un corretto utilizzo in piena sicurezza. Per le violazioni riscontrate sono state altresì elevate sanzioni fino a 25.000 euro.

Sono stati altresì rinvenuti numerosi articoli recanti il marchio “made in Italy” contraffatto, anch’essi sottoposti a sequestro, e sorpresi due lavoratori “in nero”, per le cui violazioni sarà interessato il competente ispettorato del lavoro.

L’operazione di servizio condotta dalla Guardia di Finanza conferma il costante impegno del Corpo nell’attività di prevenzione e repressione degli insidiosi fenomeni della vendita e distribuzione di prodotti non conformi e non sicuri, a tutela del mercato, delle imprese regolari e dei consumatori finali.

Amministrative, domenica e lunedì i ballottaggi: in Sicilia al voto Caltanissetta, Gela e Pachino

immagine

 

Sono tre i comuni siciliani che andranno al ballottaggio per l’elezione del sindaco: a Caltanissetta il confronto sarà tra Annalisa Maria Petitto e Walter Calogero Tesauro; a Gela, sempre nel Nisseno, si dovrà scegliere tra Grazia Rita Cosentino e Giuseppe Terenziano Di Stefano; a Pachino, in provincia di Siracusa, i candidati sono Rosaria Fronterrè e Giuseppe Gambuzza. Le urne saranno aperte domenica 23 giugno dalle 7 alle 23 e lunedì 24 dalle 7 alle 15. 

Associazione di tipo mafioso ed estorsione: 10 persone arrestate in Sicilia

Bernardo Provenzano

Archivi -Sud Libertà

 – Caltanissetta,

Questa mattina il Nucleo Investigativo di Caltanissetta ha dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare, emessa nel corso delle indagini preliminari dal G.I.P. di Caltanissetta su richiesta della locale D.D.A., nei confronti di 10 soggetti (tutti italiani, 1 dei quali allo stato risulta irreperibile e attivamente ricercato), indagati per il reato di associazione di tipo mafioso, estorsione aggravata dal metodo mafioso e dalla disponibilità di armi, detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti in concorso.

L’indagine è stata avviata nel mese di ottobre 2022 al fine di poter monitorare i rapporti di frequentazione di Angelo Schillaci dopo la sua scarcerazione, avendo scontato la condanna per il reato di associazione mafiosa. Gli indagati, la maggior parte dei quali presunti appartenenti alla famiglia mafiosa di Campofranco, si  apprende – erano intenti    alla riorganizzazione del sodalizio criminale, con un particolare interesse al reperimento di armi e alla costituzione di una “cassa comune” attraverso i proventi illeciti delle estorsioni e dello spaccio di sostanze stupefacenti.

Accertati quattro tentativi di estorsione ai danni di alcune ditte impegnate in lavori di rifacimento di opere pubbliche nei comuni di Campofranco e Milena (anche attraverso il compimento di atti intimidatori) e di un operatore commerciale di Campofranco, nonché tre estorsioni consumate in danno di imprenditori ed operatori commerciali.

L’ATTUALE  STRUTTURA DEL SODALIZIO

Le indagini hanno permesso di delineare l’attuale struttura di tale sodalizio, di identificare l’attuale capo, e di accertare rapporti di collaborazione con soggetti di Milena e della provincia di Agrigento, funzionali al perseguimento del programma criminoso delineato immediatamente dopo la scarcerazione di Schillaci.

 

Operazione “ALBANA”. 15 arresti per associazione a delinquere finalizzata alla produzione e al traffico di sostanze stupefacenti aggravata dal possesso di armi

 

Attestazione per sostanze non sottoposte alla disciplina della 309/90

 

Caltanissetta

 I Carabinieri del ROS, coadiuvati nella fase operativa da personale dei Comandi Provinciali Carabinieri di Enna, Caltanissetta, Catania e Brescia, hanno dato ieri esecuzione ad una ordinanza di custodia cautelare emessa nel corso delle indagini preliminari dal GIP del Tribunale di Caltanissetta – su richiesta della Procura della Repubblica Direzione Distrettuale Antimafia – nei confronti di 15 persone, gravemente indiziati di associazione per delinquere finalizzata alla produzione e al traffico di sostanze stupefacenti del tipo marijuana e hashish aggravata dalla disponibilità di armi.

Tra di essi tre sono indagati anche per il reato di intestazione fittizia di beni al fine di eludere la normativa sulle misure di prevenzione, mentre uno dei tre per un ulteriore reato riferito ad un’autonoma disponibilità di armi e munizioni.

L’ordinanza cautelare è stata eseguita altresì nei confronti di altri due soggetti, gravemente indiziati unicamente del delitto di cui all’art. 73 d.p.r. 309/90.

Gli indagati sono tutti destinatari della misura cautelare in carcere, tranne due soggetti, sottoposti agli arresti domiciliari con braccialetto elettronico.

Nel medesimo contesto investigativo, la Procura della Repubblica DDA di Caltanissetta ha emesso decreti di perquisizione da effettuarsi in Germania tramite Ordine di Indagine Europeo a carico di due soggetti, residenti a Colonia ed eseguiti dalla Polizia Criminale di Colonia e BKA con la presenza anche di personale del ROS nell’ambito di un’avviata cooperazione internazionale sotto egida EUROPOL. Le attività sono state supportate dalla Rete @ON finanziata dalla Commissione Ue.

L’indagine è la naturale prosecuzione dell‘ incessante impegno della Procura della Repubblica di Caltanissetta e ROS nel contrasto alla criminalità organizzata e mafiosa della provincia di Enna.

In tale contesto sono state svolte mirate investigazioni volte a riscontrare l’esistenza di un articolato traffico di sostanze stupefacenti provenienti dalla Germania e dirette a Barrafranca, gestito da soggetti barresi emigrati in Germania. In questo contesto, il 4 dicembre 2021 il  figlio di uno degli indagati in custodia cautelare veniva arrestato in Baviera proveniente da Colonia e diretto in Sicilia, poiché trovato in possesso di 300 grammi di cocaina. In particolare risaltava che tale figlio manteneva rapporti con l’Italia anche attraverso l’utilizzo di apparati telefonici criptati di cui è stato utilizzatore prima del suo arresto.

Gli approfondimenti investigativi sviluppati attraverso i canali di cooperazione di polizia (EUROPOL) e giudiziaria (EUROJUST) facevano emergere una perdurante stabilità di rapporti tra la comunità di Barrafranca dimorante a Colonia, tra cui spiccano anche soggetti già condannati in via definitiva per associazione mafiosa, e soggetti italiani dediti al traffico di sostanze stupefacenti.

Secondo l’ordinanza del GIP l’ampia piattaforma delle intercettazioni, sostenuta da innumerevoli servizi di osservazione, controllo e pedinamento, forniva gravi indizi circa il collegamento di due degli indagati con posizioni di rilievo con elementi legati alla criminalità organizzata di Catania “Ognina-Picanello”.

Con la collaborazione  di un nutrito gruppo di catanesi e con la complicità di una insospettabile intera famiglia di Barrafranca, sarebbe stata approntata una grossa piantagione di Cannabis Indica in serra, con annessa raffineria, per la produzione di Marijuana e Hashish, stupefacente che, il 25 novembre 2022, veniva scoperto e sequestrato insieme ad un ingente numero di armi e munizioni clandestine.

Le attività d’indagine contestuali e successive hanno quindi consentito di delineare l’esistenza di un sodalizio criminale dedito alla produzione, lavorazione e distribuzione interprovinciale della sostanza stupefacente, che aveva la disponibilità di numerose armi oggetto di sequestro.

Nel corso delle indagini, sono infatti state rinvenute numerose armi e munizioni clandestine come di seguito indicate:

  • -n. 1 fucile doppietta a canne mozze con calciolo modificato calibro 12, marca Gamba modello Royal, con matricola abrasa;
  • -n. 1 pistola calibro 9 marca Star-Sa, fabbricazione spagnola, con matricola abrasa; -n. 1 pistola senza marca, calibro 9, con matricola abrasa; -n. 1 pistola marca Beretta modello 70, calibro 7,65, con matricola abrasa;
  • -n. 1 revolver marca Trada calibro 38, con matricola abrasa; -n. 1 pistola modello Luger marca Fab 1516, con matricola abrasa; -n. 1 carabina marca Winchester calibro 22 RL modello 250 avente matricola n. 207026815, non censita in banca dati FF.P.; -n. 1 carabina ad aria compressa marca Diana di fabbricazione tedesca modello F134T05 Classic, calibro 4,5 e matricola n. 01435201; -n. 3143 cartucce vario calibro;
  • ingente quantitativo di bossoli, ogive e polvere pirica con altro materiale per il confezionamento di munizionamento di vario calibro.

 

 

Contachilometri auto manomessi, falsate le reali percorrenze, indagini della Finanza , denunce

 

Contachilometri manomessi: una truffa da 2 miliardi ...

Archivi -Sud Libertà

Caltanissetta

Indagine nel mercato dell’auto usata, si controllano i contachilometri, la loro manomissione, in primo luogo perché il valore delle vetture d’occasione viene falsato, in secondo luogo perché le auto a cui vengono ridotti i chilometri possono diventare potenzialmente pericolose, dal momento che la manutenzione è disallineata rispetto alla reale percorrenza.

La nuova truffa è stata scoperta dai  finanzieri del comando provinciale di Caltanissetta che hanno effettuato una vasta operazione relativa alle frodi in commercio nel settore della compravendita di autoveicoli, specificamente ai casi di vendita di vetture «ringiovanite» a prezzi concorrenziali.

L’attività ha preso spunto dagli approfondimenti avviati d’iniziativa dai finanzieri del Gruppo di Caltanissetta, successivamente coordinati dalle Procure della Repubblica di Caltanissetta e Gela, tramite un’analisi periodica delle compravendite effettuate da numerose concessionarie, i cui dati sono stati incrociati con le banche dati della Motorizzazione civile, delle case madri e dell’apposito servizio fornito dal portale dell’Automobilista – revisioni periodiche.

In particolare, le autovetture oggetto della frode sarebbero state circa 110, con un totale di chilometri scalati pari a circa 10 milioni. La frode ammonterebbe complessivamente a circa 400.000 euro, frutto di prezzi di vendita esorbitanti rispetto al reale valore di mercato delle auto.

 

Caltanissetta, quando l”apprezzamento” diventa fatale

Lite tra automobilisti in tangenziale a Collegno | 19 ...

Archivi -Sud Libertà

 

Caltanissetta,

Un uomo di 51 anni, Marcello Tortorici, è morto all’ospedale Sant’Elia di Caltanissetta dopo essere stato ferito gravemente alla gola da colpi di arma da taglio nel corso di un litigio scoppiato intorno alle 20,30 in via San Domenico nel centro storico del capoluogo, in cui altre 3 persone sono rimaste ferite.   I Carabinieri sono riusciti a ritrovare l’arma -un coltello – del delitto.  Proseguono le indagini per ricostruire la dinamica dell’evento delittuoso

All’origine della lite, secondo ricostruzioni dei presenti, un apprezzamento non gradito espresso nei confronti di una ragazza. Dei feriti uno è stato ricoverato in codice rosso e sarebbe in condizioni critiche mentre un altro è in codice giallo.

 

 

Fine del “cerchio magico” per l’ex Giudice Saguto condannata in appello a 8 anni e 10 mesi per “allegra gestione delle nomine degli amministratori pubblici”

La giudice Saguto

 

La Corte d’Appello di Caltanissetta ha condannato a 8 anni e 10 mesi l’ex presidente della sezione misure di prevenzione del tribunale di Palermo Silvana Saguto, imputata di corruzione, concussione e abuso d’ufficio.

La giudice, che nel corso del processo è stata radiata dalla magistratura, era accusata di aver gestito illecitamente le nomine degli amministratori giudiziari dei beni sequestrati e confiscati alla mafia scegliendo solo professionisti a lei fedelissimi. In cambio avrebbe ricevuto da loro favori e regali. In primo grado aveva avuto 8 anni e 6 mesi. A cinque anni di distanza dal primo avviso di garanzia, dopo tre anni di processo, è stata letta dal presidente del tribunale di Caltanissettta, Andrea Catalano, la sentenza che chiude il dibattimento sugli affari illeciti nella gestione dei beni confiscati alle cosche, definito dall’accusa come “un sistema perverso e tentacolare” di cui la giudice, radiata dalla magistratura nel 2019, era il vertice di comando..

 Sostanzialmente lievi modifiche dalla sentenza di primo grado. Nel processo erano imputati a vario titolo anche personaggi ritenuti appartenenti al «cerchio magico» dell’ex presidente. Tra loro l’avvocato Gaetano Cappellano Seminara, considerato il «re» degli amministratori giudiziari, che è stato condannato a 7 anni e 7 mesi; il marito dell’ex giudice, l’ingegnere Lorenzo Caramma, condannato, come in primo grado, a 6 anni e due mesi, il figlio di Silvana Saguto, Emanuele Caramma, condannato a 4 mesi.

Confermata la pena di 3 anni per l’ex prefetto di Palermo Francesca Cannizzo e per il professore della Kore di Enna ed ex amministratore giudiziario Carmelo Provenzano, che in primo grado aveva avuto 6 anni e 10 mesi. Condannati anche a un anno e 4 mesi Walter Virga, figlio del giudice Tommaso Virga, processato separatamente e assolto col rito abbreviato, messo alla guida, questa la tesi dei pm, dell’impero sequestrato agli imprenditori Rappa, senza avere alcuna esperienza.

A 4 anni e 2 mesi è stato condannato l’amministratore giudiziario Roberto Santangelo, a 2 e 8 mesi il tenente colonnello della Guardia di finanza Rosolino Nasca, a un anno e dieci mesi il preside della facoltà di Giurisprudenza di Enna Roberto Di Maria. Condanne a 2 anni e 8 mesi per Maria Ingrao, la moglie di Provenzano e Calogera Manta, la cognata. 

 

Processo Montante, pena ridotta l’Antimafia dell’ex leader di Confidustria Sicilia, era -per i giudici d’Appello- vera Mafia

 

E’ stato il motore immobile di un meccanismo perverso di conquista e gestione occulta del potere”, aveva scritto la sentenza di primo grado.

 

 

Nuova richiesta di processo per Montante e Crocetta - la Repubblica
Processo Montante- Coinvolto anche Rosario Crocetta, nella foto a ds

 

 

Caltanissetta,

Sentenza di primo grado ridotta. Ora sono  otto anni  di  condanna per l’ex leader di Confindustria nel processo d’appello a Caltanissetta.    Secondo la corte d’appello nissena (presidente Andreina Occhipinti, a latere Giovanbattista Tona e Alessandra Giunta) il “sistema Montante”regge ancora. Quindi anche le accuse di corruzione e ’accesso abusivo al sistema informatico.
« La difesa di Montante, ottimista alla vigilia,  puntava a smontare il reato associativo oltre che a ridimensionare la portata della rete spionistica di cui l’ex paladino dell’antimafia è ritenuto l’ispiratore e il capo: in cambio di favori, esponenti delle forze dell’ordine gli avrebbero dato informazioni su inchieste a suo carico, informazioni sui “nemici”, oltre a dossier su personaggi influenti. Non accetta il principio accusatorio Carlo Taormina : «Noi riteniamo che questa sentenza non soddisfi l’obiettività delle cose. Sembra una sentenza più diretta a confermare l’impianto accusatorio per quelle che sono state le movenze originarie, ma che non risponde alla realtà delle cose», smozzica il professore. : «Rispetto al primo grado c’è stato un ridimensionamento, anche se non siamo assolutamente soddisfatti e quindi proporremo ricorso per Cassazione». Taormina contesta pure- ci dicono in redazione-alcune ipotesi -più affievolite comunque- di corruzione del sistema del suo assistito”

Nei guai giudiziari anche  il capo della security di Confindustria, Diego Di Simone (in primo grado condannato a 6 anni e 4 mesi), che attraverso il suo braccio destro, il sostituto commissario della Questura di Palermo Marco De Angelis (3 anni e sei mesi la pena del Gup) avrebbe effettuato una serie di accessi abusivi al sistema Sdi acquisendo notizie riservate. Di Simone ha avuto 5 anni; .. Anche lui avrebbe avuto un ruolo determinante nell’attività di spionaggio: dopo l’arresto ha fatto alcune ammissioni, ma per la Procura di Caltanissetta restano tanti dubbi su questo personaggio dello Stato

Due ‘assoluzioni di spicco  : quella del   generale  Gianfranco Ardizzone, ex comandante provinciale della guardia di finanza di Caltanissetta, dopo i 3 anni in primo grado. «. E quella del  questore Andrea Grassi, dirigente della prima divisione dello Sco, accusato (un anno e 4 mesi la pena disposta del gup) di aver riferito a Montante notizie riservate. «Ora, arriva un’assoluzione piena. “Grande soddisfazione”, dicono i suoi legali, gli avvocati Cesare Placanica e Walter Tesauro. “Già la sentenza di primo grado aveva sancito l’estraneità di Grassi a ogni rapporto opaco nell’ambito del Sistema Montante. Oggi, con la completa assoluzione, a Grassi è stato ridato anche l’orgoglio di dichiararsi, come fatto dalle prime battute delle indagini, un uomo dello Stato”.
Alfonso Cicero, difesa dall’avv Annalisa Petitto, perde la provvisionale calcolata in 10mila euro dal Gup.

.

Caltanissetta, arresti per Mafia: gli indagati “inducevano persino ad interrompere il rapporto di lavoro”

 

 

 

 

Caltanissetta,

I finanzieri del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Caltanissetta hanno eseguito, in data 30.05.22, Un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 12 persone,è  stata notificata dai finanzieri del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Caltanissetta..  I destinatari sono indagati – in concorso e a vario titolo – per i delitti di furto ed estorsione aggravata dal metodo mafioso, a nove degli stessi è stata applicata la misura detentiva in carcere ed agli altri tre quella degli arresti domiciliari.

Il provvedimento cautelare, emesso dal G.I.P. presso il Tribunale di Caltanissetta, nel corso delle indagini preliminari, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia nissena, giunge al culmine di complesse investigazioni, che hanno consentito di accertare gravi indizi in relazione alle presunte “interferenze” nella gestione di beni aziendali.

I gravi indizi ritenuti dal GIP, che di seguito saranno esposti, sono stati accertati grazie alle indagini, condotte dal G.I.C.O. di Caltanissetta (Gruppo Investigazione Criminalità Organizzata), coadiuvati dai finanzieri della locale Sezione di Polizia Giudiziaria; indagini che si collocano nel più ampio contesto investigativo delle cosiddette “agromafie”. Tali gravi indizi  sulle persistenti “ingerenze”,  sarebbero state perpetrate da due fratelli – imprenditori agricoli operanti nell’agro della provincia di Enna, sulle aziende agli stessi confiscate a seguito di procedimento di prevenzione.

In particolare, i due germani, attraverso dipendenti “fidelizzati”, avrebbero inciso nelle dinamiche aziendali a più livelli, talvolta anche attraverso l’erogazione di direttive in contrasto con quelle dell’amministratore giudiziario, arrivando alla presunta sottrazione di beni strumentali all’attività agricola per fini personali.

Inoltre, in danno delle stesse aziende, oltre ai ricorrenti furti, sarebbero state accertate diversificate forme di intimidazione nei confronti dei lavoratori assunti dall’amministrazione giudiziaria, configurandosi, in danno di questi ultimi, una singolare forma di estorsione aggravata dal metodo mafioso, perché sarebbero stati indotti ad interrompere precocemente il rapporto di lavoro.

Secondo il suindicato provvedimento cautelare le minacce non sarebbero state direttamente avanzate dai due fratelli, per non sovraesporsi, attesa la loro sottoposizione a procedimento di prevenzione e procedimento penale; si sarebbero avvalsi, invece, dell’operato di soggetti a loro “vicini”, ovvero di “fiancheggiatori” per indurre i dipendenti assunti dall’amministratore giudiziario ad abbandonare il posto di lavoro.

Tali minacce sarebbero avvenute con le classiche modalità proprie di chi esercita una capacità di intimidazione mafiosa, tanto che le vittime non solo non hanno sporto denuncia, ma avrebbero altresì sottaciuto al datore di lavoro, l’amministratore giudiziario, le reali ragioni del repentino recesso dal rapporto di lavoro appena instaurato.

Nella sostanza, i due fratelli avrebbero così assicurato la presenza esclusiva di personale di comprovata fedeltà presso le imprese loro sequestrate, che avrebbe garantito il costante controllo sul divenire delle diverse attività aziendali.

Ma non è tutto. Essi avrebbero organizzato, all’interno di una delle imprese sequestrate, anche un evento conviviale “una cena a base di porchetta”. Evento che, in tale contesto, assumerebbe un alto valore simbolico: una dimostrazione di forza, che avrebbe accresciuto altresì il loro prestigio di fronte agli intervenuti.

Inoltre uno dei due fratelli, attraverso “l’intermediazione” di altri “fiancheggiatori”, uno dei quali dentro  “cosa nostra” e operanti nella provincia di Messina, avrebbe preteso, con modalità estorsive, la restituzione di un autocarro aziendale che un privato, dimorante nella provincia di Messina, aveva legittimamente e “incautamente” acquistato dall’amministrazione giudiziaria.

Si precisa, infine, sono stati raccolti gravi indizi circa l’attualità di una vera e propria rete di presunti “sodali” e “fiancheggiatori”, con ramificazioni nelle province di Enna, Catania e Messina, che avrebbe agevolato la pervicace interferenza dei fratelli nelle quotidiane attività aziendali delle imprese confiscate.

 

 

Operazione “Piramide”: Agrigento e Caltanissetta, piazze di droga “liberate” dai Carabinieri che procedono a 26 misure cautelari

Agrigento: carabinieri liberano la piazza della droga – SUD LIBERTA’

AGRIGENTO

Operazione antidroga dei Carabinieri  in corso tra le province di Agrigento e Caltanissetta. I l Comando provinciale di Agrigento sta  notificando 26 ordinanze cautelari nei confronti di persone ritenute responsabili, a vario titolo, di detenzione, traffico e spaccio di sostanze stupefacenti, cocaina e hashish in maniera particolare.

IL coordinamento è svolto dal   Procuratore di Agrigento Luigi Patronaggio e del sostituto Gloria Andreoli. Le misure sono state firmate dal gip Stefano Zammuto. 

Sette indagati, in esecuzione del provvedimento del gip del tribunale di Agrigento, sono stati posti agli arresti domiciliari, due dei quali con l’applicazione del “braccialetto elettronico”. Ad altri 19 è stata applicata un’ordinanza di divieto di dimora. L’operazione antidroga, denominata «Piramide», dei carabinieri del nucleo Operativo e Radiomobile è stata realizzata fra Agrigento, Canicattì, Racalmuto, Grotte, Favara, e i comuni di Gela e San Cataldo nel nisseno. 

Si apprende pure dagli investigatori che sono  sette gli arrestati dell’operazione «Piramide», messa a segno dai carabinieri, fra le province di Agrigento e Caltanissetta: C.S di 31 anni di Canicattì; A.I. di 63 anni di Racalmuto; R.M.S. di 40 anni di Gela; V.S. di 45 anni di Favara; P.S.B. una donna di 38 anni di Favara; B.C. di 50 anni di Grotte e T.G. di 42 anni di Racalmuto. Gli altri 19 soggetti, residenti ad Agrigento, Racalmuto, San Cataldo, Grotte e Canicattì, sono stati invece sottoposti al divieto di dimora nella provincia di Agrigento. 

Definita «Piramide» per via della struttura verticistica creatasi tra i vari pusher, collaboratori di questi ultimi e gli acquirenti. L’attività investigativa, coordinata dal maggiore Marco La Rovere che è a capo della compagnia dell’Arma di Agrigento, è stata avviata per contrastare il massiccio flusso di cocaina che dalla provincia giungeva sulle piazze di spaccio di Agrigento.

La piazza   della droga si svolgeva con quantitativi che si aggiravano tra i 50 ed i 100 grammi, sia al dettaglio con la vendita di singole dosi. Nel corso dell’attività sono stati sequestrati consistenti quantitativi di droga: circa 2 chili di cocaina e 4 di hashish. Infine si registrano  anche 5 arresti in flagranza e 2 denunce, oltre a numerose segnalazioni amministrative. Il valore dello stupefacente sequestrato ammonta a circa 100 mila euro. I fermati sono stati condotti in carcere…