OMISSIONE DI VIGILANZA ED ISPEZIONE DELL’EX SOPRINTENDENTE PATANE’ AL CIMITERO ETNEO IN VIOLAZIONE DELL’ART19 DEL CODICE DEI BENI CULTURALI E PAESAGGIO?
Video sulla Vicenda della Biga di Morgantina -Y.T. (Tv.2000)
di Raffaele Lanza
Sul ritrovamento della celebre -oggi ancor di più- biga di Morgantina, reperto archeologico trafugato nel 2017 e la cui inchiesta dei Carabinieri ha «consentito- comè noto – di sgominare un gruppo criminale a elevata pericolosità sociale, dedito alla commissione di reati contro il patrimonio nelle province di Catania, Enna e Siracusa sia concesso spendere due parole.
Anzitutto il recupero – abbiamo appreso dai Carabinieri- è avvenuto prima che potesse essere venduta al mercato nero delle opere d’arte
Secondo quanto si è appreso, sarebbero stati gli indagati, intercettati, a ricostruire la dinamica dell’operazione illegale, realizzata con un complice interno al cimitero.
Il gruppo criminale dalla vendita dell’opera bronzea sperava di potere realizzare due milioni di euro.Abbiamo saputo tutti che una volta imbragata la biga , essa è stata sollevata con elicottero – proprio come se si girasse la scena di un film -e poi poggiata su un camion. Successivamente è stata divisa: la carrozza è stata nascosta in un garage nel Catanese, i due cavalli appunto occultati in una stanza «segreta» realizzata in una villetta privata dell’Ennese. Fin qui la cronaca.
L’appendice riguarda l’epoca del bene che pare non proviene dall’area archeologica situata nel territorio di Aidone (Enna). Secondo l’archeologa Rosalba Panvini, soprintendente-protempore ai Beni culturali di Catania, il manufatto individuato dai militari non risalirebbe infatti al 450 a.C, bensì a poco più di un secolo fa. “È un’opera di fine Ottocento o dei primi del Novecento. Una riproduzione ben fatta, ma non risale certo all’età classica”,
La “Biga di Morgantina”, in bronzo e del peso di una tonnellata, era stata posizionata nel cimitero di Catania sul tetto di una cappella monumentale dalla famiglia Sollima
Apprendiamo che i Carabinieri hanno programmato la consegna alla Soprintendenza ai Beni culturali e all’Identità siciliana di Catania. Ed è qui il punto. O meglio l’appunto. Anche qui viene da sorridere: la comicità prosegue proprio come in un film a puntate. La scoperta del furto della biga è avvenuta con oltre un anno di ritardo, i Carabinieri la ritrovano e la consegnano alla Soprintendente.. Ma viene trascurata finora la responsabilità (indiretta) pure della Soprintendenza di Catania nell’arco di tempo 2017-2018. La riportiamo perchè la Magistratura etnea abbia elementi ulteriori idonei per individuare tutte le responsabilità ipotizzate sulla clamorosa vicenda
Si trascura infatti che la Soprintendenza sia incorsa – l’esperienza ai Beni culturali insegna – nella fattispecie in una chiara violazione del Codice ai Beni culturali e del Paesaggio in vigenza dell’articolo 10 della legge 6 luglio 2002, n. 137, per aver omesso o trascurato la vigilanza del bene bronzeo del Cinquecento e/o fine Ottocento (sarà accertato successivamente) nel periodo di tempo di oltre un anno dalla scoperta del furto e dalla denuncia Sissignore: la vigilanza. Come si applica?
1). La vigilanza sui beni culturali sulle cose di cui all’articolo 12, comma 1, nonché sulle aree interessate da prescrizioni di tutela indiretta, ai sensi dell’articolo 45 compete al Ministero (e alle Soprintendenze n.d.r.). 2. Sulle cose di cui all’articolo 12, comma 1, che appartengano alle Regioni e agli altri enti pubblici territoriali il Ministero provvede alla vigilanza anche mediante forme di intesa e di coordinamento con le Regioni medesime.
Ma riveste pure interesse la lettura dell’ Articolo 19 che prevede l”Ispezione”
E cioè: spieghiamo papale papale:
1. I soprintendenti possono procedere in ogni tempo, con preavviso non inferiore a cinque giorni, fatti salvi i casi di estrema urgenza, ad ispezioni volte ad accertare l’esistenza e lo stato di conservazione o di custodia dei beni culturali.
2.” Con le modalità di cui al comma 1 i soprintendenti possono altresì accertare l’ottemperanza alle prescrizioni di tutela indiretta date ai sensi dell’articolo 45 “..
Non trascuriamo neppure che sulle tombe monumentali del Cimitero di Catania la Soprintendenza di Catania ha realizzato una specifica pubblicazione scientifica (una sorta di censimento) Era a conoscenza dunque l’Ente regionale dell’esistenza del bene bronzeo. E non dimentichiamo che per esercitare vigilanza ed ispezioni i Soprintendenti possono – ricordiamo che la penultima Soprintendente era, prima della messa in pensione,_la dirigente M.Grazia Patanè- anzi hanno il dovere di esercitare un controllo periodico sui monumenti del Cimitero etneo. Non sembra affatto che ciò sia stato fatto. Comprendiamo la complessità dei loro compiti dirigenziali,ma in caso positivo la Soprintendente , anche se la Biga di Morgantina non risalga all’epoca classica-non sappiamo- e, quindi priva di elevata preziosità, avrebbe certamente presentato una denuncia -in primis- al Dipartimento ai beni culturali-Sezione del direttore generale- dal quale essa dipende -di Palermo.
Le indagini dei Carabinieri, durate dal 2018 al 2019 e coordinate dalla Procura di Catania, hanno preso spunto da un assalto, il 16 aprile 2018,degli autori del furto a un centro scommesse di San Giovanni la Punta, che fruttò oltre 17.000 euro. Quindi la scoperta del “mediatore tedesco”
E’ passato oltre un anno- secondo i Carabinieri- la scoperta del furto(nel 2018) in virtù delle particolari indagini ed intercettazioni..
Come non sembra pure che sia stato utilizzato il personale Catalogatore degli Uffici di Via Luigi Sturzo a Catania addetto proprio per legge al censimento delle opere d’arte. E la scomparsa della Biga di Morgantina non riguarda un oggetto artistico o piccolo bene ma addirittura- come nelle foto sopra-un bene visibilissimo, importante e prezioso nonostante tutto anche per tipo di materiale impiegato -per gli addetti ai lavori- collocato sopra una tomba monumentale con tanto di foto pubblicata all’epoca dalla Soprintendenza. Non esiste la responsabilità della Soprintendenza? O la Vigilanza sui monumenti è uscita dalla magia di un prestigiatore anzichè del Codice ai Beni culturali che espressamente lo prevede ed è rimasto nell’occasione inapplicato?