Beppe Grillo vuol ritornare a dare smalto al M5 Stelle per farlo ridiventare il primo partito italiano Voglio tracciare insieme a Conte ed altri la rotta dei prossimi anni

Beppe Grillo e Giuseppe Conte - Fotogramma

Beppe Grillo annuncia il ritorno nel Movimento 5 stelle e lo fa con un’autointervista (immaginaria<) pubblicata sul suo Blog

Come va il tuo rapporto con Conte?

Ottimamente. E il tuo con te?

Non scherziamo…

Come si fa ad avere un cattivo rapporto? Ci ho provato ma non ci sono riuscito: non si scompone mai, ogni parola si scioglie… Siamo d’accordo, però, che non vogliamo scioglierci anche noi.

E quindi cosa farete?

Hai notato che il simbolo dell’Altrove ha la forma di un’antenna? Ripartiremo da antenne puntate sui cittadini e da un’azione politica diversa. Siamo nati come irregolari che sognavano di cambiare il sistema.

Un sogno che però si è rivelato un incubo, o tutt’al più un miraggio

Anche i nemici più accaniti ci riconoscono che abbiamo anticipato temi di cui oggi parlano tutti, a cominciare dall’ambiente e dall’economia circolare. Poi c’è stata una caccia alle streghe su riforme che in realtà hanno funzionato: si è voluto, per esempio, abolire il reddito di cittadinanza per spingere i giovani a cercare lavoro; senonché i bar, negozi e ristoranti continuano a non trovare personale, mentre il crimine per strada è aumentato, forse anche perché lasciare le persone in miseria non conviene a nessuno. L’obiettivo della piena occupazione, tra l’altro, oltre a essere velleitario, appartiene a schemi mentali del secolo scorso, mentre nella Silicon Valley la sfida del secolo è disconnettere il reddito dal lavoro, che sono entrambi importanti per il benessere, ma sono inevitabilmente destinati a non essere più correlati fra loro.

Vale a dire?

Chi ha voluto abolire o ridimensionare il reddito di cittadinanza, spesso venera anche chi – da Altman a Musk, da Gates, a Zuckerberg – ha più volte invocato il reddito incondizionato universale che tra l’altro avrebbe una portata molto più ampia rispetto al reddito di cittadinanza. E io dico che conviene arrivarci prima che gran parte del lavoro umano sia svolto da macchine o dall’intelligenza artificiale.

Alcune cose si sono però rivelate un disastro, per esempio il Superbonus

A prescindere dal fatto che il Superbonus è stato voluto da tutti e non solo da noi, come per ogni cosa il problema stava nel metterlo a punto, non nel sostenerlo prima e demonizzarlo poi, scatenando una caccia alle streghe, che tutt’al più sono befane. Non dimentichiamoci che quando fu approvato c’era bisogno di un forte stimolo alla ripresa, che ha funzionato: un tempo si diceva che bastasse perfino scavare buche e poi riempirle. Poi, ovviamente, si sarebbe dovuto correggere il tiro, e non chiudere i rubinetti di colpo scatenando una corsa agli sportelli del Superbonus… Comunque è presto per vederne gli effetti di lungo termine, mentre è certo che i quasi 3.000 miliardi del nostro debito pubblico – voluto in gran parte dalle forze politiche che oggi criticano il Superbonus – hanno gonfiato una spesa pubblica ipertrofica che è la vera zavorra del nostro paese.

Ma non eravate anche voi a favore dell’aumento della spesa pubblica?

Oggi gran parte della spesa pubblica è destinata a pensioni, sanità e interessi sul debito. E siccome i malati e i risparmiatori sono prevalentemente anziani, significa che gran parte della spesa pubblica è a loro favore. Il nostro simbolo ha invece l’orizzonte del 2050: siamo gli unici ad aver pensato ai giovani, che sono stati i principali beneficiari delle nostre riforme. Siamo come i tacchini che vedono arrivare il Natale senza preoccuparsi della propria morte, ma della vita di chi verrà dopo di loro.

Mi pare che in realtà molti di voi il Natale vorrebbero rimandarlo

Se si riferisce alla regola del doppio mandato, è comprensibile che chi oggi si trova al secondo mandato vorrebbe eliminarla. D’altronde l’istinto di sopravvivenza proviene dalla nostra natura animale, ed è insopprimibile. Ma lo scopo di ogni regola, in fondo, è di arginare i nostri istinti animali nell’interesse comune. Il limite alla durata dei mandati è non solo un principio fondativo del movimento, ma è anche un presidio di democrazia fin dai tempi dell’antica Atene. Come ho detto più volte, dovrebbe diventare una legge costituzionale, quantomeno per le cariche più importanti, come peraltro fece il congresso degli Stati Uniti dopo la morte di Roosevelt, che fu l’unico presidente americano ad aver fatto più di due mandati.

Ma non c’è il rischio che così si disperdano competenze acquisite nel corso degli anni?

Infatti avevo proposto un’idea di “staffetta” in cui gli “uscenti” avrebbero percepito un compenso finanziato dagli “entranti” per assicurare il passaggio di consegne e trasferir loro le competenze acquisite. Senza contare che il parlamento dovrebbe innanzitutto interpretare la volontà dei cittadini, che è molto più difficile intercettare quando i parlamentari si rinchiudono nel palazzo per anni. Per tradurre la volontà dei cittadini in legge ci vorrebbero semmai uffici legislativi con professionisti bravi e competenti e non cortigiani senza arte né parte. Il lavoro di un parlamentare dovrebbe essere un altro, vale a dire captare e comprendere le esigenze dei cittadini per tradurle in indirizzo politico, che a sua volta dovrebbe essere tradotto in legge da uffici legislativi capaci e competenti. Tant’è vero che avevamo proposto di cambiare il titolo dei parlamentari da onorevoli a cittadini portavoce.

Se è per questo eravate anche quelli della democrazia diretta

Infatti questa è una delle idee che dovremo recuperare. Negli ultimi anni ci siamo logorati in beghe di voto che non avevano nulla a che fare con la democrazia diretta, ma riguardavano solo lotte di potere fra anime diverse del movimento. La democrazia diretta, tra l’altro, dovrebbe estendersi a tutti i cittadini, come già avviene in paesi ben più prosperi del nostro e come potrebbe estendersi molto di più con il supporto della tecnologia. D’altronde se le preferenze dei consumatori orientano le scelte di produzione e vendita delle imprese – e sempre di più grazie all’analisi dei dati – non si capisce perché le preferenze dei cittadini non dovrebbero orientare le scelte politiche allo stesso modo.

Si parlerà di questo nell’assemblea costituente di cui ha parlato Conte?

Di questo e come recuperare contatto, dialogo e azioni congiunte con gli attivisti, che sono sempre stati il combustibile del MoVimento. Ma al tempo stesso non possiamo discutere solo di regole di funzionamento interne, ma dobbiamo tornare a proporre idee radicali e visionarie, smarcandoci da una collocazione che è vecchia e superata da decenni. Parlare di sinistra e destra è come parlare di ghibellini e guelfi, anzi forse è meglio parlare di questi ultimi, perché tutti devono seguire l’Elevato.

Questo ricorda un po’ la conversione di Fantozzi dalle idee del Compagno Folagra a quelle del Megadirettore Galattico…

Guarda, mio padre era un imprenditore e fin da bambino ho sempre compreso e sostenuto le ragioni dell’impresa. Abbiamo fatto molte cose per sostenere le imprese, soprattutto quelle esposte davvero alla concorrenza, specie se sleale o impari. Altra cosa è sostenere quelle che difendono un sistema corporativo, che equivale a difendere privilegi e diseguaglianze e non un modello di mercato aperto e con pari opportunità per tutti. Tant’è vero che molte risorse pubbliche affidate ai privati non sono state gestite nel migliore dei modi, come testimoniano alcune vicende di cronaca, anche recente.

Stai parlando delle ultime vicende genovesi?

Ultime e non solo. Prima abbiamo visto autostrade affidate a privati con ponti che crollano e gallerie che cascano a pezzi, oggi assistiamo a concessioni gestite in modo a dir poco curioso. Tutto finisce poi in un tritacarne mediatico in cui ogni cosa diventa indistinguibile, quando mi pare evidente che ci siano responsabilità diverse.

Spiegati meglio…

Non si può mettere sullo stesso piano chi chiede un contributo elettorale a chi gestisce una risorsa pubblica in conflitto d’interessi, per poi orchestrare un linciaggio mediatico di entrambi. Ci sono finito anch’io, per accuse che spaziano dal traffico d’influenze illecite alle percosse e alla lesione personale. Questo modo d’informare è un’arma di distrazione di massa, come dico da sempre. E purtroppo ci siamo cascati anche noi.

Finalmente un punto di convergenza con Conte!

Ma no! Sono d’accordo con tutte le cose che dice. Che poi sono tre. D’altra parte come si fa a non essere d’accordo sul fatto che la guerra, la povertà e le malattie siano cose brutte? Semmai vorrei aggiungerci qualche cosa bella, come il voto dei cittadini europei alle elezioni politiche nei paesi di residenza e non di cittadinanza, prodotti il cui prezzo incorpori costo sociale di produzione e trasporto, piattaforme di democrazia diretta e di cittadinanza attiva. Tutte cose di cui parlavamo regolarmente con Casaleggio e altri.

Si legge che riprenderai a incontrarti regolarmente con Conte

Mi piacerebbe riprendere a fare gli stessi incontri che facevamo con Casaleggio. Quindi non solo con Conte, ma anche chi vuole darci una mano a tracciare la rotta dei prossimi anni. Sono proprio questi incontri che ci hanno portato a diventare la prima forza politica del paese.

Quali sono i temi di cui vorresti parlare in questi incontri?

Mi pare che i temi fondativi del movimento siano ancora validi. Alcuni, come la transizione ecologica e digitale, sono diventati i temi principali dell’agenda politica europea e italiana. Dunque non si può dire che non ci avessimo azzeccato. Altri, come la democrazia diretta e la politica come servizio e non professione – come peraltro è in Svizzera, e non solo – restano da realizzare. Altri ancora sono emersi negli ultimi tempi: da un maggior controllo dei cittadini sui dati che li riguardano, a riforme istituzionali che garantiscano stabilità e al tempo stesso autonomia dei territori.

Le riforme istituzionali e l’autonomia dei territori sono anche al centro del dibattito politico di questi giorni: cosa pensi del premierato e dell’autonomia differenziata

Non sono un esperto, ma mi sembrano complessivamente due riforme un po’ pasticciate. Sulla stabilità ho trovato convincente  l’analisi di un giovane ricercatore che concludeva che il modello più stabile è quello tedesco, che al tempo stesso è anche federale. Tuttavia sul federalismo, e ancor più sulla sua forma spuria dell’autonomia differenziata, ho qualche perplessità. Oggi forse avrebbe più senso ragionare su autonomia dei comuni e delle città, più che delle regioni. D’altra parte questa è la nostra radice storica: dopo la caduta dell’Impero Romano la prosperità dell’Italia è dipesa dal alcune importanti città, più che dal nostro paese nel suo complesso.

L’ultimo show che hai fatto si intitolava “Io sono un altro”, cosa voleva significare? Chi sei veramente?

Sono un analizzatore, studio la bruttezza, l’idiozia, analizzo praticamente merda sociale per permettere ai miei figli di diventare intelligenti studiando matematica, filosofia, medicina, in modo che i loro figli possano diventare agricoltori.

 

M5S: ” La sospensione di Conte? Tutti al potere ma nessun pentastellato comanda

Caso Moby, Beppe Grillo indagato per contratti pubblicitari

TUTTI AL POTERE:   LA STRANA FORMULA POLITICA DEL M5S

Beppe Grillo, garante, del Movimento pentastellato, interviene sui social dopo l’ordinanza del Tribunale di Napoli che azzera, a seguito di ricorso di oltre un centinaio di militanti, le cariche e lo statuto :”Le sentenze si rispettano. La situazione, non possiamo negarlo, è molto complicata”. A seguito dell’Ordinanza del Tribunale di Napoli VII Sezione Civile che ha sospeso, ai sensi dell’art. 23 c.c., le delibere impugnate del MoVimento 5 Stelle del 3 agosto 2021 di modifica dello statuto e del 5 agosto 2021 di nomina del Presidente, ha acquisito reviviscenza lo Statuto approvato il 10 febbraio 2021″

Finanza a casa di Giuseppe Conte, nel mirino le consulenze da 400mila euro  dell&#39;ex premier: l&#39;indagine dopo le rivelazioni di Amara - Il Riformista
Micidiali attacchi a Giuseppe Conte da diverso tempo
In questo momento -sottolinea – non si possono prendere decisioni avventate. Promuoverò un momento di confronto anche con Giuseppe Conte. Nel frattempo, invito tutti a rimanere in silenzio e a non assumere iniziative azzardate prima che ci sia condivisione sulla strada da seguire”, conclude il fondatore del M5S, in un post già rilanciato da Giuseppe Conte.

L’ordinanza di Napoli ha azzerato tutto e le cariche verticistiche, quelle ridisegnate da Conte con cura,  rilanciare il Movimento 2.0 che, tra fibrillazioni interne e grane giuridiche, corre il rischio di seguire le sorti  -malviste dalla gente – degli altri partiti

Il peso culturale e giuridico  di Giuseppe Conte diventa indiscutibile tuttavia. Sono più di 400 i commenti nella pagina social di Conte. “Non condivido la “sentenza”- afferma Conte – tantomeno  sul piano politico e sociale dove le relazioni e le condivisioni di guida non possono essere oggetto di attenzione di un giudice. Ciò lo dichiaro non solo come capo del Movimento ma soprattutto come avvocato:::conclude Conte

 

Ma chi comanda nel M5S? Grillo contestato nel ruolo di “suggeritore”, Conte chiede spiegazioni sulla “riforma della giustizia” e il comportamento dei ministri

 

Sul dissidio nato  tra i gruppi parlamentari M5S e i ministri pentastellati ,travolti dal Presidente del Consiglio Draghi,sul tema della riforma della giustizia, varata nell’ultimo Consiglio dei ministri si è creata una’  appendice.      E’ scattato un ‘incontro convocazione dei  direttivi grillini di Montecitorio e Palazzo Madama dopo il pressing degli eletti, che contestano vibratamente dopo quello che viene bollato (nelle chat interne ma anche sui social) come l’ennesimo “tradimento”.

Tutti attendono di sapere il ruolo di Conte e di Beppe Grillo. Il primo ha chiesto autonomia e l’esclusione di qualsiasi interferenza, il secondo pensa di essere oscurato dalla capacità manageriale e dal vasto consenso che solleva in Italia e nel mondo Giuseppe Conte. Non c’è ancora un punto di incontro. Intanto Grillo continua a fare il “suggeritore”.

I più accesi sostenitori della riforma Bonafede si allineano con Conte che, in primis ha contestato la nuova riforma. Tra questi la vicepresidente della Camera Maria Edera Spadoni, che sui social si interroga: “I direttivi Camera e Senato hanno dato indicazione di astenersi su un provvedimento che, da quello che leggo, rappresenta il ritorno ad un’anomalia italiana e rischia di trasformarsi in una falcidia processuale?“. “

M5s, corsa contro il tempo per ricucire. Spiragli di dialogo Conte-Grillo -  Affaritaliani.it

“C’è stato un incontro nel quale i direttivi dei due rami del Parlamento hanno scelto di indicare la strada dell’astensione. I ministri sono stati informati di questo, poi ci sono state interferenze…”, probabilmente un  intervento di Beppe Grillo che, , avrebbe ispirato il dietrofront dei ministri M5S in Cdm, su pressing di Draghi in persona.              Argomento molto caldo che dovrà essere discusso domenica pomeriggio alla presenza dei ministri Fabiana Dadone, Luigi Di Maio, Federico D’Incà, Stefano Patuanelli e della sottosegretaria alla Giustizia Anna Macina.

L’ex ministro Danilo Toninelli,  invoca un voto degli iscritti perché, prosegue, “è giusto che i cittadini sappiano che nel Consiglio dei ministri di ieri è stato presentato un emendamento governativo al testo Bonafede sulla giustizia penale, con modifiche che vanno ben oltre l’accordo precedentemente raggiunto con il Partito democratico e Liberi e Uguali”.

Sulla stessa lunghezza d’onda il senatore ‘contiano’ Gianluca Castaldi: “Il M5S si è fatto sfogliare, per la ennesima volta con il governo Draghi come un carciofo. Per me la goccia che fa traboccare il vaso… Per me, la decisione di ieri, apre una fase nuova, dal punto di vista personale, che non esclude altri modi di poter restare fedeli ai nostri principi”. 

Il futuro e la rifondazione del M5S ha un nome: Giuseppe Conte. “Sì al nuovo progetto pentastellato”

Vertice dello stato maggiore M5s a Roma con Grillo e Conte per discutere  della leadership del Movimento - Il Fatto Quotidiano

di    R.Lanza

Conte rappresenta il futuro dei pentastellati.  Disco verde anche del  comitato di garanzia -formato da Vito Crimi, Roberta Lombardi e Giancarlo Cancelleri, anche se tra i dissidenti e l’attuale  Capo politico Crimi sussistono attriti e fibrillazioni per la fretta e la superficialità in cui è stato applicato alla lettera lo Statuto nella parte dell'”espulsione”

” Conte dovrà riflettere se fare un nuovo programma o intervenire, in maniera significativa, sullo statuto preesistente”. Altro elemento,fondamentale anch’esso, è avere il consenso generale anche tra i dissidenti o chi è fuoriuscito od espulso. Conte , notoriamente amato dal popolo italiano, rappresenterebbe l’elemento giusto, riuscirebbe – è  coro unanime – a mediare e aver la capacità di far rientrare i  contestatori.  Un mediatore d’eccezione, un federatore ben visto anche dai vertici del Pd, insomma un fuoriclasse che farà la differenza rispetto agli altri partiti.

Al vertice sul terrazzo all’hotel Forum con vista sui fori imperiali -presenti anche il presidente della Camera Roberto Fico, i ministri Luigi Di Maio e Stefano Patuanelli ma anche Andrea Ciannavei, legale di fiducia del Movimento 5 Stelle e uomo di fidato di Davide Casaleggio- si è discusso dei futuri assetti.     Conte si assumerà anche la responsabilità civile del Movimento,  visto che il Movimento conserva nel proprio Dna le denunce contro la corruzione e l’immobilismo pubblico , sarebbe l’unico capace di respingere le onde negative  che sembrano avvolgere il  M5S.

Alcuni big del Movimento vorrebbero affiancare a Conte uno o due vice, per una dilatazione del potere anzichè’ nella mani di un’unica persona. Ma resta valida l’ipotesi di non ignorare il voto della base, che ha indicato la strada di una ‘governance’ a 5: uno dei possibili compromessi, potrebbe essere quello di trasformare il comitato direttivo in una sorta di ‘segreteria politica’, da affiancare a Conte. 

 “Una sfida cruciale per il Movimento,- sono alcuni commenti sui Social – una ristrutturazione integrale per trasformarlo in una forza politica sempre più aperta alla società civile, capace di diventare punto centrale di riferimento nell’attuale quadro politico e di avere un ruolo determinante da qui al 2050”.

Il coro unanime anche se Grillo e Conte si spiegheranno  successivamente alla cronaca<:“Il Movimento sarà la forza trainante della transizione ecologica e digitale, poggiando però su pilastri insostituibili, quei valori originari che lo hanno sempre contraddistinto: la tutela dell’ambiente, l’importanza dell’etica pubblica e della lotta alla corruzione, il contrasto delle diseguaglianze di genere, intergenerazionali, territoriali, la lotta contro le rendite di posizione e i privilegi, la più ampia partecipazione dei cittadini alla vita democratica attraverso il rafforzamento degli istituti di democrazia diretta”,

Altri commenti autorevoli sui Social : “Giuseppe Conte sarà motore di grande cambiamento per il M5S come lo è stato per il Paese in questi anni. Con la sua disponibilità dimostra grande generosità e visione politica e accompagnerà una sfida centrale nello scenario politico dei prossimi anni. In alto i cuori!”.

L’indecenza continua in RAI dove nessuno “vuole controllare”: compensi elevati a Grillo, Benigni, Celentano

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di R. Lanza

L’indecenza continua. Dobbiamo sopportarci la pubblicità insulsa del milionario ex calciatore Totti e adesso di peggio perchè la vergogna è tipica istituzionale perenne della Rai Tv. Trentamila euro la Rai- apprendiamo – ha speso  per ricomprare circa 20 minuti di show di Beppe Grillo,comico e “garante” del M5S,  settantamila euro per ‘C’è Celentano’ e circa centosessantamila per ‘C’è Benigni’.   Cifre- scandalo – pagate da Rai2 per realizzare gli show celebrativi di tre personaggi. La differenza nelle cifre ha pure delle “ragioni” anche se il termine suona paradossale nella circostanza:  del comico Grillo la Rai deteneva quasi tutti i diritti tranne quelli dal 2007 in poi; di Celentano solo una parte ma il Clan avrebbe dato del materiale inedito a titolo gratuito; di Benigni Rai2 ha dovuto ricomprare quasi tutto, perché il regista e attore premio Oscar ha comprato i diritti di tutti i suoi show Rai.

Per ‘C’è Benigni’ Rai ha dovuto ricomprare circa 70-80 minuti, di cui una decina di minuti di film, e il costo al minuto del cinema è più caro di quello degli show teatrali o televisivi. Si apprende infine che parte dei 160.000 euro di ‘C’è Benigni’ sono andati a compensazione di un pezzo di proprietà di Benigni montato dentro la puntata “Adrian ” dedicata a Celentano.
A questo punto non riusciamo a capire che vigilanza e controllo faccia il nuovo presidente Rai e il consiglio di amministrazione.    In un momento delicato come questo che attraversa il nostro Paese queste cifre/compensi costituiscono uno scandalo se è vero com’è vero che diverse Regioni d’Italia sono state costrette ad elaborare persino un Piano regionale contro la povertà esistente.        E ci sorprende come Grillo, paladino del M5S, non abbia rinunziato al compenso per i diritti Show.   Sarebbe bastata una telefonata alla Rai – e un comunicato -o al “suo” presidente che tanto piace ai pentastellati per chiarire la sua posizione etico-morale.