Latitante stava per imbarcarsi, su un volo diretto in Spagna, ma viene sorpreso allo scalo di Napoli dai Carabinieri

 

Immagine

 

 

 – Napoli,
Tempi molto duri per i latitanti. Dopo la cattura di Marco Raduano, (nella foto sopra) il boss della “mafia del Gargano”  catturato recentemente a Bastia, in Corsica, arrestato mentre andava a mangiare in un ristorante elegante,  (L’uomo aveva fatto perdere le proprie tracce dal 24 febbraio 2023 quando riuscì clamorosamente ad evadere dal carcere di massima sicurezza di Nuoro, “Badu’ e Carros”)  adesso un altro ricercato- di  statura “mafiosa” molto  più bassa, cade nella trappola investigativa dei militari dell’Arma.Ricercato dal 16 ottobre 2022, si apprende infatti  del  fermo  di ieri sera a Napoli dai Carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Taranto, al termine di una complessa attività investigativa che ha posto fine alla sua latitanza.

Sull’uomo, un 35enne tarantino, gravavano due ordinanze di custodia cautelare emesse dal G.I.P. del Tribunale di Lecce, su richiesta di quella Direzione Distrettuale Antimafia, rispettivamente negli anni 2022, per il reato di “detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti”, e 2023, per i reati di “associazione finalizzata al traffico di stupefacenti” e ” trasferimento fraudolento di valori”, nell’ambito di due indagini che avevano colpito numerosi presunti appartenenti rispettivamente al clan Pascali di Taranto (Paolo VI) e al clan Sudoso di Statte (TA).
L’arrestato, inoltre, era destinatario di un ordine di carcerazione emesso dal Tribunale di Taranto, per l’espiazione di una pena detentiva di 3 anni, poiché riconosciuto colpevole di detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti.
La complessa attività di ricerca del catturando, coordinata dalla DDA di Lecce, ha visto i Carabinieri impegnati in un paziente e meticoloso lavoro di raccolta dati, attraverso una tradizionale attività di indagine e senza il supporto di ausili tecnici: in particolare, sono stati effettuati approfonditi monitoraggi in diversi scali aeroportuali dell’Italia meridionale, con analisi dei dati estrapolati dallo studio di numerosi voli, nonché attraverso la visione delle immagini dei sistemi di videosorveglianza.
La prolungata attività investigativa ha, quindi, portato i militari a concentrare l’attenzione sullo scalo partenopeo, dove ieri sera, il latitante è stato bloccato poco prima che si imbarcasse, con un documento falso, su un volo diretto in Spagna. L’uomo, sorpreso dal repentino intervento dei Carabinieri, mimetizzatisi tra i passeggeri in partenza, non ha opposto resistenza né ha tentato di negare la propria identità. Condotto in caserma, al termine delle formalità di rito, il 35enne è stato associato al carcere di Napoli – Poggioreale.
È importante sottolineare che l’eventuale responsabilità dell’indagato dovrà essere accertata con sentenza definitiva, valendo, fino ad allora, la presunzione di innocenza.

Operazione interforze contro un’associazione mafiosa Messina – Sviluppi e provvedimenti dell’attività investigativa

 

 

Messina,

Si apprende dalla Finanza riguardo gli arresti operati oggi per gli appartenenti  alla famiglia mafiosa “tortoriciana”, poiché indagati, nel rispetto della presunzione di non colpevolezza fino a sentenza definitiva, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso, associazione dedita alla coltivazione/acquisto/detenzione/cessione e al commercio al minuto di sostanza stupefacente di vario tipo, estorsioni, trasferimento fraudolento di valori, truffe aggravate per il conseguimento di erogazioni pubbliche in concorso, riciclaggio e autoriciclaggio, malversazioni di erogazioni pubbliche, falsità ideologica commessa da pubblico ufficiale.

I reati fine (ad eccezione di quelli di falso e malversazione di erogazioni pubbliche) sono aggravati ai sensi dell’art.416.1 bis c.p. poiché commessi avvalendosi delle condizioni previste dall’articolo 416 bis c.p. ovvero al fine di agevolare l’attività dell’associazione di stampo mafioso c.d. dei “tortoriciani”, nella sua articolazione del gruppo dei “Bontempo Scavo” e del gruppo dei “Batanesi”, operante a Tortorici e sulla fascia tirrenica della Provincia di Messina.

Il provvedimento si pone in prosecuzione rispetto agli esiti dall’operazione “NEBRODI” eseguita nel gennaio 2020 dal Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Messina e dai Carabinieri del Raggruppamento Operativo Speciale e del Comando Tutela Agroalimentare su delega della locale D.D.A. che aveva fatto luce sulla fitta interconnessione di interessi criminali sui fondi europei e che aveva condotto all’arresto oltre 100 soggetti, per 91 dei quali, in data 31.10.2022, i Giudici del Tribunale di Patti (ME), ad esito del Processo di I grado, hanno emesso sentenza di condanna per complessivi 600 anni di reclusione.

Tra qualche settimana inizierà il processo di secondo grado davanti alla Corte d’Appello di Messina.

In particolare l’odierna attività investigativa, avvalendosi anche delle dichiarazioni rese da 3 collaboratori di giustizia, già appartenenti al gruppo mafioso dei “Batanesi”, ha consentito di ricostruire, seppur nella preliminare prospettazione accusatoria:

– l’esistenza di un’associazione operante secondo i canoni mafiosi denominata “famiglia tortoriciana” composta dall’articolazione del gruppo dei “Bontempo Scavo” e del gruppo dei “Batanesi”, finalizzata – mediante la forza di intimidazione derivante dal vincolo associativo – alla commissione di una indeterminata serie di delitti, contro il patrimonio, tra cui estorsioni e truffe aggravate perpetrate a danno dell’Unione Europea e dell’AGEA, nonché al controllo in modo diretto o indiretto, di attività economico/imprenditoriali;

– l’esistenza e l’operatività di un’associazione dedita alla coltivazione, all’acquisto, alla detenzione, alla cessione e al commercio al minuto di sostanza stupefacente, attiva sul versante tirrenico della Provincia di Messina, tra Tortorici, Sinagra, Capo d’Orlando e Rocca di Capri Leone, promossa e organizzata da soggetti a vario titolo collegati alla famiglia mafiosa tortoriciana dei “Bontempo Scavo” e all’articolazione dei c.d. “Batanesi”.

– La commissione di numerose truffe ai danni dell’AGEA poste in essere sia da appartenenti al gruppo dei Batanesi che a quello dei Bontempo Scavo. Tali soggetti hanno orientato la propria attività verso la percezione con modalità fraudolente di contributi comunitari, garantendosi, in tal modo, un canale di finanziamento estremamente redditizio.

– Fattispecie estorsive in danno di un’impresa calabrese impegnata nei lavori di realizzazione del metanodotto nel fiume tra i Comuni di Mistretta (ME) e Santo Stefano di Camastra (ME) che sarebbe stata costretta a consegnare la somma di euro 4.000 in occasione delle festività di Natale e Pasqua di ogni anno, a partire dall’anno 2015 e sino al 2018, nonché in danno di soggetti privati al fine di accaparrarsi terreni agricoli da destinare al pascolo.

Nel dettaglio sono state eseguite 21 ordinanze di custodia cautelare in carcere 2 agli arresti domiciliari e 14 ordinanze interdittive della sospensione dall’esercizio di attività imprenditoriali che legittimino la presentazione di istanze di contributi comunitari o statali.

Contestualmente all’esecuzione delle misure cautelari personali i Finanzieri del Comando Provinciale e i Carabinieri del Comando Tutela Agroalimentare hanno eseguito il sequestro preventivo di nr. 349 titoli AGEA, definiti “tossici” poiché acquisiti fraudolentemente e del sequestro, anche per equivalente, di somme superiori a 750.000 Euro da prelevare sui conti di 8 società, derivanti dalle truffe aggravate per il conseguimento di erogazioni riguardanti le campagne agricole 2015-2020.

Le investigazioni confermano che le frodi comunitarie continuano a rappresentare uno dei principali mezzi di finanziamento illecito delle organizzazioni mafiose, unitamente a quelli tradizionali (es. estorsioni o traffico di sostanze stupefacenti), più appetibili perché espongono gli autori a minori rischi.

Il provvedimento si inserisce in un’ampia manovra di contrasto alla criminalità di tipo mafioso che l’Arma dei Carabinieri, il Comando Provinciale della Guardia di Finanza e la Questura di Messina stanno conducendo in stretta sinergia nel Distretto di Messina sotto la direzione della locale Procura della Repubblica.

Si evidenzia che il procedimento pende in fase di indagine preliminare e che gli indagati sono da considerarsi non colpevoli fino a sentenza di condanna divenuta irrevocabile.

 

 

 

Lotta al crimine organizzato di Palermo

 

Noto, Italy - December 15, 2016: Ministry of Economy and Finance police forces car in historic part of Noto city, Sicily in Italy

 

 

Palermo,

I finanzieri del Comando Provinciale di Palermo, all’esito di un’articolata attività di indagine, hanno dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal G.I.P. del locale Tribunale, nei confronti di un extracomunitario di 49 anni, originario della Nigeria ma da anni stabilmente residente a Palermo.

L’uomo, già condannato dalla Corte d’Assise d’Appello di Palermo a 30 anni di reclusione, nell’ambito di un procedimento penale nei confronti di numerosi esponenti dell’organizzazione criminale nigeriana denominata Black Axe, per i reati di associazione per delinquere di stampo mafioso, sequestro di persona e violenza sessuale di gruppo aggravata, dopo essere stato colpito da custodia cautelare era stato scarcerato per decorrenza dei termini in attesa dell’esito del ricorso presentato in Cassazione. Una volta libero però, in attesa della pronuncia definitiva, era stato sottoposto alla misura di prevenzione della Sorveglianza Speciale di Pubblica Sicurezza con Obbligo di Soggiorno nel comune di Palermo che, tra le varie prescrizioni, prevedeva di “non associarsi abitualmente a persone che hanno subito condanne”.

L’attenzione veniva quindi focalizzata proprio sulle sue abitudini e frequentazioni quotidiane e l’attività investigativa deve il proprio input all’incisività dei servizi di controllo del territorio mediante i quali i Baschi Verdi del Gruppo Pronto Impiego, nel corso di servizi di osservazione, pedinamento e controllo, sarebbero riusciti ad accertare numerosi e continui rapporti con soggetti noti in quanto gravati da precedenti penali di varia natura, per lo più, in materia di sostanze stupefacenti. Quale centro nevralgico degli interessi del nigeriano veniva individuato un negozio di generi alimentari e bevande da lui gestito nel quartiere di BALLARÒ.

I finanzieri riuscivano, a conferma dell’ipotesi investigativa, a ricostruire una vera e propria attività di spaccio di sostanze stupefacenti, per lo più crack ed hashish, che sarebbe stata condotta dall’uomo, a più riprese sorpreso nel prendere contatti con fornitori e clienti anche all’interno della propria impresa.

L’attività commerciale era infatti utilizzata per ricevere indisturbato sia connazionali che palermitani gravitanti nel giro dello spaccio cittadino, assicurandosi così diversi canali per l’approvvigionamento delle sostanze da vendere, in assoluta violazione alle disposizioni di dover “vivere onestamente e rispettare le leggi”, previste dalla misura di prevenzione emessa nei suoi confronti.

Nel corso dell’attività investigativa, inoltre, i Baschi Verdi avrebbero raccolto informazioni circostanziate in merito ai propositi dell’uomo di darsi alla fuga, emigrando in Svezia, tanto da avviare contatti con suoi connazionali già stabiliti in quel Paese, ai quali, citando la frase “quando si ottiene il denaro si ottiene il potere, il mondo è tuo”, diceva di voler emulare Tony Montana, narcotrafficante interpretato da Al Pacino nel film Scarface, il quale aveva creato un vero e proprio impero della droga dopo essere emigrato da Cuba negli Stati Uniti.

Il descritto tentativo di fuga avrebbe trovato conferma nella circostanza che il medesimo avesse già individuato una persona, munita di passaporto e titolare di “status di rifugiato”, cui “rubare” l’identità mediante la falsificazione dei documenti, così da sfuggire ai controlli della Polizia di frontiera. L’extracomunitario, infatti, gravato anche dal divieto di espatrio, non sarebbe mai riuscito, in altro modo, a bypassare le ordinarie operazioni di identificazione previste presso gli aeroporti.

Sulla base degli elementi investigativi così raccolti dai finanzieri, il G.I.P. della Procura di Palermo, su richiesta del P.M. titolare delle indagini, ha emesso l’ordinanza eseguita in data odierna, disponendo l’accompagnamento dell’uomo presso la Casa Circondariale Pagliarelli avendo ravvisato, oltre alle innumerevoli violazioni alle prescrizioni imposte dalla misura di prevenzione, il concreto pericolo di fuga.

L’operazione dei Baschi Verdi ha così consentito di assicurare alla giustizia un esponente di rilievo dell’organizzazione mafiosa Black Axe, attiva, purtroppo, anche nel capoluogo siciliano, che, con ogni probabilità, prima della pronuncia della Suprema Corte, avrebbe fatto perdere le proprie tracce avvalendosi dei documenti falsi per darsi alla latitanza nei paesi scandinavi.

L’attività conclusa oggi è il risultato dell’efficacia del controllo economico del territorio assicurato dalle pattuglie su strada e del dispositivo permanente approntato per la lotta al traffico e allo spaccio di sostanze stupefacenti.

Si evidenzia che il provvedimento cautelare in argomento è stato emesso sulla scorta degli elementi probatori acquisiti in fase di indagine preliminare; pertanto, in attesa di giudizio definitivo, sussiste la presunzione di innocenza.

 

Operazione “Red queen”-Le Fiamme Gialle sequestrano a Napoli 5 tonnellate di “bionde” dell’Est Europa

 

NAPOLI

Un bel da fare per le Fiamme Gialle agli inizi dell’anno nuovo..Il Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Napoli, ha dato esecuzione, tra le province di Napoli, Caserta, Firenze e Ravenna, ad un’ordinanza emessa dal GIP del Tribunale di Napoli, che ha disposto, all’esito di articolate indagini coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia, misure cautelari nei confronti di 13 indagati, indiziati di associazione per delinquere dedita al contrabbando di sigarette provenienti dall’Est Europa.

Quattro i soggetti agli arresti domiciliari e 9 gli obblighi di presentazione alla polizia giudiziaria; a questi si aggiungono altre 6 persone nei cui confronti è stato notificato l’avviso della conclusione delle indagini. Gli indagati risultano a vario titolo responsabili dell’introduzione, vendita, trasporto, acquisto e detenzione sul territorio campano di tabacchi lavorati esteri.

Contestualmente alle misure cautelari personali, le Fiamme Gialle, all’esito di accertamenti economico-patrimoniali, hanno proceduto anche all’esecuzione di sequestri di quote di 3 società, per via della sproporzione tra i redditi regolarmente percepiti e dichiarati ed il reale tenore di vita. Le attività investigative, anche di natura tecnica, sono state condotte dai finanzieri della Compagnia di Pozzuoli e hanno permesso di documentare l’esistenza di 5 strutture criminali operanti stabilmente e in forma associativa nei Comuni di Quarto, Marano, Melito di Napoli, Mugnano e nel Rione Sanità del capoluogo partenopeo.

Nel corso delle indagini, durate oltre 2 anni, sono stati complessivamente eseguiti 4 arresti domiciliari, 11 in flagranza di reato, denunciati 40 responsabili e sequestrati circa 5 tonnellate di tabacchi lavorati esteri, 12 autoveicoli e 13 tra box e garages.