Mare, Catania, divieto di balneazione in due tratti della Plaia disposto dal sindaco Trantino

 

La spiaggia della Playa - Catania - Sicilia

La Plaia di Catania – Archivi Sud Libertà

 

Catania

l’Azienda Sanitaria Provinciale di Catania ha informato il Comune  di aver certificato che i campioni di acque di balneazione prelevati rispettivamente, nel tratto di mare antistante la foce del torrente Forcile e nel tratto di mare antistante la foce del torrente Arci, presentano valori di Escherichia Coli ed Enterococchi eccedenti i limiti consentiti dalla vigente normativa…

Il sindaco Enrico Trantino ha emanato  dunque -oggi stesso un’ordinanza di divieto di momentanea balneazione, limitatamente ai tratti interessati.

 

In particolare, il divieto di balneazione disposto dal sindaco per inquinamento temporaneo rilevato dalle analisi effettuate dal Laboratorio di Sanità Pubblica dell’ASP3, riguarda lo sbocco del Canale Arci (Coordinate punto di balneazione ID.IT019087015013) sul litorale della Plaia per un raggio di 43 metri e quello del Canale Forcile (Coordinate punto di balneazione ID.IT019087015012)  per un raggio di 12 metri.

L’Azienda Sanitaria Provinciale di Catania continuerà a effettuare il monitoraggio dell’acqua di mare nei tratti interessati fino ad avvenuta normalizzazione dei valori e solo successivamente, con nuova Ordinanza del Sindaco, a tutela della salute pubblica, saranno nuovamente destinati alla balneazione.

 

Già domani mattina verranno affissi i cartelli con i divieti di balneazione.

Catania, SCristoforo: sospesa l’attività ad un panificio dove “su 150 chili di pane da infornare, sul pavimento e muri, vi era una colonia di blatte….”

 

Una scoperta importante -per il benessere alimentare soprattutto della gente – è attribuita alla  Squadra Lupi di Catania che hanno messo in stato di fermo-arresti domiciliari – un 46enne e un 34enne per detenzione di sostanze stupefacenti e spaccio.  Attenzione dunque quando ci si reca in un negozio alimentare perchè la scoperta dei Nas che appresso vi diciamo fa venire davvero ribrezzo per gli insetti infestanti il locale.

Scoperti perchè vi erano troppi movimenti  in un panificio di via Plebiscito, nel quartiere di San Cristoforo, dal quale diversi clienti uscivano senza alcuna busta di pane. I “Lupi” si sono appostati e hanno scoperto che lì vi era una base di spaccio.

Il 46enne titolare dell’attività, alla vista dei militari entrati per una perquisizione, ha manifestato segni di nervosismo, iniziando a spostarsi nevroticamente da un locale all’altro. I Lupi hanno anche notato un dipendente 34enne che gli si è avvicinato sussurrandogli qualcosa all’orecchio.

Un militare intuendo che vi fosse l’intenzione di eludere i controlli, , ha deciso di seguire il 34enne,  che stava per allontanarsi dal panificio con una busta prelevata da uno sgabuzzino. Bloccato, il giovane non ha avuto altra scelta se non quella di consegnare la busta, nella quale, nascoste in mezzo a indumenti, c’erano tre involucri contenenti cocaina in pietra, per un valore sul mercato nero di circa 12.000 euro, un bilancino di precisione, un cucchiaino sporco di cocaina e materiale per il confezionamento delle dosi. Nel ripostiglio-spogliatoio sono stati trovati ritagli di carta alluminio intrisa di cocaina e 720 euro.

Durante la perquisizione,- e qui consiste la novità più rilevante –  tutti i locali del panificio sono apparsi privi dell’igiene necessaria a un esercizio commerciale che sforna prodotti da forno. Così, i carabinieri del Nas di Catania intervenuti hanno ispezionato alcuni frigoriferi, i quali, non alimentati dalla corrente elettrica, contenevano prodotti che necessitavano di essere refrigerati: margarine e vari impasti erano completamente invasi da muffe, così come ‘scacciate’ già cotte. Inoltre, le strutture metalliche, sulle quali erano adagiati circa 150 chili di pane pronti da infornare, erano incrostate e vi era una nutrita colonia di blatte sul pavimento e sui muri. Pertanto, sono stati sequestrati gli alimenti in cattivo stato di conservazione e il titolare dell’attività, oltre all’arresto per droga, è stato sanzionato con ammende per oltre 12.000 euro.

Naturalmente i Carabinieri, dopo i Nas, hanno richiesto l’intervento del Dipartimento prevenzione dell’’Asp di Catania, che ha disposto la sospensione dell’attività fino al ripristino delle prescrizioni imposte, comminando un’ulteriore sanzione di 1.000 euro.

 

 

Biancavilla, ispezione al mercato, formaggi privi di tracciabilità: verbali e sequestri

 

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Foto C.F.Siciliano

 

Dieci agenti del Corpo Forestale della Regione Siciliana coordinati dal Noras (Nucleo operativo regionale agroalimentare Sicilia), affiancati da cinque medici del dipartimento di Prevenzione veterinaria dell’Asp etnea, hanno condotto ieri un’operazione di controllo dei prodotti alimentari a Biancavilla .   Sono stati notificati sette verbali, eseguitio due  sequestri di merce e 7.500 euro di sanzioni. In particolare, è stata dedicata attenzione ai prodotti caseari. L’Asp di Catania, infatti, ha ricevuto una segnalazione sanitaria dai colleghi dell’Emilia Romagna e sono stati attivati i protocolli previsti per la sicurezza alimentare.

Il caso è nato dalla segnalazione di un cittadino, rientrato nella regione settentrionale, che ha accusato problemi di salute, presumibilmente dopo aver consumato prodotti caseari acquistati proprio al mercato di Biancavilla.

Durante l’ispezione  si sono registrate parecchie irregolarità che hanno portato al sequestro di più di 250 kg di formaggi freschi e stagionati, privi di documenti che ne attestassero la provenienza come previsto dalla normativa europea sulla tracciabilità della merce.

«I controlli sulla tracciabilità delle merci –ha affermato l’assessore regionale al Territorio e Ambiente, Elena Pagana– sono a tutela del consumatore finale, ma soprattutto dei produttori e degli stessi commercianti. Essi rappresentano, infatti, una garanzia a salvaguardia della qualità dei prodotti quindi del lavoro di migliaia di siciliani che con loro impegno mantengono vive tradizioni secolari e contribuiscono alla tutela e allo sviluppo dei nostri territori».

  

 

 

 

FULMINI DELLO SPRESAL -AUTORITA’ DI CONTROLLO DELL’ASP – SUL DIRETTORE DELL’ISTITUTO INCREMENTO IPPICO E SUL MEDICO DR G.SOLE

CHE   VERGOGNA  DR  GIUSEPPE   SOLE –   (MEDICO AZIENDALE  DELL’ENTE IPPICO)

 

 

indicando il criminale - mafia foto e immagini stock

Archivi -SUD LIBERTA’

 

 

DI  RAFFAELE  LANZA

 

Era inevitabile. Prima o poi un’Autorità di controllo si sarebbe accorto degli abusi, mistificazioni varie miste a furbizie con la complicità di medici solidali del direttore dell’Istituto Incremento ippico di Catania, dr. A. Alessandra 

Non si può passare-francamente- inosservati per anni  e togliere la dignità ai lavoratori come fossero alla pari degli equini.     No, non si può. Neppure se la politica è avversa e ricorda momenti della seconda guerra mondiale. E ora si sentono i dolori.      Forti per il direttore protempore dell’Istituto, imprevidente, e sconvolgenti per il medico prescelto da Alessandra, dr. Giuseppe Sole   

Il dipartimento di Prevenzione e Sicurezza dell’ASP ETNEA  ha sentire la sua voce in merito ai censurabili comportamenti del direttore dell’Ente ippico nei confronti di una parte del personale    Il Servizio di Prevenzione e Sicurezza degli Ambienti di Lavoro (S.Pre.S.A.L.)  si occupa- com’è noto a tanti –  di tutelare la salute e la sicurezza dei lavoratori attraverso interventi di prevenzione, di vigilanza e di controllo  nei luoghi di lavoro.

L’attività è rivolta a tutti i luoghi di lavoro sia pubblici che privati e ai cantieri edili e consiste nello svolgimento di interventi per accertare che ci sia  la rispondenza alle norme e alle disposizioni vigenti in materia di igiene e sicurezza sul lavoro.Vengono altresì svolte indagini di polizia giudiziaria per infortuni sul lavoro e malattie professionali.

 

 

 

C’è il rischio, oggi, che l’ autonomia delegata dallo Stato alla classe dirigente degeneri al punto che l’Ordine che governa la professione perda di vista lo scopo ultimo della sua esistenza, ossia il conseguimento dell’interesse pubblico, diventando uno scudo di protezione per i privilegi dei propri membri, un muro dietro al quale essi possano trincerarsi per nascondere condotte riprovevoli od un luogo in cui trovare ad esse giustificazione, come in una società di mutuo soccorso a carattere criminale o, peggio...

Questi i fulmini del direttore dello SPRESAL di Catania .Sono in questa nota : -“Disposizioni in merito al ricorso avverso al giudizio espresso dal Medico competente aziendale in data 4 settembre 2022 nei riguardi del dipendente Sebastiano Zappalà”..   Riportiamo la nota integralmente come pervenuta a Sud Liberta’. Riporta essa il numero protocollo . 689081

“In relazione al ricorso in oggetto avverso il giudizio espresso dal medico competente aziendale, valutate le condizioni psico- fisiche del Sig Zappalà Sebastiano  a seguito di visita medica effettuata in data 26 Ottobre 2022, ed esaminata la documentazione esibita, Si Revoca il giudizio espresso dal medico competente ritenendo il predetto lavoratore non idoneo alla mansione di “Collaboratore addetto ai cavalli e alla scuderia”

Non sollevamento di pesi  o gravi e ripetute flesso-estensioni  della colonna vertebrale, esclusione del funzionamento  delle stazioni di monta, no MMC  superiori a 10 Kg no attività di foraggiatura”            Firmato:  IL  RESPONSABILE DEL SERVIZIO DI PREVENZIONE E SICUREZZA PER GLI AMBIENTI DI LAVORO  DELL’ASP  -Dott. Santo De Luca

A questo punto il Medico aziendale Giuseppe Sole dovrebbe avere il buon senso  ,il dovere  e l’onestà di dimettersi visto che appare ancor più chiaro adesso di aver obbedito  alla  direttiva deliberativa del Capo dell’Istituto Incremento ippico,  consapevole quindi di aver scritto il  falso nei confronti dell’istruttore direttivo Zappalà e, probabilmente degli altri istruttori direttivi degradati  ad agenti stallieri. E questo, signori, non è giusto..   

   Si vergogni dr. SOLE, ASPETTIAMO LE SUE   (doverose  n.d.r.) DIMISSIONI…

Operazione Inter nos- Coordinamento Direzione Antimafia e Procura – Eseguite 17 misure cautelari

 

 

REGGIO CALABRIA

Le Fiamme gialle del Comando Provinciale di Reggio Calabria e dello S.C.I.C.O., sotto il coordinamento della locale Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia, diretta dal Procuratore Capo Dr. Giovanni Bombardieri, hanno dato corso, con il supporto operativo dei Reparti del Corpo dei Comandi Provinciali di Milano, Verona, Livorno e Roma, all’esecuzione di  una  Ordinanza di applicazione di misura cautelare emesse dall’Ufficio G.I.P. del Tribunale di Reggio Calabria – Dr.ssa Caterina Catalano – su richiesta del Procuratore Aggiunto Dr. Gerardo Dominijanni e dei Sostituti Procuratori Dr. Walter Ignazitto, Dott.ssa Marika Mastrapasqua e Dott.ssa Giulia Maria Scavello – con la quale sono stati disposti provvedimenti cautelari personali, nei confronti di 17 persone ritenute responsabili, a vario titolo, dei reati di associazione di stampo mafioso, associazione per delinquere – aggravata dall’agevolazione mafiosa – finalizzata alla turbata libertà degli incanti, turbata libertà del procedimento di scelta del contraente, corruzione, frode nelle pubbliche forniture, estorsione, intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti.

Nel contempo, è stata data esecuzione ad un decreto di sequestro preventivo d’urgenza – emesso dalla Procura Distrettuale – dell’intero patrimonio aziendale di n. 5 persone giuridiche, per un valore stimato di oltre 12 milioni di euro.

L’operazione in rassegna – denominata “Inter Nos” – costituisce l’epilogo delle complesse indagini condotte dal G.I.C.O. del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria di Reggio Calabria e dal Servizio Centrale I.C.O., con il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, a contrasto dell’infiltrazione della ‘ndrangheta nell’economia legale.

L’attività investigativa svolta ha permesso di accertare che i servizi di pulizia e sanificazione delle strutture amministrative e sanitarie ricadenti nella competenza territoriale dell’Azienda Sanitaria Provinciale di Reggio Calabria sono stati affidati ad individuate società, i cui membri, risultati essere “legati” a varie consorterie criminali operanti nel territorio della Provincia di Reggio Calabria (articolazioni di Reggio Calabria, Locri e Melito di Porto Salvo), mediante un distorto utilizzo del sistema della proroga del rapporto contrattuale, in assenza di alcuna procedura di evidenza pubblica, sono riusciti per anni a proseguire artificiosamente il rapporto con l’ente appaltante.

Dopo innumerevoli proroghe illegittimamente concesse, viene indetta una gara per l’affidamento del medesimo servizio che verrà aggiudicata, grazie ad un collaudato sistema di corruttela, alle stesse società, nel frattempo riunitesi in A.T.I.; indebite dazioni che, lungi dall’esaurirsi con l’aggiudicazione dell’incanto, sono state elargite in maniera continuativa e sistematica al fine di mantenere saldo nel tempo il pactum sceleris con questi siglato.

Per come emerso, il sodalizio investigato, al fine di poter fornire lecita giustificazione agli ammanchi di denaro dalle casse sociali connesse alle indebite elargizioni, era solito fare ricorso a false fatturazioni emesse da imprese compiacenti, con le quali erano sono in essere, altresì, leciti rapporti commerciali.

Nel corso delle investigazioni, inoltre, sono stati cristallizzati specifici episodi di corruttela che hanno coinvolto anche il Direttore della Struttura Complessa Gestione Risorse Economico Finanziarie dell’A.S.P. di Reggio Calabria, in capo al quale sono state accertate indebite dazioni di denaro e altre utilità (un costoso Smartphone) da parte di taluni degli imprenditori investigati, in rapporti di reciproci vantaggi, concretizzatisi per questi ultimi in una “corsia preferenziale” per il pagamento delle prestazioni rese.

Il rapporto del citato Direttore con gli indagati era diventato così stretto che gli stessi si sono attivati al fine di consentire a questi di ottenere una proroga nell’incarico di prossima scadenza, il tutto attraverso l’intermediazione di un consigliere della Regione Calabria (attinto da misura cautelare degli arresti domiciliari) – la cui campagna elettorale era stata, tra l’altro, sostenuta da alcuni degli indagati medesimi.

L’attività svolta ha altresì permesso di rilevare come le componenti l’ATI abbiano svolto con modalità difformi da quelle previste i servizi straordinari di sanificazione e disinfestazione – affidati dall’ASP a seguito del diffondersi dell’epidemia da nuovo coronavirus – da effettuarsi presso i diversi presidi ospedalieri della Provincia di Reggio Calabria.

Ancora, è stato accertato che gli indagati, in piena crisi pandemica, si appropriavano indebitamente dei dispositivi di protezione individuale anti-COVID19, sottraendoli finanche al personale sanitario impegnato in occasione dell’emergenza nonché si sottoponevano indebitamente alla relativa vaccinazione (prevista, all’epoca dei fatti, solo per individuate categorie).

Da ultimo, sono state acclarate condotte estorsive poste in essere da alcuni indagati, i quali pretendevano da individuati dipendenti la restituzione di una quota parte mensile dello stipendio da questi percepito (pari a circa 250 euro, ogni mese).

L’attività in rassegna testimonia il costante impegno della Guardia di Finanza nel delicato settore del contrasto alle organizzazioni criminali di matrice ‘ndranghetistica, nonché alle proiezioni ed infiltrazioni mafiose nell’economia legale in genere.

ASP DI PALERMO: SOLDI ARRIVANO A FIUMI MA IL MATERIALE “COME I PANNOLONI PER INVALIDI E TRAVERSE SALVAMATERASSO SONO DI SCARSA QUALITA”

 

La denuncia di Ancisi (Lpr): «Pochi pannoloni per gli anziani e di scarsa  qualità»

Palermo

I Finanziamenti arrivano in tempi di pandemia, soldi a medici “come straordinario” per le vaccinazioni, in aggiunta agli stipendi, e soldi a fiumi per l’acquisto di apparecchiature e materiale vario. Arriva una segnalazione/denuncia.  Pannoloni per gli invalidi e le cosiddette traverse salvamaterasso sono  di scarsa qualità e poco assorbenti, all’Asp di Palermo.

È questo, quantomeno, quello che risulta da una serie di proteste pervenute da pazienti e associazioni a tutela di questi al M5S all’Ars, che ha immediatamente depositato un’ interrogazione  per fare luce sulla vicenda e chiedere interventi immediati all’assessore alla Sanità.

“Ci arrivano  – affermano coralmente i deputati Salvatore Siragusa, Giorgio Pasqua, Francesco Cappello e Antonio De Luca, componenti 5 stelle della commissione Sanità di palazzo dei Normanni –numerose lamentele sui presìdi forniti ai disabili, sia per la scarsa qualità del materiale adoperato, sia per la scarsa capacità di assorbenza dei liquidi da parte di questi.  È doveroso che si vada a fondo per fare luce sulla vicenda.

Per questo chiediamo che il presidente della Regione, in qualità anche di assessore alla sanità ad interim, si accerti della situazione e prenda immediati provvedimenti per eliminare, o quantomeno limitare, i disagi lamentati dai disabili e dalle loro famiglie”.

           Foto Archivio

OPERAZIONE BIS DELLA FINANZA- RINVIATI A GIUDIZIO 19 SOGGETTI “ECCELLENTI”, SEGNALATI DANNI ERARIALI PER OLTRE 4 MILIONI DI EURO

 

REGGIO CALABRIA

Ancora una volta la Guardia di Finanza salvaguarda la spesa pubblica.Conclusa con la richiesta di rinvio a giudizio di 19 soggetti, tra cui il Commissario Straordinario, il Direttore Generale e il Direttore Amministrativo dell’A.S.P. di Reggio Calabria, nonché l’assessore regionale pro tempore, una delle attività d’indagine in corso a danno del Servizio Sanitario Calabrese.

Le attività di indagini, che hanno riguardato i doppi pagamenti erogati dalla citata Azienda Sanitaria Provinciale in favore di una clinica privata di Siderno, sono state condotte dai finanzieri del Comando Provinciale di Reggio Calabria – sotto il coordinamento della Procura della Repubblica di Reggio Calabria, diretta dal Procuratore Capo Dott. Giovanni Bombardieri, coordinata dal Procuratore Aggiunto dott. Gerardo Dominijanni e dalle dottoresse Giulia Scavello e Marika Mastrapasqua.

L’azione repressiva è culminata con un provvedimento di sequestro preventivo di disponibilità finanziarie, beni mobili e immobili per un valore complessivo di 4.020.225,75 euro, disposto dal Tribunale di Reggio Calabria, a seguito di articolate e complesse indagini condotte dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Reggio Calabria, che hanno permesso di constatare una duplicazione di pagamenti, per oltre 4 milioni di euro, corrisposti dall’Azienda Sanitaria Provinciale reggina a favore di uno studio radiologico privato, operante nel settore dell’erogazione di prestazioni diagnostiche ai pazienti in convenzione con il Servizio Sanitario Nazionale.

Le indagini si sono concentrate sul dettagliato esame di un accordo transattivo, concluso nel 2015 tra l’Ente Pubblico ed il privato fornitore, con il quale è stato disposto il pagamento, in favore di quest’ultimo, della somma di € 7.974.219,16 (tra capitale, interessi di mora e spese legali) a saldo di crediti pregressi, presuntivamente vantati come non ancora riscossi. I militari hanno, quindi, analizzato nel dettaglio ciascuna delle quasi cento fatture in questione, relative ad oltre dieci anni di prestazioni sanitarie, appurando che una notevole parte delle stesse, dichiarate non pagate dallo studio radiologico in questione e poste a fondamento di diversi decreti ingiuntivi divenuti esecutivi a seguito della mancata opposizione dell’ASP Reggina, erano state già liquidate per un ammontare complessivo di oltre 4 milioni di euro, compresi interessi.

Dopo gli interrogatori eseguiti nei confronti di coloro che ne hanno fatto richiesta, la Procura ha richiesto il rinvio a giudizio di 19 indagati. I reati contestati sono quelli di falso ideologico e truffa aggravata nei confronti del rappresentante legale e di altri individui riconducibili allo studio radiologico, dei funzionari dell’ASP e di altri 13 soggetti, ritenuti a vario titolo responsabili.

Tra le contestazioni a carico del rappresentante legale e del socio di fatto dello Studio radiologico, figura anche quella per l’ipotesi di reato di autoriciclaggio, per aver trasferito complessivamente € 1.393.094,12, provento del delitto di truffa, al fine di ostacolare concretamente l’identificazione della provenienza delittuosa. Contestato, inoltre, il reato di riciclaggio ai quattro soci dello studio radiologico, per aver percepito i dividendi frutto dei proventi della truffa.

La truffa ai danni del servizio sanitario ed il riciclaggio di denaro sono solo uno degli aspetti posti sotto la lente investigativa della Guardia di Finanza. Infatti, le Fiamme Gialle Reggine, grazie ad un approccio trasversale proprio del Corpo, hanno posto l’attenzione anche sugli aspetti economico-finanziari, riconducendo a tassazione i proventi illeciti percepiti dal legale rappresentante pro tempore dello studio radiologico. L’attività eseguita ha permesso di constatare una base imponibile sottratta a tassazione, ai fini delle imposte sui redditi ed ai fini I.R.A.P., pari ad € 2.300.746,82 ed un I.R.A.P. dovuta pari ad € 110.896,00.

Il cerchio investigativo si è concluso con un’ulteriore attività effettuata a favore della Procura Regionale della Corte dei Conti, alla quale, previo nulla osta dell’A.G. penale, è stato comunicato l’ingente danno erariale scaturito dalle condotte illecite perpetrate dai funzionari dell’ente sanitario, pari ad € 4.020.225,75.

 

Messina: campagna di screening Covid-19 in modalità drive-in per studenti delle scuole di ogni ordine e grado

Tampone antigenico: un test rapido di screening per il covid-19 - Villaverde

Oggi  a Messina sono partite le attività di screening Covid – 19 in modalità drive-in per il tampone rapido rivolte alla popolazione scolastica, finalizzate alla prevenzione e gestione del contagio COVID 19..   Dette attività informa il Comune, proseguiranno per il periodo successivo sino   a domenica 31 gennaio nelle postazioni allestite dall’Asp all’Ex Gasometro

Gli studenti, le famiglie, il personale docente e ATA che aderiscono alla campagna, promossa dal Comune e dalla Città Metropolitana, in collaborazione con l’ASP di Messina, dovranno rivolgersi alle istituzioni scolastiche di appartenenza che provvederanno a stilare gli elenchi e a trasmetterli con le modalità già comunicate.

 

INDAGINI DEI NAS SU CHI IN SICILIA, HA SCAVALCATO LA FILA PER AVERE IL VACCINO (FRA QUESTI 4 EX SINDACI E 1 IN CARICA )

 

PALERMO,  –

I carabinieri del Nas stanno cercando di fare luce sul caso di Scicli,la vicenda dei vaccini somministrati a chi non era in elenco sulla trasparenza delle procedure e nella lista di chi ha scavalcato la fila ci sono almeno 4 ex sindaci del Ragusano, uno ancora in carica. Ed ancora, parenti di alcuni dirigenti amministrativi dell’Asp di Ragusa.

    Ma l’Azienda sanitaria, quando era scoppiato il caso, dieci giorni fa,con il manager Angelo Aliquò,  aveva spiegato che “le persone che hanno avuto il vaccino l’hanno fatto per contribuire a utilizzare al più presto le fiale scongelate, che altrimenti sarebbero andate perse, perchè alcune persone in lista non si erano presentate”..
    La storia era venuta fuori il 5 e 6 gennaio, quando la macchina sanitaria regionale aveva avviato la campagna di vaccinazione al personale sanitario, tesa a somministrare 4 milioni di vaccini entro il agosto, secondo le stime dell’assessore regionale alla Salute, Ruggero Razza.

Il sindaco di Scicli, Enzo Giannone, si era rivolto all’Asp per avere chiarimenti sull’accaduto. Tra i vaccinati, anche un sacerdote, Umberto Bonincontro, ultra ottantenne, che aveva detto di essere stato chiamato per ricevere il vaccino e di essere all’insaputa delle precedenze o favoritismi nella somministrazione dei tempi del vaccino antiCovid.

ALLARME RIFIUTI SPECIALI AD ACI SANT’ANTONIO: LA DITTA DELL’ASP NON EFFETTUA IL SERVIZIO DI RACCOLTA

Come avviene la gestione e lo smaltimento dei rifiuti speciali

Caruso: “Situazione insostenibile, chi deve occuparsene è inadeguato”-Mi appello al Prefetto..”

Un vero e proprio limbo quello nel quale i soggetti costretti in casa dalla pandemia o perché positivi al Covid-19 o perché in attesa del tampone stanno attraversando: come da Ordinanza Regionale, infatti, i rifiuti prodotti nel domicilio in cui si trovano non possono essere ritirati da chi effettua il servizio di raccolta per il Comune, e a occuparsene dev’essere l’Azienda Sanitaria Provinciale attraverso una ditta specializzata (perché di rifiuti considerati speciali si tratta) ma nessuna ditta si presenta.
“La Regione ha dato precise direttive – spiega l’Assessore all’Ambiente, Quintino Rocca – Non sono rifiuti solidi urbani e i Comuni non possono farsene carico, ma al contempo a quello che sappiamo la ditta incaricata di questo delicato servizio legato per forza di cose all’ASP non riceve neanche comunicazione di quanto sta avvenendo.

Al Comune di Aci Sant’Antonio è stato fornito un numero di telefono, ma si tratta un contatto al quale spesso nessuno risponde, evidenziando come non ci sia alcun interesse a portare avanti questo servizio di enorme  importanza

Il Sindaco, Santo Caruso, sottolinea la gravità della cosa: “Si tratta di una situazione insostenibile. Ho scritto una lettera all’ASP già giorni fa per evidenziare il problema, ma evidentemente non è bastata, e questo rende chiaro come a occuparsi di questo problema ci sia personale del tutto inadeguato. Va chiarito, però, che le difficoltà stanno a monte: la Regione ha il dovere di far garantire in servizio del genere,legato ad una sua precisa direttiva.

Come si fa a lasciare per giorni e giorni la gente in condizioni simili? Si tratta di persone che stanno vivendo il dramma della pandemia in modo estremamente pesante: devono stare a casa, costretti a non lavorare e ad abbandonare la vita sociale e costretti in moltissimi casi ad affrontare il problema noto dei ritardi nei contatti per i tamponi, e a tutto questo devono aggiungere un problema che non dovrebbe esistere, cioè quello del ritiro dei loro rifiuti. Sono letteralmente abbandonati, con giorni e giorni di accumuli di immondizia di fronte la quale non ricevono neanche una risposta: tutto questo è assolutamente ingiusto e chiaramente non possiamo rimanere a guardare. Qualcuno deve fare qualcosa per questa gente: è necessario risolvere la situazione adesso! Faccio un appello, in questo senso, affinché la massima autorità, il Prefetto, si faccia promotore di un incontro risolutivo.”

 

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