Palermo, Operazione Gomme lisce- Arresti per corruzione, e reati vari di nove soggetti-tra cui il direttore generale – di società trasporti della Regione siciliana

Operazione Gomme lisce - Corruzione e reati contro la Pubblica Amministrazione
Arresti a Palermo per corruzione

AGGIORNAMENTO:        GAETANO   TAFURI,51 ANNI,EX PRESIDENTE DELL’AST  INTERDETTO DAI PUBBLICI UFFICI

 

Gaetano Tafuri, interdetto dai pubblici uffici Elementi pesanti di corruzione contro l’avvcatanese

 

Palermo,

Ci risiamo. Corruzione ed appalti truccati. I finanzieri del Comando Provinciale di Palermo hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di applicazione di misure cautelari personali emessa dal G.I.P. del Tribunale del capoluogo, su richiesta della Procura della Repubblica, nei confronti di 9 soggetti, di cui uno posto agli arresti domiciliari ed otto destinatari di misure interdittive della durata di un anno (sospensione dall’esercizio di un pubblico ufficio o servizio e divieto di contrattare con la Pubblica Amministrazione).

Gli indagati, in totale 16 persone, sulla base degli elementi probatori allo stato raccolti, sono indiziati a vario titolo dei reati di corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio, turbata libertà degli incanti, turbata libertà del procedimento di scelta del contraente, falsità ideologica in atto pubblico, frode nelle pubbliche forniture e truffa aggravata ai danni dello Stato.

Le indagini, condotte dagli specialisti del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Palermo – Gruppo Tutela Spesa Pubblica, hanno riguardato un’importante società interamente partecipata dalla Regione Siciliana che svolge il servizio di trasporto pubblico locale, sia a livello urbano che interurbano.

Gli elementi acquisiti allo stato delle indagini hanno consentito di ipotizzare una gestione societaria superficiale e privatistica da parte dei vertici aziendali, che avrebbero violato le norme di trasparenza pubblica e colluso con i referenti di alcune imprese, turbando diverse procedure di appalto, tra cui quelle per:

  • l’acquisto di pneumatici, a danno di altri possibili fornitori;
  • l’approvvigionamento di autobus aziendali, attraverso l’artificiosa rappresentazione delle condizioni giustificanti il ricorso alla procedura negoziata;
  • l’affidamento del servizio di revisore contabile e la fornitura di servizi per le fasi di startup di una compagnia aerea.

Nel corso delle indagini, inoltre, emergerebbero condotte corruttive nei confronti del direttore generale dell’azienda in questione, il quale:

  • avrebbe conferito illecitamente l’incarico di revisore contabile ad un professionista, il quale, in cambio, avrebbe omesso la rilevazione di irregolarità contabili in grado di inficiare l’attendibilità dei bilanci della società pubblica;
  • in cambio di utilità varie, tra cui la promessa dell’assunzione di propri familiari, avrebbe posto in essere atti contrari ai doveri del proprio ufficio, tra cui la predisposizione di una procedura di gara per la fornitura di servizi per lo startup di una compagnia aerea, del valore di euro 2.150.000,00, al fine di consentirne l’aggiudicazione a una società appositamente individuata grazie a requisiti “ritagliati su misura”.

Durante le investigazioni, infine, sarebbero state riscontrate:

  • un’ipotesi di truffa aggravata in danno dell’azienda pubblica commessa dai referenti della società aggiudicataria del servizio di bigliettazione elettronica, del valore complessivo di 3,2 milioni di euro, attraverso l’utilizzo di documentazione falsa al fine di simulare il possesso dei requisiti previsti nel bando;
  • una frode in pubbliche forniture nella somministrazione di lavoratori a tempo determinato da parte dell’agenzia di lavoro interinale aggiudicataria dell’appalto del valore complessivo di 6 milioni di euro, in quanto le assunzioni sarebbero state influenzate da logiche di natura politica piuttosto che dalle effettive necessità aziendali.

AGGIORNAMENTO: VERGOGNA,       GAETANO   TAFURI INTERDETTO DAI PUBBLICI UFFICI PER 12 MESI – ANCHE L’ACCUSA DI “TRUCCARE” I BILANCI AST-     UN’AZIENDA CHE IN SICILIA NON HA MAI FUNZIONATO A DOVERE-VIDEO

Questi gli indagati nell’inchiesta. Oltre ad Andrea Ugo Enrico Fiduccia,direttore generale, per lui disposti i domiciliari, interdizione di pubblico ufficio per 12 mesi per Maria Carmelo Gaetano Tafuri, 51 anni, ex presidente del consiglio di amministrazione Ast, Felice Maria Genovese, 53 anni, revisore contabile del bilancio Ast, Giuseppe Carollo, 62 anni, componente ufficio legale e affari generali di Ast.

Divieto di contrattare con la pubblica amministrazione per 12 mesi per Alessio Porzi, 62 anni, amministratore di fatto della società Porzimark srls di Cannara (Pg), Alberto Carrotta, 68 anni, amministratore di fatto della società Officine del turismo srl, poi ALC 14 srl di Palermo, Massimo Albanese 46 anni, referente della società Officine del turismo srl (poi ALC 14 srl) di Palermo, Mario Salbitani, 37 anni, referente della società IN.HR. Agenzia per il lavoro srl di Potenza, Giuseppe Telesca, 46 anni, referente della società IN.HR. Agenzia per il lavoro srl di Potenza.

Controllo del territorio e lotta allo spaccio . Arresti a Palermo

A Cosenza la droga scorre a fiumi: genitori costretti a pagare i debiti dei  figli
Lotta allo spaccio dei stupefacenti

 

Palermo,

Lotta alla droga. È di due persone arrestate per spaccio, 2 armi e 700 g di sostanze stupefacenti sequestrati, il bilancio di un servizio straordinario di controllo del territorio eseguito dai Carabinieri di Palermo e articolato nel fine settimana nel quartiere Zen2.
I militari della locale Stazione Carabinieri, del Nucleo Radiomobile e del Nucleo Cinofili Carabinieri di Palermo Villagrazia, con il supporto di altro personale della Compagnia San Lorenzo, sono stati impegnati in una serie di servizi finalizzati al contrasto del fenomeno dello spaccio di stupefacenti e al controllo della circolazione stradale.
Nel corso delle attività due fratelli, sorpresi a spacciare sostanze stupefacenti, sono stati arrestati e l’Autorità Giudiziaria, al termine dell’udienza per direttissima, ha convalidato gli arresti eseguiti e applicato nei confronti di entrambi la misura dell’obbligo di presentazione alla Polizia Giudiziaria.
I Carabinieri del Nucleo Radiomobile, inoltre, attirati da un forte odore di sostanza stupefacente, con l’ausilio dei Vigili del Fuoco, hanno fatto accesso in un garage abusivo di via Marchese Pensabene, chiuso con un lucchetto, rinvenendo al suo interno un fucile calibro 12 a canne mozze, modificato artigianalmente, una pistola con matricola abrasa calibro 40, oltre 500 munizioni e 650 grammi complessivi tra marijuana e hashish.  
Le armi ed il munizionamento verranno inviati al RIS dei Carabinieri di Messina per le analisi balistico-dattiloscopiche e per verificare se siano state impiegate per la commissione di altri delitti. La droga sequestrata verrà analizzata dal Laboratorio Analisi Sostanze Stupefacenti del Comando Provinciale Carabinieri di Palermo.
Nelle attività su strada sono state identificate 86 persone, sottoposti a controllo 54 mezzi ed elevate sanzioni per violazioni al codice della strada per un importo totale di circa 3mila euro.

 

Simulano la somministrazione del vaccino per avere il green pass. In arresto medico e due pazienti

 

 

Roma,

Hanno simulato la somministrazione del vaccino per ottenere il “green pass”. Un medico e due pazienti sono stati arrestati in flagranza di reato dai Finanzieri del Comando Provinciale di Roma.

Le Fiamme Gialle della Compagnia di Velletri – coordinate dalla locale Procura della Repubblica – hanno scoperto che il medico, dietro compenso, anziché inoculare il siero vaccinale messo a disposizione dal Servizio Sanitario Nazionale, avrebbe iniettato un’innocua soluzione fisiologica.

Conseguentemente, l’Autorità Giudiziaria ha disposto il sequestro, presso il Ministero della Salute, delle certificazioni verdi ritenute fittizie e dei corrispondenti codici sorgente “Qrcode”.

I tre dovranno ora rispondere delle ipotesi di reato di corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio, peculato e falso.

Allo stato delle attuali acquisizioni probatorie e in attesa di giudizio definitivo, vale la presunzione di non colpevolezza degli indagati.

Napoli e Caserta: stop alle attività mafiose, arresti di 6 persone che volevano affermare la propria egemonia

Elicottero, Carabinieri, Decollo
Carabinieri in elicottero

 

Nelle prime ore della mattinata odierna, nelle province di Caserta e Napoli, i Carabinieri del Reparto Territoriale di Mondragone hanno dato esecuzione alla misura della custodia cautelare in carcere nei confronti di 6 persone (da ritenersi presunti innocenti in considerazione dell’attuale fase del procedimento fino a definitivo accertamento di colpevolezza con sentenza irrevocabile) gravemente indiziate, a vario titolo, dei reati di rapina, estorsione, sequestro di persona, con le aggravanti di aver agito per motivi abbietti, in più persone, avvalendosi dell’uso di armi e di aver agito con metodo mafioso, ponendosi sul territorio di Castel Volturno in contrapposizione con affiliati al clan dei “Casalesi” al fine di affermarne la propria egemonia criminale.

I provvedimenti cautelari costituiscono l’epilogo di una complessa ed intensa attività investigativa condotta, dal settembre del 2021, dalla Sezione Operativa del NORM del Reparto Territoriale di Mondragone, coordinati dalla Direzione distrettuale antimafia di Napoli.

Le investigazioni hanno consentito di documentare come uno dei destinatari del provvedimento, grazie alla disponibilità di una ingente somma di denaro e ad un agguerrito seguito di complici, che venivano cooptati con un vero e proprio rito di affiliazione nel corso del quale veniva consegnato loro un anello quale simbolo del loro vincolo associativo, pianificasse e realizzasse un preciso piano criminale affermando la propria leadership criminale in Castel Volturno.  

Gli episodi criminali contestati vanno dalle rapine alle estorsioni ed ai danneggiamenti a esercizi commerciali del luogo, fino ad arrivare a violenti pestaggi ed atti intimidatori perpetrati anche mediante l’uso di armi. In talune circostanze sono stati altresì esplosi numerosi colpi d’arma da fuoco e posti in essere sequestri di persona a scopo estorsivo nei confronti di “gestori” di piazze di spaccio, sempre al fine di affermare la propria egemonia su Castel Volturno.

Le perquisizioni eseguite nel corso dell’esecuzione dei provvedimenti restrittivi, con l’impiego di unità cinofile hanno consentito di rinvenire armi nonché ulteriore materiale a riscontro delle risultanze investigative.

Arrestate cinque persone per corruzione,accesso abusivo sistema informatico, truffa, dai Carabinieri di Bagheria

Carabinieri: chi sono e che cosa fanno - CM Junior
Indagini dei Carabinieri di Bagheria

 

Bagheria

Associazione per delinquere finalizzata alle truffe e sostituzione di persona, fabbricazione di documenti falsi, corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio ed accesso abusivo ad un sistema informatico, queste le accuse nei confronti   persone arrestate dai Carabinieri di Bagheria.

Il provvedimento è stato emesso nel corso delle indagini preliminari condotte dal gip di Palermo, su richiesta della Procura. Documentate 18 truffe, commesse nell’arco di quasi un anno per un valore complessivo stimato in circa mezzo milione di euro. Indagate anche altre sette persone che avrebbero ‘prestato’ la propria fotografia per la materiale fabbricazione di documenti falsi, poi utilizzati nelle varie fasi delle truffe.

Le indagini, condotte dalla Compagnia di Bagheria tra dicembre 2019 e agosto 2020, hanno svelato l’esistenza di un’associazione criminale dedita a truffe seriali a danno di numerosi istituti di credito. Gli indagati avrebbero proceduto al furto d’identità di ignare vittime, generalmente facoltosi professionisti in pensione, attraverso cui, mediante la contraffazione dei loro documenti d’identità e la creazione di documentazione falsa, sarebbero state avviate pratiche di finanziamento (di importo compreso tra i 12.000 e gli 80.000 euro) per l’acquisto di autovetture che poi sarebbero state subito rivendute a terzi, acquisendo ulteriori profitti illeciti.

   Coinvolti anche il Comune di Palermo e la Regione siciliana, il primo con l’Ufficio Anagrafe del Comune di Palermo , il secondo per  un funzionario del Dipartimento dello sviluppo rurale e territoriale della Regione Siciliana tra le cinque persone arrestate questa mattina dai carabinieri di Bagheria

Si apprende che l’’impiegato del Comune avrebbe avuto l’incarico di fornire le generalità delle vittime necessarie per mettere in atto la sostituzione di persona (dati anagrafici, stato civile, numero dei documenti di riconoscimento).

Il sistema per l’operatore comunale era semplice, accedeva abusivamente ai sistemi informatici che usava per ragioni di servizio e in cambio riceveva somme di denaro. Il funzionario della Regione invece, già interdetto dai pubblici uffici perché condannato per truffa, avrebbe più volte fornito il numero di telefono fisso del proprio ufficio, da indicare nella stipula del contratto a garanzia del finanziamento, per far fronte ad eventuali chiamate di controllo degli istituti di credito, così da poter assicurare telefonicamente che i richiedenti fossero dipendenti regionali. Altre sette persone sono indagate in stato di libertà. Le indagini hanno permesso di accertare 18 truffe, commesse nell’arco di quasi un anno, per un valore complessivo stimato in circa mezzo milione di euro.

Messina, arrestati tre giovani spacciatori in attesa di giudizio con rito direttissimo

Spaccio di droga in Campo San Giacomo e Piazza Libertà a Trieste
Fermati a Meri tre giovani spacciatori. Denunciati alla Procura di Barcellona P.G.

Messina

ArrestatI ieri sera, a Meri (Messina) , in flagranza di reato, tre giovani, di cui due uomini ed una donna, per detenzione di sostanza stupefacente ai fini di spaccio in concorso.
Nel corso di un servizio di controllo del territorio, nel transitare in una via del centro di Merì, i militari dell’Arma hanno notato un’autovettura con tre giovani a bordo che alla vista dei militari assumevano un atteggiamento sospetto. Pertanto, i Carabinieri della locale Stazione, coadiuvati dai colleghi della Sezione Radiomobile e della vicina Stazione di Santa Lucia del Mela, ritenendo che i giovani potessero occultare qualcosa all’interno dell’autovettura, procedevano ad un controllo di polizia sottoponendo i tre a perquisizione personale e veicolare.

L’ipotesi investigativa dei Carabinieri si è dimostrata fondata ed infatti, nel corso della perquisizione, all’interno dell’autovettura è stato rinvenuto un borsone dove erano stati occultati due involucri di cellophane contenenti rispettivamente 44 grammi di sostanza stupefacente di tipo cocaina ed oltre 200 grammi di marijuana, due bilancini di precisione e la somma di 1.500 euro in contanti, ritenuta provento dell’attività illecita. 
La sostanza stupefacente, inviata al Reparto Carabinieri Investigazioni Scientifiche di Messina per le analisi di laboratorio, la somma di danaro ed i bilancini di precisione sono stati sequestrati ed i tre giovani sono stati arrestati, in flagranza di reato, per detenzione di sostanza stupefacente ai fini di spaccio in concorso.
All’esito delle formalità di rito, come disposto dal Sostituto Procuratore di turno presso la Procura di Barcellona Pozzo di Gotto, gli arrestati sono stati sottoposti agli arresti domiciliari in attesa di essere giudicati con rito direttissimo. 
Il procedimento si trova nella fase delle indagini preliminari e per gli indagati vale il principio di non colpevolezza sino alla sentenza definitiva, ai sensi dell’art. 27 della Costituzione

Blitz antidroga Carabinieri nel palermitano, custodia cautelare per 22 indagati

 

Arresto per pochi grammi di droga: giusto non convalidarlo se l'indagato è  incensurato e collaborativo | Quotidiano Giuridico
Droga
 Palermo – 
Nelle prime ore di stamattina, a Carini, Palermo, Isola delle Femmine, Capaci, Terrasini, Borgetto, Enna e Finale Emilia (MO), i Carabinieri della Compagnia di Carini hanno dato esecuzione ad un’ordinanza applicativa di misure cautelari emessa dall’Ufficio GIP del Tribunale di Palermo, sulla base delle risultanze investigative raccolte nel corso di un’indagine coordinata dalla D.D.A. della Procura della Repubblica di Palermo, nei confronti di 22 soggetti (8 in carcere, 9 agli arresti domiciliari, 5 all’obbligo di presentazione alla P.G.), nei cui confronti sono state attribuite, a vario titolo, responsabilità penali in ordine alle ipotesi di reato di associazione per delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti, di spaccio e di detenzione ai fini di spaccio di stupefacenti.
L’indagine è stata avviata dai Carabinieri di Carini nel luglio 2018 quando ignoti, in due diverse circostanze, ferivano due equini (di cui uno in modo mortale) all’interno di una stalla ubicata in Torretta (PA). L’azione, fin dalle prime ricostruzioni investigative, è parsa subito riconducibile a controversie connesse col traffico di stupefacenti insorte tra soggetti dell’area di Carini. L’attività investigativa condotta ha consentito di raccogliere gravi indizi di colpevolezza circa l’esistenza di due distinti sodalizi criminali, riconducibili ai proprietari dei due equini feriti, dediti alla cessione, acquisto, trasporto, commercio, vendita ed illecita detenzione di sostanza stupefacente del tipo cocaina, marijuana e hashish nei Comuni di Carini, Isola delle Femmine, Capaci, Cinisi e Terrasini. 

Durante l’attività di indagine erano già stati arrestati in flagranza di reato 12 persone e deferiti in s.l. altri 2 soggetti per i reati di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti. Nel corso dell’indagine erano già stati sequestrati circa 3,3 kg di hashish, 0,7 kg di cocaina e 0,6 kg di marijuana, nonché la somma in denaro contante pari a 5.330 euro.

Arresti a Catania di mafiosi del Clan Santapaola-Ercolano

 

Foto di Nitto Santapaola
Nella foto sopra il Boss supercapo in carcere Nitto Santapaola

 

CATANIA

La “Squadra Lupi” del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale etneo, – secondo un comunicazione pervenutaci – unitamente ai colleghi della Compagnia di Palagonia e del Comando Provinciale di Siracusa, in esecuzione di 11 ordini di carcerazione emessi dall’Ufficio Esecuzioni Penali della citata Procura Generale, hanno arrestato secondo quanto confermato da sentenza di condanna irrevocabile:

Rosario BONTEMPO SCAVO di 33 anni, che dovrà espiare la pena di 8 anni di reclusione colpevole del reato di associazione mafiosa pluriaggravata;

Pierpaolo DI GAETANO di 42 anni, che dovrà espiare la pena di 8 anni e 2 mesi di reclusione  colpevole dei reati di associazione mafiosa pluriaggravata, nonché detenzione illegale di armi;

Cosimo Davide FERLITO di 50 anni, che dovrà espiare la pena di 11 anni e 4 mesi di reclusione  colpevole dei reati di associazione mafiosa pluriaggravata, detenzione illegale di armi pluriaggravata, plurime estorsioni pluriaggravate, nonché tentata estorsione pluriaggravata;

Antonino GALIOTO di 57 anni, che dovrà espiare la pena di 8 anni e 8 mesi di reclusione  colpevole del reato di associazione mafiosa pluriaggravata;

Carmelo OLIVA di 48 anni, che dovrà espiare la pena di 10 anni e 6 mesi di reclusione  colpevole dei reati di associazione mafiosa pluriaggravata, plurime estorsioni pluriaggravate, nonché tentata estorsione pluriaggravata;

Febronio OLIVA di 60 anni, che dovrà espiare la pena di 10 anni di reclusione  colpevole del reato di associazione mafiosa pluriaggravata;

Giovanni PAPPALARDO di 47 anni, che dovrà espiare la pena di 10 anni e 10 mesi di reclusione  colpevole del reato di associazione mafiosa pluriaggravata;

Giovanni PINTO di 45 anni, che dovrà espiare la pena di 6 anni e 8 mesi di reclusione  colpevole dei reati di associazione mafiosa e detenzione illegale di armi;

Salvatore RUSSO di 47 anni, che dovrà espiare la pena di 8 anni di reclusione  colpevole del reato di associazione mafiosa pluriaggravata;

Giuseppe SIMONTE di 41 anni, che dovrà espiare la pena di 9 anni e 8 mesi di reclusione  colpevole dei reati di associazione mafiosa e detenzione illegale di armi, nonché di ricettazione.

L’attività d’indagine denominata “Kronos”, coordinata da questa Procura Distrettuale e svolta del ROS di Catania nel 2016, aveva attenzionato alcune “squadre” operanti nei vari quartieri catanesi e nei paesi della provincia, appartenenti alla famiglia “SANTAPAOLA-ERCOLANO” dell’associazione di tipo mafioso denominata Cosa Nostra catanese.

 

 

Palermo: quattro arresti per droga e “stecchette” di fumo

Mafie, droga, proibizionismo | Wall Street International Magazine
Arresti a Palermo per droga- Sud Libertà
 Palermo
Nell’ambito degli estesi servizi di controllo del territorio disposti dal Comando Provinciale Carabinieri di Palermo, i militari dei reparti dipendenti hanno effettuato numerosi servizi antidroga conseguendo i seguenti risultati:
a Collesano, i Carabinieri della Stazione hanno tratto in arresto un 50enne che, a seguito di perquisizione personale e domiciliare, è stato trovato in possesso di circa 350 grammi di marijuana, nonché di attrezzatura atta alla coltivazione della predetta sostanza;
a Partinico, i militari della locale Compagnia hanno rinvenuto quasi 900 grammi di cocaina suddivisa in involucri. La perquisizione domiciliare ha portato all’arresto di due giovani nella disponibilità dei quali si trovava lo stupefacente.
Nel cuore di Palermo sono stati, invece, i Carabinieri della Stazione Centro ad arrestare un 60enne intento a cedere hashish ad un giovane. A suo carico sono state sequestrate 12 “stecchette” di fumo, mentre l’acquirente è stato segnalato alla Prefettura del Capoluogo come assuntore di sostanze stupefacenti.
Gli arresti sono stati convalidati e la droga rinvenuta è stata trasmessa al Laboratorio Analisi del Comando Provinciale di Palermo per le analisi tecniche.

Operazione EFESTO, arresti in Sicilia per traffico illecito di rifiuti

Carabinieri: chi sono e che cosa fanno - CM Junior
Operazione Efesto- Un controllo dei Carabinieri sul territorio

 

PALERMO
Nelle prime ore della giornata odierna i militari del Comando Provinciali dei Carabinieri di Palermo hanno dato esecuzione ad un’ordinanza applicativa di misura cautelare reale (sequestro preventivo ex artt. 321 c.p.p e 452 quaterdecies, comma 5, c.p.) emessa dall’Ufficio G.I.P. del Tribunale di Palermo, nel corso dell’indagine preliminare diretta dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Palermo nei confronti di due società con sede in Palermo e Carini (PA) operanti, rispettivamente, nel settore del recupero per il riciclaggio e nel commercio all’ingrosso di rottami metallici, poiché coinvolte nella ricettazione di materiali metallici di provenienza delittuosa (art. 648 c.p.) e traffico illecito di rifiuti (art. 452 quaterdecies  c.p.).
Sequestrati, inoltre, beni mobili e immobili per un valore complessivo di circa 1.100.000 euro.
Il provvedimento scaturisce da articolata attività investigativa iniziata nel giugno 2017 e conclusasi nel mese di giugno 2019 e condotta dalla Compagnia Carabinieri di Cefalù (PA)
In particolare, l’attività investigativa permetteva di raccogliere gravi indizi di colpevolezza, sostanzialmente accolti nel provvedimento cautelare,  a carico delle citate due società, aziende leader in Sicilia nel settore della rottamazione dei metalli, e ritenute presunto punto di riferimento per una moltitudine di soggetti con precedenti penali specifici per reati contro il patrimonio, i quali, giornalmente, si sarebbero recati presso le aziende predette per conferire materiale metallico provento di furto o, comunque, di provenienza illecita.
La polizia giudiziaria, nel complesso, ha documentato presunte cessioni di materiali per un corrispettivo di 2 milioni di euro circa. La sintesi investigativa permetteva, in taluni casi, di monitorare l’intero illecito iter che, partendo dai furti commessi ai danni di privati o di aziende di pubblica utilità (come nel caso della società Enel), si concludeva con il conferimento presso gli stabilimenti delle aziende coinvolte nelle indagini, attraverso ricettatori intermediari. Successivamente, tale materiale sarebbe stato oggetto di vendita ad altri gruppi commerciali compiacenti di maggiori dimensioni. con base a Roma e Bologna, ed operanti su tutto il territorio nazionale ed estero. 
Gli ulteriori accertamenti eseguiti sulla documentazione amministrativo-contabile permetteva di individuare prima facie la quantità di materiale ferroso oggetto del reato e, successivamente, di quantificare l’ingiusto profitto derivante dalle vendite in nero.    Le indagini condotte hanno portato al sequestro per equivalente, sino alla concorrenza di 1.095.863 euro, delle disponibilità finanziarie rinvenute in capo alle imprese coinvolte ed ai loro amministratori e soci, nonché delle due società e dei beni facenti parte del patrimonio aziendale.
Al fine di assicurare la continuità dell’attività imprenditoriale e salvaguardare i posti di lavoro, l’Autorità Giudiziaria ha affidato la gestione delle due società ad un amministratore giudiziario.