OPERAZIONE “CITTA’ BLINDATA”: LA PROCURA ANTIMAFIA,CARABINIERI E POLIZIA, DISARTICOLANO LE COSCHE MAFIOSE

GLI ARRESTATI

1. AMOROSO Giuseppe cl.72
2. AMOROSO Vito cl.67
3. CARCIOTTO Giovanni cl.84
4. CARUSO Tino cl.78
5. GANGI Gregorio cl.89
6. GRAVAGNA Alberto cl.85
7. LICARI Roberto cl.87
8. MONFORTE Andrea cl.92
9. MONFORTE Alfio Ambrogio cl.69
10. MUSCIA ALFIO cl.78
11. PANEBIANCO Vincenzo cl.90
12. PELLERITI Riccardo cl.95
13. RICCERI Placido cl.86
14. VERCOCO Carmelo cl.73
15. MERLO Massimo cl.72 (tratto in arresto dalla Polizia di Stato)
16. MERLO Marcello cl.60 (tratto in arresto dalla Polizia di Stato)

Gli arrestati sono stati associati al carcere di Catania-Bicocca, in attesa dell’interrogatorio di garanzia che si terrà nei prossimi giorni.

Carabinieri del Comando provinciale di Catania e dalla polizia hanno fermato sedici persone nell’area di Biancavilla in virtù di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal gip su richiesta della Direzione distrettuale antimafia etnea.     Si procede per contestazione dei  reati di associazione mafiosa e associazione per delinquere finalizzata al traffico e allo spaccio di sostanze stupefacenti e al porto e alla detenzione di armi

L’operazione, denominata “Città blindata”, la Procura distrettuale di Catania ritiene di avere frenato la cosca storicamente denominata Tomasello-Mazzaglia-Toscano oggi diretta da due “famiglie”, Amoroso e Monforte, e legata al clan Santapaola-Ercolano ai vertici di Cosa nostra.

. Gli arrestati sono: Giuseppe Amoroso, 47 anni; Vito Amoroso, 52; Giovanni, Carciotto, 35; Tino Caruso, 41; Gregorio Gangi, 30; Alberto Gravagna, 34; Roberto Licari, 32; Andrea Monteforte, 27; Alfio Ambrogio Monteforte, 50; Alfio Muscia, 41; Vincenzo Panebianco, 29; Riccardo Pelleriti, 24; Placido Ricceri, 33; Carmelo Vercoco, 46; Massimo Merlo, 47, e  Marcello Merlo, di 59, che in passato è stato anche sindaco di Biancavilla.

Le indagini, che hanno preso avvio dopo gli omicidi di Agatino Bivona, ucciso il 13 gennaio 2014, e di Nicola Gioco, freddato due giorni dopo, hanno fatto emergere i contatti tra Giuseppe Amoroso, che era stato posto agli arresti domiciliari, ed alcuni suoi fedelissimi per consolidare gli assetti della nuova formazione criminale e pianificare strategie per sancire il definitivo predominio del suo gruppo. Le indagini hanno accertato anche che gli si era affiancato il fratello Giuseppe dopo che era stato anch’egli posto ai domiciliari.

Inoltre, a riscontro dell’attività investigativa svolta, il 23 aprile 2015, venivano sequestrati nel corso di uno specifico servizio anche cento grammi di sostanza stupefacente del tipo cocaina, nonché numerose munizioni di fucile calibro 12 e di pistola calibro 7.65 Browning che erano custodite in una casa di campagna sita in contrada Sant’Antonino di Biancavilla e nella disponibilità del clan malavitoso degli Amoroso.

Le indagini sul clan mafioso operante in Biancavilla proseguivano poi anche per tutto l’anno 2016 e venivano condotte dai carabinieri della Compagnia di Paternò a partire dal tentato omicidio ai danni di Amoroso Giuseppe, verificatosi a Biancavilla il 10 gennaio 2016.

Nel corso di tale attività investigativa i citati militari, monitorando lo stesso Amoroso , nonché i fedelissimi Gangi Gregorio, Licari Roberto, Panebianco Vincenzo e Pelleriti Riccardo, il 9 giugno 2016 riuscivano a rinvenire un vero e proprio arsenale composto da una mitraglietta calibro 7,65, una pistola marca “Glock”, quattro pistole a tamburo di vario calibro, nonché numerosissime  munizioni,  tutte armi occultate in un appezzamento di terreno incolto sito in contrada Don Assenzio del Comune di Biancavilla.

 

Fa scalpore la notizia che tra  gli arrestati, figuri anche l’ex sindaco di Biancavilla, Marcello Merlo, di 59 anni. E’ stato in carica, in quota area del centrosinistra, dal settembre del 1993 al maggio del 1994. E’ indagato per associazione mafiosa e con il fratello Massimo, di 47 anni, è ritenuto ai vertici del gruppo “Merlo” che, secondo l’accusa, dal 2016 sarebbe confluito nella cosca Tomasello-Mazzaglia-Toscano legata alla “famiglia” Santapaola-Ercolano ai vertici di Cosa nostra etnea. 

Mafia nigeriana: il centro di Mineo luogo preferito dai pusher spacciatori nigeriani- Arresti –

 

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Un’operazione quella nel Cara di Mineo (nella foto )che ha condotti diversi soggetti malavitosi ad essere rinchiusi nelle carceri di Catania Bicocca, Siracusa, Messina e Bergamo. . Nelle abitazioni di alcuni indagati che sono associati con trafficanti libici, sono state sequestrate una mannaia e affilati  coltelli da cucina, dosi di marijuana e materiale per il confezionamento. Gli arrestati – tra cui tre donne – sono accusate di associazione mafiosa, traffico di sostanze stupefacenti o psicotrope e violenza sessuale aggravata.

Gli inquirenti spiegano che “in Nigeria si sarebbe radicato un ampio sodalizio criminale, poi diffuso in diversi stati europei ed extraeuropei. Un nigeriano – ospite del Cara di Mineo – ha denunciato aggressioni e una rapina subita da parte di suoi connazionali ospiti della struttura. Gli investigatori sono riusciti a registrare un rituale di affiliazione e intercettato un episodio di violenza sessuale di gruppo ai danni di una nigeriana ospite del Cara.

Il centro di Mineo era il luogo preferito dei pusher nigeriani che spacciavano a Catania, Caltagirone e Caltanissetta. Al vertice della consorteria ci sarebbe stato William Ihugba, 31 anni, tra i fermati; il gruppo operante a Catania e provincia sarebbe stato guidato da Kingrney Ewiarion, 22 anni, anch’egli fermato. Tra gli altri indagati emerge la figura di Anthony Leonard Izedonmi, 28 anni, fermato in provincia di Bergamo, punto di collegamento con le altre cellule della confraternita in Italia.

Altri arresti :Michael Osokai, di 33 anni; Sunday Aghaulor, di 21; Stanley Williams, di 19; Famous Williams, di 23; Micheal Okorie, di 37; Monday Emmanuel, di 23, arrestato ad Augusta (Siracusa); Sundaj Aghie, di 28; Chukwuemera Ozoemena, di 27; Samuel Oniovosa, di 22; Fedelix Okowe, di 29. Le donne arrestate sono Beauty Eric e Juliet Benjamin, entrambe di 27 anni, e Osato Iyekekpolor, di 26.

Sulla vicenda il Ministro dell’Interno comunica che tra breve tempo la Cara di Mineo sarà chiuso perchè una struttura così grande è un’attrazione per la malavita”

Cupola siciliana “rigenerata”: disco rosso della Magistratura palermitana antimafia

 

Blitz dopo il racconto dei pentiti: arrestati il nipote di Greco e il figlio di Lo Piccolo

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Leandro Greco all’uscita dalla Caserma Carini

I magistrati palermitani riescono a scoprire nuovi boss della Cupola rigenerata: sono Calogero  Lo Piccolo e Leandro Greco.

La dda di Palermo ha emesso un decreto di fermo nei confronti di sette persone nell’ambito delle indagini sulla ricostituita Commissione. L’inchiesta aveva determinato il fermo di 47 soggetti malavitosi pronti a creare la nuova Cupola siciliana

Il capo della Dda di Palermo Francesco Lo Voi, l’aggiunto Salvatore De Luca e i pm Roberto Tartaglia e Amelia Luise, hanno adesso identificato altri due elementi di spicco della cupola: Leandro Greco è nipote dello storico capomafia di Ciaculli, Michele Greco; Calogero Lo Piccolo è il figlio del boss di San Lorenzo Salvatore Lo Piccolo. Entrambi partecipavano alle riunioni della nuova Commissione provinciale.

MICHELE GRECO NELLA CUPOLA PALERMITANA

Leandro Greco, detto Michele, 28 anni, è invece incensurato. Nipote di Michele Greco (ecco perchè viene detto “Michele”), il ‘papa’ di Cosa Nostra, è il boss di Ciaculli, dove ha di nuovo la sede il mandamento che comprende anche Brancaccio. Il suo nome era venuto fuori nel 2013 in un colloquio in carcere fra i fratelli Giovanni e Giuseppe Di Giacomo, il primo killer di Porta Nuova condannato all’ergastolo, mentre il secondo fu ucciso nel 2014.

LA MAFIA DETTA REGOLE ANCHE NELLE COSE PIU’ BANALI

Importanti  le testimonianze dei nuovi collaboratori di giusitiza Francesco Colletti e di Filippo Bisconti. Colletti, capomafia di Villabate fermato il 4 dicembre dai carabinieri con l’accusa di far parte della nuova commissione di Cosa nostra, è un collaboratore a pieno regime con soddisfazione dei pubblici ministeri che conducono l’inchiesta antimafia…

INTERCETTAZIONI…

Colletti, ai vertici della nuova Commissione, venne intercettato mentre parlava in auto col suo autista Filippo Cusimano. “Si è fatta comunque una bella cosa.. per me è una bella cosa questa.. molto seria… molto…con bella gente.. bella! grande! gente di paese..vecchia gente di ovunque”, disse confermando i sospetti degli inquirenti sulla restaurazione dell’organo direttivo.

VIDEO DEGLI ARRESTATI

Nel blitz di oggi fermato anche Giovanni Sirchia, affiliato alla famiglia mafiosa di Passo di Rigano, e accusato di aver partecipato alla ricostituzione dell’organo direttivo di Cosa nostra occupandosi della consegna ai boss delle convocazioni per i summit

Rivelazione di segreti d’ufficio della Riscossione: indagate sei persone, anche funzionari infedeli

 

Riscossione, favori agli amici degli amici«Pagavano 50 euro per ogni favore»

 

La Procura di Catania ha rinviato a giudizio per rivelazione di segreti d’ufficio  sei persone indagate a vario titolo di concorso in corruzione continuata, accesso abusivo ad un sistema informatico . I sei sono destinatari di un provvedimento cautelare emesso dal gip del Tribunale di Catania. L’inchiesta, denominata Gancio, è stata condotta dal Nucleo della Guardia di finanza di Catania

Hanno ricevuto il provvedimento degli arresti domiciliari  l’avvocato Sergio Rizzo, 75 anni, ex dirigente in pensione della Serit, il figlio Settimo Daniele Rizzo di 44 anni, Claudio Bizzini, 66 anni, ex dipendente di Riscossione Sicilia anche lui pensionato. Sospesi dal servizio invece tre funzionari di Riscossione Sicilia. Si tratta di Rosario Malizia, 54 anni, addetto al settore contabilità versamenti e rendicontazione a Messina, Giovanni Musmeci, 62 anni, responsabilie delle procedure esecutive a Catania e Matilde Giordanella di 57 anni, addetta al settore notifiche a Catania.

Secondo gli inquirenti l’avvocato Sergio Rizzo era la mente dell’associazione che aveva mantenuto i rapporti all’interno dell’ufficio  E i dipendenti infedeli ottenevano 50 euro per ogni accesso indebito al sistema per dare l’informazione fiscale debitoria di ogni contribuente, specie per le persone titolari delle cartelle esattoriali. Si è scoperto che l’avvocato Rizzo “ringraziava” i dipendenti infedeli anche con altre regalie, come la forniture dell’impianto di climatizzazione per il B&B avviato da un familiare di Rosario Malizia e altri favori di non poco conto

Non pagano il consumo ed aggrediscono il titolare di un bar a Barcellona P.Di Gotto.: tutti arrestati

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Nella foto d’archivio, il Tribunale di Barcellona Pozzo di Gotto

BARCELLONA POZZO DI GOTTO (MESSINA)

Un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip nei confronti di 4 persone G.S., 28 anni, B.C., 33 anni, C.G.F., 35 anni, B.A., 20 anni.è  stata notificata stamane dai Carabinieri del nucleo di Barcellona Pozzo di Gotto (Messina) I primi tre sono stati condotti in carcere, il quarto ai domiciliari. Altre due persone sono indagate.

Sono tutti  accusati di di estorsione aggravata ai danni del titolare di un esercizio commerciale e altri reati connessi alla violenza usata. L’aggressione nei confronti del  titolare di un’attività commerciale ubicata nella zona della «ex Pescheria», luogo di ritrovo serale dei giovani barcellonesi, ha fatto scattare le indagini: il titolare alla richiesta del  pagamento delle bevande consumate da sei avventori  è stato  aggredito con schiaffi al volto….

 Con i riscontri dei sistemi di video sorveglianza, le individuazioni fotografiche,e le testimonianze acquisite gli investigatori hanno provato che gli arrestati, anche alla presenza di altre persone avessero aggredito il titolare del locale serale, che aveva chiesto alla comitiva il pagamento di circa 60 Euro.
. Alla fine del pestaggio gli aggressori si sono persino scattati una  foto «selfie» di gruppo. Nel corso di una perquisizione disposta dalla Procura , a casa di uno dei due indagati sono state trovate 74 munizioni di diverso calibro e l’uomo è stato denunciato anche per detenzione illegale di munizioni. 

MAFIA: SEMPRE PIU’ VICINI AL “CAPO DEI CAPI “MATTEO MESSINA DENARO

  Si cerca a Castelvetrano e Mazara, arrestato un boss e altri

È caccia agli amici del superboss  di Matteo Messina Denaro.Le forze dell’ordine sono  sul punto di mettergli ormai le mani addosso. Dovunque i fiancheggiatori vengono individuati, schedati e seguiti.Si vuole arrivare al depotenziamento dei circuiti di riferimento e il controllo delle somme di denaro che gravitano attaorno al superboss.  I carabinieri del Ros e del comando provinciale di Trapani hanno controllato i comuni di Castelvetrano, Mazara del Vallo, Campobello di Mazara e Custonaci con numerose le perquisizioni in abitazioni, proprietà rurali ed esercizi commerciali di proprietà di 25 indagati, ritenuti fiancheggiatori e favoreggiatori della latitanza del boss.

Arresti: Matteo Tamburello,  figlio di Salvatore, il capo del mandamento morto l’anno scorso. Tamburello è indiziato dalla Procura Distrettuale Antimafia di Palermo, ritenuto esponente di spicco della famiglia di cosa nostra di Mazara del Vallo, indagato per associazione mafiosa, trasferimento fraudolento di valori e violazione degli obblighi inerenti la sorveglianza speciale.

INTERCETTAZIONI TELEFONICHE

Sotto la lente di ingrandimento dei magistrati ci sono  i mandamenti mafiosi di Mazara del Vallo e di Castelvetrano. In questi centri sono state documentate conversazioni di Matteo Tamburello con persone riconducibili al reggente del mandamento di Castelvetrano, Gaspare Como, cognato del latitante Matteo Messina Denaro, arrestato sempre dal Ros lo scorso aprile nell’ambito della indagine Anno Zero.

Ricostruite le fasi riorganizzative degli assetti di vertice, fornendo elementi sulla sua collocazione baricentrica nelle relazioni criminali nella Sicilia occidentale.

Nell’ambito  delle indagini del Ros finalizzate alla cattura di Matteo Messina Denaro nel novembre del 2015, è stata avviata un’attività investigativa sul mandamento di Mazara del Vallo, storica roccaforte ed influente realtà di cosa nostra trapanese.

” Matteo Tamburello È figlio del boss Salvatore, morto nell’agosto del 2017. Era stato scarcerato nel novembre del 2015 dopo aver scontato la pena per aver diretto, in qualità di reggente, la famiglia mazarese di cosa nostra. Dopo la scarcerazione è stato sottoposto alla misura di prevenzione della sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno a Mazara del Vallo e ha lavorato in una cava di calcarenite.

Secondo gli inquirenti Matteo Tamburello oltre ad occuparsi delle attività della cava sarebbe stato di fatto socio occulto dell’attività imprenditoriale che era stata avviata solo grazie a somme di denaro reperite presso terzi esclusivamente in virtù della sua autorevolezza mafiosa”.

 

 

 La reggenza tuttavia, era stata affidata a  Dario Messina, personaggio con il quale Tamburello avrebbe avuto comunque contatti riservati.

Matteo Tamburello avrebbe avuto rapporti con Vito Gondola, ex reggente del mandamento mafioso mazarese morto a luglio del 2017, con Antonino Cuttone, storico affiliato alla famiglia mazarese e consigliere economico di Mariano Agate, Raffaele Urso, arrestato nell’operazione Anno zero poiché ritenuto al vertice della famiglia mafiosa di Campobello di Mazara, e Dario Messina che lo incontrava dopo essersi visto poco prima con Gaspare Como, cognato di Matteo Messina Denaro e all’epoca reggente del mandamento di Castelvetrano.

Altri elementi contro Tamburello sono emersi dalle indagini svolte sul conto di Fabrizio Vinci, imprenditore ritenuto affiliato alla famiglia di cosa nostra di Mazara del Vallo, arrestato a maggio del 2017 dal Ros nell’ambito della indagine Visir, poiché responsabile di partecipazione ad associazione mafiosa. Sarebbe emerso che Vinci aveva sostenuto economicamente Matteo Tumbarello quando era detenuto, acquistando da lui un bene strumentale a prezzo fortemente maggiorato.

Gli investigatori inoltre mettono in luce il legame forte tra i due esponenti . Sono stati documentati diversi incontri tra Tamburello e Vinci all’interno della cava di calcarenite di fatto riconducibile allo stesso Tamburello. Quando, il 10 maggio 2017 Vinci fu arrestato, Matteo Tamburello si sarebbe interessato immediatamente perché venisse fornito adeguato sostentamento alla famiglia dell’affiliato.

 

 

MAXBLITZ CONTRO LA ‘INDRANGHETA: 90 ARRESTI, INDAGINI DELLA DIREZIONE ANTIMAFIA

 

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Un max blitz  contro la ‘ndrangheta e le sue ramificazioni all’estero è in corso in queste ore da parte di Polizia e Guardia di finanza. Sono 90 le misure cautelari che le forze di polizia stanno eseguendo in Italia e – in collaborazione con le autorità di quei paesi – in Germania, Olanda, Belgio e in alcuni paesi del Sud America. L’indagine è  coordinata dalla Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo e riguarda diversi importanti esponenti di famiglie storiche della ‘ndrangheta operante nella Locride.

Tutti sono accusati, a vario titolo, di gravi delitti fra i quali associazione dedita al traffico internazionale di sostanze stupefacenti, associazione mafiosa, riciclaggio, fittizia intestazione di beni ed altri reati, aggravati dalle modalità mafiose.

”L’operazione -si sottolinea in una nota- è frutto di anni di intenso lavoro investigativo svolto nell’ambito di una Squadra Investigativa Comune (Joint Investigation Team) costituita presso Eurojust tra Magistratura e Forze di Polizia di Italia, Paesi Bassi e Germania cui hanno aderito, per l’Italia la Procura Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria e Reparti della Polizia di Stato e della Guardia di Finanza”.

Max blitz antimafia a Palermo, 46 persone fermate, arrestato il superboss Settimo Mineo

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46 persone sono state arrestate stamattina dai Carabinieri del Comando provinciale di Palermo nel corso di un maxblitz antimafia coordinato dalla Direzione distrettuale di Palermo..    I reati contestati vanno dall’associazione  per delinquere di tipo mafioso, estorsioni consumate e tentate, con l’aggravante di avere favorito l’associazione mafiosa, fittizia intestazione di beni aggravata, porto abusivo di armi comuni da sparo, danneggiamento a mezzo incendio, concorso esterno in associazione mafiosa.

Altra novità: arrestato il “nuovo  capo della Commissione provinciale, Settimo Mineo, capo del mandamento di Pagliarelli”.     Altri sviluppi successivamente nel corso della giornata o domani.

STOP ALLA MAFIA DELLA DROGA: 14 ARRESTI -FINORA- TRA LA SICILIA E LA CALABRIA

 

LE INDAGINI DELLA SQUADRA MOBILE DI PALERMO: SCOPERTA ANCHE UNA PIANTAGIONE DI DROGA

Un altro Stop della Polizia di Stato ai “venditori di  morte” E’ in corso una vasta operazione antidroga  c he ha condotto finora a quattordici  misure cautelari emesse dal gip del tribunale di Palermo eseguite dagli agenti della squadra mobile di Palermo, coadiuvati dai colleghi delle omologhe articolazioni investigative delle questure di Agrigento, Reggio Calabria e Siracusa.

L’indagine, coordinata dalla Procura della Repubblica di Palermo –Direzione Distrettuale Antimafia, ha fatto luce su un giro di cocaina che dalla Calabria, dopo essere stata acquistata dai palermitani, tramite pusher veniva smistata anche in provincia di Agrigento, arrivando addirittura all’isola di Lampedusa.

Gli investigatori hanno scoperto  l’attività dei  corrieri, di professione commercianti ambulanti, pusher di fatto che, per la loro professione ufficiale, raggiungevano i mercati rionali e riuscivano a smerciare la droga coperti dal “posto di lavoro ufficiale”

Nel corso delle indagini è emerso che, pur provenendo la maggior parte della droga  dalla Calabria, la Mafia della droga avesse creato fonti  alternative di approvvigionamento locali, la piantagione indoor di marijuana scoperta e sequestrata- lo scorso anno – in territorio di Villafrati 

 

Catania, arrestate 5 persone tra cui l’imprenditore Morosoli e , ai domiciliari, il sindaco di Bronte G.Calanna

     CORRUZIONE E TURBATIVA DI GARA

CATANIA –

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La Guardia di Finanza ha posto agli Arresti domiciliari cinque cinque persone nell’ambito di un’inchiesta della Procura di Catania sulla «gestione monopolistica delle escursioni sull’Etna». Le indagini sono state condotte dalla Guardia di Finanza di Catania. Figurano elementi di spicco come  l’imprenditore Francesco Augusto Russo Morosoli, di 41 anni, e il dirigente dell’area tecnica del Comune di Linguaglossa, Francesco Barone, di 65 anni, indagati per turbata libertà degli incanti e corruzione.

La turbativa di  gara riguarda  «l’affidamento del servizio di trasporti a fini turistici sul versante Nord dell’Etna, con pista rotabile di Piano Provenzana, dal 2016 al 2018» e per «l’affidamento in concessione di un immobile del Comune a Monte Conca nel 2018». Morosoli è anche indagato per «estorsione ai dipendenti dell’emittente Ultima Tv», di cui è editore e per evasione fiscale.

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Nei guai anche il primo cittadino di Bronte.    Graziano Calanna, di 47 anni, ( nella foto sopra) è agli arresti domiciliari per istigazione alla corruzione per la gara sulla manutenzione dell’acquedotto comunale e lo sfruttamento dell’energia elettrica prodotta. Si attendo ulteriori sviluppi dell’indagine delle Fiamme gialle.

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