Olimpiadi, Papa Francesco:” Lo sport e’ capace di unire persone di cultura diverse…”

Papa Francesco

 

 

Papa Francesco in occasione dell’Angelus domenicale a Piazza San Pietro ha invitato  a ricercare la pace nei vari conflitti

 

Questa settimana inizieranno i Giochi Olimpici di Parigi che saranno seguiti dai Giochi Paralimpici. Lo sport ha anche una grande forza sociale, è capace di unire pacificamente persone di culture diverse. Auspico che questo evento possa essere segno del mondo inclusivo che vogliamo costruire e che gli atleti con la loro testimonianza sportiva siano messaggeri di pace a validi modelli per i giovani e in particolare secondo l’antica tradizione le Olimpiadi siano occasione per stabilire una tregua nelle guerre, dimostrando una sincera volontà di pace”.

 “Preghiamo per la pace, ha aggiunto il Pontefice. Non dimentichiamo la martoriata Ucraina, la Palestina Israele, il Myanmar e i tanti altri paesi che sono in guerra. Non dimentichiamo che la guerra è una sconfitta” ha concluso il Santo Padre.

Papa Francesco: “Oggi ricorre la Giornata mondiale dell’acqua, dalla nostra capacità di condividere l’ uso dell’acqua ,dipende il futuro dell’umanità”

 

Ecco l'Angelus integrale di papa Francesco di oggi

 

Cari fratelli e sorelle,

in questa Quinta Domenica di Quaresima, l’evangelista Giovanni attira la nostra attenzione con un particolare curioso: alcuni “greci”, di religione ebraica, venuti a Gerusalemme per la festa di Pasqua, si rivolgono all’apostolo Filippo e gli dicono: «Vogliamo vedere Gesù» (Gv 12,21). Nella città santa, dove Gesù si è recato per l’ultima volta, c’è molta gente. Ci sono i piccoli e i semplici, che hanno accolto festosamente il profeta di Nazaret riconoscendo in Lui l’Inviato del Signore. Ci sono i sommi sacerdoti e i capi del popolo, che lo vogliono eliminare perché lo considerano eretico e pericoloso. Ci sono anche persone, come quei “greci”, che sono curiose di vederlo e saperne di più sulla sua persona e sulle opere da Lui compiute, l’ultima delle quali – la risurrezione di Lazzaro – ha fatto molto scalpore.

«Vogliamo vedere Gesù»: queste parole, come tante altre nei Vangeli, vanno al di là dell’episodio particolare ed esprimono qualcosa di universale; rivelano un desiderio che attraversa le epoche e le culture, un desiderio presente nel cuore di tante persone che hanno sentito parlare di Cristo, ma non lo hanno ancora incontrato. “Io desidero vedere Gesù”, così sente il cuore di questa Gente.

Rispondendo indirettamente, in modo profetico, a quella richiesta di poterlo vedere, Gesù pronuncia una profezia che svela la sua identità e indica il cammino per conoscerlo veramente: «E’ giunta l’ora che il figlio dell’uomo sia glorificato» (Gv 12,23). È l’ora della Croce! È l’ora della sconfitta di Satana, principe del male, e del trionfo definitivo dell’amore misericordioso di Dio. Cristo dichiara che sarà «innalzato da terra» (v. 32), un’espressione dal doppio significato: “innalzato” perché crocifisso, e “innalzato” perché esaltato dal Padre nella Risurrezione, per attirare tutti a sé e riconciliare gli uomini con Dio e tra di loro. L’ora della Croce, la più buia della storia, è anche la sorgente della salvezza per quanti credono in Lui.

Proseguendo nella profezia sulla sua Pasqua ormai imminente, Gesù usa un’immagine semplice e suggestiva, quella del “chicco di grano” che, caduto in terra, muore per portare frutto (cfr v. 24). In questa immagine troviamo un altro aspetto della Croce di Cristo: quello della fecondità. La croce di Cristo è feconda. La morte di Gesù, infatti, è una fonte inesauribile di vita nuova, perché porta in sé la forza rigeneratrice dell’amore di Dio. Immersi in questo amore per il Battesimo, i cristiani possono diventare “chicchi di grano” e portare molto frutto se, come Gesù, “perdono la propria vita” per amore di Dio e dei fratelli (cfr v. 25).

Per questo, a coloro che anche oggi “vogliono vedere Gesù”, a quanti sono alla ricerca del volto di Dio; a chi ha ricevuto una catechesi da piccolo e poi non l’ha più approfondita e forse ha perso la fede; a tanti che non hanno ancora incontrato Gesù personalmente…; a tutte queste persone possiamo offrire tre cose: il Vangeloil crocifisso e la testimonianza della nostra fede, povera, ma sincera. Il Vangelo: lì possiamo incontrare Gesù, ascoltarlo, conoscerlo. Il crocifisso: segno dell’amore di Gesù che ha dato sé stesso per noi. E poi una fede che si traduce in gesti semplici di carità fraterna. Ma principalmente nella coerenza di vita tra quello che diciamo e quello che viviamo, coerenza tra la nostra fede e la nostra vita, tra le nostre parole e le nostre azioni. Vangelo, crocifisso, testimonianza. Che la Madonna ci aiuti a portare queste tre cose.

Dopo l’Angelus:

Cari fratelli e sorelle,

nonostante il brutto tempo siete venuti in tanti, complimenti. Siete stati molto coraggiosi, anche i maratoneti sono coraggiosi, li saluto con affetto. Ieri sono stato a Napoli, voglio ringraziare per la calorosa accoglienza tutti i napoletani, tanto bravi. Grazie tante!

Oggi ricorre la Giornata Mondiale dell’Acqua, promossa dalle Nazioni Unite. L’acqua è l’elemento più essenziale per la vita, e dalla nostra capacità di custodirlo e di condividerlo dipende il futuro dell’umanità. Incoraggio pertanto la Comunità internazionale a vigilare affinché le acque del pianeta siano adeguatamente protette e nessuno sia escluso o discriminato nell’uso di questo bene, che è un bene comune per eccellenza. Con san Francesco d’Assisi diciamo: «Laudato si’, mi’ Signore, per sora aqua,/la quale è molto utile et humile et pretiosa et casta» (Cantico di frate Sole).

Saluto tutti i pellegrini presenti, in particolare il Coro del “Conservatorio Profesional de Música” di Orihuela (Spagna), i giovani del Collège Saint-Jean de Passy di Parigi, i fedeli dell’Ungheria, e i gruppi musicali del Canton Ticino (Svizzera). Saluto l’Ordine Francescano Secolare di Cremona, l’UNITALSI della Lombardia, il gruppo intitolato al Vescovo martire Oscar Romero, che sarà presto proclamato Beato; come pure i fedeli di Fiumicino, i Bambini della Prima Comunione di Sambuceto, i ragazzi di Ravenna, di Milano e di Firenze che hanno ricevuto da poco la Cresima o stanno per riceverla.

Ed ora ripeteremo un gesto già compiuto l’anno scorso: secondo l’antica tradizione della Chiesa, durante la Quaresima si consegna il Vangelo a coloro che si preparano al Battesimo; così io oggi offro a voi che siete in Piazza un regalo, un Vangelo tascabile. Vi sarà distribuito gratuitamente da alcune persone senza fissa dimora che vivono a Roma. Anche in questo vediamo un gesto molto bello, che piace a Gesù: i più bisognosi sono coloro che ci regalano la parola di Dio. Prendetelo e portatelo con voi, per leggerlo spesso, ogni giorno portarlo nella borsa, in tasca e leggerne spesso un passo ogni giorno. La Parola di Dio è luce per il nostro cammino! Vi farà bene fatelo!

Auguro a tutti una buona domenica. Per favore, non dimenticatevi di pregare per me. Buon pranzo e arrivederci!

Papa Francesco: “La Salute è un bene prezioso, bisogna mantenerlo”

Papa Francesco è ancora ricoverato per l’intervento subito una settimana fa. Al balcone vuol diffondere l’Angelus come promesso, è accompagnato da una ragazza e da alcuni bambini malati.

Francesco vuol ingraziare quanti gli hanno mandato gli auguri in questi giorni: “Vi ringrazio tutti: ho sentito molto la vostra vicinanza e il sostegno delle vostre preghiere. Grazie di cuore! Nel Vangelo di oggi, l’evangelista Marco racconta la sollecitudine dei discepoli, inviati da Gesù, nei confronti dei malati: li ungevano con l’olio e li guarivano. L’olio è immagine del sacramento dell’Unzione dei malati, afferma il Papa, ma l’olio è anche “l’ascolto, la vicinanza, la premura, la tenerezza di chi si prende cura della persona malata” lenendo così il suo dolore.

Tutti noi, tutti abbiamo bisogno prima o poi di questa “unzione” della vicinanza e della tenerezza, e tutti possiamo donarla a qualcun altro, con una visita, una telefonata, una mano tesa a chi ha bisogno di aiuto. Ricordiamo che, nel protocollo del Giudizio Finale, una delle cose che ci domanderanno sarà la vicinanza agli ammalati.

Un servizio sanitario accessibile a tutti

Il Papa afferma: In questi giorni di ricovero in ospedale, ho sperimentato ancora una volta quanto sia importante un buon servizio sanitario, accessibile a tutti, come c’è in Italia e in altri Paesi. Un servizio sanitario gratuito che assicuri un buon servizio accessibile a tutti. Non bisogna perdere questo bene prezioso. Bisogna mantenerlo! E per questo occorre impegnarsi tutti, perché serve a tutti e chiede il contributo di tutti. Anche nella Chiesa succede a volte che qualche istituzione sanitaria, per una non buona gestione, non va bene economicamente, e il primo pensiero che ci viene è venderla. Ma la tua vocazione è in Chiesa: non è avere dei quattrini, è fare il servizio, e il servizio sempre è gratuito. Non dimenticatevi: salvare le istituzioni gratuite.

PERCHE’ I BAMBINI SOFFRONO?  NESSUNO SIA LASCIATO SOLO

Il pensiero grato di Papa Francesco e un incoraggiamento va poi ai medici e a tutti gli operatori sanitari e al personale di questo ospedale e di altri che “lavorano tanto”. E ai malati che affida a Maria, Salute degli infermi, ponendo una domanda importante:

Qui ci sono alcuni amici bambini malati, perché soffrono i bambini? Perché soffrono i bambini è una domanda che tocca il cuore: accompagnarli con la preghiera e pregare per tutti i malati, specialmente per quelli in condizioni più difficili: nessuno sia lasciato solo, ognuno possa ricevere l’unzione dell’ascolto, della vicinanza, della tenerezza, e della cura.

Al termine della recita dell’Angelus, Francesco ha rivolto un appello per la situazione ad Haiti auspicando che nel Paese vengano deposte le armi e si scelga di vivere insieme fraternamente. Ha ricordato poi che oggi in Italia, per iniziativa della Conferenza episcopale, si celebra la Domenica del Mare, dedicata in modo particolare ai marittimi, assicurando per loro la sua preghiera e raccomandando di curare la salute del mare: “niente plastica in mare!”

 

PAPA FRANCESCO: “NEI MOMENTI DI CRISI,OCCORRE AVERE FIDUCIA IN DIO CHE CONDUCE LA STORIA DELL’UOMO “

 

 

2021.06.06 Angelus

ROMA

Fiducia in Dio, non lasciarsi andare alla crisi della fede.Affacciandosi su Piazza San Pietro, Francesco inizia la sua riflessione a partire dalle due Parabole del Vangelo di questa domenica. Gesù, che parlava con immagini della vita quotidiana, paragona il Regno di Dio, “la sua presenza che abita il cuore delle cose e del mondo”, al granello di senape, cioè al seme più piccolo che ci sia: eppure, gettato in terra, esso cresce fino a diventare un albero rigoglioso, che dà ristoro a tutti. Questo è il modo in cui Dio agisce, spiega il Papa. A volte, però, nota, “il frastuono del mondo” e le tante attività quotidiane impediscono di scorgere in quale modo il Signore conduce la storia.

Anche il seme delle nostre opere buone può sembrare poca cosa; eppure, tutto ciò che è buono, appartiene a Dio e dunque umilmente, lentamente porta frutto. Il bene – ricordiamolo – cresce sempre in modo umile, in modo nascosto, spesso invisibile.

 

È questa la nostra fiducia, è questo che ci dà forza per andare avanti ogni giorno con pazienza, seminando il bene che porterà frutto. Quant’è importante questo atteggiamento anche per uscire bene dalla pandemia! Coltivare la fiducia di essere nelle mani di Dio e al tempo stesso impegnarci tutti per ricostruire e ricominciare, con pazienza e costanza.

Il Papa avverte che “anche nella Chiesa può serpeggiare la sfiducia, soprattutto – dice – quando assistiamo alla crisi della fede e al fallimento di vari progetti e iniziative”.

Ma non dimentichiamo mai che i risultati della semina non dipendono solo  dalle nostre capacità: dipendono dall’azione di Dio. A noi sta seminare, e seminare con amore, con impegno, e con pazienza. Ma la forza del seme è divina.

Quindi, anche le cose di ogni giorno, “quelle che a volte sembrano tutte uguali e che portiamo avanti con distrazione o fatica, sono abitate dalla presenza nascosta di Dio, cioè hanno un significato”. Servono, rimarca, “occhi attenti”, per saper “cercare e trovare Dio in tutte le cose”, come amava dire Sant’Ignazio di Loyola. E, riprendendo l’altra parabola odierna, quella del contadino che getta il seme e non si rende conto di come porti frutto, perché cresce spontaneamente, sottolinea che “con Dio anche nei terreni più aridi c’è sempre speranza di germogli nuovi”.

Papa Francesco: “Chiedere il perdono a Dio significa trovare la vera gioia della vita”

Nella quarta domenica di Quaresima, la domenica “Laetare”, all’Angelus il Papa ricorda che la scelta di Dio fa venire alla luce e “compiere opere buone”. Nel tempo di preparazione alla Pasqua sottolinea l’importanza di chiedere il perdono per trovare “la vera gioia”

E’ la Domenica della gioia in cui la Liturgia invita a rallegrarsi. Francesco lo ricorda anche all’Angelus precisando il motivo della letizia del cristiano, un motivo radicato proprio nel Vangelo di Giovanni che ci viene proposto oggi (Gv 3, 16).

L’amore di Dio ha trovato il vertice nel dono del Figlio all’umanità debole e peccatrice.

Il Papa riprende il dialogo notturno tra Gesù e Nicodemo, che attendeva il Messia “indentificandolo in un uomo forte che avrebbe giudicato il mondo con potenza”.

Gesù mette in crisi questa aspettativa presentandosi sotto tre aspetti: quello del Figlio dell’uomo esaltato sulla croce; quello del Figlio di Dio mandato nel mondo per la salvezza; e quello della luce che distingue chi segue la verità da chi segue la menzogna.

 

Citando il brano in cui si racconta del serpente di bronzo innalzato da Mosè nel deserto – guardando il quale chi veniva morso guariva – il Papa spiega come, analogamente, Gesù, Figlio dell’uomo, opera la guarigione:

Gesù è stato innalzato sulla croce e chi crede in Lui viene sanato dal peccato e vive.

L’opera di salvezza di Dio per l’umanità ha nella donazione del Figlio suo la sua più alta espressione:

Dio Padre ama gli uomini al punto da “dare” il suo Figlio: lo ha dato nell’Incarnazione e lo ha dato nel consegnarlo alla morte. Lo scopo del dono di Dio è la vita eterna degli uomini: Dio infatti manda il suo Figlio nel mondo non per condannarlo, ma perché il mondo possa salvarsi per mezzo di Gesù. La missione di Gesù è missione di salvezza, per tutti.

“Luce” è il terzo nome che Gesù si attribuisce, luce venuta nel mondo che comporta una scelta da parte dell’uomo. La scelta, indica Francesco, è tra l’intraprendere la via della luce oppure quella contraria, delle tenebre.

Chi sceglie le tenebre va incontro a un giudizio di condanna, chi sceglie la luce avrà un giudizio di salvezza. Il giudizio sempre è la conseguenza della scelta libera di ciascuno: chi pratica il male cerca le tenebre, il male sempre si nasconde, si copre. Chi fa la verità cioè pratica il bene viene alla luce, illumina i cammini della vita. Chi cammina nella luce, chi si avvicina alla luce, non può fare altro che buone opere. 

Papa Francesco invita ad aprire i cuori all’amore infinito di Dio, “alla sua misericordia piena di tenerezza e di bontà”.

Non dimenticatevi che Dio perdona sempre, sempre se noi, con umiltà, chiediamo il perdono. Soltanto chiedere il perdono, e Lui perdona. Così troveremo la vera gioia e potremo rallegrarci del perdono di Dio che rigenera e dà vita.

 

Papa Francesco: “Più Gesù è vicino a noi, più siamo nella gioia; più Lui è lontano, più siamo nella tristezza

Il paradosso di Papa Francesco | Il Foglio

ROMA – Papa Francesco ricorda all’Angelus di oggi . “Il tempo scorre inesorabile, si dice, ma durante l’Avvento – per chi crede – si fa gioioso, poichè “il Signore è vicino” come afferma San Paolo. E l’attesa, “un po’ come quando aspettiamo la visita di una persona che amiamo molto” si tramuta in gioia. 

Questa dimensione della gioia emerge specialmente oggi, la terza domenica, che si apre con l’esortazione di San Paolo «Rallegratevi sempre nel Signore». Rallegratevi, la gioia cristiana. E quale è il motivo ? Che «il Signore è vicino». Più il Signore è vicino a noi, più siamo nella gioia; più Lui è lontano, più siamo nella tristezza. Questa è una regola per i cristiani. Cristo ti ama e tu non hai gioia? Pensiamo: io ho gioia perchè il Signore mi ama?

Il Battista e’ il primo testimone di Gesù

Commentando il Vangelo odierno, il Papa si sofferma su Giovanni il Battista, il “personaggio biblico che – eccettuando la Madonna e San Giuseppe – per primo e maggiormente ha vissuto l’attesa del Messia e la gioia di vederlo arrivare”a:

Il Battista è il primo testimone di Gesù, con la parola e con il dono della vita. Tutti i Vangeli concordano nel mostrare come lui abbia realizzato la sua missione indicando Gesù come il Cristo. 

Uomo di fama, prosegue il Pontefice, “un leader nel suo tempo”, conosciuto in tutta la Giudea e oltre ma che “nemmeno per un istante cedette alla tentazione di attirare l’attenzione su di sé”. “Sempre il Signore al centro, come la Madonna”.

Ed è attraverso l’esempio del Battista che Francesco indica la prima condizione della gioia cristiana: 

Decentrarsi da sé e mettere al centro GesùQuesta non è alienazione, perché Gesù è effettivamente il centro, è la luce che dà senso pieno alla vita di ogni uomo e donna che viene a questo mondo. È lo stesso dinamismo dell’amore, che mi porta a uscire da me stesso non per perdermi, ma per ritrovarmi mentre mi dono, mentre cerco il bene dell’altro.

Ma c’è un ma e Francesco lo chiarisce senza fraintendimenti. Per arrivare a testimoniare Gesù, Giovanni ha affrontato “un lungo cammino” costellato di scelte radicali e rinunce. Mettere al centro Cristo e andare verso la vera gioia “non è una passeggiata”:

Ha lasciato tutto, fin da giovane, per mettere al primo posto Dio, per ascoltare con tutto il cuore e tutte le forze la sua Parola. 

Il Battista, ha lasciato tutto per mettere al primo posto Dio

Per quanto alcuni tratti della personalità di Giovanni siano unici, “irripetibili, non proponibili a tutti”, la sua testimonianza, spiega  il Pontefice, “è paradigmatica per chiunque voglia cercare il senso della propria vita e trovare la vera gioia:

In particolare, il Battista è modello per quanti nella Chiesa sono chiamati ad annunciare Cristo agli altri: possono farlo solo nel distacco da sé stessi e dalla mondanità, non attirando le persone a sé ma orientandole a Gesù”. La gioia è questo, e la gioia deve essere la caratteristica della nostra fede, anche nei giorni bui. Sapere che il Signore è con me. Il Signore, il Signore è al centro”. Chiediamoci: sono sempre come quelli tristi che sembrano di essere in una veglia funebre?

E se il Battista orientava a Colui che doveva venire, diventando oggi modello per chi nella Chiesa annuncia il Cristo, c’è una figura che attraversa i tempi e nella quale Dio “si è fatto vicino” trasformandola nella “Causa della nostra letizia”. E’ la Vergine Maria, immagine con la quale il Papa conclude la catechesi della terza domenica di Avvento, giorno in cui quest’anno cadeil 51mo anniversario della sua ordinazione sacerdotale.

 

La Benedizione dei Bambinelli

Dopo la preghiera mariana, Papa Francesco ha salutato romani e pellegrini e in modo speciale il gruppo venuto in rappresentanza delle famiglie e dei bambini di Roma in occasione della tradizione benedizione dei Bambinelli del presepe in questa terza domenica di Avvento. Il Papa ha ricordato che si tratta di un appuntamento organizzato dal Centro Oratori Romani e ha sottolineato che in Piazza San Pietro quest’anno però si sono potuti radunare in pochi per via delle misure anti-pandemia.

 

 

Papa Francesco: “trovate la forza per rifiutare le comodità, il piacere,il benessere, le ricchezze”

1607252634817.JPG

 

Papa Francesco si sofferma oggi sulla  “conversione”, il rifiuto del peccato e della mondanità e insieme la disponibilità a cambiare vita e ad aprirsi “alla bellezza, alla bontà, alla tenerezza di Dio”. La conversione scandisce il cammino di Avvento, plasmato sulla vicenda di Giovanni Battista, “uomo austero, che rinuncia al superfluo e ricerca l’essenziale”, al centro del Vangelo di oggi. (

La conversione comporta il dolore per i peccati commessi, il desiderio di liberarsene, il proposito di escluderli per sempre dalla propria vita. Per escludere il peccato, bisogna rifiutare anche tutto ciò che è legato ad esso, le cose che sono legate al peccato e cioè bisogna rifiutare: la mentalità mondana, la stima eccessiva delle comodità, la stima eccessiva del piacere, del benessere, delle ricchezze. 

Una conversione che implica “l’abbandono delle comodità e della mentalità mondana” – non “un’ascesi solo per fare penitenza: il cristiano non fa il fachiro – ma per raggiungere “il regno di Dio, la comunione con Dio, l’amicizia con Dio”. Un cammino, anche questo, non facile “perché sono tanti i legami che ci tengono vicini al peccato: l’incostanza, lo scoraggiamento, la malizia, gli ambienti nocivi, i cattivi esempi”.

A volte è troppo debole la spinta che sentiamo verso il Signore e sembra quasi che Dio taccia; ci sembrano lontane e irreali le sue promesse di consolazione, come l’immagine del pastore premuroso e sollecito, che risuona oggi nella lettura di Isaia.  E allora si è tentati di dire che è impossibile convertirsi veramente. Quante volte abbiamo sentito questo scoraggiamento? “No, non ce la faccio! Io incomincio un po’ e poi, torno indietro”, e questo è brutto. E’ possibile, è possibile. Ma quando ti viene questo pensiero di scoraggiarti, non rimanere lì, perché questo è sabbia mobile: è sabbia mobile; la sabbia mobile proprio di un’esistenza mediocre. La mediocrità è questo. 

Prima di tutto ricordarci che la conversione è una grazia: nessuno può convertirsi con le proprie forze. È una grazia che ti dà il Signore, e pertanto da chiedere a Dio con forza, chiedere a Dio che Lui ci converta, che davvero noi possiamo convertirci, nella misura in cui ci apriamo alla bellezza, alla bontà, alla tenerezza di Dio. Pensate alla tenerezza di Dio. Dio non è un padre brutto, un padre cattivo, no. È tenero, ci ama tanto, come il buon Pastore, che cerca l’ultima del suo gregge. È amore, e la conversione è questo: una grazia di Dio. Tu incomincia a camminare, perché è Lui che ti muove a camminare, e tu vedrai come Lui arriverà. Prega, cammina e sempre si farà un passo in avanti.

Il Pontefice infine  chiede l’intercessione di Maria, l’Immacolata, perché “ci aiuti a staccarci sempre più dal peccato e dalle mondanità, per aprirci a Dio, alla sua parola, al suo amore che rigenera e salva”.

Papa Francesco: “La vita è fatta di alti e bassi ma il Signore non ci abbandona, dà coraggio nelle prove e nel dolore”

Foto di Papa Francesco

Non lasciarsi andare mai nei momenti tristi della vita . E’ l’esortazione di Papa Francesco all’Angelus oggi. “Sappiamo bene – ha detto – che la vita è fatta di alti e bassi, di luci e ombre. Ognuno di noi sperimenta momenti di delusione, di insuccesso e di smarrimento. Inoltre, la situazione che stiamo vivendo, segnata dalla pandemia, genera in molti preoccupazione, paura e sconforto; si corre il rischio di cadere nel pessimismo, nella chiusura e nell’apatia.

Come dobbiamo reagire di fronte a tutto ciò? Ce lo suggerisce il Salmo di oggi: «L’anima nostra attende il Signore: egli è nostro aiuto e nostro scudo. È in lui che gioisce il nostro cuore». L’attesa fiduciosa del Signore fa trovare conforto e coraggio nei momenti bui dell’esistenza. E da cosa nasce questo coraggio e questa scommessa fiduciosa? Nasce dalla speranza. La speranza non delude”.  “L’Avvento – ha spiegato il Santo Padre – è un incessante richiamo alla speranza: ci ricorda che Dio è presente nella storia per condurla al suo fine ultimo e alla sua pienezza, che è il Signore Gesù Cristo. Dio è presente nella storia dell’umanità, è il «Dio con noi», non è lontano, cammina al nostro fianco per sostenerci. Il Signore non ci abbandona, ci accompagna nelle nostre vicende esistenziali per aiutarci a scoprire il senso del cammino, il significato del quotidiano, per infonderci coraggio nelle prove e nel dolore.

In mezzo alle tempeste della vita Dio ci tende sempre la mano e ci libera dalle minacce. E questo è bello”. Covid, più sobrietà e attenzione a chi ha bisogno Augurando a tutti, al termine dell’Angelus, “un buon cammino di Avvento”, Papa Francesco ha affermato: “Cerchiamo di ricavare del bene anche dalla situazione difficile che la pandemia ci impone: maggiore sobrietà, attenzione discreta e rispettosa ai vicini che possono avere bisogno, qualche momento di preghiera fatto in famiglia con semplicità. Queste tre cose ci aiuteranno tanto”.

Preghiera per popolazioni latinoamericane colpite da uragani Papa Francesco ha pregato ed espresso vicinanza nei confronti delle popolazioni latinoamericane “colpite in questi giorni da forti uragani”,. In particolare il Pontefice, parlando dopo la recita dell’Angelus, ha menzionato le isole di Sant’Andres, Santa Catalina, Providencia e la costa pacifica settentrionale della Colombia. “Prego per chi soffre per queste calamita’.” –

Papa Francesco: “Il Signore ci giudicherà sull’amore dato negato ad altri”

 

 

La nuova geopolitica di PAPA Francesco - Opinio Juris

L’Angelus invita a riflettere sul senso della vita  Il Signore ci giudicherà sull’amore dato o negato agli altri. Con l’Angelus di oggi il Papa esorta, con forza, a interrogare il nostro cuore per uscire da sé stessi e accorgersi di chi ha bisogno d’aiuto. Un invito che rivolge nella Solennità di Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’universo, con la quale si chiude l’anno liturgico. “Egli è l’Alfa e l’Omega, l’inizio e il compimento della storia; e la liturgia odierna si concentra sull’’omega’, cioè sul traguardo finale”, spiega il Papa. “Il senso della storia”, infatti, lo si coglie tenendo davanti agli occhi che “la fine è anche il fine”.

Il Giudizio sarà preso in base all’amore dato o negato

Nel Vangelo di questa domenica Matteo riporta il discorso di Gesù sul giudizio universale, alla fine della sua vita terrena. E il Papa sottolinea “il paradosso cristiano”: Colui che è “il Signore della storia”, “il Re dell’universo”, “il Giudice di tutti”, “non riveste una regalità temibile, ma è un pastore pieno di mitezza e di misericordia”. Nella pagina evangelica di oggi, Gesù si identifica non solo col re-pastore, ma anche con le pecore perdute. “Potremmo parlare come di una doppia identità: il re pastore, e anche Gesù e le pecore: cioè con i fratelli più piccoli e bisognosi si identifica”.

E indica così il criterio del giudizio: esso sarà preso in base all’amore concreto dato o negato a queste persone, perché Lui stesso, il giudice, è presente in ciascuna di esse. Lui è giudice. Lui è Dio, uomo, ma Lui è anche il povero, Lui è nascosto, è presente nella persona dei poveri che Lui menziona proprio lì. Dice Gesù: «In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto (o non avete fatto) a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete (o non l’avete) fatto a me». Saremo giudicati sull’amore. Il giudizio sarà sull’amore. Non sul sentimento, no: saremo giudicati sulle opere, sulla compassione che si fa vicinanza e aiuto premuroso.

Saremo giudicati sulle opere, sulla compassione che si fa…

La domanda centrale che il Papa chiede, dunque, di porsi oggi è: “Io mi avvicino a Gesù presente nella persona dei malati, dei poveri, dei sofferenti, dei carcerati, di coloro che hanno fame e sete di giustizia, mi avvicino a Gesù presente lì?” Alla fine del mondo, infatti, il Signore passerà in rassegna il suo gregge, “non solo dalla parte del pastore, ma anche dalla parte delle pecore, con le quali Lui si è identificato”

“Sei stato pastore di me che ero presente in questa gente che era nel bisogno, o sei stato indifferente?” Fratelli e sorelle, guardiamoci dalla logica dell’indifferenza, di quello che ci viene in mente subito. Guardare da un’altra parte quando vediamo un problema.

Quel che avete fatto al povero, al sofferente, l’avete fatto a me

Il Papa esorta, quindi, a seguire un’altra logica, ispirandosi al Buon Samaritano. Una logica che indica Gesù stesso:

 “Quello che avete fatto a questo, a questo, a questo, lo avete fatto a me. E quello che non avete fatto a questo, a questo, a questo, non lo avete fatto a me, perché io ero lì”. Che Gesù ci insegni questa logica, questa logica della prossimità, dell’avvicinarsi a Lui, con amore, nella persona dei più sofferenti.

Gesù, in questa parabola del giudizio finale, dunque, si serve dell’immagine del pastore, richiamandosi al profeta Ezechiele, il quale aveva parlato dell’intervento di Dio in favore del popolo, contro i cattivi pastori d’Israele, quelli che “erano stati crudeli e sfruttatori, preferendo pascere sé stessi piuttosto che il gregge”. Quindi “Dio stesso promette di prendersi cura personalmente del suo gregge, difendendolo dalle ingiustizie e dai soprusi”…

Papa Francesco: “L’autorità è un servizio e come tale va sfruttata per il bene di tutti”

 

Oggi ,San Francesco, l’Angelus  particolare di Papa Francesco. Il Vangelo di oggi,infatti,  con la parabola dei vignaioli, incaricati di lavorare nella vigna ma diventati omicidi, perché uccidono via via i servi inviati dal padrone e infine il suo stesso figlio, vuole significare che nemmeno Gesù è stato riconosciuto. “E’ una parabola molto dura – afferma il Papa – e Gesù mette i suoi interlocutori davanti alla loro responsabilità. Questo ammonimento non vale solo per coloro che rifiutarono Gesù in quel tempo: vale anche oggi: anche oggi Gesù aspetta i frutti della sua vigna da coloro che ha inviato a lavorare nella sua vigna, cioè tutti noi. Anche oggi chiunque ha autorità può essere tentato di fare i propri interessi invece di quelli di Dio stesso, ma Dio dice che la vera autorità è quando si fa il servizio, è nel servire, non nello sfruttare gli altri. La vigna è del Signore, non nostra. L’autorità è un servizio e come tale va sfruttata per il bene di tutti. E’ brutto vedere quando nella Chiesa le persone che hanno autorità cercano i propri interessi”.

Video

Nella Seconda Lettura, poi,  San Paolo si sofferma sull’ impegno quotidiano “ciò che è virtù”, quello che è “vero, nobile, giusto,“E’ l’atteggiamento dell’autorità e anche di ognuno di noi – afferma – perché ognuno di noi anche nel suo piccolo, piccolo, ha certa autorità.

“Diventeremo così una Chiesa sempre più ricca di frutti di santità”, conclude Francesco esortando a rivolgersi a Maria, “spiritualmente uniti ai fedeli radunati nel Santuario di Pompei per la Supplica” e rinnovando, nel mese di ottobre, l’impegno a pregare il Rosario.

“Ieri – ha detto poi il Papa al termine dell’Angelus – sono stato ad Assisi per firmare la nuova enciclica ‘Fratelli tutti’ sulla fraternità e l’amicizia sociale. L’ho offerta a Dio sulla tomba di San Francesco – ha spiegato -, dal quale ho tratto l’ispirazione come per la precedente Laudato Sì”. Secondo il Pontefice,i segni dei tempi mostrano chiaramente che la fraternità umana e la cura del creato formano l’unica via verso lo sviluppo integrale e la pace, già indicata dai santi Papi Giovanni XXIII, Paolo VI e Giovanni Paolo II”.