PROCESSO D’APPELLO (18 DICEMBRE PROSSIMO) RICHIESTO DAL PROCURATORE G. FICI PER IL GIORNALISTA PINO MANIACI CONDUTTORE DELL’EMITTENTE ANTIMAFIA TELEJATO DI PARTINICO

 

 

Il Procuratore generale  dr Giuseppe Fici ha chiesto la pena di nove anni e mezzo più 4 mila euro di multa per il reato di estorsione e diffamazione per  Pino Maniaci,  giornalista dell’emittente televisiva Telejato di Partinico nel processo d’appello nato dall’operazione di polizia Kelevra del 2016.

Nel 2021 Maniaci in primo grado è stato assolto con formula piena dalle gravi accuse di estorsione- a carattere mafioso-  e condannato per la diffamazione a un anno e 5 mesi nei confronti del giornalista Michele Giuliano, dell’artista Gaetano Porcasi e dell’operatore tv Nunzio Quatrosi. L’imputato è accusato di aver utilizzato il suo potere mediatico – Telejato, un gruppo di giornalisti controcorrente, per fare pressioni su alcuni amministratori di Partinico e Borgetto per costringerli a pagare in cambio di interviste riparatorie alle gravi accuse da lui stesso lanciate nei loro confronti in tv. Le parti civili costituite a processo sono assistite dall’avvocato Salvatore Bonnì.

Ricorderemo che Pino Maniaci, conduttore di una piccola televisione locale, aveva condotto una serie di inchieste  su gravi episodi di corruzione al Palazzo di giustizia di Palermo. Esse sono state seguite, nel giro di pochi anni, dall’incriminazione e condanna di magistrati  (Saguto) e funzionari corrotti.

La prossima udienza davanti alla Corte presieduta da Luciana Caselli è fissata per il 18 dicembre, turno della difesa legale del giornalista, Bartolomeo Parrino e Antonio Ingroia. I legali in primo grado hanno dimostrato che in realtà i soldi dati all’ex sindaco di Borgetto non erano frutto di un’estorsione, ma del pagamento di una pubblicità messa in onda per conto della moglie dell’ex sindaco per la sua attività commerciale.

A Ortigia il G7 Agricoltura e Pesca. La Regione Sicilia ospiterà i rappresentanti di Stati Uniti, Canada, Giappone, Francia, Germania e Regno Unito e di nove Paesi africani

 

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Palermo,

«La Regione Siciliana – dichiara il presidente Renato Schifani – è profondamente onorata di ospitare questa importantissima iniziativa internazionale, un evento che evidenzia l’importanza strategica della nostra Isola come fulcro di dialogo e cooperazione tra gli Stati. La Sicilia si conferma protagonista non solo come terra di storia e cultura, ma anche come punto di riferimento per l’innovazione e la sostenibilità in ambito agroalimentare. Gli eventi collaterali organizzati dalla Regione non solo celebreranno la nostra millenaria tradizione culturale, ma mirano anche a mettere in luce il potenziale dell’agricoltura siciliana nel contesto globale. Questa è un’occasione straordinaria per evidenziare il nostro impegno verso la crescita economica e la valorizzazione delle risorse locali, creando ponti di collaborazione con le nazioni partecipanti. Sono convinto che il G7 a Ortigia, e di questo ringrazio il ministro Lollobrigida, sarà un momento cruciale per promuovere la Sicilia, non solo come destinazione turistica, ma come leader nell’agricoltura e pesca sostenibili».
È stato proprio il ministro dell’Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste Francesco Lollobrigida, infatti, a scegliere l’isola storica di Siracusa come sede della riunione internazionale, che per la prima volta riunisce agricoltura e pesca.
«Abbiamo scelto Ortigia per rappresentare al meglio il Sistema Italia – dice Lollobrigida –. L’appuntamento che si terrà a fine settembre sarà un’occasione unica per mostrare al mondo l’eccellenza e la validità del nostro modello agroalimentare, in un luogo che racchiude storia, cultura, incontro fra i popoli, terra, mare, cibo. Questo G7 non sarà solo una riunione tra le Nazioni più industrializzate, ma rappresenterà anche un ponte verso i Paesi africani, con l’obiettivo di promuovere la sicurezza alimentare, la sostenibilità e uno sviluppo legato ai territori e al benessere delle comunità locali. Da Ortigia, cuore della Sicilia, puntiamo a rilanciare il futuro dell’agricoltura globale».
«Occasioni di confronto come il G7 – dice l’assessore regionale all’Agricoltura, allo sviluppo rurale e alla pesca Salvatore Barbagallo – rivestono un’importanza cruciale per affrontare nell’ambito di una rete internazionale le sfide legate alla sicurezza alimentare, alla sostenibilità ambientale e al cambiamento climatico. La nostra terra è in grado di produrre una vasta gamma di prodotti di alta qualità, dal vino agli agrumi, dalle olive agli ortaggi. L’agricoltura sta vivendo trasformazioni significative a causa dei cambiamenti climatici, che influenzano le condizioni meteorologiche, le risorse idriche e la biodiversità. Anche la pesca affronta sfide simili ed è necessario cominciare a gestire in maniera più responsabile le risorse ittiche. La Sicilia è pronta a giocare un ruolo da protagonista in questi due settori vitali per l’economia mondiale».
Il G7, che coinvolgerà attivamente il tessuto produttivo della Sicilia, sottolineando il ruolo centrale dell’Italia come leader globale nella qualità e nella sostenibilità del settore, sarà anche una vetrina per le eccellenze agroalimentari italiane, attraverso una expo dedicata, dal 21 al 29 settembre, intitolata “Divinazione Expo 24”. La Sicilia, inoltre, si prepara ad accogliere il summit con una serie di iniziative che renderanno l’evento ancora più memorabile, valorizzando il patrimonio culturale e turistico della regione.
«Siamo orgogliosi di accogliere un evento di grande rilevanza come il G7 Agricoltura e Pesca sull’isola di Ortigia, luogo rappresentativo della ricchezza storica e culturale della Sicilia – sottolinea Elvira Amata, assessore al Turismo della Regione Siciliana –. Questo summit è anche un’opportunità straordinaria per mettere in luce le bellezze della nostra terra e rafforzare così il brand “Sicilia”. Attraverso questo evento, la nostra Isola non solo si pone al centro di un dibattito dal respiro internazionale su temi cruciali, ma si presenta al mondo con il suo patrimonio ricco di storia, cultura e innovazione, potenziato dal cartellone di eventi che abbiamo realizzato ‘ad hoc’. Siamo convinti che questa sia un’occasione imperdibile per consolidare la nostra identità turistico-culturale e per attrarre visitatori e investimenti, contribuendo in maniera significativa alla crescita del turismo e dello sviluppo economico della Regione».
La Regione Siciliana ha organizzato una serie di spettacoli ed eventi che faranno da cornice al G7, offrendo ai numerosi turisti presenti sull’Isola l’opportunità di immergersi nelle bellezze della nostra terra, coniugando la “divinazione” dell’Expo ai luoghi della cultura siciliana, attraverso importanti rappresentazioni artistiche.
Il calendario degli eventi, curato dall’assessorato regionale del Turismo, in collaborazione con l’Istituto nazionale del dramma antico (Inda) di Siracusa, si aprirà già il 24 agosto al Teatro Antico con la performance “Season” del Kataklò – Athletic Dance Theatre, con la partecipazione di solisti di fama internazionale come Federico Guglielmo, Dino De Palma, Alessandro Quarta, I Solisti Filarmonici Italiani e la direttrice Gianna Fratta. Il 15 settembre, sempre il Teatro Greco di Siracusa ospiterà il concerto di Noemi, celebre cantante italiana, divenuta nota per la sua partecipazione alla seconda edizione italiana di X Factor. L’artista torna a esibirsi live con il tour estivo che da maggio a settembre la sta portando sui palchi di diverse città italiane e annuncia la tappa importante a Ortigia, in una delle location più suggestive della Sicilia. Ad aprire ufficialmente l’Expo Agricoltura e Pesca del 21 settembre saranno due grandi eventi organizzati e prodotti dall’Inda: “Let’s st’ART – Una marcia… a ritmo di danza e musica” e “Horai – Le quattro stagioni”, due creazioni di Giuliano Peparini, rinomato regista, coreografo e direttore artistico di fama internazionale. “Let’s st’ART” è una marcia artistica e intergenerazionale che il 21 settembre aprirà l’Expo Agricoltura, coinvolgendo artisti, attori e gli allievi dell’Accademia d’Arte del Dramma Antico dell’Inda e della Peparini Academy. Il simbolico atto di piantare alberi in uno speciale giardino rappresenterà l’unità e l’universalità, valori da preservare e condividere tra i giovani dei Paesi del G7. Il 27 e 28 settembre, al Teatro Greco di Siracusa, sarà messo in scena “Horai – Le quattro stagioni”, uno spettacolo diretto da Giuliano Peparini con la straordinaria partecipazione dell’étoile Eleonora Abbagnato. Lo spettacolo racconta le stagioni dell’amore e i sentimenti della vita attraverso un dialogo intenso tra danza, musica classica (di Vivaldi e Scarlatti) e contemporanea, e i versi dei grandi classici della lirica greca e latina selezionati da Francesco Morosi. Sul palco, insieme a Eleonora Abbagnato, ci sarà anche il primo ballerino dell’Opera di Roma Michele Satriano, accompagnato da 25 artisti e dagli allievi dell’Accademia dell’Inda e della Peparini Academy.

Messina, XXIX Giornata della Memoria e dell’Impegno: iniziativa patrocinata dal Comune alla rotatoria Giostra dedicata alle vittime della mafia

 

 

Ripudiate la mafia e i perversi meccanismi di promesse di benefici a chi si lascia corrompere: il monito della Giornata dedicata alle vittime innocenti delle mafie”.

 

Messina, XXIX Giornata della Memoria e dell’Impegno: iniziativa patrocinata dal Comune alla rotatoria Giostra dedicata alle vittime della mafia
          Foto  Comune di Messina

Messina,

In occasione della XXIX Giornata nazionale dedicata alla memoria e all’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie, si è tenuta in città l’iniziativa patrocinata dal Comune di Messina e promossa dal Kiwanis Club Antonello da Messina e CittadinanzAttiva Sicilia – Assemblea Territoriale Giostra An.tu.do guidata dal presidente Giuseppe Previti, e supportata dall’ associazione “Libera”, l’ANIOMRID, il comitato civico “Messina La città dimenticata”, Legambiente dei Peloritani, il Movimento Azzurro associazione di protezione ambientale, la Parrocchia di San Matteo –  Giostra, la Fondazione di partecipazione Antonello da Messina, la V Municipalità “Antonello da Messina”, e l’Associazione Europa Mediterraneo.

All’evento, tenutosi alla rotatoria “Vittime e Martiri della Mafia” a Giostra, hanno presenziato la prefetta Cosima di Stani e in rappresentanza del sindaco Federico Basile, l’Assessora alle Politiche sociali Alessandra Calafiore, e il Comandante della Polizia metropolitana Giovanni Giardina.  Alla manifestazione, moderata dalla vicepresidente nazionale dell’A.N.I.O.M.R.I.D – Associazione Nazionale Insigniti dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana e Decorati Silvana Paratore nonchè legale esperta di politiche sociali, hanno preso parte tra gli altri, il presidente della V Municipalità Raffaele Verso; il presidente del Comitato civico MESSINA CITTA’ DIMENTICATA Giuseppe Ruggeri; Enzo Colavecchio presidente di Legambiente dei Peloritani; e Loredana Intersimone dell’ Ufficio servizi sociali  Minorili di Messina.

La cerimonia si è avviata con la deposizione della corona di fiori sulla targa “Vittime e Martiri della mafia” a cura della Prefetta e del segretario regionale di CittadinanzAttiva Sicilia Concetto Trifilo, donata dal club Kiwanis Antonello da Messina, rappresentato dal lgt. Salvatore Sciliberto.

Alla cerimonia hanno partecipato anche gli studenti dell’Istituto Comprensivo Villa Lina Ritiro accompagnati dai docenti Grazia Scalise, Simona Sottile, Lucia Lucchesi, Sara Ursino, Agata Bertia, Marco Grassi, Giovanni De Domenico, Salvatore Fiorello, Carmela Maiorana e Chiara Pellegrino. Le alunne e gli alunni hanno dato lettura dei nomi delle 1.081 vittime della mafia dal 1861 ad oggi; cui è seguito il momento conclusivo con la recita della preghiera per le vittime della mafia a cura di mons. Francesco Miccichè.

Sentenza di condanna ai Clan mafiosi di Agrigento- Un avvocato coinvolto -e condannato a 15 anni-chiede di parlare con il magistrato

Agrigento

Sentenza di condanna a pene comprese tra 10 mesi e 20 anni mafiosi e professionisti agrigentini accusati a vario titolo di associazione mafiosa. La condanna   emessa dal Gup di Palermo dott Paolo Magro non ha risparmiato neppure  un poliziotto e un agente penitenziario che rispondevano, rispettivamente, di ” accesso abusivo al sistema informatico e rivelazione di segreto d’ufficio”.

Il processo, celebrato in abbreviato, nasce da una indagine della Dda, coordinata dall’’aggiunto Paolo Guido, sui clan della provincia di Agrigento che coinvolse anche l’avvocata Angela Porcello, oggi condannata per mafia a 15 anni e 4 mesi. La penalista -si apprende – avrebbe chiesto di parlare con il magistrato Quattro gli assolti.

Il capomafia Giuseppe Sicilia è stato condannato a 18 anni e 4 mesi, ai boss Luigi Boncori e Calogero di Caro sono stati inflitti 20 anni, a Giancarlo Buggea, compagno della Porcello, 20 anni, a Simone Castello, in passato ritenuto il “postino del capomafia Bernardo Provenzano, 12 anni, a Diego Cigna, esponente della stidda 10 anni e sei mesi, a Gregorio Lombardo 17 anni, a Calogero Paceco 8 anni, a Giuseppe Giuliana 8 anni.

Il poliziotto di Canicattì Giuseppe D’Andrea ha avuto, per accesso abusivo al sistema informatico, 3 anni e 4 mesi, la collaboratrice della Porcello, l’avvocata Annalisa Lentini un anno e 4 mesi per falso materiale in concorso con Vincenzo Di Caro che ha avuto un anno. Per rivelazione di segreto professionale ha avuto 10 mesi Giuseppe Grassadonia, un agente penitenziario che aveva comunicato ai familiari di un detenuto il suo spostamento. A Gaetano Lombardo sono stati inflitti per favoreggiamento 3 anni e 4 mesi.

Gli assolti sono: Luigi Carmina, Antonino Oliveri, Giovanni Nobile, Gianfranco Gaetani.

 

Archivi -Sud Libertà

Secondo le indagini nello studio dell’avvocato,(nella foto/immagine sopra), si tenevano i summit tra i vertici delle cosche agrigentine. Rassicurati dall’avvocato, i capi dei mandamenti di Canicattì , della famiglia di Ravanusa, Favara e Licata, Simone Castello, ex fedelissimo del boss Bernardo Provenzano e il nuovo capo della Stidda, l’ergastolano Antonio Gallea, a cui i magistrati avevano concesso la semilibertà , discutevano di problematiche legate a  Cosa nostra.

Le centinaia di ore di intercettazione disposte nello studio penale dopo che, nel corso dell’inchiesta, i carabinieri hanno compreso la vera natura degli incontri, hanno consentito agli inquirenti di far luce sull’intera vicenda criminale

Fermato cittadino egiziano scafista, aveva esposto i migranti a grave pericolo di vita

Ecco cosa si nasconde dietro la foto simbolo della crisi dei migranti -  ilGiornale.it

Agrigento,

Un provvedimento di fermo di un egiziano autore di reati in materia di immigrazione clandestina è stato disposto dalla Procura di Agrigento e firmato dai pm Gloria Andreoli e Paola Vetro. Il fermato sarebbe il presunto scafista dell’imbarcazione che il 25 gennaio scorso ha trasportato nel territorio italiano 287 cittadini extracomunitari irregolari, prevalentemente di origine bengalese, conducendoli dalle coste libiche verso le acque territoriali italiane. La traversata, effettuata a bordo di un sovraffollato barcone di circa 16 metri aveva esposto i migranti a grave pericolo di vita, tant’è che sette bengalesi, a causa delle disumane condizioni di viaggio, avevano perso la vita per ipotermia.
Le indagini sono coordinate  da Luigi Patronaggio, che ritenendo assolutamente concreto  il quadro indiziario raccolto attraverso le testimonianze dei migranti superstiti, ha emesso il provvedimento di fermo nei confronti dell’indagato, un 38enne nei cui confronti era stata già emessa una condanna definitiva, per il reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, commesso nel settembre del 2011 a Pozzallo.

“SI APRA IL CONVENTO” PER SCOPRIRE UN CAPOLAVORO DEL SETTECENTO SEPPELLITO NEI DEPOSITI DELL’ARCHIVIO DI STATO E…DIMENTICATO DAI BENI CULTURALI DAL 2008

Inaugurazione sabato 18 dicembre alle ore 11.00 |via Vittorio Emanuele II n. 156 | Catania

Presentazione alla città dell’affresco rinvenuto nel 2008 nella sede dell’Archivio di Stato, ex convento di S. Caterina da Siena al Rosario

…………………CON UN RITARDO DEI BENI CULTURALI DI OLTRE 12 ANNI

CATANIA

Si apra il convento”, per fare un salto nell’antichità attraverso secoli di storia, arte, culto e cultura catanese. È questo il nome dell’evento che sabato 18 dicembre, alle ore 11.00, presso l’Archivio di Stato di Catania (via Vittorio Emanuele II /156) svelerà alla cittadinanza il capolavoro rinvenuto nei depositi dell’Ente, luoghi che nel Settecento ospitavano il sito di culto dell’ex convento domenicano di S. Caterina da Siena al Rosario.

Un’incredibile scoperta – avvenuta nel 2008 – che ha messo in luce affreschi attribuibili al secolo XVIII e raffiguranti personaggi della tradizione domenicana. L’opera d’arte, unica nel suo genere, è stata restaurata grazie ai fondi dell’8 per mille dell’Irpef, a diretta gestione statale della presidenza del Consiglio dei Ministri.

Ad aprire la cerimonia d’inaugurazione sarà il direttore dell’Archivio di Stato Maria Nunzia Villarosa, a cui seguiranno i saluti istituzionali di Ester G.R. Rossino (Soprintendenza Archivistica della Sicilia – Archivio di Stato di Palermo); Donatella Irene Aprile (Soprintendente per i Beni Culturali e Ambientali di Catania); Salvo Pogliese (sindaco di Catania); Barbara Mirabella (assessore alla Cultura del Comune di Catania).

Interverranno: Maria Nunzia Villarosa (direttore Archivio di Stato); M. Carmen Genovese (Soprintendenza Archivistica della Sicilia /Archivio di Stato di Palermo e RUP, direttore dei lavori); Roberta Carchiolo (Soprintendenza Catania).

Sarà presente l’Arcivescovo di Catania Monsignor Salvatore Gristina.

Nel corso dell’evento il coro Ensemble Cantemus Domino, diretto dal Maestro Pietro Valguarnera, eseguirà brani della produzione vocale sacra.

BENI CONFISCATI AI BOSS SANTAPAOLA-ERCOLANO,CESAROTTI,ALTRI, PER CIRCA 7.700 MILA EURO

 

Catania Bicocca - Visita della UIL nella Casa Circondariale - La relazione
Il carcere di Bicocca

 

Il Tribunale di Catania-si apprende – ha applicato la misura di prevenzione patrimoniale della confisca di beni nei confronti di Benedetto Santapaola, Aldo Ercolano, Giuseppe Mangion, Giuseppe Cesarotti e Mario Palermo, 

I militari del Ros hanno eseguito la confisca. Il provvedimento scaturisce dagli esiti del procedimento penale, indagine “Samael”, nel corso del quale era stato possibile individuare parte del patrimonio occulto direttamente riconducibile ai vertici della famiglia Santapaola Ercolano,  gestito mediante prestanome e imprenditori contigui all’associazione mafiosa (Palermo, Cesarotti).

L’indagine ha vissuto una prima fase esecutiva lo scorso 3 dicembre 2019, quando le aziende ed i beni immobili, oggetto dell’odierno provvedimento giudiziario, sono stati sottoposti a sequestro preventivo: Tropical Agricola Srl con sede legale in Catania; GR Transport Logistic Srl con sede legale a Mascali (CT); LT logistica e Trasporti Srl con sede legale a Mascalucia (CT); nr. 12 immobili siti in Mascali (CT) ed in Massannunziata frazione di Mascalucia (CT). Il valore complessivo dei beni confiscati ammonta a circa 7.700.000 euro.

Benedetto Santapaola - WikiMafia

Nella foto d’Archivio Benedetto Santapaola. Oggi ovviamente, è anziano, e -si apprende -molto malato.

Note informative biografiche sul Boss che dominò a Catania per oltre un trentennio , che proveniva dalle scuole Salesiane, che teneva ogni notte tra le mani la Bibbia, e nel suo giardino aveva pure una chiesetta con la Madonna dove pregava.

Nitto Santapaola, il cui vero nome è Benedetto, nasce il 4 giugno del 1938 a Catania, nel quartiere di San Cristoforo, in una famiglia di umili origini. Dopo aver frequentato una scuola salesiana, intraprende fin da giovane la strada della criminalità, dedicandosi a rapine. Nel 1962 viene denunciato per la prima volta, per associazione a delinquere e furto. Dopo essere stato affiliato nella “Famiglia di Catania”, dove è vicecapo di Giuseppe Calderone, viene costretto al soggiorno obbligato nel 1970; cinque anni dopo è denunciato per contrabbando di sigarette, anche se nel frattempo è stato (almeno ufficialmente) venditore di oggetti da cucina e titolare di una concessionaria di automobili della Renault. Alla fine degli anni Settanta Nitto Santapaola, in accordo con i Corleonesi, uccide Calderone, per  assumere il comando di Cosa Nostra in città. Nell’agosto del 1980, egli viene ritenuto uno dei responsabili dell’omicidio del sindaco di Castelvetrano Vito Lipari: fermato dai carabinieri in macchina insieme con Rosario Romeo, Francesco Mangion e Mariano Agate, viene arrestato ma immediatamente scarcerato (senza essere sottoposto al guanto di paraffina).

Nel 1982, dopo l’omicidio a giugno di Alfio Ferlito, nemico di Nitto Santapaola (ucciso insieme alla scorta che lo sta portando da Enna al carcere di Trapani, nella cosiddetta “strage della circonvallazione”), a settembre va in scena l’agguato aL GENERALISSIMO  Carlo Alberto Dalla Chiesa,, in servizio a Palermo da pochi mesi, che rimane ucciso nella strage di via Carini insieme con l’agente Domenico Russo e la moglie Emanuela Setti Carraro.
Indagato per l’omicidio, Santapaola inizia la sua lunga  latitanza. Nello stesso periodo il suo clan inizia ad allargare i propri interessi nel Nord Italia: riesce, tra l’altro, a far assegnare la gestione del casinò di Campione d’Italia al presidente della Pallacanestro Varese Ilario Legnaro, rappresentante del gruppo di imprenditori che si appoggia a lui. Nel frattempo, la rivista “I Siciliani”, fondata dal giornalista Giuseppe Fava rende noti i rapporti tra il clan di Santapaola e i cosiddetti “quattro cavalieri dell’apocalisse mafiosa” (in questo modo vengono definiti sul primo numero del giornale, in copertina, del mese di gennaio del 1983): si tratta di Mario Rendo, Gaetano Graci, Francesco Finocchiaro e Carmelo Costanzo, cavalieri del lavoro impegnati nella gestione dell’imprenditoria edile siciliana di quel periodo. Fava viene ucciso il 5 gennaio del 1984, a Catania, davanti al Teatro Stabile: quasi vent’anni dopo Nitto Santapaola verrà condannato come mandante dell’assassinio.

Il boss catanese è anche ritenuto uno degli organizzatori della strage di via D’Amelio, che il 19 luglio del 1992 costa la vita al giudice Paolo Borsellino e agli agenti che compongono la sua scorta (Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Claudio Traina, Eddie Walter Cusina ed Emanuela Loi).

Nel 1993, il 18 maggio, Nitto Santapaola viene arrestato nel corso dell’operazione denominata “Luna piena”, nelle campagne di Mazzarrone, da parte degli uomini del Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato: a favorire la sua cattura sono intercettazioni telefoniche delle conversazioni dei suoi figli. I poliziotti che lo catturano si trovano davanti un uomo che non reagisce in maniera scomposta, ma anzi si mostra sereno e flemmatico: non sorpreso dalla venuta degli agenti, chiede di poter fare colazione insieme con la moglie Grazia; quindi, esce dalla villa con le manette ai polsi, dopo aver preso in mano e baciato la Bibbia che tiene in camera da letto, sul comodino. Gli agenti scoprono, con sorpresa, che nel giardino della villa in cui latitava si era costruito un altare di piccole dimensioni, con una chiesetta, una statua della Madonna, alcune panche e addirittura un campanile.

In seguito all’arresto, Mario Tornabene e Natale D’Emanuele diventano reggenti del clan Santapaola: verranno catturati a loro volta nel 1995 (anno in cui la moglie di Nitto, Maria Grazia Minniti, verrà uccisa in un agguato). Nel frattempo nel 1994 Maurizio Avola, pentito autoaccusatosi di oltre settanta assassinii, svela che Santapaola aveva organizzato l’omicidio di Claudio Fava, ma era contrario all’uccisione di Giovanni Falcone per non acuire la lotta contro  lo Stato. Sempre secondo Avola, Santapaola avrebbe avuto frequentazioni con Saro Cattafi e Marcello Dell’Utri: con il tramite di quest’ultimo, avrebbe addirittura investito denaro nelle attività Fininvest.  Dellì’Utri verrà poi assolto, definitivamente nel 2021 e prosciolto da ogni accusa di natura mafiosa.

Il 12 maggio del 1995 Benedetto Santapaola viene condannato a diciotto mesi di isolamento diurno per associazione mafiosa, mentre il 26 settembre del 1997 viene condannato all’ergastolo per la strage di Capaci in primo grado: la sentenza viene confermata in appello due anni e mezzo più tardi, il 7 aprile del 2000. Nel frattempo, nel 1998 Santapaola era stato condannato all’ergastolo, nel 1998, anche per la morte di Giuseppe Fava, in appello: la sentenza sarà confermata il 14 novembre del 2003 in Cassazione. Infine, il 9 dicembre del 1999 egli viene condannato all’ergastolo nel corso del processo Borsellino-ter, a Caltanissetta, insieme con altri 17 boss mafiosi (tra cui Raffaele Ganci e Giuseppe Calò) in primo grado: in appello, il 7 febbraio del 2002, la condanna viene ridotta a venti anni.

Sanità, a Librino consegna di due defibrillatori a società sportive nel ricordo di giovani morti improvvisamente

 

ciao

Nell’area attigua al campo San Teodoro di Librino, è stato consegnato un defibrillatore all’associazione “I Briganti ASD Onlus” e un altro strumento rianimatore all’associazione Masterball Academy, dove giocava il ventenne Christian Blandini, morto improvvisamente mentre si trovava a casa.

Grazie alla generosità dei benefattori, che desiderano restare anonimi, sono stati donati due defibrillatori, con il desiderio, espresso da quest’ultimi, che sempre più  persone, soprattutto i giovani,  possano frequentare un Corso di Primo Soccorso che preveda anche la possibilità di apprendere l’utilizzo del defibrillatore.

Sono stati presenti: l’ assessore allo sport, Sergio Parisi, la Presidente della quarta Commissione Sanità, del Comune di Catania, Sara Pettinato, i Presidenti di entrambe le associazioni sportive destinatarie dei defibrillatori, Davide ed Elvira,  rispettivamente, padre e madre di Christian, Antonio, padre di Raffaele Barresi, che da tempo sostiene questa causa della diffusione dei defibrillatori.