Denunce degli specialisti Carabinieri sulla campagna olearia 2020 (cupa colorazione nerastra del fiume Naro)

SCENE DA UNA CAMPAGNA OLEARIA - Olio Garda Dop
AGRIGENTO
Il controllo degli specialisti dei Carabinieri ha concluso con due denunce la chiusura di un opificio e la certezza del malfunzionamento di un depuratore le attività d’ispezione e di indagine condotte dall’Arma agrigentina nell’ambito della campagna olearia 2020.
Come ormai annualmente accade l’Arma dei Carabinieri attraverso i reparti specializzati conduce particolari campagne di controlli nell’ambito di specifici settori. In particolare nei mesi che vanno da ottobre a dicembre le attività si sono concentrate sulla molitura delle olive e conseguentemente sull’annoso smaltimento delle acque di vegetazione.
Non è sfuggita ai militari dell’Arma la cupa colorazione nerastra di cui si era tinta la foce del fiume Naro nella località balneare di Lido Cannatello, per cui La Procura della Repubblica ha immediatamente disposto le indagini, circostanza peraltro denunciata anche dall’Associazione ambientalista Mareamico. 
È scattata un’immediata operazione di controllo lungo l’intera asta fluviale, effettuando ricognizioni da terra e dall’alto con l’ausilio di un aeromobile del 9° Nucleo Elicotteri di Palermo.
La risalita dell’asta fluviale ha condotto al punto di immissione nel corpo ricettore del depuratore di Favara, sito in contrada Chimento Burgialamone, sul quale i militari del Centro Anticrimine Natura di Agrigento unitamente al personale specializzato dell’ARPA hanno effettuato un controllo e prelevato campioni in entrata e uscita nelle 24h.
Gli esiti di laboratorio hanno fatto emergere forti criticità di funzionamento del depuratore con parametri che superano abbondantemente i limiti tabellari imposti dal D.Lgs 152/2006 T.U.A. in particolare di oltre 34 volte per l’escherichia coli
È stata accertata la circostanza di un ingresso anomalo nel depuratore proprio nei giorni in cui era comparsa la colorazione nerastra presso la foce del fiume Naro; tale ingresso anomalo è con ottime probabilità da ricondurre ad immissione in pubblica fognatura di acque di vegetazione che hanno inevitabilmente compromesso la funzionalità del depuratore stesso.
L’azione sinergica dei controlli mirati da parte dei reparti territoriali dell’Arma durante l’intero periodo della campagna olearia e l’attività ispettiva del Centro Anticrimine Natura di Agrigento hanno fatto si che nessun altro evento delittuoso fosse perpetrato in danno all’ambiente fluviale dalle acque di vegetazione, facendo rimanere quello di fine ottobre un caso isolato.
È il caso di ricordare che le acque di vegetazione opportunamente trattate possono essere utilizzate quale correttore di acidità del terreno e che possono essere oggetto di spandimento nei terreni idrogeologicamente idonei a tale scopo. Anche in questo caso una maggiore consapevolezza delle potenzialità di impiego di questa materia prima secondaria scongiurerebbe azioni in danno all’ambiente tanto inutili quanto dannose.
 

Arrestati stamane dai Carabinieri di Agrigento i tre malfattori che assaltarono la casa di tre anziani

 

Rapina in banca a Lavello, arrestato un 26enne di Cerignola - Basilicata24

 

Finalmente arrestati  dopo minuziose indagini i malavitosi che la  mattina del 18 maggio 2020, in tre, nelle campagne di Racalmuto (AG),  assaltarono l’abitazione di tre anziani (2 ultrasettantenni ed 1 ultraottantenne) fratelli, 2 uomini ed 1 donna, sorprendendoli mentre lavoravano nel piccolo orto di casa.

Furono lunghi minuti di terrore per le vittime, malmenate e sopraffatte. “…Ti rompo il collo…” dissero i criminali alla povera signora Maria mentre la picchiavano e la rinchiudevano insieme ai fratelli in uno sgabuzzino.

In casa i malfattori si impossessarono di 50.000 euro in contanti, di alcune monete antiche di pregio numismatico e rilevante valore economico e di numerosi monili preziosi, praticamente i risparmi di una vita.

All’alba di oggi i Carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Agrigento e del Nucleo Operativo Radiomobile della Compagnia di Canicattì hanno eseguito l’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa su richiesta della Procura della Repubblica di Agrigento dal GIP presso il Tribunale, traendo in arresto 4 pregiudicati di Palma di Montechiaro – A.M. cl.’71, A.M. cl.’73, E.M. cl.’82 e C.M. cl.’82 – responsabili del grave delitto.

Già la mattina del 18 maggio i Carabinieri, accorsi presso l’abitazione delle vittime, avevano raccolto durante il sopralluogo le prime tracce lasciate dai malfattori, ricostruendo come vi fosse un complice – il 4° uomo – ad aspettarli in auto lungo la strada.

Le indagini registravano però una rapida svolta quando i Carabinieri della Stazione di Racalmuto, profondi conoscitori del territorio, ricevevano proprio dalla comunità l’informazione circostanziata di un’auto (qualcuno aveva anche annotato il numero di targa) con 4 forestieri a bordo che, nei giorni precedenti, si aggirava in quelle campagne.

I militari del Nucleo Investigativo di Agrigento e del NOR di Canicattì accertavano rapidamente come a bordo dell’auto segnalata fossero solite viaggiare 2 coppie di fratelli (imparentate tra loro), composte da pericolosi pregiudicati palmesi con precedenti penali per delitti contro la persona ed il patrimonio. I militari annotavano anche che uno di loro, sul social network Facebook, mostra la propria foto profilo con la scritta ” IL BOSS.”

Le febbrili indagini, svolte con l’ausilio di attività tecniche, documentavano gli elementi gravemente indizianti della responsabilità dei 4 sospettati nel delitto: le tracce dei loro telefoni cellulari, le immagini riprese dalle telecamere poste lungo il percorso compiuto in andata e ritorno da Palma di Montechiaro a Racalmuto nelle prime ore del 18 maggio, primo giorno post lockdown (realisticamente con la fretta di compiere quel colpo deciso da tempo ma rimandato a causa delle restrizioni imposte dall’Autorità per contrastare il diffondersi della pandemia di covid-19) e le conversazioni nel corso delle quali gli indagati si vantavano di possedere ingenti somme di denaro contante da spendere, componevano il solido quadro probatorio che, riferito alla Procura della Repubblica di Agrigento, convinceva il Giudice per le Indagini Preliminari ad emettere il provvedimento restrittivo, valutando che per infrenare questi indagati, considerate le condotte accertate e la loro tracotante pericolosità, non può esservi altra misura cautelare che la detenzione in carcere.

I militari, nel corso delle perquisizioni domiciliari effettuate stamattina durante gli arresti, hanno ritrovato parte della refurtiva.

Ma le indagini a carico di questo gruppo criminale non sono concluse: 15 giorni fa i Carabinieri della Stazione di Comitini, durante i diuturni servizi di controllo del territorio, avevano fermato proprio questi 4 indagati mentre, a bordo della solita auto, si aggiravano in quelle contrade. Il coordinamento con la Compagnia di Canicattì consentiva di richiedere alla Questura di Agrigento l’emissione a loro carico del foglio di via obbligatorio, nella considerazione però che quei quattro malavitosi, probabilmente, stavano studiando un altro colpo in trasferta, sventato sul nascere questa mattina dai Carabinieri.

Agrigento: sgominata dai Carabinieri banda di “Rom”per numerosi furti in abitazioni

 

Ardea, ennesima notte di furti e paura a Nuova Florida - Il Faro Online

 

Al termine di una lunga ed articolata indagine volta al contrasto di reati predatori, i Carabinieri della Compagnia di Agrigento, su disposizione della locale Procura, hanno arrestato cinque cittadini di etnia Rom, responsabili di aver commesso venti furti in abitazione. L’ organizzazione criminale, che aveva stabilito la base logistica presso un’abitazione di Agrigento, partiva per raggiungere le località da depredare, svuotando ville isolate e poco frequentate.
Le indagini sono iniziate a seguito di furti avvenuti ad inizio 2019 ad Agrigento, nelle località di San Leone, Villaggio Mosè e Montaperto, fino ad interessare altri paesi circostanti, nonché le province di Caltanissetta ed Enna: i ladri, forzando porte e finestre con guanti e passamontagna, riuscivano ad introdursi all’interno delle abitazioni sottraendo oro, gioielli di valore, computer, persino armi legalmente custodite in cassaforte. I Carabinieri hanno lavorato incessantemente per più di un anno e mezzo, visionando sia le telecamere installate nei centri cittadini, che nelle case private. L’attività investigativa ha dunque permesso di  accertare un vero e proprio sodalizio di stanza ad Agrigento, un consolidato gruppo dove ognuno aveva il suo compito: prima di ogni furto, osservavano con attenzione villette isolate e, nell’ arco temporale di assenza dei proprietari, facevano irruzione.
Al termine quindi delle indagini, sono stati raccolti molteplici elementi in capo all’organizzazione criminale che, con sistematica regolarità e modalità violente e spregiudicate, hanno perpetrato almeno 20 furti in abitazione, a volte scardinando con mazze ferrate le casseforti custodite all’interno delle stanze da letto. La Procura della Repubblica di Agrigento ha così disposto cinque fermi di indiziato di delitto, eseguiti dall’ Arma la notte trascorsa nelle città di Palermo ed Agrigento. Nel corso delle perquisizioni domiciliari è stata rinvenuta refurtiva, monili in oro, tablet e pc, oggetti preziosi ed orologi, verosimile bottino di furti commessi nei mesi precedenti.
Gli arrestati sono stati condotti nelle case circondariali di Agrigento, Sciacca (AG) e Termini Imerese (PA). Gli stessi, dell’età compresa tra i 25 e 40 anni, più uno di 60 anni, sono tutti gravati da precedenti per reati specifici.
Già da questa mattina sono state individuate diverse vittime dei furti e la refurtiva riconosciuta è stata loro restituita. Proseguono le indagini per verificare correlazioni tra furti avvenuti nei mesi scorsi e gli arrestati, nonché per il rintraccio delle vittime e la restituzione dei beni rubati.
L’operazione odierna segna dunque un punto fermo nel contrasto ai reati predatori, soprattutto in prossimità del periodo natalizio, già segnato dalle tante difficoltà dovute al persistere del Coronavirus.

 

Ballottaggi, oggi alle 14 si chiudono le operazioni di voto

elezioni comunali reggio calabria 2020

 

Urne aperte anche oggi  dalle 7 in Sicilia fino alle 14  per i ballottaggi. Si prosegue con il voto in quattro comuni: Agrigento, unico capoluogo di provincia; Carini, nel Palermitano; Augusta e Floridia nel Siracusano.Le operazioni di scrutinio avranno inizio oggi dopo il completamento delle operazioni di voto.
Ricorderemo che nella città dei Templi – dove si concentrano le attenzioni degli osservatori politici -a contendersi la poltrona di primo cittadino sono il sindaco uscente Lillo Firetto, sostenuto da liste di centro, che al primo turno ha ottenuto il 27,8% dei consensi, e Franco Miccichè, appoggiato da Vox e liste civiche, che ha ottenuto il 36,6% dei voti.

 

Elezioni amministrative Agrigento, Firetto non si apparenta, Miccichè  invece sì | SICILIATV.ORG

Franco Miccichè                                                                    Lillo Firetto

A Carini la sfida è tra l’uscente Giovì Monteleone del centrosinistra, che ha ricevuto il 37,5% delle preferenze, e Totò Sgroi del centrodestra, che ha ottenuto il 33,5% dei consensi.
Ad Augusta la contesa è tra l’ex sindaco Pippo Gulino che ha conquistato il 31,4% delle preferenze e Giuseppe Di Mare che si è fermato al 27,1%.
A Floridia il duello sarà tra Marco Carianni che ha ottenuto il 26,1% dei voti, sostenuto da liste civiche, e Salvo Burgio, che ha conquistato il 17,2% dei consensi, sostenuto da FdI e lista civica.

Scala dei Turchi sotto sequestro: perchè la Soprintendenza di Agrigento non è mai intervenuta?

Risultato immagini per immagine della scala dei turchi

Il provvedimento di sequestro della Scala dei Turchi innesca alcune polemiche..      E’ stato  iscritto nel registro degli indagati il presunto proprietario, Ferdinando Sciabbarrà   E questa è la motivazione diffusa dal Procuratore di Agrigento Luigi Patronaggio:. “Ricorre l’urgente necessità di sottrarre la Scala dei Turchi alla libera disponibilità” dell’indagato “affinché cessino le conseguenze della sua occupazione illegittima, sine titulo, di un bene intrinsecamente destinato alla pubblica regolare fruizione

Occorre, inoltre, evitare –  attraverso una gestione pubblica del bene sottratta all’indagato che il sito continui a essere vandalizzato”. “Senza dire, infine, che solo il gestore pubblico può mettere in atto tutte le costose attività di prevenzione e di messa in sicurezza volte, da un lato, a tutelare i visitatori del sito e dall’altro, ad impedire che le frane del materiale terroso a monte della marna bianca danneggino irrimediabilmente la stessa“.

 “Si tratta di interventi particolarmente urgenti, sollecitati anche dalla Polizia giudiziaria, atteso che le piogge del mese di dicembre hanno provocato gravi e devastanti frane sulla marna bianca e che l’approssimarsi della stagione turistica esponga i visitatori del sito a un concreto pericolo di vita“.

Ne consegue — la necessità di un intervento di urgenza del pm che sottragga il bene al privato oggetto di indagini e lo affidi a un custode pubblico che si ritiene di individuare nel dirigente della struttura territoriale dell’Ambiente di Agrigento-Caltanissetta della Regione siciliana e nel Sovrintendente ai Beni culturali e ambientali di Agrigento. I funzionari “prenderanno in carico l’area, dopo l’apposizione dei sigilli da parte del delegato organo di Pg, al fine di evitare ulteriori danneggiamenti del sito, di evitare danni a persone e cose e di regolamentare la fruizione del bene pubblico ai cittadini visitatori dell’area”.

Il magistrato, che definisce il sito “così bello e prezioso” ribadisce che la Scala dei Turchi “presenta purtroppo delle debolezze geologiche intrinseche”. “Tutta l’area è interessata da crolli dello strato di calcarenite bruna che si sovrappone alle marne bianche che si ribaltano nella sottostante scogliera, frequentata assiduamente da turisti e bagnanti anche nel periodo invernale”.

 

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Nella foto sopra il Procuratore di Agrigento dr.Luigi Patronaggio

“Il pericolo costituito alle frane è stato segnalato sia dal Comune di Realmonte che dalla Capitaneria di porto di Porto Empedocle che dall’Assessorato Regionale al Territorio e Ambiente – afferma Patronaggio  nel provvedimento – i quali si sono prodigati, in questi ultimi anni, nell’emanare ordinanze e divieti purtroppo molte volte disapplicati e violati“. E ricorda la messa in sicurezza effettuata dal Commissario di Governo contro il dissesto idrogeologico nella Regione siciliana.

“Resta da mettere in sicurezza tutto il versante Ovest del costone, dove anche recentemente si è verificata una importante frana che ha costretto il sindaco di Realmonte ad emettere una ordinanza di interdizione al pubblico di accesso all’area”. “Infine, va segnalato – conclude il Procuratore – che a causa delle piogge di dicembre scorso centinaia di piccoli e medi massi si sono staccati dalla parte sommitale del versante Ovest e sono franati sulla marna bianca in basso.

Anomala la posizione di Ferdinando Scialabba indagato per danneggiamento al patrimonio archeologico, storico e artistico nazionale “per non avere impedito in qualità di possessore di fatto del sito il danneggiamento e il deterioramento del sito” di Scala dei Turchi. Per il Procuratore Luigi Patronaggio “le condotte di Ciabbarrà si sono protratte attraverso atti giuridici e rivendicazioni della proprietà, almeno fino all’ottobre 2019, data in cui ha tentato di concludere con il Comune di Realmonte l’accordo di sfruttamento del sito”, come scrive nel provvedimento di sequestro di Scala dei Turchi, “Vanno poi aggiunti i tentativi da parte dell’indagato di perimetrare il sito con apposizione di paletti e cartelli”.

Il luogo meraviglioso, candidato a diventare patrimonio dell’umanità dell’UNESCO, si sta infatti lentamente sgretolando.

E’ intervenuta anche  l’associazione ambientalista MareAmico, che da anni documenta l’abbandono del tratto di costa siciliano. Una situazione difficile che si sta aggravando ulteriormente   L’eccessiva cementificazione attorno alla Scala dei Turchi ha modificato il normale deflusso delle acque meteoritiche. A peggiorare il tutto, poi, è l’esagerata frequentazione del luogo.

Secondo quanto spiegato dall’Associazione MareAmico,  va interdetto il versante ovest che si affaccia sul lido Rossello. Misure urgenti, alle quali poi vanno fatte seguire una tempestiva programmazione e una seria gestione del sito che preveda il contingentamento delle presenze.

I detriti di marna a Scala dei Turchi sono collassati sui gradoni naturali della maestosa scogliera di Realmone. Alcuni mesi fa, il sito era stato riaperto alla fruizione dopo la chiusura ordinata in seguito al crollo del lato est, ripristinato con un’opera di disgaggio, intervento necessario alla messa in sicurezza in tempi brevi della parete rocciosa, finanziato dalla Regione Sicilia.

La Scala dei Turchi rappresenta una grande attrazione turistica e di visitatori della provincia di Agrigento: ogni anno richiama centinaia di migliaia di visitatori provenienti dal resto d’Italia, dall’Europa e dal mondo. La situazione di degrado in cui sta versando porta una ricaduta negativa sull’aspetto turistico e di conseguenza su quello economico di tutto il territorio circostante.

Ma il fatto che più salta agli occhi è la regolare catastazione eseguita all’epoca in accordo con il segretario del Comune  che riconduce il sito alla proprietà privata.     Come è stato possibile consentire la costruzione in quel luogo tanto peculiare e turistico? E la Soprintendenza di Agrigento perchè non è mai intervenuta?  Cosa ha fatto in questi decenni?   Perchè si scopre soltanto adesso che l’occupazione della Scala dei turchi è arbitraria ed abusiva?     I procedimenti amministrativi in particolare -ci chiediamo e rivolgiamo la domanda alla Soprintendente ai beni culturali di Agrigento che ha avuto adesso l’onere giudiziario della “custodia pubblica” non richiedono il requisito della tempestività?

La parola-informa l’indagato Scialabba- spetterà adesso alla difesa che ha tanti ingredienti da opporre.  Un fatto è certo: la Magistratura si sostituisce spesso- assumendosi piena responsabilità- agli amministratori e dirigenti locali laddove sono evidenti debolezze e storture pubbliche

Terme di Sciacca: denunciati tredici giovani che “per noia o puro divertimento”- danneggiavano la struttura termale

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Tredici giovani, tutti di età compresa tra i 15 ed i 19 anni, sono stati identificati dal nucleo dei Carabinieri quali “responsabili di una serie di raid vandalici e danneggiamenti avvenuti negli ultimi mesi nei locali delle Terme di Sciacca.    Per loro  è scattata la denuncia dei carabinieri all’autorità Giudiziarie per il reato di danneggiamento -vandalismo aggravato in concorso.

Con le numerose telecamere e visione dei filmati assieme alle indagini condotte dai militari dell’Arma mediante numerosi appostamenti presso la struttura termale, i m ilitari sono risaliti  all’identità degli autori di almeno una decina di atti vandalici.

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A compiere i raid – informano gli investigatori -sarebbe stato un nutrito gruppo di ragazzi giovanissimi, tutti incensurati, di varia estrazione sociale. “Per puro divertimento o forse per noia, utilizzando anche mazze o martelli, avrebbero seriamente danneggiato i dalle porte ai vetri, agli infissi, ad alcuni mobili e finanche alcune apparecchiature mediche – provocando ingenti danni al bene pubblico”

 

Si ripropone la sfida tra Magistratura-Patronaggio- e Politica -Salvini. Il magistrato di Agrigento dispone lo sbarco di tutti i 47 migranti della nave Sea Watch 3

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Si ripropone la sfida tra il Procuratore capo di Agrigento Luigi Patronaggio e il Ministro dell’Interno Matteo Salvini. Stavolta il magistrato sembra avere un potere -giudiziario- più imponente o più forte dei poteri-politici- del Viminale.   Su disposizione infatti della Procura di Agrigento la nave Sea Watch 3 dal porto di Lampedusa si trasferirà a Licata .

La Procura della Repubblica di Agrigento ha disposto il sequestro della nave e lo sbarco immediato dei migranti.     Nei guai il comandante Arturo Centore, iscritto nel registro degli indagati per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Il provvedimento è stato notificato dalla Guardia di finanza, contestualmente alla notifica del sequestro probatorio. Ormai sembra che le disposizioni del ministro Salvini si dissolvano come neve al sole.

“Sequestro probatorio per violazione dell’articolo 12 del testo unico dell’Immigrazione – ha spiegato il famoso Procuratore capo di Agrigento: Luigi Patronaggio – Il mezzo navale è stato posto a disposizione di questa Procura che ne ha disposto, previo sbarco dei migranti, il trasferimento sotto scorta nel porto di Licata. I migranti posti in salvo saranno affidati a personale della Questura di Agrigento per la identificazione e per i necessari atti di polizia giudiziaria. Le indagini proseguiranno sia per l’individuazione degli eventuali trafficanti di esseri”. I primi due immigrati a scendere sono stati un disabile e una donna incinta. Gli altri, a piccoli gruppi, sui gommoni della Capitaneria di porto.   Il ministro Salvini -sappiamo – è infuriato ma adesso anche impotente a rettificare la situazione di protagonismo della magistratura

Agrigento: ucciso un ragazzo di 22 anni

Omicidio nella tarda serata di ieri ad Alessandria della Rocca, piccolo centro dell’agrigentino, dove un ragazzo di 22 anni, Vincenzo Busciglio, è stato ucciso a coltellate, con ogni probabilità, al culmine di una lite avvenuta nella piazza del paese.

Il giovane è morto in ospedale a Ribera dove è stato trasportato dopo il ferimento. Sono in corso indagini dei carabinieri che hanno interrogato per tutta la notte alcuni giovani. Secondo quanto si apprende, all’alba di oggi un ragazzo di appena 18 anni sarebbe in stato di fermo. L’inchiesta è coordinata dalla Procura della Repubblica di Sciacca.

IL BLITZ Mafia e droga, la Procura di Palermo mette in ginocchio le cosche di Agrigento

 

Arrestati capo ultras della Juventus, il nuovo reggente e altri 32

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AGGIORNAMENTO A  SEGUITO DELLA SENTENZA DI ASSOLUZIONE DI SALVATORE GANGI- VEDASI NOTA DELL’AVV.GIUSEPPINA GANGI  E NOTA DEL DIRETTORE DI SUD LIBERTA’ RAFFAELE LANZA PUBBLICATA IN DATA 8 MAGGIO 2021    –  L’EX IMPUTATO  GANGI RISULTA PERTANTO ESTRANEO ALLE ACCUSE CONTESTATE-     TALE NOTA SI PUBBLICA PERCHE’ NEL “BILANCIAMENTO DEGLI INTERESSI DELLE PARTI, E’ PREVALENTE -AI FINI DELLA CONSERVAZIONE NELL’ARCHIVIO DI SUD LIBERTA’-  IL DIRITTO DI CRONACA”
Nel riquadro Andrea Puntorno, noto capo ultras della Juve

Disco rosso alla Mafia di  Palermo e in Calabria. Il personale della Dia ha dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare, emessa dalla Dda di Palermo, nei confronti di 32 persone tra Agrigento, Palermo, Trapani, Catania, Ragusa, Vibo Valentia e Parma.

I reati contestati dai magistrati in questa Operazione denominata Kerkent sono di associazione mafiosa, partecipazione e concorso in associazione per delinquere finalizzata al traffico ed allo spaccio di sostanze stupefacenti, aggravata dal metodo mafioso, detenzione abusiva di armi, sequestro di persona a scopo di estorsione aggravato e danneggiamento mediante incendio.

L’operazione è stata coordinata dalla Procura Distrettuale Antimafia di Palermo, ha permesso di disarticolare un’associazione per delinquere con base operativa ad Agrigento e ramificazioni, in particolare, nel palermitano ed in Calabria, dedita all’organizzazione sia degli aspetti operativi che di quelli logistici di un’intensa attività di traffico di sostanze stupefacenti, attraverso uno strutturato gruppo criminale armato.

Ecco le persone destinatarie del provvedimento del Giudice: James Burgio, 25 anni di Porto Empedocle, inteso “Jenny”; Salvatore Capraro, di Villaseta (Agrigento) 19 anni; inteso “Ascella”; Angelo Cardella, 43 anni di Porto Empedocle; Marco Davide Clemente, 25 anni di Palermo inteso “Persicheddra”; Fabio Contino, 20 anni di Agrigento;  Sergio Cusumano,56 anni di Agrigento; Alessio Di Nolfo, 33 anni di Agrigento; Francesco Di Stefano, 43 anni di Porto Empedocle, detto “Francois”; Daniele Giallanza, 47 anni di  Palermo inteso “Franco”; Eugenio Gibilaro, 45 anni di Agrigento; Angelo Iacono Quarantino, 24 anni di Porto Empedocle; Pietro La Cara, 42 anni di Palermo,  inteso “Pilota’ o “Corriere”; Domenico La Vardera, 38 anni,   inteso “Mimmo”; Francesco Luparello, 45 anni di Realmonte; Domenico Mandaradoni, 31 anni di Tropea e residente a Francica; Antonio Massimino, 51 anni diAgrigento;  Gerlando Massimino, 31 anni di Agrigento; Saverio Matranga, 41 anni di Palermo; Antonio Messina, 61 anni di Agrigento inteso “Zio Peppe”; Giuseppe Messina, 38 anni di Agrigento; Messina Valentino, 56 anni di Porto Empedocle; Liborio Militello, 58 anni di Agrigento; Gregorio Niglia, nato Tropea e residente a Briatico, 36 anni; Andrea Puntorno, 42 anni di Agrigento; Calogero Rizzo, 49 anni di Raffadali; Francesco Romano, 33 anni nato a Vibo Valentia e residente a Briatico; Vincenzo Sanzo, 37 anni di Agrigento, inteso “Vicè ovu’; Attilio Sciabica, 31 anni di Agrigento; Luca Siracusa, 43 anni di Agrigento; Giuseppe Tornabene, 36 anni di Agrigento  inteso “Peppi lapa’; Calogero Trupia, 34 anni di Agrigento inteso “Cuccu” e  Francesco Vetrano, 34 anni di  Agrigento, inteso “nivuru.

Si apprende infine – in attesa che siano forniti altri dettagli dagli inquirenti –  che sono due le persone arrestate ad Agrigento dai carabinieri, presunti fiancheggiatori del boss Massimino. Si tratta di Gabriele Miccichè, di 28 anni di Agrigento, ritenuto braccio operativo del capomafia, e di Salvatore Ganci, di 45 anni, commerciante di autovetture. Per loro le accuse sono quelle di sequestro di persona e violenza sessuale, aggravati dal metodo mafioso.

Agrigento.: denunciati dieci “furbetti” di abbonamenti a Pay-tv

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AGRIGENTO –

Controlli serrati nei bar e ristoranti da parte delle forze dell’ordine. Carabinieri di Agrigento hanno denunciato per “violazione della legge sui diritti d’autore 10 “furbetti” di abbonamenti a Pay tv: titolari di circoli o esercizi pubblici come bar e sale scommesse per l’uso di  smart card acquistate per uso domestico per accedere alla visione delle televisioni a pagamento”.

Sequestrati pure decoder e smart card «pirata».

Denunciate 5 persone,a Favara,  tra cui il titolare di un bar ed i titolari di un circolo privato; a Sciacca il titolare ed il gestore di un bar e il proprietario di una sala scommesse; a Casteltermini il presidente ed un responsabile di un circolo privato. I controlli dei Carabinieri hanno individuato già   altre 25 persone tra Porto Empedocle ed Agrigento

 

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