Gravissimo incidente stradale nel Siracusano: scontro, tre morti e cinque feriti, di Adrano

 

   Un gravissimo incidente stradale  è avvenuto poche ore orsono , oggi, 17 marzo, lungo la statale 194 ‘Ragusana‘ in provincia di Siracusa.  Bilancio vittime pauroso: tre morti e cinquwe feriti Non sappiamo la modalità dell’incidente   , cause ancora da accertare, al chilometro 19, in territorio di Carlentini (Siracusa) un autocarro e un minivan si sono scontrati frontalmente.

Incidente stradale (repertorio)

Sul posto oltre le forze dell’ordine anche i vigili del fuoco che hanno estratto le vittime dalle lamiere. La circolazione è stata indirizzata sulla viabilità locale.

Le tre vittime erano di Adrano

Le tre le vittime erano tutte originarie di Adrano, in provincia di Catania. “È un giorno di grande dolore. I nostri pensieri e le nostre preghiere sono rivolti alle famiglie delle vittime in questo momento di immenso dolore”, ha detto il sindaco, Fabio Mancuso. “In segno di rispetto e solidarietà, abbiamo deciso di proclamare fin d’adesso il lutto cittadino e fino alle esequie – dice il sindaco -, vietando lo svolgimento di qualsiasi spettacolo teatrale, sportivo, manifestazione in tutti i luoghi pubblici“.

Il primo cittadino è “in stretto contatto con le autorità sanitarie” degli ospedali Cannizzaro e San Marco di Catania e degli ospedali di Lentini e Caltagirone, dove sono stati trasportati i feriti. “Il lutto cittadino – prosegue Mancuso – vuole esprimere un abbraccio collettivo di solidarietà verso le famiglie colpite da questa immane tragedia. L’Amministrazione comunale supporterà i familiari delle vittime in questo momento difficile. Tutta la città è invitata a stringersi attorno alle famiglie delle vittime, esprimendo il proprio affetto e il proprio sostegno in un momento di profonda tristezza”.

DISCO ROSSO DELLA FINANZA AGLI INVESTIMENTI DELLA “MAFIA IMPRENDITORIALE” IN SICILIA,LOMBARDIA E VENETO-17 SOCIETA’ E 48 IMMOBILI PER UN VALORE DI OLTRE 50 MLN DI EURO

CATANIA,

Duro colpo alle articolazioni mafiose dei Clan Scalisi-Laudani .Nell’ambito di articolate attività di indagine coordinate dalla Procura della Repubblica di Catania – Direzione Distrettuale Antimafia, i Finanzieri del Comando Provinciale della Guardia di finanza di Catania, con la collaborazione e il supporto dello SCICO (Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata), hanno ricostruito gli investimenti degli illeciti proventi del capo del clan SCALISI – articolazione della famiglia mafiosa LAUDANI – in attività imprenditoriali gestite dal nipote nonché da due imprenditori catanesi: questi, a loro volta, utilizzavano diversi prestanome per la costituzione di numerose società.

Il Giudice presso il Tribunale di Catania, su richiesta della Procura Distrettuale, ha condiviso la configurabilità del concorso esterno a carico dei due imprenditori ed emesso ordinanze cautelari personali e reali nei confronti di 26 persone indagate, a vario titolo, per associazione a delinquere di tipo mafioso e trasferimento fraudolento di valori al fine di eludere la normativa antimafia. Nel dettaglio, sono state seguite dai militari del Nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di finanza di Catania ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di 5 indagati e il sequestro preventivo nei confronti di tutti i 26 indagati delle quote societarie e dei compendi aziendali di 17 società aventi sede in Sicilia, Lombardia e Veneto, di 48 beni immobili tra terreni e appartamenti situati tra Catania e Messina, oltre che di conti correnti e disponibilità finanziarie per un valore complessivo di 50 milioni di euro.

Inoltre, nel corso delle attività di perquisizione domiciliare nei confronti degli arrestati sono stati rivenuti e sottoposti a sequestro oltre 1 milione di euro in contanti, orologi, preziosi e auto di lusso, tra cui una Ferrari modello F458 del valore di 200 mila euro, due Porsche e un’Audi Q8.

La complessa attività d’indagine, condotta dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Catania, ha riguardato soggetti appartenenti o contigui al clan SCALISI di Adrano e ha permesso di accertare la forte capacità del gruppo mafioso di inserirsi nel tessuto economico-sociale e di infiltrarsi in strutture produttive attive sull’intero territorio nazionale e con sede nel Nord-Est, dalle quali traeva poi finanziamento. In particolare, l’indagine ha evidenziato come il capo clan, anche dal carcere (ove è sottoposto al regime del “carcere duro”), abbia continuato a rappresentare il punto di riferimento dell’associazione criminale, dirigendo – anche nel corso dei “colloqui” presso l’istituto di reclusione – l’attività della consorteria criminale e ciò grazie soprattutto al nipote, al quale è stato riconosciuto un ruolo di assoluto rilievo nell’ambito del sodalizio quale portavoce dello zio sul territorio e supervisore degli investimenti.

Le investigazioni, condotte dalle unità specializzate del GICO del Nucleo PEF di Catania, hanno poi posto in luce il “concorso esterno” nell’associazione mafiosa di due imprenditori catanesi, i quali hanno sistematicamente operato a favore del capo clan, riuscendo in questo modo:

  • da un lato, a “occultarne” il relativo patrimonio, grazie a plurime intestazioni fittizie di beni e società illecitamente acquisiti nel tempo;dall’altro, a incrementare in maniera costante e considerevole le loro disponibilità economiche e finanziarie, potendo contare sugli ingenti e illeciti apporti di capitale derivanti dalle attività della consorteria criminale e sulla protezione offerta loro dallo stesso clan.

Si è appreso anche che i predetti imprenditori – inizialmente operanti nel settore della logistica e dei trasporti nella zona di Adrano – potendo contare sulla copertura anche finanziaria fornita dall’associazione mafiosa oggetto di indagine hanno progressivamente esteso sull’intero territorio nazionale le loro illecite attività imprenditoriali, gradualmente diversificandole e rilevando anche società operanti nel settore della commercializzazione dei prodotti petroliferi in Veneto e Lombardia.

È emersa altresì la figura di un altro sodale, quale importante riferimento dell’associazione criminale nel territorio di Adrano, Paternò e Biancavilla, attivo in particolar modo nel settore dei trasporti. In esito alla complessa e articolata attività di indagine del Nucleo PEF della Guardia di finanza di Catania e dello SCICO, il Giudice per le indagini preliminari presso il locale Tribunale, su proposta di questo Ufficio, ha quindi disposto misure cautelari personali e reali nei confronti degli appartenenti all’associazione mafiosa.

Disposta la custodia cautelare in carcere nei confronti di 5 soggetti, sottoposti a indagine a vario titolo per associazione a delinquere di tipo mafioso e trasferimento fraudolento di valori, poiché hanno fittiziamente attribuito la titolarità di altrettante imprese a svariati prestanome, con la duplice finalità di eludere la normativa antimafia e di favorire il clan SCALISI.

È stato inoltre sottoposto a sequestro, nei confronti di 26 indagati, il rilevante patrimonio del clan SCALISI – per un valore allo stato stimato in circa 50 milioni di euro – costituito da:

  • quote societarie e relativi compendi aziendali di 17 società aventi sede in Sicilia (province di Catania e Enna), Lombardia (Varese e Mantova) e Veneto (Verona), attive nel settore della logistica e della commercializzazione del carburante; 48 immobili, di cui 15 fabbricati e 33 appezzamenti di terreni, tutti situati tra la provincia di Catania e Messina.

 

Adrano: molestano coppia di fidanzati. Identificato e fermato il gruppo

Risultati immagini per immagine della polizia

Tre giovani, due di 24 anni e uno di 21, sono stati fermati dalla polizia ad Adrano per tentata violenza sessuale di gruppo. La notte dello scorso 13 luglio avrebbero bloccato, con un’auto e ciclomotori, una coppia di fidanzati  rivolgendo  espressioni volgari a sfondo sessuale alla ragazza. Immediata la reazione del  fidanzato  che è stato aggredito e picchiato.

Il gruppo si allontanava. I due fidanzati hanno hanno telefonato alla sala operativa del commissariato di polizia. Le indagini hanno permesso l’identificazione dei tre che sono stati fermati e condotti in carcere. Finisce qui la storia dei giovani arrestati.Adesso per loro inizia un’altra storia: quella giudiziaria.

La Procura di Catania ha chiesto infatti  la convalida del provvedimento e il Gip, dopo l’interrogatorio di garanzia, ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per uno di loro e disposto gli arresti domiciliari per gli altri due.