Butera antica abbandonata, nessuna cura del sito culturale e la Soprintendenza non risponde

 

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Il sito abbandonato dalla Soprintendenza
Foto d’Archivio -Butera

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Il Parco archeologico di Butera è in rovina.  Vi sono resti di costruzioni e muretti molto antichi ma seppelliti da sterpaglie ed erbacce.       Non c’è nessuna  cura del sito. La protesta proviene dal comitato ambientalista del luogo, dagli storici, dal parroco del paese.   Perchè Butera, noto per il parco eolico, è stato abbandonato dalle autorità competenti. 

Sul posto hanno al tempo collocata una struttura precaria tubolare ma si tratta- avvertono gli abitanti di Butera- di fumo negli occhi .  Perchè la Soprintendenza non interviene?    Lo reclamano tutti, non si può tralasciare un sito divorato dalla giungla devastante.

Vediamo alcune notizie storiche fornite dal Comune e da alcuni storici del paese.

Butera sorge sopra un monte a 402 metri sul livello del mare a 14°,111 di longitudine Est e a 370,157 di latitudine Nord.
Posta su uno sperone roccioso che domina la piana di Gela e poco distante dalla costa meridionale dell’Isola, Butera fu tra le città più importanti della Sicilia del Medioevo. Ricca, popolosa e ben fortificata, la Butirah degli Arabi divenne, con i Normanni, sede di una contea in mano alla più potente famiglia lombarda venuta al seguito della terza moglie di Ruggero. Magnificata da Idrisi, venne distrutta nel 1161 da Guglielmo I per essere stata centro dell’opposizione baronale anti-monarchica. Ripopolata con gli Svevi, fu a lungo contesa fra Angioini e Aragonesi.

Sull’identificazione di Butera

Butera cartolina del passato

“Nessuno scrittore fino ad oggi – informa il Comune di Butera – si è curato di conoscere il preciso nome dell’antica città, su cui ora sorge Butera, perché l’incertezza del sito di varie remote città a cui si vorrebbe quella ricondurre, è stata, per i passati e moderni storici, oggetto di molte dispute e contraddizioni.
Il sito di Butera è creduto dagli storici singolarmente ed a volte associati, quello di Gela, Bucia, Bucinna, Ibla Herea, Mactorium. Nessuno scrittore è stato in grado di dare un preciso nome dell’antica città di Butera. Ortelio, parlando di Gela, riporta l’opinione di Leander Ghezzi che dice: «sembra ad alcuni scrittori che fosse stata Gela sul sito di Butera, Gela … nonnullis tamen Butera, videri». Cesare Orlando pensò che Gela non è quella sul sito di Butera, ma è quella sulla montagna di Monte Desusino (Ibla Herea), per ragione che da qui si vede Camarina, e fece cadere in errore Virgilio che nel libro LII dell’Eneide al verso 701 dice: «Apparet Camarina procui campique geloi, immanis Gela. » Orlando lo disse, forse, per non rendersi nemico né di Licata, né di Terranova, perché da due secoli andava avanti una lotta per l’identificazione che Gela era Licata.

La questione venne poi risolta dallo Schubring che chiamò: «der rhodischkreschen Pfanzstadl», pianta della città rodiocretese, e poi da Cluverio contro il Fazello, Amico contro Arezzo e Pizzolanti, Dimenza Vella contro Linares; non resta alcun dubbio a credere che sia Terranova. Holm e Schubring dopo aver fatto studi storici e topografici su molte contrade dell’isola, hanno dimostrato che Gela fosse Terranova. Ciò viene dimostrato dallo stesso Cluverio che ha trovato l’esistenza di un tempio dorico con colonna di stile corinzio sita a Mulino a Vento e per l’esistenza di ceramica raccolta nei dintorni di questa città. Lasciando Gela e ritornando a Butera, molti scrittori dicono che Butera sia stata nel sito di Bucia, ma Amico lo ricava dalle tavole di Tolomeo: «Cuius meminit Ptolemoeus» però lo ritiene d’incerto sito «oppidum vetustissimum incerti situs». Bucia in Sicilia non è mai esistita, forse furono lette male le tavole di Tolomeo e al posto di Buera (promontorio) lessero Bucia. Baudrand ed Hoffmann asseriscono che la città sorta sull’attuale Butera sia stata quella di Stefano Bizanzio e Maurolico che chiamano Bucinna ed altri Bucina o Bucinia. Ciò è stato creduto anche dal Massa e il suo nome latino sarebbe stato Bucinna e non Buterium. In Sicilia non c’è mai stato questo nome, Plinio dice che Bucinna era un isola dirimpetto a Trapani che Tolomeo chiamò Phorbantia (levanzo). però Nicolosio, Villabianca, la Rocca ed altri dicono che la posizione di Butera è quella dove fiorì una delle tre Ible, che fu detta Ibla Minima, per come è stato detto da Antonio, Stefano Bizanzio, Bochart e Cluverio, oppure sia Ibla Hera o Hybla Nera, secondo Maurolico «Cleandri coede infamis». Fazello, pur avendo girato la Sicilià per ben tre volte, a piedi, per conoscere i luoghi ed osservare le rovine dell’antichità, non era riuscito ad assicurarsi l’identità di Butera con Hybla Minima, purtroppo, parlando di Butera dice: «Buterium refugit, oppidum antiquitatis Pleraque ostentans monumenta; quod an Hyblea Minima fuerit non assero» Cluverio non trovato menzionato né in Pausania, né in Strabone il sito di Herea, volle cercare di determinarlo e dopo accurati studi e ricerche determinò che Hybla era dove c’é Ragusa.

Però Stefano Bizanzio diceva che le Ible erano tre in Sicilia, delle quali la più grande si chiamava Megara, la piccola, i cui cittadini, secondo Tucidide erano detti Geleati e secondo Pausania Gereati (dove si trova la dea Ibla) èPaternò, la minima, detta Herea, trovasi a diciotto miglia da Acre, ma Cluverio non dice la medesima cosa,perché conclude che tale Ibla è Ragusa e che è Hyblea Herea. Ragusa trovasi si a diciotto miglia da Acre, ma anche Chiaramonte ha la stessa distanza da Acre. Allora ritorna l’affermazione di ciò che aveva detto Fazello, Butera non può ritenersi sorta sulle rovine della Herea, anche il presupposto dell’etmologia della parola Butera, composta dal suo fondatore Butes ed Hera, non è esatta. Amari dice che forse Butera deriva da altro significato, di due parole arabe, non da Abu thir, che hanno significato di postula e di acqua che spicca da rupe, e che dalla stessa radice viene la parola italiana buttero del vaiolo, ma la u mi avverte ad andar piano con la etimologia araba; poiché non appartiene alla forma dell’aggettivo. Piuttosto, egli conclude, riferirei l’etimologia di Butera al latino butyrum, o meglio porrei il detto nome tra le migliaia di cui l’etimologia è incerta, e chi si mette a ricercarla è trascinato a supposizioni stravaganti, e conclude dicendo: «ho esposto le dette opinioni affinché nulla resti trascurato sull’argomento Butera». Altri scrittori dicono che Butera sia stata l’antica Mactorium, come Ferrara; Arezzo dice che è Milo, Airoldi ed altri dicono Mazzarino. Ma Mactorium, città antichissima, è ricordata da Erodoto, Stefano Bizantino; altri dicono che trovasi sopra Gela, ed Erodoto scrive che Mactorium servì di rifugio ai Gelesi, vinti in sedizione dai nemici «Cives nonnullis geloi in seditione vieti ab adversariis, in Mactorium oppidum confugerunt, supra Gelam situm. » Mactorium già conosciuta dai Greci, non fa pensare ad una colonia greca, ma ad una città già esistente prima dei Greci”.