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Presti: ” Le Rocce un sito abbandonato, emblema di spreco e di degrado”
Antonio Presti ritorna a parlare delle “Rocce”. Il sito è uno dei luoghi più suggestivi di Taormina, dimenticato per oltre 50 anni e concesso in comodato d’uso per 99 anni dalla Città Metropolitana di Messina alla Fondazione Antonio Presti – Fiumara d’Arte.
Oscurato da una politica cieca che lo ha fatto diventare emblema di spreco e di degrado, frutto di una responsabilità collettiva di dimenticanza e indolenza, il complesso Le Rocce rinascerà in nome della politica della bellezza, che vede nell’arte e nella riqualificazione del paesaggio la via per riconsegnare al pubblico quel luogo per troppo tempo negato. Il progetto della Fondazione Fiumara d’Arte prevede la creazione di percorsi artistici, culturali, turistici e ambientali, in sinergia con i Comuni del comprensorio. Questa famosa spina di verde che si affaccia sul mare, negli anni Cinquanta sarebbe dovuta diventare un marchio turistico di qualità per Taormina: è trascorso mezzo secolo e questo splendido paradiso tra cielo e terra non è altro che un sito abbandonato. In occasione della Giornata dell’Albero, verrà fatta una pulizia straordinaria del sito e verranno piantati alberi come simbolo di rinascita. Presenti in prima linea scuole e associazioni – guidati dal dirigente scolastico dell’Istituto Comprensivo “Alcide De Gasperi” di Aci San Antonio prof.ssa Silvana Di Bella – la prof.ssa Valeria Aloi e una rappresentanza di alunni, il presidente del CAI di Acireale Paolo Falsaperla e il presidente del Katane Diving Club Fabio Lombardo.
«Questa finestra che si affaccia sull’infinito – dichiara Antonio Presti – paradossalmente non si è fatta toccare per consegnarsi alla speculazione e al malaffare, si è difesa da intere generazioni, e noi la vorremmo riconsegnare a chi non ha potuto amare e condividere la bellezza di questo giardino incantato e a coloro che presto potranno finalmente scorgerla. E questo grazie all’impegno etico e sociale di tutti quelli che lavoreranno e mi aiuteranno per riconsegnarla alla collettività nella sua integrità morale».
Nella foto, Antonio Presti
Vi è pure una sinergia di gruppo tra le scuole, le associazioni e la Fondazione Fiumara d’Arte, una proposta culturale a scala territoriale che non vuole coinvolgere solo il sito Le Rocce ma anche i paesi del litorale ionico, della Valle dell’Alcantara, della Valle d’Agrò e del Parco dell’Etna: una rete che possa migliorare lo sviluppo del territorio. «Le Rocce – ribadisce Presti – costituisce un punto di partenza e volano turistico per avviare un concreto processo di crescita e sviluppo di tutti i comuni della fascia Ionica». La Fondazione Fiumara d’Arte è pertanto aperta ad eventi artistici/culturali proposti dal mondo dell’associazionismo, della scuola, dell’università, delle Proloco, delle istituzioni. . Il futuro del complesso Le Rocce immaginato dal mecenate, avrà un carattere collettivo, spirituale e visionario, in linea con molti dei suoi interventi e delle manifestazioni dell’ultimo trentennio nell’Isola (il parco Fiumara d’Arte, il museo-albergo Atelier sul Mare, la Porta della Bellezza, Il treno dei poeti, G37 Summit della poesia). Le Rocce diventeranno un villaggio turistico dove ogni cottage sarà affidata a un creativo (artista-architetto-designer-ingegnere) tramite un bando di concorso pubblico che stabilirà funzioni, forma e aspetto delle singole aree.
La Festa dell’albero è una delle più antiche cerimonie nate in ambito forestale e rappresenta la celebrazione che meglio dimostra, come il culto e il rispetto della natura affermino il progresso civile, sociale, ecologico ed economico di un popolo. Fin dai tempi più antichi, all’Albero e ai boschi veniva attribuita una grande importanza, e già nella primissima epoca romana gli alberi erano classificati in olimpici, monumentali, eroici, ferali, felici, infausti; i boschi erano suddivisi in sacri, divinizzanti e profani. Si può dire che i Romani, con le loro usanze ed i loro culti precorsero l’odierna festa degli alberi; questi erano tutelati e conservati anche per motivi legati alla religione ed era consuetudine consacrare i boschi al culto delle divinità dell’epoca. Con l’esempio di pubbliche piantagioni si volle poi insinuare nel popolo l’importanza della coltivazione degli alberi, imitando peraltro le usanze ancora più antiche dei greci e dei popoli orientali, presso i quali erano già diffuse la pratica dell’arboricoltura e dell’impianto di boschi. In epoca moderna la necessità di educare al rispetto ed all’amore degli alberi anche attraverso una celebrazione si concretizzò per la prima volta in alcuni stati del Nord America intorno alla seconda metà dell’Ottocento quando, in conseguenza di spaventose inondazioni, larga parte del territorio fu colpita da disastrosi disboscamenti. Per questo motivo, nel 1872, il Governatore dello Stato del Nebraska, Sterling Morton, pensò di dedicare un giorno all’anno alla piantagione di alberi per creare una coscienza ecologica nella popolazione e per accrescere, così, anche il patrimonio forestale del proprio paese. Quel giorno fu chiamato Arbor day e la sua risonanza giunse anche in Europa dove trovò molti estimatori che diffusero l’iniziativa. In Italia la prima Festa dell’albero fu celebrata nel 1898 per iniziativa dello statista Guido Baccelli, allora ministro della Pubblica Istruzione. Nella legge forestale del 1923, essa fu istituzionalizzata nell’art. 104 che recita: “È istituita la Festa degli alberi.