Ridurre i costi della politica: ma i parlamentari sono d'accordo?

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Approda in Aula la proposta di legge M5S per uno stipendio ridotto ed equo.

I cinque stelle ci riprovano e toccano forse il tasto più doloroso per chi siede in Parlamento. Gli stipendi parlamentari sono troppo alti e poiché tutti ne convengono,ecco la prova delle parole da tradurre in fatti.Riduzione dei costi della politica e dimezzamento degli stipendi dei parlamentari. Sono questi i punti principali della proposta di legge M55 sul “trattamento economico e previdenziale spettante ai membri del Parlamento” che approda oggi in Aula e che ha come prima firmataria la deputata Roberta Lombardi. Un testo destinato a riaccendere gli animi dopo esser stato rinviato in Commissione lo scorso ottobre lasciando una scia di polemiche. La proposta Lombardi chiede di fissare un ammontare fisso per l’indennità parlamentare, pari a 5.000 euro al mese al lordo delle imposte per dodici mensilità, in pratica circa la metà al netto, con adeguamento ogni anno in base all’indice Istat.

Inoltre viene aggiunto un rimborso delle spese di soggiorno e di viaggio, entro un limite massimo di 3.500 euro mensili, che va a sostituire l’attuale disciplina che prevede due voci separate per diaria e rimborsi. Per accedere a questi fondi occorre far riferimento all’estratto conto di una carta di credito emessa specificamente per questo scopo e le spese devono essere rese pubbliche attraverso la pubblicazione mensile sul sito internet della Camera di appartenenza. Del rimborso per il soggiorno e il viaggio non possono beneficiare i parlamentari residenti a Roma.

 Lombardi propone poi di fissare per legge il rimborso delle spese per l’esercizio del mandato rappresentativo e per la retribuzione dei collaboratori, confermando gli attuali 3.690 euro mensili stabiliti fin qui dall’Ufficio di presidenza di Montecitorio. Infine la proposta di legge chiede di prevedere per i parlamentari un’indennità di fine mandato analoga al trattamento di fine rapporto dei lavoratori dipendenti; un adeguamento dei rispettivi trattamenti previdenziali; l’applicazione a deputati e senatori, per quanto compatibile, della disciplina relativa ai congedi di maternità, paternità e parentale.

  (Agenzia)

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