“Una proposta di legge per debellare il revenge porn”
Il revenge porn è la pratica, sempre più diffusa nella rete, che consiste nella pubblicazione – o nella minaccia di pubblicazione – di fotografie o video che mostrano persone in frangenti intimi, in attività sessuali o in pose sessualmente esplicite. Senza il consenso della persona interessata. È evidente che quello che si vede non era stato ritratto per essere mostrato in pubblico. La maggior parte delle vittime è di genere femminile.
È un fenomeno umiliante e lesivo dell’immagine e della dignità della vittima, che può condizionare la vita delle persone colpite anche nella ricerca di un impiego e nei rapporti sociali.
Molte delle vittime di questo crimine hanno riferito agli psicologi che l’impatto può essere paragonato a quello di una vera e propria violenza sessuale.
Ricordiamo il triste caso di cronaca italiana che si è concluso con il suicidio della protagonista. La vicenda è quella di Tiziana Cantone, che si è tolta la vita il 13 settembre 2016, dopo che un suo video hard girato dall’allora fidanzato era diventato virale in Rete, e dopo che inutilmente si era rivolta alla magistratura chiedendone la rimozione dai siti e motori di ricerca.
Il revenge porn è riconosciuto come reato in Germania, Israele e Regno Unito, e in trentaquattro Stati degli Usa. In Italia, invece, non esiste alcuna legge specifica. Occorre dunque una fattispecie specifica di reato che punisca questi comportamenti in maniera esemplare.
La proposta di legge che ho presentato punisce gli autori di questi comportamenti, non solo chi pubblica immagini o video, ma anche chi li diffonde, prevedendo delle aggravanti in base al rapporto esistente tra autore e vittima e in caso di morte del soggetto coinvolto.
Occorre inoltre responsabilizzare in modo tangibile i gestori delle piattaforme e delle applicazioni attraverso le quali si effettua il revenge porn al fine di ottenere la rimozione immediata delle immagini incriminate.
Un’attenzione particolare questa proposta di legge l’ha rivolta ai minori e agli studenti, nel convincimento che solo un uso consapevole di internet e dei social mediante un adeguato intervento educativo possa metterli al riparo dalle insidie dei social network e possa costituire efficace prevenzione e contrasto della fattispecie criminosa, che deve essere prevista e punita dal nostro ordinamento.