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Reggio Calabria,
Notificate da Polizia e Carabinieri, ieri mattina, nell’ambito dell’operazione “Gallicò”, 18 misure cautelari, di cui 16 finite in carcere, una agli arresti domiciliari e una con l’obbligo di presentazione alla P.G. Gli indagati sono accusati di associazione mafiosa, omicidio, estorsione, usura, detenzione illegale di armi, intestazione fittizia di beni e altro. Nell’indagine, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia della Procura di Reggio Calabria, gli indagati sono complessivamente 40.
Le indagini sono state condotte dalla Squadra mobile reggina, dalla Sezioni investigative servizio centrale operativo (Sisco) della Polizia di Stato e dal Nucleo investigativo dei Carabinieri che hanno ricostruito la struttura e le attività della ‘ndrangheta nel quartiere di Gallico di Reggio Calabria.
In particolare, sono stati documentati gli atti intimidatori per il controllo del territorio dell’organizzazione, le estorsioni, la disponibilità di armi e la gestione criminale in diverse imprese economiche.
Nell’ambito degli arresti di oggi, due persone sono indagate per l’omicidio di un uomo avvenuto a febbraio del 2019. Il delitto s’inserisce nelle dinamiche di conflitto per il controllo criminale del quartiere dopo l’arresto, nel 2018, del capo di ‘ndrangheta di Gallico, condannato per mafia. La vittima aveva cercato di assumere il comando di quel territorio ed era entrato in contrasto con chi, già nel 2018, aveva assunto il ruolo di principale referente mafioso nella zona. Uno dei due indagati aveva fatto perdere le sue tracce in Italia e si era trasferito nel Regno Unito, dove, questa mattina, è stato rintracciato e arrestato dalle autorità britanniche appositamente attivate tramite il canale I-CAN (Interpol Cooperation Against Ndrangheta) del Servizio cooperazione internazionale di Polizia.
Durante le indagini per l’omicidio, sono emerse circostanze legate a un giro di prestiti di denaro a tassi usurai, concessi dagli indagati, nei confronti di titolari di esercizi commerciali in difficoltà a causa della pandemia. In particolare, l’associazione criminale aveva imposto ad un supermercato l’assunzione di più persone e la promozione della moglie di uno degli indagati e ancora, nel settore della panificazione per altri esercizi commerciali, di rifornirsi di farina da un determinato rivenditore; inoltre, al titolare di un negozio di frutta aveva impedito di vendere il pane per evitare di fare concorrenza al panificio di uno degli indagati.
Anche nei confronti di un’impresa edile aveva imposto l’affidamento della posa del ferro ad una impresa segnalata da uno degli indagati.
Inoltre, il giudice ha disposto il sequestro preventivo di 4 società, tutte con sede a Reggio Calabria, fittiziamente intestate a terzi, ma di fatto nella piena disponibilità degli indagati.