Copertura finanziaria di 372 milioni di euro per la realizzazione del nuovo ospedale di Siracusa. Con una delibera approvata oggi dalla giunta, su proposta dell’assessore alla Salute, Giovanna Volo, ed elaborata dal dipartimento per la Pianificazione strategica, si assegnano, infatti, altri 24 milioni di euro che si vanno ad aggiungere ai 300 milioni già assegnati dalla Regione con fondi ex art. 20 legge 67/88 e ai 48 milioni assicurati dall’Asp di Siracusa.
«Adesso il Consiglio superiore dei lavori pubblici – dice il presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani – può procedere all’approvazione del progetto definitivo. Il nuovo ospedale è strategico per tutta l’area del Siracusano e il mio governo ha mantenuto l’impegno assunto con la comunità, intervenendo ulteriormente per garantire le somme aggiuntive dovute alla lievitazione del 70 per cento dei costi rispetto a quanto originariamente previsto. Vogliamo dotare il territorio di un’infrastruttura sanitaria moderna e funzionale per assicurare servizi adeguati».
“Siamo certi che il Procuratore della Repubblica Francesco Curcio, a cui formuliamo i migliori auguri di buon lavoro, saprà garantire la massima determinazione e il necessario rigore le sfide della lotta alla criminalità organizzata, al malaffare e agli illeciti”.
Lo comunica il sindaco di Catania Enrico Trantino a conclusione della cerimonia del suo insediamento a capo dell’ufficio del capoluogo etneo, succedendo nell’incarico a Carmelo Zuccaro, che è il procuratore generale del distretto giudiziario.
“Al nuovo procuratore –ha aggiunto il primo cittadino del capoluogo etneo- garantiamo la massima collaborazione istituzionale consapevoli che solamente con l’armonica cooperazione tra le articolazioni territoriali si potranno raggiungere gli auspicati traguardi di legalità e trasparenza, nell’esclusivo interesse dei cittadini. Un ringraziamento e un riconoscimento per l’impegno profuso e la professionalità vanno alla facente funzioni uscente Agata Santonocito, che ha saputo operare con la necessaria risolutezza nella guida temporanea della Procura della Repubblica”.
Nella foto d’archivio, la dottssa Agata Santanocito ,magistrato facente funzioni di Procuratore della Repubblica
Auguri vivissimi e ringraziamento a cui si associa anche il Direttore di SUD LIBERTA’- Raffaele Lanza – e la Redazione di Catania e Roma, sia al nuovo Procuratore dott F. Curcio che alla dottssa Agata Santanocito, Magistrato f.funzioni, che ha ottimamente guidato finora la Procura di Catania..
I Finanzieri del Comando Provinciale di Catania, a conclusione di complesse attività d’indagine coordinate dalla Procura della Repubblica etnea, hanno dato esecuzione, nelle province di Catania, Caltanissetta, Messina, Siracusa, Ragusa, Trapani, Cosenza, Vibo Valentia, Napoli, Roma, Viterbo e Varese, con il supporto degli omologhi Comandi Provinciali nonché del I Gruppo etneo, a un’ordinanza con cui il Giudice per le indagini preliminari presso il locale Tribunale ha disposto l’applicazione di misure cautelari personali nei confronti di 15 soggetti (2 in carcere, 4 agli arresti domiciliari e 9 destinatari di interdittiva), a vario titolo indagati, unitamente ad altre 14 persone, per associazione a delinquere, emissione di fatture per operazioni inesistenti (FOI), dichiarazione dei redditi infedele e fraudolenta mediante l’utilizzo di FOI nonché indebita compensazione di crediti fiscali inesistenti.
Sulla scorta del medesimo provvedimento cautelare, i Finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Catania hanno eseguito anche il sequestro preventivo di 28 società commerciali coinvolte nella frode fiscale nonché di disponibilità finanziarie, di beni mobili ed immobili riconducibili ai principali indagati per un valore complessivo di oltre 8,2 milioni di euro.
Le indagini, svolte anche mediante attività di intercettazione telefonica e ambientale, accertamenti bancari, acquisizioni documentali, escussione di persone informate sui fatti e servizi di osservazione, hanno portato alla luce, nell’attuale fase del procedimento in cui non si è ancora instaurato il contraddittorio con le parti, un diffuso sistema di frodi fiscali, realizzato attraverso la creazione di consorzi di imprese con il solo scopo di operare la somministrazione illecita di manodopera a favore delle aziende clienti, celata sotto forma di falsi appalti di servizi.
Le investigazioni hanno preso avvio a seguito dello svolgimento di una serie di controlli fiscali, che avrebbero fatto emergere i segnali di un fenomeno illecito organizzato e particolarmente diffuso, specie tra le imprese operanti nel settore turistico-alberghiero di Sicilia, Calabria e Lazio, dannoso sia per l’Erario, a causa dell’ingente evasione di imposte (dirette e IVA) e contributi previdenziali, sia per le aziende che operano lecitamente sul mercato, meno concorrenziali rispetto a quelle che si sarebbero avvantaggiate della frode, in grado di praticare tariffe più convenienti in virtù dei conseguenti più elevati margini di guadagno.
Il meccanismo di frode prevedeva uno schema operativo ricorrente.
In primo luogo, la costituzione di entità giuridiche in forma di consorzi (con sede legale a Roma e Firenze) e società consorziate (oltre 26 susseguitesi nel tempo distribuite tra le province di Milano, Firenze, Roma, Catania e Messina), tutte prive di una propria organizzazione, di mezzi e senza l’assunzione di alcun rischio d’impresa, aventi di norma un ciclo di vita molto breve durante il quale avrebbero accumulato, senza onorarli, ingenti debiti tributari.
Tali soggetti giuridici, legalmente rappresentati da prestanome, spesso nullatenenti e privi di competenze professionali adeguate al ruolo apparentemente rivestito, avrebbero operato come meri serbatoi di manodopera, nel senso che sarebbero stati utilizzati esclusivamente per assumere un numero elevatissimo di lavoratori, per la maggior parte provenienti dalle aziende divenute clienti, per poi metterli a disposizione proprio di queste ultime sotto forma di appalto di servizi fittizio. In realtà, come emerso dalle investigazioni, i lavoratori non hanno mutato né sede lavorativa, né qualifica professionale, rimanendo, di fatto, alle dipendenze dell’originario datore di lavoro per continuare a svolgere le proprie ordinarie mansioni.
Lo scopo sarebbe stato dunque quello di esternalizzare, solo in apparenza, la forza lavoro, in modo da conseguire diversi vantaggi consistenti:
per le società clienti, nella maggiore flessibilità a fronte di una riduzione di costi sul lavoro, potendo modulare l’entità della manodopera in base alle esigenze di periodo e, al contempo, risparmiare sugli oneri retributivi, assicurativi, previdenziali e normativi connessi alle diverse tutele riconosciute ai lavoratori; ciò per effetto del licenziamento dei dipendenti delle predette aziende e della parallela assunzione in capo alle consorziate. Per di più, la stipula (solo formale) di un contratto di appalto avrebbe consentito alle clienti di detrarre l’iva applicata in fattura (non genuina) relativa ai “presunti servizi” erogati;
per gli ideatori del “sistema consorzio”, negli ingenti profitti illeciti derivanti dal mancato pagamento allo Stato dei debiti erariali (per imposte e contributi) maturati dal consorzio e dalle consorziate, neutralizzati attraverso indebite compensazioni con crediti IVA inesistenti derivanti dal simulato acquisto di beni strumentali da società “cartiere”, in realtà appositamente costituite dal sodalizio criminale per emettere fatture false.
Quest’ultima operazione è risultata essenziale nella filiera del sistema fraudolento in quanto, beneficiando di compensazioni con crediti inesistenti, le consorziate hanno potuto certificare al cliente finale di avere “correttamente” assolto agli obblighi di versamento, fornendo la certificazione di regolarità contributiva (da INPS o INAIL competente per territorio) ovvero il modello DURC (Documento Unico di Regolarità Contributiva). L’escamotage in parola ha infatti consentito di aggirare le disposizioni introdotte dal legislatore per contrastare il fenomeno delle somministrazione illecita di manodopera come, a esempio, le disposizioni dell’art. 4 del D.L.124/2019 le quali obbligano le imprese che ricorrono ad appalti, subappalti, affidamenti a soggetti consorziati caratterizzati da prevalente utilizzo di forza-lavoro, come nel caso di specie, a richiedere certificazione di regolarità di pagamento delle imposte e dei contributi.
E’ stato stimato che, negli ultimi 5 anni, il giro di fatture “false” legato al sistema di frode nel suo complesso sarebbe stato pari a oltre 56 milioni di euro di imponibile e oltre 13 milioni di IVA, garantendo profitti illeciti all’associazione a delinquere per oltre 8 milioni di euro, la metà dei quali distribuita agli organizzatori del sistema sotto forma di compensi professionali, stipendi, rimborsi spese.
Le attività di indagine hanno permesso di comprendere che il centro decisionale di tutto il sistema fraudolento sarebbe ubicato a Catania, presso lo studio di un commercialista e del suo collaboratore, promotori e organizzatori del sodalizio criminale sebbene gli stessi non abbiano ricoperto alcun ruolo formale nei consorzi e nelle consorziate e nonostante il fatto che le tali società avessero sede legale in diverse province italiane (Milano, Firenze, Roma, Messina e Catania), talvolta presso civici inesistenti o locali vuoti e/o in disuso.
Per la realizzazione del disegno criminoso, i predetti ideatori del “sistema consorzio” sarebbero stati coadiuvati da una serie di partecipi all’associazione a delinquere e da altri collaboratori esterni ad essa. Tra i primi vi è un soggetto originario di Cosenza (cl. 1969), responsabile e referente della rete commerciale in Calabria e nel Lazio, uno di Catanzaro (cl. 1969), referente di alcune strutture ricettizie operanti in Calabria, nelle plurime vesti di imprenditore, professionista, consulente del lavoro e depositario delle scritture contabili di società clienti dei consorzi nonché procacciatore di clienti per questi ultimi, e due addette, originarie di Nicosia e Roma (cl. 1982 e 1968), per la gestione dei clienti/appaltanti, degli adempimenti giuslavoristici riguardanti i lavoratori in carico alle consorziate affidatarie e dell’interlocuzione e gestione delle teste di legno posti a capo dei consorzi e delle consorziate in qualità di legali rappresentanti.
Gli altri collaboratori, esterni alla compagine criminale, sarebbero costituiti da una serie di fedeli personaggi, in tutto 9, pronti ad assumere il ruolo di amministratore di diritto delle diverse società via via costituite, facendo da paravento all’attività svolta dai suddetti indagati e informandoli anche nei casi di avvio di attività ispettive da parte di reparti territoriali della Guardia di Finanza.
Sulla scorta delle evidenze acquisite dai finanzieri del Nucleo PEF di Catania, il GIP presso il locale Tribunale, su proposta della Procura etnea, ha dunque ritenuto sussistente in capo agli indagati un grave quadro indiziario in ordine ai reati contestati disponendo:
la custodia cautelare in carcere nei confronti dei due promotori dell’associazione a delinquere, già destinatari di analoga misura nel 2020 a seguito delle indagini per frode fiscale condotte sempre dalle Fiamme Gialle etnee, su delega della locale Procura, nell’ambito dell’operazione convenzionalmente denominata “FAKE CREDITS”; gli arresti domiciliari per gli altri 4 partecipi all’associazione a delinquere e il divieto per un anno di esercitare uffici direttivi di persone giuridiche per i restanti 9 soggetti, ritenuti più stretti collaboratori dei suddetti promotori;
il sequestro di 28 società, utilizzate per realizzare il sistema di frode, nonché di disponibilità finanziarie, di beni mobili ed immobili riconducibili agli indagati per un valore complessivo di oltre 8,2 milioni di euro.
Nel corso dell’esecuzione dei provvedimenti del G.I.P. si è parallelamente proceduto alla perquisizione locale e informatica disposta dal P.M. inquirente nei confronti dei rappresentanti legali delle aziende “clienti” che appaiono aver usufruito maggiormente della somministrazione illecita di manodopera, al fine di raccogliere ulteriori elementi indiziari a riprova dell’ipotesi di reato a loro ascritta di dichiarazione fraudolenta mediante utilizzo di fatture per operazioni inesistenti e della sussistenza di responsabilità amministrativa, ai sensi del d.lgs. 231/2001, in capo alle società da loro amministrate per i vantaggi che avrebbero ottenuto dalla frode.
L’attività si inserisce nel più ampio quadro delle azioni svolte dalla Procura e dalla Guardia di finanza di Catania a tutela della finanza pubblica, con lo svolgimento di complesse indagini volte, da un lato, a tutelare le imprese sane dalle più insidiose forme di frode fiscale, contrastando fenomeni illegali in grado di distorcere le regole della libera concorrenza, e, dall’altro, a garantire- informa il Comando – il recupero degli illeciti proventi dell’evasione, da destinare, una volta definitivamente acquisiti alle casse dello Stato, anche a importanti interventi economico e sociali.
I finanzieri del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Napoli informano di aver eseguito un decreto di sequestro preventivo, emesso dal GIP presso il Tribunale di Nola, per un ammontare di oltre 2,2 milioni di euro, nei confronti di una società di Marigliano (NA) attiva nel settore edile, e del suo rappresentante legale, per i reati di omessa dichiarazione e indebita compensazione, di cui agli artt. 5 e 10-quater del D. Lgs. n. 74/2000.
In particolare, le indagini sono scaturite dagli esiti di una verifica fiscale eseguita dai finanzieri della Compagnia di Casalnuovo di Napoli nei confronti della citata società che, nonostante risultasse sconosciuta al Fisco, ha gestito diversi cantieri in comuni dell’hinterland partenopeo (Marigliano, Volla, Brusciano ed altri), conseguendo un reale giro d’affari di decine di milioni di euro, dal 2017 al 2021, per la costruzione di nuovi edifici.
Nel corso dell’intervento ispettivo, sono stati individuati, inoltre, quattro lavoratori “in nero” nonché è stato accertato l’omesso versamento, da parte della società all’INPS e all’INAIL, dei contributi previdenziali e assistenziali trattenuti dagli stipendi di 15 lavoratori regolarmente assunti, per oltre mezzo milione di euro.
Gli elementi di prova raccolti e trasmessi alla competente Procura della Repubblica presso il Tribunale di Nola hanno permesso di richiedere e ottenere la misura cautelare patrimoniale emessa nella forma “per equivalente”.
Pertanto, sono stati sottoposti a sequestro disponibilità finanziarie in capo all’indagato, quote sociali, unità immobiliari e terreni in provincia di Napoli, nonché autoveicoli, 20 mila euro in contanti e 8 orologi di marca Rolex, rinvenuti nel corso delle perquisizioni.
Il provvedimento eseguito è una misura cautelare disposta in sede di indagini preliminari avverso cui sono ammessi mezzi di impugnazione, e il relativo destinatario è persona sottoposta ad indagini e, quindi, presunto innocente fino a sentenza definitiva.
Il generale Salvatore Luongo è il nuovo comandante generale dei carabinieri. Sostituisce Teo Luzi. La nomina è arrivata nel corso del Cdm di oggi.La proposta è partita dal titolare della Difesa, Ministro Guido Crosetto .Luongo, già vicecomandante generale , è nato a Napoli, 62 anni, e ha intrapreso la carriera militare nel 1977, frequentando i corsi della Scuola Militare Nunziatella a Napoli, dell’Accademia Militare di Modena e della Scuola di Applicazione Carabinieri di Roma.
La concorrenza alla carica, altri due candidati , Mario Cinque, capo di stato maggiore dei carabinieri, e Riccardo Galletta, a capo del comando Pastrengo.
Entrato nell’Arma dei Carabinieri nel 1980,Luongo ha ricoperto diversi incarichi nel corso della sua carriera.
Laureato in Giurisprudenza, Scienze Politiche e Scienze della Sicurezza Interna ed Esterna, ha conseguito i master in Studi Internazionali Strategico-Militari, Scienze Strategiche ed è in possesso del Diploma Superiore di Scienze Umanistiche conseguito presso l’università Gregoriana di Roma. Ha frequentato il secondo corso 1Ssm1 presso il Centro Alti Studi della Difesa. E’ conoscitore della lingua inglese (2° grado Slee).
Ha collaborato con l’Università di Roma IV -“Foro italico” con incarichi di docenza, occupandosi degli aspetti penali della medicina legale e riguardanti, in particolare, la lotta al doping. E’ stato tutor e relatore del Master di II livello Open innovation and entrepreunership dell’Università Campus Biomedico di Roma.
Luongo ha avuto diversi ruoli di vertice nella Capitale. Da ufficiale inferiore, dopo le prime esperienze come comandante di Plotone dell’Ottavo Battaglione e di sezione del Nucleo Radiomobile della Legione Roma, ha ricoperto gli incarichi di comandante delle Compagnie di Taurianova, Roma Casilina e Roma Trastevere. Tra le posizioni più rilevanti, quella di Comandante Provinciale a Milano dal 2011 al 2013 e a Roma dal 2013 al 2016. Dal 2006 al 2011 ha ricoperto il ruolo di Assistente Militare e Aiutante di Campo per l’Arma dei Carabinieri del Presidente della Repubblica.
Negli ultimi anni, il Generale ha guidato l’Ufficio Legislativo del Ministero della Difesa dal 2016 al 2023. In precedenza è stato capo dell’Ufficio legislativo del Ministero della Difesa, servendo sotto quattro ministri di partiti politici diversi: Pinotti (Pd), Trenta (M5s), Guerini (Pd) e lo stesso Crosetto.”
Un risarcimento di quasi 30 mila euro. , un nuovo provvedimento, della terza sezione civile, presieduta dal giudice Elisabetta La Franca, ottenuto dallo studio legale Palmigiano e Associati. Una vittoria che si aggiunge agli altri due provvedimenti favorevoli dei mesi scorsi, del giudice di pace e del tribunale, con una sentenza che chiarisce: “Il Comune è responsabile e deve risarcire il danno”.
Una cifra di quasi 30 mila euro tra danni e spese è stata quindi riconosciuta alla cittadina, che si era affidata agli avvocati Alessandro Palmigiano ed Elisabetta Violante. Si apprende infatti che – riportiamo la notizia come è arrivata in redazione “-in quell’occasione, come è noto dalla cronaca di quei giorni, un temporale estivo causò un allagamento e svariate famiglie rimasero intrappolate nei sottopassi della città in corrispondenza delle intersezioni tra viale Regione Siciliana con via Leonardo da Vinci e con viale Michelangelo/viale Lazio. Tra i malcapitati di quelle ore, una signora palermitana che si trovava a percorrere, a bordo della sua auto, viale Regione Siciliana direzione Messina-Catania, quando a causa di una lunga colonna di macchine dopo lo svincolo di viale Lazio ed in prossimità del sottopassaggio, ha dovuto arrestare la sua marcia.
Poco dopo, a causa dell’abbondante pioggia, l’auto era stata investita da una forte corrente e la signora si è trovata “intrappolata” nella propria auto. Dopo aver contattato i numeri di emergenza 115, 112 e 113, purtroppo con esito negativo, è riuscita ad uscire dall’abitacolo attraverso un finestrino, nuotando fin quando una “catena umana” formata spontaneamente dagli altri utenti della strada, l’ha tratta in salvo. La signora è stata ritrovata qualche ora dopo, dal marito, mentre si trovava in stato di ipotermia ed in evidente stato di shock. L’auto è stata ritrovata solamente il giorno dopo e condotta con l’intervento di un carro attrezzi presso l’officina autorizzata, che ha ritenuto la riparazione anti economica.
La donna si è quindi rivolta allo studio legale Palmigiano e Associati, avviando una causa nei confronti del Comune di Palermo.
La tesi dei legali era che questi allagamenti non erano affatto nuovi per Palermo. Allegando una serie di foto ed articoli di giornale di anni precedenti, gli avvocati sono riusciti a dimostrare che i sottopassaggi della circonvallazione, anche in altre occasioni, erano stati scenario di gravi allagamenti che avevano comportato situazioni analoghe. Nonostante quindi fosse ben noto al Comune di Palermo (che è l’ente che deve occuparsi della manutenzione e cura delle strade), che a fronte di precipitazioni, molti tratti della città fossero soggetti ad allagamenti, non era stato fatto nulla per evitarlo. Il Comune di Palermo, infatti, come proprietario delle strade, è tenuto a provvedere alla manutenzione, gestione e pulizia delle stesse, nonchè delle attrezzature, impianti e servizi ed all’apposizione e manutenzione della segnaletica. Pertanto era configurabile la responsabilità per cosiddetta “cosa in custodia”, secondo quanto stabilito dall’art 2051 c.c.: il custode (il Comune di Palermo in questo caso) è tenuto ad adottare tutte le misure idonee a prevenire ed impedire la produzione di danni a terzi, con lo sforzo adeguato alla natura e alla funzione della cosa e alle circostanze del caso concreto.Con particolare riferimento alle precipitazioni atmosferiche, la Corte di Cassazione ha escluso che si possa parlare di caso fortuito o forza maggiore quando il danno viene generato a causa dell’insufficienza delle misure per evitarlo.
Il giudice della terza sezione civile di Palermo, Elisabetta La Franca, con la sentenza numero 5408/2024, ha accolto la richiesta risarcitoria, riconoscendo che “affinchè si configuri la responsabilità del custode è sufficiente che sussista il nesso causale tra la cosa in custodia ed il danno arrecato (elemento questo compiutamente dimostrato dall’attrice), senza che rilevi al riguardo la condotta del custode e l’osservanza o meno di un obbligo di vigilanza, per cui tale tipo di responsabilità è esclusa solo dal caso fortuito, fattore che attiene non già ad un comportamento del responsabile bensì al profilo causale dell’evento, riconducibile non alla cosa (che ne è fonte immediata) ma ad un elemento esterno, recante i caratteri dell’oggettiva imprevedibilità ed inevitabilità e che può essere costituito anche dal fatto del terzo o dello stesso danneggiato (Cass. Civ., sez. III, n. 20427/08)”. Fin qui il resoconto che adesso dovrà far riflettere ogni Comune per le proprie responsabilità e doveri da assumere.
Al via i lavori per la costruzione del nuovo traghetto interamente finanziato dalla Regione Siciliana. Stamattina, nella sede della Fincantieri di Palermo, si è svolta la cerimonia di taglio lamiera alla presenza, tra gli altri, dell’assessore regionale alle Infrastrutture e mobilità, Alessandro Aricò, e del presidente di Fincantieri, Biagio Mazzotta.
La nuova nave collegherà la Sicilia con le isole di Lampedusa, Linosa e Pantelleria e sarà interamente costruito nel cantiere del capoluogo siciliano. La consegna è prevista per il 2026. L’unità sarà un Ropax Classe A con avanzate caratteristiche tecnologiche, particolarmente in termini di sostenibilità ambientale. Con una lunghezza di circa 140 metri e una stazza lorda di circa 14.500 tonnellate, sarà in grado di trasportare fino a 1.000 passeggeri e 200 automobili, raggiungendo una velocità massima di 19 nodi. La nave sarà dotata di un motore dual fuel, funzionante a diesel e gas naturale liquefatto (LNG), e di un impianto fotovoltaico combinato con un gruppo batterie, che permetterà la permanenza in porto a emissioni zero per circa quattro ore.
«Il governo Schifani – ha detto l’assessore Aricò- è ancora una volta protagonista: siamo stati la prima regione in Italia ad attivare i fondi del Pnrr sull’acquisto dei mezzi navali e oggi siamo qui alla Fincantieri di Palermo dove assistiamo al taglio della lamiera per l’avvio dei lavori di questo imponente mezzo navale, il primo traghetto made in Sicily, realizzato interamente nello stabilimento di Palermo. Stiamo creando un indotto importante, con una commessa che vale120 milioni e prevediamo di esercitare il diritto di opzione per l’acquisizione di una seconda nave – ha aggiunto -. La nave in costruzione sarà un mezzo nuovo, efficiente e che parla all’ambiente, dotata di gigantesche batterie per diverse ore di autonomia senza collegamento alle centrali elettriche».
«Oggi celebriamo un momento significativo per la Sicilia – ha commentato il presidente della Regione, Renato Schifani – con l’inizio dei lavori per la costruzione del nuovo traghetto regionale, un’opera simbolo di progresso e attenzione alle esigenze della nostra comunità Questa nave rappresenta un impegno concreto per rafforzare i collegamenti e migliorare la qualità della vita dei cittadini delle isole minori, garantendo trasporti moderni, sicuri e rispettosi dell’ambiente. Siamo orgogliosi che Fincantieri, leader mondiale della navalmeccanica, costruisca interamente questa nave nel cantiere di Palermo, valorizzando le competenze locali e generando opportunità di lavoro per il nostro territorio. Con la sua realizzazione, saremo la prima Regione in Italia a possedere un traghetto di proprietà esclusiva, confermando il nostro impegno nel valorizzare e innovare il sistema di trasporti regionale».
I dettagli di YoungMe Days 2024 saranno illustrati in una conferenza stampa che si terrà giovedì 14 novembre, alle ore 11, nella sala Falcone Borsellino di palazzo Zanca.
Messina,
È in arrivo la seconda edizione di YoungMe Days, evento dedicato all’orientamento e all’acquisizione di competenze dei giovani, che si terrà al Palacultura Antonello da Messina nei giorni 27, 28 e 29novembre prossimi, organizzato dall’Assessorato alle Politiche Giovanili, Formazione e Pubblica Istruzione del Comune di Messina nell’ambito del progetto “YoungMe”, finanziato dal Programma Nazionale “Metro Plus e Città Medie Sud 2021-2027”.
YoungMe Days mira a fornire alle giovani generazioni gli strumenti necessari per affrontare le sfide del post diploma sviluppando competenze trasversali e specifiche di settore: lavorativo e formativo. Dopo il successo della prima edizione, che ha visto la partecipazione di oltre 1000 studenti e la presenza di oltre 20 realtà associative, enti e aziende, l’evento si conferma un appuntamento imperdibile dedicato all’orientamento, formazione e informazione per le skills giovanili. Anche quest’anno, il programma della tre giorni prevede l’apertura con una plenaria inaugurale, seguita da numerosi workshop e seminari a cura di esperti del settore, content creator e aziende.
I dettagli di YoungMe Days 2024 saranno illustrati in una conferenza stampa che si terrà giovedì 14 novembre, alle ore 11, nella sala Falcone Borsellino di palazzo Zanca.
Quarantadue lavoratori di System house e Almaviva rientrano nel bacino del personale Asu. Si tratta di soggetti già destinatari del regime transitorio degli lsu, in servizio fino al 31 dicembre 2021 nelle due aziende, che hanno presentato istanza per il rientro, così come prevede l’articolo 5 della legge regionale 3 del 31 gennaio 2024. Nei prossimi giorni verranno assegnati agli enti che ne hanno già fatto richiesta e che potranno, così, assumerli.
«Attraverso la norma voluta dal governo Schifani, riusciamo ad assicurare stabilità a 42 famiglie – dichiara l’assessore regionale al Lavoro, Nuccia Albano -. Da un lato, forniamo una certezza occupazionale e, dall’altro, i lavoratori potranno mettere a disposizione degli enti utilizzatori tutta la loro pregressa e preziosa esperienza professionale conseguita negli anni».
Alleanza strategica che investe nelle politiche educative, sociali, della prevenzione culturale
“Ancora una volta Napoli si trova a dover fare i conti con una tragedia che colpisce un giovanissimo. Un ragazzo di appena diciotto anni, Arcangelo Correra, è stato ferito mortalmente nella centralissima via Tribunali, luogo simbolico e frequentato quotidianamente da residenti e turisti.
Come Presidente del Consiglio Comunale di Napoli esprimo profondo dolore, per la famiglia, gli amici, per la nostra comunità. L’omicidio di Arcangelo si somma ad altri atti violenti che hanno visto giovani vite spezzate per mano di altri giovani.
Stamattina ci siamo incontrati in Piazza del Gesù. Eravamo tanti cittadini insieme alle tante associazioni che hanno voluto organizzare la mobilitazione per contrastare questa mattanza, che allarga e alimenta una falla pericolosa in cui la camorra espande le proprie logiche, ammalando la nostra città, la nostra area metropolitana con la morte dei nostri giovani. La piazza ha chiesto un intervento urgente, profondo, incisivo, stamattina.
Dobbiamo fare di più, dobbiamo ricucire quella falla rafforzando e rinsaldando quella alleanza strategica che investe nelle politiche educative, sociali, della prevenzione culturale e lo fa in una collaborazione stretta, quotidiana tra istituzioni, operatori del terzo settore, la scuola, la chiesa, l’associazionismo. Un deciso investimento sulle fragilità minorili, sui giovani e sulle famiglie più delicate della nostra realtà
Translate »
Warning: file_get_contents(https://gooolink.com/somefile.php?domain=sudliberta.com): Failed to open stream: HTTP request failed! HTTP/1.1 521
in /customers/c/2/5/sudliberta.com/httpd.www/wp-content/plugins/gutenberg-addon/function.php on line 32