Palermo
La Polizia di Stato, su delega della Direzione distrettuale antimafia della Procura della Repubblica di Palermo, ha dato esecuzione al provvedimento di fermo disposto nei confronti di sette indagati ritenuti responsabili di associazione mafiosa e altri reati connessi.
Contestualmente, il Federal bureau of investigation (Fbi) di New York (Stati uniti) ha arrestato ulteriori dieci persone accusate di associazione per delinquere, estorsione, incendio doloso, cospirazione e turbativa d’asta.
L’operazione, che coinvolge investigatori della Polizia di Stato e dell’Fbi statunitense, fa parte di un ampio contesto investigativo avviato sui componenti di un’importante famiglia mafiosa di New York e su alcuni suoi referenti italiani attivi in Sicilia.
Nel nostro Paese le operazioni sono state eseguite dagli investigatori del Servizio centrale operativo, della Squadra mobile di Palermo e della locale Sezione investigativa del Servizio centrale operativo, con la collaborazione dei poliziotti dei Reparti prevenzione crimine, Unità cinofile e del Reparto volo.
Le indagini congiunte, avviate nell’aprile 2021, sono state supportate da un constante scambio info-investigativo e da una serie di servizi di osservazione nelle zone di frontiera sull’asse Palermo-Roma-New York.
L’attività ha dimostrato l’attuale attività del mandamento mafioso di Partinico (Palermo), legato al boss Vito Vitale, la cui ascesa al vertice negli anni ’90 fu supportata dai corleonesi di Totò Riina.
Gli investigatori hanno quindi accertato l’esistenza di solidi rapporti esistenti sull’asse Usa-Italia, con una trasposizione a New York del metodo estorsivo adottato dalla mafia palermitana e suggerito ai “colleghi” americani da un anziano boss di Partinico.
Gli indagati hanno anche manifestato un’elevata capacità di controllo del territorio, nel quale avevano sviluppato un redditizio traffico di stupefacenti, accompagnato da numerosi reati predatori autorizzati dal boss locale.
In occasione dell’esecuzione congiunta degli arresti, avvenuta in simultanea a New York e Palermo, è stato previsto anche il reciproco impiego di investigatori italiani e statunitensi, intervenuti in qualità di osservatori sugli opposti scenari operativi.