Intervento di Giulio Francese, Presidente dell’Ordine dei Giornalisti di Sicilia (Nella foto)
Gridava “la mafia è una montagna di merda” e a dirlo era proprio lui che l’aveva dentro casa. E lo diceva con tutto il fiato che aveva per farsi sentire bene, a cento passi di distanza, dalla casa del mammasantissima Gaetano Badalamenti che lui non ha esitato a sbeffeggiare con la sua radio, mettendolo alla berlina. Peppino Impastato, giornalista, il coraggio e la passione civile, il sogno di cambiare il mondo, la capacità di mostrare il vero volto della mafia, di andare controcorrente, anche contro la sua famiglia per gridare al mondo la verità sugli uomini del disonore. Un vero rivoluzionario per quei tempi. Dava fastidio, lo hanno fermato simulando un suicidio, cercando di sporcare la sua immagine. Ma Peppino è stato più forte di tutto, la verità è venuta fuori e 41 anni dopo quell’omicidio di mafia lo sentiamo più vivo che mai: forte, coraggioso, profetico. Oggi a Cinisi, come ogni anno, una grande manifestazione per ricordarlo. E anche noi giornalisti ricordiamo con orgoglio ed emozione questo eccezionale collega che ha pagato con la vita il coraggio della verità. E in questo mondo sempre più violento e degradato mi piace ricordarlo con le sue parole sul valore della bellezza.
“Se si insegnasse la bellezza alla gente, la si fornirebbe di un’arma contro la rassegnazione, la paura e l’omertà. All’esistenza di orrendi palazzi sorti all’improvviso, con tutto il loro squallore, da operazioni speculative, ci si abitua con pronta facilità, si mettono le tendine alle finestre, le piante sul davanzale, e presto ci si dimentica di come erano quei luoghi prima, ed ogni cosa, per il solo fatto che è così, pare dover essere così da sempre e per sempre. È per questo che bisognerebbe educare la gente alla bellezza: perché in uomini e donne non si insinui più l’abitudine e la rassegnazione ma rimangano sempre vivi la curiosità e lo stupore».