di R.Lanza
Tutti d’accordo nel ridurre il compenso d’oro di Fabio Fazio ma il conduttore va avanti egualmente , privo di quella dignità che dovrebbe spingerlo a riconsegnare o rivedere il compenso follemente pattuito dai dirigenti Rai. Quello dei compensi elevati è una piaga italiana, sia nel mondo dello spettacolo che del pianeta calcistico dove girano cifre irriferibili. E’ un’offesa agli italiani che lavorano in silenzio senza chiedere la vetrina per guadagnare la somma sufficiente per sfamare una famiglia. E spesso si sa lo stipendio non basta, si arriva a malapena a metà mese.
Intanto tra l’indifferenza politica e l’opportunismo dei leader dei partiti che vedono in Fazio una buona rampa di lancio per volare nella galassia della pubblicità, si muovono le istituzioni più serie: la Corte dei conti.
L’Organo contabile ha richiesto i fascicoli sulla conduzione e produzione di ‘Che tempo che fa’. Si studia se vi sia possibile danno erariale dovuto al compenso, “c’è una istruttoria in corso a cura della Procura Regionale per il Lazio della Corte dei Conti – . Ed ora l’inchiesta è nelle mani del vice procuratore generale Massimiliano Minerva il quale ha già chiesto la documentazione in materia alla Rai“.
foto d’Archivio -Sud Libertà- Il Presidente della Rai Foa ha rivelato chiaramente la sua “falsità”, nel ruolo pubblico che riveste, sulla vicenda Fazio
L’esito dell’istruttoria, , “sarà noto solo quando ci sarà l’eventuale atto di citazione nei confronti di chi ha procurato l’eventuale danno erariale. In ogni caso l’azione di responsabilità si prescrive in 5 anni, il cui decorso può essere interrotto una sola volta”. In sostanza ci sono altri tre anni per condurre in porto la vicenda visto che “l’istruttoria è stata aperta nel 2017”. Nella politica italiana oltre Salvini che ha rifutato di farsi intervistare da Fazio anche Michele Anzaldi del Pd ha manifestato con appunti scritti assoluta contrarietà al compenso vergognoso del conduttore Rai.
Il Presidente della Rai ha rivelato invece la sua pochezza- e falsità- un uomo obbediente solo al suo partito politico (M5S) con l’omissione di un possibile intervento risolutivo su una faccenda chiaramente vergognosa oltre che inammissibile con il denaro pubblico dei contribuenti italiani