Colpita la struttura mafiosa milanese che gestiva ingenti flussi di denaro proveniente da attività illecite

 

 

La Squadra mobile di Milano ha notificato un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di dieci persone ritenute responsabili dei reati associazione per delinquere di tipo mafioso, traffico di sostanze stupefacenti, tentata estorsione e omicidio, ricettazione, porto illegale di armi, furto aggravato, detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti, intestazione fittizia e coercizione elettorale, usura, tutti reati aggravati dalla contestazione della mafiosità.

Si tratta del frutto di un’indagine, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia milanese, che ha fatto luce sulla Locale di ‘Ndrangheta di Pioltello (Milano), governata dalle famiglie Maiolo-Manno, e sull’attività criminale di una persona legata ad una famiglia di Cosa nostra di Pietraperzia, in provincia di Enna, collegata al clan dei Rinzivillo.

Dall’attività investigativa e dalle numerose intercettazioni è emersa la struttura mafiosa molto diffusa nel tessuto sociale della zona e fortemente legata ai segni e simboli tipici della ‘Ndrangheta. In diverse occasioni infatti venivano sottolineate l’importanza dei legami di sangue, che assicurano un’affiliazione automatica, e l’esaltazione dei segni della ‘Ndrangheta, fondamentali per riconoscere l’appartenenza al gruppo criminale.

L’organizzazione aveva la capacità di gestire notevoli flussi di denaro provenienti dalle attività illecite, e proprio a questo servivano le reiterate intestazioni di aziende a prestanome documentate durante l’indagine; molto utilizzata anche la fatturazione di operazioni inesistenti o con cifre molto gonfiate, nonché le finte assunzioni di dipendenti. Tutte operazioni che andavano ad inquinare il tessuto economico sano del territorio, e che permettevano di conseguire guadagni illeciti nei settori della logistica e dei servizi funerari.

All’uomo appartenente alla famiglia mafiosa di Pietraperzia, sono stati contestati i reati di usura e intestazione fittizia, aggravati dalla mafiosità. Infatti gli investigatori della Mobile hanno documentato che era attivo nel campo dei prestiti ad usura, i cui frutti venivano reinvestiti nell’acquisto di beni mobili e immobili.

Alle operazioni di rintraccio e notifica delle ordinanze di custodia cautelare hanno collaborato i poliziotti del Reparto prevenzione crimine e le unità cinofile della questura di Milano.

 

 

 

 

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