Una ‘piazza di spaccio’ a conduzione familiare è stata smantellata dai carabinieri di Gravina di Catania.
(Archivi -Sud Libertà)
Catania,
Un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip del capoluogo etneo è stata notificata dai Carabinieri nei confronti di otto persone indagate, a vario titolo, per furto, ricettazione, estorsione, detenzione illegale di armi da fuoco e spaccio di sostanze stupefacenti.
L’operazione è stata denominata ‘Testuggine’. Il provento dei furti sarebbe servito per alimentare la bancarella del «mercato delle pulci» di Catania gestita da Mario Tomaselli padre di Ignazio Giovanni. In particolare, gli indagati, sostiene la Procura etnea, per compiacere od anche per ottenere da quest’ultimo dosi di sostanza stupefacente, sarebbero stati soliti procacciare specie di volatili protetti ed anche ornamenti comunali, quest’ultimi sottratti alla municipalità di San Pietro Clarenza e che stati successivamente utilizzati dagli indagati per abbellire un complesso popolare nel quartiere San Giovanni Galermo di Catania.
Secondo la Procura di Catania dalle indagini è emerso “un grave quadro indiziario nei confronti degli appartenenti ad un gruppo criminale dedito, oltre ad una fiorente attività di spaccio la cui base era stata individuata in un’abitazione privata, anche di una lunga serie di reati predatori, i cui proventi nella maggior parte dei casi erano destinati ad alimentare il ‘mercatino delle pulci'”. ..
Il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg ha affermato, oggi in conferenza stampa a Bruxelles :
“Gli alleati della Nato non partecipano al conflitto in Ucraina. La Nato e gli alleati forniscono supporto all’Ucraina. Aiutiamo l’Ucraina a difendere i diritti dell’autodifesa. Questo è un diritto sancito dalla Carta delle Nazioni Unite. E, naturalmente, l’Ucraina ha il diritto di difendersi dalla guerra illegale di aggressione della Russia contro l’Ucraina”.
“La nostra priorità principale ora, o una delle priorità principali – ha continuato – è fornire più sistemi di difesa aerea per l’Ucraina. I nostri sistemi di difesa aerea sono impostati per difendersi dagli attacchi 24 ore su 24. Ma non abbiamo alcuna indicazione che questo sia stato il risultato di un attacco deliberato e questo incidente non ha le caratteristiche di un attacco”.
“Secondo risultati preliminari, probabilmente l’incidente” che ha provocato ieri due morti nel villaggio di Przewodow, nella Polonia sudorientale, a pochi chilometri dal confine con l’Ucraina, “è stato causato da un missile ucraino, lanciato per proteggere il territorio ucraino dagli attacchi missilistici russi”, ha detto Stoltenberg. Ma l’incidente “non è colpa di Kiev. La Russia porta la responsabilità ultima per questa guerra illegale”.
Appalti truccati non solo in Sicilia ma anche al Nord. La materia rifiuti non è più un’esclusiva della Regione Sicilia.Ne diamo dunque notizia.I finanzieri del Comando Provinciale di Lucca hanno concluso un’indagine coordinata e diretta dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Lucca nel settore degli appalti pubblici, che vede coinvolte società a totale partecipazione pubblica che operano nella raccolta e nel trattamento dei rifiuti urbani con sede in Toscana e in Emilia Romagna, individuando 8 procedure “truccate” di fornitura beni per un valore di oltre 10 milioni di €.
Le attività traggono origine da un’attenta analisi effettuata dagli specialisti del Nucleo PEF di Lucca in ordine ad affidamenti fatti da una società della Versilia, che consentiva di attenzionare una serie di gare – riferite al noleggio di spazzatrici stradali, automezzi e di un macchinario per il trattamento rifiuti – per le quali emergeva la presenza di un solo partecipante, che diventava aggiudicatario in assenza di altre offerte competitive sia in termini di prezzo che di requisiti tecnici.
Il contesto veniva approfondito analizzando gli atti di gara presenti sul sito “AMMINISTRAZIONE TRASPARENTE” delle società pubbliche e, avvalendosi delle banche dati in uso al Corpo, era possibile ricostruire anche il “profilo” dell’aggiudicatario. In particolare, il competitor – unico partecipante – risultava avere rapporti commerciali con un procacciatore d’affari che, a sua volta, aveva un familiare all’interno della stazione appaltante. Le evidenze raccolte consentivano di ipotizzare che si fosse al cospetto di gare “fatte su misura” finalizzate ad avvantaggiare direttamente un unico competitor, per le quali erano richiesti requisiti tecnici stringenti, ridotti tempi di consegna e rilevanti penali. La puntuale ricostruzione di alcuni affidamenti dava così input ad una complessa indagine di polizia giudiziaria (denominata “Strade pulite”) diretta dall’A.G. di Lucca, eseguita con l’ausilio di intercettazioni telefoniche ed ambientali nei confronti dei soggetti che, di volta in volta, risultavano coinvolti per i reati di “Turbata libertà degli incanti” e “Turbata libertà del procedimento di scelta del contraente”.
Si riscontrava, infatti, che il modus operandi era di diffusa applicazione, non solo nel settore delle spazzatrici stradali, ma anche per l’acquisto a noleggio di autocarri e la realizzazione di un impianto di trattamento dei rifiuti, con estensione del perimetro delle investigazioni anche a soggetti operanti al di fuori della provincia di Lucca e della stessa Regione Toscana.
In tutti i casi la procedura era la medesima: il fornitore prescelto veniva informato prima della pubblicazione del bando, in modo da poter acquisire, con calma, i mezzi e le attrezzature richieste. I ristretti tempi di consegna e le severe penali servivano, poi, a scoraggiare i partecipanti; nessuno avrebbe rischiato sapendo che i termini stabiliti non consentivano di reperire ed allestire i mezzi richiesti, così da vedersi applicare penali che prevedevano addirittura la possibilità di recesso da parte della società pubblica senza alcun riconoscimento di indennizzi.
In un caso, per un elevato numero di mezzi richiesti (30 autocarri) con allestimenti peculiari, è emersa l’evidenza secondo la quale neppure in un anno sarebbe stato possibile preparare tale fornitura, per la quale erano stati invece previsti appena 60 giorni per la consegna. In un altro caso, dalle intercettazioni telefoniche è emerso che gli indagati, al fine di penalizzare ed escludere con certezza altri concorrenti, avevano concordato un punteggio aggiuntivo qualora i mezzi fossero stati consegnati in anticipo rispetto ai già ridotti tempi previsti dal bando di gara.
Al termine delle indagini il Pubblico Ministero della Procura della Repubblica di Lucca ha disposto la notifica dell’avviso di conclusione delle indagini nei confronti di 13 persone, che è stata eseguita nei giorni scorsi dalle Fiamme Gialle. Per altre 6 sono state interessate altre AA.GG. competenti per territorio.
L’operazione rappresenta un’ulteriore testimonianza del costante impegno del Corpo, quale presidio a tutela della legalità economico-finanziaria. L’inquinamento del settore degli appalti emargina le imprese oneste dalle procedure a evidenza pubblica, con l’ulteriore, negativo effetto rappresentato dalla penetrazione di una economia illegale in settori strategici.
La Procura precisa che le ipotesi investigative delineate in precedenza sono state formulate nel rispetto del principio della presunzione d’innocenza delle persone sottoposte ad indagini, e che la responsabilità degli indagati sarà definitivamente accertata solo ove intervenga sentenza irrevocabile di condanna.
Alta tensione tra i lavoratori della Raffineria di Priolo. Lavoratori saranno in piazza -annunciano i rappresentanti sindacali -venerdì prossimo, 18, nov. contro il rischio di chiusura della raffineria Lukoil di Priolo Gargallo, in Sicilia. .
L’azienda rischia di fermarsi, portandosi dietro pg slot il polo petrolchimico di Priolo, in provincia di Siracusa, e 10mila posti di lavoro. Dopo l’inizio della guerra, le banche hanno messo «over compliance» la Isab che fa capo alla russa Lukoil, tagliando le linee di credito che consentivano all’azienda di comprare petrolio sul mercato.
Da diversi mesi, oramai, le raffinerie possono lavorare esclusivamente con il greggio che viene dalla Russia. Solo per poco tempo ancora. Lo potranno utilizzare infatti fino al 5 dicembre, quando scatterà l’embargo e quindi non si potrà più acquistare petrolio russo.
Dunque, sciopero. La triplice Cgil, Cisl e Uil Siracusa ha proclamato per venerdì 18 novembre lo sciopero generale di tutte le categorie impegnate nell’area industriale (Chimici, Energia, Metalmeccanici, Trasporti, Edilizia, Servizi) contro il rischio di chiusura dell’intero polo.
Concertato anche un tavolo sindacale al Mise con Isab Lukoil, le parti sociali e gli enti locali. Assicurazioni del ministro per le imprese e Made in Italy Adolfo Urso che ha affermato a riguardo esistente la «disponibilità della Sace a intervenire» per garantire continuità all’azienda.
Immagine prodotta e fornita dalla Polizia Postale-
Catania,
E’ in corso da ieri in varie parti del territorio italiano una vasta operazione della Polizia di Stato contro la pirateria audiovisiva, disposta dalla Procura Distrettuale di Catania. In particolare, i Centri Operativi Sicurezza Cibernetica della Polizia Postale hanno eseguito ed ancora sono in svolgimento numerose perquisizioni e sequestri sull’intero territorio nazionale nei confronti degli appartenenti ad una associazione per delinquere di carattere transnazionale.
L’operazione ha fatto luce sul 70% di streaming illegale nazionale, pari a oltre 900.000 utenti con profitti mensili per milioni di euro. Una autentica holding internazionale della pirateria audiovisiva da fatturati da milioni di euro. Sono 70, fino ad ora, le persone indagate nell’’ambito dell’operazione Gotha contro lo streaming illegale condotta dalla Polizia postale di Catania. Un’organizzazione criminale con una struttura verticistica e un’organigramma delineato. Ognuno aveva un ruolo: capo, vice capo, master, admin, tecnico e reseller.
I capi stavano a Catania, Roma, Salerno e Trapani. Ma anche all’estero vi erano contatti ,in Inghilterra, Germania e Tunisia. La finalità specifica era di vendere abbonamenti di di palinsesti live oppure on demand come Sky, Dazn, Mediaset, Amazone prime, Netflix. L’infrastruttura digitale funzionavano con il sistema Iptv illegali con profitti mensili milionari
Le città interessate dalle perquisizioni sono: Ancona, Avellino, Bari, Benevento, Bologna, Brescia, Catania, Cosenza, Fermo, Messina, Napoli, Novara, Palermo, Perugia, Pescara, Reggio Calabria, Roma, Salerno, Siracusa, Trapani, L’Aquila e Taranto.
Video Polizia postale – Ag.Ansa
Si apprende pure che gli utenti, sono almeno 900 mila, rischiano violazioni amministrative.
I boss del cybercrimine investivano i proventi illeciti in immobili e scommesse on line. Dalle intercettazioni- comunica la Polizia Postale- emergevano le preoccupazioni. “Virunu va tu t’accatti na machina all’annu virunu ca ci spenni 50 mila euro na machina nova, virunu ca t’accatti scappi di 300 euro… determinate cose non si devono fare…”.
Nel corso delle perquisizioni sequestrati circa 50 mila euro in contanti.Le 70 persone sono indagate a vario titolo per associazione per delinquere a carattere transnazionale finalizzata alla diffusione di palinsesti televisivi ad accesso condizionato, riciclaggio, trasferimento fraudolento di beni, sostituzione di persona, possesso e fabbricazione di documenti di identificazione falsi, indebito utilizzo e falsificazione di strumenti di pagamento diversi dai contanti, danneggiamento di informazioni, dati e programmi informatici, accesso abusivo ad un sistema informatico, truffa, ricettazione, spaccio di sostanza stupefacente, omessa comunicazione delle variazioni del reddito o del patrimonio.
L’associazione operante tra Catania, Roma, Napoli, Salerno e Trapani era il Gotha del mercato nazionale illegale dello streaming, una autentica industria criminale del Web.
Fatture false e contabilità farlocca per “bistecche” a buon mercato: questo il risultato delle Fiamme Gialle di Pescara che hanno scoperto una maxi-evasione fiscale nel settore della macellazione e del commercio delle carni.
I militari del Gruppo della Guardia di Finanza del capoluogo adriatico, su disposizione della locale Autorità Giudiziaria, hanno quindi ora posto i sigilli all’ingente bottino, di oltre 3 milioni di euro, illegalmente accumulato negli ultimi anni da una compagine societaria operante nel pescarese.
Il recupero del patrimonio illecito è il frutto di attività di verifica fiscale, nonché di indagini di polizia giudiziaria coordinate dalla Procura della Repubblica di Pescara. L’impianto accusatorio è stato avallato dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale del capoluogo adriatico, che ha emesso un decreto di sequestro preventivo finalizzato alla confisca per equivalente del “maltolto”, cui è stata data esecuzione aggredendo le disponibilità finanziarie (conti correnti, titoli e polizze assicurative) dei 6 soggetti responsabili della maxi-evasione di complessivi 7 milioni di euro.
I finanzieri hanno così posto fine ad un articolato meccanismo fraudolento, che ha permesso per anni al sodalizio criminoso di risparmiare sul pagamento delle imposte e di commercializzare prodotti della macellazione a prezzi inferiori rispetto a quelli di mercato, alterando le ordinarie regole della concorrenza a discapito degli operatori onesti.
I responsabili del sistema illecito (amministratori di fatto e di diritto, un prestanome ed un commercialista) erano già avvezzi alla commissione di reati tributari come quelli contestati (previsti e puniti dagli articoli 2, 3, 4 e 5 del decreto legislativo 74/2000): ingegnoso, infatti, il meccanismo escogitato per frodare il Fisco ed essere più competitivi sulla piazza. Inizialmente, il metodo adottato era il più classico dei sistemi evasivi: utilizzo di fatture false create ad hoc da una “bad company”, riconducibile alla stessa compagine, una vera e propria cartiera che fatturava fittiziamente alla società operativa del gruppo la vendita di migliaia di capi di bestiame e automezzi di trasporto commerciali, in realtà del tutto inesistenti.
Nel tempo, le tecniche fraudolente si sono via via affinate ed evolute grazie alla “consulenza” di un commercialista compiacente, colluso con il sodalizio criminale, che ha ideato un impianto contabile alterato, incentrato su un doppio livello di artifici. In una prima fase, nel sistema contabile venivano registrati fittiziamente acquisti maggiori di quelli reali per generare un falso credito IVA da adoperare poi per abbattere l’imposta da versare; successivamente, per meglio dissimulare tale frode veniva posto in essere un ulteriore artifizio consistente nel contabilizzare falsi finanziamenti soci per importi corrispondenti all’indebito credito IVA, in modo da far quadrare, ma solo formalmente, il bilancio d’esercizio.
Una frode fiscale 2.0, incentrata su un sistema illecito reso sempre più articolato e complesso per ostacolarne l’accertamento, ma che l’acume investigativo dei finanzieri ha comunque disvelato e sgominato.
L’operazione “MI-STEAK” rappresenta, dunque, un evidente esempio sul territorio della provincia di Pescara, dell’efficacia dell’azione a tutela delle entrate erariali e del corretto funzionamento del mercato, assicurata dalla polizia economico-finanziaria, fino al recupero effettivo dei patrimoni illecitamente accumulati, restituiti alla collettività.
REGIONE SICILIANA, DIRIGENTE GENERALE MADONIA . ” MEGLIO IL SILENZIO CHE FAR APRIRE UN’INCHIESTA GIUDIZIARIA SULL’ERSU...!”
di Raffaele Lanza
Ci risiamo. La Regione prosegue a deliberare spese senza indagare o ispezionare da professionisti gli illeciti sollevati pubblicamente da SUD LIBERTA’ Illeciti. Pubblichiamo il dispositivo della delibera n.736 per renderci subito conto di che si tratta.
“Si autorizza la liquidazione delle somme di euro 11.928.68 sul capitolo 190001 Codice Siope 1.01.01.002 del Bilancio della Regione siciliana per gli stipendi dei giornalisti dell’Ersu di Palermo e Catania, sig Dario Matranga e sig Giampiero Panvini per il mese di marzo 2022 dei relativi oneri riflessi a carico dell’Amministrazione, si autorizza pure la liquidazione della somma di Euro 754,62 sul capitolo 108006 del bilancio regionale, codice siope 1.01.02.01.001 /(contributi di quiescenza e previdenza a carico dell’amministrazione regionale di cui al primo comma dell’articolo 10 della L r. 21/1986 da trasmettere al Fondo Pensioni per IIRAP (Imposte regionali sulle attività produttive), codice siope 1.02.01.01.001) sul capitolo 109001 del bilancio regionale, si autorizza la liquidazione della somma pure di Euro 1.169,62.
Alla liquidazione si provvederà con l’emissione di appositi mandati di pagamento in favore dei beneficiari con accredito sui rispettivi conti correnti bancari e postali in possesso di questo Servizio, versamenti sui pertinenti capitoli di entrata del bilancio della Regione sul Modulo F24 E competente Ragioneria Centrale per la registrazione ai sensi della Legge reg. n.9 del 15 Aprile 2021″
Fin qui la delibera a firma digitale del dr. Giovanni Stimolo ( dirigente )
Visto dunque che la Regione siciliana prosegue nei suoi macroscopici illeciti, con spreco di denaro pubblico, giriamo l’intera faccenda alla Procura della Corte dei conti per la Sicilia.
Le Fiamme gialle cioè dovranno accertare e farsi consegnare dall’Ersu di Palermo e Catania la composizione della pianta organica degli Uffici Stampa. E accertare se “i redattori” che compongono questi Uffici siano iscritti all’Albo professionale Giornalisti (prof.o pubblicisti) In caso contrario la Procura della Corte dei conti potrà richiedere la restituzione delle somme indebitamente percepite dai giornalisti Matranga e Panvini perchè essi non potevano nè possono essere pagati dalla Regione Sicilia con il trattamento massimo di “Caporedattore”. Sappiamo infatti che i redattori di questi Uffici sono impiegati amministrativi ,che non possono legittimare all’assunzione della qualifica di “Caporedattori”
Per maggiore chiarezza riportiamo una nota dell’Ordine dei Giornalisti della Campania Questo Ordine -osserviamo noi di Sud Libertà- esprime bene il concetto sulle figure che possono stare nell’Ufficio stampa. E a Napoli è correttamente intervenuto
Questa la nota dell’ Ordine:
“In merito alla nota diffusa dall’ordine dei Giornalisti si precisa che il requisito della iscrizione all’albo nazionale dei giornalisti, ai sensi dell’art. 9 della L.150/2000, è requisito necessaria solo per il personale che costituisce l’ufficio stampa, che non rientra tra le figure professionali contemplate nei concorsi banditi.
Tutte le figure professionali messe a bando a Napoli non rientrano tra quelle per cui è richiesta la obbligatoria iscrizione all’albo nazionale dei giornalisti così come previsto dalla L 150/2000. Si sottolinea inoltre che nei bandi richiamati la qualifica della iscrizione all’albo nazionale dei giornalisti è titolo che attribuisce al candidato un punteggio aggiuntivo.”
Avevamo detto in un ns recente scritto -che riproponiamo a tratti- due giornalisti interessati sono per l’Ersu di Palermo Sig. Dario Matranga – Segretario generale del Cobas-Codir comparto regionale siciliano. Per l’Ersu di Catania Giampiero Panvini, commissario dell’Ist.Ciechi “Ardizzone Gioeni”di Catania. Ambedue per soli quattro mesi – vedi il decreto sopra -fruiranno di una somma complessiva di oltre settantamila euro -comprensiva dei relativi oneri. Ambedue da circa vent’anni sono riusciti a formalizzare una “delibera” al proprio Consiglio di amministrazione dell’Ersu di Palermo e Catania , enti autonomi di sottogoverno tenebroso-“controllati” (si fa per dire) dal Dipartimento alla Formazione, dove la Procura di Palermo ha notificato-ricorderemo- provvedimenti di arresto ed altro a numerosi impiegati della Regione , collocati in posti strategici,corrotti ed arraffoni, presieduti da un governante -presidente con il quale hanno dichiarato di avere la qualifica di “Caporedattore” per la presenza di personale agli Uffici Stampa.
La differenza sul piano economico è sostanziale: una cosa è dichiarare “di essere coordinatore o capoufficio stampa(personale amm/vo o precario nell’ufficio), una cosa è dichiarare di essere caporedattore che dà diritto (ma qui è-inequivocabilmente -calpestato ed inosservato) ad un’altra ed elevata indennità stipendiale riconducibile all’apice del contratto giornalistico. Una apparente mistificazione lessicale insomma. Caro Matranga, caro Panvini , non siamo stupidi e nemmeno i siciliani-appena aperti gli occhi- lo saranno.
Quel che è grave che anche l’Ordine dei Giornalisti di Sicilia con il suo ex Presidente Francese abbia omesso al tempo della pubblicazione di fornire chiarimenti (obbligatori per legge sulla trasparenza) sul caso pubblicato. Meglio anche qui il silenzio, dunque…
In realtà gli atti di organizzazione degli uffici stampa di Catania e Palermo -Ersu- non sono per nulla conformi alle disposizioni vigenti in materia stampa e di pubblica amministrazione perchè il personale che coadiuva il “capo redattore Dario Matranga” dell’Ersu di Palermo nonchè quello di Catania – visibile sui siti delle due strutture-è del tutto privo del requisito dell’iscrizione all’albo nazionale dei giornalisti e nell’esercizio delle funzioni istituzionali non può – salvo che ambedue gli uffici, in assenza temporanea dei due giornalisti, abbiano operato così abusivamente per vent’anni o meno- e “afferma la legge: ” non possono i dipendenti intrattenere rapporti diretti con la stampa, e in generale con i media”. Il personale di questi due uffici stampa devono avere dall’Ersu cioè altre mansioni che non rientrano nelle previsioni delle norme sulla stampa. Sappiamo ad esempio che la Procura della Corte di conti ha recentemente obiettato sulla qualifica dei 24 giornalisti “caporedattori”dell’Ufficio stampa centrale-documentazione della Presidenza regionale poi “mandati a casa”- è notorio – dal governatore di turno
E’ anche logico -che l’Ufficio stampa, sostanziandosi essenzialmente nella funzione di comunicazione all’esterno dell’attività istituzionale dell’ente pubblico, risponde ad esigenze di carattere continuativo. “Che ci azzecca” allora un giornalista “caporedattore ” all’Ersu di Catania – che fa il commissario straordinario all’ Ente dell’Unione ciechi o all’Ersu di Palermo (che fa il segretario sindacale -leader – del Cobas.Codir per l’invenzione di una delibera interna sottomano con la penna in prestito al Presidente dell’Ersu protempore, se nessuno dei componenti l’ufficio stampa è tale da definirsi “redattore”?
I redattori sono solo quelli che entrano nelle previsioni legislative di operare solo come giornalisti iscritti all’Albo . Affermare il contrario realizza un falso e l’ipotesi investigativa da parte dell’Autorità giudiziaria di Palermo e Catania ed in particolare l’attento Procuratore della Corte dei conti sarà o dovrebbe essere- di accertare la peculiarità del lavoro giornalistico del personale degli Uffici Stampa di Catania e Palermo
Motivi di giustizia – e di disparità- con l’ufficio Stampa centrale ricostituito in parte sorprendentemente con il risorto Contratto dei dipendenti regionali anzichè quello giornalistico- ci hanno indotto a richiedere chiarimenti sul decreto confezionato dalla Regione siciliana per dare i superstipendi/emolumenti al Matranga,capo sindacale dei dipendenti regionali della Sicilia, e al Panvini in perenne veste di Commissario Ist. Ciechi di Catania, e quindi “assente” dal proprio Ufficio Stampa.
UNA CLASSE DIRIGENZIALE INCOMPETENTE ED INCAPACE DI APPROFONDIRE GLI ATTI IN CONSEGNA
Il dott Giovanni Stimolo, Direttore del Servizio regionale economico della Regione Sicilia,da noi recentemente interpellato, ha risposto alla nostre domande girando la responsabilità alla Madonia. “Sono vent’anni – spiega il dirigente che cerchiamo di scoprire e capire questa matassa , vorremmo capire meglio la posizione giuridica di questi due giornalisti. Io tuttavia- tengo a precisare dr. Lanza – mi sono occupato della parte economica. Loro cioè hanno consegnato i contratti-registrati- e io ho solo preso atto della loro regolarità. Eventuali modifiche giuridiche sulla loro posizione di “redattore” anzichè di caporedattore” , -come Lei sostiene- in coerenza con la Corte dei conti, devono essere suggerite dal dirigente generale della Funzione pubblica del Personale della Regione siciliana.Tale qualifica di “caporedattore”comunque io non l’ho trascritta nel decreto di impegno spesa. E’ lì che deve richiedere specifiche domande, al la dott.ssa Carmen Madonia.” Invìi una denuncia e/o segnalazione alla drssa.Madonia”
Noi di SUD LIBERTA’ sappiamo che in un caso come questo anche il dr. Stimolo ha le sue responsabilità che non può restringere il suo dovere di servizio al “controllo” della sola parte economica delle delibere.
In data 30 Novembre SUD LIBERTA’ ha inviato un’e-mail al direttore generale della Funzione Pubblica. : Richiesta informazioni -e risposte- per intervista sul Quotidiano “Sud Liberta” Anche in questo caso il silenzio è d’oro per la Presidenza della Regione Sicilia In redazione ci dicono :” Direttore, ci vogliono i carri armati sul Dipartimento ai beni culturali e sulla Funzione Pubblica.della Regione Sicilia ..”
Ancora un infortunio sul lavoro nel catanese. Un operaio sessantenne N.C. di Militello Val di Catania, ha perso la vita folgorato ieri sera a Caltagirone mentre eseguiva un intervento di riparazione su un palo della corrente di una linea di media tensione. Le organizzazioni sindacali Filctem Cgil, Flaei Cisl e Uiltec Uil siciliane in una nota esprimono il loro cordoglio. “In attesa che la magistratura accerti le dinamiche di questo ennesimo incidente sul lavoro – dicono le organizzazioni sindacali – ci stringiamo ai familiari per la grave perdita del congiunto. Non ci sono parole che possano esprimere il dolore e la costernazione per morti assurde che possono e devono essere evitate”.
Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha rilasciato la seguente dichiarazione:
«Sono trascorsi settantotto anni dai giorni dell’eccidio nazifascista compiuto nelle frazioni di Stazzema. L’orrore ha colpito le nostre terre, la nostra gente, a testimonianza degli effetti di ideologie perverse nemiche della dignità e della libertà delle persone.
Gli assassini, ufficiali e militari delle SS, che compirono la strage aiutati da fascisti della zona, manifestarono fino in fondo inconcepibile disumanità, colpendo centinaia di persone innocenti, trucidando anziani, donne, bambini, sterminati con ferocia, lasciando corpi martoriati e bruciati.
La memoria dell’eccidio di Sant’Anna di Stazzema è, per l’intera Europa, una spinta costante a mantenere al primo posto il tema del rispetto della vita delle persone, della pace come orizzonte storico necessario, della partecipazione a comuni prospettive di vita e di sviluppo.
Il segno profondo di un orrore così grande è inciso a caratteri indelebili nella coscienza della Repubblica. Dalla reazione a quell’abisso scaturì il riscatto morale e civile del nostro popolo, il secondo Risorgimento del nostro Paese. Da qui hanno preso le mosse le radici di una civile convivenza che ha trovato nella Costituzione i suoi architravi.
Gli italiani devono grande riconoscenza ai pochi testimoni sopravvissuti, ai familiari delle vittime, a quanti si sono impegnati negli anni a ricostruire circostanze ed eventi, a ricomporre le storie individuali. La loro testimonianza è stata preziosa, contribuendo a costruire un memoriale vivente, intimamente connesso ai valori e ai principi che regolano la vita della nostra comunità: monito permanente alle generazioni che si succedono».
Due mezzi della Capitaneria di Porto sono approdati – si apprende oggi – sul molo Norimberga di Messina, dopo avere soccorso un peschereccio al largo della Libia con a bordo 500 migranti.
A Messina ne sono sbarcati solo 179, oltre alle salme di cinque persone decedute per cause non ancora accertate. Gli altri sono stati dirottati a Portopalo di Capo Passero, Catania e Crotone. I migranti, tra i quali 57 minori ,non accompagnati, sono stati accolti da personale della polizia, della Guardia Finanza,della Prefettura, del Comune dell’Asp
Ieri, un peschereccio alla deriva con oltre 600 migranti – si apprende -è stato soccorso, a circa 124 miglia dalla Calabria, da una nave mercantile, da 3 motovedette della Guardia Costiera e da un’unità della Guardia di Finanza. A bordo del peschereccio, sono stati rinvenuti anche 5 corpi priva di vita. 674 in totale le persone tratte in salvo – alcune recuperate direttamente dall’acqua – dalle MM/VV CP323, 332 e 309, dalla PV3 della Guardia di Finanza e dalla nave mercantile Nordic – fatta dirigere anche essa in area per l’emergenza – che poi le ha trasbordate su nave Diciotti della Guardia Costiera, presente nell’area del soccorso. Utilizzato anche un velivolo da pattugliamento marittimo P72A impiegato dalla Marina Militare, che ha effettuato il primo avvistamento, e un aereo di Frontex che ha seguito l’evento. I migranti salvati sono stati trasferiti nella mattina di oggi nei porti calabresi e siciliani. Le operazioni di soccorso sono avvenute in area di responsabilità SAR italiana, sotto il coordinamento della Centro Operativo Nazionale di soccorso della Guardia costiera italiana.
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