Il Ministro Tria: -“Essere coraggiosi non significa essere irresponsabili. Vi spiego perchè sarà raggiunta la stabilità finanziaria”

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La Nota di aggiornamento al Def a Montecitorio ha registrato commenti positivi e rassicuranti del ministro dell’Economia Tria. “E’ essenziale inquadrare” il documento “in un contesto europeo che ci vede in ritardo, un ritardo non più accettabile”, spiega Tria, assegnando alla Nadef “un’importanza particolare perché è il primo atto di programmazione economica che mette a sistema le priorità del governo”. “Parte adesso la fase di confronto costruttivo con la Commissione Ue, che potrà valutare le fondate ragioni della strategia di crescita del governo”, aggiunge il ministro, sottolineando “di essere d’accordo con il presidente della Camera (Roberto Fico ndr.) sulla necessità di abbassare i toni” con le istituzioni comunitarie.

Le stime della Nadef “sono prudenziali” e “si basano su ipotesi caute se non pessimistiche”, spiega il ministro, e “”possano essere ampiamente oltrepassate“,aggiunge, sostenendo che “essere coraggiosi non vuol dire essere irresponsabili”. “La stabilità finanziaria non può essere raggiunta senza stabilità sociale”, afferma, insistendo che “è il momento di prendere decisioni coraggiose al contrario dei governi precedenti”. La Nadef “pur con previsioni prudenziali traccia in ogni caso un percorso di significativa riduzione del debito-pil”, spiega il ministro, sottolineando che “riduzione ancora più accentuata sarà possibile se si realizzerà la maggiore crescita” alla quale punta il governo.

L’allarmismo sul rialzo dei mutui -secondo gli esperti più attenti- è infondato perchè se lo spread BTp-Bund sale chi sta pagando un mutuo a tasso variabile non vede aumentare la propria rata.  Anzi, paradossalmente, può valere il contrario. Perché se lo spread dovesse salire ulteriormente e la tensione in Italia dovesse trasformarsi in un attacco speculativo e a sua volta questo attacco  dovesse contagiare altri Paesi dell’Eurozona a tal punto da compromettere la crescita economica,  la Bce è probabile  rimandi i tempi di una stretta monetaria (rialzo dei tassi). 

Il Tribunale di Catania assolve dal “reato di spaccio visto che le intercettazioni non richiedono riscontri esterni……..” La Sentenza e il commento del penalista Tutino

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Il Tribunale penale per i Minorenni di Catania con Sentenza N° 73/2018, depositata in cancelleria il 24 settembre scorso,  ha assolto l’imputata M.R.. –  accusata di aver ceduto e/o procurato a terzi e comunque illecitamente detenuto quantitativi imprecisati di sostanza stupefacente di tipo hashish e marijuana, – dal reato di spaccio di sostanze stupefacenti (previsto dall’art. 73 I e IV comma del DPR 309/90). L’imputata era difesa dal legale Davide Tutino noto penalista catanese

“Le motivazioni del Tribunale –commenta l’avvocato Davide Tutino, difensore di fiducia dell’imputata – sono perfettamente in linea con costante e granitica giurisprudenza della Suprema Corte di Cassazione, la quale ha più volte affermato che le risultanze delle intercettazioni non richiedono di riscontri esterni solo “allorché siano connotate da un linguaggio chiaro ed inequivoco”. Nel caso di specie – prosegue Tutino – il contenuto delle poche espressioni estrapolate dalle intercettazioni non consentono di muovere alcun rimprovero all’imputata, nè di poter dimostrare che la stessa fosse coinvolta personalmente nella detenzione e nello spaccio”.

 

SUD  LIBERTA’  RIPORTA  LA  SENTENZA DEL TRIBUNALE:

Sentenza

Testo della Sentenza n. 73/2018 del Tribunale penale per i Minorenni di Catania
REPUBBLICA ITALIANA
In nome del Popolo Italiano
IL TRIBUNALE PENALE PER I MINORENNI di Catania,
composto dai Signori:
Dott. Nino Minneci Presidente
Dott.ssa Rosalia Montineri Giudice
Dott.ssa Giuseppina Chiarenza Componente privato
Dott. Gaetano Grimaldi Componente privato
Con l’intervento del Pubblico Ministero Dott.ssa Silvia Vassallo Procuratore della Repubblica sostituto.
E con l’assistenza dell’Assistente Giudiziario Daniela Giunta questi ultimi due non presenti alla votazione ha proferito la
SENTENZA
nella causa
CONTRO
M. R. (omissis), difesa di fiducia dall’Avv. Davide Tutino del foro di Catania – libera non comparsa
IMPUTATA
in ordine al delitto di cui agli artt. 81 cpv, 110 c.p., 73 I e IV comma DPR 309/90 (formulazione antecedente alle modifiche della L. 49/2006) perché, in concorso con il maggiorenne V.C., nei confronti del quale procede la competente A.G., con più azioni esecutive del medesimo disegno criminoso anche in tempi diversi, senza l’autorizzazione di cui all’art. 17 e fuori delle ipotesi previste dall’art. 75 del citato DPR, cedeva e/o procurava a terzi e comunque illecitamente deteneva quantitativi imprecisati di sostanza stupefacente del tipo hashish e marijuana.
Fatti commessi in Noto in data antecedente e prossima all’08/11/2010 e fino al 13/12/2010.

SVOLGIMENTO DEL PROCESSO

Con decreto emesso dal G.U.P. in data 07.06.2017, M.R. veniva tratta a giudizio per rispondere dei reati a lei ascritti e riportati in rubrica.
All’udienza del 09.01.2018, verificata la regolare notifica del decreto che disponeva il giudizio e constata l’assenza dell’imputata veniva dichiarato aperto il dibattimento ed ammessi i mezzi istruttori richiesti dalle parti. Quindi, con il consenso della difesa, venivano acquisiti gli atti contenuti nel fascicolo del P.M. ivi compresi i verbali di trascrizione delle intercettazioni di conversazioni telefoniche che vedevano coinvolta l’odierna imputata ed altri indagati maggiorenni. Il P.M. rinunciava quindi all’escussione dei testi ammessi.
All’udienza del 27 marzo 2018 si procedeva all’esame dell’imputata.
Infine, all’udienza del 26.06.2018, le parti formulavano le rispettive conclusioni
Il P.M.: assoluzione ai sensi dell’art. 530, 2 c c.p.p. per non aver commesso il fatto.
La difesa: assoluzione perché il fatto non sussiste, in subordine si associa alla richiesta del P.M.
Il Tribunale, dopo essersi ritirato in camera di consiglio, pronunciava la presente sentenza.

MOTIVI DELLA DECISIONE

M.R. è stata tratta a giudizio per rispondere, in concorso con il maggiorenne V.C. (nei confronti del quale procede la competente autorità) dei reati previsti e puniti dall’art. 73 comma I e IV del D.P.R. 309/90, ossia per avere, con più azioni esecutive del medesimo disegno criminoso, anche in tempo diversi, ceduto e/o procurato a terzi e comunque illecitamente detenuto quantitativi imprecisati di sostanza stupefacente di tipo hashish e marijuana.
I fatti sarebbero stati commessi a Noto in data “antecedente e prossima all’8.11.2010 e fino al 13.12.2010.”
A sostegno dell’accusa formulata nei confronti dell’odierna imputata, il P.M., con il consenso della difesa produceva l’informativa della Questura di Siracusa datata 13.6.2018 riguardante un’ampia indagine volta a sventare l’attività illecita di spaccio di stupefacenti nella città di Noto e che vedeva coinvolti, oltre all’odierna imputata, diversi indagati maggiorenni, alcuni dei quali legati da un rapporto di amicizia o di parentela con la minore.
Dalla documentazione prodotta dal P.M. emergeva che nel corso della detta indagine intercettando l’utenza (3**.*******) intesta all’indagato M.R., era emerso che detta scheda era in uso prevalente all’allora minore M.R. odierna imputata.
Da accertamenti effettuato dalle Forze dell’Ordine risultava che la giovane, all’epoca, lavorava presso il bar “C*****” ubicato in (…omissis), intestato a M.C., moglie dell’indagato C.G. e sorella di M.R., e che quest’ultimo, che pare lavorasse anch’egli con la sorella, avesse fornito all’imputata la scheda telefonica, monitorata dalle Forze dell’Ordine.
È stato anche accertato che la giovano M.R. intratteneva contatti telefonici con G.E., zio acquisito (in quanto convivente di R.L., zia della minore) e con alcuni proseliti del G.E. fra i quali, per l’appunto, V.C..
Dalle diverse conversazioni captate emerge chiaramente che, gli interlocutori utilizzavano un linguaggio criptato finalizzato ad eludere i controlli.
In particolare poi per diversi indagati minorenni (fra questi M.R., C.G. e G.E.) l’attività investigativa e le diverse operazioni di polizia, conclusesi anche con diversi sequestri di consistenti quantità di sostanza stupefacente conseguenti, hanno permesso di documentare lo svolgimento da parte degli indagati (che pare si servissero anche di giovani pusher) di una cospicua attività volta a garantire illeciti profitti ed hanno fornito riscontri oggettivi a quanto emerso dalle intercettazioni (la cui valenza probatoria è comunque al vaglio della competente autorità giudiziaria).
Diversamente, questo Tribunale ritiene che per quanto concerne M.R. non siano stati acquisiti elementi probatori che possano portare a ritenere la minore coinvolta, in maniera inequivocabile, nell’attività di detenzione e spaccio contestata.
Come la stessa imputata ha dichiarato, in sede di esame, all’epoca lavorava presso il bar di M.C., moglie dell’indagato C.G., ed aveva avuto “una storia di qualche mese” con M.R., fratello della titolare del bar. È emerso inoltre che la M.R., tramite il telefono fornitogli da M.R. intratteneva conversazioni telefoniche con A.C., G.E. e V.C., indagato con il quale la minorenne avrebbe concorso nell’attività di detenzione e spaccio e che la predetta ha dichiarato di conoscere perché facevano parte della medesima comitiva.
Come la stessa ha affermato (sempre in sede di esame) erano persone frequentate perché conosciute sul posto di lavoro e legate da rapporti di parentela o amicizia ed ammesso che in quel periodo faceva uso di sostanze stupefacenti che circolavano nel gruppo.
In particolare, il linguaggio criptico e la brevità delle conversazioni nelle quali l’allora minorenne è coinvolta, non appaiono sufficienti a far ritenere che la ragazza fosse coinvolta direttamente nell’attività di detenzione e spaccio. Infatti, anche a voler ritenere che le poche espressioni estrapolate da una più ampia conversazione, espressioni sicuramente criptiche (“ancora è presto” “va bene nunn’hai” utilizzata nella telefonata con l’A. l’11.11.2010, e “pi mia fatti pensare” relativa alla conversazione con il V. del 21.11.2010), si riferissero alla sostanza stupefacente (della quale comunque genere e quantità rimangono comunque indeterminati) non appaiono sufficienti ad avvalorare le tesi che la minorenne oltre a far uso di droga ed essere verosimilmente, in ragione del contesto frequentato, a conoscenza dell’attività svolta da amici e familiari, fosse coinvolta personalmente nella detenzione e nello spaccio.
Non si ritiene infatti che possano ravvisarsi quei canoni di “chiarezza, decifrabilità dei significati, assenza di ambiguità che possano consentire, nella ricostruzione del significato delle conversazioni, di non lasciare margini di dubbio sul significato complessivo della conversazione, (Cass. Sez. VI 3.5.2006 Rispoli, Cass. Sez. IV 25.2.2004, Spadaro).
Per altro secondo costante giurisprudenza della Suprema Corte le risultanze delle intercettazioni non richiedono di riscontri esterni solo “allorché siano connotate da un linguaggio chiaro ed inequivoco (v. Cass. pen. Sez. VI, Sent., 14-11-2016, n. 48009 Sez. 6, n. 3882, del 4/11/2011 – dep. 2012, Annunziata, Rv. 251527).
Nel caso che ci occupa non emergono elementi di conferma idonei a far superare i “ragionevoli dubbi esistenti”.
Invero l’informativa del 13.6.2013 della Questura di Siracusa (acquisita con il consenso della difesa) riferisce che il M.C., la sera del 22.11.2010 era stato visto dai poliziotti appostati, mentre affiancava l’auto Fiat *** tg C*******, a bordo della quale si trovava l’imputata (sedile posteriore) e nell’atto di consegnare qualcosa attraverso il finestrino. Il M. venne per tal motivo fermato per un controllo e poi arrestato, avendo tentato di disfarsi, il durante controllo da parte delle Forze dell’ordine di un pacchetto contenente mezzo panetto di Hashish e 50 gr di marijuana.
Sottoposta a perquisizione anche l’auto nella quale l’odierna imputata si trovava in compagnia di C.G., G.P., M.A. e T.A., veniva però rinvenuta solo “una scaglia di Hashish pari a circa “00,400gr”.
È vero che la minore, mentre era la Commissariato di Polizia, aveva telefonato ad uno dei componenti della comitiva, il V., per l’appunto, e che poco dopo aveva ricevuto una chiamata dalla zia R.L. moglie del G.. Ma da dette conversazioni, brevissime, emerge solo l’esistenza di un rapporto con dette persone e la preoccupazione per la presente della minore al Commissariato, e che non consentono di aggiungere molto al quadro probatorio acquisito.
Per altro neanche la telefonata fatta dalla minore a P.C., a madre del M., il giovane arrestato in flagranza di reato, appare di per sé sola determinante o sufficiente, in maniera inequivoca a dimostrare che la ragazza fosse direttamente coinvolta nelle detenzione e nello spaccio.
Appare infatti in linea con le telefonate precedenti fatte dalla minore ad A.C. ed al V. che esprimono la preoccupazione della minore per l’arresto di uno dei giovani componenti del gruppo arrestato dopo aver ceduto loro la sostanza stupefacente.
In sede di esame l’imputata ha dichiarato “Il ragazzo era stato arrestato ed io volevo aiutarlo, sono una ragazza così, che aiuta il prossimo”.
Infine, al di là delle predette conversazioni, l’imputata non è stata mai vista dagli inquirenti cedere la sostanza a terzi, né è stata trovata in possesso di stupefacenti (anche se la stessa ha ammesso di farne uso), né è stata trovata in possesso di proventi presumibilmente provenienti da attività illecita.
Si ritiene quindi, che al di là di quanto le citate conversazioni possano fare ipotizzare non possa dirsi raggiunta la piena prova della commissione del fatto di reato così come contestato.
L’imputata va quindi assolta sia pure con formula dubitativa.

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CALTANISSETTA: SI STACCA UNA “NAVICELLA” DALLA GIOSTRA, UN FERITO GRAVE

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Caltanissetta – Dal “Crazy Dance”, una giostra allestita in occasione della festa patronale in onore di San Michele, si e’ staccata una “navicella” che si e’ poi capovolta. L’incidente ha provocato tre feriti. Si tratta di tre giovanetti tutti trasportati all’ospedale cittadino “Sant’Elia”. Il piu’ grave, un tredicenne, e’ stato trasportato in ospedale in codice rosso. Le sue condizioni vengono considerate serie (It).

Catania: Audaci rapinatrici, sorelle ma ingenue: fermate dalla Polizia

Rapinatrici ma non molto abili.Le pregiudicate catanesi Valentina Giuffrida (1986) e Agata Giuffrida (classe 1974) sono state tratte in arresto perchè ritenute responsabili, in concorso tra loro, del reato di rapina impropria ai danni di un negozio di ottica del centro cittadino. Il fatto che ha posto fine alla “breve” carriera delle due sorelle malavitose.
La Polizia diramava nota radio di furto consumato all’interno di un negozio di ottica del rione Picanello, per mano di due donne che, dopo essersi impossessate della refurtiva, fuggivano a bordo della loro autovettura, lasciata in sosta poco distante; inoltre, forniva le descrizioni fisiche delle due donne ed anche il numero di targa del veicolo con a bordo le autrici del reato.
Le pattuglie della Squadra Mobile, Sezione “Contrasto al Crimine Diffuso”, riuscivano ad intercettare, a poca distanza dall’esercizio commerciale, il veicolo segnalato e a fermare le due donne, le quali – poste davanti all’evidenza dei fatti – ammettevano subito le loro responsabilità, consegnando la refurtiva successivamente restituita al negoziante.
i.

LA PROCURA: “ANOMALO SVILUPPO DEL PATRIMONIO DEL DR. MARIO CIANCIO. ………….”

Confisca milionaria a Mario Ciancio

ciancio, la sicilia, sequestro

CATANIA – L’epoca di Mario Ciancio è finito Il Ros e il Comando Provinciale dell’Arma di Catania hanno eseguito il decreto emesso dal Tribunale di Catania, Sezione Misure di Prevenzione su richiesta della Dda di Catania, che riguarda un patrimonio societario ed editoriale che secondo le stime degli investigatori vale 150 milioni di euro.  Ciancio chiede rispetto per la sua età e quindi di rimanere libero..E’ un’   età in cui un uomo dovrebbe prepararsi all’attività spirituale invece le porte dell’inferno si sono spalancate e sarà davvero dura. Ma il suo difensore ha già dichiarato stamattina  agli inquirenti, nel corso di una conferenza stampa, che Ciancio proporrà subito appello e, in particolare al Tribunale del riesame chiederà il dissequestro dei beni sequestrati e confiscati-
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Nella foto d’archivio a sinistra il PM dott.Agata Santonocito, insieme con collega,   ha analizzato fondi anomali nei bilanci dell’editore Ciancio
sequestro ciancio, Mario Ciancio, Palermo, Cronaca
Ciancio: ad 86 anni spero di rimanere libero per prepararmi al processo

LA PROCURA inizia così la Conferenza:       “ data 20 settembre 2018, la Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Catania, su richiesta della Procura Distrettuale di Catania, ha depositato un decreto di confisca previo sequestro del compendio patrimoniale di Ciancio San Filippo Mario. Il Giudice – il primo ad avere valutato nel merito gli elementi acquisiti nel corso delle indagini – ha ritenuto la pericolosità sociale qualificata del proposto per la sussistenza a suo carico di gravi indizi del rilevante contributo fornito da Ciancio al raggiungimento delle finalità perseguite dalla famiglia catanese di cosa nostra  dagli anni Settanta dello scorso secolo sino al 2013 e ha disposto la confisca di tutto il patrimonio da questi acquisito nel periodo in cui è stata accertata tale pericolosità sociale (in allegato l’elenco dei beni colpiti dal provvedimento). Si tratta di depositi di conti correnti, anche presso banche site in Svizzera, di polizze assicurative, di trentuno società interamente posseduto dal proposto, di quote di partecipazione detenute in sette società e di beni immobili, il cui valore, secondo un prudente apprezzamento, è non inferiore a 150 milioni di euro. Tra le società sequestrate e confiscate vi è anche il gruppo editoriale del quotidiano La Sicilia e di alcune emittenti locali. Il procedimento di prevenzione era stato avviato il 19.01.2015 con richiesta della Procura Distrettuale e si è celebrato fino al gennaio 2018, a porte chiuse, per una precisa scelta di Ciancio.In tale non breve periodo, l’Autorità giudiziaria ha sottoposto  all’attenzione del Collegio gli elementi che dimostravano la summenzionata pericolosità sociale qualificata del  Ciancio  e l’anomalo sviluppo del suo patrimonio; elementi  acquisiti nel corso delle indagini, eseguite con la consueta professionalità, dal ROS – Sezione Anticrimine di Catania, nonché gli esiti della consulenza patrimoniale accuratamente elaborata dalla nota società PWC (Price Waterhouse Coopers) e il patrimonio conoscitivo dei collaboratori di giustizia.  La Difesa, a sua volta, ha depositato documentazione ed ha interloquito nel corso della redazione della consulenza tecnica della PWC avvalendosi del proprio consulente di parte.

I profili di pericolosità sociale evidenziati dal Pubblico Ministero a carico di Ciancio San Filippo attengono in particolare:

–     Ai rapporti sinallagmatici intrattenuti dal Ciancio con gli esponenti di vertice della famiglia catanese di Cosa Nostra sin da quando la stessa era diretta da Giuseppe Calderone, rapporti poi proseguiti ed anzi ulteriormente intensificati con l’avvento al potere di Benedetto Santapaola alla fine degli Anni Settanta del secolo scorso ed al ruolo di canale di comunicazione svolto dallo stesso Ciancio per consentire ai vertici della predetta famiglia mafiosa di venire a contatto con esponenti anche autorevoli delle Istituzioni;

–     Alla linea editoriale imposta dal Ciancio alla testata giornalistica che vanta il maggior numero di lettori nella Sicilia Orientale, linea editoriale improntata alla finalità di mantenere nell’ombra i rapporti tra la famiglia mafiosa e le imprese direttamente o per interposta persona controllate dalla medesima; di non porre all’attenzione dell’opinione pubblica gli esponenti mafiosi non ancora pubblicamente coinvolti dalle indagini giudiziarie e soprattutto l’ampia rete di connivenze e collusioni sulle quali questo sodalizio mafioso poteva contare per mantenere la propria influenza nella provincia catanese;

–     All’impiego di grandi quantità di capitali di provenienza mafiosa investiti nelle iniziative economiche, anche di natura speculativa immobiliare, poste in essere nell’arco di numerosi decenni dal proposto.

I rapporti tra l’editore e cosa nostra sono emersi nelle seguenti specifiche vicende imprenditoriali in epoca recente:

–     Parco Commerciale Porte di Catania (realizzato): in tale vicenda Ciancio è coinvolto poiché socio, unitamente a Vizzini Giovanni (la cui figlia è coniugata con Rappa Vincenzo, che appartiene ad una famiglia, alcuni dei cui membri sono stati condannati per fatti di cui all’art. 416 bis c.p.) e Mercandante Tommaso (nipote di Cannella Tommaso e figlio di Mercandante Giovanni, entrambi condannati per fatti di cui all’art. 416 bis c.p.). La realizzazione dell’opera venne affidata all’imprenditore Basilotta, sebbene vi fosse l’intendimento di coinvolgere l’imprenditore Incarbone (Incarbone Mariano è imprenditore condannato con provvedimento definitivo quale partecipe alla famiglia Santapaola mentre l’imprenditore Basilotta Vincenzo è deceduto durante il processo d’appello a suo carico, che lo vedeva imputato per fatti di cui all’art. 416 bis c.p.). Peraltro, le intercettazioni eseguite nel contesto investigativo Iblis, confermano che l’affare era infiltrato da cosa nostra attraverso Basilotta il quale vi aveva lucrato € 600.000, consegnati a Lombardo Raffaele (già Presidente della Regione Siciliana ed imputato per fatti di cui agli artt. 110 – 416 bis c.p.) che si era interessato al progetto cui partecipava Ciancio San Filippo;

–     Parco Commerciale Sicily Outlet (realizzato): in tale vicenda Ciancio emerge sia quale proprietario dei terreni su cui è sorta l’opera sia quale socio nella Dittaino Development. Parte dei lavori, inoltre, sono stati eseguiti da Basilotta e Incarbone.  

–     Progetto stella polare (non realizzato): si trattava di un progetto della Stella polare S.r.l. relativo all’area sud di Catania dove si intendeva creare un centro congressi, strutture per esposizione, acquari, parchi divertimenti, cinema, gallerie commerciali ed altro. Ciancio San Filippo, proprietario dei terreni, risulta aver avuto un ruolo attivo nella gestione della complessa vicenda imprenditoriale, avendo finanche seguito personalmente l’iter relativo al rilascio delle previste concessioni e fungendo, in tale ambito, da anello di congiunzione con la pubblica amministrazione in luogo dell’Amministratore Unico.

Le intercettazioni in atti, inoltre, consentono di ritenere certo che il general contractorscelto era Incarbone Mariano, di cui si è detto;

–     Costruzione di un insediamento chiuso ad uso collettivo a favore della base di Sigonella (non realizzato): a differenza della vicenda sopra descritta, nella presente, Ciancio,  oltre ad essere proprietario dei terreni  sui quali doveva sorgere l’opera era anche socio della Xirumi S.r.l., società che avrebbe dovuto realizzarla. Le intercettazioni in atti consentono, inoltre, di ritenere che la realizzazione delle opere doveva essere affidata a Basilotta Vincenzo;

–     Costruzione del polo commerciale denominato Mito (non realizzato): l’insediamento commerciale  doveva sorgere nel comune di Misterbianco su terreni di proprietà di Ciancio. L’iniziativa vedeva coinvolti  tanto Ciancio quanto altre persone risultate essere in rapporti con cosa nostra palermitana e messinese;

Il Tribunale, letti i documenti e ascoltate le argomentazioni del Pubblico Ministero e della Difesa, ha ritenuto che CIANCIO SANFILIPPO Mario sin dall’avvio della sua attività, primi anni ’70, e fino al 2013 abbia agito, imprenditorialmente, nell’interesse proprio e nell’interesse di cosa nostra e che in ragione di ciò il suo patrimonio si sia implementato illecitamente, giovandosi anche di finanziamenti occulti e che anche il predetto sodalizio mafioso si sia rafforzato grazie ai fortunati investimenti realizzati per il tramite del Ciancio.

L’età avanzata e il tempo risalente degli ultimi accertamenti (2013) hanno indotto il Tribunale a escludere l’attualità della pericolosità sociale, ma tale conclusione, per disposto di legge, non consente al soggetto ritenuto pericoloso di continuare a detenere il patrimonio acquisito in ragione delle illecite cointeressenze,  sicché il Tribunale ne ha disposto la confisca.

Il provvedimento è stato eseguito ieri a cura dei Carabinieri del ROS e del Comando Provinciale di Catania.

BENI PATRIMONIALI COLPITI DAL PROVVEDIMENTO

CONFISCA:

–     saldi attivi dei conti bancari accesi presso la filiale Banca UBS di Lugano, aventi n. 0247-686683-01 e 0247-686683-02, contenenti somme di denaro, anche in divise estere, e portafoglio titoli, con un saldo pari a CHF 21.835.546 (corrispondenti a circa € 18.102.279) al 03.11.2014, e intestati alla Attenuata Familienstiftung con sede a Vaduz (Lichtenstein), il cui avente diritto economico è CIANCIO SANFILIPPO Mario;

–     della somma di € 4.999.990,00 depositata sul conto corrente n. 09000/1000/00000077161 acceso presso la banca Intesa San Paolo – Private Banking di Catania, intestato a CIANCIO SANFILIPPO Mario.

SEQUESTRO E CONTESTUALE CONFISCA:

RAPPORTI BANCARI:

–     saldo attivo del conto bancario acceso presso la filiale di Chiasso della

–     Credit Suisse n. 0172-92098-8, Rubrica Timone, con un saldo pari a CHF 29.962.539,00 (corrispondenti a circa € 24.839.783,78) al 24.10.2014, e intestato alla fiduciaria Weissdom Handelsanstalt con sede a Vaduz (Lichtenstein); il cui avente diritto economico è CIANCIO SANFILIPPO Mario;

–     saldo attivo della polizza Top Private Multimanager n. 16526105 sottoscritta presso Intesa San Paolo Life, intestata a CIANCIO SANFILIPPO Mario;

–     saldo attivo del contratto Blue Profits Multibrand 8 n. 40007467201 stipulato presso Intesa San Paolo Life intestato a CIANCIO SANFILIPPO Mario;

–     saldo attivo della polizza n. 40058917903 Blue Profits Dollaro stipulata presso Intesa San Paolo Life intestata a CIANCIO SANFILIPPO Mario;

ATTIVITÀ D’IMPRESA:

–     100% delle azioni della Società Industriale Grafica Editoriale – SIGE s.p.a., con sede a Catania in viale Odorico da Pordenone n. 50, cod. fise. 00253630875 e relativo patrimonio aziendale;

–     100% delle azioni della Domenico Sanfilippo Editore s.p.a., con sede a Catania in viale Odorico da Pordenone n. 50, cod. fise. 00431560879 e relativo patrimonio aziendale;

–     100% delle quote della Società Agricola Turistica Etna Riviera – SATER s.r.l., con sede a Catania in via Pietra dell’Ova n. 51, cod. fise. 00705210870 e relativo patrimonio aziendale;

–     100% delle quote della Società Agricola Fiumara s.r.l., con sede a Catania in via Pietra dell’Ova n. 51, cod. fise. 00687660878 e relativo patrimonio aziendale;

–     100% delle azioni della CISA s.p.a., con sede a con sede a Catania in viale Odorico da Pordenone n. 50, cod. fise. 01958910877 e relativo patrimonio aziendale;

–     100% delle azioni della ETIS 2000 s.p.a., con sede a Catania in viale Odorico da Pordenone n. 50, cod. fise. 02363740875 e relativo patrimonio aziendale;

–     33,33% delle quote, intestate a CIANCIO SANFILIPPO Mario, della SIM Società Immobiliare Meridionale s.r.l., con sede a Tremestieri Etneo (CT) in via Carnazza n. 40, cod. fise. 02605050877;

–     44,94% delle azioni, intestate a CIANCIO SANFILIPPO Mario, della G.E.T. Generale Edilizia Turistica s.p.a., con sede a Catania, in via Luigi Rizzo n. 18, cod. fise. 00383750874;

–     100% delle quote della Messapia s.r.l., con sede a Roma, in piazza della Libertà n. 13, cod. fise. 80144410588 e relativo patrimonio aziendale;

–     100% delle quote della Rete Sicilia s.r.l., con sede a Catania in viale Odorico da Pordenone n. 50, cod. fise. 02648910871 e relativo patrimonio aziendale;

–     100% delle quote della Sicilia Iniziative Speciali s.r.l. in liquidazione, con sede a Catania in via Giovan Battista Grassi n. 6, cod. fise. 02677510873 e relativo patrimonio aziendale;

–     50% delle quote, intestate a GUARNACCIA Valeria, a CIANCIO Angela, a CIANCIO Carla, a CIANCIO Rosa Emanuela e a CIANCIO Natalia, della Palma Rossa s.r.l., con sede a Catania in viale Kennedy n. 70, cod. fise. 02702440872;

–     100% delle quote della SIMAT – Siciliana Impianti Manutenzioni Televisivi s.r.l. in liquidazione, con sede a con sede a Catania in via Giovan Battista Grassi n. 17, cod. fise. 02856060872 e relativo patrimonio aziendale;

–     100% delle quote della Simeto Docks s.r.l., con sede a Catania in viale Odorico da Pordenone n. 50, cod. fise. 80026870875 e relativo patrimonio aziendale e relativo patrimonio aziendale;

–     100% delle quote della Ti.Me. s.r.l., con sede a Catania in viale Odorico da Pordenone n. 50, cod. fise. 02926430873 e relativo patrimonio aziendale;

–     100% delle quote della Iniziative Editoriali Siciliane s.r.l., con sede a con sede a Catania in viale Odorico da Pordenone n. 50, cod. fise. 03133580872 e relativo patrimonio aziendale;

–     100% delle quote della Lisa s.r.l., con sede a Catania in via Pietra dell’Ova n. 51, cod. fise. 05847990156 e relativo patrimonio aziendale;

–     41% delle quote, intestate a CIANCIO SANFILIPPO Mario, della Parco Sant’Antonio s.r.l., con sede a Catania in via G. Carnazza n. 49, cod. fise. 00308240878;

–     100% delle quote della Azienda Agricola Rovittelli di Natalia CIANCIO e C. s.n.c., con sede a Catania in via Pietra dell’Ova n. 51, cod. fise. 03203780873 e relativo patrimonio aziendale;

–     69,84% delle azioni, intestate a CIANCIO Angela, a CIANCIO Carla, a CIANCIO Rosa Emanuela, a CIANCIO Natalia e a CIANCIO SANFILIPPO Domenico, Messapia s.r.l., Iniziative Editoriali Siciliane s.r.l., della Società per Azioni Editrice del Sud – EDISUD s.p.a., con sede a Bari in via Scipione l’Africano n. 264, cod. fise. 02492480724;

–     100% delle quote della A45 s.r.l., con sede a con sede a Catania in via Giovan Battista Grassi n. 5, cod. fise. 02694910874 e relativo patrimonio aziendale;

–     100% delle quote della Azienda Agricola S. Giuseppe La Rena s.r.l., con sede a Catania in via Pietro Novelli n. 42, cod. fise. 03334570870 e relativo patrimonio aziendale;

–     100% delle quote della Aquila Immobiliare s.r.l., con sede a Palermo in via Siracusa n. 34, cod. fise. 03986340820 e relativo patrimonio aziendale;

–     100% delle quote della Società Editoriale Meridionale S.E.M. s.r.l., con sede a Catania in viale Odorico da Pordenone n. 50, cod. fise. 00121610877 e relativo patrimonio aziendale;

–     100% delle quote della La Sicilia Multimedia s.r.l., con sede a Catania in viale Odorico da Pordenone n. 50, cod. fise. 03655570871 e relativo patrimonio aziendale;

–     100% delle quote della Aci Sant’Antonio Sviluppo s.r.l., con sede a Catania in via Pietra dell’Ova n. 51, cod. fise. 04092960873 e relativo patrimonio aziendale;

–     100% delle quote della Gea Servizi s.r.l., con sede a Catania in viale Odorico da Pordenone n. 50, cod. fise. 03706960873 e relativo patrimonio aziendale;

–     100% delle quote della Telecolor International – T.C.I. s.r.l., con sede a Catania in viale Odorico da Pordenone n. 50, cod. fise. 00523680874 e relativo patrimonio aziendale;

–     25% delle azioni, intestate a CIANCIO SANFILIPPO Mario, della Helios 2000 s.p.a.,con sede a Catania in via Santa Maria di Betlem n. 18, cod. fise. 03701950879;

–     100% delle quote della Società Agricola Cardinale s.r.l., con sede a Catania in via Pietra dell’Ova n. 51, cod. fise. 03847910878 e relativo patrimonio aziendale;

–     100% delle quote della Spiaggia di Sole s.r.l., con sede a Catania in viale Odorico da Pordenone n. 50, cod. fise. 03805980871 e relativo patrimonio aziendale;

–     100% delle quote della Edizioni Radiofoniche Siciliane s.r.l., con sede a Catania in viale Odorico da Pordenone n. 50, cod. fise. 02760520870 e relativo patrimonio aziendale;

–     55% delle quote, intestate a CIANCIO Angela, a CIANCIO Carla, a CIANCIO Rosa Emanuela, a CIANCIO Natalia e a CIANCIO SANFILIPPO Domenico, della Azienda Agricola San Giuseppe all’Arena società semplice, con sede a Catania in via San Francesco La Rena Fondo 7, cod. fise. 02534630872;

–     100% delle quote della Agenzia Siciliana Informazione s.r.l., con sede a Catania in viale Odorico da Pordenone n. 50, cod. fise. 03979160870 e relativo patrimonio aziendale;

–     100% delle quote della Cappellina di CIANCIO Natalia & C. s.n.c., con sede a Catania in via Pietra dell’Ova n. 51, cod. fise. 04227980879 e relativo patrimonio aziendale;

–     100% delle quote della PK SUD s.r.l., con sede a Catania in viale Odorico da Pordenone n. 50, cod. fise. 05134880870 e relativo patrimonio aziendale;

–     100% delle quote della Publipiù s.r.l., con sede a Catania in viale Odorico da Pordenone n. 50, cod. fise. 05077990876 e relativo patrimonio aziendale;

–     100% della Azienda Agricola Serraci s.r.l, cod. fise. 04746250879.

BENI IMMOBILI:

–     immobile sito nel Comune di Augusta (SR), Contrada Areile, consistente in una villa con annesso terreno di pertinenza, identificato in catasto al foglio 19, particelle 123 e 125, intestato a CIANCIO SANFILIPPO Mario (usufruttuario) ed a GUARNACCIA Valeria (nuda proprietaria);

–     immobile sito nel Comune di Augusta (SR), frazione Brucoli, consistente in un tratto di terreno facente parte del condominio denominato Baia Arcile, identificato in catasto al foglio 19, particelle, 695 e 696, intestato a CIANCIO SANFILIPPO Mario (usufruttuario) ed a GUARNACCIA Valeria (nuda proprietaria);

–     immobile sito nel Comune di Catania, località Bicocca, consistente in un tratto di terreno con fabbricati rurali e relativa corte, identificato in catasto al foglio 40, particelle 6, 7, 9, 10, 11, 12, 235, 651, intestato a CIANCIO SANFILIPPO Mario;

–     immobile sito nel Comune di Catania, contrada Bicocca consistente in un terreno e un pozzo, identificato in catasto al foglio 40, particelle 313, 315; per il corrispettivo di € 195.000, intestato a CIANCIO SANFILIPPO Mario;

–     quota pari a 2/9 del diritto di proprietà su un’unità immobiliare facente parte di un fabbricato sito in Catania, Viale XX Settembre, 70, identificato in catasto al foglio 69, particella 15472, subalterno 9, piano T/l, intestato a GUARNACCIA Valeria.

 

 

Il Presidente Musumeci: “Per alleviare le nostre sofferenze le Camere devono procedere all’attuazione dello Statuto siciliano…..

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ROMA  -Il ministro Giovanni Tria  ha ricevuto dal governatore Nello Musumeci, accompagnato dall’assessore Gaetano Armao, un documento sintetico dei problemi della Sicilia e sui quali è necessario pervenire, in tempi rapidi, a una soluzione se si vuole il rilancio della Sicilia.

“La Regione Siciliana, soffre inoltre- ha spiegato il governatore siciliano – un’arretratezza del tessuto produttivo dovuta soprattutto alla carenza di infrastrutture, sconta lo svantaggio della propria condizione di Isola, che oltre a tutti costi tipici dell’impresa vi aggiunge quella legata ai trasporti (a causa della non ancora compiuta continuità territoriale per la viabilità via mare, via terra e via aerea). Per l’assessore Armao, il «tavolo tecnico, inoltre, dovrà approfondire la materia dei regimi speciali e in particolare dovrà prevedere una fiscalità di vantaggio per le imprese e i cittadini residenti in Sicilia in materia di accise sui carburanti». In particolare, Musumeci ha ribadito l’attenzione del ministro sulla possibile defiscalizzazione dei prodotti petroliferi per i cittadini residenti nell’isola, dove ogni anno si lavorano milioni di barili di petrolio, con conseguenze che sono sotto gli occhi di tutti.

Il tavolo tecnico  dovrà soffermarsi pure sulla problematica  del sistema dell’esazione dei tributi nell’Isola

Conte: l’Europa ha oggi l’opportunità di cambiare pagina ma deve essere più equa e solidale, in grado di proteggere i suoi cittadini”

Comunicato della Presidenza del Consiglio dei Ministri

Intervento del Presidente Juncker sullo stato dell’Unione, dichiarazione del Presidente Conte

12 Settembre 2018

Riportiamo  il Comunicato Stampa pervenuto a SUD LIBERTA’ 

La dichiarazione del Premier Prof.Conte  anzitutto .    Eccola in versione integrale : “Ho ascoltato con grande interesse l’intervento del Presidente Juncker sullo stato dell’Unione, contenente una serie di messaggi che ci trovano concordi sul rilancio di un’Europa che deve adesso essere vicina alle aspettative dei suoi cittadini. Senz’altro apprezzabili le iniziative di partnership con l’Africa, in materia di sicurezza e sull’impegno ad operare un’accelerazione nel rimpatrio dei migranti irregolari. L’Italia ha espresso sin dall’inizio la necessità di una gestione condivisa dei flussi migratori provenienti dalla rotta del Mediterraneo centrale.

Altre misure, che vanno nella giusta direzione, possono rappresentare una base di discussione nelle settimane a venire.

Il nostro impegno è volto a fare in modo che queste non restino solo parole ma si tramutino in azioni concrete. Ribadiamo la necessità di tracciare una linea comune che porti ad un’Unione Europea più equa e più solidale, con un’assunzione di responsabilità maggiore da parte dei nostri partner europei.

L’Europa oggi ha l’opportunità di voltare pagina.

E’ cruciale intraprendere ora un percorso condiviso verso una gestione della migrazione legale, che non lasci ricadere su di un singolo Stato membro gli oneri di un fenomeno complesso come quello migratorio. In attesa di capire quale posizione assumerà il Consiglio europeo nel prossimo vertice informale di Salisburgo e nel prossimo Consiglio europeo, sia sui provvedimenti annunciati stamane sia sulla proposta italiana di revisione e di rilancio dell’Operazione Sophia con la rotazione dei porti di sbarco, il governo italiano sostiene in ogni caso il messaggio su un’Europa forte e unita, che sia effettivamente in grado di proteggere i suoi cittadini”.

IMPEGNO ANTIMAFIA DELL’ORDINE DEI GIORNALISTI: CONVEGNO PER RICORDARE MAURO ROSTAGNO

Giornalisti uccisi dalla Mafia: Mauro Rostagno, 30 anni dopo.

” Un uomo, una storia, un giornalista rivoluzionario ucciso dalla Mafia siciliana sulle strade della legalità”

Un convegno a Palermo il 26 Settembre prossimo: presenti Ordine, Assostampa, Unione nazionale Cronisti, Giornalisti antimafia

 

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Il   Giornalista Mauro Rostagno : il suo impegno sociale e civile in un’area

mafiosa come la Sicilia. sarà ricordato nel corso del Convegno curato dall’OGS.

 

Lotta alla Mafia . Giornalisti uccisi per il coraggio dell’informazione . Un ricordo., un convegno curato dall’Ordine e  si svolgerà a Palermo mercoledì 26 settembre 2018 nella suggestiva cornice del teatro Biondo. L’evento nasce per ricordare il Giornalista antimafia Rostagno a 30 anni dalla sua uccisione per mano mafiosa, organizzato dall’Ordine dei Giornalisti di Sicilia e dall’Unione nazionale cronisti; il convegno ha ottenuto il patrocinio del Comune di Palermo-Capitale italiana della Cultura 2018 e rientra- comunica l’Ordine – tra gli eventi formativi dell’Ordine. L’incontro si aprirà alle 9.30 con i saluti del sindaco di Palermo, Leoluca Orlando e del presidente dell’Unci Sicilia, Andrea Tuttoilmondo.

Subito dopo interverranno la preside del liceo scientifico “Galileo Galilei” di Palermo, professoressa Rosa Maria Rizzo, e la regista Adriana Castellucci. Seguirà l’opera teatrale “Mauro Rostagno, un uomo vestito di bianco”. Si tratta di una elaborazione drammaturgica a cura della regista Adriana Castellucci con la partecipazione dei ragazzi del liceo “Galilei”. Subito dopo il convegno.

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CLAUDIO  FAVA, GIORNALISTA ANTIMAFIA

Relatori: il giornalista Salvo Palazzolo; il presidente dell’Ordine dei Giornalisti di Sicilia, Giulio Francese; il presidente dell’Assostampa siciliana, Alberto Cicero, e il presidente nazionale dell’Unci Alessandro Galimberti. Le conclusioni saranno affidate all’on.le Claudio Fava, giornalista e presidente regionale della Commissione antimafia. Moderatore: Leone Zingales, Vice-presidente nazionale dell’Unci.

La sorella di Mauro Rostagno, Carla, a Torino, il 3 maggio 2017 nel corso del suo intervento alla 10^ Giornata della Memoria dei giornalisti uccisi da mafie e terrorismo promossa dall’Unci, ha voluto precisare alcuni aspetti della vita del fratello che “sono stati raccontati in maniera distorta”.

“Mio fratello – ha detto, rivolgendosi soprattutto ai familiari del vice-direttore de La Stampa, Carlo Casalegno, ucciso dalle Br nel 1977, presenti nella sala del Circolo della Stampa – si era dissociato definitamente dagli ex compagni dal giorno del rapimento di Aldo Moro. Si era allontanato da quel mondo che non rispecchiava più i suoi ideali e lo aveva dichiarato in modo chiaro ed esplicito in un’intervista. Mauro pianse per tutta la giornata il giorno dei funerali di Moro”.

Mauro Rostagno è stato poi ucciso dalla mafia dieci anni dopo, in provincia di Trapani, per il suo impegno sociale e civile in una delle aree a più alta penetrazione mafiosa della Sicilia.

Battaglia tra Magistratura e Politica: profondo prolungato scadimento delle toghe

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di  Raffaele Lanza

E’ difficile prevedere come la storia patria giudicherà domani la magistratura di questi anni. Sono anni bui come mai la magistratura ne attraversò nel passato vicino e remoto.   Cambierà il vento? E quando e come’? E per merito di chi e di quali eventi’?     Perchè un magistrato – – con un gran numero di fascicoli inesitati  depositati sui tavoli della Procura – esalta l’arrivismo e la spregiudicatezza – com’è accaduto nel passato- ricordate?-  con l’avviso di garanzia al presidente della Repubblica Francesco Cossiga da parte del giovane giudice Casson (passato poi in politica Pd) e mette in luce in realtà l’ingiustizia sociale della categoria Magistratura?  Protagonismo dei giudici  rispetto al potere di un Ministro anticonformista, scravattato, motore e volante di un’Italia abbandonata da anni all’invasione dei migranti?         Anche sulla nota a difesa d’ufficio dei magistrati dell’ANM , qui riproposta, non possiamo essere d’accordo in nulla perchè documenta ancora di più ed insistentemente un turpe protezionismo sia dei magistrati di Agrigento e di Palermo che della categoria tutta.       Altro che puntare i riflettori su Salvini, politico che, per alcuni ha commesso l’errore di  lasciare spazio al cuore e ai correttivi di quella politica che ha frantumato l’Italia…

Qualunque sia la posizione politica e ideologica di chi osserva gli eventi sociali, nel mirino deve stare urgentemente  la riforma dei comportamenti dei giudici dove impera, in Italia più che altrove, il protagonismo assoluto al disopra persino del potere politico legislativo. Gli interventi eclatanti dei magistrati – e di alcuni Pm -dovrebbero essere ricondotti a normalità dal Capo della Magistratura, cioè dal Presidente della Repubblica altrimenti vi sarà sempre uno sprone alla discordia.   Carte inutili tra una Procura e l’altra perchè si sa bene c he un politico-leader  può sfoderare l’immunità parlamentare e nel caso in specie Salvini – che non è circondato da giuristi – ha agito in buona fede nell’interesse esclusivo degli italiani.   Non è mica corruzione o reato di associazione mafiosa.  Svegliamoci Magistrati.     Con questa ridicolaggini e difese d’ufficio tra Voi stessi magistrati gli italiani continueranno a vivere  un clima di tensione e di buio medio evo.

Occorre dunque un freno all’abuso della Magistratura perchè all’orizzonte la categoria non lascia intravedere nè un bagliore nè il preavviso di un bagliore      Viviamo un profondo prolungato scadimento.   Questa battaglia dei giudici che ingaggiano contro i politici ad essi indesiderati non ha poi certamente il connotato di interesse pubblico se è vero com’è vero che la lotta tra due Istituzioni od organi dello Stato – per siffatte motivazioni – produce danno a tutti e due, a tutti anzi anche se non omettono di autoincensarsi credendo di avere il diritto alla pubblica riconoscenza.

 

 

Riproponiamo nella sostanza  il Comunicato diffuso ieri da Matteo Salvini con il video.  Com’è noto Matteo Salvini, in diretta Facebook dal suo studio al Viminale, ha aperto  la busta gialla della procura di Palermo con cui il Procuratore Capo Francesco Lo Voi lo informa di aver aperto un fascicolo per la vicenda dei migranti a cui, per diversi giorni, non è stato permesso di sbarcare dalla nave Diciotti “. “Sono 15 anni di carcere come pena massima a cui occorre, eventualmente aggiungere le aggravanti” calcola ma non si perde d’animo, anzi. “Ora Boldrini, Renzi, Gad Lerner, Saviano… la Mannoia staranno festeggiando – dice -. ‘Finalmente, diranno, lo hanno preso questo assassino’. Tuttavia penso che la maggior parte degli italiani abbia invece qualche perplessità, perché siamo davanti alla certificazione che un organo dello Stato indaga su un altro organo dello Stato. Con la piccolissima differenza che io pieno di limiti e difetti, sono stato eletto dai cittadini; altri non sono stati eletti da nessuno e non rispondono a nessuno”.

“Mi avete chiesto voi – con il vostro voto – di controllare i confini, i porti, di evitare gli sbarchi, limitare le partenze e espellere i clandestini. Me lo avete chiesto voi – ha dichiarato ancora il ministro dell’Interno in diretta Fb – e per questo vi ritengo miei amici, miei sostenitori e miei complici. Io, comunque, non sono preoccupato, non sono terrorizzato. Ho zero tempo da passare con gli avvocato per questa vicenda e per quella di Genova. Io sono pagato per garantire la sicurezza dei cittadini, questo continuerò a fare, senza farmi togliere il sonno. Questo – ha concluso affiggendo la comunicazione della Procura – lo attacco qui sul muro, l’appendo come una medaglietta… Vado avanti” sottolinea. “Sono pronto a venire a piedi a Palermo anche domani a spiegare cosa ho fatto, perché l’ho fatto e perché lo rifarei…” assicura, ringraziando i “magistrati”, “il procuratore di Genova” perché “mi date solo più forza”.

– La Procura di Palermo ha trasmesso gli atti al Tribunale dei ministri chiedendo ai giudici di svolgere le indagini preliminari nei confronti del ministro dell’Interno Matteo Salvini, modificando però i reati contestati. Il vicepremier è stato iscritto nel registro degli indagati per sequestro di persona aggravato. La Procura di Agrigento aveva contestato a Salvini e al capo di Gabinetto del Viminale, Matteo Piantedosi i reati di sequestro di persona, sequestro di persona a scopo di coazione, arresto illegale, abuso d’ufficio e omissione d’atti d’ufficio. L’unico reato contestato rimane invece il sequestro di persona aggravato, mentre Piantedosi non risulta indagato. Il Tribunale dei ministri deciderà entro i prossimi 90 giorni le indagini da svolgere.

ANM, PAROLE CONTRO COSTITUZIONE – L’Associazione nazionale magistrati in una nota definisce “le dichiarazioni di oggi del ministro dell’Interno” “un chiaro stravolgimento dei principi costituzionali”. Per l’Anm, “è completamente errato, al di là di ogni valutazione di merito che non spetta all’Anm, sostenere che i magistrati non possono svolgere indagini nei confronti di chi è stato eletto. Così come appare fuori luogo sostenere che taluni magistrati svolgono le proprie indagini anche sulla base di orientamenti politici”. In questa vicenda, come in ogni altra, “la magistratura tutta agisce sulla base delle prerogative conferite dalla Costituzione e dalle leggi, prerogative che tutti, anche i membri del Governo, devono tutelare e rispettare”. Nella nota, la giunta esecutiva centrale dell’Associazione nazionale magistrati ribadisce che “l’autonomia della magistratura e l’imparzialità di ogni singolo magistrato sono un patrimonio indefettibile della nostra democrazia e dello Stato di diritto, principi sui quali non possono e non devono esserci flessioni o arretramenti, ed in questo senso ci impegneremo e reagiremo ad ogni attacco, perché i primi a pagarne un prezzo altissimo sarebbero i cittadini”. L’Anm auspica che “tutti, soprattutto coloro che svolgono incarichi istituzionali, abbiano la stessa sensibilità e rispettino il lavoro della magistratura, senza tentare di delegittimarla“.

Un invito ribadito anche dal vicepresidente del Csm Giovanni Legnini che esprime “forte preoccupazione per il contenuto delle dichiarazioni del Ministro degli Interni nei confronti della Procura di Palermo e della Magistratura”. “Si tratta di espressioni che, anche per le modalità con le quali sono state rese – denuncia -, risultano lesive del prestigio e dell’indipendenza dell’ordine giudiziario e si pongono in contrasto con il doveroso rispetto delle prerogative che si deve a ciascuno dei poteri dello Stato”.

-“Un ministro può ovviamente ritenere che un magistrato stia sbagliando nei suoi confronti – sottolinea il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede -. Però, rievocare politicizzazioni o dire che un magistrato sbaglia perché sia una toga di destra o di sinistra è fuori dal tempo. Sinceramente, non credo che Salvini abbia nostalgia di quando la Lega governava con Berlusconi. E siccome sta scrivendo insieme a noi il cambiamento del nostro Paese, non può pensare di far tornare l’Italia alla Seconda Repubblica”. “Come ministro della Giustizia – specifica il Guardasigilli – ci tengo a dire che l’alleato di governo del M5s cioè la Lega si è dimostrata molto determinata nella lotta alla corruzione e anche nelle battaglie di legalità e di trasparenza nei partiti”.