Inaugurato oggi dal Sindaco De Luca il centro di accoglienza “Mai più ultimi”
“Nel giorno di San Francesco, lunedì 4 ottobre, il sindaco De Luca ha inaugurato il centro di accoglienza ‘Mai più ultimi’, uno spazio dedicato al contrasto alla povertà e alla marginalità.
Afferma De Luca : “Un progetto voluto fortemente da questa Amministrazione nel quale ci prenderemo cura delle persone che vivono condizioni di disagio, insieme agli operatori dell’Azienda Speciale Messina Social City e le organizzazioni del volontariato”. Con il sindaco era presente anche l’Assessore alle Politiche Sociali Alessandra Calafiore al taglio del nastro del centro, sito in piazza della Repubblica, angolo via Calabria.
All’evento hanno preso parte tra gli altri, il Vescovo Ausiliare Mons. Cesare Di Pietro, la Presidente della Messina Social City Valeria Asquini; il Colonnello Alfonso Zizza Direttore del Dipartimento Medicina Legale di Messina; e Fra Giuseppe. “Mi piace ricordare e fare riflettere – ha concluso il Sindaco De Luca – su un piccolo pensiero di San Francesco: ‘Cominciate col fare ciò che è necessario, poi ciò che è possibile. E all’improvviso vi sorprenderete a fare l’impossibile’, e, noi con questo nuovo servizio vogliamo continuare a proporre i suoi ideali affinché possiamo essere di aiuto a tutti coloro che ne avranno bisogno”. “Obiettivo principale del progetto – ha continuato l’Assessore Calafiore – sarà un servizio che prevede l’attuazione di disporre di sistemi strutturati di intervento sociale per il contrasto alla povertà e per questo sarà presente anche una Unità di strada, finanziata dal Pon Metro all’interno del progetto Strada facendo, al fine di facilitare l’attività di ricerca e contatto con le persone che necessitano di aiuto che, oltre alla presa in carico sociale saranno offerti altri servizi, dalla distribuzione di cibo e beni ad attività di ascolto e ricreativo. Il modello strategico integrato è finalizzato prevalentemente a promuovere sul versante organizzativo e metodologico un’azione trasversale sulle diverse dimensioni che alimentano la condizione di povertà”.
Convegno “Catania: da città sul mare a città di mare”
“PUNTARE SULLA QUALITÀ DEI PROGETTI PER COLMARE LA DISTANZA TRA LA CITTÀ E IL SUO LITORALE»
CATANIA
“Catania: da città sul mare a città di mare”: questi giorni il Dicar (Unict) è stato quartier generale per un convegno – organizzato dal Centro di documentazione, ricerca e studi sulla cultura dei rischi presieduto da Antonio Pogliese – che ha riunito istituzioni, mondo universitario, professionisti. Presente anche l’Ordine degli Architetti PPC del capoluogo etneo, che, oltre a consegnare un documento contenente la sintesi dell’impegno della categoria (redatto facendo la sintesi di alcuni contributi dei Consigli e degli Uffici Speciali Governo del Territorio che si sono avvicendati dal 2014 ad oggi), ha lanciato una proposta per cercare finalmente di far convergere aspetti tecnici, economico-finanziari, normativi, ma anche “visioni” sull’organizzazione di un territorio che mai come adesso dev’essere (ri)disegnato su ampia scala e con un’identità chiara, attraverso un’idea solida di bellezza, proporzione, sicurezza e utilità.
«Un’iniziativa nata per dibattere su una questione che da sempre è stata al centro del futuro di questa città, ma che purtroppo rimane ancorata al passato, nonostante gli sforzi, nonostante la voglia di superare l’impasse in cui ci ritroviamo da anni – sottolinea il presidente degli Architetti Sebastian Carlo Greco – Abbiamo subito inermi per troppo tempo lo schiacciamento del potere economico votato al solo profitto sulle Città. Di rado oggi assistiamo ad occasioni dove emerge la qualità o dove si emerge per qualità. Vero è che norme sterili, burocrazia, procedure contorte e strumenti obsoleti hanno imbalsamato tutto, ma altrettanto vero è che la nostra comunità ha espresso un pensiero troppo spesso inascoltato. È necessario che la politica riparta colmando l’assenza degli indirizzi sulle questioni che competono agli Architetti. La promozione della conoscenza dello spazio in cui viviamo, naturale e antropizzato, incoraggia il senso di opportunità e di identità. Questo implica una grande responsabilità sociale nell’attivare politiche e processi in grado di assicurare la qualità dell’abitare la Città. Bisogna liberarsi dell’idea di fruire di progettazioni prodotte per la esclusiva necessità di non perdere fondi di finanziamento, che si sono purtroppo mostrati quale unica strada percorribile verso il cambiamento. Questo cambiamento deve riguardare anche la riconversione armonica del diaframma esistente tra tessuto urbano e linea di costa: il waterfront non può essere considerato come una semplice linea di confine tra terra e acqua, ma piuttosto come un sistema complesso di relazioni tra la fascia costiera e la città; come un luogo scenografico di alto valore; come un nodo di connessione tra flussi infrastrutturali di due diversi sistemi, quello marino e terrestre; come laboratorio di idee per strumenti pianificatori innovativi e modelli sperimentali di tutela ambientale e sostenibilità socio-culturale nel rispetto delle matrici identitarie».
La proposta che va in questa direzione? «L’attivazione di un Ufficio dedicato alla fascia costierae allo sviluppo litoraneo – interno alla Direzione Urbanistica – che riunisca tutti gli attori presenti in questi giorni e che, ragionando su un’unica dorsale che da Malta arriva fino a Reggio Calabria, possa finalmente dar vita a un pensiero armonico di sviluppo, dove far incrociare tutte le competenze – continua il presidente – L’atavica negazione del rapporto con il mare è stata una delle principali cause del mancato innesco di meccanismi di riqualificazione economica e sociale, impedendo l’insorgere di effetti migliorativi di lungo raggio e ampia penetrazione. Fondamentale sarebbe la sinergia tra azione pubblica e privata, a dimostrazione di come sia sempre possibile ottenere ottimi risultati attraverso la condivisione dei processi decisionali e attuativi e la cooperazione tra enti e soggetti diversi.
Il Piano della fascia costiera dovrebbe essere oggetto di un concorso di progettazione in due fasi.Ciò consentirebbe di definire uno scenario generale dentro il quale sviluppare, poi, le varie peculiarità di ogni tratto del fronte lungo mare, valorizzandone i caratteri identitari e le vocazioni. Tale lavoro – conclude Sebastian Carlo Greco – svolto con il necessario coordinamento di tutti gli Enti coinvolti, contribuirebbe allo sviluppo degli elementi architettonici e paesaggistici che verrebbero così a caratterizzare il nostro Parco del Mare e restituirebbe un luogo di straordinaria bellezza a residenti e visitatori, oltre a divenire motore rigenerativo per l’intero sistema urbano».
Mimmo Lucano, ex sindaco di Riace, non ci sta e non si dà pace. Vuol impugnare la condanna inflitta dal tribunale di Locri. Tra le accuse quella per associazione a delinquere, truffa, concussione, falsità ideologica e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina
Archivi -Sud Libertà
L’impugnazione dei legali di Lucano mira all’annullamento di questa sentenza che condanna a tredici anni e due mesi di reclusione l’ex sindaco al termine del processo “Xenia”. La pubblica accusa di Locri aveva chiesto una condanna a 7 anni e 11 mesi.
Lucano è finito sul banco degli imputati nell’inchiesta sulla gestione dei progetti di accoglienza. L’ex sindaco, nello specifico, era accusato, fra l’altro, di associazione a delinquere, truffa, concussione, falsità ideologica e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.
Il pubblico ministero di Locri, Michele Permunian, nel corso della sua requisitoria aveva affermato che “a Riace comandava Lucano. Era lui il dominus assoluto, la vera finalità dei progetti di accoglienza a Riace era creare determinati sistemi clientelari. Lucano ha fatto tutto questo per un tornaconto politico-elettorale e lo si evince da diverse intercettazioni. Contava voti e persone. E chi non garantiva sostegno veniva allontanato”.
Il Tribunale di Locri ha invece assolto l’ex sindaco di Riace “dai reati allo stesso ascritti” con riferimento, “alla condotta tenuta a favore” di Alberto Gervasi “perché i fatti non sussistono”, e “dal reato di cui al capo 19, limitatamente al rilascio della carta di identità a favore di El Bahri Jawad per non aver commesso il fatto”. Inoltre, i giudici (presidente Fulvio Accurso, giudici a latere Cristina Foti e Rosario Sobbrio) hanno dichiarato il “non doversi procedere” nei confronti di Lucano “in relazione al reato di cui al capo 17” per “essersi lo stesso estinto per prescrizione”. Infine, il Tribunale di Locri, in relazione ad “ulteriori condotte”, dispone anche per Lucano e per la compagna, Lemlem Tesfahun, “la trasmissione degli atti alla Procura della Repubblica di Locri”.
In 3500 per la terza edizione. Salvatore Ombra, vicepresidente Ausonia: “Premiata un’azienda orgogliosamente del Meridione come la nostra”
La marsalese Ausonia srl è tra le aziende vincitrici della terza edizione di “ImpreseVincenti”, programma promosso da Intesa Sanpaolo. È stata premiata nella sezione “Innovazione e R&S”, per gli investimenti fatti nell’industria 4.0 e, «per aver saputo affrontare al meglio il difficile contesto causato dall’emergenza sanitaria Covid-19, mantenendo e rafforzando requisiti di eccellenza anche attraverso iniziative di profonda trasformazione e adattamento a supporto del tessuto produttivo e alle comunità di riferimento».
Salvatore Ombra, vicepresidente di Ausonia
Su 3500 aziende che hanno partecipato al bando, rivolto ad imprese rappresentative dell’eccellenza italiana, con un fatturato (anno 2019) fra 2 e 130 milioni di euro, almeno 10 dipendenti e sede legale in Italia, solo 112 sono state selezionate. Il riconoscimento è stato attribuito in occasione di una cerimonia virtuale moderata dal giornalista Stefano Righi. Presente Stefano Barrese responsabile divisione Banca dei Territori di Intesa Sanpaolo e, per Ausonia, Salvatore Ombra, vicepresidente e direttore finanziario.
«Questo premio – commenta Salvatore Ombra – è un riconoscimento ad una gestione familiare che da quattro generazioni porta avanti ricerca e sviluppo in un territorio non a vocazione metalmeccanica ma vitivinicola. Ringraziamo Intesa Sanpaolo per l’attenzione data ad un’impresa orgogliosamente del Meridione come la nostra».
Gruppo elettrogeno in media tensione installato in ambito Oil&Gas (Nord Africa, 2020)
Pannellatrice interamente automatizzata è parte degli investimenti in Industria 4.0 fatti da Ausonia
La storia dell’azienda e i requisiti che hanno determinato il premio
L’azienda Ausonia, nata nel 1925 per la produzione di macchinari destinati all’industria vinicola, dal 1932 opera nel settore della costruzione dei gruppi elettrogeni. A meritare il riconoscimento di Intesa Sanpaolo, il completo riassetto della produzione, incentrata ora su macchinari di ultima generazione tra cui magazzini verticali, robot di piegatura, impianto per taglio laser, pannellatrice, impianto di verniciatura a polveri e il potenziamento dei reparti.
Su una superficie totale di 32.000 m², Ausonia produce gruppi elettrogeni a corrente alternata, a corrente continua, sistemi di cogenerazione e trigenerazione (CHP/CCHP), gruppi elettrogeni ibridi integrati con pacchi batterie, soluzioni integrate con rinnovabili, centrali elettriche a bassa e media tensione, gruppi elettrogeni montati o integrati su mezzi mobili. Ausonia è scelta come partner da attori operanti nei settori della difesa, telecomunicazioni, trasporti, edilizia e infrastrutture.
I Finanzieri del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Messina, all’esito di un’articolata indagine di polizia economico-finanziaria, diretta dalla Procura della Repubblica di Messina, stanno dando esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Tribunale peloritano, con la quale sono state disposti gli arresti di 3 imprenditori di origini siciliane, nonché il sequestro preventivo di una società e di provviste finanziarie per un valore complessivo superiore a 1,5 milioni di euro.
Le complesse investigazioni, consistite in penetranti investigazioni contabili, accertamenti bancari, escussione di diverse persone a vario titolo informate sui fatti, oltre ad attività tipiche di polizia giudiziaria, corroborate da plurime attività tecniche di intercettazione, hanno trovato la loro genesi nel dissesto della N.C. s.r.l. di Messina, operante nel settore della fabbricazione di apparecchi per telecomunicazioni, dichiarata fallita dal Tribunale di Messina nel marzo 2017, così riscontrando, secondo ipotesi d’accusa, l’esistenza di un programmato modus operandi, finalizzato alla sistematica decozione di imprese appartenenti all’ampio e noto gruppo societario investigato, a beneficio di altre società in bonis.
Un gruppo di imprese che si è sviluppato nel tempo, a partire dai primi anni 2000, e costituito da numerose compagine societarie operanti in svariati settori economici eterogenei: dalla costruzione e gestione di alberghi e villaggi turistici nel settore luxury, alla ristorazione, allo sviluppo di attività pubblicitarie sino all’attività di trasporto aereo e marittimo. Più in particolare, gli specialisti del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria di Messina, che hanno preso in esame vicende societarie anche risalenti ad oltre un ventennio, su delega del pool di magistrati della Procura della Repubblica di Messina responsabili del contrasto alla criminalità economica, focalizzavano l’attenzione investigativa su una singolare operazione economico-finanziaria, per circa 8 milioni di euro, attinente un credito vantato dalla fallita N.C. s.r.l. nei confronti di una sua società partecipata, la AD N. s.r.l., attiva nell’ideazione di campagne pubblicitarie, poi svalutato, in momenti successivi, risalenti al 2007 e 2014, e connesso incremento, ritenuto fittizio, del valore della partecipazione detenuta dalla fallita nella seconda società.
In altri termini, le indagini complessivamente svolte consentivano di ipotizzare, da qui le odierne contestazioni provvisorie di bancarotta e di false comunicazioni sociali e che dovranno trovare conferma in dibattimento e nei successivi gradi di giudizio, come l’operazione complessivamente intesa risultasse meramente strumentale, finalizzata ad occultare la perdita di esercizio che sarebbe dovuta scaturire dalla svalutazione del credito, di contro mostrando ai creditori una solidità e floridità patrimoniale ed economico – imprenditoriale della fallita N.C. s.r.l. di fatto inesistente.
Tali articolate operazioni di ingegneria finanziaria trovavano poi espressione all’interno dei bilanci delle società coinvolte, così connotandoli dall’esposizione di fatti non rispondenti al vero. Ma tra le tante operazioni oggetto di contestazione nell’odierna ordinanza di custodia cautelare v’è anche di più. Analogo schema illecito veniva documentato anche rispetto ad un’ulteriore società, la M.G. s.r.l. di Melilli (SR), attiva nel settore turistico, pure partecipata dalla fallita N.C. s.r.l., nonché emergevano plurime cessioni di partecipazioni societarie e crediti, ritenute fittizie, ovvero come, sempre al fine di presentare alla business community una situazione patrimoniale non rispondente al vero, i soggetti oggi tratti in arresto omettessero di indicare in bilancio, alla voce concernente i debiti tributari e previdenziali, il reale ammontare del debito complessivo: tra gli altri, in un caso iscrivendo solo 2,5 milioni di euro in luogo degli oltre 4 milioni di euro, in altro caso addirittura omettendo di effettuare qualsiasi iscrizione rispetto ad una cartella esattoriale pari ad oltre 25 milioni di euro.
Ancora, in epoca in cui la fallita N.C. s.r.l. si trovava già in situazioni di marcata e conclamata sofferenza finanziaria, venivano effettuate ulteriori e numerosissime operazioni distrattive, senza alcuna garanzia di restituzione, a beneficio non solo della nominata AD N. s.r.l., ma anche, tra le altre, di due distinte società appartenenti al medesimo gruppo societario, attive nel settore immobiliare, pure fallite negli anni 2015 e 2016, la P.I s.r.l. e la A.I. s.r.l., rispettivamente con sede a Siracusa e a Roma.
Parimenti, con le medesime finalità, venivano appostate in bilancio, sempre secondo ipotesi d’accusa, anche passività inesistenti, riferibili ad un’ennesima società appartenente al medesimo gruppo, la Q. s.r.l. di Roma, attiva nel settore della costruzione di edifici. In altri termini, un’indagine tecnicamente estremamente complessa e che ha permesso di far luce su uno strutturato e consolidato meccanismo bancarottiero, perpetrato, da oltre un ventennio, dal dominus R.A. cl. ’62, oggi destinatario della custodia cautelare in carcere, di origini messinesi ma attivo anche sulle piazze di Roma e Milano, reale deus ex machina dell’ampio gruppo societario oggetto d’indagine. Un notissimo imprenditore del panorama siciliano e nazionale, in alcune cronache indicato, per pregresse vicende, come “il re delle 488”, per la sua capacità di saper ottenere fondi pubblici a favore di sue imprese e che, nel corso degli anni, si è reso protagonista di plurimi fatti di bancarotta fraudolenta, correlabili ad entità patrimoniali di assoluto rilievo, relativi ad attività di impresa svolte con finalità non imprenditoriali, bensì secondo logiche distrattive improntate alla totale assenza di trasparenza, in danno dell’Erario e dei creditori.
Proprio sulla sua “lucida professionalità e scaltrezza” focalizzava l’attenzione il Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Messina, sottolineando la convergenza indiziaria in ordine all’aver gestito “tramite prestanomi, esecutori delle sue direttive, una vasta e ramificata attività delittuosa, protrattasi nel tempo e caratterizzata dalla peculiare capacità di avvalersi di un numero rilevante di società, alcune delle quali in essere sul mercato”. In tal senso, significative alcune interlocuzioni intercettate in cui un ritenuto prestanome affermava, in maniera inequivoca “…io ero amministratore…ma io non è […] non è che ho fatto l’amministratore mai, perché non ho nessun…nemmeno una lira io ho mai toccato, mai un soldo…”; analogamente terzi soggetti, sempre riferendosi al dominus R.A. cl. 62 “…molto probabilmente sta capendo che alla fine è lui che ha fatto sempre questi amministratori, queste cose e quindi pensava di rimanere indenne […]”…le cose sono sempre riconducibili a lui e che quindi lui comunque le sue rogne ce le avrà sempre […]”.
Sul punto, destinatari odierni della custodia cautelare ai domiciliari R.G. cl.55, fratello del dominus R.A. cl. 62, rintracciato a Milazzo, e O.C. cl. 51, individuato a Valguarnera Caropepe (EN), entrambi ritenuti mere teste di legno. Con il medesimo provvedimento, il Giudice del Tribunale di Messina, aderendo alla richiesta formulata dalla locale Procura, ha altresì disposto il sequestro della società AD N. s.r.l., con sede in Roma, nonché di provviste finanziarie pari a 1,5 milioni di euro, nei confronti di due distinte società, rispettivamente con sede in Roma e Modena ed attive nei settori della compravendita immobili e nella costruzioni di edifici, beneficiarie delle provviste finanziarie distratte dalla fallita N.C. s.r.l.. In conclusione, ancora una volta, l’attività investigativa svolta conferma l’impegno profuso, quotidianamente, dalla Procura della Repubblica, dal Tribunale e dalla Guardia di Finanza di Messina al servizio della collettività, anche nell’importante settore della tutela del libero mercato, della correttezza imprenditoriale e del regolare assolvimento delle contribuzioni alle casse dell’Erario.
Il Presidente della Regione Siciliana On. Nello Musumeci
DI RAFFAELE LANZA
“AFFIDARSI ALLA POLITICA -CORROTTA ED INADEGUATA IN SICILIA – SAREBBE UN’INGENUITA'”
Non si può rimanere insensibili di fronte all’ondata di indignazione che in queste ore sta salendo contro l’immobilismo e il “rifiuto”di ricevere i sindacati e mantenere l’impegno già preso con i lavoratori dell’Istituto ippico,. della Presidenza della Regione. Consenta, Presidente ma gli impegni si onorano tanto più che , riferiscono, era disponibile negli Uffici di Catania
Schiaffo dunque ai sindacati presenti-(Cgil con G.Del Popolo, Uil con Luca Crimi, Sadirs con C. Gulizia) come concordato prima -pronti per dialogare del problema ma , sorprendentemente, respinti oggi pomeriggio alle ore 16,30. Permesso accordato solo-una decina di minuti , ad un lavoratore del gruppo, Angelo Catania, perchè “ascolti” il governatore.
Sostanzialmente ,apprendiamo dai lavoratori interessati , Musumeci avrebbe detto al dipendente interlocutore, che è in attesa della decisione del Giudice del Lavoro e, che ogni “pressione” appare al momento superflua e fuor di luogo”
Il messaggio -ci informano al dettaglio -era stato dato dalla segreteria particolare del Musumeci, alla Digos e dai militari esteso ai rappresentanti manifestanti nel corso del sit-in di ieri l’altro. Che vergogna! Quanto deve brutto con la propria coscienza invertire il ruolo del governante che lotta per il sociale con quello di potente indifferente ai disoccupati e allo sviluppo
A sx G.Del Popolo-(Cgil) Luca Crimi (Uil)
La vicenda dei dipendenti dell’Istituto incremento ippico “silurati” o “in disponibilità a casa con lo stipendio decurtato sembra assumere i connotati dopo quelli del dramma -singolo e familiare – anche dell’inganno . Come sapete i dipendenti “licenziati” avevano indetto in questi giorni vari st-in a Tenuta Ambelia (Militello) e a Catania di fronte alla Presidenza regionale presso l’Asp amministrativa -Ex Inam
Questa decisione non soltanto voleva dare respiro e forza alla proposta di revocare il provvedimento di “messa in disponibilità” – che dirigenti generali e governanti fantocci non hanno fatto il 13 luglio scorso alla presenza dei rappresentanti sindacali che avevano esposto (“verbalmente” purtroppo) l’intera problematica ma si proponeva anche di mettere in discussione con forza il futuro produttivo di un Istituto come l’incremento ippico e del suo sviluppo.
Si poneva da tempo l’esigenza che la Regione siciliana diventasse promotore di interventi ed iniziative per la ripresa dell’occupazione e il rilancio degli uffici regionali Per le responsabilità che il Presidente della Regione ricopre l’On. Nello Musumeci forse avrebbe dovuto essere più attento al problema dell’Istituto ippico, ai lavoratori messi in disparte o parcheggio mortificati da una politica dell’ARS (salva l’eccezione del Movimento pentastellato che- si sa- ha rivolto interrogazioni parlamentari a riguardo) inadeguata ed indifferente. Perchè ? L’attività politica dell’ARS che condiziona perfettamente il governo siciliano , si riduce solo ad una battaglia di gruppi per interessi particolari, lotte di fazioni e veti incrociati che fanno cadere la Sicilia e la Regione siciliana nell’inefficienza globale con la gran parte degli antichi ed attuali dirigenti generali e di secondo livello, giudicati ” fantocci,” uomini senza parola e senza alcuna consapevolezza del dramma umano della (dis) occupazione.
Su questo terreno si possono germogliare tante ipotesi diverse secondo i punti di vista e la nostra indole ma affidarsi alla politica -o del Presidente di una Regione o della compagine dell’ARS – sarebbe davvero una ingenuità
Un carabiniere è stato ferito gravemente ad Acireale, in provincia di Catania, mentre tentava di sedare una lite. All’esterno della chiesa S. Maria degli Ammalati della frazione di Guardia Manfano, il Vicebrigadiere Sebastiano Giovanni Grasso, 43 anni, effettivo alla Stazione di Aci Sant’Antonio (Ct), libero dal servizio, è stato ferito gravemente al collo da un colpo di pistola esploso da un 69enne che stava litigando con alcuni familiari. Il militare è stato portato presso l’ospedale di Catania con una sospetta lesione al midollo, mentre l’aggressore è stato bloccato sul posto dai carabinieri della Compagnia di Acireale.
Il militare ha riferito di aver notato all’esterno della chiesa una lite tra una decina di persone- sembrerebbe per motivi futili, collocazione posti in Chiesa riferisce il parroco locale- e una pattuglia del Nucleo operativo radiomobile, intervenuta per l’alterco. Anche se fuori servizio il Grasso decide di avvicinarsi per dare supporto ai colleghi, ma uno dei litiganti gli spara e lo ferisce gravemente. Il vice brigadiere, è sottoposto oggi, si apprende, a una delicata operazione chirurgica. Indagini dei Carabinieri intanto hanno accertato che il revolver dell’aggressore, un cal. 38, era regolarmente detenuto e registrato.
Si apprende anche che il sottufficiale dell’Arma è stato operato per tutta la notte dall’equipe del professor Salvatore Cicero di Neurochirurgia dell’ospedale Cannizzaro di Catania. I medici sottolineano che il paziente «non è in pericolo di vita», ma temono «eventuali esiti delle lesioni». Il rischio peggiore è quella di una paresi per i danni alla colonna cervicale.
«Sono stazionarie le condizioni del carabiniere. Pur nella severità del quadro clinico, atteso che la lesione, che ha interessato la 6ª vertebra cervicale, ha determinato importanti reliquiari che dovranno essere valutati successivamente, iniziamo i percorso riabilitativo», ha affermato oggi il direttore generale dell’Azienda ospedaliera Cannizzaro Salvatore Giuffrida….
LA REGIONE SICILIANA , E L’ISTITUTO INCREMENTO IPPICO ETNEO, GIORNALISTI DI SUD LIBERTA’ SINDACATI SULLA VICENDA DEI LAVORATORI “IN DISPONIBILITA'” IN ATTESA DELL’UDIENZA D GIORNO DIECI SETTEMBRE AL TAR CATANIA
L’Assessore all’Agricoltura Regione siciliana Toni Scilla
ALCUNI SPUNTI DELLA DIFESA
” I LAVORATORI -AVREBBERO DOVUTO ( ANCHE CON TUTELA SINDACALE n.d.r.) PRESENTARE ISTANZA DI MOBILITA’ O RICOLLOCAZIONE NEI POSTI VACANTI, MA CIO’ NON E’ STATO FATTO”
-DIPENDENTI SCELTI DALL’ISTITUTO “SECONDO LE VIGENTI DISPOSIZIONI” PER LA CURA DEGLI EQUIDI
-LA SOSPENSIONE RICHIESTA DAI SINDACATI E’ DECORSA INFRUTTUOSAMENTE PASSATI I VENTI GIORNI E IL 21 LUGLIO E’ STATA ATTUATA LA MOBILITA’ -CIOE’ LA MESSA IN DISPONIBILITA’
DI R.LANZA
Noi di SUD LIBERTA’ -spunto veloce – non condividiamo tanti punti di questa dettagliata memoria difensiva dell’Avv Cesare Santuccio – che fornisce le deduzioni difensive al Giudice del Lavoro in risposta ai rilievi emergenti nel ricorso dell’avv Lucifora ,- ad es. le convocazioni sindacali debbono essere fatte dall’ Istituto incremento ippico a tutti i sindacati rappresentativi anche al SIAD che ,già maggioritario degli iscritti alcuni anni orsono, oggi non ha più la rappresentanza all’Istituto. Per la semplice ragione che la Segreteria regionale del SIAD può inviare un delegato da Palermo o presenziare essa stessa senza necessità del rappresentante interno. Basta solo questo motivo – e l’ARAN darà conforto di questa tesi- per invalidare tutta la procedura dell’Istituto Incremento ippico. Per il resto abbiamo capito che la Regione Siciliana. l’Istituto Incremento ippico- vogliono avere sempre ragione, non traspare proprio la minima volontà politica, vale quell’infernale principio ” Ho ragione io” anche di fronte al dramma della perdita di un lavoro che sembra diventare sempre più un miraggio
Pubblichiamo il documento pervenuto in Pdf a SUD LIBERTA’
COMPARSA DI COSTITUZIONE E RISPOSTA
(3130/2021 R.G. – Dott. G. Di Benedetto – Ud. 10.9.2021)
PER: l’ISTITUTO PER L’INCREMENTO IPPICO PER LA SICILIA, c.f.
00246050876, con sede in Catania, Via Vittorio Emanuele n. 508, in persona del
Direttore pro tempore Dott. Alfredo Alessandra, c.f. (omissis)
elettivamente domiciliato in Catania, (omissis), presso lo studio
dell’Avv. Cesare Santuccio (omissis) che lo rappresenta e difende
giusta determina dirigenziale n. 169 del 22.7.2021, con procura rilasciata con
separato foglio
(omissis)
CONTRO: il Sig. (omissis) altri nonché della CGIL – FP,
rappresentati e difesi dall’Avv. Pierpaolo Lucifora – ricorrenti –
E NEI CONFRONTI: dell’ASSESSORATO REGIONALE
DELL’AGRICOLTURA, DELLO SVILUPPO RURALE E DELLA PESCA
MEDITERRANEA e dell’ASSESSORATO REGIONALE DELLE
AUTONOMIE LOCALI E DELLA FUNZIONE PUBBLICA, con
l’Avvocatura dello Stato
* * * * *
Con ricorso proposto a norma dell’art. 700 cpc i ricorrenti contestano le modalità della applicazione, da parte dell’Istituto per l’Incremento Ippico nonché anche le determinazioni della Regione siciliana in merito, delle disposizioni di cui all’art. 2 della L.R. n. 17 del 2019 la quale dispone in ordine alla nuova pianta organica del medesimo Istituto. Detta pianta organica viene ridotta rispetto alla precedente disposizione normativa del 1980 e la normativa regionale citata dispone in merito alla eccedenza di personale e alla sua conseguente utilizzazione giuridica.
Vengono indicati cinque motivi di impugnazione del provvedimento in contestazione e concernente, in via specifica, della delibera n. 1 del 9.3.2001,adottata dal Commissario regionale che dispone in ordine alla eccedenza di personale.
Si rileva, come indicato dai medesimi ricorrenti, che l’I stituto per l’incremento ippico è ente pubblico strumentale di interesse regionale, dotato di autonomia statutaria (viene, infatti, allegato agli atti da parte dei ricorrenti, lo Statuto dell’Istituto), organizzativa e patrimoniale e, nello svolgimento del la attività istituzionale, esso è sottoposto alla vigilanza dell’Assessorato regionale delle risorse agricole e alimentari.
Per quanto altro si contesta quanto indicato con il ricorso introduttivo non risultando né dal punto di vista funzionale che sotto l ’aspetto giuridico che sussistano le deduzioni dei ricorrenti.
Va rilevato che, tra l’altro, si rappresenta con il gravame anche una ipotesi di demansionamento sia in quanto i ricorrenti non sono mai stati utilizzati nelle funzioni di istruttore secondo la nomenclatura delle funzioni di cui al CCRL del 2000 sia in quanto, con la applicazione della L.R. del 2019, si verrebbe a verificarsi detto demansionamento. Diviene, a tal punto, necessario rappresentare il vigente quadro normativo afferente all’Istituto per l’Incremento Ippico.
Avendo esso Istituto una autonomia organizzativa, statutaria e patrimoniale, sotto la vigilanza regionale è di tutta evidenza che il funzionamento dell’Istituto ,in relazione alla utilizzazione del personale, non può che essere disciplinato da una apposita norma di legge alla quale deve, necessariamente, farsi riferimento.
La semplice istituzione dell’Istituto è con disposizioni di fine del secolo XIX e dei primi anni del ‘900. Nel caso di specie con la L.R. 3 gennaio 1985, n. 5 la Regione siciliana ha provveduto alla “Istituzione del ruolo degli agenti tecnici presso l’Istituto incremento ippico di Catania” (G.U.R. 5 gennaio 1985, n. 1)…………
Si riportano gli articoli che si ritiene concernono il presente giudizio.
“Art. 1. È istituito presso l’Istituto incremento ippico di Catania il ruolo degli agenti tecnici, con la dotazione organica di n. 40 posti, per provvedere alle specifiche esigenze di funzionamento dello stesso Istituto. Art. 2. Il personale inquadrato nella qualifica di agente tecnico prevista dall’art. 1 è tenuto a svolgere le seguenti mansioni: – compiti di carattere manuale inerenti alle attività istituzionali dell’Istituto; – custodia, cura e governo degli animali e dei relativi ricoveri; – funzionamento delle stazioni di monta; – conduzione e manutenzione degli automezzi; – custodia dei beni immobili pertinenti alle sedi presso le quali prestano servizio. Gli agenti tecnici adibiti a mansioni di custodia e che usufruiscono di alloggi di servizio sono tenuti alla custodia continuativa di quanto agli stessi affidato. Il personale predetto non può essere adibito a mansioni diverse da quelle contemplate nel precedente primo comma anche nel caso in cui ricorrano i presupposti per la dispensa dal servizio prevista dall’art. 129 del D.P.R. 10 gennaio 1957, n. 3.
Art. 3. Alla qualifica di cui all’art. 1 si accede mediante pubblico concorso per esami, indetto dall’Istituto incremento ippico, al quale possono partecipare i cittadini italiani in possesso della licenza di scuola elementare che abbiano assolto all’obbligo scolastico ed abbiano frequentato con profitto appositi corsi di qualificazione della durata non inferiore a mesi tre. Con delibera dell’Istituto, da approvarsi con decreto dell’Assessore regionale per l’agricoltura e le foreste, saranno fissate le modalità per l’espletamento dei corsi di cui al precedente comma, il numero massimo dei partecipanti nonché la misura del compenso spettante per ogni giorno di frequenza. Art. 4. Al personale che accede al ruolo di cui all’art. 1 si applica il trattamento giuridico ed economico previsto per la qualifica di agente tecnico dei ruoli dell’Amministrazione regionale. Per i periodi di servizio prestato presso le stazioni di monta l’indennità di missione è ridotta di un terzo. Art. 5.Per l’espletamento dei servizi dell’Istituto incremento ippico di Catania diversi da quelli previsti dall’art. 2 della presente legge, si continuerà a provvedere con il personale dei ruoli dell’Amministrazione regionale.”
Le mansioni del personale dell’Istituto -che non appartiene ai ruoli regionali del personale- sono, come si legge, stabilite con apposita normativa, tutt’oggi in vigore e,tra l’altro, esse mansioni sono logiche in funzione delle attività dell’Istituto e, in
particolare, tenuto conto del fatto che, come sancito dall’art. 5, per gli atri compiti diversi da quelle indicati con l’art. 2, la Regione provvede con personale appartenente ai ruoli del personale della Regione (categoria D).
Va, a tal punto, rilevato che la figura di agente tecnico -ovviamente e per quanto sopra indicato con il comma 4 – rientrava tra le figure professionali dei dipendenti della Regione siciliana la quale approvava il contratto collettivo con Legge regionale (L.R.15,6,1988, n. 11).
Da ultimo, sotto tale aspetto, il contratto collettivo venne ulteriormente disposto con la L.R. 29 ottobre 1985, n. 41, concernente le “Nuove norme per il personale dell’Amministrazione regionale”.
La tabella “A” vede, tre le altre, la figura dell’agente tecnico (già inserita nella precedente normativa regionale che disciplinava la posizione le
figure professionali dei dipendenti della Regione siciliana. Con le assunzioni del 1991 (che comprende tutti i ricorrenti) viene specificato quanto
appena indicato e il provvedimento di assunzione a seguito del concorso (in unico file che contiene anche la delibera di inquadramento economico a seguito della abolizione della figura professionale di agente tecnico, di seguito indicata),Con la adozione del CCRL del 2000, indicato anche dai ricorrenti, venne disposta la modifica dei profili professionali con la costituzione e applicazione delle categorie
professionali (A, B, C e D) con unica dizione di profili per ciascuna categoria e, conseguentemente, con la soppressione anche della figura dell’agente tecnico. Ne discendeva la necessità di provvedere alla indicazione della figura professionale cui ascrivere i dipendenti dell’Istituto, sulla base delle nuove categorie. Con delibera commissariale n. 29 del 21.11.2002 veniva disposta la applicazione del contratto regionale del 2000, ritenendo “di dovere riclassificare nel nuovo inquadramento professionale previsto dal contratto di lavoro 2000/2001 il personale
con qualifica di agente tecnico come stabilito alla categoria C”.
Sotto l’aspetto meramente giuridico essendo stata soppressa la figura di agente tecnico bisognava attribuire ai dipendenti dell’ente la nuova dizione di riferimento secondo la indicazione del CCRL che, per la categoria C, vede esclusivamente la figura dell’Istruttore,onde potere provvedere alla determinazione dell’emolumento mensile. Ma, certamente, nessuna abrogazione delle disposizioni della L.R. n. 5 del 1985 è disposta né, attese le funzioni istituzionali dell’ente, esiste alcuna variazione delle mansioni da espletarsi da parte dei dipendenti dell’ente.
Pertanto, le mansioni dei dipendenti dell’Istituto (non ascritto, si ribadisce, ai ruoli dei dipendenti regionali) restavano e restano quelle stabilite con l’art. 2 della L.R. 3 gennaio 1985, n. 5, in precedenza indicate e mai modificate.
Diversamente argomentando e seguendo le indicazioni dei ricorrenti, in contrasto con il disposto della L.R. n. 5 del 1985 citata, nessuno dei dipendenti poteva più svolgere le mansioni istituzionali ma solo mansioni di ufficio, demandate (sempre dalla LR n.5) al dipendente proveniente dai ruoli del personale della medesima Regione, come sancito, ancora, dalla L.R. n. 5 con l’art. 5. Con la ovvia e comprensibile conclusione che le funzioni istituzionali non sarebbero più stata espletate.
Con riferimento ai motivi di gravame va rilevato che il ricorso, allo stato, è improcedibile in quanto nessuna impugnativa è stata promossa avverso gli atti definitivi concernenti la individuazione del personale che, secondo le disposizioni della L.R. n. 17 del 2019 e delle precedenti determinazioni dell’Istituto, rimane quale forza lavorativa e quale altro personale viene collocato in mobilità.
Va rilevato che, secondo le indicazioni del comma 1 della appena sopra citata legge regionale, i dipendenti da collocare nella nuova pianta organica sono stati scelti secondo le vigenti disposizioni nonché al fine di assicurare, come indicato dalla norma,
la massima funzionalità dell’Istituto. Invero, con la determina dirigenziale n. 80 del 14.5.2021, che si allega, secondo le indicazioni commissariali, il Direttore dell’Istituto ha individuato i dipendenti da mantenere in servizio, prendendo spunto inizialmente dal novero dei lavoratori che hanno dato la propria disponibilità alla ascrizione alla categoria A.
Ed ancora, di mantenere in servizio, onde consentire l’esercizio delle attività istituzionali relative alla gestione e cura degli equidi (circostanza che i ricorrenti medesimi condividono), il personale idoneo al servizio o con lievi limitazioni e,inoltre, sempre di mantenere in servizio il personale, tenendo conto dei carichi familiari, dei carichi di famiglia e della situazione reddituale, idoneo ma con controindicazioni fisiche che limitano la movimentazione di carichi entro dieci chilogrammi.
Ciò in quanto, come per legge, le mansioni da espletarsi presso l’Istituto sono quelle di cui all’art. 2 della L.R. n. 5 del 1980 e dette mansioni sono tutte, normativamente,richiedibili ai lavoratori e le sole da essi espletabili.
Altri lavoratori non inseriti, come si evince dall’allegato prospetto, date le condizioni fisiche -stabilite dal medico competente o dalle prescrizioni degli enti all’uopo demandati- non possono svolgere sostanzialmente alcuna attività con equidi o si trovano in posizione deteriore rispetto a quelli individuati con la citata determina n. 80 al punto c) secondo il quale si sono applicati i criteri di legge in relazione alla anzianità e ai carichi familiari.. Avverso tale atto definitivo non risulta alcuna contestazione da parte di tutti i ricorrenti e esso è efficace e, tra l’altro, logico nei suoi contenuti, obbligatorio da assumere in relazione alle disposizioni della L.R. n. 17 del 2019, finalizzato a mantenere in servizio
i dipendenti in grado di espletare le funzioni istituzionali dell’Istituto quale ovvia definizione e applicazione del contenuto della legge di modifica della pianta organica. Le OO.SS. rappresentate presso l’Istituto hanno chiesto all’Assessorato regionale della Funzione pubblica una mera sospensione della efficacia della determina dirigenziale n. 80 e il predetto Assessorato, con nota 40836 del 29.6.2021 ha disposto una sospensione per giorni venti al fine di verificare con le OO.SS. in ordine alla richiesta delle stesse.
Il termine è decorso infruttuosamente e il direttore, con comunicazione a ogni lavoratore interessato (si allega una copia a titolo di esempio) con decorrenza 21.7.2021 ha dato seguito a quanto disposto adottando i provvedimenti di mobilità.
Con riferimento al punto 4 del gravame si precisa che agli incontri sindacali,concernenti il procedimento oggetto del gravame, sono state invitate tutte le sigle sindacali firmatarie del contratto che hanno una rappresentanza presso l’Istituto. Il
sindacato Siad non ha alcun iscritto e, pertanto, anche secondo le disposizioni degli articoli 42 e 43 del D. Lgs. n. 165 del 2001, non sussisteva alcuna ragione per l’invito.
Relativamente agli altri punti del ricorso si contesta il contenuto del ricorso precisando che l’Istituto ha provveduto agli adempimenti normativamente previsti.
Va precisato che, nel caso in esame, alle OO.SS. va data esclusivamente la informativa relativa alle disposizioni che l’ente intende assumere relativamente alla organizzazione del lavoro, tra l’altro prevista per legge e non sindacabile- e le medesime OO.SS. possono essere d’accordo o meno ma la decisione in merito alla organizzazione del lavoro spetta soltanto allo stesso ente e ciò è vieppiù rilevante atteso che si versa in ipotesi di applicazione di una norma di legge. Comunicazione resa, come anche indicato in seno al ricorso introduttivo del giudizio, in data 15 settembre 2020 in sede di incontro sindacale (atto nel fascicolo dei ricorrenti).
Errano i ricorrenti allorché affermano che il personale collocato in mobilità sarebbe di 27 unità. Invero, leggendo la determina dirigenziale n. 80 del 2021 si potrà verificare che il personale collocato in mobilità ammonta a nove unità, alcune della quali prossime al pensionamento e disponibili alla mobilità.
Con riferimento alla mancata attuazione della ipotesi dell’eventuale prepensionamento, di cui all’articolo 72, comma 11, del decreto-legge 25 giugno 2008,n. 112, richiamato dall’art. 33 del D. Lgs. n. 165 del 2001, lamentata dai ricorrenti va rilevato che l’Istituto ha provveduto richiedendo all’INPS di avere contezza in merito alla anzianità dei lavoratori tutti dell’ente, senza ricevere riscontro alcuno: invero da
detto ente; comunque, deve rilevarsi che nessuno dei dipendenti si trova con almeno 42 anni e dieci mesi di servizio quale presupposto per il pensionamento anticipato (comma 10, art. 24 del D.L. 06/12/2011, n. 201).
Analogamente, l’Istituto ha provveduto a richiedere alla Regione siciliana, quale amministrazione di riferimento ed unico soggetto al quale inviare la richiesta, la possibilità di una ricollocazione del personale in eccedenza e posto in mobilità anche al fine di stipulare gli eventuali accordi e, come risulta in atti la Regione siciliana, con atto motivato, ha rappresentato di non avere disponibilità di ricollocazione di personale delle categorie A, B e C, essendo i posti di lavoro coperti da personale.
Orbene, si ribadisce che l’Istituto ha provveduto alla informativa alla OO.SS. della necessità della applicazione della disposizione di legge voluta dalla L.R. n. 17 del 2019.
Ciò è avvenuto anche precedentemente al dicembre 2020 con lo svolgimento di una seduta con l’assistenza del sottoscritto procuratore. Successivamente la Regione ha nominato un Commissario ad acta che ha svolto alcune sedute dal gennaio 2021 sino alla adozione della delibera impugnata che ha stabilito ulteriormente la necessità della applicazione della disposizione di cui all’art. 2 della L.R. n. 17 del 2019 demandando al Direttore dell’Istituto di adottare il conseguente provvedimento come effettuato con la successiva determina dirigenziale n. 80 del 14.5.2021, ben oltre i novanta giorni indicati dai ricorrenti e ritenuti non osservati dai medesimi. Errano i ricorrenti, pag. 12 del ricorso, poiché, come riferito le determinazioni in ordine alla organizzazione del lavoro sono di esclusiva spettanza dell’ente interessato e datore di lavoro e, soprattutto, non vi è un illegittimo ricollocamento del personale in categorie inferiori (come ampiamente documentato in precedenza) ma la espressa applicazione di una disposizione di legge che, ove i ricorrenti la ritengano ingiusta,potranno contestarla rivolgendosi alla Corte Costituzionale.
La delibera commissariale impugnata dispone, a seguito di quanto disposto dalla delibera commissariale impugnata, l’applicazione della norma di cui all’art. 2 della L.R. n. 17 del 2019 con la ascrizione, solo sotto il profilo economico per la categoria A e B, dato che le mansioni non possono che essere sempre quelle di cui all’art. 2 della L.R. n. 5 del 1980: aspetto economico che, comunque, non muta essendo diritto
acquisito lo stipendio sino ad oggi ricevuto, salvi i riassorbimenti di cui ai prossimi contratti collettivi, come per legge. Con la determina dirigenziale n. 80 citata, tenendo conto (come, peraltro, non disconosciuto dai ricorrenti) delle esigenze funzionali e istituzionali dell’Istituto,secondo il disposto dell’art. 2 della L.R. n. 17 del 2019. L’Istituto per l’Incremento Ippico provvede a individuare il personale nel rispetto della disposizione dell’art. 2 della L.R. n. 17 del 2019.
Sempre con riferimento alla pagina 12 del ricorso, nella parte in neretto, gli stessi ricorrenti -interpretando erroneamente la norma da essi stessi indicata- rappresentano che i lavoratori hanno facoltà di richiedere istanza di ricollocazione nell’ambito dei posti vacanti in organico (non certo dell’Istituto che è normativamente obbligato alla riduzione complessiva del personale) alla Regione siciliana -considerato che l’Istituto è ente strumentale della Regione- ma ciò non è stato fatto da alcuno di essi visto che la norma consente solo ad essi tale richiesta.
Va considerato, comunque, che l’Istituto ha provveduto a richiedere alla Regione (è adempimento preventivo e diverso da quello indicato dai ricorrenti in relazione all’art.33 comma 4 del D. Lgs. n. 165 del 2001) la possibilità immediata della ricollocazione con la stipula degli appositi accordi e la Regione, come già riferito, ha rilevato che tale ipotesi è impercorribile tenuto conto che gli unici posti disponibili presso di essa sono di categoria D.
L’art. 33, comma 4, indicato in precedenza e oggetto della deduzione dei ricorrenti riguarda una ben diversa ipotesi giuridica e non riguarda comportamenti da adottarsi da parte dell’Istituto. Essi lavoratori hanno la possibilità di richiedere, alle amministrazioni di cui ai commi 2 e 3 dello stesso articolo, prima della scadenza del biennio inerente la mobilità (sei mesi prima), di potere essere ricollocati in posizione
analoga alla precedente o in categoria immediatamente inferiore. Quanto indicato dagli stessi ricorrenti nella pagina 13 concerne tale ipotesi che i ricorrenti hanno travisato quale comportamento dell’ente mentre sono essi che prima della scadenza dei sei mesi anteriori alla scadenza del periodo di mobilità devono eventualmente essi stessi attivarsi per un ricollocamento.
Errano ancora i ricorrenti allorché affermano di interlocuzioni con la Funzione pubblica per i movimenti di personale atteso che la determina n. 80 prevede proprio un caso di mobilità relativo a personale già comandato presso altro ente strumentale con il posto in pianta organica. Poco chiaro l’ultimo capoverso della pagina 13 atteso che, comunque, l’Istituto ha motivatamente attribuito ai tre dipendenti da ascrivere alla
categoria C di cui all’art. 2 della L.R. n. 17 del 2019 il relativo posto (a che è in possesso anche dei titoli nonché di esperienza maturata), sempre ai fini del migliore funzionamento dell’Istituto. Determina n. 80 assai chiara e, comunque, non impugnata dai ricorrenti.
Con ogni evidenza le decisioni della Suprema Corte non possono riguardare il caso di specie non avendo l’Istituto alcuna possibilità di ricollocamento interno atteso che la pianta organica complessiva viene ridotta ex lege di parecchie unità e che, nonostante la richiesta dell’Istituto secondo quanto stabilito dalla L.R., la stessa Regione ha risposto rilevando la impossibilità della ricollocazione di personale delle categorie A,B e C, tenuto conto di non avere posti in esubero. Errano, ancora, i ricorrenti alla pagina 15 punto 2 allorché affermano che i ricorrenti dovevano essere ritenuti in soprannumero e non come personale eccedentario. Si rileva che la L.R. n. 17 del 2019 prevede una nuova pianta organica senza possibilità
di mantenere in servizio il personale sino al collocamento in quiescenza o per ipotesi di ricollocamento in altre amministrazioni.
In questo ultimo caso si versa nella ipotesi giuridica di soprannumero mentre, in relazione alla volontà della L.R. n. 17 deve parlarsi esclusivamente di personale eccedentario.
Ed ancora, non sussiste la ipotesi rappresentata dai ricorrenti relativamente all’art. 33 comma 5, del D. Lgs. n. 165 del 2001 tenuto conto che il precedente comma 2 prevede che la mobilità deve riguardare almeno dieci unità che, nel caso di specie, non sussistono. Detta norma, comunque, attesa la modifica dell’articolo del 2019, va letta con il disposto del precedente comma 4. tenuto conto che l’eccedenza di personale
deriva oggi da norma di legge, che non è intervenuta nei termini alcuna richiesta in merito e che nell’ambito dell’Istituto, ovviamente, non è possibile alcun ricollocamento. Analogamente, visto il citato comma 5, nessuna ulteriore richiesta è stata specificamente avanzata dalle OO.SS. per la prosecuzione della discussione presso la Funzione pubblica. L’Istituto, invero, definita tale situazione, ha comunicato alla Funzione pubblica i nominativi del personale in mobilità. Invece, va precisato, come sancisce l’art. 33 citato, che l’Istituto ha correttamente applicato i commi 7 e 8 del medesimo articolo.
Con riferimento al punto 3 del ricorso si ribadisce quanto indicato in precedenza. Il procedimento è stato correttamente posto in essere e la Funzione pubblica non risulta avere alcun obbligo di imporre alla Regione siciliana una modifica al piano triennale del personale Regionale in considerazione della L.R. n. 17 del 2019. Invero, il piano triennale ha la funzione di verificare le necessità di personale che, come riferisce la
Funzione pubblica, non esistono necessità per le categorie A, B e C. diversamente argomentando ove sussistesse un obbligo (e non si rileva norma in materia) di ricollocare sempre e comunque personale in eccedenza non esisterebbero le ipotesi della mobilità, degli accordi di compartimento, etc.
La Regione ha adottato una Legge e essa ha ritenuto che la funzionalità dell’ente sia corretta con la nuova disposizione in ordine alla pianta organica da esse prevista. Inconferente il punto 5 del ricorso poiché la norma chiarisce il suo intento e essa norma deve essere applicata non essendo un provvedimento amministrativo contestabile ma atto di natura cogente e non emendabile con un ricorso ma solo con una eventuale
richiesta alla Corte Costituzionale che la espunga dal novero delle norme vigenti.
Per le ragioni dedotte non sussiste neanche il periculum in mora tenuto conto che la retribuzione dei dipendenti dell’ente supera oggi gli € 1.200,00 mensili (invero, la retribuzione di un C1 è appena inferiore a € 1.700,00e i ricorrenti sono, sotto l’aspetto economico tutti C5 e C6) indicati in ricorso e, comunque, non solo le norme sono state rispettate e la procedura inerente la applicazione di norma di legge è corretta ma,secondo le disposizioni vigenti, lo Stato ritiene che il lavoratore in mobilità (che non ha neanche spese di spostamenti) possa ritenersi soddisfatto percependo l’80% della ultima retribuzione ricevuta anteriormente al collocamento in mobilità.
Rilevandosi,ancora una volta, che la indicata violazione dell’art. 33 del D. Lgs. n. 165 del 2001,comma 8, come dedotto in precedenza, non sussiste e che il chiesto blocco decorrere dei 24 mesi non è legittimo essendo logica la sua applicazione attuale.
Per le considerazioni che precedono voglia l’Ill.mo Tribunale adito, in funzione di Giudice del Lavoro, preliminarmente, dichiarare inammissibile il ricorso per le motivazioni dedotte nonché, in subordine e nel merito, rigettare il ricorso perché infondato in fatto e in diritto.
L’Istituto Incremento Ippico di Catania -(Archivi Sud Libertà)
DI RAFFAELE LANZA
Fra pochi giorni, il dieci settembre per l’esattezza, uscirà la sentenza del Tar Catania -SezLavoro sul destino dei lavoratori collocati a luglio “in disponibilità” dall’Istituto Incremento Ippico di Catania,l’ente sottoposto alla vigilanza dell’Assessorato regionale alle Risorse agricole ed alimentari.
I ricorsi dei dipendenti interessati, con esclusione di coloro che hanno volontariamente accettato -e firmato” il declassamento delle mansioni, da “C” in A” è finalizzato alla sospensione degli effetti nefasti che hanno provocato le determinazioni del direttore dell’ Istituto, supportato da un ex commissario ad acta, dirigente in pensione, Vito Sinatra che ha svolto- coro unanime – un’azione di fiancheggiamento politico
Il direttore dell’Istituto Alfredo Alessandra ha fatto il resto:sappiamo già, lo abbiamo scritto, ha collocato il personale C ” _Istruttore- in disponibilità, una sorta di Cassa integrazione visto che lo stipendio è stato decurtato di circa 270 euro
Sono 8 unità “in atto licenziati ingiustamente” da 21 luglio ” per un massimo di 2 anni” Le sedi storiche di lavoro sono quelle di Catania e Tenuta Ambelia in territorio Militello Qui il Presidente della Regione On.le Nello Musumeci insieme al presidente del consiglio dell’Istituto, Signora Caterina Maria Teresa Grimaldi di Nixima ( Principessa iscritta nel Libro d’Oro della nobiltà ,insieme alla Sigra Erminia Zappalà, baronessa di Catania ) avvertono diversi dipendenti ha migliorato notevolmente la tenuta di Ambelia, struttura periferica dell’Istituto,, inserendolo in un processo di sviluppo e valorizzazione dell’intera area finalizzata alla realizzazione di un importante centro equestre,
Un altro aspetto che merita di essere ricordato è che l’Istituto e i componenti dei Sindacati rappresentativi non operano correttamente ed anzi assolvono soltanto funzioni di ordinaria amministrazione,sia le funzioni dirigenziali dell’ente sia quelle sindacali.
Il Presidente della Regione On.Nello Musumeci esprime dubbi sulla serietà sindacale siciliana e -com’è noto- su gran parte del personale (“grattpancia”) della Regione
Prove? L’omessa comunicazione ad una delle organizzazioni rappresentative del Comparto, il Siad che avrebbe nelle riunioni svolte, potuto fornire soluzioni in ordine al personale dichiarato in eccedenza. Ma nè i segretari delle organizzazioni sindacali presenti nelle contrattazioni con l’Ente hanno mai rilevato il vizio procedurale -formale e sostanziale- nè il Siad nella città di Catania ha dato prova ,fra l’altro, da alcuni anni a questa parte, di aver rappresentanti idonei nella città etnea alle relazioni e comunicazioni con gli uffici pubblici regionali
Nella foto il dirigente generale Regione Sicilia – Agrioltura -dr. Dario Cartabellotta- Il dirigente Aveva assicurato pubblicamente che avrebbe stoppato la messa
in disponibilità dei dipendenti eccedenti. Abbiamo visto come....
Un altro aspetto che merita di essere rilevato è che i sindacalisti della Regione danno dimostrazioni di incompetenza tecnica e sollevano interrogativi sulla loro onestà/capacità nei confronti dei dipendenti. Qui, per inciso, porremo un quesito che vorremmo che qualcuno rispondesse. Nella “riunione” del 13 luglio scorso presso la sede dell’assessorato regionale all’Agricoltura fra i sindacati del Comparto e l’assessorato regionale all’agricoltura erano presenti :l’ex Contrattista,Operatore Luca Crimi (Uil -Fp ) ,il funzionario direttivo e segretario provinciale etneo Concetto dr. Gulizia e Fulvio Pantano segretario regionale ( Sadirs), l’ex Contrattista dr Gaetano Del Popolo (segretario provinciale di Catania con il segretario generale Sicilia Cgil Alfio Mannino, l’ assessore all’Agricoltura mazarese Toni Scilla ,il dirigente regionale Dario Cartabellotta e dirigenti della Funzione Pubblica sono stati spesi fiumi di parole (inutili) sulla vicenda. Spieghiamo il perchè.
In questo contesto si è discusso della legge del 2019 che ha rimodulato la pianta organica dell’Istituto per razionalizzare le migliori risorse umane in : Operatori A n 12; Collaboratori B,n.1;Istruttori C, n.3; Funzionari D, n1; Totale dipendenti 17. Il dirigente responsabile dell’Istituto Incremento Ippico e il dirigente generale del Dipartimento della Funzione Pubblica vengono autorizzati a stipulare apposito accordo di mobilità in virtù della legge 165 del 2001 che regola anche la copertura dei posti vacanti
L’Ente avrebbe potuto procedere, secondo le disposizioni del Contratto collettivo vigente, anche al distacco del personale presso altri enti Sappiamo che i sindacati avevano contestato la nuova Pianta organica non rispondente alla rifunzionalizzazione delle risorse umane nè all’accrescimento dell’efficienza dell’Istituto Viene ricordato che nel mese di marzo di quest’anno il Commissario ad acta Sinatra aveva disposto in delibera di dichiarare in mobilità il personale attualmente nei ruoli dell’Istituto e di non considerare eccedentario il personale che ha dato la propria disponibilità volontaria (si fa per dire visto che i “volontari” hanno “firmato” un documento di degradazione ai ruoli inferiori ,a ricoprire i posti inferiori di A e B fino ad esaurimento degli stessi.
Non si è compreso poi – se non per intuibili scorrette motivazioni politiche – perchè il Dipartimento Funzione pubblica abbia negato la mobilità al personale E non si comprende neppure perch’ il personale in eccedenza non venga utilizzato per l’apertura e la fruizione del Museo delle storiche artistiche -e molto rare -carrozze ricche di ornamenti,presso la sede catanese dell’Istituto, che studiosi e cittadini potrebbero ammirare già subito
MA QUESTI SINDACALISTI HANNO SCAMBIATO DAVVERO LA REGIONE SICILIA PER CASA PROPRIA? NON SANNO NEPPURE COSA SIA LA TRASPARENZA ! E DOV’E’ IL VERBALE SINDACALE?
I LETTORI E I DIPENDENTI DELL’ISTITUTO ATTENDONO UNA RISPOSTA
Altri appunti emergono: perchè questa riunione non è stata formalizzata in un documento-verbale? Era una riunione di famiglia? Sappiamo ,per esperienza sindacale vissuta, che soltanto il contenuto di un verbale può vincolare una amministrazione all’osservanza della decisione collegiale sindacale . E i sindacalisti qui sono tutti d’accordo .almeno apparentemente- a frenare la messa “in disponibilità del personale dell’Istituto ippico “eccedentario”.E allora, signori, sindacalisti di lungo corso , perchè avete fornito questa prova dilettantistica e non avete messo il vincolo nel documento di rito? Il 13 luglio scorso non è stato sospeso alcun provvedimento dell’Istituto. I dipendenti più coraggiosi, coerenti, quelli che davano maggiormente “fastidio” sono stati messi alla porta, “in disponibilità” .Era, per caso, una scampagnata questa “riunione” con l’assessore e generali della Regione? E , perchè, signori del sindacato, eravate tutti d’accordo, in questa riunione, a non stare mai fino alla fine in disaccordo con l’assessore e alti dirigenti? Cosa c’è sotto? Timori, paure di ritorsioni probabili della classe dirigenziale della Regione sull’attività di lavoro degli uffici dove saltuariamente,fra un permesso sindacale e l’altro, lavorate?
“Ma fateci il piacere, va!!!!!” In questo caso vi meritate davvero le pennacchie del grande comico napoletano…
Soltanto chi detiene certe posizioni privilegiate ha il diritto di non rivelare ai dipendenti -vittime- della vicenda- le reali intenzioni dei sindacati e dei dirigenti assessore compreso? Il personale dovrebbe dimettersi dai sindacati ed agire in proprio autonomamente. Aspettiamo risposta su questo punto- Poi la gaffe che l’assessore Scilla (nella foto sotto) pensa ingenuamente sia passata inosservata ” I sindacati possono andare, dice Scilla, il direttore Alessandra resti, parlo con lui” Che significa,assessore? Cosa le passa per la testa, non siamo mica a casa sua. Ha il dovere di spiegare ai siciliani cosa ha detto al direttore, l’azione di competenza dell’assessorato e chiarire i contenuti di questa farsa teatrale con il coinvolgimento dei sindacalisti e dirigenti citati E’ una responsabilità divisa fra tutti i partecipanti alla riunione di luglio. Una responsabilità che si darà a tutti i dipendenti dell’Istituto Incremento Ippico che hanno scelto questi rappresentanti sindacali? O a questi rappresentanti che hanno tradito le altrui aspettative e il loro dovere?
–FAVORITISMI E…… AL DIAVOLO “LA PAR CONDICIO”
Altro punto che non lascia vedere alcun bagliore. “La verifica della professionalità adeguata” svolta con ordine di servizio o altro del direttore dell’Istituto non pone in luce alcuna proposta sindacale in ordine ai criteri da stabilire per la ricollocazione nei posti d’organico vacanti . L’Istituto cioè non pone alcuna regola o meccanismo di “Par condicio” per la scelta del personale da collocare nei posti vacanti . Sceglie quelli che più piace alla direzione,realizzando favoritismo palese ed evidente e, quindi una ingiustizia con grave danno per i non “prescelti” che non hanno avuto questa opportunità e restano a casa.
L’ASSESSORE SCILLA CHIAMA A FINE RIUNIONE IL DIRETTORE ALESSANDRA ” TU NON TE NE ANDARE, DEVO PARLARTI” (Linguaggio tipico dei “misteri” della Regione siciliana)
Cosa ha in mente, esattamente il vertice della Regione Siciliana? Perchè questo modo di agire della classe dirigenziale “subordinata” nei confronti di personale che ha avuto il coraggio di dire “No” allo svolgimento di mansioni inferiori? Perchè queste discriminazioni?
Carmen Madonia, dirigente generale del Dipartimento Funzione Pubblica
–LE OMISSIONI DELLA CLASSE DIRIGENZIALE REGIONALE–
Vorremmo anche che il dirigente generale del Dipartimento della Funzione pubblica Carmen Madonia spiegasse all’umanità una sua grave omissione istruttoria -per il posto che occupa-visto che la legge n.17 del 2019 ha rimodulato d’ufficio la dotazione organica dell’Istituto riducendo da 31 a 17 le unità di personale creando condizioni soprannumerarie inerenti a 27 soggetti di categoria C, profilo istruttore ed “atteso pure che i trenta posti esistenti nella vecchia pianta organica sono stati ridotti a tre.
Perchè dunque -è questa l’omissione signora Madonia- non ha verificato la ricollocazione totale o parziale del personale in soprannumero o di eccedenza anche presso altre amministrazioni regionali con preventivo accordo visto che il dipartimento della funzione pubblica costituisce il cuore pulsante dell’intera Regione ?. Perchè deve dire stupidaggini all’Istituto ippico che le aveva richiesto di agire in tal senso, uscendo con la puerile e vergognosa scusa che la richiesta non “rientra nel Piano triennale di fabbisogno del personale”.?
Sappiamo pure che il Dipartimento alla funzione pubblica ritiene- risposta al direttore Alessandra- di “non essere autorizzato alla stipula di alcun accordo di mobilità per unità che appartengono al profilo economico C5 e C6, secondo una delibera della giunta regionale …”
La verità, l’unica, signora Madonia, è che lei esempio di alta dirigenza obbedisce solo a quella politica che l’ha piazzata lì per autoincensarsi e sprofonda la Regione Sicilia rispetto ad altre parti d’Italia senza sapere forse che lei,per compito istituzionale, deve guidare correttamente la comunità del personale regionale come fanno i generali con gli eserciti. Meglio il silenzio dunque signora dirigente della Regione …Ormai la conosciamo anche per altre vicende ed ingiustizie (vedasi Ufficio stampa Ersu)
Adesso la parola spetta ai giudici amministrativi catanesi -giorno 10 e 15 settembre- per invertire una rotta di profondo prolungato scadimento Signori giudici, vi è da considerare anche il rimborso di circa 265 euro per il mese di luglio, più 400 euro per il mese di Agosto e così il calcolo esteso ad ogni mese per tutti i dipendenti interessati affannati e mortificati fra l’altro -paradossalmente- anche per i mutui da pagare alle banche che non riconoscono la “disponibilità” del pubblico dipendente equivalente alla Cassa integrazione perchè la motivazione non è prevista nel contratto di mutuo erogato dagli istituti di credito . I giudici dovranno considerare pure il risarcimento danni morale e giuridico di carriera ai dipendenti collocati da luglio in disponibilità. Altrimenti il contenzioso della vicenda si accrescerebbe ancora di più. Significa depositare in Tribunale motivazioni specifiche di risarcimento danni subiti evidentissimi come la luce solare.Nei ricorsi degli avvocati questo punto non è stato previsto solo perchè le opposizioni legali erano state dichiarate già d’urgenza nei mesi scorsi
Dopodichè vedremo la sentenza dei giudici sventolare dalle sedi sindacali ognuno per dire:”Avevamo ragione noi” Ma nessuno che ammette: “Abbiamo sbagliato tutto il 13 luglio dove per nostra fortuna non erano presenti i dipendenti..”
Foto Ripr.() -A sx il direttore dell’Istituto Incremento Ippico dr Alfredo Alessandra – A dx (foto Archivi Sud Libertà) il Segretario generale della Cgil Sicilia Alfio Mannino
Conte è il presidente del M5S.Hanno votato 67.064 persone. L’ex premier: “Girerò tutta Italia, entro fine anno programma partecipato”
“Abbiamo uno statuto ben articolato, una carta dei principi e dei valori che definisce in modo chiaro il nostro orizzonte ideale e culturale, di cui possiamo essere orgogliosissimi -ha detto Conte durante una diretta Facebook- La mia indicazione a presidente del nuovo corso del movimento ha avuto il conforto della stragrande maggioranza dei votanti, che mi trasmette grande energia e grande responsabilità. Ce la metterò tutta per non deludere le aspettative, per restituire la massima dignità alla politica, quella che piace a noi, con la p maiuscola.”
Conte poi ha annunciato gli “interventi programmatici e i “forum tematici aperti a tutti i cittadini, e non solo agli iscritti”: “Da settembre -ha proseguito – girerò tutta l’Italia e nel giro di alcuni mesi, spero a fine anno, avremo il più partecipato e articolato programma di governo che sia mai stato elaborato. Avverto grande entusiasmo e grande voglia di partecipazione -ha concluso Conte- lavoriamo tutti insieme, con la testa e con il cuore per il bene dell’Italia”.
I pareri di Di Maio e Fico
Di Maio: “Ennesima grande prova di partecipazione, ottimo risultato. Adesso ripartiamo più forti di prima con Giuseppe Conte presidente del MoVimento 5 Stelle”. . Fico: “Buon lavoro a Giuseppe Conte! Con la sua elezione come presidente del Movimento 5 Stelle oggi prende forma in modo sempre più significativo il nuovo corso del Movimento, ancorato alle proprie radici e allo stesso tempo capace di rigenerarsi e di guardare al futuro. Ci aspetta un grande lavoro da fare coinvolgendo tutta la nostra comunità in maniera sinergica dando ciascuno il proprio contributo”. “Voglio ringraziare Vito Crimi che in questo anno e mezzo è stato fondamentale. Con spirito di servizio ed enorme dedizione ci ha permesso di arrivare a questo momento di svolta. Adesso avanti tutti insieme: abbiamo molte pagine da scrivere ancora per il Movimento e per il Paese”..
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