Scoperta max frode fiscale La Finanza sequestra oltre 600 mila euro

Scoperta a Pomezia maxi frode fiscale. Sequestrati beni per circa 600.000 euro
Frode fiscale scoperta dalla G.DI fINANZA

Roma

Beni mobili e immobili, quote societarie e disponibilità finanziarie per un valore di circa 600.000 euro sono stati sequestrati dai Finanzieri del Comando Provinciale di Roma nei confronti di 5 persone, indagate per le ipotesi di reato di dichiarazione infedele, omessa dichiarazione, occultamento di scritture contabili, emissione e utilizzo di fatture per operazioni inesistenti.

Il provvedimento cautelare, emesso dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Velletri, è frutto delle indagini condotte dalle Fiamme Gialle della Compagnia di Pomezia, coordinate dal II Gruppo di Ostia, nei confronti di alcune società operanti nei settori delle pulizie e della pubblicità.

Dagli accertamenti è emerso che due imprese, formalmente intestate a “prestanome” e inadempienti agli obblighi fiscali, erano riconducibili a un unico dominus, estraneo alle compagini sociali, artefice di un vorticoso giro di emissione di fatture false ammontanti a circa 2 milioni di euro, funzionali per le società utilizzatrici ad ottenere un illecito risparmio d’imposta.

Le attività eseguite hanno permesso di riscontrare, oltre ai reati di distruzione delle scritture contabili e di emissione di oltre cento fatture per operazioni inesistenti, quelli di omessa ed infedele dichiarazione per circa600.000 euro nei confronti delle società emittenti le fatture false.

Sulla base degli elementi raccolti, la Procura della Repubblica di Velletri ha ottenuto l’emissione di un decreto di sequestro preventivo finalizzato alla confisca, anche “per equivalente”, dei beni nella disponibilità dei soggetti sottoposti alle indagini, eseguito in diversi Comuni della provincia di Roma.

L’operazione si inquadra nella più ampia azione svolta dalla Guardia di Finanza a contrasto dell’economia sommersa e delle frodi fiscali che, oltre a sottrarre ingenti risorse finanziarie allo Stato, alterano le regole del mercato e danneggiano i cittadini e gli imprenditori onesti.

Prefettura comunica nuova sospensione del Sindaco. Pogliese:”Si dichiara stupito perchè la Corte Costituzionale ha sancito solo la natura cautelare e non sanzionatoria della sospensione”

 

Salvo Pogliese sospeso dalla carica di sindaco di Catania : "Aspetterò i chiarimenti prima di fare le opportune valutazioni" - la Repubblica
Il Sindaco di Catania Pogliese stupito della nota del Prefetto etneo

Dal Comune di Catania :

“Il segretario generale del Comune di Catania Rossana Manno ieri pomeriggio  ha notificato al sindaco Salvo Pogliese una nota del prefetto Maria Carmela Librizzi, con cui comunica che “…ha ripreso la sua efficacia il decreto prefettizio originario di sospensione del 24 luglio 2020 (emanato ai sensi della legge Severino) che si esaurirà decorsi 18 mesi complessivi, al netto del periodo di sospensione.

Contestualmente alla diffusione dell’avvenuta notifica del documento prefettizio, il sindaco Salvo Pogliese ha diffuso la seguente nota:

In maniera del tutto inaspettata mi ritrovo a commentare l’ennesimo atto che riporta indietro le lancette della mia esperienza da Sindaco.

Oggi pomeriggio ho ricevuto dal Prefetto una nota, in assenza di una ordinanza da parte del Tribunale, che mi comunica la sospensione dalla carica di Sindaco; il tutto con una interpretazione della normativa, a giudizio di illustri giuristi errata, in contrasto con la stessa ultima sentenza della Corte Costituzionale nei miei confronti, che ha sancito la “natura giuridica cautelare e non sanzionatoria della sospensione”.

La stessa legge Severino sarà sottoposta a referendum in primavera e ci sono numerosi disegni di legge per modificarla, dopo l’analoga vicenda che ha coinvolto per ultimo il sindaco del Pd di Reggio Calabria.

Ho lasciato un comodo seggio a Bruxelles e l’immunità parlamentare che mi avrebbe tutelato dall’applicazione della Severino, per servire la mia Città.

Astenendomi per sensibilità istituzionale dallo svolgimento delle funzioni di Sindaco, aspetterò i chiarimenti del caso prima di fare tutte le opportune valutazioni e assumere scelte consequenziali”.

 

UNA CLASSE DIRIGENZIALE DELLA REGIONE “MUMMIFICATA” CHE SI MUOVE MAI IN DIFESA DI INTERESSI GENERALI E UN SUD DOVE L’OCCUPAZIONE NON C’E’ ANCORA E PERDE I SUOI GIOVANI

 

ANNO 2022:  CON LA SPERANZA DI UN INTERLOCUTORE NEI COMUNI E NELLA REGIONE SICILIANA

Vogliono giovani con esperienza ma non ce la fanno fare»
Non c’è una politica attiva nel Sud, in Sicilia, per l’impiego dei giovani

 

DI RAFFAELE   LANZA
Anche quest’anno sembra la riedizione quasi integrale del 2020   I servizi pubblici funzionano sempre peggio, in prima posizione le necessità pubbliche di strade e servizi annessi come l’illuminazione. Quando un lampione si guasta non si sa più chi sia il suo gestore. Una volta si telefonava al numero verde dell’Enel e, con  qualche giorno di ritardo ,il problema si chiudeva lì.  Oggi passano invece diversi giorni per indagare a chi il Comune – nel caso quello di Nicolosi – abbia affidato l’incarico di procedere alla sostituzione delle lampade.  Una volta scoperto neppure inefficienti vigili urbani rappresentano l’emergenza od informano l’utente.
Chi se ne frega delle proteste e lamentele pubbliche? Importante è conservare intatto lo “stipendio” e non finire nei guai come i  famosi vigili sanremesi che timbravano”in mutande”.      Nei comuni, specie quelli più piccoli,  ogni cosa invecchia entro gli scaffali municipali.  
Chi vuol risolvere i problemi di una strada o di un piano tecnico non fluido, “ha l’obbligo” di parlare con il Sindaco del Paese. Insomma la richiesta si traduce in altre parole in un”favore” da parte del primo cittadino       Puntigliosamente inapplicate le norme sulla trasparenza anche negli Uffici Tari/rifiuti/Imu di Comuni come quello -per documentarne uno chiarissimo ma indisciplinato- di Paternò , terra ancora del malaffare della burocrazia e degli uffici comunali. 
Avviene che tasse cioè inviate da un ufficio malfunzionante e, in palese malafede, a soggetti diversi da quelli dovuti non vengono mai corretti  dall inadeguato personale in servizio(due unità) nè da una dirigente nominata dalla Giunta comunale che preferisce non disturbare i propri “amici”, nè  si pensa di eliminare l’illegalità dagli uffici che essa dirige per l’incompatibilità di funzionari che di mattina lavorano nella stanza accanto alla dirigente comunale ed il pomeriggio in Caf  di natura pubblica     In sostanza,  l’atmosfera è quella biblica di una Torre di Babele quantunque la classe politica si sforzi di comunicare che tutto funziona a meraviglia nel loro ente.
Ed un altro cimitero dei bisogni inappagati è la Soprintendenza ai beni culturali con il Polo e strutture affini – specie a Catania e provincia – dove ,causa i pensionamenti anticipati e una inefficiente classe dirigenziale “invisibile” negli enti culturali e musei vari, ha ammainato per fallimento- da tempo oramai francamente – la bandiera.  Non una idea nuova ma solo ambizioni personali di dirigenti alla ricerca di incarichi remunerativi ed indennità di servizio e coordinamento. Marciume che andrebbe spazzato via da amministratori attenti e sensibili ma ,purtroppo, conniventi . 
   Anche la legge Antimafia, che prevedeva l’occupazione di un posto pubblico non più di cinque anni, è stata messa nella muffa. Così posti strategici come la segreteria della Soprintendenza-di Catania  occupata dalla dipendente funzionario D  signora Marletta Elvira da oltre quindici anni, che riesce a leggere,e ad “usare” il misterioso protocollo riservato,” segreto”, valgono una vita intera da dipendente al riparo dai problemi  d’ufficio con la complicità di una dirigente Soprintendente Donatella Aprilia appartenente – si sa già- al partito “Fratelli d’Italia” (ex candidata al Senato del partito) del governatore Musumeci.   Viva il potere.  Viva il malaffare.  Che volete? 
Questa è la Sicilia, questo è il Sud
Uffici della Regione ancora. Il rilancio del Genio civile di Catania è ancora in mente dei . Questo ente ha un organico di professionalità ridottissimo  Mancano progetti di opere pubbliche, il nuovo dirigente alla guida della struttura eredita una burocrazia micidiale che aveva messo in ginocchio per oltre quindici anni, allorchè la reggenza era tenuta dal dirigente Ragusa, l’intera popolazione  della città di Catania soffocata nei suoi bisogni di un semplice certificato di avvio lavori.  Il rilascio cioè del più semplice certificato che nelle altre città d’Italia è una bazzecola risolta a vista, in Sicilia e a Catania in particolare è un vero affare di Stato.Non parliamo della sicurezza del Genio civile ,ben mimetizzata da un suo funzionario incaricato- Domenico Contarino_ con le pratiche d’archivio riservate per anni sui pavimenti e mai messi in luce da “ispettori Asp compiacenti” contrari ovviamente a denunciare un collega ingegnere pur inadempiente e favorevoli  invece – coro unanime dei testimoni presenti -a chiaccherare con la tazzina del caffè in mano con l’ex capo del Genio civile Ragusa.     Gli unici segni di vitalità negli uffici regionali sono rappresentati dalla ricerca di progetti  per aumentare le risorse economiche del personale regionale anzichè migliorare i servizi pubblici. 
Dimissioni dei dirigenti incapaci come nel preriferito esempio del Genio civile di Catania?    A parole gli amministratori della Regione hanno comunicato di cacciare via i dirigenti che non assolvono ai loro doveri.   Poi nei fatti , i dirigenti “cacciati”, per un meccanismo perverso sempre presente nella Regione siciliana, vuoi anche per le amicizia consolidate in un decennio di insolito potere di guida, dove vanno a finire?    Non ci crederete ma quelli più criticati e presi a calci dal governatore, riescono a farsi trasferire all’ Urega, l’ente che in Sicilia paga più di tutti gli altri, funzionari e dirigenti. Buste paga qui molto pesanti. Anche per arrivarci, si dice, occorre la misericordia di Dio.  Un “premio” dunque, sorrideva un “sindacalista fallito o fuori causa ormai della Uil” nel  riferire ingenuamente questi movimenti a chi scrive
I disoccupati, i licenziamenti illegittimi e fantasiosi della Regione SIcilia all’Istituto autonomo Incremento ippico, le “sentenze” singolari di giudici amministrativi che sull’Istituto Incremento ippico hanno il sapore dell’inettitudine e della “stretta di mano con la Regione”, l’attesa per sei lavoratori, qualificati dal 2000 istruttori direttivi come una “condanna” anzichè come promozione generale      eguale ad altra topica regionale dei custodi, operatori A rilanciati a istruttori con tanto di diritto di scrivania ornamentale, libreria e telefono  con computer d’avanguardia.     
Potere arrogante che cancella anche la fierezza degli uomini migliori al servizio di Istituzioni mummificate.  
Disoccupati.    Tante chiacchiere dicono sull’occupazione giovanile al Sud . Ma non è mai cambiato nulla. Tutto il mondo si foggia sull’esempio dei capi” sentenziò Claudi o, poeta latino . E mai la Sicilia, il Sud  è l’esempio vivente di così pernicioso contagio.    I giovani ci lasciano, la Sicilia non piace a nessuno con questo modus vivendi, con questa politica e classe dirigente che privilegia soltanto i propri favoriti.  Che Dio li possa punire severamente là dove saranno destinati ad andare (Inferno)

La distanza del Sud in termini economici e anche “demografici” rispetto al resto del Paese  ricorre spesso quando si affronta la discussione sulla crisi causata dalla pandemia e sugli scenari di ripresa. La Sicilia ,il Sud, restano sempre più penalizzate insieme alla burocrazia, micro-illegalità diffusa, accessibilità insufficiente e comparativamente minore qualità del capitale umano …

Un fattore è essenziale : l tema della produttività, quello delle condizioni economiche e sociali di vita e, infine, quello della scelta di risiedere o piuttosto di emigrare, sono strettamente collegati. Negli ultimi 25 anni, la riduzione degli occupati, come conseguenza dello spopolamento (soprattutto giovanile, -1,6 milioni), e i deficit di lungo corso dei quelli abbiamo detto, hanno, di fatto, determinato un continuo e progressivo calo del Pil prodotto dal Sud ampliando ulteriormente i divari con le altre aree del Paese.

Secondo alcuni studi approfonditi t a il 1995 e il 2020,, il peso percentuale della ricchezza prodotta da quest’area sul totale Italia è passato da poco più del 24% al 22%, mentre il Pil pro capite è sempre rimasto intorno alla metà di quello del Nord; tuttavia, nel 2020, l’impatto della crisi da Covid-19 al Sud è stato più contenuto rispetto alle altre aree del Paese che hanno patito maggiormente il blocco delle attività produttive durante la pandemia (Pil -8,4% contro il -9,1% al Nord rispetto al 2019). 

 

 

PIL: peso percentuale del Sud rispetto al totale Italia

Fonte: elaborazioni Ufficio Studi Confcommercio su dati Istat.

 

 

PIL pro capite per abitante

Migliaia di euro a prezzi costanti del 2020

1995

2007

2019

2020

Nord-ovest

34,2

38,9

37,6

34,3

Nord-est

32,7

37,5

36,1

32,9

Centro

31,1

36,6

32,9

30,2

Sud

18,8

21,6

19,8

18,2

Italia

27,7

32,1

30,3

27,8

Sud/Nord-ovest x 100

54,9

55,4

52,6

53,1

Elaborazioni USC su dati Istat.

Fonte: elaborazioni USC su dati Istat.

Disoccupazione , eterno problema: troppe chiacchere politiche

Tutta la fragilità dell’economia del Sud  emerge anche dall’andamento del mercato del lavoro con un tasso di variazione degli occupati cresciuto quattro volte meno rispetto alla media nazionale (4,1% contro il 16,4% tra il 1995 e il 2019), con distanze ancora maggiori rispetto alle regioni del Centro e del Nord; nemmeno la particolare vocazione turistica delle regioni meridionali  o la spinta di vedere i beni culturali , sembrerebbe essere di maggior peso a spingere l’economia di quest’area, visto che in un anno “normale” come il 2019 i consumi dei turisti stranieri al Sud sono risultati inferiori di quasi un terzo rispetto a quanto speso nelle regioni del Centro e del Nord-Est.

 

 

ATM SpA Messina: da lunedì 6 Green pass obbligatorio per accedere sui mezzi di trasporto pubblico

 

Il Presidente dell’ATM Giuseppe Campagna rileva la “contraddizione tra l’obbligo del Green pass per l’utilizzo di bus etram, e la nonobbligatorietà dello stesso per 

 

Da domani  lunedì 6, per salire sui mezzi pubblici di trasporto è necessario essere in possesso del green pass così come previsto dal Decreto legge n. 172 del 26 novembre 2021 relativo alle misure urgenti per il contenimento dell’epidemia da Covid-19.

ATM S.p.A.,  sta procedendo ad organizzarsi per permettere un corretto svolgimento del servizio e garantire la sicurezza a tutti i passeggeri. In particolare, ATM sarà in prima fila nel supportare le Forze dell’ordine nella verifica del possesso del certificato verde per tutti i viaggiatori. “Chiediamo la massima collaborazione ai cittadini nell’esibire il green pass – dichiara il Presidente di ATM Giuseppe Campagna – per evitare ritardi e assembramenti alle fermate dei mezzi. Con il nostro personale supporteremo i Vigili urbani e le Forze dell’ordine nei controlli alle fermate dei bus e dei tram, sia in salita che in discesa, per offrire un’ulteriore tutela alla cittadinanza”.

La società, inoltre, nelle ultime ore, ha effettuato una specifica formazione ai propri verificatori con l’obiettivo di prepararli al meglio alle nuove indicazioni di prevenzione della diffusione del Covid-19, fornendo l’app per la verifica del green pass ed esplicitando i dettagli della normativa con particolare attenzione ai minori. Il decreto prevede, infatti, che anche gli adolescenti di età superiore ai 12 anni debbano possedere il certificato verde per usufruire dei mezzi pubblici. “Sul punto non si può non sottolineare la contraddizione – evidenzia il Presidente Campagna – tra l’obbligo del green pass per l’utilizzo di autobus e tram e la non obbligatorietà dello stesso per la frequenza delle lezioni scolastiche, che conseguentemente comporterà la necessità per i genitori di accompagnare i figli a scuola, con un inevitabile aumento del traffico cittadino”.

Asta Collezionismo, la stecca da biliardo di Ernest Hemingway verrà battuta all’asta con Art La Rosa

NEL 1948 “CARAMBOLA” PER LA PIÙ BELLA D’ITALIA INCORONATA DA TOTÒ COSÌ HEMINGWAY PERSE LA SUA INSEPARABILE STECCA DA BILIARDO

A DICEMBRE IN ASTA CON ART LA ROSA

CATANIA –

A sessant’anni dalla sua morte (2 luglio 1961), al termine di un’esistenza avventurosa, turbolenta, enigmatica e intensa, Ernest Hemingway rimane una delle personalità più influenti della letteratura americana.

Oltre allo scrittore; oltre al giornalista e cronista di guerra; oltre al Nobel che lo lega alla memoria di tutti; ogni singolo avvenimento della sua vita è stato ben raccolto e documentato da numerosi biografil’insofferenza interiore amplificata dall’alcol; l’avventura in Africa come cacciatore; le cicatrici della guerra, gli atterraggi aerei di fortuna; le ferite che lo segnarono lungo il corso dei suoi anni più difficili.

Ma c’è anche un Ernest Hemingway inedito. È l’uomo dal grande fascino, che ha collezionato quattro mogli e un numero imprecisato di relazioni sentimentali. È l’Hemingway corteggiatore e amante, sensibile alla bellezza femminile, che nel 1948 si scontrò con Antonio De Curtis, il nostro Totò, a Stresa, per il tanto contestato verdetto di Miss Italia.

La maschera tragicomica più rappresentativa d’Italia faceva parte della giuria del Concorso di Bellezza che allietava gli anni del Dopoguerra sulle rive del Verbano. Al Regina Palace Hotel sfilavano i canoni estetici di una femminilità che non c’è più: tra bikini castigati e taglie morbide, vinse quell’edizione la triestina Fulvia Franco: 1 metro e 66 centimetri per sessanta chili di beltà, il vantaggio legato all’appartenenza di una città al confine con la Jugoslavia divenuta “territorio libero” e l’avallo politico di un’Italia tutta da ricostruire.

Hemingway era sbarcato il giorno prima a Genova e scelse di recarsi proprio lì, per un viaggio amarcord tra le stanze del Des Iles Borromées, dove aveva ambientato alcune delle pagine di “Addio alle armi”, ispirato alla sua esperienza di militare in Italia. Fu lui che la sera prima della finale del Concorso, decise di scommettere sulla bolognese Ornella Zamperetti, poi arrivata seconda tra polemiche, querelle giudiziarie e intentate richieste d’indennizzo.

Nella sala da biliardo del suo hotel, tra superalcolici e partite di carambola, dopo aver scommesso ai microfoni dei giornalisti, proprio col fratello dell’aspirante Miss Italia lo scrittore nordamericano mise in gioco la sua stecca da biliardo, quella che lo aveva accompagnato lungo tutta la sua giovinezza, puntando però tutto sulla scelta perdente. Accadimento citato anche tra le pagine del libro di Andrea Di Robilant: “Autunno a Venezia. Hemingway e l’ultima musa” (Corbaccio editore).

Ed è proprio quella stecca – con la dedica “… al mio giovane amico Arnaldo, in onore della sua bellissima sorella Ornelia” – che verrà battuta all’asta da Art La Rosa nel mese di dicembre. La Casa d’Aste siciliana (Catania), che oggi si rivolge soprattutto ai mercati americani e cinesi, ha acquisito il prezioso oggetto dalla famiglia Zamperetti, che lo ha a sua volta ereditato.

«Mio padre, Arnaldo Zamperetti, aveva accompagnato la sorella Ornella a Stresa per il concorso, di nascosto dai genitori che erano completamente all’oscuro della partecipazione della figlia – racconta Aldo Zamperetti- Hemingway passò la notte tra la tavola da biliardo e il bar dell’hotel Des Iles Borromées, dove alloggiava anche mio padre. E quella notte, il famoso scrittore e il giovane farmacista bolognese strinsero amicizia, tra fiumi di alcool, racconti di guerra e partite al biliardo. Mio padre, reduce da pochi anni dai campi di battaglia nordafricani di El Alamein e Casserine e da una ritirata nel deserto di tremila chilometri in compagnia di una tribù di donne Tuareg, aveva molto da raccontare all’autore di “Addio alle armi”. Hemingway era certo della vittoria della bolognese, ma mio padre era convinto al contrario della sconfitta, in quanto l’avversaria sul campo Fulvia Franco era triestina e c’erano tutti i motivi politici per favorire lei. Così quella notte fu messa in palio la stecca da biliardo di Hemingway contro la forte cifra per i preziosi alcolici trangugiati dai due sino al mattino. Vinse la triestina e l’inseparabile stecca dello scrittore famoso passò al giovane farmacista bolognese. Un regalo importante, accompagnato da un mazzo di rose, fu fatto recapitare da Hemingway a Ornella».

 

Truffa di organizzazione catanese e agrigentina alla Regione Lazio, 4 arresti, 16 società e Fondazioni sequestrate

Law in Action - StraightNews

Archivio -Sud Libertà

Regione Lazio presa di mira da una organizzazione truffaldina che,   attraverso un vorticoso giro di società, Fondazioni e associazioni sul territorio nazionale e su quello di altre 4 paesi comunitari ed extracomunitari, si arricchiva illecitamente ed eludeva i controlli.

Al momento la Guardia di finanza di Catania sta, dunque, eseguendo, in tre regioni italiane e in altri quattro Paesi europei, un’ordinanza cautelare nei confronti di quattro persone nell’ambito di un’inchiesta della Procura etnea su truffe alla Regione Lazio.

Sono accusate, con altri 11 indagati, di associazione a delinquere, truffa allo Stato, truffa, riciclaggio e autoriciclaggio.

OPERAZIONE “MONEYBACK”

In corso di esecuzione un sequestro nei confronti di 16 tra società e fondazioni con sede a Catania, Roma, Milano e Agrigento e a disponibilità finanziarie per oltre 500 mila euro. L’operazione, che è stata chiamata ‘Moneyback’, interessa anche Germania, Malta, Svizzera e Regno Unito. Siu tratta, dunque, di due paesi comunitari (Germania e Malta) e due extracomunitari ovvero Svizzera (che non ha mai aderito all’Unione europea) e Regno Unito (che ne è uscito di recente)

In Sicilia l’indagine non riguarda solo Catania, centrale in questa operazione, ma anche Agrigento dove sono in corso sequestri beni, perquisizioni e acquisizioni documentali utili al prosieguo delle indagini come avviene un po’ dappertutto dove la Finanza – con successo- ha posto la sua attenzione investigativa

Smart City delle Aci’, in arrivo 12 milioni di euro: 3 e mezzo andranno ad Aci Sant’Antonio

PARCO DI CASALOTTO | I Luoghi del Cuore - FAI

 

Caruso: “IL  FUTURO SI COSTRUISCE SEMPRE NEL PRESENTE”

Il progetto ‘Smart City delle Aci’ che ha visto la cooperazione, con il coordinamento dell’ente ‘Gal Terre di Aci’, dei Comuni di Aci Sant’Antonio, Aci Bonaccorsi, Aci Catena, Acireale e Valverde, riceverà il finanziamento di poco più di 12 milioni di euro per le iniziative legate alla mobilità sostenibile e alla ristrutturazione di strutture abbandonate, iniziative che rientrano nel ‘Programma nazionale della qualità dell’abitare’.
Grazie all’unione di intenti dei cinque Comuni che hanno presentato i progetti tramite la Regione Siciliana è stato superato lo scoglio legato al fatto che il bando fosse rivolto a città con oltre 60.000 abitanti, e in questo senso il comune santantonese riceverà la fetta maggiore della somma stanziata, con ben 3 milioni e mezzo di euro in arrivo per realizzare una pista ciclabile che dalla Villa Comunale arriverà ad Aci Bonaccorsi passando dall’edificio presente sulla circonvallazione che oggi ospita una scuola chiusa e che, grazie a questo progetto, verrà demolita e ricostruita, e dal parco di Casalotto, già oggetto di uno straordinario progetto di riqualificazione che a breve vedrà la luce.
Il Sindaco, Santo Caruso, ha espresso grande soddisfazione per il risultato raggiunto: “Aspettavamo da tempo la notizia: è finalmente arrivato il decreto di finanziamento per il progetto di 12 milioni di euro che abbiamo presentato, con 3,5 milioni che verranno spesi solo ad Aci Sant’Antonio. Oltre la pista ciclabile che porterà fino ad Aci Bonaccorsi e la demolizione e ricostruzione dell’edificio che ospitava la scuola della circonvallazione è prevista anche la riqualificazione del campetto polivalente per far nascere un nuovo polo culturale e sportivo, e per questo si tratta di uno dei finanziamenti che sono più felice di annunciare.

Sindaco Caruso

Chiudere quella scuola – ha continuato il primo cittadino – è stata l’azione più pesante che ho dovuto affrontare nella scorsa legislatura: quando scoprimmo, tramite le indagini ai solai fortemente (voluti da noi perché sulla sicurezza non si scherza), che era presente cemento depotenziato non volevamo crederci! Oggi, a distanza di qualche anno possiamo finalmente annunciare che abbiamo voltato pagina. Adesso prende il via un’altra storia, una storia che iniziamo a scrivere da qui, da questo progetto. Chi verrà dopo di me potrà completare questo capitolo e restituire al paese un’opera che in tanti aspettano.
“Da par mio – ha concluso – sono davvero contento e voglio rivendicare a gran voce che la mia Amministrazione non smetterà neanche un giorno di lavorare per il futuro di Aci Sant’Antonio. Non si proverà in questo anno e mezzo di fine mandato a produrre spot elettorali o erigere una manciata di opere pubbliche per indire conferenze stampa: noi parteciperemo a più bandi possibili per lasciare il maggior numero di finanziamenti a chi verrà dopo. Perché il futuro si costruisce sempre nel presente e le scuole, in questo senso, saranno sempre il nostro primo obiettivo”.

ALLA RICERCA DELLA TRASPARENZA PER IL RILANCIO DELL’EDILIZIA IN SICILIA

Protocollo d’intesa tra Regione Siciliana e Ance Catania

 GARE D’APPALTO PIÙ VELOCI, SICURE E TRASPARENTI 

 

Accordo tra assessorato delle Infrastrutture e della Mobilità della Regione Siciliana, il Dipartimento Regionale Tecnico e i Costruttori etnei

 

CATANIA –

Rilancio della filiera edilizia e ripresa economica post-covid. Questi gli obiettivi della stretta sinergia tra l’assessorato delle Infrastrutture e della Mobilità della Regione Siciliana, il Dipartimento Regionale Tecnico e Ance Catania, che questa mattina (4 ottobre) hanno firmato un protocollo d’intesa per tracciare linee-guida volte alla semplificazione dell’iter di accesso e partecipazione ai bandi di gara pubblici.

 «Ancora una volta si rafforza e si riafferma la collaborazione fra il Governo regionale e Ance Catania, ma anche con tutta la rappresentanza siciliana dell’Associazione dei costruttori – ha dichiarato l’assessore regionale Infrastrutture e Mobilità Marco Falcone – lavoriamo assieme per l’implementazione, il monitoraggio e l’aggiornamento costante del Cassetto delle Imprese, strumento su cui spingiamo ogni giorno per facilitare la vita di imprese e professionisti. Abbiamo preso un impegno chiaro, sin dall’inizio del nostro percorso: sostenere i settori produttivi e l’intero comparto edile e dei lavori pubblici, pilastro dell’economia siciliana. Oggi vogliamo confermare quest’impegno, mettendo un altro tassello  importante, grazie alla disponibilità di Ance Catania, alla lungimiranza del presidente Rosario Fresta, alla fattività del Dipartimento regionale Tecnico guidato da Salvo Lizzio. Siamo a lavoro per snellire le procedure, essere sempre più efficienti e performanti, così da avvicinare sempre più la Regione Siciliana, e la Pubblica amministrazione in genere, alle aspettative di cittadini e imprese».

Le normative del Codice degli Appalti e del decreto Semplificazioni – finalizzate alla sburocratizzazione – trovano dunque ulteriore risposta nel documento firmato questa mattina, «finalizzato a rispondere con immediatezza e in modo adeguato alle esigenze del mondo del lavoro e delle imprese – ha spiegato il dirigente generale del Dipartimento Regionale Tecnico Salvatore Lizzio – avremo gare più veloci, sicure e trasparenti».

Il fine? «Uniformare tutte le stazioni appaltanti alle interpretazioni delle normative nazionali e regionali, redigendo moduli che definiscano esaustivamente i contenuti e la documentazione necessaria – hanno dichiarato il presidente e il vicepresidente di Ance Catania, rispettivamente Rosario Fresta e Giuseppe Costantino – i nostri uffici lavoreranno in collaborazione con Dipartimento Tecnico sulla base delle indicazioni giuridiche e tecniche fornite dall’Assessorato e dal Dipartimento stesso. L’auspicio è di rendere il sistema più efficace e sempre più trasparente a vantaggio di tutto il settore delle costruzioni e delle imprese che operano sul territorio. Un primo passo a garanzia di comportamenti omogenei».

Scarsissima l’affluenza alle urne nelle grandi città. E’ chiaro che la gente è stufa dei “teatrini” della politica

 

Comunali: l'affluenza alle 12 nei capoluoghi di provincia - Campania -  ANSA.it

Mai così bassa l’affluenza alle urne  in particolare nelle grandi città. E’ chiaro che la gente non vuol  più sentire “barzellette” di destra o di sinistra.

Il dato nazionale dei votanti secondo i dati del  Viminale alle 15 alla chiusura dei seggi, è pari al 54,64%. Nel 2016 — quando le urne sono state aperte un solo giorno — era stato del 61,52%. Questa elezione amministrativa ha coinvolto 1.153 municipi, tra quelli monitorati dal ministero dell’Interno, e la percentuale dei votanti non tiene conto delle comunali in Friuli Venezia Giulia.

A Roma l’affluenza registra una diminuzione di oltre 8 punti rispetto al voto precedente. Alle urne si è recato il 48,83% degli elettori contro il 57,03%.

A Napoli l’affluenza segna il dato peggiore di sempre: 47,19% degli aventi diritto; cinque anni fa, al primo turno aveva partecipato il 54,12% degli elettori. Nel 2011, sempre al primo turno, l’affluenza era stata del 60,33%. Nel 2006, alle urne andò il 66,64% dei napoletani.

A Bologna hanno votato 156.688 elettori, pari al 51,17% degli aventi diritto. Anche in questo caso l’affluenza registra un crollo rispetto alle precedenti amministrative: -8%.

A Torino la partecipazione è calata del 9% rispetto al 2016, quando fu eletta la sindaco M5S Chiara Appendino. Nel capoluogo piemontese la partecipazione si è infatti fermata al 48,06% rispetto al 57,18% di cinque anni fa. Stavolta hanno votato 331.488 su 689.684 aventi diritto.

A Trieste si è recato alle urne il 46,3 per cento dei votanti, pari a 85.378 elettori su 184.489. A Pordenone, invece, la percentuale di votanti è stata molto più alta, il 55%, pari a 23.226 su 42.195 elettori. In entrambi i casi, si è registrata una flessione: alle Comunali del 2016, infatti, a Trieste aveva votato il 53,45% degli aventi diritto, a Pordenone il 62,38%

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