Dichiarazione del Presidente Mattarella in occasione della Giornata mondiale dei Diritti Umani

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e la Signora Laura a Parigi accolti in occasione della cerimonia di riapertura della Cattedrale di Notre-Dame

 

Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha rilasciato la seguente dichiarazione:

«Nella vita della comunità internazionale, la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, adottata all’indomani della Seconda Guerra Mondiale, rappresenta una tappa fondamentale, riconoscendo l’insopprimibile dignità della persona, principio che ispira la nostra Costituzione.

Nonostante la sottoscrizione della Dichiarazione da parte degli Stati aderenti alle Nazioni Unite, i diritti umani continuano a essere minacciati e violati in diverse parti del mondo. Violenze e abusi nei confronti delle donne, dei bambini e dei soggetti più fragili sono accadimenti quotidiani, soprattutto laddove sono in corso conflitti armati. In alcuni Paesi le più elementari libertà democratiche sono brutalmente ignorate, e perfino l’esercizio del voto – cardine di ogni democrazia – è vanificato.

In una congiuntura internazionale caratterizzata da crisi occorre ribadire la necessità della tutela dei diritti di ogni persona, in ogni circostanza.

In occasione della Giornata che sottolinea la centralità dei diritti umani, la Repubblica riafferma il valore delle norme del diritto internazionale e del diritto internazionale umanitario, senza le quali è illusoria ogni prospettiva di pace duratura e di sviluppo dei popoli».

 

 

Finanza di Catania: Contrasto agli illeciti in materia di lavoro irregolare –

Catania – 24 attività commerciali irregolari e circa 1,6 milioni di euro di sanzioni irrogate

Istat, 192 mld di economia sommersa e illegale. Tre milioni di lavoratori in nero - Fortune Italia

 

Catania,

I militari del Comando Provinciale di Catania nell’ambito del dispositivo di contrasto al sommerso da lavoro, hanno sottoposto a controllo diversi esercizi commerciali dell’area ionico-etnea, rilevando diverse irregolarità.

In particolare le Fiamme Gialle della Compagnia di Riposto, hanno eseguito negli ultimi periodi oltre venti mirati interventi, individuando in diversi esercizi commerciali 34 lavoratori in nero e 9 lavoratori irregolari.

Nello specifico i controlli hanno coinvolto diverse forme di esercizi commerciali fra le quali ristoranti, bar, pasticcerie, negozi di abbigliamento e calzature, società di vendita di elettrodomestici e materiali per l’edilizia, proponendo per 14 di questi esercizi, anche la sospensione dell’attività imprenditoriale in ragione dell’elevato numero di personale che prestava attività lavorativa “in nero” al momento degli accessi effettuati dai militari.

Tra i numerosi lavoratori in nero vi era un minorenne che percepiva uno stipendio giornaliero pari a circa 14 euro, nonostante le numerose ore di lavoro prestate; oltre a due soggetti che sono risultati anche destinatari di un separato assegno di inclusione statale poiché ufficialmente non inquadrati come lavoratori dipendenti.

Di rilevante interesse è risultata essere l’attività posta in essere nei confronti di una società di “Coltivazione di Uva”. Ben 7 lavoratori “irregolari” erano pagati settimanalmente mediante l’utilizzo di mezzi di pagamento non tracciabili, inadempimento questo che ha comportato l’applicazione di sanzioni amministrative che possono arrivare per la singola società interessata ad un massimo di € 825.000,00.

Il crescente fenomeno della corresponsione degli stipendi con pagamenti in contanti ha riguardato altre attività commerciali fra le quali una macelleria, un’impresa edile ed un negozio al dettaglio, alle quali sono state contestate analoghe sanzioni amministrative per un ammontare totale di oltre € 280.000,00.

In 20 casi, è stata applicata la cosiddetta maxi-sanzione, a causa delle omesse comunicazione da parte dei singoli datori di lavoro, che ha consentito di contestare sanzioni pecuniarie per un ammontare complessivo di € 480.200,00.

La Guardia di Finanza – informa infine– è da sempre impegnata nella lotta al contrasto dell’economia sommersa, concentrandosi fortemente sul fenomeno del lavoro nero ed irregolare in quanto trattasi di una piaga dell’intero sistema economico che sottrae risorse all’erario, mina gli interessi dei lavoratori, compromettendo la sana concorrenza fra le imprese del tessuto produttivo italiano.

Primo passo del Cancelliere tedesco Scholz con una telefonata a Putin:” Porre fine al conflitto con l’Ucraina

 

Doveva essere Trump invece  è avvenuto il primo  contatto telefonico- secondo fonti del governo tedesco  tra Olaf Scholz e Vlamidir Putin in due anni.

Putin e Scholz hanno avuto un colloquio telefonico, l'iniziativa è venuta dalla parte tedesca

Le richieste di Scholz: “porre fine al conflitto e agli attacchi aerei russi contro le infrastrutture civili in Ucraina”

Durante il colloquio- conversazione della durata di circa un’ora , Scholz –  “ha condannato la guerra di aggressione russa all’Ucraina” e ha esortato il presidente russo “a mettere fine” al conflitto e “a ritirare le truppe”.  Scholz ha chiesto a Putin di “negoziare con l’Ucraina con l’obiettivo di raggiungere una pace giusta e duratura, sottolineando la determinazione incrollabile della Germania a sostenere l’Ucraina nella sua battaglia difensiva contro l’aggressione russa finché necessario“.

Il cancelliere ha poi definito “una grave escalation” e “un’espansione del conflitto” l’impiego in combattimento in Ucraina dei soldati nordcoreani inviati in Russia. Scholz, che secondo ‘Der Spiegel’ ha iniziato la telefonata, ha anche condannato gli attacchi aerei russi contro le infrastrutture civili in Ucraina.

 Putin: analisi sulle cause del conflitto e nuove realtà

Vladimir Putin dal canto suo, nel colloquio che il Cremlino definisce “franco”, ha detto a Scholz che qualsiasi accordo sull’Ucraina deve riflettere le “nuove realtà territoriali”. “Possibili accordi devono tenere conto degli interessi di sicurezza della Federazione russa, partire dalle nuove realtà territoriali e, la cosa più importante, affrontare le cause del conflitto alla radice”.

LA PRESIDENZA DELLA REGIONE SICILIANA RICONOSCE 15 DELLE VENTI AUTORITA’ PREVISTE PER GESTIRE 1,2 MILIARDI DI EURO IN INTERVENTI TERRITORIALI

 

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Palermo,

Sono state riconosciute dalla Presidenza della Regione Siciliana le prime quindici delle venti Autorità previste per selezionare gli interventi di politica territoriale del Programma Fesr Sicilia 2021-2027, con una dotazione finanziaria complessiva di oltre 1,2 miliardi di euro. Si tratta di otto Aree urbane funzionali (Palermo, Messina, Catania, Ragusa, Siracusa, Trapani, Gela e Sicilia centrale) con il ruolo di “Autorità urbane”, e di sette Aree interne (Madonie, Calatino, Mussomeli, Troina, Nebrodi, Santa Teresa di Riva delle Valli Joniche e del Corleonese, del Sosio e del Torto) che avranno il ruolo di Autorità territoriali, per il ciclo di programmazione 2021-2027.

Le somme destinate alle Aree urbane funzionali (Fua) ammontano a circa 825 milioni di euro, mentre quelle per le Aree interne (Ai) a circa 397 milioni, dopo la riprogrammazione Fesr 2021-2027 deliberata dal governo regionale il 12 settembre scorso (in linea con il regolamento “Step” dell’Unione europea, che ha permesso di riservare 615 milioni alla promozione delle nuove tecnologie digitali e di quelle per l’energia pulita e la sostenibilità).

Il totale delle risorse previste per le politiche territoriali del Programma, che con i Siru (Sistemi intercomunali di rango urbano) e le Isole minori riguardano tutti i Comuni dell’Isola, è di oltre 1 miliardo e 500 milioni. La dotazione finanziaria complessiva del Pr Fesr Sicilia 2021-2027 ammonta a 5,87 miliardi di euro. A breve il dipartimento Programmazione della Presidenza della Regione Siciliana emanerà i decreti per dare il via libera alle “Strategie territoriali” presentate dalle aree urbane e interne.

Da quel momento le quindici Autorità appena riconosciute potranno avviare la selezione dei progetti da finanziare con le risorse del Programma Fesr, secondo quanto previsto dai vademecum approvati dalla giunta regionale nelle scorse settimane. Le Autorità urbane e territoriali riconosciute, costituite in unioni di Comuni o attraverso convenzioni tra enti locali, si sono già dotate di strutture di governance con uffici condivisi per procedere alla selezione delle operazioni da ammettere a finanziamento e all’attuazione delle Strategie in corso di approvazione.

In generale, per quanto riguarda le Aree urbane funzionali, gli obiettivi degli interventi da selezionare riguardano soprattutto i settori “transizione ecologica e digitale”, “innovazione e competitività” e “attrattività e vivibilità”, mentre per i Comuni delle Aree interne la sfida resta quella di arrestare il declino demografico, attraverso l’erogazione di “servizi essenziali” e l’avvio di progetti per migliorare i sistemi produttivi locali e rendere più attrattivi i territo

Messaggio del Presidente Mattarella in occasione della Giornata del Ricordo dei Caduti militari e civili nelle missioni internazionali

 

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella con il Ministro della Difesa Guido Crosetto in occasione della celebrazione della "Giornata dell'Unità Nazionale e delle Forze Armate" in Piazza San Marco

Il Presidente della Repubblica On Mattarella ha inviato un messaggio al Ministro Guido Crosetto.

 

«Nella Giornata del Ricordo dei Caduti militari e civili nelle missioni internazionali per la pace, il pensiero va a coloro che, animati da profondo senso del dovere, dedizione e coraggio, hanno donato la propria vita per l’Italia e per i valori della pace e della cooperazione internazionale.
A ventun anni dal tragico attentato di Nassiriya, rinnoviamo la memoria dei diciannove italiani che persero la vita in quell’orribile atto di violenza, insieme agli iracheni che condivisero il medesimo tragico destino, e con loro, quella di tutti i caduti nelle missioni internazionali.
La loro morte richiama il valore dell’impegno per la costruzione di un mondo più giusto, libero dalle atrocità della guerra e dal peso dell’oppressione.
Il ritorno di conflitti su larga scala e il crescere di tensioni che minacciano la sicurezza collettiva, sottolineano il ruolo delle missioni internazionali per costruire ponti di dialogo e arginare la violenza.
La Repubblica Italiana, con i suoi uomini e donne impegnati nei territori più travagliati, offre un contributo di inestimabile valore per riportare speranza e pace tra i popoli. Donne e uomini che offrono esempio di impegno e altruismo, onorando valori fondamentali della nostra Costituzione.
A quanti, operando in aree di crisi, mettono a rischio la propria vita in difesa della pace e dei diritti umani, va la riconoscenza del Paese.
Ai familiari dei Caduti, custodi di un sacrificio così elevato, rinnovo la vicinanza degli italiani».

 

 

 

Reggio Calabria, lotta all’immigrazione irregolare, un fermo – operato dai Carabinieri – di indiziato di delitto di due scafisti di nazionalità sudanese

 

SBARCATI A POZZALLO 253 MIGRANTI TRA LORO 4 SCAFISTI FERMATI DALLA SQUADRA  MOBILE DI RAGUSA - Questura di Ragusa | Polizia di Stato

 

 Reggio Calabria – Bianco (RC),

Vano il tentativo dei due fermati di nascondersi in mezzo al gruppo di migranti unitamente ai quali erano appena sbarcati sulle coste di galati, frazione di Brancaleone (rc). l’intervento tempestivo dei Carabinieri  ha consentito di trovare nella loro disponibilità anche apparati g.p.s. e di comunicazione satellitare.

Un fine mese di sbarchi quello appena trascorso, ma anche un importante traguardo dello Stato nella lotta a chi favorisce l’immigrazione irregolare: i Carabinieri della Compagnia di Bianco (RC) infatti, nella notte tra il 31 ottobre e l’1 novembre, all’esito di approfonditi accertamenti, hanno sottoposto a fermo di indiziato di delitto due cittadini di nazionalità sudanese – di cui uno sedicente minorenne – ritenuti responsabili di aver materialmente traghettato, dalle coste della Libia fino in Italia a bordo di un natante a motore, un gruppo di 14 immigrati clandestini bengalesi, sbarcati autonomamente nel pomeriggio di giovedì 31 ottobre sulla spiaggia di Galati, nel Comune di Brancaleone (RC).

E’ stata proprio la pronta segnalazione al 112 di alcuni residenti – che nel frangente avevano notato l’imbarcazione in fase di approdo – che ha consentito ai Carabinieri della locale Compagnia di intervenire immediatamente a pochi attimi dallo sbarco dei migranti, tra i quali tentavano di nascondersi anche i due scafisti. Quest’ultimi, sottoposti a perquisizione sul posto, sono stati trovati in possesso di strumentazione g.p.s. per la navigazione nonché telefoni cellulari e satellitari, circostanza questa che, unitamente agli approfondimenti investigativi del caso esperiti nelle successive ore, hanno consentito di raccogliere sufficienti elementi indiziari per procedere al loro fermo e traduzione presso gli istituti di detenzione competenti.

Le indagini, coordinate dalla Procura di Locri (RC) e da quella presso il Tribunale per i minorenni di Reggio Calabria, versano ancora nella fase preliminare e, come previsto dalla legge, gli indagati sono da considerarsi innocenti fino ad eventuale sentenza definitiva.

 

 

Lunedì 23 settembre ricordo con una corona del giornalista Giancarlo Siani dal Sindaco di Napoli Gaetano Manfredi

Piantedosi ricorda il giornalista Siani, ucciso 38 anni fa ...

 

Nella foto, del Ministero dell’Interno, il giovane giornalista Giancarlo  Siani

 

Napoli,

Lunedì 23 settembre, alle ore 9.00, alle Rampe Siani, nel quartiere Arenella, il sindaco Gaetano Manfredi deporra’ una corona ai piedi della lapide che ricorda Giancarlo Siani, il giovane cronista de Il Mattino assassinato dalla camorra il 23 settembre di 39 anni fa.

Intervento del Presidente della Repubblica alla cerimonia commemorativa dell’80° anniversario della zona libera della Carnia e dell’Alto Friuli

 

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella  accolto da Massimiliano Fedriga, Presidente della Regione Friuli Venezia Giulia ad Ampezzo

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella accolto da Massimiliano Fedriga, Presidente della Regione Friuli Venezia Giulia ad Ampezzo

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella con Massimiliano Fedriga, Presidente della Regione Friuli Venezia Giulia e Michele Benedetti, Sindaco di Ampezzo in occasione della deposizione di una corona di alloro sul Monumento ai Caduti

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella  in occasione della deposizione di una corona di alloro sul Monumento ai Caduti

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella  in occasione della deposizione di una corona di alloro sul Monumento ai Caduti

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella con Paola Del Pin, Consigliere del MOVM,  in occasione della cerimonia commemorativa dell'80° anniversario della zona libera della Carnia e dell'Alto Friuli

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella  in occasione della cerimonia commemorativa dell'80° anniversario della zona libera della Carnia e dell'Alto Friuli

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella  in occasione della cerimonia commemorativa dell'80° anniversario della zona libera della Carnia e dell'Alto Friuli

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella  in occasione della cerimonia commemorativa dell'80° anniversario della zona libera della Carnia e dell'Alto Friuli

 Ampezzo, 14/09/2024 (II mandato)

Rivolgo un saluto di grande cordialità a tutti i presenti, al Ministro, al Presidente della Regione, al Sindaco, al Presidente della Comunità di Montagna, ai Sindaci presenti della Carnia.

A Paola del Din, che ringrazio molto per la sua preziosa testimonianza e a quanti presenti che hanno fatto parte del movimento partigiano.

Il 1944 fu un anno carico di orrore, in Italia e in Europa. Il ritiro progressivo delle truppe naziste lasciava dietro di sé una drammatica scia di stragi.

Ne sono testimonianza i villaggi dei nostri Appennini e delle nostre Alpi violati e incendiati, da Sant’Anna di Stazzema a Marzabotto, da Civitella Val di Chiana a Fivizzano. A Boves, alla Carnia.

L’offensiva alleata martellava le città con bombardamenti dagli esiti spesso tragici, come quello che portò, a Milano, alla morte di 184 bambini, nella Scuola elementare Francesco Crispi di Gorla.

Da Fossoli partivano i trasporti degli ebrei verso i campi di sterminio di Bergen Belsen e Auschwitz.

Contemporaneamente prendeva forza il movimento di Resistenza al fascismo. Fascismo che, con il regime della Repubblica Sociale Italiana, era complice della ferocia nazista.

Si affacciavano i primi embrioni di partecipazione politica e di aspirazione democratica.

Ad Ampezzo, la Repubblica rende oggi onore a quanti hanno contribuito alla causa della libertà, animando l’esperienza delle “zone libere”, delle “Repubbliche partigiane”.

Una causa che abbiamo visto e ascoltato poc’anzi raffigurata in maniera esemplare dalla Medaglia d’oro, dalla sua Medaglia d’oro, Paola Del Din.

Vi è una sequela, una serie di ricordi di queste esperienze

Da Montefiorino all’Ossola, all’Alto Monferrato alla Valsesia, alla Carnia, venne offerto l’esempio di genti che non si contentavano di attendere l’arrivo delle truppe alleate ma intendevano sfidare a viso aperto il nazifascismo, dimostrando che questo non controllava né città né territori, mettendo a nudo quel che era: truppa di occupazione.

Ecco perché la battaglia della Resistenza era una battaglia per l’indipendenza oltre che per la libertà.

L’estate partigiana del 1944 si nutriva della convinzione che, presto, gli Alleati avrebbero sfondato la Linea Gotica per porre rapidamente fine alla guerra, puntando dal Veneto verso l’Austria, i Balcani.

La convinzione era così diffusa da spingere il Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia – il CLNAI – a porsi, il 2 giugno 1944, giusto due anni prima della data del referendum istituzionale – il problema della transizione dei poteri nelle terre occupate e a definire l’obiettivo dell’azione dei Patrioti in una circolare diretta ai Comitati di Liberazione nazionali, regionali e provinciali. Vi si diceva: “l’insurrezione nazionale, insieme alle operazioni condotte dall’esercito regolare, deve fornire la prova storica dell’opposizione del popolo italiano al nazifascismo e costituire così la sua riabilitazione di fronte al mondo intero”.

Un’ambizione necessaria, per ridare all’Italia il suo posto tra le nazioni civili.

La Resistenza ricusava l’idea che il ruolo del movimento partigiano fosse, con azioni di guerriglia e di disturbo, esclusivamente di affiancamento all’offensiva delle truppe alleate.

Di rincalzo giungevano le istruzioni del Corpo Volontari della Libertà, poche settimane dopo, il 28 giugno, indirizzate alle formazioni partigiane, con una circolare sulla “occupazione di passi e vallate, le operazioni militari e l’organizzazione civile”.  Vi si osservava che: “lo sviluppo del movimento partigiano comporta l’estensione delle zone controllate stabilmente dalle formazioni patriottiche e la vera e propria occupazione in zone determinate di paesi e vallate”. Questo allo scopo, anche di avere organi locali in grado di essere interlocutori con le forze alleate di cui si attendeva l’arrivo.

Un’estate, un autunno, di attesa ansiosa e, insieme, di intensa preparazione di una nuova Italia, dopo gli anni bui del fascismo.

L’offensiva alleata contro la Linea Gotica e l’azione delle formazioni partigiane misero a dura prova le forze tedesche e quelle della Repubblica Sociale e conseguirono l’obiettivo indicato di dar vita a forme a esperienze di autogoverno territoriale.

Oggi, qui, ad Ampezzo, rendiamo onore ai Friulani che, con la Repubblica Partigiana della Carnia e dell’Alto Friuli, vollero battersi per la loro terra, per la loro dignità, per le radici loro, per quei valori di solidarietà che hanno sempre caratterizzato la convivenza tra queste montagne.

Una Repubblica, anello di quella corona di “zone libere” che avrebbe contribuito a dare il senso della nascita, dopo quello dissoltosi nell’estate del 1943, di uno nuovo Stato, con un ordine costituzionale che non vedeva più sudditi ma bensì cittadini.

Quale era la percezione della vita democratica nel 1944?

Dopo venti anni di dittatura in cui la memoria dell’ordinamento democratico era stata rimossa, occorreva far ritrovare ai cittadini il sentimento della libertà.

Anche a questo corrispondeva il proposito di dar vita nelle zone libere alle forme di autogoverno che, ai comandi del Corpo Volontari Libertà, univano la costituzione di organi di potere popolare per regolare l’amministrazione della vita delle comunità locali.

Fu così qui in Carnia, dove le donne furono protagoniste per la prima volta nel voto, espresso nelle assemblee dei capifamiglia, e nella organizzazione del soddisfacimento dei bisogni della popolazione, ricordava poc’anzi la Presidente Regionale dell’ANPI. Le “portatrici”, riesumando l’esperienza del primo conflitto mondiale, seppero consentire la sopravvivenza della popolazione durante l’assedio.

Del resto, caratteristica del movimento partigiano era proprio la sollecitazione all’iniziativa e alla partecipazione dal basso, dopo due decenni di subalternità e di passività popolare, frutto dell’applicazione del precetto fascista “credere, obbedire, combattere”.

La scelta politica di dar vita alle Repubbliche partigiane esprimeva una fase di maturità dell’esperienza della Resistenza, con la anticipazione della futura esperienza democratica.

La storiografia resistenziale ha definito la Carnia “laboratorio di democrazia”.

Nella opinione pubblica dopo l’8 settembre del 1943, era presente anche “l’attendismo”, la convinzione che fosse meglio non esporsi alle rappresaglie nazifasciste e attendere che gli Alleati risalissero la penisola. Questo atteggiamento non teneva in conto le sofferenze imposte alle popolazioni, quelle sofferenze gravi, imposte dalle forze occupanti, i soprusi, le deportazioni.

A levarsi furono i Resistenti, obbedendo all’ammonimento di Giuseppe Mazzini: “più che la servitù temo la libertà recata in dono da altri”.

Perché la Resistenza non era immobilismo.

Fu una sfida dura e i caduti di questa terra, che la Repubblica ha onorato con la Medaglia d’argento al Valor Militare, ne sono state il prezzo.

Di quella medaglia recita la motivazione: “La gente carnica osò lanciare una intrepida sfida all’invasore nazista e al suo alleato fascista, realizzando la Zona libera della Carnia, lembo indipendente d’Italia, retto dal governo democratico del Comitato Liberazione Nazionale, formato da civili”. E proseguiva quella motivazione: “Con una continua, eroica, tenace lotta, le divisioni partigiane Garibaldi e Osoppo, con l’appoggio delle popolazioni locali, uomini e donne, liberarono una estensione di 3500 chilometri quadrati, che comprendeva ben 42 Comuni”.

E aggiungeva ancora: “La difesa della Zona Libera e della sua capitale, Ampezzo, costrinse l’occupante a distogliere numerosi reparti dai fronti operativi per impiegarli nella repressione che costò ben 3.500 caduti partigiani e civili, migliaia di deportati e di internati, eccidi efferati, saccheggi, rappresaglie disumane nei Comuni di Enemonzo, Forni Avoltri, Forni di Sopra, Forni di Sotto, Ovaro, Paluzza, Paularo, Prato Carnico, Sutrio e Villa Santina”.

Alla macchia, in questa zona, fu un grande numero di alpini della Divisione Julia, sfuggiti alla cattura e al destino della deportazione in Germania.

Il movimento partigiano, oltre a sottrarre dal combattimento contro gli alleati rilevanti assetti tedeschi, conseguì il grande risultato di impedire la realizzazione della coscrizione obbligatoria, volto a dar vita a un nuovo esercito asservito ai fascisti della Repubblica di Salò.

I bandi fascisti avevano fatto dei giovani dei disertori che, da renitenti alla leva, sarebbero divenuti partigiani.

Anche alcuni giovanissimi furono protagonisti allora, come il quattordicenne Giovanni Spangaro, staffetta partigiana. Giovanissimi, oggi, coltivano la memoria come gli alunni della scuola di Forni Avoltri che hanno voluto dedicare un podcast agli avvenimenti della Repubblica di Carnia.

Ma la guerra in realtà era lungi dalla conclusione.

Il proclama del feldmaresciallo inglese Alexander, del 13 novembre 1944, diretto ai “patrioti”, provocò gelo profondo sulle attese di una rapida liberazione del Nord Italia.

La Linea Gotica resisteva e Alexander segnalava che alla campagna d’estate avrebbe fatto seguito una pausa. Proclamava: “i patrioti devono cessare la loro attività precedente per prepararsi alla nuova fase di lotta e fronteggiare un nuovo nemico, l’inverno”.

Ma i patrioti non erano di fronte al nemico, ma erano in mezzo al nemico e la Stasi nelle operazioni belliche portò a consentire duri rastrellamenti contro le forze partigiane.

Il “Comando per l’Italia occupata” del Corpo Volontari della Libertà reagì immediatamente, preoccupato della sopravvivenza dei circa 80.000 uomini in armi presenti nelle formazioni in quel momento, precisando ai reparti che non si trattava di smobilitazione.

A questo si aggiungeva la denuncia di “losche manovre per tregue o compromessi”, che venne fatta, la denuncia venne fatta, dal Comitato Liberazione Alta Italia, il 3 dicembre, contro il tentativo di indebolire la Resistenza, accampando l’esistenza di trattative sotterranee in atto.

“Non c’è posto per attesisti – proclama il Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia – per attesisti e tanto meno per i sabotatori dell’insurrezione nazionale, per i consiglieri di patteggiamento con il nemico”. Per proseguire: “contro gli agenti del nemico, come contro il nemico, il Comitato di Liberazione ha una sola parola: guerra”.

Ma il periodo da lì sino alla Liberazione sarebbe stato costellato di grandi sofferenze per le popolazioni.

L’offensiva nazista, sostenuta da reparti cosacchi e caucasici, trasferiti al seguito della ritirata nazista da altri fronti, portò alla fine della Repubblica Partigiana della Carnia, così come avvenne, per esperienze analoghe, in altre zone d’Italia.

La condizione di terra di frontiera, area di interesse strategico per le truppe tedesche, anche ai fini di una ritirata per l’estrema difesa della Germania, si manifestò in tutta la sua complessità.

La Carnia sarà l’ultimo lembo d’Italia a essere poi liberato e dovrà soffrire l’oltraggio di due ultime stragi, il 2 maggio 1945, a Ovaro-Comeglians e a Avasinis-Trasaghis.

Il Regno d’Italia, con l’ambigua dichiarazione dell’8 settembre 1943 e sino al cambio di fronte operato 13 ottobre successivo, con la dichiarazione di guerra a Berlino, aveva permesso l’invasione della penisola da parte delle truppe germaniche.

Si era così manifestato l’intento annessionistico da parte del Terzo Reich dei territori e delle popolazioni dell’arco alpino che andavano dall’Alto Adige alla provincia di Lubiana, sottratti alla presunta autorità del governo collaborazionista di Salò e sottoposte, in realtà, all’autorità militare tedesca.

La promessa di terre e di beni alle truppe cosacche, utilizzate nella repressione antipartigiana, prospettando loro la possibilità di trasformare la Carnia in una “Kozakenland” – con l’operazione Ataman – alimentava a maggior titolo, al contrario, la opposizione e la difesa della identità friulana da parte della Resistenza, che seppe sfuggire anche all’intento tedesco di contrapporre, in quest’area nazionalità a nazionalità.

Un tema che avrebbe visto la denunzia di Michele Gortani, poc’anzi ricordato dal Presidente della Comunità di Montagna.

Insigne geologo, Presidente in quel momento del Comitato di Assistenza per la Carnia e più tardi membro dell’Assemblea Costituente, Gortani fu il padre del secondo comma dell’articolo 44 della nostra Costituzione: quello che impone, che incarica, che dà mandato alla Repubblica di tutelare tra i beni importanti della sua vita, la montagna.

L’Italia è orgogliosa del percorso compiuto in questi quasi 80 anni dalla Liberazione.

Oggi, come poc’anzi sottolineava la Presidente regionale dell’Anpi, storia e memoria si incontrano. Con le contraddizioni e le sofferenze che accompagnano gli eventi bellici. La vocazione di pace del nostro Paese è segno che tutto questo non è passato invano.

Oggi la Repubblica, qui, in Friuli, riconosce in queste popolazioni, in Carnia, radici della nostra Costituzione, radici che alimentano la nostra vita democratica.

Grazie alla Repubblica della Carnia e dell’Alto Friuli. Grazie per quanto fatto allora, per quanto tramandato, pertanto conservato oggi.

Viva l’Italia!

Palermo, bimbo di 10 mesi ingerisce, non visto forse dai geneitori ventenni, cannabis e finisce in ospedale in difficoltà respiratorie

 

Il piccolo è stato trasportato  al Pronto soccorso pediatrico dell’ospedale Cervello  di Palermo  dai due giovanissimi genitori, poco più che ventenni, residenti  nella  provincia

 

Ospedale Di Cristina - Palermo

Appena visitato dai medici del  Pronto soccorso pediatrico dell’ospedale Cervello di Palermo  con respiro affannoso  , hanno diagnosticato subito che quella strana intossicazione era stata provocata dall’assunzione  di una droga o sostanza affine.

Il bambino – si apprende – è arrivato nell’area della massima emergenza  attorno alla mezzanotte di Ferragosto.

Disposto dai  sanitari del Cervello  le relative analisi  da dove con  l’esame delle urine i  valori avrebbero mostrato la presenza di Thc, il principio attivo della cannabis che probabilmente il piccolo avrebbe ingerito mentre era a casa. L’ipotesi è che, approfittando di un momento di distrazione dei genitori, abbia preso la droga che era nell’appartamento e non visto  se la sia portata alla bocca. Indagini in corso

Enna: consegnano in carcere droga e cellulari col drone, 13 arresti .. La consegna di un pacco a 2500 euro….

Drone Foto Stock, Drone Immagini | Depositphotos

Archivi -Sud Libertà

 

Consegnavano in volo ingenti quantitativi di droga e telefoni cellulari all’interno del carcere di Enna. Con uno stratagemma ben collaudato che prevedeva l’uso di un drone, eludevano i controlli e portavano a destinazione i pacchi illeciti. Con l’accusa di traffico, detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti nonché di accesso indebito a dispositivi idonei alla comunicazione da parte di soggetti detenuti, sono state arrestate tredici persone in un’operazione congiunta tra la Polizia di Stato e la Polizia penitenziaria di Enna.

Durante la notte, gli indagati da una via adiacente all’istituto carcerario, legavano con una corda delle buste contenenti droga o telefoni e, dopo aver fatto alzare in volo l’aeromobile a pilotaggio remoto, lo guidavano fino alle finestre delle celle dove i detenuti, sporgendo le braccia dalla finestra, ne recuperavano il contenuto.

I poliziotti della Squadra mobile ennese e gli investigatori della penitenziaria, attraverso le indagini hanno portato alla luce un vero e proprio tariffario. Per consegnare la droga e i cellulari nelle carceri venivano chiesti 2.500 euro a pacco e fino a 3.500 euro per la consegna di due pacchi.