Svolta storica: con la diagnosi precoce il bambino con atrofia muscolare potrà essere subito trattato e vivere come tutti i bambini sani

 

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Approvato emendamento alla legge 167/2016
screening neonatale esteso alle malattie neuromuscolari

 

 

Atrofia muscolare spinale, rilevando in tempo la patologia sarà finalmente possibile modificarne il decorso grazie al farmaco salvavita

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«La conquista dello screening neonatale esteso riguarda tutti –  i neonati che nasceranno in Italia. Sappiamo bene che le notizie sulle malattie genetiche rare interessano un numero limitato di pazienti e medici, ma stavolta non è, e non può essere così. Il cambiamento è alla portata dell’intera società». Anche Famiglie Sma, l’associazione di genitori per la ricerca sull’atrofia muscolare spinale, esprime – attraverso le parole della presidente nazionale Daniela Lauro – l’immensa soddisfazione e la gioia per l’approvazione dell’emendamento alla legge 167/2016 da parte della Commissione Bilancio della Camera, dopo mesi e mesi di intenso lavoro istituzionale.

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«Ci rivolgiamo soprattutto alle future mamme e ai futuri papà – afferma Lauro – nel momento in cui i vostri figli, appena nati, effettueranno gli screening obbligatori, sarà possibile rilevare, prima ancora della comparsa dei sintomi, l’eventuale presenza dei geni dell’atrofia muscolare spinale. Ed è qui che avverrà la svolta storica: in caso di diagnosi positiva il bambino potrà essere immediatamente trattato per ottenere uno sviluppo normale simile a quello dei coetanei sani. Un progresso scientifico rivoluzionario – continua la presidente – dovuto alla terapia farmacologica Nusinersen, ufficialmente autorizzata in Italia da un anno. Un trattamento capace di rallentare, o in alcuni casi di arrestare, l’avanzare della patologia, se somministrato sin dalla nascita, come già dimostrato in numerosi casi».

La voce di Famiglie Sma si aggiunge a quella dell’Osservatorio Malattie Rare e alle altre 15 onlus che nelle scorse settimane si sono appellate al Parlamento e al Governo, affinché il ministero della Salute estendesse gli screening neonatali non solo alle malattie metaboliche ereditarie, ma anche alle patologie neuromuscolari, alle immunodeficienze congenite severe e alle malattie da accumulo lisosomiale, in cui esiste una terapia in grado di modificare la storia naturale di malattia, proprio come avviene con Nusinersen per la Sma.

«L’approvazione dell’emendamento conferma che tutti gli sforzi fatti negli ultimi anni non sono stati vani – conclude la presidente di Famiglie Sma – nel 2019 sarà avviato in Lazio e Toscana un progetto pilota di screening neonatale, grazie all’Istituto di Medicina Genomica dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, in collaborazione con il Policlinico Gemelli di Roma, le due Regioni coinvolte, l’Ospedale Meyer di Firenze, l’azienda farmaceutica Biogen e la nostra associazione». Un’iniziativa nata anche quale esempio di buona prassi nel territorio nazionale: «Per effettuare il test genetico, che individua con certezza il 97-98% dei casi di Sma – afferma il prof. Francesco Danilo Tiziano dell’Università Cattolica – occorre aggiungere solo una minima quantità di sangue del neonato, rispetto a quello già prelevato per gli screening obbligatori. Entro pochi giorni dalla nascita e con costi contenuti riusciremo a ottenere i risultati e, in caso di diagnosi, potremo avviare immediatamente il trattamento farmacologico, aumentando esponenzialmente l’efficacia della cura e contrastando il processo degenerativo». Intervenire precocemente, dunque, per cambiare la vita di decine di bambini. E non solo, «anche per ridurre i giorni di ospedalizzazione dei pazienti – conclude Lauro – il numero degli esami, il rischio di complicanze, le ore di lavoro o di scuola. In altre parole, un beneficio per l’interno sistema sanitario nazionale».

SUD LIBERTA’ : OSPEDALE DI GRAVINA( A CALTAGIRONE) E DISTRETTO DI BELPASSO:CAOS, MANCANO INFERMIERI . I DIRIGENTI ASP LI “SFRUTTANO” OLTRE IL CONSENTITO

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Sanità   catanese nella palude. A Caltagirone e a Belpasso.  Eclatante gesto di protesta  lanciato dal Sindacato ” NurSind,” sindacato delle professioni infermieristiche, per richiamare le attenzioni dei vertici della sanità regionale, sulla situazione dell’ospedale Gravina di Caltagirone

Il Gravina, si avvia va verso un “progressivo smantellamento per ragioni estranee alle logiche di un buon funzionamento della pubblica sanità”.Gli infermieri, fino a quando non interverrà l’assessore regionale alla salute e o il direttore generale, rimarranno incatenati e in sciopero della fame.. Decisi a tutto…..

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Le contestazioni:   la disapplicazione in tutta l’Asp di fondamentali norme sulla sicurezza dei lavoratori dovuta a croniche carenze igienico sanitarie in tutti i presidi e distretti; la gravissima insufficienza del personale infermieristico e degli operatori socio sanitari nonché uno scorretto utilizzo delle risorse umane; la mancanza quasi ventennale dell’indizione di concorsi interni all’Asp Catania atti ad individuare anche  le figure dei coordinatori, la politica clientelare che ha generato invenzioni di coordinatori pupilli dei primari.     

       SITUAZIONE CAOTICA- ED ILLECITA – ANCHE A BELPASSO

Ma la carenza infermieristica si avverte anche in un altro Distretto della provincia etnea, quello di Belpasso, un Poliambulatorio dove nel passato era stata più volte richiesta la carenza in pianta organica di infermiere. Richiesta anche qui disattesa dai vertici dirigenziali dell’Asp di Catania. Le attese diventano quindi  estenuanti per una visita, specialisti alla ricerca di un infermiere che li aiuti, i quattro infermieri in servizio a Belpasso – qualificate con autentico spirito di sacrificio ed abnegazione si devono distribuire tra visite, assistenza, registrazione visite, relazioni informative con gli utenti, richieste di materiale sanitario da inviare all’Ospedale di Paternò, costrette quasi tutte- due sono prossime al pensionamento – a superare abbondantemente gli orari contrattuali , anche di un’ora o due, per poter lasciare le consegne ai colleghi dei turni successivi. 

 Se qui le infermiere in servizio- osserviamo noi di SUD LIBERTA’ – dovessero coalizzarsi e attivare un contenzioso, l’Autorità Giudiziaria certamente si esprimerebbe in termini di condanna del direttore generale e dei dirigenti dell’Ambulatorio di Belpasso che non hanno segnalato o trascurato le criticità esistenti causando l’indebito “arricchimento dell’Asp con sfruttamento provato e documentato delle lavoratrici.   Ma dulcis in fondo i dirigenti dell’Asl nella consapevolezza della cronica carenza di personale a Belpasso per il susseguirsi di congedi per pensionamenti di numerose unità di personale infermieristico hanno persino “inventato”, una disposizione di servizio, passata inosservata tra i distratti sindacati locali, che  dispone dadiverso tempo  l’invio all’Ospedale di Paternò di una o due unità infermieristiche in dispregio della normativa e della giurisprudenza consolidata che consente la mobilità solo in via temporanea.        Tale circostanza-si apprende – è stata programmata tramite un Coordinatore infermieristico dell’Ospedale di Paternò, ovviamente avallata dal direttore di servizio, da oltre un anno e mezzo.

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Ma qui la situazione è resa ancora più grave dalla disattenzione e probabili illeciti consumati della direzione generale dell’Asl che mantiene nelle mansioni di “amministrativo” un infermiere generico od  ausiliario, negli Uffici amministrativi dell’ambulatorio di Belpasso (si apprende che sia  un ex assessore comunale) anzichè alle mansioni previste dalla qualifica originaria nell’osservanza dell’ordinamento giuridico. 

Una cosa di non poco se consideriamo che una persona può rappresentare di fronte a tanta carenza, una boccata d’ossigeno per l’intero personale infermieristico e specialistico. Si impone dunque una indagine  dell’Autorità Giudiziaria per sapere chi e e perchè si sia creata in tanti anni una situazione a dir poco illecita  ed intollerabile tra la  cronica  indifferenza dei dirigenti dell ‘Asp 3 di Catania, autentici “sfruttatori” del personale.

NAPOLI: CORRUZIONE FORNITURE SANITA’, 33 ARRESTI, COINVOLTI DIRIGENTI MEDICI E 4 SOCIETA’

La Guardia di Finanza di Napoli ha notificato tra ieri e oggi 33 avvisi di conclusione indagini a 29 persone e 4 società coinvolte nell’indagine della Procura della Repubblica di Napoli  per un  sistema di corruzione nella sanità napoletana legata a  quattro aziende riconducibili ad alcuni componenti della famiglia dell’Accio.

Coinvolta anche una dirigente dell’Asl Napoli 1 Centro.   Notificate  sei misure cautelari agli arresti domiciliari nei confronti di quattro componenti la famiglia Dell’Accio, la dirigente dell’Asl Napoli 1 Centro Loredana Di Vico e un collaboratore dei Dell’Accio. Sono 22 le procedure di affidamento di forniture  contestate a vario titolo nell’avviso di conclusione indagini a firma del sostituto procuratore Valter Brunetti. 

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Tra i 33 indagati figura anche Francesco Alfonso Bottino, ex direttore generale dell’ospedale S. Anna e S. Sebastiano di Caserta, già coinvolto in una inchiesta della DDA di Napoli su irregolarità negli appalti della sanità casertana. Bottino sarebbe coinvolto, in concorso con altri indagati, tra cui l’imprenditore Vincenzo Dell’Accio, nella procedura per la fornitura di quattro colonne laparoscopiche per l’ospedale casertano che risale al 2012.

Secondo la ricostruzione delle autorità in quell’occasione venne illecitamente  favorita, per la fornitura delle quattro apparecchiature, di un valore complessivo di 690mila euro oltre l’Iva, una delle società finite al centro dell’indagine che però forniva i beni richiesti a un prezzo superiore del 330 per cento rispetto ai prezzi praticati dalla casa produttrice degli apparecchi, anch’essa in gara d’appalto con  un agente di commercio. 

Tra gli indagati c’è Loredana Di Vico, responsabile dell’unità operativa complessa acquisizione beni e servizi dell’Asl Napoli 1 Centro, preposta all’istruzione delle procedure per le forniture elettromedicali, gli imprenditori Vincenzo Dell’Accio, al quale la donna era legata da uno stretto rapporto, e suoi parenti, Rosario, Antonio e Claudia dell’Accio.

. Avvisi di conclusione indagini anche nei confronti dei quattro rappresentanti delle società Lga, Maflamed, Frag Hospital e Vicamed, alcuni dei quali risultati essere dei prestanome dei dell’Accio. Tra gli indagati figura un medico dirigente dell’ospedale San Giovanni Bosco e due dipendenti dell’unità operativa complessa gestione economico finanziaria informatizzata dell’Asl Napoli 1,  addetti alla liquidazione. I tre sono accusati di  corruzione per avere ricevuto regali dall’imprenditore Dell’Accio per finalità diverse da quelle istituzionali. Tra i benefit che gli indagati avevano ricevuto figurano anche dei buoni da spendere presso una pasticceria di Napoli, un biglietto ferroviario Napoli-Torino e un soggiorno alberghiero in una suite. 

Coinvolti anche dirigenti medici, per  forniture di varie apparecchiature (colonne laparoscopiche, broncoscopi, colonne endoscopiche, sistemi di videoendoscopia, generatori, e strumentazione varia) dirette agli ospedali San Giovanni Bosco, Ospedale del Mare, Ascalesi, San Paolo, Loreto Mare di Napoli e per l’Azienda Ospedaliera S. Anna e S. Sebastiano di Caserta.

Gli investigatori infine proseguono le indagini….

PRONTO SOCCORSO :VI SVELIAMO I NOMI DEI DIRIGENTI AUTORI DEL SUCCESSO DEL POLICLINICO

SUD LIBERTA’ ,AL PRESIDENTE MUSUMECI: METTERSI AL LAVORO PER REALIZZARE IL PRONTO SOCCORSO AL “CENTRO CUORE MORGAGNI” DI PEDARA A BENEFICIO DI TUTTA LA PROVINCIA ETNEA

Oggi il Pronto soccorso del Policlinico diventa operante e a pieno regime dopo le precedenti simulazioni. E’ un momento importante per la Sanità catanese dopo gli scandali del passato e le continue disfunzioni che obbligano i cittadini a rivolgersi altrove.

Il momento è proprio “- come afferma il Presidente della Regione Musumeci – di un’accresciuta responsabilità perché il Pronto Soccorso del Policlinico è una struttura all’avanguardia. Questo momento suggerisce la necessità di lavorare affinché la sanità siciliana non abbia nulla da invidiare a quella delle altre regioni d’Italia”.

E’ un tassello di efficienza. Ma parte da lontano sin da quando il Policlinico -unica struttura lontana dai guai giudiziari e storture amministrative aveva un signor direttore generale : Antonino Zappalà.  Non un alto burocrate, ma un autentico appassionato e sostenitore della disciplina del personale in servizio e della costruzione di un moderno apparato sanitario.Un esempio per il futuro.  Oggi raccogliamo i frutti di quella intelligente dirigenza che lavorava davvero per il benessere della popolazione siciliana

Ora occorre studiare il meccanismo di distribuzione dei pazienti- come afferma il Rettore Prof. F.Basile – con le altre strutture degli ospedali cittadini, capire le esigenze dei paesi limitrofi e realizzare- a parere di SUD LIBERTA’ – le proposte che giacciono da tempo nel cassetto- forse oramai seppellite dalla polvere e dall’oblio- della necessità di realizzare un Pronto soccorso alla Clinica Morgagni di Pedara per servire l’utenza di tutto l’hinterland catanese e provinciale

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(Nella foto a sinistra il dr Antonino Zappalà, ex Segretario generale del Policlinico e “costruttore” appassionato della struttura universitaria)

 

 

L?inaugurazione del Pronto soccorso

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Pedara: Centro cuore Morgagni . Qui la Regione con il Presidente Musumeci potrebbe attivare un importantissimo Pronto soccorso per servire tutta la popolazione della provincia di Catania

 

 

 VIDEO PRONTO SOCCORSO POLICLINICO DI CATANIA

NAPOLI: RITROVARSI IN UN LETTO D’OSPEDALE RICOPERTO DI FORMICHE- INDAGINE DEI NAS

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Una “paziente di colore ricoperta di formiche all’ospedale San Giovanni Bosco.

La donna, originaria dello Sri Lanka, è ricoverata al San Giovanni Bosco dallo scorso 22 ottobre e,  il direttore sanitario Giuseppe Matarazzo, ” afferma di non sapere nulla e di non aver ricevuto alcuna segnalazione”. Dopo la denuncia , Matarazzo ha disposto la chiusura della  stanza del reparto di medicina per la bonifica e la pulizia, trasferendo la paziente in un’altra stanza. “Il direttore ha aperto una indagine interna interna –  per verificare come sia stato possibile ciò e punire gli eventuali responsabili”.

Nella struttura sanitaria è in corso un’ispezione dei Nas al fine di accertare le responsabilità.

Per combattere le malformazioni nei bambini la Chirurgia stringe alleanza con le famiglie

 

Domani 27 ottobre, ore 14.00, Dipartimento Materno-Infantile Garibaldi Nesima (Catania)

 

CHIRURGIA PEDIATRICA: MEDICI E FAMIGLIE UNITI

A SOSTEGNO DEI BIMBI CON MALFORMAZIONI ALL’ESOFAGO

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Incontro regionale dell’associazione F.AT.E., che riunisce genitori di piccoli pazienti con atresia esofagea

CATANIA – «Stringere sempre più l’alleanza tra strutture sanitarie e famiglie, facendo in modo che queste ultime non vengano lasciate sole nell’affrontare un problema così complesso e potenzialmente devastante come quello dell’atresia dell’esofago». Sebastiano Cacciaguerra, direttore della Struttura Complessa di Chirurgia Pediatrica dell’Arnas Garibaldi di Catania, spiega con queste parole l’obiettivo del terzo Incontro regionale dell’associazione F.AT.E. (Famiglie con Atresia Esofagea), in programma nella città etnea domani, sabato 27 ottobre, alle 14.00, presso il presidio ospedaliero di Nesima.

L’atresia dell’esofago è una malformazione congenita che colpisce 1 bambino su 3500 nati vivi e si determina tra la terza e la quinta settimana di vita del feto, con un trend incrementale. A Catania il reparto di Chirurgia Pediatrica dell’Arnas Garibaldi, in collaborazione con i genitori dei bambini affetti, ha sviluppato con professionalità e dedizione un approccio attivo alla gestione della malattia, anche attraverso il confronto aperto sui temi che possono favorire un percorso terapeutico e assistenziale di cura e supporto ai piccoli pazienti e alle loro famiglie.

Come affrontare le lunghe degenze cercando di attenuare gli effetti dell’ospedalizzazione prolungata? Quali sono i principali aspetti della crescita dei bambini atresici che il pediatra di base dovrebbe attenzionare? Come educare i figli, tenendo conto del loro approccio alla patologia? Queste le tematiche che verranno affrontate in occasione dell’incontro a cui parteciperanno medici, sanitari ed esperti.

Interverranno – insieme al direttore Cacciaguerra e dopo l’apertura del commissario straordinario dell’Arnas Garibaldi Giorgio Santonocito – il direttore del Dipartimento Materno-Infantile Giuseppe Ettore, il consigliere nazionale e referente F.AT.E. Sicilia Maurizio Indovino, il responsabile dell’Hospice Pediatrico Pasqualino Quattrocchi, il gastroenterologo pediatrico Antonino Tedeschi, la psicologa presso l’Ospedale Pediatrico Bambin Gesù di RomaLucia Aite. L’incontro sarà anche occasione per fare il punto sulle future iniziative dell’associazione F.AT.E..

Istituita nel luglio 2004, la Chirurgia Pediatrica del Garibaldi di Catania è in Sicilia il punto di riferimento per la ricostruzione dell’esofago in casi di atresia, anche per via toracoscopica quando consentito. Tra i successi più recenti, due interventi di correzione dell’atresia esofagea “long gap” su due pazienti neonati, di 900 e 1900 grammi. Altri esempi di eccellenza della struttura sono il trattamento endoscopico della calcolosi reno-ureterale e l’impiego routinario delle tecniche mini invasive, sia per affrontare giornalmente le urgenze addominali, che per la chirurgia ablativa e ricostruttiva urologica. «Ogni anno trattiamo in sala operatoria circa mille casi, spaziando dalla chirurgia ambulatoriale ai casi più complessi – conclude il direttore Cacciaguerra – Secondo le statistiche regionali, le nostre performance, in termini numerici e di indice di complessità, ci pongono all’avanguardia nel panorama nazionale».

LA RAGAZZA DI VETRO –

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NAPOLI: INTERVENTO COMPLESSO, UNICO A LIVELLO INTERNAZIONALE, SU RAGAZZA DALLE OSSA DI VETRO

 

La ragazza dalle ossa di vetro dopo un’accidentale caduta aveva riportato una frattura bilaterale del bacino e il quadro clinico, sottoposto all’attenzione di numerosi specialisti, era stato giudicato troppo compromesso per azzardare un intervento chirurgico a causa di ossa ‘di vetro’, troppo fragili.  I sanitari pensavano che era destinata a passare il resto della vita sulla sedia a rotelle una 15enne di San Giuseppe Vesuviano (Na), affetta da una forma di osteogenesi imperfetta, malattia genetica rara che comporta una fragilità ossea e osteoporosi giovanile.

L’ospedale ‘San Giuseppe Moscati’ di Avellino ha aperto tuttavia le porte della speranza.. Il direttore dell’Uo di Ortopedia e Traumatologia della struttura campana, Antonio Medici, pur consapevole dei rischi connessi a un intervento già di per sé difficile, ha provato il complesso intervento

L’intervento – racconta il primario – si è svolto in due tempi: la prima volta, coadiuvato da un’équipe di ortopedici e anestesisti, sono intervenuto sulla frattura destra e sinistra da via posteriore. Dopo una settimana, la ragazza è tornata in sala operatoria e la frattura è stata trattata per via anteriore.

La ragazza di vetro  ha subito quattro interventi chirurgici in due sedute, per fare in modo che la fragilità ossea non rendesse inutili i tentativi di fissazione, da effettuare in un particolare modo per favorire la formazione del callo osseo. Ma tutto è andato meglio del previsto ha detto il chirurgo”.

Che Dio conservi la Salute degli Italiani- I medici hanno dimenticato la garza nella ferita di donna che muore

Un caso di imperizia medica clamorosa .E’ l’argomento del giorno che genera sfiducia nella Sanità ospedaliera. Operata per un ascesso all’ospedale Maresca, dopo un mese e mezzo i medici scoprono una garza nella ferita, ma la paziente muore al San Leonardo di Castellammare di Stabia pochi giorni dopo il secondo intervento, forse a causa dell’infezione.

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L’autopsia sul corpo di una 67enne di Torre del Greco toglie ogni minimo dubbio sulle  cause del sul decesso, avvenuto sabato mattina nell’ospedale stabiese. La figlia della 67enne ha sporto denuncia e la Procura di Torre Annunziata ha aperto un’inchiesta, iscrivendo nel registro degli indagati i nomi di 17 medici e infermieri dei due ospedali e della clinica Bianchi di Portici, dove la donna aveva iniziato la riabilitazione post operatoria. Si cerca di scoprire come sia stato possibile una tale dimenticanza. L’esame autoptico sarà disposto nelle prossime ore.

DUE CASI DI COLERA A NAPOLI: I DUE PAZIENTI STRANIERI HANNO FATTO UN VIAGGIO A BANGLADESH E SONO TORNATI INFETTI

L‘ospedale Cotugno di Napoli ha registrato due casi di colera. Malattia rara ma altamente pericolosa.. Madre e figlio, che risiedono a Sant’Arpino in provincia di Caserta, sono in condizioni stazionarie e “la situazione è del tutto sotto controllo”, spiega Antonio Giordano, commissario straordinario dell’Azienda ospedaliera dei Colli (Monaldi, Cotugno e Cto). I due pazienti sono originari del Bangladesh ed erano tornati di recente nel loro paese d’origine per un soggiorno con i parenti per poi rientrare in Italia.

“Immediatamente – spiega Giordano – è stata allertata la Asl competente e sono state attivate tutte le procedure previste dai protocolli. I contatti familiari del caso indice sono stati già individuati e sono attualmente sotto stretta osservazione sanitaria”.

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I casi di colera in Italia, tutti di importazione, “sono estremamente rari – precisa l’esperto – Possono esserci anni in cui non ne registriamo nessuno, anni in cui se ne registrano due o tre. Ma sono possibili, perché le persone oggi viaggiano molto e questa malattia, a trasmissione oro-fecale, è presente in diversi Paesi”.

Professione medica in Sicilia: “cambiare passo e condividere le soluzioni politico-sanitarie con la rotta del Paese”

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In uno scenario di stato sociale gia’ in grave crisi come quello attuale, la professione medica si sovrappone anche a questioni economiche e di diritti che si sommano al disorientamento rispetto alle nuove regole che stanno intervenendo sulla salute dei cittadini. Questo impone a tutti, compresi i sindaci, una valutazione profonda sulle misure da adottare per una politica sanitaria a misura di comunita’”.

In vista degli ‘Stati generali della professione medica 2019′, il presidente Toti Amato si augura che “il sindaco di Palermo Leoluca Orlando, presidente dell’AnciSicilia, possa cambiare passo, avviando un dibattito costruttivo con l’Ordine dei medici di Palermo e tutti gli altri ordini provinciali per trovare con pari dignita’ istituzionale una strada comune nella sfida lanciata dal nuovo Servizio sanitario pubblico e nel superamento delle ragioni che stanno alla base di quel malessere profondo tra professionisti della sanita’ e pazienti raccontato ogni giorno dalle pagine di cronaca”.

“In un contesto di forte cambiamento che tocca la salute – spiega Amato – il rapporto tra medico e collettivita’ non riguarda solo scelte che attengono alla scienza, ma anche la ricerca e la condivisione di soluzioni politico sanitarie in linea con la rotta che vuole prendere un Paese, e per ricaduta un territorio. Ad oggi pero’ assistiamo a un rapporto solo marginale con il sindaco Orlando, a cui la legge assegna anche il ruolo di autorita’ sanitaria”.

“La professione medica – sottolinea il presidente dell’Omceo – non e’ solo un elenco di cure da trasferire, ma una visione della persona che ha implicazioni sociali ed etiche. Se i medici sono una cerniera tra salute, societa’ e politica, uno strumento per accorciare le distanze con i cittadini, i sindaci devono essere i primi garanti di uno stato sociale equo perche’ rappresentano le istituzioni piu’ vicine alla comunita’”.

“Lontano da ogni determinazione di tipo politico – precisa Amato – l’Ordine dei medici, come ente pubblico sussidiario delle autorita’ sanitarie, rappresenta un patrimonio di conoscenza di tutte le criticita’ dell’assistenza sanitaria provinciale che mette a disposizione per realizzare servizi piu’ efficienti e un welfare piu’ a misura di territorio”.

I medici sono pronti a dare il loro contributo con proposte tecniche e di indirizzo sanitario – conclude il presidente – . Si costituisca un tavolo tecnico che abbia innanzitutto contezza dei bisogni di salute dei cittadini in modo da stabilire linee d’intervento adeguate e sanare anche un vuoto di comunicazione tra due istituzioni locali. C’e’ bisogno di un confronto su molti temi: dall’accessibilita’ delle cure per i meno abbienti e i soggetti piu’ deboli, alla necessita’ di creare punti di ascolto; dalla riqualificazione di una rete di trasporti che faciliti la mobilita’ dei soggetti piu’ fragili tra frazioni della citta’, paesi periferici e strutture ospedaliere, all’abbattimento delle tante barriere architettoniche ancora presenti negli edifici pubblici, fino all’attivazione di servizi sociali e di integrazione contro la cultura del diverso”.
(Comunicato It.)