Appello del Santo Padre per la tragedia in Siria: “Taccia il frastuono delle armi e si ascolti il pianto dei piccoli ed indifesi”

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Il Santo Padre lancia un appello in favore della Siria, oltre 900 mila persone in tre mesi costrette a lasciare le loro case, nella provincia di Idlib, in seguito alla battaglia tra forze governative siriane sostenute dalla Russia contro gruppi di ribelli appoggiati dalla Turchia.

Essere vicini a questo popolo perchè il pianto dei piccoli – afferma Papa Francdesco-sia finalmente ascoltato dalla comunità internazionale e dalle parti coinvolte nel conflitto.

Cari fratelli e sorelle, mentre siamo riuniti qui a pregare e a riflettere sulla pace e sulle sorti dei popoli che si affacciano sul Mediterraneo, sull’altra sponda di questo mare, in particolare nel nord-ovest della Siria, si consuma un’immane tragedia. Dai nostri cuori di pastori si eleva un forte appello agli attori coinvolti e alla comunità internazionale, perché taccia il frastuono delle armi e si ascolti il pianto dei piccoli e degli indifesi; perché si mettano da parte i calcoli e gli interessi per salvaguardare le vite dei civili e dei tanti bambini innocenti che ne pagano le conseguenze.

Preghiamo il Signore affinché muova i cuori e tutti possano superare la logica dello scontro, dell’odio e della vendetta per riscoprirsi fratelli, figli di un solo Padre, che fa sorgere il sole sui buoni e sui cattivi . Invochiamo lo Spirito Santo perché ognuno di noi, a partire dai gesti di amore quotidiani, contribuisca a costruire relazioni nuove, ispirate alla comprensione, all’accoglienza, alla pazienza, ponendo così le condizioni per sperimentare la gioia del Vangelo e diffonderla in ogni ambiente di vita. La Vergine Maria, la “Stella del mare” [Santa Madre di Dio] alla quale guardiamo come esempio più alto di fedeltà a Gesù e alla sua parola, ci aiuti a camminare su questa strada.

Prima di recitare la preghiera mariana dell’Angelus, Francesco ha ringraziato “di cuore tutti i vescovi e quanti hanno partecipato” all’incontro sul Mediterraneo come frontiera di pace. “Come pure coloro, e sono tanti, che in diversi modi – ha aggiunto il Santo Padre – hanno lavorato per la sua buona riuscita”. “Grazie a tutti! Avete contribuito – ha concluso il Papa – a far crescere la cultura dell’incontro e del dialogo in questa regione così importante per la pace nel mondo”.

PAPA FRANCESCO INVITA IL MONDO A VIVERE CON IL “CUORE” E IN GRAZIA DI DIO

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Il Papa ricorda che non amare il prossimo significa uccidere se stessi, che l’amore di Gesù aiuta a vincere i sentimenti egoistici e possessivi

QUELLA BIMBA MORTA DI FREDDO IN SIRIA.…….

Una bimba di un anno e mezzo che muore per il freddo in Siria. Il ricordo di Papa Francesco fa piombare nella crudeltà della guerra, delle calamità ma anche nelle conseguenze gravi di passioni incontrollate, di “azioni cattive” che partono dal cuore, culla anche di bontà e di amore.

”. E’ una riflessione sui Comandamenti dati a Mosè e un invito a vivere la Legge come “strumento di libertà”, a guidare i desideri perché “non è bene – afferma il Papa – cedere a sentimenti egoistici e possessivi”. La Legge però non esclude l’amore; Gesù sa che non è semplice vivere profondamente i Comandamenti “per questo ci offre il soccorso del suo amore”; “si tratta – continua il Pontefice – di affidarsi a Lui”. E’ quella la via per dirsi davvero cristiani.

Dio ci educa alla vera libertà e responsabilità se ci mostriamo disponibili. Il Papa sottolinea come Gesù riveli il vero senso della Legge, contenuta nei Comandamenti dati a Mosè.

Non dimentichiamo questo: vivere la Legge come uno strumento di libertà, che mi aiuta ad essere più libero, che mi aiuta a non essere schiavo delle passioni e del peccato. Pensiamo alle guerre, pensiamo alle conseguenze delle guerre, pensiamo a quella bambina morta di freddo in Siria l’altro ieri. Tante calamità, tante. Questo è frutto delle passioni e la gente che fa la guerra non sa dominare le proprie passioni. Gli manca di adempiere la Legge. Quando si cede alle tentazioni e alle passioni, non si è signori e protagonisti della propria vita, ma si diventa incapaci di gestirla con volontà e responsabilità.

L’uomo non ceda ad egoismi

Francesco si sofferma sulla comunicazione di Gesù, il suo ricorso alle 4 antitesi che fanno riferimento a situazioni di vita quotidiana – “l’omicidio, l’adulterio, il divorzio e i giuramenti” – e incoraggia a passare da “un’osservanza formale della Legge a un’osservanza sostanziale, accogliendo la Legge nel cuore, che è il centro delle intenzioni, delle decisioni, delle parole e dei gesti di ciascuno di noi”. “Dal cuore –- partono le azioni buone e quelle cattive”; da qui inizia il cambiamento di uno stile di vita, dimenticando quello “fatto di promesse non mantenute”.

Accogliendo la Legge di Dio nel cuore si capisce che, quando non si ama il prossimo, si uccide in qualche misura sé stessi e gli altri, perché l’odio, la rivalità e la divisione uccidono la carità fraterna che è alla base dei rapporti interpersonali. E questo vale per quello che ho detto delle guerre e anche per le chiacchiere, perché la lingua uccide.  Accogliendo la Legge di Dio nel cuore si capisce che i desideri vanno guidati, perché non tutto ciò che si desidera si può avere, e non è bene cedere ai sentimenti egoistici e possessivi. 

Gesù è consapevole che non è facile vivere i Comandamenti in questo modo così totalizzante. Per questo ci offre il soccorso del suo amore: Egli è venuto nel mondo non solo per dare compimento alla Legge, ma anche per donarci la sua Grazia, così che possiamo fare la volontà di Dio, amando Lui e i fratelli. Tutto, tutto possiamo fare con la grazia di Dio! Anzi, la santità non è altra cosa che custodire questa gratuità che ci ha dato Dio, questa grazia.

Papa Francesco: “Il Vangelo cambia il mondo e i cuori….”

 

 Papa Francesco oggi all’Angelus si sofferma sulla missione pubblica di Gesù.  Galilea, “una terra di periferia rispetto a Gerusalemme, e guardata con sospetto per la mescolanza con i pagani”, Gesù comincia la sua predicazione e pronuncia queste parole: “Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino”.

Credere nella Parola di Gesù: il Vangelo che cambia il mondo e i cuori

Questo annuncio, sottolinea il Papa, “è come un potente fascio di luce che attraversa le tenebre”. “

Tante volte risulta impossibile cambiare vita, abbandonare la strada dell’egoismo, del male, abbandonare la strada del peccato perché si incentra l’impegno di conversione solo su sé stessi e sulle proprie forze, e non su Cristo e il suo Spirito. Ma la nostra adesione al Signore non può ridursi ad uno sforzo personale, no. Credere questo anche sarebbe un peccato di superbia. La nostra adesione al Signore non può ridursi ad uno sforzo personale, deve invece esprimersi in un’apertura fiduciosa del cuore e della mente per accogliere la Buona Notizia di Gesù. È questa – la Parola di Gesù, la Buona Notizia di Gesù, il Vangelo – che cambia il mondo e i cuori! Siamo chiamati, pertanto, a fidarci della parola di Cristo, ad aprirci alla misericordia del Padre e lasciarci trasformare dalla grazia dello Spirito Santo.

Mettersi al servizio di Dio

È da qui, ricorda il Santo Padre, che comincia “un vero percorso di conversione. Proprio come è capitato ai primi discepoli”:

L’incontro con il Maestro divino, col suo sguardo, con la sua parola ha dato loro la spinta a seguirlo, a cambiare vita mettendosi concretamente al servizio del Regno di Dio.

Speranza al mondo
Tutti – conclude Francesco – sono chiamati ad essere messaggeri della Parola di Dio:

L’incontro sorprendente e decisivo con Gesù ha dato inizio al cammino dei discepoli, trasformandoli in annunciatori e testimoni dell’amore di Dio verso il suo popolo. Ad imitazione di questi primi araldi e messaggeri della Parola di Dio, ciascuno di noi possa muovere i passi sulle orme del Salvatore, per offrire speranza a quanti ne sono assetati.

Anniversario della liberazione del campo di Auschwitz-Birkenau

Dopo la preghiera mariana dell’Angelus, Papa Francesco ha ricordato che domani si celebrerà il 75.mo anniversario della liberazione del campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau, simbolo della Shoah. “Davanti a questa immane tragedia – ha affermato il Pontefice – non è ammissibile l’indifferenza ed è doverosa la memoria. Domani siamo tutti invitati a fare un momento di preghiera e di raccoglimento, dicendo ciascuno nel proprio cuore: mai più”.

Malati di lebbra

Il Santo Padre ha anche ricordato che oggi si celebra la “Giornata mondiale dei malati di lebbra”.. “Siamo vicini – ha detto Francesco – a tutte le persone affette dal morbo di Hansen e a quanti in diversi modi si prendono cura di loro”. Quest’anno la Giornata, giunta alla 67.ma edizione, è incentrata sul tema “Mai più ingiustizie, discriminazioni, lebbre nel mondo”.

Vicinanza alle persone malate a causa del virus che si è diffuso in Cina

Il Pontefice ha anche espresso la propria vicinanza” alle persone malate a causa del virus che si è diffuso in Cina”. “Il Signore – ha detto – accolga i defunti nella sua pace, conforti le famiglie e sostenga il grande impegno della comunità cinese già messo in atto per combattere l’epidemia“.

Francesco ha salutato infine i ragazzi e le ragazze dell’Azione Cattolica, delle parrocchie e delle scuole cattoliche della Diocesi di Roma venuti numerosi al termine della “Carovana della Pace”.  Due bambini hanno letto un messaggio e poi sono stati lanciati dei palloncini bianchi e gialli. “Siamo qui – si ricorda nel messaggio – per gridare la voglia di pace alla nostra città e al mondo intero”. “Siamo venuti a trovarti in questa prima “Domenica Della Parola Di Dio”, che hai voluto affinché tutti possiamo concentrarci sul grande valore che la Parola di Dio occupa nella nostra esistenza quotidiana. Da quest’anno in poi, per noi, sarà un appuntamento che attenderemo con gioia!”.

PAPA FRANCESCO RICORDA G.BATTISTA E SI SOFFERMA SUL “PREZIOSO LAVORO DEGLI INFERMIERI”

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La pagina evangelica proposta dalla liturgia di oggi, tratta dal Vangelo secondo Giovanni, riporta la testimonianza di Giovanni Battista su Gesù, consacrato dallo Spirito Santo e proclamato dal Padre “Figlio di Dio” durante il battesimo nel fiume Giordano. Il Battista, afferma il Papa, “è stato il primo testimone di Cristo” e non può fare a meno di raccontare la sua esperienza:

Giovanni ha visto qualcosa di sconvolgente, cioè il Figlio amato di Dio solidale con i peccatori; e lo Spirito Santo gli ha fatto comprendere la novità inaudita, un vero ribaltamento. Infatti, mentre in tutte le religioni è l’uomo che offre e sacrifica qualcosa a Dio, nell’evento Gesù è Dio che offre il proprio Figlio per la salvezza dell’umanità.

Giovanni Battista riconosce in Gesù “l’agnello di Dio” venuto per togliere i peccati del mondo e Papa Francesco ricorda che la  vita dell’uomo deve riflettere la fede e la misericordia di Dio, incarnata da Gesù Cristo.

Lasciarci nuovamente sorprendere dalla scelta di Dio di stare dalla nostra parte, di farsi solidale con noi peccatori, e di salvare il mondo dal male facendosene carico totalmente.

Contempliamo con gli occhi e più ancora col cuore; e lasciamoci istruire dallo Spirito Santo, che dentro ci dice: È Lui! È il Figlio di Dio fattosi agnello, immolato per amore. Lui, Lui solo ha portato, Lui solo ha sofferto, ha espiato il peccato, il peccato di ognuno di noi, il peccato del mondo, e anche i miei peccati. Tutti. Li ha portati tutti su di sé e li ha tolti da noi, perché noi fossimo finalmente liberi, non più schiavi del male.

Alla Vergine Maria, infine, il Papa chiede di intercedere perché anche in noi ci sia “la forza di rendere testimonianza al suo Figlio Gesù”, e di annunciarlo con le parole e “con una vita liberata dal male”.

Che la Conferenza di Berlino apra un futuro di pace in Libia

Il  pensiero va  infine alla Conferenza di Berlino sulla Libia, in corso oggi, auspicando possa essere “l’avvio di un cammino” verso la pace e “la stabilità del Paese”. Quindi Francesco ricorda che questo è l’Anno dell’Infermiere e dell’Ostetrica e invita a pregare per “il loro prezioso lavoro”.

PAPA FRANCESCO AL MONDO: “MANTENETE ALTA LA FIAMMA DEL DIALOGO, DELL’AMICIZIA E DELL’AUTOCONTROLLO”

IL PONTEFICE: ” VI E’ NELL’ARIA UNA TERRIBILE ARIA DI TENSIONE -LA GUERRA PORTA SOLO MORTE E DISTRUZIONE”

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“In tante parti del mondo si sente una terribile aria di tensione. La guerra porta solo morte e distruzione. Chiamo tutte le parti a mantenere accesa la fiamma del dialogo e dell’autocontrollo e di scongiurare l’ombra dell’inimicizia. Preghiamo in silenzio perché il Signore ci dia questa grazia».

Mentre continuiamo a contemplare il “segno mirabile del Presepe”, Francesco invita ad “allargare lo sguardo” e prendere “piena consapevolezza del significato della nascita di Gesù” attraverso le Letture bibliche odierne, in particolare la lettera di San Paolo apostolo agli Efesìni e il Vangelo.

Il Vangelo, con il Prologo di San Giovanni, ci mostra la novità sconvolgente: il Verbo eterno, il Figlio di Dio, «si fece carne». Non solo è venuto ad abitare tra il popolo, ma si è fatto uno del popolo, uno di noi! Dopo questo avvenimento, per orientare la nostra vita non abbiamo più soltanto una legge, una istituzione, ma una Persona, una Persona divina, Gesù, che ci orienta la vita, ci fa andare sulla strada perché Lui l’ha fatta prima.

Gesù si fece uomo per fare noi, uomini, figli di Dio

San Paolo, prosegue il Pontefice, benedice Dio “per il suo disegno d’amore realizzato in Gesù Cristo”. In questo disegno ognuno di noi – osserva – trova la propria “vocazione fondamentale”: siamo “predestinati” ad essere figli di Dio “per opera di Gesù Cristo”. Il Figlio eterno, “il Figlio di Dio si fece uomo per fare noi, uomini, figli di Dio”: si fece carne dunque per “introdurci nella sua relazione filiale con il Padre”.

La Liturgia odierna ci dice che il Vangelo di Cristo non è una favola, non è un mito, un racconto edificante, no. Il Vangelo di Cristo è la piena rivelazione del disegno di Dio, del disegno di Dio sull’uomo e sul mondo. È un messaggio nello stesso tempo semplice e grandioso, che ci spinge a domandarci: quale progetto concreto ha posto in me il Signore, attualizzando ancora la sua nascita in mezzo a noi? È l’apostolo Paolo a suggerirci la risposta: «Dio ci ha scelti per essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità».

Diventare santi nell’amore: avere cioè misericordia del prossimo

È questo il significato del Natale. “Se il Signore continua a venire in mezzo a noi, se continua a farci dono della sua Parola”, è perché ciascuno di noi possa rispondere alla chiamata di “diventare santi nell’amore”.

La santità è custodire il dono che Dio ci ha dato. Soltanto questo: custodire la gratuità. Questo è essere santo. Perciò, chi accoglie in sé la santità come dono di grazia, non può non tradurla in azione concreta nel quotidiano. Questo dono, questa grazia che Dio mi ha dato, io lo traduco in azioni concrete nel quotidiano, nell’incontro con gli altri. Questa carità, questa misericordia verso il prossimo, riflesso dell’amore di Dio, al tempo stesso purifica il nostro cuore e ci dispone al perdono, rendendoci giorno dopo giorno “immacolati”, ma immacolati non nel senso che io tolgo una macchia: immacolati nel senso che Dio entra in noi. Il dono, la gratuità di Dio entra in noi e noi la custodiamo e la diamo agli altri.

 l’impegno per la pace come cammino di speranza

Dopo la recita della preghiera mariana il Papa saluta i pellegrini presenti, ricorda la solennità dell’Epifania di domani e, nella prima domenica del 2020, rinnova a tutti gli auguri “di serenità e di pace nel Signore”.

Nei momenti lieti e in quelli difficili, affidiamoci a Lui, che è nostra speranza! Ricordo anche l’impegno che ci siamo presi a capodanno, Giornata della Pace: “La pace come cammino di speranza: dialogo, riconciliazione e conversione ecologica”. Con la grazia di Dio, potremo metterlo in pratica.

PAPA FRANCESCO: “DIO OFFRE UN MODELLO DI FAMIGLIA, DI NAZARETH..”

 

Video Vaticano -Papa Francesco

Prima della recita dell’Angelus, in una bella giornata di sole che abbraccia Piazza San Pietro, il Papa dedica alla odierna Festa della Santa Famiglia di Nazareth con lo sguardo rivolto ai genitori e ai figli del mondo di oggi, specie quelli provati da disagi e sofferenze e quelli costretti ad abbandonare la propria terra a causa di repressione, violenze e guerre. La santità – afferma Francesco- è “dono di Dio”, ma al tempo stesso, “è libera e responsabile adesione al suo progetto. Così è stato per la famiglia di Nazareth: totalmente disponibile alla volontà di Dio”

La Grandezza di Maria, obbediente a Dio

Da qui, il Papa si sofferma su ciascuna delle figure di Maria, Giuseppe e Gesù, rileggendo il Vangelo Di Matteo che oggi narra la fuga in Egitto, la strage degli innocenti e il ritiro della santa Famiglia a Nazareth. Innanzitutto la docilità di Maria, che prima di diventare Sposa, chiamata da Dio non esita a proclamarsi sua ” serva”:

Di Lei Gesù esalterà la grandezza non tanto per il suo ruolo di madre, ma per la sua obbedienza a Dio: «Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano!» Come Maria. E quando non comprende pienamente gli eventi che la coinvolgono, Maria nel silenzio medita, riflette e adora l’iniziativa divina. La sua presenza ai piedi della croce consacra questa totale disponibilità.

 Giuseppe: l’uomo del silenzio

Giuseppe invece, come aderisce e adempie sempre alla volontà di Dio, senza mai ostacolarla? Nel Vangelo – fa notare il Papa – Giuseppe “non parla, ma agisce obbedendo”. E’ l’uomo del silenzio e dell’obbedienza. Succede nel Vangelo odierno di Matteo quando per tre volte ascolta il Signore che gli chiede di fuggire in Egitto e poi di tornare in Israele:

Sotto la guida di Dio, rappresentato dall’Angelo, Giuseppe allontana la sua famiglia dalle minacce di Erode, e la salva. La Santa Famiglia solidarizza così con tutte le famiglie del mondo obbligate all’esilio, solidarizza con tutti coloro che sono costretti ad abbandonare la propria terra a causa della repressione, della violenza, della guerra.

Gesù ,” terza persona della Sacra Famiglia”

Infine Gesù, la “terza persona della Sacra Famiglia”. Come dice San Paolo, nella seconda Lettera ai Corinzi, in Lui “non c’è stato “sì” e “no”, ma soltanto “sì”, e questo si è manifestato in diversi momenti della sua vita terrena, sottolinea il Papa:
L’episodio al tempio quando, ai genitori che lo cercavano angosciati, rispose: «Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?» ; il suo continuo ripetere: «Mio cibo è fare la volontà di Colui che mi ha mandato» ; la sua preghiera nell’orto degli ulivi: «Padre mio, se questo calice non può passare via senza che io lo beva, si compia la tua volontà». 

Dio offre questo modello di famiglia

Ecco allora che si completa il modello della Famiglia di Nazareth, “una risposta corale alla volontà del Padre” che il Papa indica a genitori e figli di oggi, affidando loro anche un compito speciale:

I tre componenti di questa famiglia si aiutano reciprocamente a scoprire il progetto di Dio. Loro pregavano, lavoravano, comunicavano. E io mi domando: tu, nella tua famiglia, sai comunicare o sei come quei ragazzi a tavola, ognuno con il telefonino, mentre stanno chattando? In quella tavola sembra vi sia un silenzio come se fossero a Messa … Ma non comunicano fra di loro. Dobbiamo riprendere il dialogo in famiglia: padri, genitori, figli, nonni e fratelli devono comunicare tra loro … Questo è un compito da fare oggi, proprio nella giornata della Sacra Famiglia.

La Santa Famiglia possa essere modello – conclude il Papa – “affinché genitori e figli si sostengano a vicenda nell’adesione al Vangelo, fondamento della santità della famiglia”. E alla protezione della Regina della Famiglia Francesco affida tutte le famiglie, specie quelle “provate dalla sofferenza o dal disagio”.

Vicinanza alle vittime dell’attentato in Somalia

Lo stesso pensiero anche al termine della preghiera mariana durante i saluti ai fedeli: “la famiglia – ribadisce il Papa –  è un tesoro prezioso: bisogna sempre sostenerla, tutelarla: avanti!”. Poco prima, la vicinanza espressa ai familiari delle vittime dell’attentato di ieri in Somalia, a Mogadiscio, il cui bilancio continua ad aggravarsi.

L’augurio 

Poi, nel congedarsi, il caloroso augurio del Papa per l’anno che va concludendosi: “Finiamo l’anno in pace, pace del cuore: questo vi auguro. E in famiglia, comunicandosi, l’uno con l’altro”.

 

PAPA FRANCESCO: “NESSUNO PUO’ VANTARSI DI ESSERE GIUSTO”

 

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La  riflessione  di Papa Francesco parte dalla Liturgia di oggi, in attesa del Natale, che “ci mette davanti a due deserti”, cioè a due donne sterili: Elisabetta e la madre di Sansone. Nel Vangelo la storia di Elisabetta fa poi pensare anche alla vicenda di Abramo e Sara.  “La sterilità è un deserto”, afferma quindi il Papa” perché “una donna sterile finisce lì, senza discendenza”. Entrambe sono però “donne di fede” e si affidano al Signore:

E il Signore fa fiorire il deserto. Ambedue le donne concepiscono e danno alla luce. “Padre è un miracolo questo?” No, è più di un miracolo: è la base, è proprio il fondamento della nostra fede. Ambedue concepiscono perché Dio è capace di cambiare tutto, anche le leggi della natura; è capace di fare strada alla sua Parola. I doni di Dio sono gratuità. E questa vita di entrambe le donne è l’espressione della gratuità di Dio.

La fede è un dono di Dio

Sia Giovanni Battista sia Sansone sono quindi “gratuità di Dio”, anzi “sono il simbolo – diciamo così – della gratuità nella nostra salvezza”, afferma il Papa, perché “nessuno può salvare sé stesso”. “L’unico che salva è il Signore”, l’unico capace di salvarci dalle nostre miserie e brutalità, e “se tu non ti affidi alla gratuità della salvezza del Signore non sarai salvo”, sottolinea. Bisogna però avere fede, che è anch’essa un dono di Dio.

Nessuno può vantarsi di essere giusto

Papa Francesco esorta ad aprire il cuore alla gratuità:

Nessuno di noi merita la salvezza. Nessuno! “Ma io prego, faccio digiuno …“. Sì, questo ti farà bene, ma se non c’è questa gratuità all’inizio di tutto quello, non c’è possibilità. Siamo sterili. Tutti. Sterili per la vita della grazia, sterili per andare al cielo, sterili per concepire la santità. Soltanto, la gratuità. E per questo noi non possiamo vantarci di essere giusti. “Padre, io sono cattolico, io sono cattolica, vado a Messa la domenica, appartengo a questa associazione, a questa, a questa, a questa…” –“E dimmi: tu stai comprando la tua salvezza così? Tu credi che questo ti salverà?”. Ti aiuterà a salvarti soltanto se tu credi nella gratuità del dono di Dio. Tutto è grazia.

Per questo si è chiamati ad adorare il Signore e ringraziarlo per “tanta grazia”.

Tutti siamo peccatori e il peccato è non custodire la gratuità

Entrambe queste donne, poi, hanno partorito bambini che saranno grandi nella storia, spiega il Papa soffermandosi in particolare sulla vicenda di Sansone che, grande lottatore e uomo forte, dopo aver salvato il popolo dai filistei, “forse non ha curato la gratuità del dono ricevuto”, ha fatto uno sbaglio, cadendo nelle mani di una donna che lo ha venduto ai filistei. Poi però si è ripreso. Il Papa richiama la sua storia proprio per ricordare che “tutti siamo peccatori e il peccato è non custodire la gratuità”.

Ma, sono cosciente che il peccato è non custodire la gratuità? E quando io vado a confessarmi, cosa faccio? Dico i peccati come un pappagallo o li dico perché sento che ho rischiato il dono della gratuità per aver qualcosa di mio? Custodire la gratuità e pensare a Sansone: eletto, buono, che verso la fine della sua vita ha avuto una scivolata, poi si è ripreso. Ma noi possiamo, noi possiamo scivolare e crederci redentori di noi stessi. Il peccato è questo. Il peccato è la voglia di redimere noi stessi. In questi giorni prima del Natale lodiamo il Signore per la gratuità della salvezza, per la gratuità della vita, per tutto quello che ci dà gratis. Tutto è grazia.

 

 

 

Il Bambino Gesù “tra le macerie”

 

Un momento della visita di Papa Francesco a Camerino il 16 giugno scorso - Foto © L'Osservatore Romano

Un momento della visita di Papa Francesco a Camerino il 16 giugno scorso – Foto © L’Osservatore Romano

di Milena Castigli

Ad Ascoli Piceno è stata realizzata una Natività particolare, un “presepe terremotato“. E’ possibile visitarlo nella Curia vescovile, da una piccola finestra che dal muro di cinta si apre sul giardino, ed è stato voluto da monsignore Giovanni D’Ercole, Vescovo di Ascoli Piceno, nelle Marche, una delle province maggiormente colpite dal terremoto del 2016 insieme a quelle di Rieti, Perugia e Macerata. Questa particolare Natività rappresenta Maria e Giuseppe che aspettano l’arrivo di Gesù Bambino tra macerie, calcinacci, pezzi di tegole, massi e una campana, in terra, precipitata da chissà quale campanile. Lo stesso Giuseppe è ferito, visto che la statuina ha un braccio spezzato e porta il gesso. Il presepe è delimitato da nastri biancorossi, come quelli usati per vietare l’accesso nelle zone rosse dei comuni terremotati. Una Natività dall’alto significato simbolico: non solo un messaggio alle Istituzioni per una ricostruzione più celere, a tre anni e mezzo dal sisma del Centro Italia, ma anche un appello a tutti gli uomini di buona volontà affinché, insieme, rispondano ai bisogni del “bambinello” che, al freddo e tra i calcinacci, rappresenta l’umanità dolente. Aiutare chi ne ha bisogno: è il senso profondo della Giornata internazionale della solidarietà umana che l’Onu celebra ogni 20 dicembre per sottolineare come la solidarietà sia uno dei valori fondamentali e universali alla base della pace, della giustizia e dei rapporti tra i popoli. (Estr.”In Terris”)

Presepe: il diavolo schiacciato dalla Madonna

 

di  Don Aldo Buonaiuto

                                                      IL  PRESEPE E’ LA SINTESI DELLA BELLEZZA

Di fronte all’escalation di profanazioni e strumentalizzazioni sacrileghe della fede, viene da chiedersi se in Italia esista veramente la tanto sbandierata libertà religiosa. Giustamente deprechiamo l’assenza di libertà per i credenti in zone del mondo nelle quali portare al collo il Crocifisso o in tasca il Vangelo può mettere a repentaglio la vita. La nostra coscienza collettiva si infiamma di sdegno quando apprendiamo di violazioni della sfera intima tra popolazioni costrette a ripudiare le loro convinzioni più profonde, poi però siamo i primi, in casa nostra, a mettere alla berlina le tradizioni e i valori trasmessi da generazioni. Solo un esempio tra i tanti avvenuti negli ultimi giorni, con una sconcertante escalation di protervia e negazione delle fondamenta etiche su cui poggia la civiltà occidentale e in particolare italiana: per promuovere l’ennesima manifestazione a favore di una sessualità “fluida” è stato preso indebitamente a prestito (per essere sfregiato) il dogma dell’Immacolata concezione di Maria.

In queste ultime settimane abbiamo subito, in un clima di complice e inquietante indifferenza, un accanimento mai cosi violento contro la figura della Vergine Maria e dei più venerati e sacri simboli cristiani. Non sarebbe il caso di reintrodurre il reato di vilipendio della religione e di far tornare blasfemia e bestemmia qualcosa di più di un banale illecito amministrativo? Ma che forma di emancipazione antropologica e filosofica può mai essere quella di chi disprezza in modo blasfemo e sistematico i fondamenti della nostra religiosità? Qualcuno si è forse interrogato sul motivo autentico del vergognoso tiro al bersaglio contro la fede? Da sacerdote esorcista, a quotidiano contatto con le ferite dell’umanità traviata dal male, sperimento in maniera sempre più virulenta quanto odio susciti la Santa Famiglia di Nazareth.

In una società biecamente ripiegata sul tornaconto edonistico di un consumismo narcisistico, quei due giovani che fuggono da casa per salvare il loro bambino da morte sicura, suscitano uno sguaiato sorriso cinico e satanico, come per dire: “Ma chi glielo ha fatto fare? A che cosa è servito tutto questo sacrificio?”. Una derisione scandalosa e volgare che specula su un dato oggi inaccettabile per una certa maggioranza impegnata solo ad assecondare le più basse pulsioni. Due coetanei degli odierni millenials che scelgono la purezza come testimonianza di fedeltà a Dio, alla vita e alla famiglia fanno rabbia, scatenano gli istinti peggiori nelle dilaganti sacche di “cuori di tenebra” annidate anche in settori insospettabili della nostra contemporaneità.

Commovente la rievocazione da parte di Papa Francesco della sua partecipazione giovanile ad un simposio ecumenico sulle Sacre Scritture, quando ha ricordato l’assenza di riferimenti alla Madonna: “Mi sentivo orfano!” ha osservato Bergoglio riannodando i fili della sua memoria privata. L’odio antico che oppone il drago alla Vergine Maria si perpetua e muta sembianze nelle varie epoche storiche come una serpe che cambia pelle ma conserva il proprio veleno mortale, con l’obiettivo di opporsi irriducibilmente alla cultura della gratuità, su cui si basa il patto d’amore tra il Creatore e la barca di Pietro. Perché l’amore non si può comprare, ciò che ha valore non ha prezzo.

Finchè ci sarà la carità come Stella Cometa del popolo di Dio, il diavolo verrà schiacciato misteriosamente dal piede di Maria così come la tentazione è stata respinta da Gesù nel deserto. Perché questo è il punto: chi si dona gratuitamente al bene comune (come ha fatto duemila anni fa la Santa Famiglia e come fa oggi la Chiesa della misericordia) diventa un obiettivo da distruggere. Non si può sopportare che i discepoli di un Dio morto in croce vadano per il mondo a praticare la condivisione di quegli insegnamenti divini che non possono conciliarsi con i disvalori effimeri della società del consumo.

Quando scendo sulle strade delle schiave per soccorrere l’umanità fragile e umiliata, quale profitto arreca quell’incontro? La Chiesa tanti (non solo all’esterno della cristianità) vorrebbero abbatterla proprio perché è nel mondo ma non sarà mai del mondo, nonostante sui media faccia scalpore solo chi cade in trappola e scivola nella palude mondana. Ma quante tenebre hanno congiurato per impedire lungo XIX secoli che l’Immacolata diventasse dogma? E quegli insulti schifosi alla Signora della grotta di Lourdes, anche dalle autorità dell’epoca, a quali centrali occulte dovevano rispondere? Ecco perché il Presepe è la sintesi della bellezza che resiste al disprezzo e allo spregio e che trapassa l’oscurità per tramandare ai nuovi nati la Buona Novella: la vita è sacra, luminosa e ha senso solo se votata alla gratuità dell’Amore.

*  (  Don A.Buonaiuto, Fondatore di “In Terris”)

Papa Francesco: “il pericolo più grave per l’uomo è la corruzione del cuore”

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Oggi, 8 dicembre, Immacolata, Papa  Francesco  si è soffermato sulla corruzione del cuore come “il pericolo più grave” e sul ringraziamento a Dio per averci  donato una madre, piena di grazia, che ci ricorda la vittoria di Cristo sul male
Un gesto “che esprime la devozione filiale alla nostra Madre celeste”, così aveva detto Papa Francesco annunciando oggi ai fedeli in Piazza san Pietro, dopo la preghiera dell’Angelus, la sua intenzione di recarsi nel pomeriggio a Piazza di Spagna per il tradizionale omaggio all’Immacolata. Un gesto preceduto da un momento di preghiera a Maria, nella Basilica di Santa Maria Maggiore.  Ad accogliere il Papa è il cardinale vicario Angelo De Donatis.

Papa Francesco si rivolge con una preghiera  alla Vergine. Il primo sentimento espresso è di gratitudine. “Più andiamo avanti nella vita e più aumenta la nostra gratitudine a Dio, dice, per aver dato come madre a noi, che siamo peccatori, Te, che sei l’Immacolata”. Questa madre ci ricorda, prosegue, la vittoria di Cristo sul male e che noi pur peccatori “non siamo più schiavi del peccato”. Non è la stessa cosa, infatti, “essere peccatori ed essere corrotti”. E afferma: “Una cosa è cadere, ma poi, pentiti, rialzarsi con l’aiuto della misericordia di Dio. Altra cosa è la connivenza ipocrita col male, la corruzione del cuore, che fuori si mostra impeccabile, ma dentro è pieno di cattive intenzioni ed egoismi meschini”. Maria richiama tutti alla trasparenza e alla semplicità e afferma il Papa: “Quanto bisogno abbiamo di essere liberati dalla corruzione del cuore, che è il pericolo più grave!”

L’affidamento a Maria perché madre che ama i propri figli e perché in quanto Immacolata, cioè piena di grazia, può “riflettere fin dentro le tenebre più fitte un raggio della luce di Cristo Risorto”. E “come cambia il volto della città”, osserva il Papa, se il Signore spezza le catene del male dentro le persone, allora “la qualità della vita diventa migliore e il clima sociale più respirabile”.