Diffondere il dialogo tra culture e religioni e creare occasioni di incontro e confronto tra più realtà e comunità presenti in Sicilia. Questo l’obiettivo del progetto “Percorsi di dialogo”, realizzato dall’assessorato regionale della Famiglia, delle politiche sociali e del lavoro e dal dipartimento di Scienze politiche e delle relazioni internazionali dell’Università di Palermo, che si svilupperà in quattro seminari laboratoriali con un evento finale. Il primo appuntamento “Credo nel dialogo: costruire ponti tra fedi”, al quale parteciperà l’assessore Nuccia Albano, si terrà lunedì 17 marzo alle 16 in via Maqueda 324 e sarà condotto dalla professoressa Roberta Ricucci dell’Università di Torino.
Il tema del seminario, organizzato nell’ambito della Settimana contro le discriminazioni razziali (17-21 marzo 2025), sarà il dialogo interreligioso come strumento di costruzione di ponti e si concentrerà sulla promozione della conoscenza e sulla diffusione dell’interazione tra culture e religioni nella società contemporanea.
«L’attuazione congiunta del progetto – dichiara l’assessore Nuccia Albano – consentirà di avviare analisi, approfondimenti e riflessioni finalizzate alla comprensione, al superamento della polarizzazione “noi-loro”, alla valorizzazione della pluralità, della coesistenza pacifica e dell’educazione alla pace. Il progetto, inoltre, sarà un’occasione per ragionare sia sul dialogo interculturale sia su quello interreligioso, attraverso l’avvio di incontri che coinvolgeranno esperti, studenti, rappresentanti delle istituzioni, associazioni ed organizzazioni presenti nel territorio».
All’evento inaugurale parteciperanno, tra gli altri, la dottoressa Maria Letizia Di Liberti, dirigente del dipartimento Famiglia e politiche sociali e il professore Costantino Visconti, direttore del dipartimento di Scienze politiche e relazioni internazionali dell’Ateneo di Palermo.
Papa Francesco, dichiarato dai medici specialisti del Gemelli “fuori pericolo” ,dopo aver “trascorso una notte tranquilla”, ha ripreso la terapia farmacologica per arginare ulteriormente la polmonite bilaterale e la fisioterapia motoria e respiratoria. Notizia della Sala stampa del Vaticano, nell’ultimo aggiornamento di oggi 12 marzo sulle condizioni di salute del Pontefice ricoverato al Gemelli dallo scorso 14 febbraio.
Anche stamani il Pontefice, dalla sua stanza, si è collegato con l’Aula Paolo Vi per seguire gli Esercizi spirituali senza essere visto. Non è stato precisato se Bergoglio stanotte è stato ventilato con la maschera: “Aspettiamo notizie dai medici”.
I medici che hanno in cura il Papa, prima di fare un nuovo punto stampa, attendono che la situazione “da complessa si faccia meno complessa”, si apprende da fonti vaticane. Anche su un eventuale termine della degenza al Gemelli, i medici – sciogliendo la prognosi – hanno parlato di “ulteriori giorni” senza precisare il timing.
Il bollettino medico sulle condizioni di salute di Bergoglio, nei confronti del quale i medici hanno sciolto la prognosi lunedì, tornerà stasera intorno alle 19.
Le celebrazioni per la patrona di Catania rappresentano sempre un momento di grande emozione, tra fede e partecipazione popolare. Voglio sottolineare i valori cristiani che soggiacciono a questo momento di grande tradizione, quei valori che ci impongono di aiutare gli ultimi, chi si trova in condizioni di disagio e di difficoltà. Non lasciare indietro nessuno è uno dei punti cardine dell’azione del mio governo e continueremo a impegnarci verso costoro e verso chi se ne prende cura. Diciamo no alla rassegnazione perché, come sottolineato dal cardinale Zuppi nella sua omelia, vogliamo alimentare la speranza di un futuro migliore per la Sicilia e per tutta la nostra comunità. Cogliamo già segnali positivi in tal senso e con determinazione e impegno perseguiamo questo obiettivo, ispirati dai quei valori espressi anche dal sacrificio di Sant’Agata».
Lo ha detto il presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani, in occasione delle celebrazioni per la festa di Sant’Agata, a Catania dove questa mattina ha preso parte al solenne pontificale celebrato in cattedrale dal cardinale Matteo Maria Zuppi, presidente della Conferenza episcopale italiana, al fianco dell’arcivescovo di Catania Luigi Renna. Presenti alla funzione anche il ministro della Protezione civile e del mare, Nello Musumeci, il presidente dell’Assemblea regionale siciliana, Gaetano Galvagno, il sindaco di Catania, Enrico Trantino, altre autorità politiche, civili, religiose e militari. Alle 17 il presidente della Regione sarà ospite del sindaco Trantino a Palazzo degli Elefanti per assistere all’uscita del busto reliquiario dalla cattedrale e porgere un omaggio floreale al fercolo in processione in via Etnea. A seguire si recherà nella sede di rappresentanza dell’Ars ospite del presidente Galvagno.
La Messa dell’aurora ha aperto, come da centenaria tradizione, il trittico dei solenni festeggiamenti religiosi in onore di sant’Agata, patrona di Catania. Si tratta di una delle più antiche e importanti feste del cattolicesimo al mondo per numero di persone che l’evento coinvolge. Ieri è stato rispettato in maniera ortodossa il magistrale corteo per il dono della cera, che dalla chiesa di Sant’Agata alla Fornace ha raggiunto la Cattedrale, quest’anno chiesa giubilare, attraversando piazza Stesicoro – luogo del martirio della giovanissima Agata – e via Etnea.
Tra due ali incontenibili di folla vi hanno partecipato le più alte autorità civili, militari e religiose della provincia. Una processione augusta, quasi chilometrica, insieme alle confraternite, al mondo dell’associazionismo e alle undici artistiche candelore, giganteschi ceri rivestiti con decorazioni artigianali, che raccontano le storie di devozione attraverso putti in legno dorato, scene di martirio, santi, fiori e bandiere. La Basilica, successivamente è stata chiusa per consentire al comitato organizzatore dell’evento sacro di effettuare gli adempimenti preliminari legati alla ricorrenza di oggi.
La riapertura al culto del Duomo avviene dopo che gli artificieri della Polizia di Stato hanno proceduto alle cosiddette propedeutiche operazioni di bonifica del tempio, così come in gergo vengono chiamate dai tecnici. Cattedrale, dunque, blindata e accesso contingentato per accogliere non più di 2800 fedeli, anche se ieri mattina forse ce ne erano molti di più. Così, la solenne funzione religiosa ha avuto inizio intorno intorno alle 4,30 preceduta dalla recita del santo Rosario meditato e dai riti collegati alla indizione del Giubileo dei devoti di sant’Agata. Accompagnato poi dallo sventolio dei fazzoletti bianchi dei devoti, che indossavano il tradizionale candido sacco e la berretta nera, finalmente è arrivato il momento tanto atteso: l’apertura del sacello o in gergo Cameretta.
E’ quella che ospita l’argenteo busto-reliquiario con il teschio e la cassa toracica delle spoglie mortali della Vergine e martire catanese e dello scrigno, anch’esso argenteo di fattura gotica, che custodisce gelosamente un’urna funebre delle restanti parti del corpo, sarcofago realizzato in seguito al ritorno da Costantinopoli delle spoglie mortali dell’eroina cristiana del quale nel 2026 sarà celebrato il nono centenario.
Nell’attuale Istanbul erano finite come bottino di guerra. Busto-reliquiario e sarcofago sono stati quindi posti nel presbiterio della Basilica Cattedrale, dove l’arcivescovo metropolita Luigi Renna ha concelebrato la Messa dell’aurora con il vescovo di Albano, Vincenzo Viva. Quella di Luigi Renna è stata un’omelia che si è sviluppata in ventidue minuti sul filone della speranza, quella speranza che ha nutrito il cuore di Agata, “Che non è individuale, ma condivisa – ha sottolineato – che non delude in quanto è basata su Dio”. Sollecitando equità e giustizia per tutti, il presule ha parlato al cuore dei catanesi, in particolare a quello dei carcerati e poi si è rivolto alle autorità locali e al mondo del lavoro, chiedendo agli imprenditori di offrire la loro disponibilità per sponsorizzare l’iniziativa lanciata dalla Diocesi, che si appresta a istituire borse-lavoro per gli ex detenuti “Allo scopo – ha detto – di creare opportunità a coloro che sono inciampati e intendono rialzarsi”. Il presule ha rigettato ancora una volta il concetto di “pratica festaiola di vivere la fede, che sfugge alla progettualità ed ecco perchè occorre organizzare la speranza. Secondo l’arcivescovo metropolita: “Catania ha bisogno di pensarsi come una città, da consegnare alle generazioni future meglio di come è stata ereditata”.
“Catania non appartiene ai prepotenti – ha aggiunto monsignor Luigi Renna – per cui organizzare la speranza significa nel concreto adoperarsi per i nostri fratelli e le nostre sorelle carcerati. Voi vivete in questo momento la privazione della libertà, ma io vi dico da questo luogo santo che voi potete cambiare strada. E’ pur vero che voi avete messo a repentaglio i beni e la vita degli altri, spesso al servizio della criminalità organizzata, che vi ha usato e come un fazzoletto sporco vi ha poi gettato. Cari detenuti e care detenute, io vi invito non siete rovinati per sempre. Guardate al vostro cuore e a liberarvi da quelle catene che vi tengono prigionieri, ancor prima di essere stati messi in manette”. Ma quali sono queste catene alle quali fa riferimento il presule: “La convinzione che possedere soldi, avere un Rolex d’oro, una tuta di marca faccia la libertà della persona, a prezzo di che cosa? A prezzo dello spaccio, alla ricerca del pizzo, delle rapine e delle truffe. E che dire di tanti di voi che per avere i soldi per la droga hanno perso il controllo di sè picchiando gli anziani genitori o hanno spacciato con il bambino in braccio. Guardate a sant’Agata. E’ tempo di cambiare anche per voi. Come Agata alla quale l’apostolo Pietro tese le mani, anche voi detenuti avete tante mani tese di chi ha cura di voi e auspichiamo che in tutte le carceri italiane ci siano condizioni di vivibilità, capaci di superare precarietà e sovraffollamento. In primo luogo ci sono le mani tese di coloro che vi sorvegliano, ma soprattutto il volto di Dio e il pensiero dei vostri genitori, delle vostre mogli e dei vostri figli.
Liberatevi delle diffidenze”.
Monsignor Luigi Renna ha poi sottolineato che esiste un secondo filone per il quale occorre organizzare la speranza ed è quello che investe le mamme che iniziano una gravidanza troppo giovane, in numero sempre più crescente a Catania, a quattordici/quindici anni, unioni che finiscono dopo qualche anno perchè i loro compagni non sono spesso in grado di avere indipendenza economica e ognuno prende la sua strada. “Occorre un cambio di mentalità nelle famiglie – ha aggiunto l’arcivescovo metropolita – in quanto certi genitori non vedono l’ora di abbandonare le figlie al loro destino, in quanto rappresentano solo una bocca da sfamare, condannandole a una povertà educativa. Voi mamme catanesi avete un merito: avere accettato la vita e di non ricorrere all’aborto. Ora prendetevi cura dei vostri figli e fate in modo che siano più responsabili di voi”
E in tal senso anche l’educazione cristiana deve fare la propria parte. Rivolgendosi poi alle istituzioni, il prelato ha salutato con ottimismo il progetto di risanamento del quartiere San Cristoforo “Che sarà portato egregiamente in porto da chi è stato chiamato a coordinare”, ha detto aggiungendo: “Abbiate una prospettiva lungimirante – ha concluso il pastore diocesano – perchè in alcune zone di Catania non servono iniziative sporadiche o che abbiano il sapore della discontinuità ma soluzioni durature per cambiare il volto del quartiere. Non aspettiamoci soldi, ma cambiamenti strutturali”, concludendo con le parole del cardinale Carlo Maria Martini: “La speranza è anche una virtù politica è rimedio alla decadenza morale e sociale; coraggio di opporsi al degrado e di non ritenerlo inevitabile”. A conclusione della Messa dell’aurora, dopo le riflessioni dettate dal parroco della Cattedrale monsignor Barbaro Scionti, dal Duomo si è snodata la processione per dare vita al cosiddetto “giro esterno”, che si concluderà a tarda notte. A quasi metà percorso, in piazza Stesicoro, in un bagno di folla, è previsto un nuovo intervento dell’arcivescovo metropolita, che nella circostanza è solito toccare oltre ai temi pastorali anche temi sociali. Domani, poi, l’attesa per il Pontificale presieduto dall’arcivescovo metropolita di Bologna, cardinale Matteo Maria Zuppi, presidente della Conferenza episcopale italiana.
L’Angelus a Piazza S Pietro oggi : “C’è bisogno di speranza, di luce e di pace”. Parole di Papa Francesco commentando il Vangelo di oggi.
“Dio ci invita sempre a fare il primo passo” ha aggiunto, quindi ha rivolto il pensiero a tutte le regioni martoriate dalla guerra. “Continuiamo a pregare per la pace in Ucraina, Palestina, Israele, Libano, Siria, Myanmar, Sudan. La comunità internazionale agisca con fermezza perchè nei conflitti sia rispettato il diritto umanitario. Basta colpire i civili, le scuole, gli ospedali, i luoghi di lavoro. Non dimentichiamo che la guerra è sempre una sconfitta” ha aggiunto il Santo Padre.
PAPA FRANCESCO: ” ALZARE LA VOCE CONTRO IL MALE E LE INGIUSTIZIE...”
ROMA,
Il Papa ha aperto e varcato la Porta Santa. Comincia, così, il Giubileo dedicato alla speranza. Dopo di lui hanno varcato la porta i concelebranti e una cinquantina di fedeli in rappresentanza del mondo. Alla cerimonia ha partecipato anche la presidente del Consiglio Giorgia Meloni seduta accanto al ‘ministro degli Esteri’ vaticano Paul Richard Gallagher.
“La speranza è incompatibile col quieto vivere di chi non alza la voce contro il male e contro le ingiustizie consumate sulla pelle dei più poveri”. Presente anche la presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Circa 30mila i fedeli in Vaticano. Ingenti le misure di sicurezza messe in campo a Roma
Sono i momenti in cui Papa Francesco si è avvicinato alla Porta Santa in sedia a rotelle, aprendo la Porta in silenzio e pregando. Dopo Francesco, hanno attraversato la Porta Santa i cardinali, i vescovi e alcuni rappresentanti del popolo di Dio provenienti dai cinque Continenti.
In questo Giubileo della Speranza, e,forse il più importante che sia mai stato celebrato a causa dei conflitti mondiali in corso nel pianeta, il passaggio del popolo di Dio attraverso la soglia della Porta Santa lancia un messaggio di pace e rinnovamento per tutta l’umanità.
Il Pontefice ha celebrato la messa della vigilia di Natale. Al di fuori della Basilica, migliaia di fedeli hanno seguito la celebrazione dai maxi-schermi di piazza San Pietro.
Papa Francesco: “Il cielo si apre sulla Terra: Dio si è fatto uno di noi per farci diventare come Lui..”
“Questa è la notte in cui la porta della speranza si è spalancata sul mondo. Questa è la notte in cui Dio dice a ciascuno: c’è speranza anche per te!” ha detto Papa Francesco nella messa di Natale. “Tra lo stupore dei poveri e il canto degli angeli – osserva il Pontefice – il cielo si apre sulla terra: Dio si è fatto uno di noi per farci diventare come Lui, è disceso in mezzo a noi per rialzarci e riportarci nell’abbraccio del Padre. Questa è la nostra speranza. L’infinitamente grande si è fatto piccolo; la luce divina è brillata fra le tenebre del mondo; la gloria del cielo si è affacciata sulla terra, nella piccolezza di un Bambino. E se Dio viene, anche quando il nostro cuore somiglia a una povera mangiatoia, allora possiamo dire: la speranza non è morta, la speranza è viva, e avvolge la nostra vita per sempre!”.
Papa Francesco oggi dà il via al Giubileo, aprendo la Porta Santa della Basilica di San Pietro. “E’ l’invito a compiere un passaggio, una pasqua di rinnovamento, a entrare in quella vita nuova che ci viene offerta dall’incontro con Cristo“
La Porta Santa di San Pietro viene aperta dal Papa solo in occasione del Giubileo. Di solito è la prima Porta a essere aperta e il gesto identifica l’inizio dell’Anno Santo. Da quel momento la Porta rimane aperta tutto l’Anno per il passaggio dei pellegrini.
Con questo gesto, non solo chi arriva a Roma vive in senso pieno l’indulgenza, legata all’Anno Santo, ma il passaggio sta anche a significare che il proprio cammino di conversione è arrivato all’incontro con Cristo, la ‘Porta’ che ci unisce al Padre. La Porta sempre aperta per chi si converte.
Le tappe della celebrazione
Il Papa – – arriverà nell’Atrio della Basilica alla testa di un corteo di cardinali, vescovi, preti, al canto del Jubilate Deo e del Veni Creator Spiritus. Dopo la recita del Deus Qui per Moysem, pronuncia la frase Aperite Mino portas iustitiae (apritemi la porta della giustizia), spinge leggermente le ante facendole spalancare mentre si genuflette appoggiandosi alla Ferula, il bastone pastorale. Dopo un attimo di preghiera silenziosa, attraversa la Porta Santa da primo pellegrino per entrare in basilica, seguito dal corteo pontificio, con il Coro della Sistina che intona il Te Deum Laudamus.
Quest’anno saranno due le novità. Una webcam installata sulla Porta Santa di San Pietro permetterà a chi non potrà viaggiare di attraversarla quantomeno virtualmente. La seconda sarà che il 26 dicembre Bergoglio ne aprirà simbolicamente una per tutte nel carcere di Rebibbia. Si tratta di una prima volta nella storia degli Anni Santi. Il 29 dicembre il Vicario di Roma, cardinal Baldo Reina, su mandato del Papa, provvederà ad aprire la Porta Santa a S. Giovanni in Laterano. Il 1 gennaio 2025 sarà aperta la Porta Santa della Basilica di S. Maria Maggiore……
Papa Francesco presiede oggi (ore 16) nella Cappella Papale nella Basilica di San Pietro il Concistoro Ordinario Pubblico per la nomina dei nuovi Cardinali.
– Sono 21 i nuovi “porporati”, di cui 20 elettori: Angelo Acerbi (Nunzio Apostolico, unico non elettore), Carlos Gustavo Castillo Mattasoglio (Arcivescovo di Lima, Perù), Vicente Bokalic Iglic (Arcivescovo di Santiago del Estero, Primate di Argentina), Gerardo Cabrera Herrera (Arcivescovo di Guayaquil, Ecuador), Natalio Chomalí Garib (Arcivescovo Santiago del Cile, Cile), Tarcisio Isao Kikuchi (Arcivescovo di Tokyo, Giappone), Pablo Virgilio Siongco David (Vescovo di Kalookan, Filippine), Ladislav Nemet (Arcivescovo di Belgrado, Serbia), Jaime Spengler (Arcivescovo di Porto Alegre, Brasile), Ignace Bessi Dogbo (Arcivescovo di Abidjan, Costa d’Avorio), Jean-Paul Vesco (Arcivescovo di Alger, Algeria), Joseph Mathieu (Arcivescovo di Teheran-Ispahan dei Latini, Iran), Roberto Repole (Arcivescovo di Torino, Italia), Baldassare Reina (Vicario Generale per la Diocesi di Roma), Frank Leo (Arcivescovo di Toronto, Canada), Rolandas Makrickas (Arciprete Coadiutore della Basilica Papale di Santa Maria Maggiore), Mykola Bychok (Vescovo eparchiale di Saints Peter and Paul of Melbourne degli Ucraini, Australia), padre Timothy Peter Joseph Radcliffe (teologo), padre Fabio Baggio (sotto-segretario del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale); George Jacob Koovakad (officiale della Segretaria di Stato, responsabile dei Viaggi papali), Domenico Battaglia (Arcivescovo di Napoli). Dell’elenco iniziale faceva parte anche Paskalis Bruno Syukur (Vescovo di Bogor, Indonesia), che però ha chiesto al Papa di non essere creato cardinale.
UN COLLEGIO SEMPRE PIU’ EXTRA EUROPEO – I nuovi 21 cardinali provengono da tutti i continenti: 8 dall’Europa, 5 dal Sud America, 4 dall’Asia, 2 dall’Africa, 1 dall’America del Nord e 1 dall’Oceania.
Si tratta del decimo concistoro indetto da Bergoglio, che dal primo nel 2014 ha così “creato” 149 cardinali (110 elettori), via via allargando le zone di provenienza dall’Europa, un tempo cuore del cattolicesimo: compresi quelli nominati oggi, dei 253 cardinali viventi (140 gli elettori: mai così tanti), meno della metà (115, il 45,5%) proviene dall’Europa, il resto dagli altri continenti (Asia 37, America del Sud 32, Africa 29, America del Nord 28, America centrale 8, Oceania 4).
GIURAMENTO, BERRETTA E ANELLO: COME FUNZIONA IL RITO – Il Concistoro per la creazione dei nuovi Cardinali, secondo il nuovo rito introdotto in occasione del Concistoro del 18 febbraio 2012, prevede i seguenti momenti: saluto, orazione e proclamazione del Vangelo; in apertura, il primo dei nuovi Cardinali, a nome di tutti, rivolge al Papa un indirizzo di omaggio e gratitudine; allocuzione del Papa; creazione dei nuovi Cardinali (il Papa legge la formula di creazione, elencando i nomi dei nuovi Cardinali e annunciando l’Ordine Presbiterale o Diaconale al quale vengono assegnati); Professione di fede e giuramento dei nuovi Cardinali; Imposizione della berretta, consegna dell’anello cardinalizio e assegnazione del Titolo o della Diaconia; il nuovo cardinale scambia poi con gli altri cardinali l’abbraccio di pace; il Il rito si conclude con il Padre Nostro.
8 DICEMBRE A PIAZZA DI SPAGNA – Oggi domenica 8 dicembre, Festa dell’Immacolata, il Papa celebra la Messa con i nuovi cardinali e il Collegio cardinalizio (ore 9.30 Cappella Papale), presiede l’Angelus alle 12 da Piazza San Pietro, e alle 16 si reca a piazza di Spagna per il consueto omaggio alla statua della Vergine Maria.
Papa Francesco nella Giornata mondiale della Gioventù: “Cari giovani, forse a volte può capitare anche a voi di essere messi ‘sotto accusà per il fatto di seguire Gesù. A scuola, tra amici, negli ambienti che frequentate, ci può essere chi vuole farvi sentire sbagliati perchè siete fedeli al Vangelo e ai suoi valori, perchè non vi omologate, non vi piegate a fare come tutti gli altri. Voi, però, non abbiate paura delle ‘condannè, non preoccupatevi: prima o poi le critiche e le accuse false cadono e i valori superficiali che le sostengono si rivelano per quello che sono, illusioni.
State attenti a non lasciarvi ubriacare dalle illusioni. Per favore, siate concreti. La realtà è concreta. State attenti alle illusioni”.
Queste bellissime parole ì Papa Francesco le esprime nell’omelia della messa rivolgendosi ai giovani. “Non lasciatevi ingannare da chi, allettandovi con promesse futili, in realtà vuole solo strumentalizzarvi, condizionarvi e usarvi per i propri interessi. State attenti alle strumentalizzazioni. State attenti a non essere condizionati. Siate liberi, ma liberi in armonia con la vostra dignità. Non accontentatevi di essere ‘stelle per un giornò, stelle sui social o in qualsiasi altro contesto. Conclude il Santo Padre: Non siate ‘stelle per un giorno sui social o in qualsiasi altro contesto”….
“Dilexit nos”, quarta Enciclica di Francesco, “sull’amore umano e divino del cuore di Gesù Cristo”, rinnova la sua autentica devozione per non dimenticare la tenerezza della fede, la gioia di mettersi al servizio e il fervore della missione: perché il Cuore di Gesù ci spinge ad amare e ci invia ai fratelli
Quarta enciclica : “«Ci ha amati», dice San Paolo riferendosi a Cristo per farci scoprire che da questo amore nulla «potrà mai separarci» . Inizia così la quarta Enciclica di Papa Francesco, intitolata dall’incipit “Dilexit nos” e dedicata all’amore umano e divino del Cuore di Gesù Cristo: “Il suo cuore aperto ci precede e ci aspetta senza condizioni, senza pretendere alcun requisito previo per poterci amare e per offrirci la sua amicizia: Egli ci ha amati per primo Grazie a Gesù «abbiamo conosciuto e creduto l’amore che Dio ha in noi»
Nel cuore di Cristo possiamo trovare tutto il Vangelo
In una società – scrive il Papa – che vede moltiplicarsi “varie forme di religiosità senza riferimento a un rapporto personale con un Dio d’amore” , mentre il cristianesimo spesso dimentica “la tenerezza della fede, la gioia della dedizione al servizio, il fervore della missione da persona a persona” , Papa Francesco propone un nuovo approfondimento sull’amore di Cristo rappresentato nel suo santo Cuore e invita a rinnovare la sua autentica devozione ricordando che nel Cuore di Cristo “possiamo trovare tutto il Vangelo” : è nel suo Cuore che “riconosciamo finalmente noi stessi e impariamo ad amare”
Francesco spiega che incontrando l’amore di Cristo, “diventiamo capaci di tessere legami fraterni, di riconoscere la dignità di ogni essere umano e di prenderci cura insieme della nostra casa comune”, come invita a fare nelle sue Encicliche sociali Laudato si’ e Fratelli tutti . E davanti al Cuore di Cristo, chiede al Signore “di avere ancora una volta compassione di questa terra ferita” e riversi su di lei “i tesori della sua luce e del suo amore”, affinché il mondo, “che sopravvive tra le guerre, gli squilibri socioeconomici, il consumismo e l’uso anti-umano della tecnologia, possa recuperare ciò che è più importante e necessario: il cuore” . Nell’annunciare la preparazione del documento, al termine dell’udienza generale del 5 giugno, il Pontefice aveva chiarito che avrebbe aiutato a meditare sugli aspetti “dell’amore del Signore che possano illuminare il cammino del rinnovamento ecclesiale; ma anche che dicano qualcosa di significativo a un mondo che sembra aver perso il cuore”. E questo mentre sono in corso le celebrazioni per il 350° anniversario della prima manifestazione del Sacro Cuore di Gesù a Santa Margherita Maria Alacoque, nel 1673, che si chiuderanno il 27 giugno 2025.
“Siamo schiavi degli ingranaggi di un mercato”
Aperta da una breve introduzione e articolata in cinque capitoli, l’Enciclica sul culto del Sacro Cuore di Gesùraccoglie, come preannunciato a giugno, “le preziose riflessioni di testi magisteriali precedenti e di una lunga storia che risale alle Sacre Scritture, per riproporre oggi, a tutta la Chiesa, questo culto carico di bellezza spirituale”.
Il primo capitolo, “L’importanza del cuore”, spiega perché serva “ritornare al cuore” in un mondo nel quale siamo tentati di “diventare consumisti insaziabili e schiavi degli ingranaggi di un mercato” . Lo fa analizzando cosa intendiamo per “cuore”: la Bibbia ce ne parla come di un nucleo “che sta dietro ogni apparenza” , luogo dove “non conta ciò che si mostra all’esterno o ciò che si nasconde, lì siamo noi stessi” . Al cuore portano le domande che contano: che senso voglio che abbiano la mia vita, le mie scelte o le mie azioni, chi sono davanti a Dio .
Il Papa sottolinea che l’attuale svalutazione del cuore nasce “nel razionalismo greco e precristiano, nell’idealismo postcristiano e nel materialismo”, così che nel grande pensiero filosofico si sono preferiti concetti come quelli di “ragione, volontà o libertà”. E non trovando posto per il cuore, “non è stata sviluppata ampiamente nemmeno l’idea di un centro personale” che può unificare tutto, e cioè l’amore (10). Invece, per il Pontefice, bisogna riconoscere che “io sono il mio cuore, perché esso è ciò che mi distingue, mi configura nella mia identità spirituale e mi mette in comunione con le altre persone” .
Il cuore, cioè l’amore, unisce i frammenti del mondo
È il cuore “che unisce i frammenti” e rende possibile “qualsiasi legame autentico, perché una relazione che non è costruita con il cuore è incapace di superare la frammentazione dell’individualismo” . La spiritualità di santi come Ignazio di Loyola (accettare l’amicizia del Signore è una questione di cuore) e san John Henry Newman (il Signore ci salva parlando al nostro cuore dal suo sacro Cuore) ci insegna, scrive Papa Francesco, che “davanti al Cuore di Gesù vivo e presente, la nostra mente, illuminata dallo Spirito, comprende le parole di Gesù”. E questo ha conseguenze sociali, perché il mondo può cambiare “a partire dal cuore” .
“Gesti e parole d’amore”
Ai gesti e alle parole d’amore di Cristo è dedicato il secondo capitolo. I gesti con i quali ci tratta come amici e mostra che Dio “è vicinanza, compassione e tenerezza”, si vedono negli incontri con la samaritana, con Nicodemo, con la prostituta, con la donna adultera e con il cieco sulla strada . Il suo sguardo, che “scruta l’intimo del tuo essere” , mostra che Gesù “presta tutta la sua attenzione alle persone, alle loro preoccupazioni, alle loro sofferenze” . In modo tale “da ammirare le cose buone che riconosce in noi” come nel centurione, anche se gli altri le ignorano . La sua parola d’amore più eloquente è l’essere “inchiodato sulla Croce”, dopo aver pianto per l’amico Lazzaro e aver sofferto nell’Orto degli Ulivi, consapevole della propria morte violenta “per mano di quelli che Lui tanto amava”
“Il mistero di un cuore che si estende ai sentimenti umani”
Nel terzo capitolo, “Questo è il cuore che ha tanto amato”, il Pontefice ricorda come la Chiesa riflette e ha riflettuto in passato “sul santo mistero del Cuore del Signore”. Lo fa riferendosi all’Enciclica di Pio XII Haurietis aquas, sulla devozione al Sacro Cuore di Gesù (1956). Chiarisce che “la devozione al Cuore di Cristo non è il culto di un organo separato dalla Persona di Gesù”, perché noi adoriamo “Gesù Cristo intero, il Figlio di Dio fatto uomo, rappresentato in una sua immagine dove è evidenziato il suo cuore” . L’immagine del cuore di carne, sottolinea il Papa, ci aiuta a contemplare, nella devozione, che “l’amore del Cuore di Gesù Cristo, non comprende soltanto la carità divina, ma si estende ai sentimenti dell’affetto umano” Il suo Cuore, prosegue Francesco citando Benedetto XVI, il suo contiene un “triplice amore”: quello sensibile del suo cuore fisico “e il suo duplice amore spirituale, l’umano e il divino” , in cui troviamo “l’infinito nel finito” .
Il Sacro Cuore di Gesù è una sintesi del Vangelo
Le visioni di alcuni santi, particolarmente devoti al Cuore di Cristo – precisa Francesco – “sono stimoli belli che possono motivare e fare molto bene”, ma “non sono qualcosa che i credenti sono obbligati a credere come se fossero la Parola di Dio”. Quindi il Papa ricorda con Pio XII che non si può dire che questo culto “debba la sua origine a rivelazioni private”. Anzi, “la devozione al Cuore di Cristo è essenziale per la nostra vita cristiana in quanto significa l’apertura piena di fede e di adorazione al mistero dell’amore divino e umano del Signore, tanto che possiamo affermare ancora una volta che il Sacro Cuore è una sintesi del Vangelo” ). Il Pontefice invita poi a rinnovare la devozione al Cuore di Cristo anche per contrastare “nuove manifestazioni di una ‘spiritualità senza carne’ che si moltiplicano nella società” ). È necessario tornare alla “sintesi incarnata del Vangelo” ) davanti a “comunità e pastori concentrati solo su attività esterne, riforme strutturali prive di Vangelo, organizzazioni ossessive, progetti mondani, riflessioni secolarizzate, su varie proposte presentate come requisiti che a volte si pretende di imporre a tutti” .
Negli ultimi due capitoli, Papa Francesco mette in evidenza i due aspetti che “la devozione al Sacro Cuore dovrebbe tenere uniti per continuare a nutrirci e ad avvicinarci al Vangelo: l’esperienza spirituale personale e l’impegno comunitario e missionario” . Nel quarto, “L’amore che dà da bere”, rilegge le Sacre Scritture, e con i primi cristiani, riconosce Cristo e il suo costato aperto in “colui che hanno trafitto” che Dio riferisce a se stesso nella profezia del libro di Zaccaria. Una sorgente aperta per il popolo, per placare la sua sete dell’amore di Dio, “per lavare il peccato e l’impurità” . Diversi Padri della Chiesa hanno menzionato “la ferita del costato di Gesù come origine dell’acqua dello Spirito”, su tutti Sant’Agostino, che “ha aperto la strada alla devozione al Sacro Cuore come luogo di incontro personale con il Signore” (103). A poco a poco questo costato ferito, ricorda il Papa “venne assumendo la figura del cuore” , ed elenca diverse donne sante che “hanno raccontato esperienze del loro incontro con Cristo, caratterizzato dal riposo nel Cuore del Signore” . Tra i devoti dei tempi moderni, l’Enciclica parla prima di tutto di San Francesco di Sales, che raffigura la sua proposta di vita spirituale con “un cuore trafitto da due frecce, racchiuso in una corona di spine”
Le apparizioni a Santa Margherita Maria Alacoque
Sotto l’influsso di questa spiritualità, Santa Margherita Maria Alacoque racconta le apparizioni di Gesù a Paray-le-Monial, tra la fine di dicembre 1673 e il giugno 1675. Il nucleo del messaggio che ci viene trasmesso può essere riassunto in quelle parole che Santa Margherita ha udito: “Ecco quel Cuore che tanto ha amato gli uomini e che nulla ha risparmiato fino ad esaurirsi e a consumarsi per testimoniare loro il suo Amore” .
Teresa di Lisieux, Ignazio di Loyola e Faustina Kowalska
Di Santa Teresa di Lisieux, il documento ricorda il chiamare Gesù “Colui il cui cuore batteva all’unisono col mio” e le sue lettere alla sorella suor Maria, che aiuta a non concentrare la devozione al Sacro Cuore “su un aspetto doloristico” quello di chi intendeva la riparazione come un “primato dei sacrifici”, ma sulla fiducia “come la migliore offerta, gradita al Cuore di Cristo” . Il Pontefice gesuita dedica alcuni passi dell’Enciclica anche al posto del Sacro Cuore nella storia della Compagnia di Gesù, sottolineando che nei suoi Esercizi Spirituali, Sant’Ignazio di Loyola propone all’esercitante “di entrare nel Cuore di Cristo” in un dialogo da cuore a cuore. Nel dicembre 1871, padre Beckx consacrò la Compagnia al Sacro Cuore di Gesù e padre Arrupe lo fece nuovamente nel 1972 .
Le esperienze di Santa Faustina Kowalska, si ricorda, ripropongono la devozione “con un forte accento sulla vita gloriosa del Risorto e sulla misericordia divina” e motivato da queste, anche San Giovanni Paolo II “ha collegato intimamente la sua riflessione sulla misericordia con la devozione al Cuore di Cristo” . Parlando della “devozione della consolazione”, l’Enciclica spiega che davanti ai segni della Passione conservati dal cuore del Risorto, è inevitabile “che il credente desideri rispondere” anche “al dolore che Cristo ha accettato di sopportare per tanto amore” . E chiede “che nessuno si faccia beffe delle espressioni di fervore credente del santo popolo fedele di Dio, che nella sua pietà popolare cerca di consolare Cristo” . Perché poi “desiderosi di consolarlo, ne usciamo consolati” e “possiamo anche noi consolare quelli che si trovano in ogni genere di afflizione” ..
Il quinto e ultimo capitolo “Amore per amore” approfondiscela dimensione comunitaria, sociale e missionaria di ogni autentica devozione al Cuore di Cristo, che, nel momento in cui “ci conduce al Padre, ci invia ai fratelli” ). Infatti l’amore per i fratelli è il “gesto più grande che possiamo offrirgli per ricambiare amore per amore” . Guardando alla storia della spiritualità, il Pontefice ricorda che l’impegno missionario di San Charles de Foucauld lo rese “fratello universale”: “lasciandosi plasmare dal Cuore di Cristo, voleva ospitare nel suo cuore fraterno tutta l’umanità sofferente” . Francesco parla poi della “riparazione”, come spiegava San Giovanni Paolo II: “offrendoci insieme al Cuore di Cristo, «sulle rovine accumulate dall’odio e dalla violenza, potrà essere costruita la civiltà dell’amore tanto desiderato, il regno del cuore di Cristo»” ..
L’azione missionaria della Chiesa nel mondo
L’Enciclica ricorda ancora con San Giovanni Paolo II che “la consacrazione al Cuore di Cristo «è da accostare all’azione missionaria della Chiesa stessa, perché risponde al desiderio del Cuore di Gesù di propagare nel mondo, attraverso le membra del suo Corpo, la sua dedizione totale al Regno». Di conseguenza, attraverso i cristiani, «l’amore sarà riversato nei cuori degli uomini, perché si edifichi il corpo di Cristo che è la Chiesa e si costruisca anche una società di giustizia, pace e fratellanza»” . Per evitare il grande rischio, sottolineato da San Paolo VI, che nella missione “si dicano e si facciano molte cose, ma non si riesca a provocare il felice incontro con l’amore di Cristo” , servono “missionari innamorati, che si lascino ancora conquistare da Cristo” .
Il testo si conclude con questa preghiera di Francesco: “Prego il Signore Gesù che dal suo Cuore santo scorrano per tutti noi fiumi di acqua viva per guarire le ferite che ci infliggiamo, per rafforzare la nostra capacità di amare e servire, per spingerci a imparare a camminare insieme verso un mondo giusto, solidale e fraterno. Questo fino a quando celebreremo felicemente uniti il banchetto del Regno celeste. Lì ci sarà Cristo risorto, che armonizzerà tutte le nostre differenze con la luce che sgorga incessantemente dal suo Cuore aperto. Che sia sempre benedetto!”
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