La Regione siciliana “fronteggia le immediate esigenze alimentari delle famiglie impoverite”

Parlamento siciliano, né quantità, né qualità: 6,5 sedute al mese ...

 

Misure straordinarie ed urgenti della Regione  per fronteggiare la povertà e la fame di questo triste periodo. «Si tratta di una prima necessaria risposta -comunica il Presidente della Regione Sicilia Nello Musumeci che vogliamo dare per consentire a migliaia di famiglie siciliane, ormai esasperate, di far fronte almeno alle immediate esigenze alimentari. Speriamo che arrivino prestissimo anche gli interventi dello Stato,  più volte sollecitati a Roma”

In queste settimane di paralisi –  – sono cresciuti a dismisura nella nostra isola i nuclei familiari più fragili e maggiormente disagiati, quelli cioè che stanno soffrendo più di tutti la perdurante crisi dovuta all’emergenza Coronavirus. Famiglie che in parte si aggiungono alle altre 450 mila dichiarate povere in Sicilia, secondo i dati dell’Istat. Le risorse verranno assegnate, in più tranche, a tutti i comuni, che nella distribuzione – si legge nella delibera – dovranno prestare particolare riguardo alle nuove povertà determinate dalle famiglie che non percepiscono più alcun reddito, compreso quello di cittadinanza, e alcuna altra assistenza economica o sanitaria».

A questa prima misura abbiamo potuto procedere – aggiunge il governatore siciliano – in via amministrativa ed è il frutto della condivisione di tutti i gruppi parlamentari all’Ars e delle organizzazioni sociali. Adesso bisogna lavorare a un Bilancio 2020 emergenziale, come abbiamo già concordato nel giro di incontri di mercoledì e giovedì scorsi. È questo lo spirito unitario, richiamato anche ieri, nel suo messaggio alla Nazione, dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella, con il quale dobbiamo lavorare”.

 

AFFONDAMENTO DELLA REGIONE SICILIANA: LA CLASSE DIRIGENZIALE, SENZA MERITI ED IDEE,VA AVANTI CON COSPICUO AUMENTO DI STIPENDIO

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Palermo

Cambio di marcia della giunta regionale presieduta dal suo Presidente Musumeci.   Le osservazioni critiche della Corte dei conti, la pioggia delle lamentele sulla gestione economica dell’apparato regionale  costringono il governatore ad un cambio di passo.   Mantenimento del divieto di assunzione, riduzione delle spese di amministrazione e gestione del 5%, chiusura delle liquidazioni entro il 30 giugno con trasferimento degli eventuali contenziosi a una struttura-veicolo, trasformazione in Agenzia della Seus Spa e del Parco scientifico e tecnologico, conferimento della Resais a Sas per creare sinergie amministrative e organizzative con un amministratore unico.

Il taglio della spesa proposto dall’assessore all’Economia Gaetano Armao era del 3 per cento ma la giunta ha deciso di aumentarlo di 2 punti, portandolo al 5%. La chiusura delle liquidazioni nel prospetto dell’assessore era al 31 dicembre ma nella delibera è stata anticipata di sei mesi. Tempi un po’ più lunghi del previsto invece per la dismissione delle partecipazioni azionarie che la Regione detiene in due società, e in particolare il Distretto tecnologico trasporti navali commerciali e da diporto e il Consorzio di ricerca per l’innovazione tecnologica/Sicilia e agrobiopesca.

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Staremo a vedere cosa succederà ancora alla Regione , che nei giorni scorsi ha visto approvato il contratto dei dirigenti regionali con l’aumento mensile di oltre duecento euro a soggetto, una classe che-sì- attendeva da anni l’approvazione contrattuale ma alla Regione siciliana -da decenni -ha sigillato francamente solo il fallimento di una struttura che ha alimentato clientele con esponenti mafiosi e referenti politici di bassa qualità e non ha saputo sfruttare e valorizzare i fondi europei a disposizione    Quindi una classe dirigenziale che , senza idee e alcun merito, ulteriormente fa cadere nel precipizio tutti i servizi ed unità operative compresi gli organi politici.

La Regione Sicilia è affondata, la Corte dei conti dichiara l’inconsistenza della manovra , inefficienza dei dirigenti regionali, interessi e “zone oscure”

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di Raffaele Lanza

La Regione siciliana è nel baratro. Una classe dirigenziale padrona del territorio da più di venti anni a questa parte l’ha trascinata nella palude. Abbiamo sempre detto, anzi gridato che i dirigenti della Regione siciliana costituiscono il miglior Clan di spillasoldi alla cassa regionale. O gli incarichi ben retribuiti,  doppi, triplici e molteplici in tantissimi altri casi, specie al dipartimento dei beni culturali , la lotta per il passaggio nella fascia di promozione superiore, la servitù degli operatori A e B, ex Contrattisti, messisi spontaneamente al servizio esclusivo dei dirigenti, saltando le fascie intermedie direttive, le pattuizioni di distribuzione denaro sulle trattative e gare, l’omissione dei dirigenti ancora- nonostante le vibrate denunce negli anni 2014-17 del Sindacato SIAD  autonomo di Catania sul fenomeno assenteismo alla Soprintendenza di Catania laddove persino il Capo personale(un dirigente architetto di Adrano oggi in pensione) si presentava in stanza alle ore 9,30-11 – di timbrare il badge e presentarsi all’ufficio – ripetiamo da oltre un ventennio- a qualsiasi orario in ufficio, le false missioni archeologiche nei siti periferici di competenza, hanno creato lo sconquasso.   La Guardia di Finanza di Catania, probabilmente, avrà raccolto molti elementi ma per l’antico legame con la Soprintendenza etnea retta all’epoca da Vera Greco (priva dei titoli rispetto ad altri ma con referente politico Raffaele Lombardo) e successivamente Maria Grazia Patanè (nomina – è notorio -“illecita ed incompetente” perchè proveniente dalla Biblioteca regionale) ha lasciato correre….

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La Regione siciliana è in preda ai ladroni. E’ diventato un deserto dove ognuno fa i suoi comodi e se ne fotte dell’utente.

La volontà del Presidente Nello Musumeci di fare il guardiano attento rimettere ogni cosa a posto non basta più. Musumeci non è il diretto responsabile dei guai e delle criticità della Regione. E’ vero e non è onesto chi afferma il contrario. Ma qui indirizziamo al Musumeci l’assunto che lui era sommariamente consapevole, quale deputato, del disastro gestionale di Crocetta, ex governatore . Quindi l’affermazione che “Io non c’ero in questi venti anni “, non è sufficiente.   

Occorre rigore, maggiore rigore e ancora rigore. “Le attuali politiche di riduzione del disavanzo e per il contenimento della spesa della Regione siciliana sono inefficaci. La contestazione era già piovuta e i rintocchi della campana funerea provengono  dalla Corte dei conti oggi in udienza per la parifica del bilancio 2018.

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Oggi è un  giorno difficile, della verità per i conti della Regione siciliana. La Corte dei Conti si pronuncia, con sei mesi di ritardo rispetto alla consuetudine sulla parifica del bilancio 2018 per un lungo confronto con gli uffici siciliani, sul rendiconto generale trentennale e  contesta un buco senza precedenti da coprire tutto nel 2019. 

La Regione siciliana dovrà  appostare nell’esercizio finanziario per il 2019, le coperture, pari a 1,103 miliardi di euro, del disavanzo. Un altro miliardo dovrà invece, essere coperto negli esercizi considerati nel bilancio di previsione e in ogni caso non oltre la durata della legislatura regionale.

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La contestazione parte da considerazioni complesse della magistratura contabile per la quale l’azione di riduzione del deficit da parte della regione è inefficace. Per i giudici dal “raffronto tra i dati degli equilibri di bilancio nelle varie fasi del ciclo 2018, risulta chiara l’inconsistenza della manovra finanziaria La Regione non è stata in grado di raggiungere nemmeno gli obiettivi ‘minimi’ che essa stessa si era data con la legge di stabilità”.

Ma la Regione deve rettificare i conti anche per consentire la redazione del  bilancio di previsione 2020. 

Registriamo un commento del M5 . “Se Musumeci vuol esser credibile a Roma occorre che si presenti con un piano di riforme tale che possa rassicurare il governo nazionale sulla buona volontà di quello regionale nel sanare un bilancio ormai distrutto dalla mala politica in anni e anni di malefatte sulle spalle dei siciliani. Se non intende farlo ha due strade: dimettersi o spegnere tutte le luci di ospedali, scuole e città e mettere in vendita Palazzo d’Orleans” dice il deputato regionale del M5S Luigi Sunseri, a commento del pesante giudizio della Corte dei Conti in sede di parifica sullo stato di salute delle finanze regionali.

“Pesantissima la bocciatura della magistratura contabile – aggiunge Sunseri – quando sottolinea che la Regione non è stata nemmeno in grado di raggiungere gli obiettivi minimi che essa stessa si era data con la legge di stabilità e quando evidenzia la resistenza al passaggio dalla logica emergenziale alla logica anticipatoria che è l’essenza della programmazione di bilancio e dell’attuale riforma contabile”.

Si prevede – prosegue Sunseri- un periodo davvero nero per la nostra terra. Faremo in modo che il governo centrale ci dia una mano. Per l’ennesima volta vogliamo essere chiari. Quello che dice la Corte l’ho detto decine e decine di volte in aula e in commissione Bilancio: ripianare il disavanzo di un bilancio in archi temporali troppo ampi, rispetto all’ordinario ciclo di bilancio, presenta profili di incostituzionalità perché ciò ha evidenti ricadute negative in termini di equità. La lunghissima dilazione temporale finisce per confliggere con elementari principi di equità intergenerazionale. E a pagarne le conseguenze saranno i nostri figli. …..

 

 

Siracusa: ritorna subito in sella il sindaco Francesco Italia

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SIRACUSA

Veloce svolta a Siracusa .Francesco Italia torna a ricoprire la carica di sindaco di Siracusa. Il Consiglio di giustizia amministrativa ha accolto la richiesta di sospensiva presentata dall’ex primo cittadino dopo la sentenza del Tar che ha disposto il ritorno al voto in 9 sezioni su 123 e l’annullamento della proclamazione a sindaco e dei consiglieri comunali. Con il primo cittadino, torna in carica anche la giunta comunale.

Udienza al 15 gennaio del nuovo anno come fissato dal presidente del Consiglio di giustizia amministrativa Rosanna De Nictolis  per l’esame e la valutazione  del ricorso contro la sentenza del Tar 

 

La Regione Sicilia nella palude dei conti perduti

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di Raffaele Lanza

 

Abbiamo visto che per  la Procura della Corte dei conti la Regione non avrebbe la piena contezza della propria cassa.

È un fatto di inaudita gravità quello emerso  nella pre-adunanza pubblica alla parifica del rendiconto del 2018 della Regione alla quale per la Regione ha partecipato il ragioniere generale avv Giovanni Bologna. Non riusciamo a comprendere perchè il Musumeci – che conosciamo benissimo da decenni come persona contro la corruzione e il malfunzionamento non usi maggiore autorevolezza e rigore per arrivare ad eliminare il debito pregresso – e gli illeciti ancora visibili – che la Regione si porta dietro da anni. 
Non comprendiamo perchè ad esempio – e lo aiutiamo nel suo compito nell’interesse della gente -i  fondi – stanziati per interventi di restauro, ripristino, ristrutturazione, messa a norma e innovazione tecnologica -” per la modernizzazione di strutture esistenti e l’apertura sia di nuovi spazi che di sale chiuse da tempo al pubblico”,  non siano destinati invece a pagare parte dei debiti regionali.
Le risorse sono ingenti sotto il controllo del dipartimento regionale dei Beni culturali e dell’identità siciliana, diretto da Sergio Alessandro. 
Musumeci svegliati. Sembri ipnotizzato. Tu hai dichiarato e  pubblicato, anche sul sito regionale che: “L’idea del governo regionale è quella di mettere in circolo una risorsa importante per rivitalizzare la crescita del territorio e creare opportunità di lavoro per aziende, tecnici, fornitori che saranno impegnati in questi 161 cantieri della cultura che si apriranno con i lavori di ammodernamento delle strutture teatrali. Nel rispetto delle proporzioni previste dal bando, agli enti pubblici è stato concesso un contributo pari quasi all’ottanta per cento della somma valutata come ammissibile. Per i soggetti privati un finanziamento pari a circa il 62 per cento.
Gli enti beneficiari – avvertiva  il governatore -sono Comuni, enti pubblici, istituti scolastici, parrocchie, enti no-profit (fondazioni, associazioni) e imprese private impegnate nel campo teatrale. In base alle istanze pervenute sono state finanziate, su un importo complessivo di 32,3 milioni di euro, 161 strutture così ripartite tra le province: Agrigento, 18 teatri (3,9 milioni di euro); Caltanissetta, 10 (1,8 milioni di euro); Catania, 34 (6,2 milioni di euro); Enna, 7 (1,5 milioni di euro); Messina, 26 (5,1 milioni di euro); Palermo, 29 (6 milioni di euro); Ragusa, 8 (1,6 milioni di euro); Siracusa, 13 (2,8 milioni di euro); Trapani,16 (3,4 milioni di euro).
Tutto questo, temiamo,significa soddisfare con la somma di 32 milioni di euro tanti soggetti-comuni-associazioni, fondazioni- che sono notoriamente il “magna magna” della politica clientelare-camuffata di cultura.  Anche i vitalizi dei parlamentari non allineati a quelli nazionale costituiscono un’altra vergogna siciliana .    Non c’è da andare fieri su questo punto.  Anche se le forze politiche garantiscono, secondo le regole del dare-avere. -uno scambio reciproco.  Così si resta in sella ma non si svende il proprio onore e quello della popolazione. Non è proprio il momento Musumeci. Impegni dunque le risorse della Regione per ridurre i debiti contestati.

A fine dell’anno scorso, secondo il rendiconto all’esame dei giudici per la parifica, nelle casse regionali ci sarebbero stati 314 milioni, ma i magistrati, che segnalano comunque una riduzione dell’ammontare di ben il 70% rispetto all’anno precedente, prefigurano uno scenario ben più drastico: la cassa sarebbe infatti in negativo se si considerano i vecchi debiti di tesoreria non ancora pagati.

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Rispolveriamo i punti critici .La parifica ufficiale del rendiconto generale del 2018 è attesa per il 13 dicembre ma se questi sono i presupposti, gli scenari per l’immediato futuro prevedono molta nebbia all’orizzonte.

La Corte ha sottolineato che il risultato di cassa, al netto dei pignoramenti, è risultato pari a 124 milioni di euro. In realtà, secondo i magistrati, la cassa avrebbe chiuso in rosso poiché vanno computati anche i vecchi debiti di tesoreria non pagati pari a 234 milioni di euro. Il saldo, dunque, sarebbe negativo: – 110 milioni di euro.

Il saldo di cassa vincolata a valere sui fondi regionali sarebbe negativo per oltre sei miliardi di euro e questo sulla base di quanto ricostruito dalla Corte dei conti, che non è riuscita ad avere dalla Regione le informazioni che aveva richiesto.

I magistrati hanno sottolineato che “a più riprese questa sezione ha tentato di ottenere riscontro da parte amministrazione sulla quantificazione dei fondi regionali, non ottenendo alcuna risposta”. “Abbiamo dovuto operare una ricostruzione con i dati ufficiali in nostro possesso e si è pervenuti a una quantificazione di un saldo in cassa da fondi regionali negativo pari a sei miliardi e cinque milioni – hanno evidenziato i magistrati contabili – A fronte di questo corrisponde un saldo di cassa dei fondi vincolati da ricostituire abbastanza consistente”.

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La Procura della Corte dei conti ha ribadito poi le sue perplessità sui fondi vincolati iscritti nel rendiconto per il 2018 dalla Regione: i magistrati contabili nella pre-adunanza alla parifica del rendiconto contestano i numeri che riguardano il fondo per i crediti di indubbia esigibilità, il fondo per le società partecipate e quello per il contenzioso. I magistrati contabili accusano inoltre la Regione di non avere prodotto i bilanci di nessuna delle società partecipate e di non avere contezza del contenzioso poiché non esiste non banca dati.

A proposito di fondi vincolati, quantificati in tre miliardi di euro, il rischio paventato è che il governo Musumeci non possa utilizzarli in presenza del disavanzo sui conti pubblici e che dunque, in base alla norma vigente, si possa appesantire ulteriormente la situazione finanziaria in vista della prossima manovra di bilancio.

Parecchio disavanzo da recuperare, la Regione non ne produca ancoraIl “monito” di Maria Rachele Aronica, procuratore della Corte dei Conti.
Ad oggi il governo guidato da Musumeci non ha acceso altri mutui “C’è da recuperare parecchio disavanzo, una buona parte secondo me già va recuperata sul bilancio di quest’anno. Spero che la Regione non produca ulteriori disavanzi”.

Ric orderemo anche che  parifica dei conti  è prevista il 13 dicembre. Parole che sono destinati a condizionare pesantemente le scelte che il governo regionale guidato da Musumeci opererà nell’immediato. Su governo e Parlamento, infatti, incombe la sessione di bilancio e, visti i presupposti, per la finanziaria 2020 i margini di manovra se non si canbia rotta, sono quasi inesistenti

La Regione, inoltre, ha onorato una parte, seppure ridottissima, del suo debito, pagando rate dei mutui per 116,4 milioni, portando così sotto i cinque miliardi il debito (mutui) direttamente a carico della Regione.

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Difesa d’ufficio del  dirigente Giovanni Bologna, un “ragioniere” che ha perso i conti della Regione “

Sui rilievi della magistratura contabile, il ragioniere generale, Giovanni Bologna, ha impegnato l’Amministrazione regionale a fare chiarezza.  Lo fa in ritardo perchè il suo compito non è quello di prendere atto delle relazioni della Procura contabile ma di preventivare, sulla base di una presunta competenza, ciò che occorre preventivare. Bologna dunque nel corso del suo incarico affidato dal governatore, poichè ha celato e non ha rivelato comunque questi aspetti- gravissimi perchè si tratta anche di “falso” in atti – o comunque di eludere le  attenzioni e le osservazioni della Corte dei conti, non è stato di alcun aiuto al governo regionale . Lui si difende invece così“ ed è semplicemente una difesa d’ufficio puerile.

Questo aspetto rimarrà come ultima grande questione da affrontare, oltre a quelle che ci auguriamo di avere risolto o in corso di soluzione –  Sulla cassa al di là del dato normativo e della obbligatorietà o meno della tenuta della cassa vincolata, sono convinto che una amministrazione debba avere sotto controllo tutte le voci che la riguardano per evitare che poi la mancata conoscenza esatta dei vincoli di cassa possa comportare una richiesta di restituzione di somme. è un punto che certamente sarà adesso all’attenzione della ragioneria e di tutta la Regione. Speriamo di avere i primi effetti positivi in termini almeno di conoscenza nel 2019”.

Debito “monstre” da 15 miliardi
La consistenza del debito al 31 dicembre 2016 – affermava  il governo Musumeci al momento del suo insediamento a dicembre 2017 – come risulta dal Rendiconto 2016, era pari a 8.035 milioni di euro, corrispondente al 53,7% del totale delle passività”.
“Tale indebitamento – come documentato agli atti  è formato per 5.468 milioni da mutui e finanziamenti, e per la rimanente parte da anticipazioni di liquidità, prestiti che lo Stato ha concesso alla Regione”.
Ma il “rosso” della Regione ha proporzioni molto più ampie perché se, come scrive il governo, gli otto miliardi rappresentano solo il 53,7% delle passività, l’indebitamento complessivo oscillerebbe intorno ai 15 miliardi di euro.
Dulcis in fundo. Ci sono altri ingredienti indigesti

Assenteismo diffuso, retribuzioni generose, facili promozioni e soprattutto doppi incarichi. Sono le criticità che spesso si riscontrano nella gestione del personale nella pubblica amministrazione in Sicilia. Vengono messe in rilievo nella relazione del presidente della sezione giurisdizionale della Corte dei Conti, Guido Carlino, assieme ad altri abusi: in particolare la violazione degli obblighi di esclusività professionale.

I danni patrimoniali spesso si accompagnano a quelli all’immagine dell’ente di appartenenza. I casi che trovano una definizione più rapida sono quelli per assenteismo, un fenomeno che non regredisce in modo significativo malgrado i giri di vite degli ultimi tempi, culminati anche con il licenziamento degli assenteisti: un caso ha riguardato la stessa Corte dei Conti siciliana. C’è poi una specifica vicenda che interessa alcuni professori dell’Università di Catania ai quali sono contestati danni rilevanti per avere violato l’obbligo dell’esclusività. ».

La Procura regionale della Corte dei conti ha anche contestato un danno di quasi 840mila euro per la nomina di un dirigente generale esterno della Regione siciliana. Il caso, senza altre indicazioni, viene citato nella relazione del procuratore Gianluca Albo che ha promosso un giudizio nei confronti della giunta regionale del tempo. Presidente e assessori non avrebbero «previamente valutato la sussistenza di professionalità interne» e avrebbero deciso la nomina «in contrasto con mi limiti della legge per l’affidamento ad esterni di tali incarichi». Secondo il procuratore Albo, servirebbe una legge in grado di frenare gli incarichi politici e amministrativi per chi è responsabile di un danno erariale.

Troppi amministratori pubblici continuano a ricoprire incarichi delicatissimi, pur se condannati in sede contabile. Uomini e donne che continuano a gestire ingentissime somme di denaro pubblico pur in presenza di condotte gravi accertate. Ma sul piatto grava anche la questione del Personale che non è qualificato e ,in tanti casi, con la protezione di dirigenti “amici” scalda la sedia degli uffici. Poi vi sono i lavoratori A e B. Questi sono entrati piangendo con l’aiuto della politica locale e regionale che li ha inseriti dapertutto senza un criterio razionale. Poi una volta entrati negli uffici, con la complicità dei dirigenti, hanno ottenuto mansioni superiori addirittura ed incarichi esterni in violazione delle norme del pubblico impiego e con il consenso dei vertici dei sindacati rappresentativi della Regione siciliana.

La Regione Siciliana paga troppi dipendenti poco qualificati e assunti con criteri non meritocratici. L’ennesima denuncia arriva dalla sezione Autonomie della Corte dei conti in un capitolo della Relazione 2019 sulla spesa per il personale degli enti territoriali nel triennio 2015-2017 ora diffuso dal Centro Pio La Torre. “La Corte dei Conti segnala una riduzione complessiva della spesa netta che tuttavia avviene in misura meno che proporzionale rispetto alla riduzione della consistenza del personale, con un conseguente aumento della spesa media specie nelle posizioni apicali – spiega l’economista Franco Garufi – .
    Alla fine del 2017 gli impiegati erano 14.921, un esercito più numeroso dell’intera area Nord che ne contava 14.418. La denuncia, mai ascoltata: assunzioni clientelari e non di merito.
    Risultato: uffici pieni e inefficienti”. Nell’isola tra il 2015 e il 2017 i dirigenti regionali sono scesi da 1692 a 1350, mentre il personale non dirigenziale è diminuito da 15.365 unità a 13.571. In totale nel 2017 la Regione siciliana contava 14921 dipendenti, con una variazione in negativo del 12,52 % rispetto al 2015 (la diminuzione media del personale nelle RSS è stata del 6,76%). La Sicilia conta 2,97 dipendenti regionali ogni 1000 abitanti; un dato leggermente superiore alla Sardegna (2,37), ma distante anni luce dalla Lombardia che ne ha appena 0,33. La spesa per il personale è scesa da 661.362.000 di euro nel 2015 a 577.641.000 nel 2017, pari al -12,66%; in tale ambito la spesa per i dirigenti è diminuita da 135.131.000 euro a 115.876.000, mentre quella per il personale non dirigenziale è passata da 507.744.000 a 443.740.000 euro. L’impegno di spesa per il personale con contratti flessibili, che ha una consistenza media pari a 598 unità si è mantenuto sostanzialmente stabile: 17.747 000 euro nel 2017 a fronte di 17.786 nel 2015. La contrazione della spesa per il personale della Regione è stata pari a 4,5 punti percentuali, cioè 37 milioni di euro, di cui 29 per retribuzioni e 7 per oneri sociali. La Corte tuttavia rileva che “la spinta alla contrazione della spesa appare già in via di esaurimento ed i risparmi conseguiti sui redditi di lavoro dipendente per effetto delle cessazioni, pur significativi nel più recente trend storico, si rivelano, in gran parte, compensati poiché a fronte del decremento della spesa per retribuzioni si registrano, ora, importanti incrementi di spesa per le pensioni”.

La giunta Pogliese ha due nuovi assessori, Trantino e Cristaldi

 

Il penalista (“Diventerà Bellissima”) ai Lavori pubblici , l’imprenditore (Forza Italia) al Personale

Giunta Pogliese, Trantino e Cristaldi nuovi assessori comunali a Catania

Enrico Trantino                                                        Michele Cristaldi

CATANIA

L’avvocato Enrico Trantino è il nuovo assessore della Giunta Pogliese per il Movimento del Presidente regionale On Nello Musumeci “Diventerà Bellissima” e l’imprenditore Michele Cristaldi il nuovo componente di Giunta per “Forza Italia” al Comune di Catania. Li ha nominati il sindaco, avv.Salvo Pogliese,

 

Intervento su SUD LIBERTA’ di Dino Giarrusso, candidato M5S, sull’autostrada Catania-Ragusa

INTERVENTO –      POLITICA –

Riceviamo e pubblichiamo:

AUTOSTRADA CT-RG, GIARRUSSO (M5S): «SI FARÀ CON FONDI PUBBLICI “

Il progetto passa all’Anas, il candidato alle europee: «Opera fondamentale per far ripartire la mobilità in Sicilia»

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«Un’importante svolta per il futuro della nostra regione e per il suo sviluppo. La Sicilia può ripartire soltanto con infrastrutture adeguate che possano finalmente collegare agevolmente gli snodi strategici. Anche in Europa porteremo questo stesso pragmatismo messo a punto dall’attuale Governo, per il bene delle nostre Isole, di tutti i siciliani e i sardi».

Dino Giarrusso, , interviene così sulle ultime notizie che riguardano l’autostrada Catania-Ragusa.

L’arteria sarà realizzata completamente con fondi pubblici di Stato e Regione e in tempi brevi: questo il contenuto dell’informativa resa nota dal ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Danilo Toninelli, a seguito della riunione di ieri, mercoledì 15 maggio, al Cipe (Comitato interministeriale per la programmazione economica). Secondo quanto riportato, la società concessionaria, la Sarc srl, si è resa disponibile a cedere il progetto ad Anas: ciò permetterà un controllo efficace sia sulla tempistica di realizzazione dei lavori che sulla riduzione delle tariffe del pedaggio autostradale.

«Durante la visita del Ministro Toninelli a Catania mi ero interessato personalmente affinché si accelerasse verso questa soluzione, insieme a tutti i portavoce del Movimento 5 stelle che si sono impegnati tantissimo su questo fronte – sottolinea Giarrusso – e condividendo l’attenzione anche con i sindaci dei comuni interessati. Si tratta di un’opera indispensabile per la nostra Regione, dalla quale dipende non solo lo sviluppo economico di tutta l’area Sud Orientale siciliana, ma anche la vita di tantissime persone che ogni giorno si spostano per lavoro o per studio, lungo l’asse che attraversa le due province. Oggi, dopo anni di iter bloccato, siamo davvero soddisfatti: il nostro Governo, grazie alla ministra Lezzi e al ministro Toninelli e al lavoro dei nostri portavoce in commissione, ha ancora una volta mantenuto quello che aveva promesso. Anche in Europa vogliamo portare progetti concreti da realizzare per il bene della Sicilia e dei siciliani».

ELEZIONI SICILIA: IL M5S SURCLASSA GLI AVVERSARI-LEGA NON CONVINCE GLI ELETTORI-

 

 

 

CALTANISSETTA esplode il Movimento 5S: Roberto Gambino  sindaco il 58%, VINCE SU Michele Giarratana del centrodestra: nell’unico capoluogo al voto al grillino 13.796 voti (58,85%) contro i 9.648 voti per Giarratana (41,15%).

GELA vince Lucio Greco (sostenuto da Forza Italia, Pd e liste civiche) sul leghista Giuseppe Spata,  Per il vincitore,  16.647 voti (52,9%), mentre per lo sconfitto salviniano 12.371 preferenze pari al 47,1%.

CASTELVETRANO ancora altro passo vincente del movimento cinquestelle;Enzo Alfano, in svantaggio al primo turno di due punti, vince abbondantemente sull’’avversario civico Calogero Martire. Il risultato finale è di 64.9% (8.306 voti) contro il 35.1%
(4.486 suffragi)

MAZARA DEL VALLO  si registra la vittoria di  Salvatore Quinci (centrosinistra e liste civiche) sul leghista Giorgio Randazzo: Quinci ha ottenuto 10.803 voti (52,41%) e Randazzo 9.808 (47,59%).

MONREALE  un candidato di Musumeci sul podio:  Alberto Arcidiacono (oltre il 56%) di DiventeràBellissima, vince su  Pietro Capizzi (moderati, Pd e civici assieme)…..

Si apprende che l’affluenza ha registrato un movimento interessante visto che paerliamo di enti locali-comuni siciliani dove girano le amicizie.

I dati dell’affluenza: a Caltanissetta hanno votato 24.001 elettori (sui 56.294 aventi diritto) pari al 42,64% con un calo del 13,89% rispetto al primo turno quando aveva votato il 56,52%.

A Gela hanno votato in 26.615 su 65.739 pari al 40,49% (il 28 aprile aveva votato il 58,54% e dunque c’è stato un calo del 17,93%).

A Monreale ha votato il 41,72% degli aventi diritto al voto (13.684 su 32.800). Il 28 aprile si era recato alle urne il 59,17% degli elettori.

A Castelvetrano hanno votato 13.232 elettori su 28.146 aventi diritto al voto pari al 47.01% (il 28 aprile l’affluenza era stata del 55,61%).

A Mazara hanno votato 21.251 elettori su 43.567 pari al 48,78% con un crollo dell’affluenza rispetto al 28 aprile quando aveva votato addirittura il 65.02%.

 

Elezioni del turno di ballottaggio in Sicilia, ecco i Comuni e-candidati-interessati

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 Nei cinque Comuni siciliani con popolazione superiore ai 15mila abitanti , oggi sarà espresso il  voto  del turno di ballottaggio l

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Sondaggi resi noti nel 2018  per la Sicilia

Caltanissetta, unico capoluogo interessato dalla tornata elettorale, gli elettori saranno chiamati a scegliere tra il candidato del centrodestra, Michele Giarratana, che al primo turno ha raggiunto il 37,39 per cento delle preferenze, e Roberto Gambino, sostenuto dal M5s, che si è fermato al 19,92 per cento.

Proprio qui la Lega, che al primo turno ha schierato un suo uomo, Oscar Aiello, potrebbe sostenere la corsa dei pentastellati. Gli esponenti del Carroccio, infatti, per tutta la campagna elettorale non hanno fatto mistero delle critiche a Giarratana.

In provincia, a Gela, invece, in corsa ci sono Cristoforo Greco, che al primo turno ha incassato il 36,28 per cento dei consensi, e Giuseppe Spata che si è fermato al 30,57 per cento. E proprio nel grosso centro del Nisseno, che cinque anni fa ha visto la vittoria di Domenico Messinese, sindaco del M5s espulso dal movimento dopo pochi mesi dall’elezione, il turno di ballottaggio può essere la prova generale di quel ‘patto del Nazareno’ tanto auspicato dal commissario  azzurro della Sicilia, Gianfranco Miccichè.

A sostenere Greco infatti, c’è l’alleanza tra il pezzo di FI vicino al presidente dell’Ars e il Pd, mentre Spata, il candidato della Lega, può contare sull’appoggio di Udc e FdI.

In provincia di Trapani occorrerà procedere al ballottaggio a Castelvetrano, Comune sciolto per mafia e ‘patria’ dell’ultima primula rossa, Matteo Messina Denaro. Gli elettori qui sono chiamati a scegliere fra Calogero Martire (30,30 per cento al primo turno), sostenuto dalle liste civiche, ed Enzo Alfano (28,49 per cento), il candidato del M5s

Si vota a Mazara del Vallo, dove né Salvatore Quinci (31,51 per cento), sostenuto da liste civiche, e né Giorgio Randazzo (24,25 per cento) della Lega, hanno centrato l’obiettivo al primo turno.

Infine, in provincia di Palermo, a Monreale, si sfideranno al secondo turno Alberto Arcidiacono (23,94 per cento), sostenuto da DiventeràBellissima, il movimento del governatore Nello Musumeci, e l’uscente Pietro Capizzi (21,20 per cento). Lo scrutinio avrà inizio subito dopo il completamento delle operazioni di voto, durante le quali saranno pubblicate tre rilevazioni sull’affluenza degli elettori, i cui dati saranno diffusi alle 12, alle 19 e alle 23.

Il Presidente della Regione Sicilia: “Cacciare sia i politici mafiosi che i burocrati dirigenti che fanno da cerniera con i mafiosi”

MA  L’INEFFICIENZA DEI COMUNI E’ PARI A QUELLA DELLA REGIONE SICILIANA DOVE SPESSO ,IN ALCUNI UFFICI, I DIRIGENTI SI ASSENTONO DAL POSTO DI LAVORO.                                       Risultati immagini per immagine di comuni sciolti per mafia

Un motivo scottante sullo scioglimento dei Comuni per mafia induce il Presidente della Regione Musumeci a formulare un intervento-comunicato per sollecitare la sostituzione dei dirigenti -posti ai vertici- nei comuni interessati dalla Mafia.  Un intervento molto interessante perchè non basta individuare un Comune mafioso e allontanare solo i vertici politici “ma anche l’alta burocrazia che volente o nolente – si trova spesso a fungere da “cerniera tra il consenso del politico e la pressione del mafioso”. Non va trascurato che l’inefficienza dei Comuni è almeno pari a quella della Regione siciliana articolata nelle sue numerose galassie di grandi e piccoli Uffici dove tutti i dirigenti hanno una poltrona e spesso, come in qualche dipartimento, sono altrove- assenti anche in presenza di pubblico –  anzichè al proprio posto di lavoro. Non è mafia anche questa On. Presidente ? 

R.Lanza

Riportiamo tratti essenziali di tale intervento:

 

Al di là delle contrastanti reazioni emotive o strumentali della gente, il crescente fenomeno dei Comuni sciolti per mafia invita ad alcune serene riflessioni. In questo momento 167mila siciliani non sono amministrati da organi elettivi: in dieci Comuni dell’Isola la democrazia, in un certo senso, rimane sospesa per almeno diciotto mesi, ma anche fino a due anni. Il decreto di scioglimento, inutile dirlo, si rivela fortemente invasivo nella vita civile di una comunità, ma siamo di fronte ad una misura dello Stato straordinaria, di natura preventiva e perciò caratterizzata da una certa discrezionalità dell’autorità proponente (la Prefettura). Per sciogliere un Comune, infatti, non è necessario l’accertamento di reati penali, ma è sufficiente che emerga una possibile soggezione degli amministratori locali alla criminalità organizzata, anche a prescindere dal fatto che i politici abbiano voluto assecondare le richieste mafiose. Ma se l’applicazione di una norma non sempre porta ai risultati sperati, lo Stato rischia di non essere più in sintonia col comune sentire dei cittadini. Un esempio: decine di Comuni, dopo essere stati sciolti per mafia una prima volta, tornano ad esserlo per la seconda e, in alcuni casi, anche per la terza volta. È capitato anche in Sicilia. Cosa significa? Che la normativa sullo scioglimento dei Comuni, ormai dopo quasi trent’anni, va rivista, anche per alcune incongruenze che rendono il provvedimento spesso inutile se non dannoso. Ne cito due.

Prima incongruenza: perché in un Comune sciolto per mafia, lo Stato allontana solo il ceto politico e lascia al proprio posto i dirigenti della burocrazia comunale? Eppure è risaputo che in uffici a “rischio” il dirigente – volente o nolente – si trova spesso a fungere da “cerniera” tra il consenso del politico e la pressione del mafioso.

Cosa fare, dunque? Estendere gli effetti del provvedimento di scioglimento anche ai vertici burocratici. Il segretario comunale, i dirigenti alla guida di uffici strategici e con un’ampia sfera di autonomia decisionale non dovrebbero rimanere al loro posto. Anche in assenza di indizi, andrebbero destinati ad altro ente (senza dover subire alcun danno economico) per tutta la durata del commissariamento ed essere sostituiti da dirigenti esterni assolutamente estranei all’ambiente sociale e professionale del Comune sciolto.

 

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Seconda incongruenza: perché in un Comune sciolto per mafia, lo Stato manda commissari straordinari già oberati da altri gravosi impegni d’ufficio e senza neppure verificarne la idoneità e l’attitudine al governo di un Ente? Ho conosciuto in questi anni commissari assai competenti ma presenti al Comune solo per uno-due giorni la settimana, perché già assorbiti da altro incarico. Un Comune commissariato non è un “Dopolavoro” da frequentare nel tempo libero: bisogna starci sette giorni su sette. E servono commissari che abbiano propensione al dialogo e al confronto con i cittadini. Sarebbe perciò necessario istituire presso il ministero dell’Interno un apposito Albo di dirigenti pubblici che abbiano tutti i requisiti per essere destinati ad amministrare Comuni sciolti.

 

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Foto Sud Libertà_ Il Presidente della Regione On. Nello Musumeci

Rimane il tema dei “poteri” in deroga da affidare alla gestione commissariale: in condizioni straordinarie servono misure straordinarie, azioni propulsive e di crescita, se si vuole restituire alla comunità un Ente libero da ogni opacità e non più vulnerabile”.

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