La Meloni annuncia la sua candidatura alle Europee:” Una volta mi chiamavano pesciarola…”

 

 

“Giorgia Meloni, presidente del Consiglio e leader di FdI annuncia la sua candidatura alle Europee : “Siamo di fronte a una battaglia decisiva, a un vero e proprio bivio che non consente di sbagliare la scelta e di tirarsi indietro. Tutti devono essere pronti a fare la loro parte e come sempre intendo fare la mia. Ho deciso di scendere in campo per guidare le liste di FdI in tutte le circoscrizioni elettorali, se sopravvivo”. ,

Alla Conferenza programmatica di Fratelli d’Italia a Pescara, la candidatura della  Meloni è stata accolta da un consenso generale. “Lo faccio perchè – ha sottolineato – a questo percorso europeo ho dedicato molto impegno in questi anni ancora prima di diventare presidente del consiglio e ancora di più una volta ricevuto questo grande onore”. Poi, ha spiegato che “voglio chiedere agli italiani se sono soddisfatti del lavoro che stiamo facendo in Italia e in Europa. Lo faccio perchè oltre a essere presidente di Fdi sono anche la leader dei conservatori europei che vogliono avere un ruolo decisivo nel cambiare rotta alle politiche europee. Lo faccio perchè voglio che sia chiaro il messaggio che votando FdI l’8 e 9 giugno si voterà per dare ancora più forza al nostro governo e all’Italia in Europa. E lo faccio perchè mi sono sempre considerata un soldato e i soldati quando devono non esitano a schierarsi in prima linea”.
Quindi “se gli italiani pensano che stia facendo bene, chiedo loro di scegliere FdI e di scrivere il mio nome, il mio nome di battesimo. Sono fiera che la maggior parte dei cittadini che si rivolge a me continua a chiamarmi Giorgia. Per me è una cosa estremamente importante e preziosa. Io sono stata derisa per anni per le mie radici popolari, mi hanno chiamata pesciarola, fruttivendola, borgatara, perchè loro sono colti. Però quello che non hanno mai capito è che io sono fiera di essere una persona del popolo. Se volete dirmi che ancora credete in me mi piacerebbe che lo faceste scrivendo sulla scheda semplicemente Giorgia, perchè io sono e sarò sempre una di voi, una alla quale potete dare del tu senza formalismi e distanza. Questo ruolo difficilissimo non mi cambierà, il potere non mi imbriglierà, il palazzo non mi isolerà. Io ho bisogno di sapere ancora una volta che ne vale la pena perchè faccio quello che faccio solo ed esclusivamente per gli italiani”

See Sicily’, Ars, denuncia la voragine economica della Regione il gruppo M5s: “Il buco milionario c’è ed è ufficiale. Ora basta ostruzionismi, il caso venga discusso in aula, visto che la Commissione europea darà una risposta”

foto  M5s -Comunicato

 

Ora che sul caso ‘See Sicily’ il buco di oltre 10 milioni è certificato, nero su bianco, nelle carte inviate alla Commissione Europea dall’Autorità di Audit della Regione, non ci sono più dubbi: sulla vicenda, che abbiamo denunciato anche in conferenza stampa e per la quale abbiamo fatto un esposto alla Corte dei conti, avevamo ragione da vendere. Ora basta ostruzionismi, Galvagno convochi la seduta d’aula dedicata all’argomento che gli chiediamo da oltre un anno senza ottenere risposta. E lo faccia con celeritá, dato che gli spazi ci sono e sono pure abbondanti, visto il calendario dell’Ars è stato praticamente svuotato dalle imminenti elezioni europee”.
Lo afferma il capogruppo del M5S all’Ars Antonio De Luca.
“È indispensabile – dice Antonio De Luca – un confronto che non sia solo sui giornali, ma davanti a tutta la deputazione regionale e ai cittadini, che devono poter ascoltare l’assessore Amata e Schifani, a cui abbiamo tante cose da chiedere. È una battaglia che va oltre al caso specifico, ma che investe il corretto uso dei fondi europei e nazionali, che devono essere spesi tutti e bene, cosa che spesso il governo Musumeci non ha fatto. Fratelli d’Italia ha ampiamente dimostrato di sapere fare solo disastri, Schifani ne prenda atto e tolga il giocattolo-turismo dalle loro mani”.
Sul caso interviene anche il presidente Cinquestelle della commissione Ue dell’Ars Luigi Sunseri che si è occupato della vicenda ‘See Sicily’ sin dalle prima battute.
“Seguiremo – dice – con molta attenzione la decisione finale della Commissione europea sul caso. Dal canto mio garantisco che la commissione che presiedo vigilerà affinché le spese future dei fondi europei siano fatte in maniera corretta e oculata nell’interesse dei siciliani e delle imprese dell’isola e non come in questo caso, finendo per creare possibili danni al bilancio della nostra Regione. Ora infatti c’è da capire quale sarà l’impatto dell’operazione sui nostri conti e dove saranno reperiti i fondi per coprire gli impegni assunti cui non si potrà fare fronte con le risorse europee”.

Adesso la Sicilia attende lo “stato di emergenza” sulla siccità Finanziamenti e attenzione nazionale politica

 

La Sicilia chiama Roma.  La documentazione necessaria per ottenere la dichiarazione dello stato di emergenza nazionale per la siccità in Sicilia passa nelle mani del governo nazionale. Si chiede lo stato di emergenza. E quindi i finanziamenti del caso e la massima attenzione .Nel dossier, le soluzioni proposte dalla cabina di regia guidata dal presidente della Regione e coordinata dal capo della Protezione civile regionale per porre freno in tempi rapidi alla crisi dovuta alla mancanza di piogge”.
“Il gruppo di lavoro, impegnato anche in questi giorni in continue riunioni – rileva la Presidenza della Regione Sicilia -, ha individuato gli interventi necessari, differenziati a seconda dei tempi di realizzazione. Tra quelli di rapida attuazione, l’acquisto di nuove autobotti per i comuni siciliani in crisi, la rigenerazione dei pozzi e delle sorgenti e il ripristino di quelli abbandonati, il potenziamento degli impianti di pompaggio e delle condotte esistenti, la realizzazione di nuove condotte di bypass. Per i prossimi mesi, invece, si sta valutando la ristrutturazione e il riavvio del dissalatore di Porto Empedocle, nell’Agrigentino, e di uno dei due tra quelli di Trapani e Gela (nel Nisseno), operazione che richiederà tempi e procedure di gara più lunghe”.
“Nello stesso tempo – il dipartimento regionale di Protezione civile ha istituito nove tavoli tecnici presso il Genio civile dei capoluoghi di ogni provincia, con rappresentanti del dipartimento delle Acque, dei Consorzi di bonifica, e dell’Autorità di bacino. Ne sono scaturite numerose proposte di interventi urgenti, passate al vaglio della cabina di regia. Inoltre, diverse riunioni sono state svolte con Siciliacque, Aica Agrigento, Caltacque e Acque Enna”.
“Si aspetta ora che il Consiglio dei ministri proceda con la dichiarazione dello stato di emergenza per la siccità, provvedimento atteso per la settimana prossima insieme allo stanziamento delle prime somme per gli interventi più urgenti

Intervento del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella alla cerimonia in occasione del 79° anniversario della Liberazione

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella accolto dal Ministro della Difesa Guido Crosetto in occasione del 79° anniversario di LiberazioneIl Presidente Sergio Mattarella a Civitella in Val di Chiana in occasione del 79* anniversario di Liberazione

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella con il Ministro della Difesa Guido Crosetto in occasione del 79° anniversario di LiberazioneIl Presidente della Repubblica Sergio Mattarella a Civitella in Val di Chiana in occasione del 79° anniversario di Liberazione

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella a Civitella in Val di Chiana in occasione del 79° anniversario di LiberazioneIl Presidente della Repubblica Sergio Mattarella a Civitella in Val di Chiana in occasione del 79° anniversario di Liberazione

 

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella a Civitella in Val di Chiana in occasione del 79° anniversario di LiberazioneIl Presidente della Repubblica Sergio Mattarella con Ottavia Piccolo a Civitella in Val di Chiana in occasione del 79° anniversario di Liberazione

 

Il Presidente Sergio Mattarella a Civitella in Val di Chiana in occasione del 79* anniversario di LiberazioneIl Presidente della Repubblica Sergio Mattarella in occasione della cerimonia commemorativa del 79° anniversario di Liberazione

 

Il Presidente Sergio Mattarella a Civitella in Val di Chiana in occasione del 79* anniversario di Liberazione

Il Presidente Sergio Mattarella a Civitella in Val di Chiana in occasione del 79* anniversario di Liberazione saluta la Sig.ra Ida Balò, Presidente dell’Associazione “Civitella ricorda”

Il Presidente Sergio Mattarella a Civitella in Val di Chiana in occasione del 79* anniversario di Liberazione

 

Il Presidente Sergio Mattarella a Civitella in Val di Chiana in occasione del 79* anniversario di Liberazione

 

Il Presidente Sergio Mattarella a Civitella in Val di Chiana al termine delle celebrazioni per il 79* anniversario di Liberazione

 

QUEI RAGAZZI CHE RIPOSANO SOTTO LE LAPIDI BIANCHE DEI CIMITERI CHE COSTELLANO LA NOSTRA PENISOLA, LI SENTIAMO COME NOSTRI FIGLI!!

 Civitella in Val di Chiana, 

Rivolgo un saluto a tutti i presenti, alla Vicepresidente del Senato, al Ministro  della difesa, al Presidente della Regione, al Sindaco, alle Autorità e, con affetto particolare, a tutti i cittadini di Civitella e ai Sindaci presenti.

Siamo qui, a Civitella in Val di Chiana, riuniti per celebrare il 25 aprile – l’anniversario della Liberazione -, a ottanta anni dalla terribile e disumana strage nazifascista perpetrata, in questo territorio, sulla inerme popolazione.

Come abbiamo ascoltato, poc’anzi, dalle parole del Sindaco, della Professoressa Ponzani, dalle letture –  e ringrazio Ottavia Piccolo per averci coinvolti, con commozione, nei drammatici ricordi che ci ha illustrato – e dalla testimonianza straordinaria di Ida Balò, gli eccidi avvennero, oltre che a Civitella, a Cornia, dove la crudeltà dei soldati della famigerata divisione Goering si sfogò in maniera particolarmente brutale, con stupri e uccisioni di bambini.

Nella stessa giornata si compiva, non lontano da qui, a San Pancrazio, un altro eccidio, dove furono sterminate oltre settanta persone.

Come è attestato dai documenti processuali, gli eccidi furono pianificati a freddo, molti giorni prima, e furono portati a termine con l’inganno e con il tradimento della parola. Si attese, cinicamente, la festa dei Santi Pietro e Paolo per essere certi di poter effettuare un rastrellamento più numeroso di popolazione civile.

La tragica contabilità di quel 29 giugno del ’44, in queste terre, ci racconta di circa duecentocinquanta persone assassinate. Tra queste, donne, anziani, sacerdoti e oltre dieci ragazzi e bambini. Il più piccolo, Gloriano Polletti, aveva soltanto un anno. Maria Luisa Lammioni due.

Il parroco di Civitella, Don Alcide Lazzeri, e quello di San Pancrazio, Don Giuseppe Torelli, provarono a offrire la loro vita per salvare quella del loro popolo, ma inutilmente. Furono uccisi anch’essi – come abbiamo sentito poc’anzi – insieme agli altri.  Alcuni ostaggi, destinati alla morte, rimasero feriti o riuscirono a fuggire. Nei loro occhi, sbigottiti e impauriti, rimarrà per sempre impresso il ricordo di quel giorno di morte e di orrore.

Sono venuto qui, oggi, a Civitella – uno dei luoghi simbolo della barbarie nazifascista – per fare memoria di tutte le vittime dei crimini di guerra, trucidate, in quel 1944, sul nostro territorio nazionale e anche all’estero.

Non c’è alcuna parte del suolo italiano –  con la sola eccezione della Sardegna – che non abbia patito la violenza nazifascista contro i civili e che non abbia pianto sulle spoglie dei propri concittadini brutalmente assassinati.

La Regione che ci ospita – la Toscana – è tra quelle che hanno pagato il più alto tributo di sangue innocente, insieme al Piemonte e all’Emilia Romagna.

La magistratura militare e gli storici, dopo un difficile lavoro di ricerca, durato decenni, hanno, finora, documentato sul nostro territorio italiano cinquemila crudeli e infami episodi di eccidi, rappresaglie, esecuzioni sommarie.

Con queste barbare uccisioni, nella loro strategia di morte, i nazifascisti cercavano di fare terra bruciata attorno ai partigiani per proteggere la ritirata tedesca; cercavano di instaurare un regime di terrore nei confronti dei civili perché non si unissero ai partigiani; cercavano di operare vendette nei confronti di un popolo considerato inferiore da alleato e, dopo l’armistizio, traditore.

Si trattò di gravissimi crimini di guerra, contrari a qualunque regola internazionale,  contrari all’onore militare e, ancor di più, ai principi di umanità.

Nessuna ragione, militare o di qualunque altro genere, può infatti essere invocata l’uccisione di ostaggi e di prigionieri inermi.

I nazifascisti ne erano ben consapevoli: i corpi dei partigiani combattenti, catturati, torturati, uccisi, dovevano rimanere esposti per giorni, come sinistro monito per la popolazione. Ma le stragi dei civili cercavano di tenerle nascoste e occultate, le vittime sepolte o bruciate. Non si sa se per un senso intimo di vergogna e disonore, o per evitare d’incorrere nei rigori di una futura giustizia, oppure, ancora, per non destare ulteriori sentimenti di rivolta tra gli italiani.

All’infamia, ad esempio, della strage di Marzabotto – la più grande compiuta in Italia – seguì un corollario altrettanto indegno: la propaganda fascista, sui giornali sottoposti a controlli e censure, negava l’innegabile, provando a smentire l’accaduto, cercando di definire false le notizie dell’eccidio e irridendo i testimoni.

Occorre – oggi e in futuro – far memoria di quelle stragi e di quelle vittime, e sono preziose le iniziative nazionali e regionali che la sorreggono. Senza memoria, non c’è futuro.

Una lunga scia di sangue ha accompagnato il cammino dell’Italia verso la Liberazione. Il sangue dei martiri che hanno pagato con la loro vita le conseguenze terribili di una guerra ingiusta e sciagurata, combattuta a fianco di Hitler nella convinzione che la grandezza e l’influenza dell’Italia si sarebbero dispiegate su un nuovo ordine mondiale. Un ordine fondato sul dominio della razza, sulla sopraffazione o, addirittura, sullo sterminio di altri popoli. Un’aspirazione bruta, ignobile, ma anche vana.

Totalmente sottomessa alla Germania imperialista di Hitler, l’Italia fascista, entrata nel conflitto senza alcun rispetto per i soldati mandati a morire cinicamente, non avrebbe comunque avuto scampo.  Ebbe a notare, con precisione, Luigi Salvatorelli: «Con la sconfitta essa avrebbe perduto molto, con la vittoria tutto…»

Generazioni di giovani italiani, educati, fin da bambini, al culto infausto della guerra e dell’obbedienza cieca e assoluta, erano stati mandati, in nome di una pretesa superiorità nazionale, ad aggredire con le armi nazioni vicine: le «patrie degli altri» come le chiamava don Lorenzo Milani.

Nella disastrosa ritirata di Russia, sui campi di El Alamein, nelle brutali repressioni compiute in Grecia, nei Balcani, in Etiopia, nelle deportazioni di ebrei verso i campi di sterminio, nel sostegno ai nazisti nella repressione della popolazione civile, si consumò la rottura tra il popolo italiano e il fascismo.

Si verificò – scrisse ancora Salvatorelli – «una crisi morale profonda, una disaffezione completa rispetto al regime, un crollo disastroso dell’idolo Mussolini.»

Il fascismo aveva in realtà, da tempo, scoperto il suo volto, svelando i suoi veri tratti brutali e disumani. Come ci ricorda il prossimo centenario dell’assassinio di Giacomo Matteotti.

L’8 settembre, con i vertici del Regno in fuga, fece precipitare il Paese nello sconforto e nel caos assoluto. Ma molti italiani non si piegarono al disonore. Scelsero la via del riscatto. Un riscatto morale, prima ancora che politico, che recuperava i valori occultati e calpestati dalla dittatura. La libertà, al posto dell’imposizione. La fraternità, al posto dell’odio razzista. La democrazia, al posto della sopraffazione. L’umanità, al posto della brutalità. La giustizia, al posto dell’arbitrio. La speranza, al posto della paura.

Nasceva la Resistenza, un movimento che, nella sua pluralità di persone, motivazioni, provenienze e spinte ideali, trovò la sua unità nella necessità di porre termine al dominio nazifascista sul nostro territorio, per instaurare una convivenza nuova, fondata sul diritto e sulla pace.

Scrisse Padre Davide Maria Turoldo: «Tra i morti della Resistenza vi erano seguaci di tutte le fedi. Ognuno aveva il suo Dio, ognuno aveva il suo credo, e parlavano lingue diverse, e avevano pelle di colore diverso, eppure nella libertà e nella umana dignità si sentivano fratelli».

Fu così che reduci dalla guerra e giovani appassionati, contadini e intellettuali, monarchici e repubblicani, si unirono per lottare, con le armi, contro l’oppressore e l’invasore. Tra di loro uomini, donne, ragazzi, di ogni provenienza, di ogni età. Combatterono a viso aperto, con coraggio, contro un nemico feroce e soverchiante per numero, per armi e per addestramento.

Vi fu l’eroica Resistenza dei circa seicentomila militari italiani che, dopo l’8 settembre, rifiutarono di servire la Repubblica di Salò, quel regime fantoccio instaurato da Mussolini sotto il totale controllo di Hitler.  Furono passati per le armi, come a Cefalonia e a Corfù, o deportati nei lager tedeschi. Furono definiti “internati militari”, per negare loro in questo modo persino lo status di prigionieri di guerra. Ben cinquantamila di loro morirono nei campi di detenzione in Germania, a causa degli stenti e delle violenze.

Vi fu la Resistenza della popolazione,ribellatasi spontaneamente di fronte a episodi di brutalità e alle violenze, scrivendo pagine di eroismo splendido di natura civile. Vi furono le coraggiose lotte operaie, culminate nei grandi scioperi nelle industrie delle città settentrionali.

In tutta la Penisola, nelle montagne e nelle zone di mare, si attivò spontaneamente, in quegli anni drammatici, la rete clandestina della solidarietà, del risveglio delle coscienze e dell’umanità ritrovata.

A migliaia, uomini, donne, religiosi, funzionari dello Stato, operai, borghesi, rischiando la propria vita e quella dei loro familiari, si opposero alla dittatura e alle violenze sistematiche, nascondendo soldati alleati, sostenendo la lotta partigiana, falsificando documenti per salvare ebrei dalla deportazione, stampando e diffondendo volantini di propaganda.

Fu la Resistenza civile, la Resistenza senza armi, un movimento largo e diffuso, che vide anche la rinascita del protagonismo delle donne, sottratte finalmente al ruolo subalterno cui le destinava l’ideologia fascista.

Scrive, riguardo a questo impegno, Claudio Pavone: «Essere pietosi verso altri esseri umani era di per sé una manifestazione di antifascismo e di resistenza, quale che ne fosse l’ispirazione, laica o religiosa. Il fascismo aveva insita l’ideologia della violenza, la pietà non era prevista…»

La Resistenza, nelle sue forme così diverse, contribuì, in misura notevole, all’avanzata degli Alleati e alla sconfitta del nazifascismo.

Ai circa trecentocinquantamila soldati, venuti da Paesi lontani, morti per liberare l’Italia e il mondo dall’incubo del nazifascismo, l’Italia si inchina doverosamente, con commozione e con riconoscenza.

Quei ragazzi, che riposano sotto le lapidi bianche dei cimiteri alleati che costellano la nostra Penisola, li sentiamo come nostri caduti, come nostri figli.

Liberazione, dunque, dall’occupante nazista, liberazione da una terribile guerra, ma anche da una dittatura spietata che, lungo l’arco di un ventennio, aveva soffocato i diritti politici e civili, calpestato le libertà fondamentali, perseguitato gli ebrei e le minoranze, educato i giovani alla sacrilega religione della violenza e del sopruso. L’entrata in guerra, accanto a Hitler, fu la diretta e inevitabile conseguenza di questo clima di fanatica esaltazione.

Il 25 aprile è, per l’Italia, una ricorrenza fondante: la festa della pace, della libertà ritrovata, e del ritorno nel novero delle nazioni democratiche. Quella pace e quella libertà, che – trovando radici nella resistenza di un popolo contro la barbarie nazifascista – hanno prodotto la Costituzione repubblicana, in cui tutti possono riconoscersi, e che rappresenta garanzia di democrazia e di giustizia, di saldo diniego di ogni forma o principio di autoritarismo o di totalitarismo.

Aggiungo – utilizzando parole pronunciate da Aldo Moro nel 1975 – che “intorno all’antifascismo è possibile e doverosa l’unità popolare, senza compromettere d’altra parte la varietà e la ricchezza della comunità nazionale, il pluralismo sociale e politico, la libera e mutevole articolazione delle maggioranze e delle minoranze nel gioco democratico”.

A differenza dei loro nemici, imbevuti del culto macabro della morte e della guerra, i patrioti della Resistenza fecero uso delle armi perché un giorno queste tacessero e il mondo fosse finalmente contrassegnato dalla pace, dalla libertà, dalla giustizia.

Oggi, in un tempo di grande preoccupazione, segnato, in Europa e ai suoi confini, da aggressioni, guerre e violenze, confidiamo, costantemente e convintamente, in quella speranza.

E per questo va ripetuto:

Viva la Liberazione, viva la libertà, viva la Repubblica!  

 

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella a Civitella in Val di Chiana in occasione del 79° anniversario di Liberazione

Oggi 25 Aprile: Viva l’Italia , Viva la Libertà ,il valore più grande e più bello della vita (come la pace)

25 aprile: Festa della Liberazione

 

Il 25 aprile di ogni anno si celebra in Italia la Festa della Liberazione, un anniversario molto significativo nella storia italiana perché commemora la liberazione dell’Italia dal nazifascismo, con la fine dell’occupazione nazista e la caduta del fascismo.

È una festa nazionale, simbolo della Resistenza, della lotta partigiana condotta dall’8 settembre 1943 (il giorno in cui gli italiani seppero della firma dell’armistizio a Cassibile).

La guerra non finì il 25 aprile 1945. Questo è un giorno simbolico, scelto perché in questa data cominciò la ritirata dei tedeschi e dei soldati della Repubblica di Salò da Milano e Torino, in seguito allo sfondamento della Linea Gotica da parte degli alleati e all’azione della Resistenza.  Oggi molti considerano la festa un giorno di divisione: tra nostalgici fascisti ed antifascisti.  Nelle varie città italiane si terranno imponenti manifestazioni – sorvegliate dalla Polizia -alle quali parteciperanno anche le comunità ebraiche (queste non alzeranno tuttavia il gonfalone)

Su proposta dell’allora  presidente del Consiglio Alcide De Gasperi, il 22 aprile 1946, il Re Umberto II emanò un decreto: “A celebrazione della totale liberazione del territorio italiano, il 25 aprile 1946 è dichiarato festa nazionale”. La ricorrenza venne celebrata anche negli anni successivi, ma solo nel 1949 è stata istituzionalizzata come festa nazionale, insieme al 2 giugno, festa della Repubblica.

Significò, infatti, per il nostro Paese, l’affermazione della democrazia e della libertà. La fine della guerra e la riconquistata indipendenza.

In quel conflitto gli Italiani, civili e militari, offrirono grandi sacrifici e patirono numerosi lutti ma, alla fine, l’Italia fu nuovamente libera, unita e indipendente sotto un’unica Bandiera, con una grande volontà di ricostruzione, morale e materiale.

Ricordiamoci sempre che la  “La libertà è come l’aria” dal discorso sulla Costituzione pronunciato nel 1955 da uno dei padri costituenti della Repubblica italianaPiero Calamandrei.

Parole che racchiudono un grande messaggio: la libertà,il più grande e il più bel valore della vita dell’uomo, come la pace, che non deve essere mai data per scontata. Valori che rappresentano i pilastri della nostra democrazia e che donne e uomini della Patria  sono impegnati a salvaguardare ogni giorno, oggi più che mai.

Tra gli eventi c’è il solenne omaggio, da parte del presidente della Repubblica italiana e delle alte cariche dello Stato, al Milite Ignoto presso l’Altare della Patria a Roma, con la deposizione di una corona di alloro in ricordo ai caduti e ai dispersi italiani nelle guerre.     Massimi onori anche alle Associazioni che hanno combattuto per l’Italia .

Viva l’Italia! Viva la libertà! Viva il 25 Aprile!

 

Elezioni regionali Basilicata, chiuso lo spoglio, Bardi del centrodestra è in testa con il 53-57% , sostenuto anche da altre forze politiche

 

 

Scarsa affluenza in Basilicata dove si svolgevano le elezioni regionali: affluenza definitiva del 49,80%  Chiusi i seggi dove i cittadini sono andati alle urne per scegliere presidente della giunta regionale e per il rinnovo del Consiglio regionale. Lo spoglio è in corso. . Per province: in quella di Potenza ha votato il 47,92% degli aventi diritto, in quella di Matera il 54,08%. Nelle due città capoluogo a Potenza l’affluenza ha raggiunto il 63,28%, mentre nella città di Matera il 55,60%.

Vito Bardi e Piero Marrese - (Fotogramma e Facebook)

Instant Poll Yoodata: Bardi 53-57%, Marrese 41-45%

Secondo gli Instant Poll di Yoodata, realizzati su un campione rappresentativo di 2.020 elettori, il governatore uscente e candidato del centrodestra Vito Bardi – nella foto a sn (Fratelli d’Italia, Lega, Forza Italia, Udc, Azione, Orgoglio lucano, La vera Basilicata) guida la classifica con il 53-57%, seguito dal candidato del centrosinistra Piero Marrese (Pd, Movimento 5 Stelle, Basilicata casa comune, Basilicata unita, Avs-Europa verde-Sinistra italiana-Psi-La Basilicata possibile) al 41-45%. Il candidato Eustachio Follia (Volt) è al 1-3%.

Secondo gli Instant Poll Yoodata, Fdi è in testa con il 23-27% (il Pd è al 15-19%). Quanto agli altri partiti di centrodestra, Fi è al 12-16% e la Lega al 4-8%. Il Pd è al 15-19% mentre il M5S è al 14-18%. La lista Basilicata Casa Comune è al 4-6%.

Bardi candidato sostenuto  pure da altre forze

”Bardi è stato candidato alla presidenza della regione Basilicata da Forza Italia. E la sua appartenenza ha permesso di aggregare nella coalizione che lo sostiene anche altre forze moderate: Azione con la propria lista e Italia Viva con candidati nella lista civica dello stesso governatore uscente…”. Paolo Barelli, capogruppo di Fi alla Camera, sta arrivando da Roma a Potenza per seguire lo spoglio elettorale delle regionali in Basilicata.

Ombre sulla professionalità dei dirigenti RAI e sulla gestione del potere politico-televisivo con censure “improvvise” e vergognose

 

Antonio Scurati - (Fotogramma)

Antonio Scurati-  Paradossalmente vive un momento di grande pubblicità

 

 

Polemiche per la cancellazione del monologo sul 25 aprile dello scrittore Antonio Scurati dalla trasmissione ‘Che sarà’, in programma  su Raitre. A sollevare il caso, un post della conduttrice Serena Bortone. “Ho appreso ieri sera, con sgomento, e per puro caso, che il contratto di Scurati era stato annullato. Non sono riuscita ad ottenere spiegazioni plausibili”. “Nessuna censura”, dice Paolo Corsini, direttore dell’approfondimento della Rai.

La giornalista e conduttrice Serena Bortone afferma : Come avrete letto nel comunicato stampa, nella puntata  ‘Che sarà’ era previsto un monologo di Antonio Scurati sul 25 aprile. Ho appreso , con sgomento, e per puro caso, che il contratto di Scurati era stato annullato. Non sono riuscita ad ottenere spiegazioni plausibili”.  “Ma devo prima di tutto a Scurati, con cui ovviamente ho appena parlato al telefono, e a voi telespettatori la spiegazione del perché stasera non vedranno lo scrittore in onda sul mio programma su Raitre. Il problema è che questa spiegazione non sono riuscita a ottenerla nemmeno io”.

Bortone ha poi aperto la puntata di ‘Che Sarà’ leggendo il monologo di Scurati.”Ieri sera ho scoperto del tutto casualmente che il contratto di Scurati era stato annullato e pur avendo passato tutta la sera a telefonare, mandare messaggi ed email, non sono riuscita ad ottenere alcuna spiegazione -a -.  Scurati  mi ha dato il permesso di leggere il testo “. .

Corsini (Rai): “Nessuna censura”

Il direttore dell’Approfondimento della Rai Paolo Corsini nega l’evidenza dei fatti, cioè la cesura ai danni dello scrittore. La partecipazione “non è mai stata messa in discussione, come dimostrano i comunicati stampa e gli elenchi ospiti a uso interno – sottolinea – Credo sia opportuno non confondere aspetti editoriali con quelli di natura economica e contrattuale, sui quali sono in corso accertamenti a causa di cifre più elevate di quelle previste e altri aspetti promozionali da chiarire connessi al rapporto tra lo scrittore e altri editori concorrenti. Al di là di queste mere questioni burocratiche, la possibilità per Scurati di venire in trasmissione non è mai stata messa in discussione. Nessuna censura“.

Una censura senza alcuna comunicazione alla conduttrice del programma”

“Questo è un caso gravissimo di censura nei confronti di Scurati”, afferma con una nota il senatore del Pd Francesco Verducci, componente della commissione di Vigilanza Rai, sulla cancellazione del monologo. “Tutto questo per un intervento diretto della Dirigenza Rai a poche ore dalla trasmissione, senza nessuna comunicazione all’autrice e conduttrice del programma”, comunica.

E’ “un caso gravissimo di violazione dell’autonomia editoriale di un programma, oltreché una inquietante intimidazione di fatto nei confronti dell’autrice e conduttrice Serena Bortone, degli autori del programma, e per estensione di tutti gli autori Rai. La Presidente Rai intervenga nei confronti di Ad e Direttore per chiarire questa vicenda. Siamo in presenza di un atto di censura e prevaricazione gravissimo, che non può essere accettato”, 

Messaggio del Presidente Mattarella in occasione della conferenza dal titolo “Per un’Europa giovane: transizione demografica, ambiente, futuro”

 

 

Il Presidente Mattarella alla scrivania

C o m u n i c a t o

Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in occasione della conferenza dal titolo “Per un’Europa giovane: transizione demografica, ambiente, futuro”, ha inviato alla Ministra per la Famiglia, la Natalità e le Pari Opportunità, Eugenia Maria Roccella, il seguente messaggio:
«Il tema demografico sfida in particolare i Paesi sviluppati, influenzando i diversi aspetti della struttura sociale.
L’Italia non fa eccezione.
Gli eccellenti risultati ottenuti in materia di tutela della condizione degli anziani, le nuove dinamiche fortemente unifamiliari, il calo delle nascite, impongono una riflessione al fine di soddisfare le nuove esigenze emergenti, per garantire la necessaria coesione sociale.
Il futuro del Paese si misura sulla capacità di dare risposte alle giovani generazioni.
Occorre che le Istituzioni ne prendano coscienza, per attuare politiche attive che permettano alle giovani coppie di realizzare il loro progetto di vita, superando le difficoltà di carattere materiale e di accesso ai servizi che rendono ardua la strada della genitorialità.
Si tratta di dare attuazione al dettato costituzionale che, all’art. 31, richiama la Repubblica ad agevolare “con misure economiche e altre provvidenze la formazione della famiglia e l’adempimento dei compiti relativi, con particolare riguardo alle famiglie numerose”. Proteggendo “la maternità, l’infanzia e la gioventù, favorendo gli istituti necessari a tale scopo”.
Politiche abitative, fiscali e sociali appropriate, conciliazione dell’equilibrio tra vita e lavoro, pari opportunità, sono questioni fondamentali.
Le trasformazioni della demografia incidono fortemente sulla struttura territoriale del Paese e sulla sostenibilità dei centri abitati, in particolare delle zone montane, interne, rurali, aggravando la crisi e non permettendo di conseguire l’obiettivo dell’eguaglianza dei cittadini.
La crescita abnorme delle aree metropolitane con le conseguenti diseconomie e disagi, basata, un tempo, sull’addensamento occupazionale e la disponibilità di servizi, deve lasciare il posto a un approccio integrato che includa interventi per promuovere lo sviluppo economico locale, investendo sui servizi del territorio per sostenere la vitalità delle nostre comunità.
A tutti i partecipanti all’evento formulo i migliori auguri di buon lavoro

 

Cordoglio del Presidente Mattarella per la morte del Maresciallo Francesco Pastore e del Carabiniere Francesco Ferraro

Il Presidente Mattarella

C o m u n i c a t o

Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha inviato al Comandante Generale dell’Arma dei Carabinieri, Gen. C.A. Teo Luzi, il seguente messaggio:

«Ho appreso con profonda tristezza la notizia del grave incidente stradale verificatosi in provincia di Salerno in cui, durante lo svolgimento di attività di servizio, hanno perso la vita il Maresciallo Francesco Pastore e il Carabiniere Francesco Ferraro, ed è rimasto ferito un altro militare dell’Arma, nonché le persone a bordo degli altri veicoli coinvolti.
In questa dolorosa circostanza desidero esprimere a lei, Signor Comandante Generale, e all’Arma dei Carabinieri la mia solidale vicinanza.
La prego di far pervenire ai familiari le espressioni della mia commossa partecipazione al loro cordoglio e al Carabiniere rimasto ferito gli auguri di pronta guarigione».

Dichiarazione del Presidente Mattarella nel 15° anniversario del terremoto de L’Aquila

 

Il Presidente Mattarella alla scrivania

Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha rilasciato la seguente dichiarazione:

«Il terremoto di quindici anni or sono, nella notte tra il 5 il 6 aprile, sconvolse L’Aquila e il territorio circostante, strappando alla vita più di 300 persone. La distruzione si abbatté sul centro storico, sulla periferia, sui borghi vicini, lasciando tutta la Comunità nazionale attonita e sconvolta.
Il Paese seppe reagire, mobilitando tutte le proprie energie, mentre gli abitanti dell’area colpita dal sisma trovarono la forza per iniziare a ricostruire le case, i luoghi di lavoro, le scuole, per recuperare – per quanto possibile – le bellezze artistiche. Il percorso di rinascita di quella terra è divenuto un traguardo e un patrimonio civico comune.
La piena ricostruzione della Città e dei borghi è un dovere e un impegno da proseguire. Per ogni componente sociale, anzitutto per le Istituzioni. Così come tale è l’opera di riconnessione del tessuto sociale.
È una sfida che riguarda l’Abruzzo, le sue aree interne e, allo stesso tempo, costituisce un passaggio per innovare e offrire alle nuove generazioni la possibilità di realizzare i loro progetti nella sicurezza di un ambiente che sappia fare dei territori feriti, o a rischio per l’imprevedibilità della natura, luoghi di nuove opportunità.
La memoria di eventi così tragici deve dunque diventare per tutto il Paese ammonimento e impegno, per non trascurare mai il valore della vita umana e l’integrità delle Comunità».