Intervento del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella in occasione del 77° Anniversario della Liberazion

 

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ad Acerra depone una corona d’alloro in occasione del 77° anniversario della Liberazione

 Acerra, 25/04/2022 (II mandato)

Rivolgo un saluto a tutti i presenti, alle Autorità, ai Rappresentanti del Parlamento, ai Ministri degli Esteri e del Mezzogiorno, ai Sottosegretari.

Saluto e ringrazio, per i loro interventi, il Presidente Regione, il Sindaco della città metropolitana di Napoli e il Sindaco di Acerra.

Vorrei pregare il Sindaco di Acerra di trasmettere il mio saluto a tutti gli acerrani, anche con l’assicurazione che la mia presenza è naturalmente legata all’importante occasione che ci riunisce ma è anche il segno della vicinanza alla città, al suo territorio, alla qualità della vita in questo territorio, alle esigenze, ai problemi, alle questioni e ai profili di carattere sociale e ambientale.

È un momento particolarmente ricco di significato celebrare qui ad Acerra il 25 aprile, la ricorrenza della Liberazione. Acerra è Medaglia d’oro al Merito civile; è stata teatro – nell’ottobre del 1943 –, come abbiamo visto e ascoltato poc’anzi, di una strage terribile di civili innocenti. Per molto tempo quella strage è stata quasi dimenticata.

Onorando i tanti martiri di Acerra, desidero ricordare tutti i combattenti, tutte le vittime delle rappresaglie e gli uomini e le donne coraggiose che – in ogni parte d’Italia – perdettero la vita per opporsi alla barbarie scatenata dalla furia nazifascista. La storia della nostra libertà è stata scritta da loro, la nostra Costituzione democratica è merito del loro sacrificio, è nata dal loro sacrificio.

Poc’anzi, la professoressa Insolvibile – che ringrazio – ci ha illustrato con precisione il quadro e il contesto in cui sono inseriti i terribili fatti di Acerra: la rappresaglia criminale che colpì questa città a pochi giorni dalle Quattro Giornate di Napoli.

Non fu l’unica strage, ma purtroppo, per numero di vittime, la più grave della Campania. Quasi novanta morti, tra cui – come si vede dalla lapide qui accanto – tante donne, bambini, anziani. Una strage che fece seguito a un tentativo di ribellione e che ci aiuta a comprendere maggiormente il ruolo che ebbero anche le popolazioni meridionali nella lotta di Liberazione. Lo ricordava poc’anzi il Presidente De Luca.

In Campania, soprattutto nel territorio a sud del Volturno, nelle grandi conurbazioni, da Napoli a Castellammare ad Acerra a Caserta a Capua, si verificò un alto numero di conflitti armati tra popolazione e soldati tedeschi.

Documenti e narrazioni orali presentano una realtà che contrasta nettamente con l’immagine attendista che taluno ha superficialmente ritenuto di attribuire al Mezzogiorno. In realtà, gruppi di giovani combattenti, persone armate di ogni età, difendevano il territorio dalle distruzioni dei guastatori, difendevano gli uomini dalle razzie, difendevano le donne dalle violenze.

I massacri furono un’opera di vendetta e di intimidazione verso questa popolazione, in tutta la zona, risultato della strategia della “terra bruciata” operata dai tedeschi con requisizioni di massa, saccheggi e devastazione del territorio, cui gli abitanti risposero con una diffusa resistenza; in queste aree, che furono teatro di numerosi momenti duri e sanguinosi della campagna d’Italia, dallo sbarco alleato ai nove mesi della battaglia a Cassino.

Una resistenza che si potrebbe definire ordinaria. Fu una difesa della vita e dei valori quotidiani e comunitari dalla prepotenza di una forza violenta che pretendeva, con crudeltà, di imporre obbedienza totale: in questo senso si possono leggere anche la difesa dei propri prodotti e dei propri animali da parte dei contadini, il rifiuto di consegnare le macchine e le altre risorse, l’aiuto ai soldati sbandati fatto in nome di una solidarietà che, contrapponendosi alle leggi della guerra, esprimeva un sentimento importante di vera e propria resistenza civile alla guerra.

Agli occhi delle truppe naziste la colpa dei cittadini di Acerra era quella di aver provato ad opporsi – con armi rudimentali, con le barricate, con la non collaborazione – al rastrellamento di uomini da mandare nei campi di lavoro, alla caccia agli ebrei, al saccheggio brutale, alla distruzione sistematica di case e di luoghi di lavoro.

Dopo l’8 settembre, e i tragici avvenimenti che ne seguirono, i nazisti mostrarono anche in Italia il loro vero volto: quello brutale, animato da voglia di vendetta, mosso da un’ideologia ciecamente fanatica, che tutto subordinava – anche la sacralità della vita – alla violenza, alla sopraffazione, al culto della razza, alla volontà di dominio.

L’8 settembre produsse il vaglio, che spazzò via vent’anni di illusioni, di parole d’ordine vuote e consumate, di retorica bellicista. Il regime fascista, implose dall’interno, crollò su se stesso, corroso dalla sua stessa vanagloria.

Non fu la morte della Patria. Ma, al contrario, la riscoperta del suo senso autentico. Quella di una comunità di destino, di donne e uomini che condividono il comune senso di pietà, i valori di libertà, giustizia e democrazia, che si proteggono a vicenda, che lavorano per la pace, il benessere, la solidarietà.

Un vostro eroico concittadino, nato qui ad Acerra, Medaglia d’oro al valore militare, il Colonnello Michele Ferrajolo, di stanza a Mondragone, rifiutò sdegnosamente il 9 settembre di consegnare le armi ai tedeschi, incitando i suoi soldati alla resistenza. A chi, tra i suoi, gli propose di arrendersi per aver salva la vita, rispose: “Non si vergogna di parlarmi così? Qui è in gioco l’onore della Patria”. Fu ucciso da una raffica di mitra. Morì, tra i primissimi, per amore della Patria, quella che il fascismo aveva tradito e umiliato, imponendo la dittatura, la repressione, la guerra a fianco di Hitler. In quel momento, il più duro e decisivo, la parola Patria riacquistava agli occhi di tanti italiani il suo significato più limpido e più autentico.

La decisione della popolazione di Napoli, della Campania e di tante altre città del Meridione, di insorgere contro l’ex alleato, trasformatosi in barbaro occupante, fu una reazione coraggiosa e di dignità umana, contro la negazione stessa dei principi dell’umanità.

Ricordo le parole di un illustre figlio della terra campana: lo storico e senatore Gabriele De Rosa, che fu ufficiale dei granatieri a El Alamein e poi membro della Resistenza romana. Raccontava di una piccola donna, sua padrona di casa a Roma, che lo aveva salvato dall’arresto e dalla deportazione, raccontando il falso ai fascisti. Se fosse stata scoperta la verità, quella donna sarebbe stata sicuramente fucilata. De Rosa concludeva: “Questa donna ha fatto la Resistenza”.

E oggi tra gli storici vi è concordia nell’assegnare il titolo di resistente a tutti coloro che, con le armi o senza, mettendo in gioco la propria vita, si oppongono a una invasione straniera, frutto dell’arbitrio e contraria al diritto, oltre che al senso stesso della dignità.

Furono resistenti i combattenti delle montagne, le tante staffette partigiane, i militari che, perdendo la vita o subendo la deportazione, rifiutarono di servire sotto la cupa bandiera di Salò. Furono resistenti, a pieno titolo, le persone che nascosero in casa gli ebrei, o i militari alleati, o ricercati politici, coloro che sostenevano la rete logistica della Resistenza. Furono resistenti gli operai che entrarono in sciopero al Nord, gli autori di volantini e giornali clandestini, gli intellettuali che non si piegarono, i parroci che rimasero vicini al loro gregge ferito. Le vittime innocenti delle tante stragi che, in quella terribile stagione, insanguinarono il nostro Paese.

Nel Meridione l’occupazione nazista durò molto meno che al Nord. L’avanzata alleata risparmiò a quelle popolazioni mesi e mesi di calvario che, con altre stragi, insanguinarono invece il Centro Nord del nostro Paese. Fino a quando, il 25 aprile del 1945, in Italia si registrò la fine del nazismo e fascismo e la riconquista della libertà.

Ma, pur se la resistenza nelle regioni del Sud ebbe una storia più breve, ne va sottolineata l’importanza, in termini di coraggio, valore e sacrificio. Senza dimenticare il contributo offerto alla lotta partigiana al Nord da tanti militari originari di regioni del Mezzogiorno.

In questo senso, in tutta Italia, la Resistenza – come lo era stato l’antifascismo di tanti spiriti liberi durante il ventennio – fu un movimento che ebbe un significato unitario, quello della Liberazione dal nazifascismo, assumendo nel contempo forme e motivazioni anche diverse a seconda delle specifiche circostanze temporali e territoriali.

Accanto a questi valorosi italiani non può essere, ovviamente, mai dimenticato il ruolo decisivo dei soldati alleati, venuti da ogni parte del mondo, liberando l’Italia dal giogo del nazifascismo. Migliaia di loro hanno perso la vita e sono sepolti nei nostri territori. Esprimiamo a loro, a distanza di tanti anni, la nostra incancellabile riconoscenza. Erano soldati della coalizione contro il male assoluto, di cui l’Italia sotto la dittatura era stata tragicamente parte.

La Resistenza contro il nazifascismo contribuì a risollevare l’immagine e a recuperare il prestigio del nostro Paese. Fu a nome di questa Italia che Alcide De Gasperi poté presentarsi a testa alta alla Conferenza di pace di Parigi.

Questo riscatto, il sangue versato, questo ritrovato onore nazionale lo celebriamo oggi, insieme a tutta l’Italia, qui ad Acerra.

Oggi, in questa imprevedibile e drammatica stagione che stiamo attraversando in Europa, il valore della Resistenza all’aggressione, all’odio, alle stragi, alla barbarie contro i civili supera i suoi stessi limiti temporali e geografici.

Nelle prime ore del mattino dello scorso 24 febbraio siamo stati tutti raggiunti dalla notizia che le Forze armate della Federazione Russa avevano invaso l’Ucraina, entrando nel suo territorio da molti punti diversi, in direzione di Kiev, di Karkiv, di Donetsk, di Mariupol, di Odessa.

Come tutti, quel giorno, ho avvertito un pesante senso di allarme, di tristezza, di indignazione.

A questi sentimenti si è subito affiancato il pensiero agli ucraini svegliati dalle bombe e dal rumore dei carri armati. E, pensando a loro, mi sono venute in mente – come alla senatrice Liliana Segre – le parole: “Questa mattina mi sono svegliato e ho trovato l’invasor”.

Sappiamo tutti da dove sono tratte queste parole. Sono le prime di “Bella ciao”.

Questo tornare indietro della storia rappresenta un pericolo non soltanto per l’Ucraina ma per tutti gli europei, per l’intera comunità internazionale.

Come tre giorni ho sottolineato fa davanti alle Associazioni partigiane, combattentistiche e d’arma, avvertiamo l’esigenza di fermare subito, con determinazione, questa deriva di guerra prima che possa ulteriormente disarticolare la convivenza internazionale, prima che possa drammaticamente estendersi.

Questo è il percorso per la pace, per ripristinarla; perché possa tornare ad essere il cardine della vita d’Europa.

Per questo diciamo convintamente: viva la libertà, ovunque. Particolarmente dove viene minacciata o conculcata.

Viva la Resistenza,

viva il 25 aprile,

viva la Repubblica!

Mattarella: Il 25 Aprile rappresenta la data della democrazia La conquista della libertà significa anche che non bisogna mai arrendersi di fronte alla prepotenza

 

 

Messaggio del Presidente Mattarella a Sua Santità Papa Francesco in occasione della festività della Santa Pasqua

Foto di Sergio Mattarella

Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha inviato Sua Santità Papa Francesco il seguente messaggio:

«Santità, nella festività della Santa Pasqua mi è gradito rivolgerLe, a nome del popolo italiano e mio personale, sentiti e cordiali voti augurali.

In questo tempo di profonda inquietudine i più fondamentali diritti umani vengono tragicamente calpestati, in Ucraina così come in molte altre regioni del mondo. La guerra di aggressione, somma negazione di quegli imprescindibili vincoli di fratellanza sui quali si fonda l’umana convivenza, continua in queste settimane a seminare lutti indicibili, a separare famiglie, a violare l’innocenza dei più piccoli e fragili.

Tuttavia, lo spirito pasquale rinnova nelle coscienze l’invito a mantenere viva la speranza e saldo l’impegno per una pace fondata sulla giustizia, mentre il messaggio che Vostra Santità instancabilmente diffonde a difesa della dignità della persona costituisce per tutti, credenti e non credenti, una feconda fonte di ispirazione all’impegno per l’altro e verso l’altro.

Con il vivo auspicio che l’appello a rifuggire dalla violenza possa essere accolto dall’intera famiglia umana – e nello spirito di profonda amicizia che unisce l’Italia alla Sede Apostolica – Le rinnovo le espressioni della massima considerazione per il Suo alto Ministero, pregandoLa di accogliere gli auguri di tutti gli italiani e miei personali per la Santa Pasqua e per l’ormai prossima ricorrenza del Suo onomastico.»

 

 

 Roma, 17/04/2022 (II mandato Mattarella)

Dichiarazione del Presidente Mattarella in occasione della 5^ Giornata nazionale della memoria

La fiducia di Mattarella: l'Italia crescerà. Un «grazie» a chi si è  vaccinato. E sul successore: patriottismo per garantire unità e coesione -  Il Sole 24 ORE

Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha rilasciato la seguente dichiarazione:

«Memoria è impegno. Onorare chi ha pagato con la vita il diritto alla dignità di essere uomini, opponendosi alla disumanità delle mafie, alla violenza, alla sopraffazione contro la propria famiglia, la comunità in cui si vive. Memoria è richiamo contro la indifferenza, per segnalare che la paura si sconfigge con la affermazione della legalità. Perché combattere le mafie significa adempiere alla promessa di libertà su cui si fonda la vita della Repubblica, e che la criminalità organizzata tenta, in ogni modo, di calpestare e opprimere.
La Giornata nazionale della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie – fortemente voluta da Libera – risponde a un bisogno profondo di verità e di giustizia, e costituisce una chiamata preziosa per l’intera società, in particolare per i giovani, che hanno diritto a un futuro libero dalla aggressione della criminalità e che sono chiamati a costruirlo a partire dalla loro quotidianità.
Pronunciare i nomi di coloro che sono stati uccisi dalle bande criminali mafiose perché si sono opposti alle loro prepotenze – fossero servitori dello Stato, difensori del bene comune, testimoni di valori minacciati, cittadini innocenti e inermi che si sono trovati sulla strada di assassini feroci – ricorda a tutti noi i rischi derivanti dalla presenza delle infrastrutture del male che veicolano ogni genere di reati, pretendendo di prendere in ostaggio la nostra vita.
Sconfiggere le mafie è possibile: lo testimoniano i risultati dell’azione senza sosta delle Forze di polizia, della Magistratura, della società civile. Le mafie cambiano pelle, centri di affari, modalità organizzative. Si insinuano nelle attività legali, e ogni sottovalutazione può aprire varchi alla penetrazione criminale. Istituzioni, forze economiche e sociali, comunità territoriali, singole persone: tutti sono chiamati all’impegno per contrastarla e sconfiggerla a tutela degli spazi di civiltà.
Desidero esprimere la mia vicinanza a quanti si ritroveranno nella manifestazione nazionale a Napoli e nelle altre piazze italiane per ripetere gesti insieme semplici e esemplari. Crescita civile e affermazione dei diritti si affermano con il consolidarsi della partecipazione dei cittadini».

 

Draghi: “Decreto riaperture, a fine marzo stop allo stato di emergenza…”

 

Il Consiglio dei ministri ha approvato all’unanimità il dl sulle riaperture che traccia la roadmap del post pandemia Covid. “In Consiglio dei ministri sono stati approvati provvedimenti importanti che eliminano quasi tutte le restrizioni che hanno limitato i nostri comportamenti nei mesi passati” ha detto il premier Mario Draghi in conferenza stampa.

Italy's Prime Minister Mario Draghi delivers a speech during a debate at the Senate on February 17, 2021 in Rome, before submitting his government to...

Voglio rivolgere la mia gratitudine a tutti gli italiani per l’altruismo e la pazienza dimostrata in questi due anni. Noi siamo sempre percepiti all’estero come un popolo che manca di senso civico, non è vero. Sono stati bravissimi, sono state raggiunte punte di vaccinazione tra le più alte in Europa, di questo occorre andare fieri” 

Afferma ancora Draghi: “Come avevo anticipato alla fine dello scorso anno, l’obiettivo del governo era un ritorno alla socialità e la riapertura economica, riconquistare la socialità tra i ragazzi, che tornassero a scuola, limitare l’uso della Dad. Credo che i provvedimenti approvati oggi riconoscano che è uno stato a cui siamo arrivati” 

Grazie al vaccino sono stati evitati quasi 80mila decessi nel solo 2021. Anche questa è una lezione straordinaria. Le decisioni sono state prese sulla base della scienza e la pandemia” è stata superata “sulla base di vaccini e tanta gente non è morta perché è stata vaccinata” ha evidenziato il presidente del Consiglio, precisando che “con il Cdm abbiamo fatto passi fondamentali verso la riapertura ma osserviamo con grande attenzione l’andamento della curva epidemica e siamo pronti ad adattare tutto il nostro apparato in base alla curva, anche in senso espansivo se è il caso”.

“Per fine marzo, con la fine dello stato d’emergenza, scioglieremo il Cts“, il cui operato, ha detto il premier, “continuerà con l’Iss e il Css. Devo ringraziare tantissime persone per il risultato” ottenuto, “anche a nome del governo”, tra questi “Locatelli e Brusaferro e tutti i membri del Cts, presenti e passati. Il Cts, se uno esamina la situazione che si è sviluppata, ha dato un supporto straordinario a decisioni difficilissime, anche un supporto psicologico”, perché forniva pareri che davano la possibilità di assumere decisioni “sulla base della scienza e non delle sensazioni. E’ un aspetto essenziale per chi le decisioni doveva prenderle e per chi in Parlamento doveva votarle”.

 

Napoli, il sindaco Manfredi spiega al Consiglio comunale i progetti del PNRR

 

In Consiglio comunale la relazione del Sindaco

 

NAPOLI

In Consiglio comunale il sindaco Gaetano Manfredi ha relazionato sullo stato di avanzamento del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, il cui andamento, ha sottolineato, sarà monitorato anche dalla commissione speciale che il Consiglio ha istituito.

In premessa, il Sindaco ha spiegato che il quadro dei finanziamenti è articolato e non si limita al finanziamento del PNRR che obbliga, per il termine delle opere, la data del 2026. Il Fondo complementare, con risorse nazionali, segue le stesse regole del PNRR, ma non ha scadenza per il completamento delle opere, così i Fondi sviluppo e coesione che, però, condivide molte regole con il PNRR: per questi motivi, ha concluso su questo il Sindaco, è stato richiesto che, ad esempio sull’aggiudicazione delle gare, con una norma si unifichino le procedure. L’articolazione dei finanziamenti vede anche i Fondi europei della nuova programmazione che non sono stati ancora decisi.

Il Comune -si apprende -sta partecipando a tutti i bandi del PNRR, ma per alcune misure, ad esempio quelle in campo sociale, per lo sport, per i mercati e per l’agricoltura, i bandi nazionali non sono ancora usciti.

Nelle diverse filiere/missioni del PNRR, tra i progetti già finanziati, nell’ambito dei servizi digitali, c’è un progetto di Mobility che coinvolge operatori del trasporto pubblico e operatori di mobilità dolce: Napoli si è aggiudicata il finanziamento, al primo posto, tra le grandi città che hanno partecipato. Nell’area di investimenti per parchi e giardini storici, ieri in Giunta è stato approvato il progetto per la valorizzazione dei parchi Virgiliano, Villa Comunale, Mausoleo di Posillipo. Sono poi da candidare importanti progetti nell’ambito della gestione dei rifiuti e delle risorse idriche.

Nell’ambito della digitalizzazione, importanti sono i processi logistici di Asìa, la costruzione di un nuovo impianto per il trattamento della carta e del secondo impianto di compostaggio della città, nell’area nord occidentale. Dopo il lungo processo, che il Sindaco ha riassunto, sulla costituzione dell’ente idrico di Napoli, arrivano ora gli interventi che saranno gestiti da ABC.

Tra i grandi progetti che investiranno la città, già finanziati, ci sono poi quelli per lo sviluppo del trasporto rapido di massa. Sulla scuola, ha proseguito il Sindaco, insieme all’intervento di sostituzione della scuola Troisi e la ristrutturazione degli Educandati di piazza Miracoli, sono state presentate le candidature e, in alcuni casi, già finanziati molti interventi di edilizia scolastica e messa in sicurezza delle scuole e per 24 asili nido.

Ci sono poi i grandi progetti di rigenerazione urbana, due dei quali a Marianella e Chiaiano, i due progetti per il recupero dell’Edilizia Residenziale Pubblica di Ponticelli e l’importante finanziamento di 70 milioni per il completamento di Restart Scampia e di 52 milioni per Taverna del Ferro. Finanziato dal Fondo complementare, con 100 milioni, una importante base di partenza, è poi il progetto per l’Albergo dei Poveri.

Il Sindaco ha concluso dicendosi soddisfatto: in quattro mesi sono state recuperate risorse importanti per le infrastrutture, i servizi, le risposte da dare ai problemi della città. Deve ora concentrarsi, l’attenzione, sulla realizzazione dei progetti, sapendo che manca il personale, che sulle gare dovrà esserci un presidio forte di legalità, che la realizzazione farà i conti anche con le difficoltà segnalate dal sistema delle imprese, tra cui il costo delle materie prime e la mancanza di manodopera.

Intervento di Sergio Mattarella in occasione della “Giornata Internazionale della Donna”

 Palazzo del Quirinale, 08/03/2022-     Comunicato-

“Ringrazio Matilda De Angelis. Essere introdotto anche da La vie en rose è davvero suggestivo.

Rivolgo un saluto al Presidente del Senato, alla Vicepresidente della Camera, alle Ministre presenti, alle Vicepresidenti del Senato, alla Giudice della Corte di giustizia dell’Unione europea. E a tutti i presenti benvenuti al Quirinale.

Sono certo di interpretare il sentimento di tutte le italiane e di tutti gli italiani rivolgendo il primo pensiero di questo 8 marzo alle donne ucraine. Madri, lavoratrici, giovani, colpite da una violenza inattesa, crudele, assurda. Donne che partecipano coraggiosamente alla difesa della loro comunità, donne costrette a ripararsi nei rifugi d’emergenza, che lasciano le loro case e il loro Paese, che hanno paura per i loro figli, che prestano cura ai più deboli, che piangono morti innocenti.

E tante, troppe, sono le donne già cadute in questo ingiustificabile conflitto. Nelle guerre le donne pagano sempre prezzi altissimi. Come donne, come madri, come compagne di vita. Vittime dell’insensatezza della guerra, vittime spesso di violenze brutali. Eppure la loro forza nel dolore, la loro dignità, si sono sempre rivelate energie insostituibili di resistenza, di coesione, di pacificazione, di ricostruzione.

Ringrazio molto Oksana Lyvin per la sua accorata e coraggiosa testimonianza.

La sua carriera artistica – la prima donna al mondo a dirigere a Bayreuth e la prima direttrice di una fondazione lirica italiana – è già di per sé un modello in un campo – quello della direzione musicale – abitualmente occupato da uomini. Oggi questa sua alta competenza musicale si fonde con l’impegno per il suo Paese vittima di una crudele e insensata invasione.

Grazie per le sue parole, grazie per il suo esempio.

Alle donne ucraine deve giungere il nostro sostegno.

Nel nostro Paese è presente da tempo – da molti anni – una integrata e apprezzata comunità ucraina. Il loro impegno professionale in tanti settori ci è di grande aiuto, fanno spesso parte delle nostre famiglie. Noi desideriamo esprimere loro riconoscenza e vicinanza in questi giorni così drammatici.

La nostra responsabilità di cittadini, di europei, ci chiama oggi a un impegno più forte per la pace, perché si ritirino le forze di occupazione e si fermino le armi, perché sia ripristinato il diritto internazionale e siano rispettate le sovranità nazionali.

L’indifferenza di fronte all’arbitrio, alla sopraffazione è uno dei mali peggiori. In gioco non c’è soltanto la già grande questione della libertà di un popolo, ma la pace, la democrazia, il diritto, la civiltà dell’Europa e dell’intero genere umano.

Nelle immagini della disperazione dei giovani genitori del piccolo Kirill si esprime l’insensatezza della guerra, la crudeltà e il cinismo di questa aggressione del Governo della Federazione russa contro l’Ucraina.

Non è tollerabile – e non dovrebbe essere neppure concepibile – che, in questo nuovo millennio, qualcuno voglia comportarsi secondo i criteri di potenza dei secoli passati; pretendendo che gli Stati più grandi e forti abbiano il diritto di imporre le proprie scelte ai paesi più vicini, e, in caso contrario, di aggredirli con la violenza delle armi. Provocando angoscia, sofferenze, morti, disumane devastazioni.

Va fermato – subito, con decisione – questo ritorno all’indietro della storia e della civiltà.

Opporsi – oggi – a questa deriva di scontri e di conflitti comporta dei prezzi; potrebbe provocare dei costi alle economie dei Paesi che vi si oppongono, ma questi sarebbero di gran lunga inferiori a quelli che si pagherebbero se quella deriva non venisse fermata adesso.

*       *       *

Pensando al futuro – come è stato ricordato – il tema scelto quest’anno per l’8 marzo è riferito alle giovani donne, alla loro condizione, ai loro desideri e alle difficoltà che incontrano. Una condizione che, per molti versi, è comune a tutte le donne, ma che presenta anche peculiarità specifiche.

Ringrazio la Ministra Bonetti per le considerazioni svolte nel suo intervento.

Ringrazio Lucia Minetti e i musicisti che hanno reso più coinvolgente questo nostro 8 marzo. E la Rai per i filmati così densi di significato.

Matilda De Angelis, con la sua efficace conduzione, ci ha portato, attraverso le sue letture – e la ringrazio molto – in una sorta di viaggio nella condizione femminile dall’inizio del XX secolo a oggi. Nessuno può certo negare – come ha ben scritto Elena Loewental – che notevoli passi in avanti, verso l’effettiva parità, siano stati compiuti, grazie soprattutto all’impegno dei movimenti femministi.

Ma la soddisfazione per il cammino compiuto non può e non deve illudere sull’effettivo raggiungimento della parità, nei vari campi. Per essere credibili nel prospettare alle giovani donne un futuro migliore dobbiamo avere consapevolezza dei problemi che hanno nel presente e offrire loro maggiori opportunità.

Abbiamo ascoltato con grande interesse le testimonianze di Federica, Evelyn, Tania, Fabrizia, Giada. Le ringrazio molto. Dai loro racconti sul campo si delinea un quadro oggettivo della condizione femminile in Italia, fatto di luci e di ombre. E, in particolare, di un’esperienza lavorativa e umana positiva, ma gravata ancora da troppi impedimenti, pregiudizi, ostacoli.

Impedimenti, ostacoli e pregiudizi che abbiamo il dovere di individuare e rimuovere – insieme, uomini e donne – se vogliamo crescere dal punto di vista economico, culturale, sociale e da quello – non meno importante – della qualità della vita.

In Italia le giovani donne investono di più dei loro coetanei maschi in formazione. Il tasso di conseguimento della laurea evidenzia un risultato nettamente migliore delle studentesse: 42,7% tra le donne, 29,2% tra gli uomini. Le donne, le nostre giovani donne, sono una risorsa preziosa.

Ma se allarghiamo lo sguardo oltre i nostri confini, scopriamo con rammarico che le donne laureate in Italia sono di dodici punti sotto la media dei Paesi dell’Unione Europea. Sappiamo anche che l’Italia presenta un basso tasso di occupazione tra le giovani donne sotto i trent’anni. La percentuale di occupate tra di loro è trenta punti sotto la media dei Paesi dell’Unione.

Troppo elevata nel nostro Paese anche la quota tra le giovani fino a 34 anni che non studiano e non lavorano: oltre il 29% delle italiane a fronte di una media europea del 18%. Si tratta, in molti casi, della difficoltà concreta di conciliare il lavoro con gli impegni familiari.

Scoprire che una mamma italiana su cinque, a due anni dalla nascita del figlio, decide di lasciare il lavoro è una sconfitta per tutta la società italiana, alle prese peraltro con un grave declino demografico.

Lo Stato, le istituzioni centrali e quelle delle autonomie devono impegnarsi su questo versante.

In particolare, sviluppando una rete di Welfare efficiente e capillare, capace di rimuovere il più possibile dalle spalle delle donne il peso per l’assistenza familiare ai figli e agli anziani. E lavorando per rimuovere quegli ostacoli concreti che scoraggiano e tengono lontane le giovani donne dai percorsi di formazione. Perché formazione professionale, studio, specializzazione, aumento della cultura, rappresentano una leva fondamentale per trovare occupazione e per uscire da una condizione di marginalità e di subalternità.

Le giovani donne rappresentano un grande potenziale di crescita economica, sociale, civile.

È un diritto costituzionale delle nostre concittadine poter partecipare allo sviluppo del nostro Paese in modo pieno ed efficace.

La Repubblica non può sopportare che questo diritto venga meno per una parte così importante della propria società.

Se alla politica spetta il compito di abbattere gli ostacoli per una completa realizzazione dei loro progetti di vita, alle giovani donne va chiesto di superare scoraggiamenti e di intraprendere, con determinazione, la via dello studio, delle università, della specializzazione, della formazione professionale.

Non è compatibile con la nostra civiltà che, a parità di mansioni e di impiego, esista una differenza di retribuzione a sfavore delle donne.

Non dobbiamo più consentire che nei colloqui di lavoro si chieda alla donna e soltanto a essa: “Sei sposata? Hai figli? Hai intenzione di averne?”, collegando – come sappiamo – alla risposta positiva un handicap per l’occupazione.

Non possiamo più accettare che le donne vivano nel timore di violenze. Siano esse sotto la forma della brutale aggressione fisica – per strada, nei luoghi di lavoro e di svago, in famiglia – o siano sotto quelle, sovente larvate, ma sempre gravi, di pressioni psicologiche, di veri e propri ricatti.

Sono temi, questi, che chiamano alla comune responsabilità dell’intera società italiana: tutti, donne e uomini.

Le giovani donne immaginano la loro vita in modo assai diverso, e certamente più libero, rispetto alle donne di cinquant’anni addietro.

Hanno tanti esempi positivi cui ispirarsi. Donne straordinarie che si fanno avanti nella ricerca, che si affermano nelle professioni. Imprese, tutte al femminile, che emergono in settori innovativi e che sono all’avanguardia per sostenibilità e qualità del lavoro. Donne protagoniste nei vari ambiti dell’arte e della cultura, grazie al talento e alla creatività.

Hanno molteplici risorse, le giovani donne. Dispongono di saperi e linguaggi nuovi, di strumenti di comunicazione e di espressione di straordinaria potenza. Vogliono investire la loro originalità e, con piena ragione, chiedono spazio. Uno spazio che non sempre, come abbiamo visto e sentito, viene loro riconosciuto.

Anche questo è un impegno che la società nel suo insieme deve assumere.

La crescita della presenza protagonista femminile in tutti gli ambiti della vita politica, istituzionale, economica, sociale, è una condizione per lo sviluppo – migliore e stabile – del nostro Paese.

Questa Giornata, l’8 marzo, rappresenta uno sprone. Per tutte le donne, certamente. Lo è anche per l’intera Italia che vuol diventare migliore.

Buon 8 marzo a tutte. E alla nostra Italia! E all’Europa!  ”

 

Mattarella riduce l’assegno personale e rinuncia all’adeguamento Istat

Il Presidente Mattarella non  percepisce nè percepirà in futuro il vitalizio pensionistico

Il Presidente Sergio Mattarella accolto da Marta Cartabia, Ministro della giustizia, Pietro Curzio, Primo Presidente della Corte Suprema di Cassazione e Giovanni Salvi, Procuratore generale presso la Corte Suprema di Cassazione, in occasione dell'Assemblea generale della Corte Suprema di Cassazione per l’inaugurazione dell’anno giudiziario 2022 e per la relazione sull’amministrazione della giustizia nell’anno 2021

C o m u n i c a t o

Anche per questo secondo mandato il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha chiesto al Mef di ridurre il suo assegno personale, stabilito per legge, in misura pari al trattamento pensionistico che riceve dall’Inps per i suoi anni da professore universitario.

Per cui la prevista somma annuale di 239.182 euro lordi viene ridotta di circa 60 mila euro, portando l’importo lordo annuo da percepire a 179.835,84 euro.

Contestualmente il Presidente Mattarella ha confermato la rinuncia anche per il nuovo settennato all’adeguamento dell’assegno personale all’indice dei prezzi al consumo (adeguamento Istat) che avrebbe comportato un aumento di circa 16 mila euro.

Infine, in base alle norme vigenti, il Presidente della Repubblica non percepisce (né percepirà in futuro) il pagamento della pensione (vitalizio) come ex parlamentare.

 

Il Tribunale di Napoli cade in un “infortunio tecnico” perchè il giudice non può decidere sul “consenso politico” già dato a Conte

Grillo e Conte attesi dall'ambasciatore cinese a Roma per un colloquio.  L'ex premier non va per "impegni concomitanti" - Il Fatto Quotidiano
Conte e Grillo. Quest’ultimo ritorna avere pieni poteri. Ma Conte è amato da parte del Movimento e dal pubblico italiano

“Il nuovo Comitato di garanzia dovrebbe essere riletto, visto che l’attuale organo è decaduto insieme a tutte le altre cariche statutarie del Movimento”. Si tratta di un passaggio necessario, viene sottolineato, perché da vecchio statuto, in assenza del Comitat direttivo (cioè l’organo collegiale voluto dagli iscritti in occasione degli ultimi Stati generali), è il presidente del Comitato di garanzia a determinare “le modalità di svolgimento e votazione dell’assemblea” degli iscritti.

Il Comitato di Garanzia è composto da tre membri eletti mediante consultazione online, all’interno di una rosa di almeno sei nominativi proposti dal garante. Stando sempre al vecchio statuto, all’interno di questo organo non potranno sedere parlamentari o consiglieri: “La carica di componente del predetto Comitato è incompatibile con qualsivoglia carica elettiva”

Cosa fare dunque in assenza di una legge che regolamenta e disciplina l’organizzazione dei partiti? ipotesi, piattaforma , legge elettorale

O votare i cinque membri del Comitato direttivo così come deciso dagli iscritti agli Stati generali del 2020; oppure può indire un voto sul nuovo statuto di Conte allargando la votazione agli iscritti con meno di sei mesi di anzianità”, chiedendo dunque la ratifica delle delibere sospese in via provvisoria. Quest’ultima è la soluzione preferita da Conte, come tra l’altro si intuisce dalla nota diramata ieri dal Movimento. Resta però il nodo della piattaforma: le votazioni dovranno svolgersi su Rousseau, come vuole il precedente statuto, o sul nuovo portale SkyVote? “In entrambi i casi il rischio di impugnazione è dietro l’angolo”…

Insomma, non sarà semplice uscire dal guado. Conte lo sa bene e continua a sondare tutte le piste. Oggi l’avvocato di Volturara Appula ha incontrato la capogruppo al Senato Mariolina Castellone e continuato a confrontarsi con i suoi legali.

Secondo i giuristi  l’ordinanza del Tribunale di Napoli è una mera sospensione, si  è in attesa della definizione del giudizio, poi   si dovrà leggere la sentenza. Il partito ha certamente un leader,  perchè non “dipende dalle carte bollate” ripete Conte.

. Il timore che serpeggia nel Movimento è che, alla luce dell’ordinanza del Tribunale, il M5S non possa presentare le liste elettorali e non viè più un rappresentante con pieni poteri di firma.

 

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Beppe Grillo, garante, del Movimento pentastellato, interviene sui social dopo l’ordinanza del Tribunale di Napoli che azzera, a seguito di ricorso di oltre un centinaio di militanti, le cariche e lo statuto :”Le sentenze si rispettano. La situazione, non possiamo negarlo, è molto complicata”. A seguito dell’Ordinanza del Tribunale di Napoli VII Sezione Civile che ha sospeso, ai sensi dell’art. 23 c.c., le delibere impugnate del MoVimento 5 Stelle del 3 agosto 2021 di modifica dello statuto e del 5 agosto 2021 di nomina del Presidente, ha acquisito reviviscenza lo Statuto approvato il 10 febbraio 2021″

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Micidiali attacchi a Giuseppe Conte da diverso tempo
In questo momento -sottolinea – non si possono prendere decisioni avventate. Promuoverò un momento di confronto anche con Giuseppe Conte. Nel frattempo, invito tutti a rimanere in silenzio e a non assumere iniziative azzardate prima che ci sia condivisione sulla strada da seguire”, conclude il fondatore del M5S, in un post già rilanciato da Giuseppe Conte.

L’ordinanza di Napoli ha azzerato tutto e le cariche verticistiche, quelle ridisegnate da Conte con cura,  rilanciare il Movimento 2.0 che, tra fibrillazioni interne e grane giuridiche, corre il rischio di seguire le sorti  -malviste dalla gente – degli altri partiti

Il peso culturale e giuridico  di Giuseppe Conte diventa indiscutibile tuttavia. Sono più di 400 i commenti nella pagina social di Conte. “Non condivido la “sentenza”- afferma Conte – tantomeno  sul piano politico e sociale dove le relazioni e le condivisioni di guida non possono essere oggetto di attenzione di un giudice. Ciò lo dichiaro non solo come capo del Movimento ma soprattutto come avvocato:::conclude Conte