IL GOVERNO DRAGHI NON AVRA’ OGGI LA FIDUCIA DEL M5S- NO AD EVENTUALE DICHIARAZIONE DI INTENTI

 

Giuseppe Conte, da fiero sovranista a nemico dei sovranistiUn premier per  tutte le stagioni - La Finestra di Azzurra

Roma,

“Ho avuto un colloquio con il premier Draghi, abbiamo parlato anche degli altri punti e devo registrare una disponibilità del presidente a venirci incontro su tutti i punti. Però è evidente che la fase che stiamo affrontando non può accontentarsi di dichiarazioni di intenti e di impegni, occorrono misure concrete”. Così il leader del M5S Giuseppe Conte, nel corso dell’assemblea congiunta nella quale ha annunciato l’Aventino parlamentare sul dl aiuti. 

Oggi in Senato i 5 Stelle non voteranno la fiducia.

Fiducia al governo con 410 voti favorevoli. Superbonus edilizio, problema ancora di risolvere

 

Roma,

Il governo ha ottenuto la fiducia alla Camera con 410 voti a favore, 49 contrari e una sola astensione sul decreto Aiuti. Sono 28 i deputati del Movimento 5 stelle che non hanno votato la fiducia perché figurano assenti o in missione nella seduta di oggi pomeriggio. I 5 stelle, in percentuale, hanno garantito la presenza del 73% del loro gruppo. Poco meno della Lega, presente con il 74% di deputati con 25 non partecipanti al voto e 9 in missione. Il Pd è il gruppo parlamentare più presente con l’83% di deputati partecipanti al voto.

Ma Draghi sembra aver frenato l’opzione Superbonus edilizio. E ora’?   Chi manterrà gli impegni con le imprese, gli amministratori, i referenti, se in atto il Superbonus-cavallo di battaglia del M5S- rimane congelato?

Protesta il gruppo del M5S che si è visto congelato il Superbonus edilizio

Fioccano i comunicati d’Agenzia sul ” superbonus edilizio. “Il governo batta un colpo”. A scandirlo, le deputate e i deputati del Movimento 5 Stelle nelle commissioni Bilancio, Finanze, Ambiente e Attività produttive. “Abbiamo fatto un enorme lavoro per affrontare e risolvere la questione della responsabilità solidale dei cessionari dei crediti fiscali legati al Superbonus, ma il Governo non ci ha dato ascolto e la norma non entrerà nel decreto Aiuti. Uno schiaffo a famiglie, imprese, tecnici e lavoratori del settore delle costruzioni, messi in enorme difficoltà dal blocco della circolazione dei crediti e del conseguente fermo dei cantieri causati dal ministro Daniele Franco e dal premier Mario Draghi” affermano.

I risultati elettorali nelle città italiane premiano Enrico Letta

 

. Nell’ultima tornata elettorale prima delle politiche del 2023, Enrico Letta e il Pd portano a casa una vittoria oltre le previsioni. Le amministrative segnano la conquista di città come Verona, Alessandria, Piacenza strappate al centrodestra. E poi Parma, Catanzaro, Cuneo, Carrara. Un ultimo test positivo prima di iniziare il percorso di un anno che porta alle politiche.

Un anno di Letta: solo flop e vittorie di Pirro - ilGiornale.it

Letta con le capogruppo Simona Malpezzi e Debora Serracchiani, il responsabile Enti Locali Francesco Boccia Un risultato straordinario che ci soddisfa pienamente affermano entrambi. Un risultato che è ancora più importante se si va a vedere nel merito: noi rovesciamo molto significativamente sindaci uscenti di centrodestra penso a Verona, Alessandria, Piacenza e da quello che ci risulta anche a Monza”.

Risultati che arrivano, rivendica Letta, che premiano il Pd grazie “al lavoro fatto in questi mesi e quindi c’è da festeggiare come si sta facendo in tutta Italia”. . Il Pd ha “tessuto il filo del campo largo. Il campo largo è stato oggetto di prese in giro e le prese in giro in questo momento si sono rivoltate contro chi le faceva perchè s i è visto che questa strategia paga, perche vinciamo e vinciamo bene in modo convincente”.

E linea che vince, non cambia. Ma il segretario detta le regole d’ingaggio per chi vorrà concorrere con il Pd alla costruzione di un progetto per battere la destra. Letta non perimetra  il campo, ma ne delimita i confini di linea politica. “Alla fine paga la linearità e la serietà: il Pd vince, il centrosinistra vince perchè la serietà, la responsabilità, la linearità sono più importanti di qualunque altra considerazione. Questa è stata linea che ci siamo dati. I cittadini sono in un momento di difficoltà e di fronte a questo c’è bisogno di una politica che deve dare affidabilità“.

Secondo il segretario tra i motivi della sconfitta del centrodestra c’è anche questa assenza di ‘coerenza’. “In alcuni posti il centrodestra ha scelto come proprio candidato un fuoriuscito del centrosinistra e per me questa è la scelta peggiore che si possa fare. Quei candidati hanno perso, penso al risultato clamoroso di Catanzaro e penso che anche questo sia il segno della linearità che vuol dire che si lavora con coerenza e questo alla fine paga”.

Di conseguenza, la vittoria del Pd ‘responsabile, lineare e coerente’ è anche positiva per il governo Draghi.

Luigi Di Maio dà l’addio al M5S e fonda, con un folto gruppo di senatori, un nuovo partito

 

 

La risoluzione al Senato è passata con 219 voti .asNessuno pensava che il boom ci fosse stato davvero. “Lascio il Movimento 5 Stelle. Da oggi inizia un nuovo percorso“. Luigi Di Maio annuncia l’addio al Movimento 5 Stelle e certifica la scissione dalla formazione guidata da Giuseppe Conte. “Quella di oggi è una scelta sofferta, che mai avrei immaginato di dover fare. Oggi io e tanti altri colleghi lasciamo il Movimento 5 Stelle, lasciamo quella che da domani non sarà più la prima forza politica in Parlamento”, ha detto il ministro degli Esteri.

Gli iscritti del M5s hanno confermato la fiducia a Luigi Di Maio | Wired  Italia
 anch’io credo di aver dato il massimo”, ha aggiunto il titolare della Farnesina mettendo in chiaro: “Nessuno ha intenzione di creare una forza politica personale. Ci mettiamo in cammino, partendo dagli amministratori locali. Dovrà essere un’onda con al centro le esigenze territoriali. Non ci sarà spazio per l’odio, il populismo, sovranisti ed estremismi”. “Da oggi inizia un nuovo percorso per fare progredire l’Italia da Nord a Sud abbiamo bisogno di aggregare i migliori talenti e le migliori capacità, perché uno non vale l’altro“, ha sottolineato.

Poco prima della conferenza stampa, Di Maio era salito al Quirinale per informare il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella dell’imminente addio al M5S. Una standing ovation dei parlamentari che, da domani lo seguiranno nella sua nuova avventura politica, ‘Insieme per il futuro’.

“Oggi è stata una giornata molto importante, al Senato è stata votata la risoluzione parlamentare che rafforza il governo e il presidente Draghi che andrà al Consiglio europeo con un ampio sostegno delle forze politiche”. L’indicazione di voto sull’Ucraina “è stata netta, dopo settimane di ambiguità e di attacchi”, ha detto ancora Di Maio in conferenza stampa.

“In questo anno e mezzo ho lavorato con Draghi in dossier delicati e per questo sono stato definito ‘draghiano’. E’ vero, faccio parte del suo governo e credo che l’operato del presidente del Consiglio sia motivo d orgoglio in tutto il mondo. Continueremo a sostenerlo con lealtà e massimo impegno”, ha affermato Di Maio dicendosi dispiaciuto “che ancora una volta sia stato alimentato un lungo e logorante scontro sul negoziato della risoluzione votata oggi”. “Alcuni dirigenti del M5S hanno rischiato di indebolire il nostro Paese”, ha sottolineato

“In questi mesi la prima forza politica in Parlamento aveva il dovere di evitare ambiguità, abbiamo fatto un’operazione verità raccontando le cose che non andavano partendo proprio dall’ambiguità in politica estera del M5S”, ha detto Di Maio, denunciando una vera e propria “escalation contro una singola persona, attacchi personali quotidiani che hanno minato la compattezza del governo”.

“Di fronte alle atrocità che sta commettendo Putin non potevamo mostrare incertezze, dovevamo necessariamente scegliere da che parte stare nella storia. Nei giorni scorsi si è acceso un dibattito proprio sul voto di questa mozione. Un dibattito nato dall’esigenza di fare chiarezza su alcune dichiarazioni di dirigenti M5S. Putin ancora in questi minuti sta continuando a bombardare. Non possiamo permetterci ambiguità”, ha detto ancora Di Maio per il quale “in questi mesi la prima forza politica in Parlamento aveva il dovere di sostenere il governo senza ambiguità. Abbiamo scelto di fare un’operazione verità, partendo proprio dall’ambiguità in politica estera del M5S. In questo momento storico sostenere i valori europeisti e atlantisti non può essere una colpa”. E ha quindi denunciato una vera e propria “escalation contro una singola persona, attacchi personali quotidiani che hanno minato la compattezza del governo”.

Lacrime, sorrisi, abbracci, strette di mano. Dopo le dichiarazioni alla stampa, Di Maio si è goduto il bagno di folla dei suoi parlamentari, che da domani seguiranno il ministro degli Esteri nella sua nuova avventura politica, ‘Insieme per il futuro’. “Era ora”, ha detto il titolare della Farnesina raccogliendo l’abbraccio dei suoi deputati e senatori, dopo aver sancito l’addio al Movimento 5 Stelle.

“Abbiamo bisogno che l’Europa sia più possibile unita. Condividiamo il principio di un’Europa più solidale”, un principio portato avanti da David Sassoli, “un grande esempio di correttezza, di senso delle istituzioni e pacatezza che deve essere un esempio per tutti noi”, ha detto ancora in conferenza stampa Di Maio. Parole che hanno generato un applauso convinto.

Draghi:”Sosteniamo l’Ucraina e superiamo la crisi”

 

Quirinale, Draghi presidente della Repubblica già lunedì. Inside -  Affaritaliani.it

 

L’Italia continuerà a lavorare con l’Ue e il G7 per sostenere l’Ucraina, ricercare la pace, superare questa crisi. Questo è il mandato ricevuto del Parlamento, da voi, e questa è la guida per la nostra azione”. Il presidente del Consiglio, Mario Draghi, ha concluso così le sue comunicazioni al Senato in vista del Consiglio europeo del 23 e 24 giugno.

Sulla risoluzione sulle comunicazioni del premier è stato raggiunto l’accordo nella maggioranza. Il testo è stato sottoscritto da tutte le forze politiche, anche i 5 Stelle.

Arrivando al Senato, alla domanda se fosse preoccupato per la tenuta della maggioranza, Draghi aveva risposto: “Non lo so, vediamo, vediamo…”.

LE COMUNICAZIONI DI DRAGHI –

“Ci avviciniamo al quarto mese di invasione russa dell’Ucraina. Mosca continua ad aggredire militarmente le città al fine di espandere il controllo sul territorio” ha detto il premier in Senato, ricordando che “al 20 giugno sono 4569 i civili uccisi” ma il numero “reale” potrebbe essere “molto molto più alto”. “Anche il numero dei cittadini ucraini in fuga dalla loro terra è aumentato, sono 135mila solo in Italia. Esprimo ancora una volta la mia gratitudine agli italiani e alle italiane che li hanno accolti” ha aggiunto. Mentre “continuano a emergere nuove atrocità commesse ai danni dei civili da parte dell’esercito russo. Le responsabilità saranno accertate e i crimini di guerra saranno puniti” ha scandito il presidente del Consiglio.

Nel corso delle comunicazioni, Draghi ha ribadito che “solo una pace concordata e non subita può essere duratura“. Durante la “visita a Kiev ho visto da vicino le devastazioni della guerra e constatato la determinazione degli ucraini nel difendere il loro Paese” ha sottolineato, e “il presidente Zelensky ci ha chiesto di continuare a sostenere l’Ucraina per raggiungere una pace che rispetti i loro diritti: solo una pace concordata e non subita può essere davvero duratura”.

A Kiev ho ribadito che l’Italia vuole l’Ucraina in Europa e vuole lo status di Paese candidato. Siamo stati tra i primi a sostenere questa posizione con chiarezza in Ue e in Occidente e per la prima volta l’ho fatto proprio in questo Parlamento, continueremo a farlo anche al Consiglio Ue” ha affermato il presidente del Consiglio.

“Sono consapevole – ha aggiunto – che non tutti gli Stati membri condividono questa posizione ma la raccomandazione della Commissione è un segnale incoraggiante e confido che il Consiglio Ue raggiunga una posizione consensuale in merito“.

Quanto alla Russia, “il 3 giugno il Consiglio europeo ha varato un sesto pacchetto di sanzioni”, sanzioni che “funzionano”, il “tempo ha rivelato che sono efficaci” ma i “canali di dialogo restano aperti” ha detto Draghi.

Il premier ha sottolineato che per l’Ucraina va fatto uno “sforzo collettivo e coinvolgere organi internazionali e banche. Bisogna costruire e ridare una casa a chi l’ha persa, riportare i bambini a scuola e aiutare la ripresa della vita economica e sociale. Oggi spetta a tutti noi di permettere all’Ucraina di rinascere“.

Il conflitto in atto rischia di creare crisi una umanitaria di dimensioni straordinarie – ha ribadito – la fornitura di grano è a rischio, nei porti sono bloccati cereali che rischiano di marcire, e la devastazione della guerra peggiorerà la situazione”.

Draghi ha spiegato che “i bombardamenti russi hanno distrutto la più grande centrale agricola ucraina che conteneva tra i 250 e le 300mila tonnellate di cereali. Le proiezioni ucraine indicano che la produzione potrebbe calare tra il 40 e il 50% rispetto all’anno scorso. Bisogna liberare le scorte in magazzino e fare spazio al nuovo raccolto di settembre” e per farlo “è necessario realizzare lo sminamento dei porti e garantire l’uscita delle navi in sicurezza. Ma dopo vari tentativi falliti non vedo alternativa all’adozione di una risoluzione delle Nazioni Unite dove l’Onu garantisca l’operazione sotto la sua egida”.

LA REPLICA IN SENATO –

Poi, nella replica in Aula, Draghi ha ringraziato “il Senato per il sostegno nel difendere la libertà e democrazia dell’Ucraina, nel sostenere le sanzioni” a Mosca

“Grazie per il sostegno, il Parlamento è stato unito e l’unità e essenziale in questi momenti. Vi ringrazio anche per un motivo diciamo personale, quando le decisioni che si devono prendere sono complesse e profonde” è decisivo “avere sostegno, quello del Senato è molto molto importante per me”.

 

Messina: su 73 sezioni i dati elettorali “risultano squadrati,disallineati tra il numero dei votanti ed i voti espressi”

Consultazione Amministrative e Referendarie 2022: sezioni scrutinate e verifica Ufficio Centrale.

Il Comune di Messina, come già trasmesso alla Prefettura di Messina con nota prot. n. 154681 di oggi, martedì 14, rende noto che per 73 sezioni rispetto alle 253 totali il dato elettorale comunicato dai Presidenti dei relativi seggi risulta squadrato, cioè disallineato tra il numero dei votanti ed i voti espressi.

Pertanto non è utilizzabile, ai fini della trasmissione alla Prefettura, prima della necessaria verifica da parte dell’Ufficio Centrale, che si è insediato oggi alle 14 e si riunirà domani, mercoledì 15, alle ore 9. Per completezza d’informazione il Comune di Messina comunica che i plichi elettorali di tutte le sezioni dell’Ente stesso sono stati consegnati.

Il giorno dello spoglio e dei primi risultati

 

Procedura elettorale e voto / Governo e settore pubblico / Argomenti / Sito  istituzionale del Comune di Desenzano del Garda - Città di Desenzano del  Garda

CATANIA –

Operazioni di spoglio delle elezioni amministrative. Una volta conclusa la conta delle schede per i referendum sulla giustizia, infatti, alle 14 di oggi  è iniziato à lo scrutinio dei voti nei 20 comuni etnei in cui gli elettori sono stati chiamati a rinnovare le amministrazioni comunali.    L’affluenza -diversamente dalla percentuale sui Referendum sulla Giustizia-  si è attestata al di sotto del 60 per cento saranno quattro i sindaci eletti con un sistema a elezione diretta, nelle città di Aci Catena, Palagonia, Paternò e Scordia.

Comunali 2022 ad Aci Catena

Sono cinque i candidato a sindaca Il sindaco Nello Oliveri, che fa riferimento al presidente della regione Nello Musumeci, è sostenuto da quattro liste civiche e da Attiva Sicilia, gruppo nato dalla fuoriuscita di diversi esponenti del Movimento Cinque Stelle a Palazzo dei Normanni. Il consigliere comunale uscente Giovanni Grasso è supportato da tre liste, tra le quali la formazione leghista Prima l’Italia.  Agostino Imondi,  corre con il suo Movimento siciliano d’azione.    Mentre Giuseppe Aleo del centrodestra consigliere comunale sostenuto da tre liste mentre il centro-sinistra si è raggruppato in sette liste che vanno dal Partito Democratico alla Democrazia cristiana e propongono la candidatura di Margherita Ferro

Comunali 2022 a Palagonia

Un caso di sindaco uscente che prova il bis quello di Palagonia, come succede anche a Scordia e Paternò. Salvo Astuti è appoggiato da quattro liste e cerca di mantenersi in sella. A sfidarlo saranno Agnese Campisi, con tre liste che rappresentano lo schieramento di sinistra; l’ex deputato regionale dell’Mpa Francesco Calanducci con tre liste, e lo sfidante Salvo Filetti, anche lui con tre liste a sostegno.

Comunali 2022 a Paternò

La sfida paternese è quella più grande, in termini numerici, della provincia etnea.  l’uscente Nino Naso, appoggiato dalla lista Prima l’Italia e da due liste civiche che candidano due assessori della giunta uscente; in più, a sostenere Naso con delle liste sono l’attuale vicesindaco Ezio Mannino e il deputato regionale di Forza Italia Alfio Papale.

Lo sfidante di centrodestra del sindaco uscente è Alfio Virgolini, che ha raccolto il supporto compatto dei big regionali di Fratelli d’Italia, Forza Italia, Diventerà Bellissima e Udc. A sostenere Virgolini sei liste, il più alto numero di formazioni a sostegno di un candidato sindaco nei comuni in cui si vota con il sistema dell’elezione diretta.

Fa riferimento all’area di centrosinistra invece la terza sfidante alla carica di primo cittadino: Maria Grazia Pannitteri ha infatti incassato il supporto di Partito Democratico, Movimento Cinque stelle, autonomisti e anche del leader del Movimento dei forconi Franco Crupi, che in un primo momento aveva annunciato la propria candidatura solitaria ma ha poi fatto dietrofront per sostenere Pannitteri

La giornata elettorale a Paternò è stata animata dal malfunzionamento degli uffici pubblici comunali     centinaia di cittadini hanno scoperto di non essere più iscritti nelle liste elettorali e sono stati costretti a richiedere  una nuova scheda elettorale. La fila di persone in attesa di un nuovo certificato è continuata fino a notte. Problemi anche nelle sezioni dei plessi Marconi, in cui a causa di un blackout gli elettori sono stati ammessi a votare con la luce degli smartphone.

Comunali 2022 a Scordia

Anche a Scordia il sindaco uscente prova a farsi riconfermare: Franco Barchitta è appoggiato da quattro liste, tra le quali quella di Forza Italia. A sfidare Barchitta è un altro ex sindaco, Salvatore Miluzzo, eletto nel 1993 e nel 2002 che oggi cerca di raccogliere intorno a sé le forze progressiste con il sostegno di due liste. Tra queste anche Democratici per Scordia, che segna la spaccatura del Partito Democratico cittadino: il simbolo del Pd, infatti, supporta la candidatura di Ignazio Gravina, che gode del sostegno anche di Movimento Cinque Stelle e di una lista civica. A vestire i panni dell’outsider è Giovanna Catalano, consigliere comunale uscente ed ex assessore di barchitta sostenuta da due liste.

 

Affluenza ai seggi sul Referendum Giustizia sul 20%, troppo lontana dal quorum La Giustizia resta la grande cancrena dell’Italia in Europa

Palermo, ripristinati i servizi elettorali dopo l'attacco hacker al Comune  - Giornale di Sicilia
Palermo, il Comune invia gli atti alla Procura per i Presidenti che hanno disertato

 

Referendum sulla giustizia ,come nelle nostre previsioni, non ha raggiunto il quorum mentre inizia oggi alle 14 lo spoglio delle schede delle elezioni amministrative 2022.

Sui referendum si registra  un’affluenza rimasta ieri per tutto il giorno sotto il 20% e ora intorno al 20,8.

I cinque quesiti – sull’abolizione della legge Severino, sulla limitazione della custodia cautelare, sulla separazione delle carriere dei magistrati, sul voto dei membri laici dei Consigli giudiziari nella valutazione dei magistrati, sull’abolizione della raccolta firme per l’elezione dei togati al Csm – non sono stati recepiti nè studiati dagli italiani che così non sono andati neppure alle urne

Ritardi di aperture seggi a Palermo, confusione e intervento della Prefettura

 

Archivi Sud Libertà

Confusione e ritardi di aperture  seggi a Palermo, dove è in corso il voto per le elezioni amministrative e per il referendum sulla giustizia.

Decine di sezioni sono rimaste chiuse per  rinunce dei presidenti di seggio non comunicate tempestivamente, sono stati nominati e si sono insediati gli ultimi tredici presidenti.

La Prefettura di Palermo ha comunicato che al momento “sono regolarmente insediate tutte le 600 sezioni elettorali previste in città senza che sia stato necessario procedere ad alcun accorpamento tra di esse” .

L’ombra dell’astensionismo-oggi nella votazione- dietro i Referendum formulati per “una giustizia migliore” in Italia

 

Elezioni 2022 -SUD LIBERTA’

 

 

Cosa si vota OGGI   12 giungo?

“Si è chiamati a rispondere ad alcune domande, ad alcuni quesiti referendari formulati ai sensi dell’articolo 75 della Costituzione, con i quali si chiede al cittadino se vuole abrogare alcune previsioni normative attualmente in vigore che riguardano l’amministrazione della giustizia. Sono cinque i quesiti referendari   e ognuno di essi sarà riprodotto sotto forma di apposita domanda – “Volete voi che sia abrogato …? – e contenuto in schede dai colori differenti”.

Perché siamo arrivati ai referendum sulla giustizia?
“In primo luogo va detto che le iniziative non sono di origine popolare, non sono cioè il frutto di richieste sostenute dalle firme di almeno 500.000 cittadini elettori. In questo caso, le iniziative sono state assunte da 9 Consigli regionali (aventi peraltro analogo orientamento politico, di centrodestra), ossia Lombardia, Basilicata, Friuli-Venezia Giulia, Liguria, Lombardia, Piemonte, Sardegna, Sicilia, Umbria e Veneto. Poi si deve precisare che a fronte delle otto richieste referendarie avanzate, solo cinque sono state ritenute ammissibili dalla Corte costituzionale.

Quali sono i quesiti bocciati?
“I tre quesiti scartati dalla Consulta vertevano sull’omicidio del consenziente, sulla responsabilità diretta dei magistrati e sulle droghe, perché le rispettive istanze rientravano in alcune delle ipotesi per le quali l’ordinamento costituzionale esclude la possibilità di ricorrere al referendum”.

 Il quesito numero 1, proposto su una scheda di colore rosso, punta a cancellare il decreto Severino, numero 235 del 2012. Che cosa comporta votare Sì?
“Chi vota Sì vuole rimuovere dall’ordinamento l’intero testo normativo del decreto Severino, che disciplina le cause di incandidabilità, vale a dire le cause che impediscano l’assunzione o il mantenimento di cariche politiche, elettive e di governo, a livello europeo (Parlamento), nazionale o locale. L’incandidabilità, attualmente, scatta automaticamente a fronte di una condanna penale per reati non colposi. Se vincono i Sì, verrebbe comunque lasciato al giudice il compito di valutare caso per caso se e per quanto tempo comminare, oltre alla sanzione penale, anche la sanzione accessoria dell’interdizione dai pubblici uffici: che in certe evenienze – previste dal codice penale – può addirittura essere perpetua. Chi vota No, vuole mantenere la normativa oggi in vigore sul tema”.

La scheda di colore arancione riporta il secondo quesito: “Volete cancellare il pericolo di «reiterazione del reato» dal novero delle condizioni che consentono al giudice di disporre misure cautelari personali?”. Che cosa comporta votare Sì?
Chi vota Sì vuole che venga eliminata la generalizzata possibilità, oggi riconosciuta ai giudici, di adottare misure cautelari personali detentive (come la custodia in carcere o gli arresti domiciliari) o non detentive (come l’allontanamento dalla casa familiare del coniuge violento, o il divieto di avvicinarsi a certi luoghi per lo stalker) qualora ritengano sussistere il concreto pericolo che l’imputato o l’indagato possa commettere nuovamente un delitto della stessa specie di quello per cui si sta già procedendo. In alte parole, l’intento dei promotori é quello di limitare le condizioni in presenza delle quali i provvedimenti cautelari possono essere disposti, consentendo in particolare che il giudice possa invocare il pericolo della reiterazione del reato solo per alcuni gravi reati (come quelli connessi ad esempio alla criminalità organizzata). Chi vota No, vuole mantenere la normativa oggi in vigore sul tema”.

Sulla scheda gialla è scritto il quesito numero 3: “Volete cancellare le norme che attualmente consentono al magistrato ordinario di passare, nel corso della propria carriera, dal ruolo di giudice a quello di pubblico ministero e viceversa?”. Che cosa può cambiare se passa il Sì?
Chi vota Sì vuole che ai magistrati ordinari – vale a dire a coloro che amministrano la giustizia in materia civile e penale – non sia più riconosciuta la possibilità, nel corso della loro carriera professionale, di cambiare le funzioni che esercitano, passando da quelle di giudice (che pronuncia sentenze o ordinanze) a quelle di pubblico ministero (che svolge le indagini e sostiene “l’accusa”), e viceversa. Oggi il numero massimo di passaggi consentiti é pari a quattro. Chi vota Sì vuole che un magistrato, all’inizio della sua carriera, scelga una volta per sempre se intende esercitare il ruolo di giudice o quello di pubblico ministero. Chi vota No vuole che un magistrato continui ad avere la possibilità di cambiare funzioni nel corso della propria carriera, ritenendo che ciò rappresenti un beneficio per l’amministrazione della giustizia”.

Il quesito numero 4, su scheda grigia, chiede: “Volete cancellare le norme che attualmente non consentono la partecipazioni degli avvocati e dei professori universitari ai consigli giudiziari, quando tali organi sono chiamati ad esprimere pareri sulla professionalità dei magistrati del distretto? Che cosa comporta votare sì?
Chi vota Sì vuole che i magistrati ordinari che lavorano in un distretto, possano essere valutati oltre che da colleghi anche da avvocati e professori universitari che fanno parte del rispettivo Consiglio giudiziario: quest’ultimo è un organo ausiliario del Consiglio superiore della magistratura, che tra i vari compiti ha pure quello di esprimere pareri sulla professionalità dei magistrati. Chi vota No vuole che i pareri sui magistrati continuino ad essere discussi e votati solo dai colleghi del magistrato da valutare”.

Infine, il quesito numero 5, su scheda di colore verde riporta: “Volete cancellare talune norme concernenti le candidature per partecipare alla elezione dei componenti togati del Consiglio superiore della magistratura?”. Che cosa può cambiare se passa il Sì?
Se passa il Sì, viene eliminato il vigente obbligo, per un magistrato ordinario che voglia candidarsi ad essere eletto componente del Consiglio superiore della magistratura, di raccogliere almeno 25 firme di colleghi disposti a sostenerne la candidatura. Così facendo chiunque potrebbe candidarsi senza bisogno di dover raccogliere firme che, secondo i promotori, favorirebbero il ruolo delle correnti in cui si articola l’associazionismo giudiziario. Con la vittoria del No, invece, viene mantenuto l’obbligo di raccogliere un numero minimo di firme e si garantisce che il ruolo rivestito dalle correnti non dipenda dalla previsione che si vorrebbe cancellare con il referendum”.

“Perchè la consultazione sia valida occorre anzitutto che si rechi ai seggi il cinquanta per cento più uno degli aventi diritto di voto: questo é il cosiddetto quorum partecipativo, al cui raggiungimento concorrono pure le schede bianche e quelle nulle. Non sono invece considerati «partecipanti alla votazione», e non concorrono dunque al raggiungimento del quorum partecipativo per un determinato quesito, coloro che, a fronte di pluralità di quesiti referendari, chiedano al Presidente del seggio di non ritirare la relativa scheda. Detto altrimenti, chi si reca alle urne può decidere di ricevere solamente alcune delle cinque schede proposte, e di rifiutare le altre: può cioè astenersi dal voto per una o più domande”.

Quale iter seguirà se, una volta raggiunto il quorum partecipativo, vince il Sì?
“In tal caso le previsioni normative oggetto di referendum sono abrogate con effetto dal giorno successivo a quello della pubblicazione del decreto presidenziale nella Gazzetta ufficiale. Tuttavia, il Presidente della Repubblica può, su proposta del Ministro interessato, e previa deliberazione del Consiglio dei Ministri, differire l’effetto abrogativo per un termine non superiore ai sessanta giorni”.

Se prevale il No?
Qualora l’esito sia contrario all’abrogazione, nei successivi cinque anni non potrà essere presentata una richiesta di referendum che verta sul medesimo oggetto. Occorre considerare che questa preclusione non opera però se il referendum é risultato invalido, per mancato raggiungimento del quorum partecipativo”.

Quali sono gli orientamenti dei principali partiti?
“Si sono detti a favore del Sì i promotori dei cinque quesiti, ovvero Lega e Radicali, a cui si sono aggiunti Italia viva e Azione. FdI sostiene solo 3 quesiti. Il M5S è contrario, mentre il Pd ha scelto la linea della neutralità ….