FINANZIARIE (AGOS):  IL CASO DI  “SEGNALAZIONE” ILLECITA OD INOPPORTUNA  DI CLIENTI   NEL LIBRO NERO (CRIF  O BANCA D’ITALIA) 

 

 IL CASO    DELLA FINANZIARIA  ’AGOS-DUCATO” –

Perviene in Redazione la Missiva che appresso pubblichiamo. Nell’osservanza della Privacy e delle norme vigenti in materia nonchè a richiesta dell’autore,personaggio pubblico, abbiamo omesso la pubblicazione di diversi dati sensibili e la sua identità Nel caso in specie la presentazione all’Arbitro finanziario si rivela  inutile per i danni economici -non valutabili- subiti dal cittadino contestatore.

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Il sottoscritto  (omissis)      informa – si premette subito a scanso di equivoci- di essere stato arbitrariamente inserito –a mia insaputa – nell’Archivio dati della Centrale rischi gestiti dalla filiale della Banca d’Italia destinataria della presente.

Spiego la circostanza . Nel dicembre del 2013 chi scrive acquistava nel maxnegozio (Omissis) di Misterbianco una cucina componibile al prezzo di euro 4.579,92 disciplinando il pagamento complessivo in buona parte in contanti( versamento alla Cassa di euro 2.662,95 come comprovato dagli scontrini-ricevute in originale) e altra parte, – commento a memoria – accertata la promozione dell’offerta a Tasso zero,dell’importo finanziato di euro 2000,00( duemila) con versamenti mensili in bollettini già precompilati a stampa per l’importo pattuito di euro 127,22.

Detto importo riportava la scadenza del 28.02.2017.

Verso la conclusione –assolutamente regolare – del rapporto intrattenuto con la finanziaria “Agos”- lo scrivente si accorgeva che la Società finanziaria predetta  inspiegabilmente inviava missive con importi differenziati distanti dalla reale posizione economica di chi scrive.    Tali cifre erano talmente gonfiate- nonostante –ribadisco- l’assoluta regolarità delle rate pagate – da indurre lo scrivente a sorvolare persino di contestare  sulla somma addebitata mensilmente –nonostante patti diversi- di euro 15,49.(?)….

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A questo punto l’autore della presente richiedeva alla società finanziaria convenzionata con il maxnegozio la quantificazione esatta della somma restante.     Restava tuttavia fermo l’assunto che chi scrive aveva effettuato i pagamenti utilizzando i bollettini dell’Agos. Ciò è provato dalle ricevute in mio possesso.            

L’Agos non riscontrava la mia richiesta ma inviava  solo  successivamente e in ritardo       un      “estratto conto” in cui era  chiarissima la manipolazione delle cifre contabili di partenza (Importo finanziato : duemila )stante che l’Agos non ha registrato –o, probabilmente non ha voluto registrare –in palese malafede – ciò che aveva il dovere di fare. Contabilizzare tutti i pagamenti partendo da somme veritiere e non manipolate che non consentono più di proseguire nel rapporto non avendo la reale comprensione della circostanza e delle reali intenzioni degli operatori Agos addetti a tale istruttoria.

Lo scrivente è in possesso delle ricevute e prove di quanto preriferito.

Nel corso di una recente rinegoziazione di un prestito con la Banca (Omissis) di Catania laddove la direzione rilascia il proprio beneplacito, ricevo un sorprendente “Stop” per aver appreso di essere stato – senza che chi scrive- a termini di legge  e di giurisprudenza consolidata venisse informato- segnalato dall’Agos-Ducato al cosiddetto sistema informativo creditizio privato “Crif” come autore di un insoluto di euro 254.

Invio una Raccomandata alla preriferita Banca spiegando gli illeciti, amio avviso, dell’Agos e, al contempo sono costretto a rinunciare -mio malgrado- a rinegoziare il prestito con l’Unicredit.

Oggi la storia si ripete. Richiedo , per necessità varie, un finanziamento ad altra banca e scopro di essere stato segnalato ancora arbitrariamente e in maniera vergognosa, cioè senza che l’Agos avvertisse il dovere giuridico e morale di informare lo scrivente, -appare superfluo in tale sede citare le sentenze della Cassazione che rafforzano in maniera inequivocabile, gli argomenti(trasparenza e lealtà)  dello scrivente, addirittura dal mese di Gennaio 2018 come provato dagli allegati forniti dalla filiale della Banca d’Italia. Stavolta la cifra non è più quella indicata prima al “Crif”, pur essendo uguale l’operazione,  adesso si gonfia di 715 euro (?????) la somma uscita dal cilindro dei prestigiatori dell’Agos-Ducato di Catania.

 

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Nella foto d’Archivio la sede della Banca d’Italia di Catania

DANNI  ECONOMICI ALL’AUTORE DELLA PRESENTE E PERPLESSITA’ SUL  METODO INUSITATO DELLA BANCA D’ITALIA

Si pone in luce che lo scrivente ha riportato danni notevoli con l’omessa trasparenza  dell’Agos –  e meraviglia che detti comportamenti arbitrari –  siano pubblicizzati nell’archivio della filiale Banca d’Italia che viola anch’essa- suo malgrado-  il metodo democratico di sentire le due parti interessate- prima di far passare il messaggio ingannevole di una società, nel caso dell’Agos che oggi ha procurato senza ombra di dubbio  sia danni d’immagine che  danni economici almeno di diverse migliaia di euro.

 E’ notorio che la  Centrale dei Rischi persegue “l’interesse pubblico” di informare il sistema bancario del fatto che un determinato soggetto risulta moroso in relazione a finanziamenti di una certa entità (almeno € 30.000,00) oppure che, nonostante la regolarità dei pagamenti, egli risulti già gravato da un’esposizione debitoria alquanto rilevante (sempre almeno € 30.000,00).

L’obiettivo della CR presso la Banca d’Italia consiste nel migliorare il processo di valutazione del merito di credito della clientela, innalzando la qualità del credito concesso dagli intermediari e rafforzando così la stabilità finanziaria del sistema creditizio medesimo.

Nel caso in specie la Filiale della Banca d’Italia risulterebbe strumentalizzata dall’intermediario-Agos appunto- che persegue , stracciando e violando ogni dovere umano e giuridico, il proprio obiettivo,non condivisibile   E lo fa- prego di fare attenzione- riportando falsi dati nelle proprie carte.

Non c’è dubbio quindi che la segnalazione negativa- e con profili di illegittimità-inviati dall’Agos,  non verificati dalla direzione e/o dal responsabile interno della procedura  alla Centrale rischi Banca d’Italia, di matrice pubblica,ha notevoli implicazioni non solo in quanto comporta la sostanziale impossibilità per chi scrive- come già successo e possibile provarlo in caso di eventuale richiesta di risarcimento danni-  di accedere ad ulteriori fonti di finanziamento ma anche perché potrebbe indurre gli altri istituti di credito  ad impedire l’apertura di nuovi conti correnti o altro ancora.

In conclusione:l’AGOS-Ducato nelle sue lettere afferma falsità oppure agisce in maniera errata o mistificatoria. Infatti essa ha omesso.: 

1) Mancata ricezione del preavviso, previsto dall’art. 4, comma 7, del Codice di deontologia e dall’art. 125, comma 3°, del Testo Unico Bancario ,, atteso che l’onere di dimostrare l’avvenuto invio della predetta comunicazione grava interamente sull’intermediario. Tale omissione non consente di inserire i dati cliente nell’archivio banca dati della Banca d’Italia.  Prova: il direttore dr Gennaro chieda o faccia disporre l’invio della ricevuta e cartolina Racc.ta postale.  Vedrà che l’Agos sorvolerà su questo punto.

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La predetta informativa risulta essenziale in quanto è espressione del fondamentale principio di correttezza e lealtà nel trattamento dei dati personali e risponde all’esigenza di offrire al debitore la possibilità di intervenire prima della segnalazione della morosità o di un altro evento negativo.     Sorprende che la Banca d’Italia di Catania, diretta dal dott. Gennaro Gigante ,sensibile –è noto – alla comunicazione con i cittadini catanesi –  proceda con tanta disinvoltura alla pubblicazione dei dati degli intermediari senza disporre presso il suo ufficio competente e al responsabile della procedura la minima verifica della prova postale.

A tal proposito, l’art. 4, comma 7, del Codice Deontologico e di Buona Condotta per i Sistemi Informativi prevede testualmente che “Al verificarsi di ritardi nei pagamenti, il partecipante, anche unitamente all’invio di solleciti o di altre comunicazioni, avverte l’interessato circa l’imminente registrazione dei dati in uno o più sistemi di informazioni creditizie. I dati relativi al primo ritardo di cui al comma 6 possono essere resi accessibili ai partecipanti solo decorsi almeno quindici giorni dalla spedizione del preavviso all’interessato.”

Pertanto, anche alla luce del chiaro dato normativo sopra citato, la giurisprudenza è consolidata nel ritenere che in riferimento alle segnalazioni in sofferenza presso i sistemi di informazione creditizia l’intermediario debba –a pena di illegittimità della segnalazione- preavvertire il cliente almeno 15 giorni prima di procedere (v. tra le tante Decisione ABF Roma n. 6087/2015; in senso conforme ABF Collegio di Coordinamento n. 3089/2012; sentenza Tribunale di Firenze n. 2304/2016; sentenza Tribunale di Firenze n. 241/2016; Ordinanza Tribunale di Pescara n. 4687 del 21/11/2014; Ordinanza del Tribunale di Milano del 29.08.2014).

2) Errata valutazione dell’intermediario circa lo stato finanziario-patrimoniale del soggetto scrivente  segnalato arbitrariamente “a sofferenza”, apprendo solo adesso dal gennaio 2018.   E’ una vera ed autentica indecenza.

Un ulteriore motivo di illegittimità della segnalazione in CR, consiste nell’errata valutazione del quadro patrimoniale/finanziario dello scrivente “ segnalato”. Come è noto, infatti, l’iscrizione nel registro dei crediti “a sofferenza” nelle banche dati creditizie richiede un’attenta analisi da parte del soggetto intermediario il quale, prima di disporla, dovrà esaminare la complessiva situazione finanziaria del cliente, non potendo essa scaturire a seguito dell’inadempimento a un solo rapporto o in conseguenza di un ritardo di modesta entità (127 euro) nel pagamento del debito.

Occorre  far riferimento ad una valutazione negativa della situazione patrimoniale, apprezzabile come “grave e non transitoria difficoltà economica equiparabile anche se non coincidente, con la condizione di insolvenza” (Cass. Civ. n. 23093/2013; Cass. Civ. n. 7958/2009; Cass. Civ. n. 21428/2007). 

Sul punto tra l’altro il Tribunale di Firenze, con sentenza n. 2276/2012(riconoscendo nel caso di specie l’illegittima segnalazione in CR), ha avuto modo di chiarire che “[..]la società finanziaria ha senz’altro l’obbligo di compiere una approfondita istruttoria prima di effettuare la segnalazione, per verificare sulla base di elementi oggettivi – quali la liquidità del soggetto, la sua capacità produttiva e/o reddituale, la situazione contingente del mercato in cui opera, l’ammontare complessivo del credito ottenuto dal sistema creditizio e/o finanziario, se sussista davvero in concreto una situazione che induca a ritenere il credito a sofferenza ossia tale per cui appaiano sussistere rilevantissime difficoltà di recuperarlo […]”. 

 

Si consenta un’auspicio infine: La banca d’Italia- diretta dal dr. Gennaro ..dovrebbe – e può farlo- verificare anzitutto- si ribadisce – la prova della raccomandata con ricevuta di ritorno inviata alla controparte da parte dell’Agos.  Omissione grave perché  senza la prova della Raccomandata e ricevuta di ritorno, inviata all’altra parte, pubblica nel “Suo archivio pubblico”, senza una verifica, solo la voce illegittima ed arbitraria di una parte con effetti deleteri e negativi nella popolazione utenza e nella società civile e democratica”.

 

Nella crisi e perdita di fiducia delle banche si provano ora nuovi modelli di sistema finanziario

 

Banking e finance, la vera innovazione fa leva sulle risorse umane


A RAGUSA SI PROVA IL MODELLO AMERICANO CHE PUNTA ALL’ENGAGEMENT

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Nell’era fintech, in cui la banca del futuro s’interroga sul modello da seguire nel percorso di digital transformation, dalla Sicilia parte un nuovo progetto di engagement bancario che punta alla “people strategy” per valorizzare capacità e competenze. Ragusa come New York, dove il sistema finanziario cerca di coinvolgere di più e meglio le proprie risorse per affrontare la rivoluzione che investe processi e servizi, customer experience e sicurezza. Proprio in questi giorni, i temi messi sul tavolo durante il Forum Banca 2019 hanno rilevato le grandi sfide da affrontare, dove al centro di ogni tecnologia c’è il ritorno della banca intesa come vero e proprio hub di relazioni: un ecosistema che deve integrare fisico e virtuale, puntando tutto sulle connessioni interne al sistema e, di riflesso, sulle relazioni con il mondo esterno (i cosiddetti stakeholders).

Un modello circolare dove il binomio umano-digitale, nel mondo banking e finance, deve trarre spunto dall’impegno e dal coinvolgimento razionale ed emotivo delle risorse umane. Quali sono i vantaggi per chi attua questo processo di employee engagement? «Ecco i numeri secondo i più recenti studi di settore – commenta Sergio Borra, CEO e fondatore di Dale Carnegie Italia – +22% di profitti, +57% di impegno dei dipendenti nelle attività, -87% di turnover e maggiori probabilità di essere top performer con indicatori che incidono su portafoglio clienti, profittabilità, produttività, assenteismo e qualità».

 «Si tratta di uno dei più importanti progetti di engagement bancario in Italia – commenta Lorenzo Nicoletti, executive partner Dale Carnegie Italia – che mira ad accrescere le competenze trasversali delle key people nell’arco di 18 mesi: il piano è stato già avviato con una survey che ha coinvolto le 830 persone dell’istituto bancario». Il percorso di sviluppo e formazione fa parte del piano d’impresa di BAPR definito dal CdA presieduto da Arturo Schininà, volto a valorizzare le risorse umane dell’azienda in un piano strutturato di accrescimento delle competenze trasversali.

«In un mercato molto competitivo come quello finanziario – evidenzia Saverio Continella, direttore generale di BAPR – ciò che farà davvero la differenza sarà la capacità delle nostre persone di essere ogni giorno sul territorio, a fianco del cliente, comprendendone le reali esigenze. Per il management della banca puntare sulle persone ha significato aprire un confronto trasparente, raccogliendo apprezzamenti e anche critiche, ma soprattutto proposte, che abbiamo integrato nel nostro piano di sviluppo. Siamo molto soddisfatti dei risultati della survey che ci ha confermato la forte adesione ai processi d’innovazione già in atto e la voglia di mettersi in gioco per affrontare le nuove sfide competitive».

 

 

 

Il ministro dell’Economia: “Stiamo lavorando per allargare le maglie della flessibilità sugli investimenti”

 

Conferenza stampa a Helsinki al termine dell’Eurogruppo e dell’Ecofin per spiegare la manovra economica italiana. Il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri, spiega agli altri ministri delle Finanze Ue e al vicepresidente della Commissione Europea Valdis Dombrovskis, o che una manovra restrittiva sarebbe controproducente, in questa fase. Si sta lavorando per collocare la manovra” economica dell’Italia per il 2020 “in una più appropriata fiscal stance dell’area euro ed europea”.

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Per gli investimenti finanziati dall’Ue Gualtieri spiega anche che in atto è  “assolutamente prematuro parlare” della possibilità che la Commissione Europea emetta una comunicazione che consenta di allargare le maglie della flessibilità sugli investimenti. “Non commento questo elemento”, aggiunge, spiegando che nell’Ecofin c’è stata una “importante discussione su regole fiscali”, all’interno della quale, “sul tema di individuare forme di trattamento favorevole” di alcuni tipi di investimenti, “c’è stata una apertura alla riflessione. Ma eviterei di trarre conclusioni che sono assolutamente premature”. E’ “ovvio” e “lapalissiano”, continua, che il governo italiano “si batte all’interno delle regole” Ue in materia di finanza pubblica, “che comprendono il pieno uso della flessibilità, come detto da Ursula von der Leyen e come chiesto da alcuni gruppi politici” nel corso delle discussioni. Vedremo altre prospettive più avanti”.

Dal canto suo il premier incaricato Conte è certo che i mercati europei e non solo scommettono sull’Italia.

Conte: “Stiamo potenziando il sistema dell’export a beneficio dei nostri imprenditori”

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Riceviamo dall’Ufficio Stampa di Palazzo Chigi-Premier Prof.Avv.Giuseppe Conte:

Una missione “di sistema”, oltreché una visita ufficiale, un’occasione per incontrare diverse centinaia di imprenditori e professionisti italiani che lavorano, operano e investono qui, in Vietnam, un Paese che negli ultimi anni sta crescendo a ritmi sostenuti e con cui l’Italia intrattiene significativi rapporti economico-commerciali, inquadrati nell’ambito di un partenariato strategico, ma anche intensi scambi culturali e scientifici.

Questa mattina dopo l’incontro con il Primo Ministro Nguyen Xuan Phuc e il pranzo ufficiale con le delegazioni italiana e vietnamita, sono intervenuto all’evento “The Italian technologies for Vietnam’s smart and circular economy” organizzato dall’Istituto per il Commercio Estero in collaborazione con l’ambasciata italiana ad Hanoi. Agli imprenditori presenti ho detto che possono contare sul nostro sostegno. Il Vietnam costituisce un partner di riferimento per l’intero quadrante del sud-est asiatico. Stiamo lavorando per potenziare il nostro sistema dell’export, in modo da offrire ai nostri imprenditori consulenze efficaci e adeguato supporto finanziario e assicurativo.

Nel pomeriggio ho avuto il piacere di incontrare la Presidente dell’Assemblea Nazionale, Nguyen Thi Kim Ngan, che mi ha guidato nella visita del Palazzo dell’Assemblea e del museo archeologico al suo interno.

La sera sono intervenuto al ricevimento organizzato dalla nostra Ambasciata, nel Museo di Hanoi, per celebrare la 73^ festa della Repubblica italiana: è stato un grande evento celebrativo della scelta “repubblicana” operata nel lontano 2 giugno 1946. Un tripudio di Made in Italy, di icone e di testimonianze del genio italico, in mezzo a esponenti del mondo della cultura, della scienza, dell’imprenditoria, con numerosi illustri ospiti vietnamiti.

Domani parteciperò al Terzo Dialogo Economico di alto livello Italia-ASEAN. Un forum che ci consentirà di fare il punto sulle opportunità e potenzialità di cooperazione e di espansione economica del nostro Paese in questo quadrante regionale. Continuerò a tenervi aggiornati.

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Economia: disco verde alle “Sentinelle” per la crisi d’impresa

 

Al via un ciclo d’incontri di formazione rivolto ai professionisti del settore

ECONOMIA, LAVORI IN CORSO PER IL NUOVO ALBO DEI CURATORI

VIA ALLA FORMAZIONE DELLE “SENTINELLE” PER LA CRISI D’IMPRESA

 

Commercialisti, avvocati e giudici fallimentari di Catania riuniti per analizzare
le prime norme in vigore: organi di controllo e nuovi obblighi per gli imprenditori

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«Una riforma epocale, non solo per le novità normative che introduce, ma prima di tutto per il cambio di mentalità nella direzione del supporto alle imprese. Tramite organi di controllo che svolgono la funzione di “sentinelle”, s’intende arrivare a una diagnosi precoce che permetta di intercettare i segnali interni e prevenire la crisi delle imprese, affinché solo in ultima istanza si arrivi in Tribunale». Così Giorgio Sangiorgio, presidente dell’Ordine dei Commercialisti di Catania sintetizza la portata del nuovo Codice della crisi di impresa e dell’insolvenza che riscrive la materia a partire da una impattante novità: bandita la parola fallimento, si parlerà d’ora in poi di liquidazione giudiziale.

La riforma, approvata a gennaio, è stata al centro dell’incontro che si è svolto all’Hotel Mercure di Catania, organizzato da Commercialisti e Avvocati etnei e dal Centro Studi Diritto fallimentare di Catania, in collaborazione con il Tribunale Civile di Catania, IV sezione fallimentare. Il corpo principale del nuovo Codice entrerà in vigore dal 15 agosto 2020, ma alcune norme nell’ambito del diritto societario sono già attive e stanno investendo le figure professionali «chiamate a un ruolo di primo piano rispetto all’obbligo per le imprese di adeguare il loro assetto interno anche tramite l’istituzione di organi di controllo», come sottolineato dal presidente dell’Ordine degli Avvocati di Catania Marco Tortorici.
Il convegno è stato, dunque, un momento di confronto tecnico sulle linee generali della Riforma ma anche il primo step di un ciclo d’incontri che proseguirà dopo l’estate per accompagnare i professionisti in un percorso di analisi e studio dei diversi aspetti del nuovo Codice. «Una formazione che rappresenta un dovere per gli Ordini, ma anche un valore aggiunto e uno strumento per fare rete», ha sottolineato Lucia De Bernardin, giudice della sezione fallimentare del Tribunale di Catania, moderatrice dell’incontro.

Una formazione «ineludibile» soprattutto alla luce della prospettiva della nascita di un nuovo “Albo nazionale” dei soggetti incaricati dall’autorità giudiziaria delle funzioni di gestione e di controllo nelle procedure di cui al codice della crisi e dell’insolvenza: «Figure che rispondono a una delle direttive della riforma verso una maggiore specializzazione e formazione dei professionisti, con l’obiettivo di perseguire efficienza e sollecitudine nella trattazione delle procedure», ha spiegato il presidente della IV Sezione del Tribunale di Catania Mariano Sciacca parlando anche della nuova e più rigida disciplina delle incompatibilità per i curatori.

Tra le disposizioni del Codice da subito in vigore – sulle quali hanno offerto una panoramica il presidente del Centro Studi Diritto fallimentare etneo prof. Concetto Costa, insieme al giudice Giorgio Marinoe al commercialista Maurizio Stella – quelle che prevedono organismi di controllo nelle società a responsabilità limitata, con un ampliamento della presenza del Collegio sindacale, e le norme sui nuovi assetti organizzativi degli imprenditori, chiamati a dotarsi di strutture amministrative adeguate. Una serie di novità «quasi dirompenti in materia di concordato preventivo», ha sottolineato Costa, rilevando nel nuovo Codice una maggiore presenza dell’attività della componente giudiziale, insieme ad una «corposa iniezione di economia aziendale che si avvicina molto alle problematiche economiche attuali».

Gestire la crisi, costruire piani d’impresa, pianificare modelli, scelte strategiche e controlli mirati: questi gli imperativi che il nuovo Codice impone in una visione sistemica preventiva del rischio d’insolvenza.

ECONOMIA, IN SICILIA OLTRE IL 25% DI SOCIETÀ INDEBITATE

 

Commercialisti riuniti a Catania per analizzare il nuovo Codice dell’insolvenza


ALLERTA PREVENTIVA PER CONTRASTARE STATO DI CRISI

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CATANIA –

In Sicilia ci sono oltre 77.774 società di capitali (più di 18mila solo nel capoluogo etneo), di queste ben 12.500 hanno debiti tra 100 e 500mila euro, mentre per 7.000 aziende la soglia si innalza fino a toccare quota 5 milioni di euro (in totale il 25% circa delle realtà imprenditoriali vive una condizione di fragilità). È questo lo scenario in cui s’innestano le novità introdotte dal nuovo “Codice della crisi e dell’insolvenza”, che ha letteralmente mandato in pensione – dopo 77 anni – la legge fallimentare.

A Catania, una “due-giorni” dedicata al tema e organizzata dall’Ordine dei commercialisti del capoluogo etneo (oggi e domani alla Baia Verde), ha riunito imprese, professionisti, docenti e imprenditori, per analizzare i nuovi strumenti normativi nati per prevenire dissesti e salvaguardare la continuità aziendale. «La fase di allerta o la fase di composizione assistita della crisi prevista dal nuovo Codice – ha commentato il presidente dell’Ordine etneo Giorgio Sangiorgio – diventano di fondamentale importanza per favorire l’emersione tempestiva dello stato di crisi, consentendo all’imprenditore di identificare in tempo utile le modalità di superamento della stessa. Il monitoraggio costante dell’equilibrio economico-finanziario dell’azienda sarà possibile solo in presenza di un adeguato assetto organizzativo, amministrativo e contabile, ciò nell’ottica di preservare l’intero sistema economico territoriale. L’approccio tempestivo, che è già insito nelle buone prassi amministrative, consente d’intervenire con buone possibilità di successo, che invece diminuiscono drasticamente quando la crisi è ormai conclamata. Occorre favorire una cultura del risanamento, oltre ogni legge».

Il nuovo Codice – che è al suo debutto ma entrerà in vigore il 15 agosto 2020 – pone l’accento sulla necessità di essere tempestivi e di attivarsi senza indugio laddove emergano i primi segnali, rilevati da indicatori specifici enunciati nel testo: «La valutazione degli squilibri comunque – hanno aggiunto i consiglieri nazionali dei Commercialisti Roberto Cunsolo e Andrea Foschi – deve tenere conto delle caratteristiche dell’impresa e della sua attività in concreto, nonché del suo grado di maturità, con indici di allerta “personalizzati” più idonei a far emergere la crisi. Di certo in questi mesi il Cndcec (il Consiglio nazionale dei Commercialisti) interverrà per proporre integrazioni in un’ottica propositiva di collaborazione».

«Nelle PMI siciliane la proprietà e l’amministrazione sono concentrate in pochi soggetti, spesso sono legati da vincoli familiari – ha spiegato il consigliere Marcello Murabito, delegato Area giudiziale Crisi d’impresa e CTU – la struttura organizzativa consta di poche funzioni che spesso sono interamente svolte dall’imprenditore/proprietario. Questa struttura semplificata potrebbe fare ritenere la possibilità di un’analisi agevole, in realtà l’accentramento delle funzioni in capo a pochi soggetti comporta non poche criticità. Oggi più che mai le nostre imprese devono dotarsi di un sistema di controllo di gestione adeguato a intercettare le prime avvisaglie della crisi sulla scorta delle indicazioni contenute nell’articolo 13 del Codice: squilibri di carattere reddituale, patrimoniale o finanziario; sostenibilità dei debiti per almeno i sei mesi successivi; prospettive sulla continuità per l’esercizio in corso; sostenibilità degli oneri dell’indebitamento coi flussi di cassa che l’impresa è in grado di generare; adeguatezza dei mezzi propri rispetto a quelli di terzi; ritardi nei pagamenti reiterati e significativi. Laddove sinora si è operato solo su dati consuntivi, ora occorre un cambio deciso di prospettiva che focalizzi gli andamenti futuri della gestione: il piano industriale, sinora adottato solo dalle aziende di maggiori dimensioni, dev’essere al centro delle valutazioni».

 

Anche i Comuni del Sud tirano un sollievo: mezzo miliardo di euro potrà essere speso per lo sviluppo sostenibile”

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Arriva l’ossigeno anche per i Comuni. Il decreto ministeriale, appena firmato e reso noto dal leader Luigi Di Maio,consentirà anche ai Comuni del Sud Italia di fronteggiare le spese più urgenti a beneficio dei cittadini richiedenti.   Si tratta – è noto -di  mezzo miliardo di euro ai Comuni italiani. “Sono le risorse previste dalla “norma Fraccaro”,avverte Di Maio in un Comunicato, soldi che potranno essere subito spesi per lo sviluppo sostenibile del nostro Paese. Sono fiero di assegnare come Ministro dello Sviluppo economico questi fondi a tutti i Comuni d’Italia, perché è dai territori che vogliamo far ripartire la crescita.

Ogni sindaco, in base alla popolazione del comune, avrà a disposizione da un minimo di 50.000 a un massimo di 250.000 euro da investire in opere utili ai cittadini. Mezzo miliardo di euro a valere sul Fondo sviluppo e Coesione per aprire circa 8.000 cantieri in tutto il Paese che daranno una spinta decisiva alla crescita sostenibile. Si potranno realizzare interventi per l’efficientamento degli edifici, il risparmio energetico dell’illuminazione pubblica e l’utilizzo delle fonti rinnovabili, per la mobilità sostenibile, la messa in sicurezza del patrimonio comunale e per il superamento delle barriere architettoniche. I Governi precedenti hanno messo in ginocchio i nostri Comuni con le politiche di di tagli e austerity, è il momento di rilanciare la spesa per investimenti nei settori che migliorano la qualità della vita dei cittadini.

Con le norme inserite nella legge di Bilancio, come i 400 milioni ai piccoli Comuni per opere di messa in sicurezza, la spesa effettiva in conto capitale è aumentata del 21,8%. Ora diamo nuove risorse ai territori per realizzare opere diffuse e sostenibili che rimetteranno in moto la crescita e stimoleranno l’economia.

Ritornello della Banca d’Italia con Visco: “ridurre il debito per non danneggiare l’economia reale”

Ignazio Visco at the Rebuilding Europe’s Competitiveness Meeting, Villa Madama, Rome 30th October 2012.jpg

La Banca d’Italia lancia l’allarme . Il ritornello  è sempre quello. E ci risiamo. “Fino a oggi l’impatto dell’aumento delle spread su prestiti a famiglie e imprese è stato limitato, ma iniziano ad emergere tensioni” ha spiegato  il governatore della Banca  Ignazio Visco, in un intervento all’Aaron Institute for Economic Policy Conference 2019.
Le condizioni del credito bancario si sono irrigidite soprattutto per le piccole imprese e ciò avviene  a causa dell’aumentare dei costi della raccolta bancaria ma anche per via delle previsioni economiche che peggiorano”.
Lo spread italiano ”all’inizio di questa settimana è andato oltre i 270 punti base, più del doppio rispetto all’inizio del 2018 e prima delle elezioni politiche. L’elevato rapporto debito pubblico/Pil espone- secondo Visco – l’Italia alla volatilità dei mercati finanziari”,. ”La durata media residua del debito pubblico è superiore a 7 anni. Pertanto – l’impatto iniziale dei più alti tassi di interesse sui costi di servizio rimane limitato ma, se l’aumento dei tassi dovesse persistere, peserebbe inevitabilmente sulla spesa. Ridurre il debito ”mantenendo un adeguato avanzo primario, è quindi di vitale importanza”,perchè  uno spread alto nel lungo termine ”finirebbe inevitabilmente per danneggiare l’economia reale. Una strategia credibile per ridurre a medio termine l’onere dell’elevato debito pubblico dell’Italia – ha concluso il governatore -non può più essere rinviata”.

Netto recupero dell’attività industriale: l’Italia esce finalmente dalla recessione e dalla crisi economica

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Foto Archivio Sud Libertà

L’Istat esalta una ripresa dell’economia italiana con + 0,2 quale recupero dell’attività registrata nei trimestri precedenti.

‘Questa stima preliminare “ha, come di consueto, natura provvisoria- spiega l’Istat- e si basa su una valutazione dal lato dell’offerta che indica un netto recupero dell’attività industriale e contributi positivi sia del settore agricolo, sia dell’insieme del terziario”.

Il +0,2% congiunturale stimato per il primo trimestre 2019 fa dunque  uscire l’Italia dalla recessione tecnica in cui era entrata con il -0,1% fatto registrare nel terzo e quarto trimestre dello scorso anno. Ma il valore concatenato del Pil dei primi tre mesi del 2019 – 404,077 miliardi di euro – mostra in pratica un ritorno ai livelli del secondo trimestre 2018 – 404,028 miliardi – e vicinissimi ai 403,808 miliardi dello stesso periodo dello scorso anno, confermando il giudizio espresso dall’Istat di un “sostanziale ristagno del Pil”.

Resta il problema della disoccupazione -cronica – al Sud e in Sicilia in particolare. 

 

Reati on line: truffe, falsi profili, violazioni dell’identità digitale,falsi inserimenti bancari nei sistemi creditizi a Catania vertici a confronto

 

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Conferenza stampa mercoledì 10 aprile, ore 17.00, Filiale Banca d’Italia (Piazza della Repubblica)

 

 A CATANIA ISTITUZIONI A CONFRONTO SU “ECONOMIA E CYBERCRIME”

 

A cura di Banca d’Italia, Università, Confindustria, Ordini dei Commercialisti, Notai e Avvocati, con la partecipazione di Procura della Repubblica, GdF, Polizia Postale, Arbitro Bancario Finanziario e Regione Siciliana

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CATANIA – 

«L’Economia e il cybercrime: l’evoluzione del sistema dei pagamenti e la tutela dei cittadini e delle imprese»: emerge già dal titolo l’importanza sociale del convegno che si svolgerà a Catania il prossimo 11 aprile, presso il Monastero dei Benedettini. Una rilevanza sottolineata dall’entità istituzionale degli organizzatori: Banca d’Italia, Università di Catania, Confindustria, e gli Ordini professionali etnei dei Commercialisti, dei Notai e degli Avvocati; con la partecipazione di: Guardia di Finanza, Procura della Repubblica, Polizia Postale, Arbitro Bancario e Finanziario, e Regione Siciliana.

Una giornata di studio su un tema molto attuale ma ancora poco approfondito nel territorio catanese; una problematica, come quella dei crimini informatici e dei reati commessi attraverso la rete internet, che incombe nella quotidianità digitale di tutti i cittadini, con conseguenze dannose per lo sviluppo economico e sociale del Paese, dal furto on line di denaro, al falso inserimento dei clienti “morosi” delle banche e delle società finanziarie nei sistemi o registri di informazione creditizia,  alla violazione dell’identità telematica.

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Le tematiche che saranno trattate durante il convegno saranno presentate alla stampa mercoledì 10 aprile, alle 17.00, nella sede della Filiale di Catania della Banca d’Italia (Piazza della Repubblica, ingresso dal numero civico 50), nel corso di una conferenza in cui interverranno: il direttore della Filiale Gennaro Gigante, il comandante provinciale della Guardia di Finanza gen. Antonio Quintavalle Cecere, il direttore del Dipartimento universitario di Giurisprudenza Roberto Pennisi, i presidenti delle categorie professionali di CataniaAndrea Grasso (Notai), Giorgio Sangiorgio (Commercialisti) e Marco Tortorici (Avvocati), il presidente della sezione cittadina di Confindustria Antonello Biriaco.

Saranno altresì presenti alcuni relatori: Giuseppe Balestrazzi (notaio), Fabio Bernasconi (capo servizio Rapporti Istituzionali di Vigilanza Banca d’Italia), Sabina Di Giuliomaria (titolare Divisione CERTBI Servizio Pianificazione Informatica Banca d’Italia), Paola Giucca(direttore senior Servizio Supervisione Mercati e Sistema dei Pagamenti della Banca d’Italia), Marcello La Bella (Polizia di Stato, dirigente Compartimento Polizia Postale e delle Comunicazioni “Sicilia Orientale”), Maria Rosaria Maugeri (presidente ABF di Palermo e docente ordinario Diritto Civile Unict), Fabio Regolo (sostituto procuratore Tribunale di Catania).