Non fidarsi delle banche: ecco perchè!

 

Oggi vorrei fare una domanda:  chi si  fida ancora delle banche?

La verità è che se vuoi investire i tuoi risparmi, non sono più una soluzione.

L’unica vera soluzione è investire nella tua educazione finanziaria e diventare finanziariamente libero. Alfio Bardolla, il giovane miliardario italiano che ha già costruito un impero economico, invia un interessante video al nostro giornale. Ve lo proponiamo:

 

screenshot pillola 1.jpg

 

 

Disco rosso ai pagamenti extra ma la miglior regola – secondo SUD LIBERTA’ – è quella di tenersi lontano dalle banche

 

Risultati immagini per foto di banche italiane

 ECONOMIA
Una nuova direttiva sui servizi di pagamento, impedirà la pratica, diffusa in alcuni Stati Ue, di applicare maggiorazioni ai pagamenti con carte di credito, o di debito, cosa che avviene con particolare frequenza negli acquisti online di viaggi (biglietti aerei, ferroviari, camere d’albergo, eccetera).

Il divieto vale sia per i pagamenti ‘domestici’ che per quelli transfrontalieri. Secondo la Commissione, il divieto di maggiorazione coprirà il 95% dei pagamenti effettuati con carte, cosa che comporterà un risparmio cumulato per i consumatori di circa 550 mln di euro l’anno e che migliorerà l’esperienza di pagare con carta nell’Ue.

Per esempio, nel caso di transazioni non autorizzate, , verrà ridotto da 150 a 50 euro l’ammontare massimo che il consumatore è costretto a pagare nel caso di una transazione di pagamento a suo carico non autorizzata. Per il vicepresidente della Commissione Europea Valdis Dombrovskis, “questa legge è un altro passo avanti verso il mercato unico digitale nell’Ue.   La miglior regola secondo noi di Sud Libertà è in realtà di non avere carte o bancomat e di tenersi lontano il più possibile dalle banche italiane in particolare creature simili ai Vampiri creati da Bram Stoker.

 

Bollo auto: interessante sentenza della Cassazione

E’ illegittima la cartella del fisco che dispone il pagamento arretrato del bollo auto oltre i tre anni.. La prescrizione scatta dopo 3 anni , a decorrere dal primo gennaio dell’anno successivo a quello previsto per il pagamento, e non dopo 10 anni come prevedeva il vecchio orientamento della giurisprudenza. E’ quanto chiarito dall’ordinanza n. 20425, depositata il 25 agosto scorso, dalla VI Sezione civile della Corte di Cassazione.

E’ dunque da considerarsi illegittima la cartella di pagamento che arrivi una volta trascorsi i 3 anni. Perché però entri in gioco la prescrizione, il contribuente deve impugnarla davanti alla giustizia tributaria entro i termini previsti.

Nel caso oggetto dell’ordinanza, la Suprema Corte ha rigettato il ricorso presentato, dopo una sentenza della CTR del Lazio, da Equitalia Sud Spa contro una contribuente in relazione ai termini di prescrizione del bollo auto relativo all’anno 2001.

La Cassazione ha confermato così quanto già statuito dalle Sezioni Unite della stessa Corte (Cass. 17 novembre 2016, n. 23397), ovvero “il principio di carattere generale, secondo cui la scadenza del termine perentorio sancito per opporsi o impugnare un atto di riscossione mediante ruolo o comunque di riscossione coattiva, produce soltanto l’effetto sostanziale dell’irretrattabilità del credito, ma non anche la c.d. “conversione” del termine di prescrizione breve eventualmente previsto in quello ordinario decennale, ai sensi dell’art. 2953 c.c., si applica con riguardo a tutti gli atti – in ogni modo denominati di riscossione mediante ruolo”, così “che, ove per i relativi crediti – si legge nell’ordinanza – sia prevista una prescrizione più breve di quella ordinaria, la sola scadenza del termine concesso al debitore per proporre l’opposizione, non consente di fare applicazione dell’art. 2953 c.c., tranne che in presenza di un titolo giudiziale divenuto definitivo”.

(Agenzia)

Effetti del "dieselgate", killer silenzioso

Studio dell’Istituto meteorologico Norvegese

Risultati immagini per immagini carburante diesel

Il diesel uccide l’uomo. E’ un killer silenzioso. I livelli di monossido di azoto emessi da questo tipo di macchine in strada sono da 4 a 7 volte più elevati di quelli dei test per le certificazioni ufficiali: questo inquinamento è responsabile di circa 5 mila morti premature l’anno nell’Unione europea a 28, con Norvegia e Svizzera. Si tratta della metà dei decessi attribuibili alle concentrazioni di monossido di azoto da motori diesel. A quantificare gli effetti del ‘dieselgate’ nel vecchio continente è uno studio condotto dall’Istituto meteorologico norvegese in collaborazione con l’Istituto internazionale per l’analisi dei sistemi applicati (Iiasa) in Austria.

I ricercatori calcolano circa 100 milioni di auto diesel sulle strade europee, il doppio del resto del mondo. L’Istituto norvegese ha stimato le concentrazioni e i depositi inquinanti da emissioni di veicoli diesel leggeri in diversi Paesi e anni sulla base dei dati forniti dall’Iiasa, che ha anche valutato gli effetti sulla salute.

 I paesi con il maggior numero di morti per queste emissioni sono Italia, Germania e Francia, a causa dell’elevata quantità di motori diesel in circolazione. E nel nostro Paese il rischio pro-capite è risultato doppio rispetto alla Francia. “Questo dato riflette la cattiva qualità dell’aria, soprattutto nel nord Italia densamente popolato”, commenta Jan Eliof Jonson, coordinatore della ricerca. I Paesi meno inquinati da questo punto di vista sono Norvegia, Finlandia e Cipro, meno popolati rispetto agli altri, ma dove comunque il rischio è risultato 14 volte più basso della media dell’Ue.

(Agenzia)

Strapotere economico delle banche italiane

Paura Italia a spendere

 ECONOMIA

Etruria 160113204700

Oltre 50 miliardi con un incremento del 4% depositati nelle banche.  Secondo una interessante  ricerca del Centro studi di Unimpresa sull’andamento delle riserve delle famiglie e delle imprese italiane  si rileva come le famiglie non spendano e abbiano lasciato nei depositi 26 miliardi di euro in più mentre i fondi delle imprese sono lievitati a quota di 21 miliardi.

Boom anche dei c/c, aumentati di quasi 80 miliardi passati da 915 miliardi a 993 miliardi. Nelle banche, stima dunque lo studio, c’è un tesoro di 1.299 miliardi. “Paura di nuove tasse e timori di nuovi contraccolpi della bufera internazionale frenano i consumi e bloccano gli investimenti” commenta il vicepresidente di Unimpresa, Cammarata.

Le famiglie non spendono e hanno lasciato in banca 26 miliardi in un anno (+3%), le aziende non investono e i loro fondi sono cresciuti di oltre 21 miliardi (+9%), le imprese familiari hanno visto crescere i loro fondi di 4 miliardi (+7%). Le riserve delle assicurazioni sono calate di 1 miliardo (-4%). In aumento i fondi delle onlus di quasi 1 miliardo (+3%).Cresciuti anche i conti correnti di oltre 78 miliardi negli ultimi dodici mesi, passando da 915 miliardi a 993 miliardi. “A frenare consumi, investimenti e credito sono rispettivamente la paura di nuove tasse, l’assenza di certezze sul futuro”, prosegue Cammarata secondo la quale “i nostri dati sono in linea con quelli diffusi dall’Istat relativi al commercio al dettaglio, in calo nell’ultimo anno”.

Secondo lo studio di Unimpresa, che incrocia i dati della Banca d’Italia relativi alla raccolta delle banche, il totale dei depositi è passato dai 1.248,03 miliardi di maggio 2016 ai 1.299,1 miliardi di maggio 2017 con un incremento di 51,07 miliardi (+4,09%). I salvadanai delle famiglie sono cresciuti da 919,1 miliardi a 945,1 miliardi con una impennata di 26,01 miliardi (+2,83%); i conti delle imprese familiari sono passati da 51,9 miliardi a 55,8 miliardi in salita di 3,9 miliardi (+7,56%); i depositi delle organizzazioni non lucrative (onlus) sono aumentati da 24,9 miliardi a 25,8 miliardi in crescita di 895 milioni (+3,59%); i fondi delle aziende sono cresciuti da 230,3 miliardi a 251,6 miliardi in aumento di 21,2 miliardi (+9,23%); i conti di assicurazioni e fondi pensione sono passati da 21,5 miliardi a 20,5 miliardi in calo di 1,01 miliardi (-4,69%).

Quanto all’analisi per strumento, si legge ancora nella nota Unimpresa, i conti correnti registrano una variazione positiva di 78,7 miliardi (+8,60%), cresciuti da 915,1 miliardi a 993,8miliardi. Variazione negativa per i pronti contro termine di 42,4 miliardi (-24,41%) da 173,8 miliardi a 131,4 miliardi, mentre e i depositi in conto corrente sono saliti di 227 milioni (+3,28%) da 6,9 miliardi a 7,1 miliardi; in calo i depositi rimborsabili con preavviso di 5,9 miliardi (-5,99%) da 301,6 miliardi a 295,6 miliardi.

 

(Agenzia)