C’è un fermo per l’omicidio del 23enne Giovanni Russo avvenuto a Vittoria. Il presunto assassino, A. V. di 29 anni si è consegnato ai carabinieri che stanno indagando sul delitto e che erano già sulle sue tracce. L’uomo, accompagnato dal suo legale, l’avvocato Matteo Anzalone, non ha risposto alle domande della sostituta procuratrice di turno, Ottavia Polipo.
Alla caserma dei carabinieri di Vittoria, l’uomo è stato sottoposto a fermo e poi trasferito in carcere a Ragusa. Entro 48 ore sarà interrogato dal giudice per le indagini preliminari per la convalida del fermo. Non si conoscono ancora le cause dell’omicidio. Si sa solo che la vittima è stata colpita alla testa.
L’omicidio avvenuto ieri sera
Il delitto è avvenuto -si apprende -nel centro del Ragusano. Numerosi colpi d’arma da fuoco hanno rotto il silenzio e la tranquillità di una serata qualsiasi nel quartiere Maritaggi. La vittima del delitto è stata uccisa nella sua abitazione al culmine di quello che gli inquirenti considerano un vero e proprio conflitto a fuoco.
Sul posto, a seguito di numerose chiamate al 112 giunte da chi ha udito gli spari, sono subito arrivati polizia e carabinieri , si apprende che le indagini e investigazioni sono coordinate dai militari dell’Arma. Il delitto è avvenuto in via Colledoro e gli inquirenti già parlano di un delitto commesso nell’ambito di contrasti fra la vittima ed il suo presunto assassino.
Ricorderemo che appena due giorni fa il conflitto a fuoco con l’omicidio di Palermo. Esattamente allo Sperone.. Da un lato Alessio Caruso e Giancarlo Romano, dall’altro Camillo e Antonio Mira con i parenti. Al termine uno dei quattro contendenti è morto, gli altri tre sono in stato di fermo compreso il ferito grave. La contesta nasce da un debito impagato di circa 2.500 euro da parte dei Mira nei confronti di Caruso.
Pochi giorni prima il delitto del Villaggio Mosè ad Agrigento, anche in quel caso un delitto nato da un incontro per un contrasto personale fra il titolare di una concessionaria d’auto e tre conoscenti. Tre i fermati e tutti respingono ogni accusa e sostengono che a sparare a Roberto Di Falco sia stato Lillo Zambuto, il titolare della concessionaria d’automobili.
La causa, forse, per assegni risultati scoperti per la compravendita di alcune auto. Le indagini ora proseguono con l’ascolto dei testimoni.