Nei guai giudiziari l’ex assessore Luca Sammartino rinviato a giudizio per corruzione Accolta dunque la richiesta della Procura dal GUP dr Ottavio Grasso

 

 

 

L’ex assessore regionale  Luca Sammartino, leader della Lega nell’isola,nei guai giudiziari per contestata corruzione,  è stato rinviato a giudizio dalla Procura etnea per due presunti casi di corruzione emersi nell’ambito dell’inchiesta Pandora su presunte infiltrazioni della criminalità organizzata e corruzione al Comune di Tremestieri etneo.

Decisione del  Gup di Catania, dr. Ottavio Grasso, che ha accolto la richiesta della Procura. A processo con Sammartino andranno altri undici imputati. La prima udienza è stata fissata per il 14 marzo del 2025 davanti alla terza sezione penale del Tribunale di Catania.

Due sentenze di non luogo a procedere per l’ipotesi di falso, emesse poi dal dr Grasso perché il fatto non costituisce reato, nei confronti di Ferdinando Smecca, difeso dall’avvocato Carmelo Galati, e di Francesco Scrofani, assistito dal penalista Eugenio De Luca.

Luca Sammartino, indagato per due presunti casi di corruzione, il 17 aprile scorso si è dimesso da vicepresidente della Regione Siciliana e da assessore all’Agricoltura dopo essere stato sospeso dalle funzioni pubbliche dal Gip. Provvedimento poi confermato anche dal Tribunale del riesame. Sammartino si è dichiarato estraneo ai fatti contestati

 

Quali gli atti in mano alla Magistratura?    Secondo l’accusa avrebbe favorito il proprietario di una farmacia a Tremestieri Etneo impegnandosi nell’impedire l’apertura a un suo concorrente in cambio di appoggio elettorale per la candidata alle europee che lui sosteneva nel 2019 per il Pd, Caterina Chinnici, poi eletta e ora in Forza Italia, totalmente estranea all’inchiesta.

Il secondo caso riguarda due carabinieri del nucleo di polizia giudiziaria della Procura che avrebbero fornito notizie su eventuali indagini nei suoi confronti e bonificato da eventuali cimici la sede della sua segreteria. Nell’ambito della medesima  inchiesta hanno chiesto il patteggiamento l’ex consigliere comunale Mario Ronsisvalle, l’allora consulente del sindaco Giuseppe Puccio Monaco e il professionista Paolo Di Loreto. La decisione sarà adottata dal gup all’udienza del 7 ottobre.

 

Previsto il rito abbreviato per  altri dieci imputati. Tra loro l’ex sindaco di Tremestieri Etneo, Santi Rando, e Pietro Alfio Piero Cosentino, e due presunti esponenti di spicco di Cosa nostra: Francesco Santapaola e Vito Romeo, quest’ultimo cognato di Cosentino. I quattro sono accusati di scambio politico-mafioso per le amministrative del 2015. Oltre a loro, all’udienza del 25 novembre, saranno chiamati a comparire davanti al gup anche Antonio Battiato, Salvatore Bonanno, Domenico Cucinotta, Antonino Cunsolo, Giuseppe Ferlito e Giovanni Naccarato

Roma: sequestrate 350 dosi di “droga degli zombie”

 

 

Roma: sequestrate 350 dosi della “droga degli zombie”

di  Alessio Evangelista

Sequestrate 350 dosi di fentanyl, conosciuta come la “droga degli zombie”, nel corso di una vasta operazione di controlli straordinari alla stazione Termini di Roma e nelle zone limitrofe, due persone sono state arrestate. L’operazione è stata portata a termine dai poliziotti della questura di Roma, da quelli del    Reparto  prevenzione crimine  Lazio e della  sez Polizia ferroviari di Roma.

Il fentanyl è una droga sintetica a cui è attribuita una potenzialità superiore 50 volte alla cocaina, è conosciuta anche come la “droga degli zombie”.

L’attività di prevenzione è in linea con le recenti direttive del ministero dell’Interno e, aggiungendosi a quella che quotidianamente viene svolta nella nell’area vicino alla stazione ferroviaria, ha come obiettivo principale l’innalzamento della percezione di sicurezza per le migliaia di turisti e cittadini che ogni giorno transitano da lì.

I poliziotti hanno posto l’attenzione in particolare sul controllo di eventuali persone irregolari sul territorio nazionale, contrasto al commercio abusivo, ispezione di esercizi commerciali e strutture ricettive, fino alla prevenzione e repressione dei reati predatori e quelli legati allo spaccio di stupefacenti.

Roma: sequestrate 350 dosi della “droga degli zombie”

 

Nel corso dell’attività, inoltre, sono state identificate in totale 524 persone, controllati 108 veicoli e rilevate 5 violazioni del Codice della strada. Tra i sei esercizi commerciali controllati, uno è stato sanzionato per aver venduto alcolici oltre le 22.00, violando l’ordinanza comunale.  (Comunicato Stampa)..

 

Napoli, clan Fabbrocino, messo in ginocchio dai Carabinieri . Misura cautelare per 13 persone. Documentate estorsioni ad attività commerciali, sequestrate due società

 

 

desktop detective in stile noir anni '50 con revolver - mafia italiana foto e immagini stock

Archivi – Sud Libertà

 

 

 Napoli – Palma Campania   (Comunicato )

Per delega del Procuratore Distrettuale di Napoli, si comunica che i Carabinieri del Nucleo Investigativo del Gruppo di Castello di Cisterna hanno eseguito una ordinanza cautelare emessa dal GIP del Tribunale di Napoli, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti di 13 persone (delle quali 12 sottoposte alla misura della custodia in carcere, 1 alla misura dell’obbligo di presentazione alla p.g.) gravemente indiziate, a vario titolo, dei reati di associazione di tipo mafioso nonché di detenzione e porto di armi, estorsione e tentata estorsione, trasferimento fraudolento di valori, delitti aggravati dalla finalità di agevolare e favorire gli interessi del clan Fabbrocino, operante in Palma Campania e zone limitrofe nonché dalla metodologia mafiosa, avvalendosi gli indagati della forza intimidatrice del gruppo criminale.
In particolare, le attività estorsive sarebbero state commesse nei confronti di vari imprenditori per consentire loro di svolgere la propria attività commerciale.
Inoltre, sono state sottoposte a sequestro preventivo anche due società la cui attività sarebbe riconducibile al clan.
Il provvedimento eseguito è una misura cautelare disposta in sede di indagini preliminari, avverso cui sono ammessi mezzi di impugnazione e i destinatari della stessa sono persone sottoposte alle indagini e, quindi, presunte innocenti fino a sentenza definitiva.

Messina, il Tribunale confisca beni per 12 milioni di euro a persona specializzata in truffa , reati fiscali, riciclaggio e auto-riciclaggio  –  

 

I Padrini che hanno fatto la storia della mafia - Focus.it

 

 – Messina,
Nelle ultime due settimane, il Tribunale di Messina, Sezione Misure di Prevenzione, ha adottato, su conforme richiesta della Procura, due provvedimenti di confisca di beni illecitamente acquisiti, assicurando alle “Casse dello Stato” l’importo complessivo di oltre 12 milioni di Euro. 
L’aggressione ai patrimoni illecitamente accumulati costituisce uno dei principali obiettivi perseguiti da questa Procura. 
A tal fine, è stato creato il “Gruppo Misure di Prevenzione”, che tratta le misure di prevenzione ordinarie e antimafia, comprese quelle patrimoniali. 
In questo contesto si collocano i due decreti di confisca di cui sopra.  Nel primo caso, la Direzione Investigativa Antimafia ha eseguito un provvedimento con cui è stato sottoposto a confisca di prevenzione l’ingente patrimonio di un noto professionista operante nell’area nebroidea, coinvolto in numerosi procedimenti penali per truffa finalizzata al conseguimento di erogazioni pubbliche, reati fiscali, riciclaggio e autoriciclaggio. 
Dagli atti giudiziari è emerso come il prevenuto, sottoposto anche alla sorveglianza speciale di P.S. per due anni con l’obbligo di soggiorno nel comune di residenza o di dimora abituale, abbia “da sempre strumentalizzato la sua attività professionale per la costituzione di un sistema truffaldino fondato sull’utilizzo di schemi societari non corrispondenti al dato reale, attraverso il quale egli ha rivolto a suo vantaggio consistenti contributi di natura pubblica”, tra cui gli incentivi previsti a favore delle attività produttive delle aree depresse, “così realizzando un imponente arricchimento personale”. 
La misura ablativa riguarda nr. 9 imprese, operanti nel campo dell’assistenza fiscale, dell’assistenza agli anziani ed in quello immobiliare; nr. 7 appartamenti; nr. 1 fabbricato e nr. 17 terreni situati nelle province di Messina e Palermo; nonché decine di rapporti finanziari per un valore complessivo di circa 12 milioni di euro. 
L’altro decreto di confisca ha riguardato beni riconducibili ad un pregiudicato messinese, attualmente detenuto, il quale è stato sottoposto anche alla misura di prevenzione personale della sorveglianza speciale di P.S. con obbligo di soggiorno. Il provvedimento scaturisce dagli accertamenti di carattere patrimoniale svolti dai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Messina, che hanno consentito di documentare come l’uomo, coinvolto in passato in plurime vicende giudiziarie, avesse accumulato, nel tempo, un patrimonio risultato sproporzionato rispetto ai redditi dichiarati da lui e dai suoi familiari. 

In particolare, dal 1992 al 2018, il proposto, nell’ambito di diversi procedimenti penali, era stato condannato con sentenze definitive per vari reati, tra cui associazione finalizzata al traffico di stupefacenti, rapina, furto, lesioni personali e detenzione illegale di armi. Per ultimo, il 30 aprile 2021, l’uomo era stato arrestato in flagranza di reato per estorsione aggravata dal metodo mafioso, nell’ambito di un’indagine condotta dai Carabinieri sotto il coordinamento di questa Direzione Distrettuale Antimafia, venendo poi condannato. Dalle investigazioni, avviate immediatamente dopo la denuncia della vittima, era emerso che il proposto, a partire dal 2016, avrebbe costretto, con ripetute vessazioni, minacce e violenze, attuate anche con l’uso di armi, un imprenditore edile a corrispondergli periodicamente, a titolo estorsivo, diverse somme di denaro, richiedendogli altresì, senza alcun compenso, i lavori per la costruzione di un fabbricato oltre a numerose forniture di materiale edile. 

La confisca ha riguardato nr. 6 abitazioni e nr. 1 terreno agricolo, situati a Messina, oltre a nr. 5 veicoli per un valore complessivo stimato in circa 350mila euro. 
Quanto sopra, ai fini dell’esercizio del diritto di cronaca, costituzionalmente garantito, precisando che il provvedimento di confisca adottato può essere modificato o annullato attraverso il ricorso agli ordinari mezzi di impugnazione e che tali successivi gradi di giudizio, sempre nel contraddittorio fra accusa e difesa davanti al giudice terzo e imparziale, possono anche concludersi con l’esclusione di qualsiasi forma di responsabilità e la restituzione dei beni agli aventi diritto. 

Riciclaggio, estorsioni e ricettazione: operazione dei Carabinieri nel Brindisino, 5 persone arrestate

Le investigazioni hanno, inoltre, documentato, purtroppo, che le vittime dei furti, in taluni casi, anziché presentare regolare denuncia alle forze di polizia, ricercassero un approccio diretto con i soggetti ritenuti inseriti nell’illecito settore dei furti d’auto, per ottenere la restituzione di quanto loro sottratto previo pagamento.

54.800+ Gangster Foto stock, immagini e fotografie royalty-free - iStock |  Boss, Noir, Sciare

 

Brindisi,

Stamani i Carabinieri della Compagnia di Brindisi hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal G.I.P. del Tribunale di Brindisi, su conforme richiesta e nell’ambito di una indagine coordinata dalla Procura della Repubblica di Brindisi, nei confronti d di cinque persone (delle quali una già detenuta, poiché arrestata nel corso delle stesse indagini), poiché ritenute, allo stato, indiziate di associazione per delinquere finalizzata al riciclaggio, all’estorsione, alla ricettazione nonché ai furti (anche con violazione della sorveglianza speciale).

L’indagine, avviata nel settembre 2022 e supportata da attività tecniche e numerosi servizi di osservazione e pedinamento, ha consentito allo stato di:

  • ricostruire le condotte delittuose consistenti:
    • ●nei furti su commissione e successiva rivendita dei veicoli previa alterazione dei dati identificativi del telaio, mediante l’intervento di carrozzieri compiacenti che esercitavano l’attività illegalmente;
    • ●nei furti di automezzi con successiva estorsione ai danni delle vittime (c.d. “cavallo di ritorno”);
    • ●nello smontaggio di alcuni dei veicoli rubati con la conseguente rivendita dei pezzi sul mercato illecito;
    • ●nella rivendita di oggetti prelevati illecitamente da vetture in sosta e/o da veicoli già derubati quali PC, bici elettriche, attrezzi da lavoro, effetti personali e beni di valore;
  • rinvenire, in numerosi casi anche in tempo reale, oltre 40 autovetture rubate ed un motociclo, restituiti ai legittimi proprietari;
  • individuare la presunta base logistica dell’associazione, costituita da un garage nella disponibilità del capo, promotore ed organizzazione dell’associazione per delinquere;
  • effettuare il sequestro di quattro autoveicoli, sui quali gli esami tecnici effettuati dalla Sezione Investigazioni Scientifiche dell’Arma dei Carabinieri hanno confermato l’alterazione dei numeri di telaio e la loro provenienza illecita;
  • eseguire, il 13 marzo scorso, un’altra ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di uno degli associati, ritenuto responsabile di tre furti di autoveicoli.

L’attività investigativa ha inoltre permesso di ipotizzare che l’associazione criminale fosse dotata di un rigido codice comportamentale e di un “potere sanzionatorio” espresso dal presunto capo, che giungeva anche a decretare l’estromissione dal suo circuito operativo dei soggetti ritenuti non più affidabili. L’attività investigativa ha inoltre permesso di far emergere, in un quadro di assistenza reciproca e sinergica cooperazione, gli stretti rapporti tra appartenenti al sodalizio con soggetti appartenenti ad altri gruppi attivi nel medesimo ambito criminale.

Le aree di maggior interesse operativo sono risultate il parcheggio del centro commerciale “Le Colonne” di Brindisi e il parcheggio del locale presidio ospedaliero “Perrino” (interessati da diversi furti ivi consumati), anche se le condotte criminali si sono estrinsecate in diverse ulteriori località della provincia e in tutto il territorio regionale.

Le investigazioni hanno, inoltre, documentato, purtroppo, che le vittime dei furti, in taluni casi, anziché presentare regolare denuncia alle forze di polizia, ricercassero un approccio diretto con i soggetti ritenuti inseriti nell’illecito settore dei furti d’auto, per ottenere la restituzione di quanto loro sottratto previo pagamento.

I militari operanti hanno, infine, notificato un invito a presentarsi per rendere l’interrogatorio preventivo dinanzi al G.I.P. nei confronti di ulteriori 9 indagati nell’ambito dello stesso procedimento penale.

Ovviamente gli indagati non sono da ritenersi colpevoli fino a quando la responsabilità penale non sarà accertata con sentenza irrevocabile.

Dopo l’avvenuta esecuzione dell’ordinanza cautelare, si svolgeranno gli interrogatori di garanzia degli indagati.

Mafia in Sicilia, dieci arresti a Trapani

 

di  Alessio  Evangelista

Trapani,

Una inchiesta avviata nel 2021 dai poliziotti della squadra mobile di Palermo e Trapani, della locale Sisco (Sezioni investigative del Servizio centrale operativo) e dello Sco (Servizio centrale operativo), coordinati dalla Direzione distrettuale antimafia di Palermo, ha portato all’arresto nel trapanese di 10 persone tutte accusate, a vario titolo, di associazione a delinquere di tipo mafioso, scambio elettorale politico mafioso, estorsione e spaccio di stupefacenti, nonché traffico di influenze, violazione del segreto d’ufficio e porto e detenzione illegale d’armi.

L’indagine ha permesso di ricostruire il rinnovato assetto dei vertici delle famiglie mafiose di Alcamo e Calatafimi, dopo che i loro esponenti erano stati arrestati. Entrambi avevano individuato come reggenti due pregiudicati locali, in grado di disporre di numerosi complici.

Gli investigatori hanno ricostruito le attività di estorsione, alcune consumate altre solamente tentate, ai danni di imprenditori locali, tra cui uno di Castellammare, attivo nel settore della distribuzione alimentare e nel mercato immobiliare, e due imprenditori alcamesi operanti nell’edilizia, nel movimento terra e nel commercio di auto, costretti a pagare 50mila euro sotto la minaccia di ritorsioni.

Altri episodi simili avevano costretto il titolare di un maneggio ad abbandonare l’attività a causa di contrasti insorti con persone vicine al clan. Come anche un buttafuori del trapanese era stato costretto a licenziarsi per lasciare il posto al figlio di un pregiudicato locale.

L’inchiesta ha anche documentato come le infiltrazioni mafiose erano tali da indirizzare il voto locale in favore di un candidato alcamese, coordinatore provinciale del movimento politico locale, tramite l’ingerenza di un ex senatore della Repubblica. Il politico, infatti, in cambio di 3.000 euro, si era proposto come intermediario con la famiglia mafiosa per la richiesta di voti in occasioni delle elezioni regionali siciliane del settembre 2022.

10 Arresti per mafia a Trapani

Le indagini, inoltre, hanno rilevato la trasversalità e la caratura criminale degli indagati, attivi anche nello spaccio di stupefacenti, con l’apporto di fornitori albanesi, e nella detenzione di armi, occultate dal gruppo; infatti, i poliziotti, nel corso dell’inchiesta, hanno arrestato un appartenente al clan per detenzione ai fini di spaccio di 9 chili di marijuana, rinvenendo nel corso della perquisizione due fucili a canne mozzate con le relative munizioni.

(Alessio Evangelista)

 

 

Processo a Palermo Open Arms, Anm Palermo: “Reazioni scomposte, gravi insinuazioni anche del Governo italiano , indebite forme di pressione sui magistrati,solidarietà a pm”

 

Un magistrato agrigentino è il nuovo vicario della Procura di Palermo –  SiciliaTv.org

Il  Pm di Palermo, dottssa Marzia Sabella  “Salvare la vita alle persone, questa la vera priorità”

Per la maggioranza si tratta di un processo politico e le reazioni alla richiesta sono tante.    Una nota dell’An m di Palermo esprime lo sdegno dei magistrati  sulle pressioni che il processo sta subendo. La Giunta esecutiva sezionale di Palermo dell’Associazione nazionale magistrati “esprime solidarietà a tutti i colleghi impegnati nella trattazione del processo a carico dell’On. Salvini ed in particolare della Procura della Repubblica di Palermo che hanno rassegnato, con compostezza e diffuse argomentazioni giuridiche, rispettose dei principi dettati dalla normativa sovranazionale e nazionale in materia di salvataggio in mare, le conclusioni di un processo delicato sotto molteplici punti di vista“.

Ed ancora: . “Sono state rivolte nei confronti di rappresentanti dello Stato nella Pubblica Accusa insinuazioni di uso politico della giustizia e reazioni scomposte, anche da parte di esponenti politici e di Governo. Sono dichiarazioni gravi, non consone alle funzioni esercitate, in aperta violazione del principio di separazione dei poteri, indifferenti alle regole che disciplinano il processo, che minano la fiducia nelle istituzioni democratiche e che costituiscono indebite forme di pressione sui magistrati giudicanti“.

Sarà il Tribunale a vagliare la fondatezza dell’accusa, con indipendenza e terzietà, guidato solo dallo scrupoloso rispetto di tutte le norme vigenti in materia- si legge ancora – La piena uguaglianza di tutti di fronte alla legge è l’autentica essenza della democrazia, a prescindere dalla carica e dal rilievo politico, ed il processo che si sta celebrando a Palermo è esso stesso un momento di fondamentale democrazia. Ai colleghi della Procura della Repubblica e del Tribunale di Palermo si ribadisce, pertanto, tutta la nostra solidarietà, nella consapevolezza che sia in questo che in tanti altri casi meno noti, continueranno a svolgere la loro delicatissima funzione in piena libertà ed indipendenza, sine spe nec metu, nell’interesse esclusivo della Repubblica“.

Trafficanti attivi in Libia ed anche in Egitto, promuovevano viaggi illegali per i migranti,offrivano prezzi scontati, chiuse dalla polizia di Palermo oltre 700 pagine social

Polizia Postale, attenzione alle false convocazioni giudiziarie: è una  truffa - LegnanoNews

 

 

Promuovevano viaggi illegali per i migranti, dalle coste nordafricane a quelle italiane. In alcuni casi, per attrarre nuovi clienti, offrivano prezzi scontati per donne e bambini, nonché veri e propri pacchetti viaggio per famiglie. La polizia di Palermo ha svolto accertamenti su più di mille tra pagine, gruppi e profili social, che agivano come vere e proprie agenzie di viaggio: 728 sono stati chiusi e altri sono in corso di chiusura. Si tratta prevalentemente di account in uso a trafficanti attivi in Libia, ma anche in Egitto, Paese dal quale non si registrano partenze di navi ma da dove le organizzazioni gestiscono i viaggi dei migranti. Alla chiusura delle pagine si è arrivati con la collaborazione di Meta.

La polizia di Palermo, in collaborazione con la locale Sezione investigative del Servizio centrale operativo e con il coordinamento dello Sco, ha avviato il monitoraggio delle pagine social ed i profili utilizzati dai trafficanti di esseri umani per promuovere i viaggi illegali dalle coste nordafricane a quelle nazionali. Le analisi sono state condotte anche dai poliziotti della Squadra mobile di Palermo, partendo dal modello operativo usato dalle associazioni criminali, attive nel traffico di migranti, che si servono dei social network per pubblicizzare le proprie attività illegali e sponsorizzare i servizi di trasporto offerti ai migranti.

Processo Open Arms – Il Procuratore Marzia Sabella: “Non si può invocare la difesa dei confini senza tener conto della tutela della vita umana in mare”

 

 

Parte il processo Open Arms e già una lezione di vita e di moralità  viene data dal Procuratore Sabella al ministro Matteo Salvini.

diritti dell’uomo vengono prima della difesa dei confini”. Così il Procuratore aggiunto di Palermo Marzia Sabella nel corso della requisitoria del processo a carico del ministro Matteo Salvini, non presente oggi in Aula, accusato di sequestro di persona e di rifiuti di atto d’ufficio, per avere impedito nel 2019 l’attracco in Italia alla imbarcazione della ong spagnola Open Arms.

rifugiati arrivo all'isola greca lesbo - barca immigrati foto e immagini stock

Il magistrato, in aula con i sostituti Calogero Ferrara e Giorgia Righi, ha poi parlato di un “iter criminoso” “non concedere il porto sicuro ai migranti”. “Non si può invocare la difesa dei confini senza tenere conto della tutela della vita umana in mare”, ha detto Sabella sottolineando: “In questo procedimento si è prospettato che un natante di legno, in alto mare, navigasse in sicurezza, come se il capriccio di un’onda non avesse potuta farla ribaltare”.

“Il Governo Conte 1, come è emerso in questo processo, con il suo contratto di governo prevedeva di sensibilizzare l’Europa per ottenere una equa distribuzione dei migranti. L’allora ministro dell’interno (Matteo Salvini ndr) ha ritenuto di potere squilibrare l’unità di misura dei beni giuridici in questione, in favore dei porti chiusi, quale strumento di pressione degli stati membri”, ha detto il procuratore aggiunto di Palermo all’inizio della sua requisitoria.

Supercar di grande pregio- Ferrari, Maserati, Porsche, Jaguar, Roll Rovce- intestate a società fallita e ceduti, a prezzo basso, a nuova società-Misure giudiziarie

 

Una supercar d'oro generativa ai | Immagine Premium generata dall'IA

Archivi Sud Libertà  (nella foto una supercar d’oro)

 

Palermo,

I finanzieri del Comando Provinciale di Palermo hanno dato esecuzione a un’ordinanza applicativa di misure interdittive e reali con cui il G.I.P. del Tribunale di Palermo, su richiesta della locale Procura della Repubblica, ha disposto il divieto, per la durata di un anno, di esercitare attività professionali o imprenditoriali nei confronti di due soggetti, nonché il sequestro di numerose autovetture di pregio, di somme di denaro per 21.000 euro e di un compendio aziendale.

Le indagini, condotte dalla Sezione di Polizia Giudiziaria – aliquota Guardia di Finanza, hanno riguardato il fallimento di una società esercente la “gestione di centri e impianti sportivi polivalenti, nonché l’organizzazione e la gestione di iniziative sportive legate all’automobilismo e al motociclismo”, tra cui un autodromo sito nel territorio del Comune di Torretta (PA).

Gli accertamenti svolti hanno evidenziato che i due principali indagati, marito e moglie, amministratori di fatto e di diritto, unitamente a ulteriori tre familiari, avrebbero effettuato, mediante artifizi contabili, plurime condotte distrattive, sia prima che dopo la dichiarazione di fallimento (avvenuta nel 2018), allo scopo di arrecare pregiudizio ai creditori.

In particolare, sono state individuate diverse autovetture di pregio di noti marchi nazionali ed esteri (tra cui Ferrari, Bentley, Porsche, Maserati, Jaguar e Rolls Royce), inizialmente intestate alla fallita, poi vendute a un’anziana parente a un prezzo notevolmente più basso rispetto al valore di mercato e, da ultimo, cedute a una nuova società, appositamente costituita e sempre riconducibile agli indagati.

Inoltre, attraverso quest’ultima, i coniugi avrebbero incassato assegni per circa 21.000 euro, frutto di un’operazione di autoriciclaggio, in quanto provenienti da un cliente della società in dissesto.

Di fondamentale importanza ai fini dell’individuazione degli illeciti è risultata l’analisi dei flussi finanziari nonché delle risultanze ottenute a seguito di un Ordine Europeo di Indagine, da cui emergeva che la società, tra il 2016 e il 2018, quando si era già palesato lo stato di crisi, aveva fatto confluire su un conto corrente maltese risorse finanziarie per circa 290.000 euro.

Sulla scorta delle evidenze acquisite, il G.I.P. presso il Tribunale di Palermo, condividendo le valutazioni della locale Procura della Repubblica, ha ravvisato la sussistenza in capo ai cinque indagati di un grave quadro indiziario, in ordine ai reati contestati di bancarotta fraudolenta e autoriciclaggio.

L’odierna operazione testimonia l’impegno costantemente profuso dalla Guardia di Finanza, nell’ambito delle indagini delegate dalla Procura della Repubblica di Palermo volte al contrasto ai fenomeni di illegalità economico-finanziaria, nonché all’aggressione dei patrimoni di matrice illecita, al fine di tutelare gli imprenditori che operano nel rispetto della legge.