Archivi -Sud Libertà
cronaca giudiziaria
Traffico internazionale di cocaina, contestato dai Carabinieri il metodo di interposizione del pagamento in contante ad un intermediario in Italia Venti arresti
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– alla importazione dall’America Latina di ingenti quantitativi di cocaina, che veniva caricata su navi dirette al porto di Genova, e, una volta recuperata, grazie all’illecita collaborazione di lavoratori operanti negli scali portuali cittadini, rivenduta a terzi, oppure,
– al recupero di carichi di droga destinati ad altre organizzazioni criminali, grazie alla possibilità dell’associazione di Assicurare anche tali servizi, in tal caso facendosi ricompensare con una percentuale (in denaro o in cocaina), variabile, ma aggirantesi attorno al 20% del prodotto importato o con una somma equivalente, come corrispettivo per il recupero del carico presso il porto.
L’associazione era diretta da Gabriele PULEO. Questi ha potuto disporre di una rete di contatti con organizzazioni di narcotrafficanti sudamericani. Anche dopo il suo arresto, avvenuto il 7.10.2015 a seguito del sequestro di un rilevante quantitativo di cocaina, (mentre cercava di recuperare un carico di Kg. 147, 970 di cocaina, in concorso con il latitante BELLOCCO GIUSEPPE) PULEO, pur essendo detenuto, comunicava con gli altri associati (tra questi Marco Cuoco, Vincenzo Puleo) per mezzo di criptofonini o di sistemi artigianali di comunicazione crittografata, continuando ad organizzare e finanziare per conto dell’organizzazione l’importazione di nuovi carichi di cocaina provenienti dalla Colombia e dalla Repubblica Dominicana, e destinati all’Italia, tramite il porto di Genova, l’aeroporto di Parigi, l’aeroporto di Amsterdam.
Il pagamento dello stupefacente era effettuato attraverso un metodo di interposizione consistente nella consegna del contante ad un intermediario in Italia, indicato dai fornitori, il quale si occupava della rimessa a questi ultimi, avvalendosi di canali extrabancari e consegnando ricevuta agli acquirenti.
Agli indagati vengono contestati
– nove episodi di importazione di cocaina da Colombia, Repubblica Dominicana, Panama, connotati dalla transnazionalità, complessivamente per circa 670 kg e un valore commerciale di 25 milioni di euro;
– 38 episodi di detenzione e cessione di droga (per due di questi viene contestata l’aggravante di cui all’art. 416 bis.1 cp ed in particolare la finalità di agevolare l’attività della cosca di ndrangheta BELLOCCO); le condotte erano compiute in autonomia sia da appartenenti all’organizzazione che da soggetti legati ai membri di questa che, a loro volta, distribuivano stupefacente di varia tipologia (cocaina, hashish e marijuana) alle proprie filiere di spaccio;
– la detenzione di armi quali due pistole a tamburo Smith & Wesson mod. 686 cal. 357 magnum con canna da 4”, una bomba a mano M75; una pistola mitragliatrice Zastava mod. M56 cal. 7,62×25 mm (tokarev); due fucili d’assalto Zastava mod. M70 cal. 7,62×39 mm, riproduzioni del più noto AK-47 (Kalašnikov). pistole semiautomatiche Beretta cal. 9, un revolver marca Smith & Wesson cal. 38SP pistole marca Colt mod. 1911 cal. 45 ACP e Beretta mod. 70 cal. 7,65.
I reati contestati sono stati commessi in un arco temporale da settembre 2014 a dicembre 2022.
L’indagine ha beneficiato – del prezioso contributo informativo di Europol, che ha tempestivamente veicolato le informazioni provenienti dalle indagini avviate dalle Autorità francesi su gruppi criminali che utilizzavano un sistema di comunicazione criptato denominato EncroChat e alimentato il flusso informativo relativo ai dispositivi SkyEcc; – della preziosa collaborazione di Eurojust che ha facilitato l’agevole e tempestiva acquisizione, tramite ordine di indagine europeo, di comunicazioni criptate sequestrate dalle Autorità francesi ed intercorse sulle piattaforme EncroChat e SkyEcc.
Su richiesta della DDA sono stati sottoposti a sequestro alcuni beni riconducibili all’indagato Cuoco ed in particolare quote nominali di una società, una polizza assicurativa, due veicoli, un conto corrente ed un anello in oro bianco con diamante.
Nel corso delle perquisizioni è stato sequestrato materiale documentale, dispositivi informatici, armi bianche ed una pistola semiautomatica.
Ragusa: 22 Daspo a tifosi del Licata che hanno fatto esplodere petardi
A Ragusa, il Questore ha emesso 22 Daspo che sono stati notificati a un gruppo di tifosi della squadra di calcio del Licata, di età compresa tra i 16 e i 56 anni che, durante l’incontro di calcio tra il Ragusa e il Licata, hanno fatto esplodere petardi nel loro settore e, al termine della partita, hanno forzato i cancelli che li separavano dalla tifoseria locale.
L’intervento dei poliziotti in servizio di ordine pubblico ha impedito che le due tifoserie venissero a contatto.
Le indagini degli agenti della Digos, con il supporto delle immagini videoregistrate dai colleghi della Scientifica, hanno permesso di identificare e denunciare i 22 autori delle violenze.
Successivamente, il lavoro dei polizotti della Divisione anticrimine è stato indispensabile per l’erogazione dei Daspo da parte del Questore di Ragusa.
Truffa ai danni dell’Unione Europea. La Procura Europea e i Carabinieri sequestrano beni per 450mila euro – falsi contratti d’affitto e illeciti contributi- in provincia di Agrigento
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Napoli, ragazzino in scooter ferito alla schiena da arma da taglio- Indagini dei Carabinieri
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Un ragazzino di 14 anni questa notte è stato ferito con arma da taglio alla schiena e trasferito subito al Pronto soccorso dell’ospedale Pellegrini, a Napoli
Secondo le indagini preliminari svolte dai carabinieri , il giovane sarebbe stato colpito da uno sconosciuto mentre era in scooter, in vico lungo San Matteo. Refertato adesso con una prognosi di 10 giorni, è stato dimesso mentre sono in corso le ulteriori indagini in corso per chiarire la vicenda , individuare e risalire all’autore dell’atto criminale..
Controlli pasquali in Sicilia: scoperti dai NAS IN 324 AZIENDE INGREDIENTI PER DOLCI SCADUTI INFESTATI DAI RODITORI (TOPI)-OLTRE 840 ISPEZIONI PRESSO LABORATORI -SEQUESTRATE DUE TONNELLATE DI ALIMENTI
ANCHE UOVA DI CIOCCOLATO E COLOMBE VENDUTE SPACCIATE COME PRODOTTI ARTIGIANALI E VENDUTE AD UN PREZZO SUPERIORE – IPOTESI DI REATO DI TENTATA FRODE IN COMMERCIO
Palermo: vampe di San Giuseppe, denunciate 18 persone, i poliziotti scesi in assetto antisommossa, 3 feriti insieme ad un carabiniere
A Palermo i poliziotti della Squadra mobile, hanno denunciato 18 persone per danneggiamento aggravato, getto pericoloso di cose, incendio, resistenza, accensione di fuochi pirotecnici, accensione di bombe carta e petardi.
I fatti risalgono al giorno di San Giuseppe dove nel capoluogo siciliano una tradizione popolare vuole che vengano accese delle “vampe”, cioè dei roghi all’interno dei quartieri cittadini ma che, naturalmente, sono fonte di pericolo per la cittadinanza.
In vista dell’evento era stato convocato il Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica, durante il quale era stata pianificata la creazione di una sala operativa per il coordinamento delle Forze di polizia nella gestione dei festeggiamenti e nel preventivo controllo dell’accatastamento del materiale da incendiare.
Decine sono stati gli interventi preventivi effettuati che hanno interessato numerosi accatastamenti, scongiurando danni ancor più gravi, rispetto agli incidenti comunque avvenuti.
In particolare, il giorno della festa, nei quartieri della Kalsa, Ballarò/Albergheria e in piazza Sant’Anna al Capo, i poliziotti in servizio hanno incontrato una violenta resistenza e sono stati costretti a scendere in forza, anche in assetto antisommossa, visto che chi aveva accatastato la legna, era riuscito a dargli fuoco e aveva cercato di respingerli con un fitto lancio di sassi, bottiglie, ed in alcuni casi cassonetti e bombe carta, causando il ferimento di 3 poliziotti e 1 carabiniere, e il danneggiamento di diversi mezzi.
Trapani -Disvelato il contesto mafioso del superboss Matteo Messina Denaro, arresti per associazione mafiosa e favoreggiamento della latitanza
L’attività, condotta nell’alveo delle investigazioni finalizzate a disvelare il contesto mafioso che ha permesso a Messina Denaro Matteo di sottrarsi alla cattura e ad esercitare il ruolo di capo mafia per circa 30 anni, hanno consentito di raccogliere elementi investigativi che conducono ad ipotizzare che:
a. Gentile Massimo faccia parte dell’associazione mafiosa cosa nostra e che abbia ceduto al fu capo della provincia mafiosa trapanese la propria identità al fine di fargli acquistare un’autovettura e un motociclo, sottoscrivere le relative polizze assicurative, compiere operazioni bancarie ed eludere i controlli delle forze dell’ordine, assicurandogli in tal modo la possibilità di muoversi in stato di latitanza sul territorio e di continuare a dirigere detto sodalizio;
b. Leone Cosimo, al pari di Gentile, faccia parte della medesima associazione mafiosa e che in particolare:
– abbia assicurato al sodalizio le proprie competenze tecnico mediche, relazioni personali e possibilità di movimento all’interno di strutture sanitarie, nella qualità di tecnico sanitario di radiologia medica presso l’ospedale di Mazara del Vallo, ove tra l’altro Messina Denaro Matteo è stato ricoverato, da latitante, dopo l’insorgenza della malattia oncologica;
– abbia consegnato a Messina Denaro Matteo, durante la degenza post-operatoria e dopo averlo ricevuto da Bonafede Andrea cl. 69, un telefono cellulare con una scheda telefonica riservata;
– sia stato, anche per il tramite di Bonafede Andrea cl. 69, un punto di riferimento per il latitante in ordine al percorso terapeutico, iniziato presso l’ospedale di Mazara del Vallo e proseguito poi con la visita oncologica presso l’ospedale di trapani;
c. Gulotta Leonardo salvatore abbia concorso, senza prendervi parte, nell’associazione mafiosa cosa nostra, assicurando a Messina Denaro Matteo dal 2007 al 2017 la disponibilità di un’utenza telefonica necessaria per la gestione dei mezzi di trasporto in uso al fu latitante. L’operazione costituisce la prosecuzione dell’indagine che il 16 gennaio 2023 ha permesso al Ros di catturare a Palermo l’allora latitante Messina Denaro Matteo e di trarre in arresto:
– nella flagranza di reato, il suo accompagnatore Luppino Giovanni Salvatore per procurata inosservanza di pena e favoreggiamento aggravati dalle modalità mafiose;
– il 23 gennaio 2023 Andrea Bonafede cl. 63 per partecipazione ad associazione mafiosa;
– il 7 febbraio 2023 il medico Tumbarello Alfonso e Bonafede Andrea cl. 69, ritenuti responsabili il primo di concorso esterno in associazione mafiosa e falso ideologico commesso da P.U. aggravato e il secondo di procurata inosservanza di pena e favoreggiamento aggravati dalle modalità mafiose;
– il 3 marzo 2023 Messina Denaro Rosalia, sorella di Messina Denaro Matteo, per partecipazione ad associazione mafiosa;
– il 16 marzo 2023 i coniugi Bonafede Emanuele e Lanceri Lorena Ninfa per procurata inosservanza di pena e favoreggiamento aggravati dalle modalità mafiose;
– il 13 aprile 2023 Bonafede Laura per procurata inosservanza di pena e favoreggiamento aggravati dalle modalità mafiose;
– il 05 dicembre 2023 Gentile Martina, figlia di Bonafede laura, per favoreggiamento e procurata inosservanza di pena aggravati dalle modalità mafiose;
– il 13 febbraio 2024 dei fratelli Luppino Antonino e Vincenzo, figli di Giovanni Salvatore, per favoreggiamento e procurata inosservanza di pena aggravati dalle modalità mafiose. sono attualmente in corso delle perquisizioni nella provincia di trapani e in Lombardia.
Catania: truffe assicurative on line,e-mail contraffatte, 2 donne denunciate
Catania,
Due donne di 20 e 42 anni, residenti nella provincia di Caserta, sono state denunciate dai poliziotti del commissariato Borgo Ognina di Catania per truffa assicurativa in concorso.
Le indagini sono scattate a seguito di una denuncia presentata da un giovane ragusano che, cercando online una polizza assicurativa per l’auto aveva inserito i propri dati in un motore di ricerca specializzato in polizze assicurative, per individuare l’offerta più vantaggiosa. Poco dopo era stato contattato telefonicamente da un falso agente che gli aveva proposto un’offerta vantaggiosa.
Il ragazzo, convinto dalla convenienza economica, aveva effettuato un bonifico di 288 euro, ma non aveva mai ricevuto la polizza né la documentazione di pagamento. Insospettito, aveva contattato direttamente la compagnia assicurativa, scoprendo di essere stato vittima di un raggiro.
I poliziotti, attraverso l’analisi dei movimenti bancari e delle utenze telefoniche coinvolte, hanno individuato le autrici della truffa assicurativa specializzate in questo tipo reati, con a carico diversi precedenti penali, guadagni illeciti per diverse migliaia di euro al mese e truffe effettuate sull’intero territorio nazionale.
Nel campo delle frodi assicurative quelle più comuni avvengono solitamente attraverso falsi intermediari, operatori telefonici fraudolenti, mail contraffatte (phishing), siti web non ufficiali.
Diffidate dei siti internet che non forniscono determinate informazioni quali il nominativo, la sede sociale e la partita iva della compagnia assicurativa, nonché, da tutti gli agenti assicurativi contattabili esclusivamente tramite WhatsApp o cellulare, che non forniscono un numero fisso di call center.
Al fine di prevenire le truffe è utile consultare il sito dell’Ivass, l’istituto per la vigilanza sulle assicurazioni, ove sono indicate tutte le compagnie assicurative abilitate ad operare in Italia.
Operazione ” Fuel family Lussemburgo” – Scoperta frode Iva di 300 milioni di euro. Procura Europea (Napoli e Roma) e Guardia di Finanza smantellano sodalizio criminale
Napoli,
Nella mattinata odierna un’operazione coordinata dagli uffici di Bologna, Napoli e Roma della Procura Europea ha consentito di smantellare un sodalizio criminale che avrebbe commercializzato prodotti energetici in Italia evadendo sistematicamente l’imposta sul valore aggiunto. L’operazione, convenzionalmente denominata “Fuel family”, ha dato luogo all’esecuzione di misure cautelari personali nei confronti di otto soggetti, inclusi i vertici del sodalizio. Contestualmente, nei confronti di 59 persone fisiche e 13 imprese sono stati sequestrati beni per circa 300 milioni di euro.
Il provvedimento trae origine dalle indagini condotte nei confronti di un’associazione per delinquere composta da almeno dieci soggetti (alcuni dei quali legati da vincoli familiari), con ramificazioni in Italia e all’estero, che avrebbero posto in essere una ingente frode all’IVA nel settore dei carburanti. Cinque indagati sono stati sottoposti agli arresti domiciliari mentre tre sono destinatari dell’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. Sono gravemente indiziati dei reati di associazione per delinquere, frode all’IVA e riciclaggio.
Le attività investigative avrebbero consentito di disvelare la commercializzazione in Italia di carburante proveniente, principalmente, dalla Slovenia e dalla Croazia attraverso una filiera commerciale in cui erano fittiziamente interposte 41 società “cartiere” con sedi in Campania e Lombardia, che hanno sistematicamente violato gli obblighi di dichiarazione e versamento dell’IVA. Secondo quanto emerso dalle indagini, al vertice della filiera vi era una società con sede a Rovigo e deposito fiscale a Magenta (MI), dove era destinata la maggior parte del prodotto.
Le società “cartiere” avrebbero emesso e utilizzato fatture per operazioni inesistenti per un ammontare di oltre 1 miliardo di euro determinando un’evasione dell’IVA di oltre 260 milioni.
Sarebbe stato, inoltre, accertato il riciclaggio di proventi illeciti per un ammontare complessivo di oltre 35 milioni di euro, prima trasferiti sui conti correnti di società ungheresi e rumene, quindi monetizzati attraverso sistematici prelievi di denaro contante e infine consegnati ai promotori del sodalizio.
Grazie alla sistematica evasione dell’IVA, gli indagati avrebbero praticato prezzi illecitamente concorrenziali ai clienti finali (distributori stradali) applicando un sistematico “sottocosto” sul prezzo di cessione.
L’operazione è stata condotta dai Nuclei di Polizia Economico-Finanziaria di Verbania, Rovigo, Roma, Napoli e Caserta, in collaborazione con il Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata e con il II Gruppo Napoli.
La Procura europea (EPPO) è un organismo indipendente dell’Unione europea incaricato di indagare, perseguire e portare in giudizio i reati che ledono gli interessi.