La corruzione all’Agenzia delle Entrate . In manette insospettabili impiegati – Il caso trasparenza a Catania: indagine di SUD LIBERTA’

 

Sono accusati anche di accesso abusivo a sistema informatico. Per gli investigatori esisteva un rodato sistema corruttivo attraverso cui i dipendenti asservivano la propria pubblica funzione agli interessi di alcuni professionisti del settore contabile, dietro compensi in denaro o pagamento di pranzi al ristorante

 

Roma,

 

Tre funzionari dell’Agenzia delle Entrate agli arresti domiciliari e obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria per un dipendente dell’Agenzia in pensione e per due professionisti. I poliziotti della Squadra mobile della Questura di Roma hanno notificato all’alba un’ordinanza applicativa di misure cautelari personali, emessa dal Gip su richiesta della Procura, per i reati di corruzione e accesso abusivo a sistema informatico.

Per gli investigatori , autori di approfondite indagini, esisteva un rodato sistema corruttivo attraverso cui i tre dipendenti – impiegati presso gli uffici dell’Agenzia delle Entrate di Roma 3 e Roma 4 – asservivano la propria pubblica funzione agli interessi di alcuni professionisti del settore contabile, dietro compensi in denaro o pagamento di pranzi al ristorante.

I tre funzionari si sarebbero avvalsi anche abusivamente dei sistemi informatici e telematici dell’Anagrafe tributaria in dotazione all’Agenzia delle Entrate per consultare le informazioni necessarie a ottenere gli elementi utili alla conclusione delle pratiche relative ad accertamenti fiscali o a contratti di comodato o successioni per ottenere l’abbattimento totale o la sensibile riduzione delle somme di denaro richieste dal fisco. Le cifre richieste dai pubblici ufficiali variavano a seconda dell’importo dell’avviso o della cartella e in base alla complessità della pratica e spaziavano dai 100 euro alle migliaia di euro.

Addio Riscossione Sicilia, arriva l'Agenzia delle Entrate

 

 

        CASO GIOVANNI MUNI  DELL’AGENZIA DI RISCOSSIONE DI CATANIA  :                                                         OMESSA  TRASPARENZA  E  UNA….”QUALIFICA SUPERIORE”

 

–                  IL  DIRETTORE DELL’UFFICIO SONO IO  !!!          –

Catania,

A Catania negli Uffici di viale porto Ulisse, riceviamo una segnalazione dettagliata, la struttura non sa cosa sia la normativa sulla trasparenza.  E’ una struttura composta   da elementi operatori di sportello di cui uno- il sig Giovanni Muni- all’ingresso dell’Ufficio “informa” il pubblico cosa deve fare      Dice a tutti : E’ obbligo prenotarsi.  Ma non dice l’operatore che “possono sussistere casi” meritevoli di attenzione e di studio SENZA NECESSITA’ DI PRENOTAZIONE dentro l’Ufficio” o di chi  è  stato prenotato erroneamente dal Caf e/o commercialista all’Agenzia delle entrate anzichè  all’Agenzia della riscossione e ha già perduto diverse ore la mattina        L’uomo, un pò burbero nelle sue risposte, rimanda i cittadini indietro con l’obbligo della prenotazione on line e la presentazione della tessera sanitaria        A chi chiede di parlare con il direttore dell’Ufficio candidatamente risponde : IL direttore sono io !”

SUD  LIBERTA’  HA SVOLTO UNA SUA INDAGINE E  SCOPRIAMO NON SOLO CHE IL SIG MUNI GIOVANNI, CON DISPOSIZIONE  N.II7 DELL’ AGENZIA E’ INSERITO NELL’UFFICIO DI SPORTELLO -SE NE VEDONO SOLO DUE – MA NON PUO’ DICHIARARE FALSAMENTE AL PUBBLICO O A CHI CHIEDE UN COLLOQUIO CON IL DIRETTORE DI ESSERE LUI IL “CAPOUFFICIO DIRETTORE”  PER IL SEMPLICE MOTIVO CHE LUI HA UNA SOLA RESPONSABILITA’: QUELLA DELLO SPORTELLO DOVE DOVREBBE STARE INSIEME AI DUE OPERATORI PRESENTI  ANZICHE’ DARE     “INFORMAZIONI” ALL’INGRESSO QUASI FOSSE REFERENTE URP  O, IN POSSESSO DI ADEGUATA PROFESSIONALITA’,ALLE PERSONE

Noi sappiamo che può qualificarsi direttore solo chi coordina la gestione delle attività accentrate a livello locale-regionale e quelle di programmazione, indirizzo coordinamento e controllo delle attività allocate presso una Area territoriale .     IL SIG  MUNI E’ DIRETTORE DI QUESTO?     MA “CI FACCIA IL PIACERE”……

CI SORPRENDE CHE L’AGENZIA DELLA RISCOSSIONE DI CATANIA APPARTENENTE ALLE STRUTTURE REGIONALI, ORGANIZZATE CON LOGICA DI PRESIDIO TERRITORIALE -GEOGRAFICO E CON FUNZIONI DI GESTIONE E COORDINAMENTO DELLE RELATIVE  ATTIVITA’ OPERATIVE CORRELATE ALLA RISCOSSIONE,  NON    SE NE SIA ACCORTA FINORA O NON  ABBIA FATTO ATTENTA  ISPEZIONE DAGLI UFFICI DI ROMA, PER CORREGGERE QUESTO IMPROPRIO MODUS VIVENDI  DEL DIPENDENTE  SIG MUNI CHE , SENZA TIMORE DI ESSERE SOSPESO O POSTO IN STATO DI FERMO PER IL SUO COMPORTAMENTO INUSITATO, DICE A TUTTI DI ESSERE IL  DIRETTORE DELL’UFFICIO E CERTAMENTE  LUI, CON IL SUO LINGUAGGIO E LA SUA IGNORANZA SULLA TRASPARENZA ,NON FORNISCE UNA BUONA IMMAGINE DI QUESTO UFFICIO COSI’    -LEGITTIMAMENTE – INDESIDERATO..

 

Il  direttore

Azione di contrasto ai parcheggiatori abusivi Napoli – 47 le segnalazioni , 18 denunce all’Autorità Giudiziaria

Napoli,

I militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Napoli, dall’inizio dell’anno, nell’ambito della più ampia azione di contrasto all’economia illegale, anche alla luce delle indicazioni fornite dal Prefetto di Napoli, Dr. Michele Di Bari, in seno al Comitato Provinciale per l’Ordine e la Sicurezza Pubblica, hanno segnalato alle Autorità competenti 47 soggetti impegnati a svolgere abusivamente le attività di parcheggiatore o guardiamacchine.

In particolare, i finanzieri del Gruppo Pronto Impiego, del Gruppo di Torre Annunziata, del 2° Nucleo Operativo Metropolitano e delle Compagnie di Torre del Greco e Castellammare di Stabia hanno eseguito controlli, in prevalenza, nelle zone a più alta concentrazione turistica (Pompei), della movida notturna (Fuorigrotta, Riviera di Chiaia, Mergellina e lungomare partenopeo) e della Stazione di Napoli Centrale.

Le attività hanno portato alla luce un tariffario che va dai 2 euro all’ora, nei quartieri più popolari, ai 15/20 euro, nei luoghi di maggior interesse turistico nonché in occasione di importanti eventi sportivi o musicali.

I controlli posti in essere dai militari del Corpo hanno consentito di individuare e segnalare al Prefetto 29 parcheggiatori abusivi, mentre ulteriori 18 sono stati deferiti all’Autorità Giudiziaria in quanto recidivi.

La condotta è sanzionata con una pena pecuniaria compresa tra 769 e 3.095 euro. In caso di reiterazione della violazione, il trasgressore viene denunciato ed è prevista la pena dell’arresto e dell’ammenda che va da 2.000 a 7.000 euro.

Le attività condotte dalle Fiamme Gialle di Napoli testimoniano il costante impegno da parte del Corpo nell’attuazione del controllo del territorio mediante il contrasto a tutte le forme di criminalità economica, a tutela delle imprese, dei consumatori e dei cittadini che agiscono nella legalità.

 

 

 

SICILIA CORROTTA AI RAGGI X: IN STATO DI ARRESTO IL SINDACO DI TREMESTIERI ETNEO RANDO,PER VOTO DI SCAMBIO, E SOSPESO IL VICEPRESIDENTE DELLA REGIONE SICILIA LUCA SAMMARTINO PER CORRUZIONE

LA DEGENERAZIONE AFFARISTICA DEL COMUNE DI TREMESTIERI ETNEO E LO STOP DELLA MAGISTRATURA AI REFERENTI COME LUCA SAMMARTINO

 

Contestazioni a pioggia ad indagati normali ed indagati eccellenti. Voto di scambio politico-mafioso è l’accusa contestata agli 11 indagati raggiunti da un’ordinanza di misura cautelare emessa dal Gip di Catania nell’ambito dell’operazione “Pandora” dei carabinieri del Comando provinciale. I provvedimenti sono stati notificati con il supporto di oltre cento  militari dell’Arma nelle province di Catania e Palermo.

Tra gli indagati ci sono esponenti politici, funzionari comunali ed imprenditori, accusati a vario titolo di scambio elettorale politico-mafioso, estorsione aggravata dal metodo mafioso, corruzione aggravata, istigazione alla corruzione e turbata libertà degli incanti.

L’indagine coordinata dalla Procura Distrettuale di Catania e condotta dal Nucleo investigativo di Catania tra il 2018 e il 2021 ha ricostruito tanto gli accordi illeciti tra alcuni amministratori del Comune di Tremestieri Etneo ed elementi vicini alla cosca mafiosa Santapaola-Ercolano riguardanti l’elezione nel 2015 dell’attuale Sindaco Santi Rando  in stato di fermo per scambio elettorale politico-mafioso e corruzione aggravata  la successiva “degenerazione affaristica” dell’Ente, messa in atto dai funzionari infedeli mediante numerose corruttele, per concedere permessi e assegnare lavori agli “imprenditori amici”. 

Gli indagati eccellenti Rando e Sammartino (per la riduzione del numero delle farmacie comunali)

Emerso inoltre, nell’ambito di una strategia dei vertici comunali tesa a neutralizzare ogni forma di opposizione politica, l’accordo corruttivo con lo storico consigliere d’opposizione Mario Ronsisvalle (finito ai domiciliari per istigazione alla corruzione) poi transitato tra i sostenitori del Rando per le Amministrative del 2021. In particolare Ronsisvalle, titolare di una farmacia a Tremestieri, anche grazie all’intervento di Luca Sammartino sospeso per un anno dai pubblici uffici per corruzione aggravata principale referente politico del primo cittadino, all’epoca dei fatti deputato regionale e attuale vicepresidente della Regione, sarebbe stato avvantaggiato attraverso la riduzione del numero delle farmacie presenti nella pianta organica comunale, promettendo in cambio il sostegno elettorale, per le elezioni europee del 2019, al candidato sostenuto da Sammartino.

IL SINDACO DI PATERNO’ NINO NASO DEL MPA NON CI STA, “SONO PULITO -AFFERMA-E NON SONO MAFIOSO, ESTRANEO ALL’ACCUSA DI VOTO SCAMBIO” ADESSO LA MAGISTRATURA APPROFONDIRA’ L’INDAGINE SULLA MAFIA CATANESE

NINO NASO RIELETTO SINDACO DI PATERNÒ. L'OMAGGIO FLOREALE A SANTA BARBARA  Come accaduto cinque anni addietro, in occasione della prima elezione  del... | By Paternò Domani | Two thousand and seventeen this

 

Mafia in Sicilia ed Associazione mafiosa pure a Como e a Rimini: 11 arresti per corruzione, turbativa d’asta, trasferimento fraudolento di valori, ricettazione e autoriciclaggio

 

è un male uova nel mondo aziendale - corruzione foto e immagini stock

Archivi – SUD LIBERTA’

 

 
 – Trapani

Nella mattinata odierna – nelle provincie di Trapani, Palermo, Como e Rimini- militari del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale Carabinieri di Trapani, congiuntamente ai militari del Nucleo Investigativo di Palermo e supportati in fase esecutiva da personale dell’Arma territorialmente competente, hanno dato esecuzione a ordinanza in materia di misure cautelari personali emessa dal Tribunale di Palermo nei confronti 11 persone (di cui 6 destinatarie della custodia cautelare in carcere e 5 della misura degli arresti domiciliari) indagati, a vario titolo (unitamente ad altre 12 persone destinatarie di informazioni di garanzia), in concorso fra loro, dei reati di associazione mafiosa, corruzione, turbativa d’asta, trasferimento fraudolento di valori, ricettazione e autoriciclaggio.

L’indagine – condotta dai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Trapani e coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo – consentiva di acquisire gravi indizi circa la convergenza di illeciti interessi di appartenenti alla famiglia mafiosa di Salemi (mandamento di Mazzara del Vallo), esponenti di spicco di cosa nostra palermitana e imprenditori, consistiti nella:

  • attribuzione fittizia a due imprenditori palermitani della titolarità esclusiva di quote di una società di capitali appositamente costituita per eludere l’applicazione della normativa di prevenzione patrimoniale ed agevolare l’impiego di denaro provento del delitto di associazione mafiosa nell’acquisizione di numerosi supermercati di una nota società della grande distribuzione italiana nelle provincie della Sicilia occidentale. L’acquisizione non si concretizzava per diverse scelte aziendali da parte della società;
  • turbativa d’asta della gara, indetta dalla società di pubblico servizio che gestisce la rete e l’erogazione dell’energia elettrica sull’isola di Favignana per la realizzazione di quattro linee di distribuzione in media tensione e due cabine di trasformazione di media/bassa tensione, in modo da far risultare vincitrice una società di due imprenditori mazaresi. Nel medesimo contesto venivano acquisiti gravi indizi in ordine al pagamento di somme di denaro da parte di due imprenditori compobellesi per essere incaricati del trasporto del carburante necessario per il funzionamento della centrale termoelettrica di Favignana.

È obbligo rilevare -comunica il Comando Carabinieri- che gli odierni indagati sono, allo stato, solamente indiziati di reato, pur gravemente, e che la loro posizione sarà definitivamente vagliata giudizialmente solo dopo la emissione di una sentenza passata in giudicato, in ossequio ai principi costituzionali di presunzione di non colpevolezza.

Intimidazione dei concorrenti alle Aste giudiziarie di Catania e Siracusa. Il metodo mafioso del Clan Laudani.

 

 

Il clan garantiva ai «clienti» l’acquisto o il rientro in possesso del bene, anche ricorrendo all’intimidazione nei confronti dei concorrenti. La ribellione di un imprenditore di Paternò ha fatto scattare l’indagine dei carabinieri

Oltre 300 carabinieri del comando provinciale di Catania stanno eseguendo nelle province di Catania, Siracusa e Teramo un’ordinanza emessa dal Gip che prevede misure cautelari personali  nei confronti di 17 persone, indagate a vario titolo per associazione mafiosa, traffico e spaccio di sostanze stupefacenti, turbata libertà degli incanti aggravata dal metodo mafioso e corruzione.

L’indagine, denominata Athena, è coordinata dalla Procura distrettuale di Catania e condotta dai carabinieri della compagnia di Paternò. È  stata avviata dopo la denuncia di un imprenditore locale, minacciato da alcuni mafiosi per farlo ritirare dalla vendita all’asta un lotto di terreni. Dall’attività investigativa, oltre alle dinamiche criminali e agli elementi di vertice del gruppo Morabito-Rapisarda, operativo a Paternò e riconducibile al clan catanese Laudani, sono emersi gli interessi dell’organizzazione nel controllo sistematico delle aste giudiziarie di immobili nelle province di Catania e Siracusa.

La cosca prevedeva l’intervento «fisico» di propri sodali durante le procedure di vendita per allontanare, anche con la violenza, i partecipanti e garantiva ai propri «clienti» l’acquisto o il rientro in possesso del bene. Le aste andate «a buon fine» avrebbero fruttato alla consorteria consistenti guadagni, condivisi anche con il gruppo Assinata, articolazione della famiglia Santapaola-Ercolano di Cosa nostra di Catania. Un accordo che certifica un patto di «coabitazione» tra i clan.

Tra le attività illecite dei Morabito-Rapisarda anche il traffico e lo spaccio al dettaglio di stupefacenti. Durante le indagini, i carabinieri hanno sequestrato complessivamente circa 71 chilogrammi di sostanze stupefacenti, tra marijuana e cocaina, e arrestato otto persone in flagranza di reato.

CORRUZIONE A LIVELLI ALTISSIMI IN SICILIA, PROTAGONISTI DIRIGENTI DI DIVERSI COMUNI SICILIANI -APPALTI TRUCCATI, POSTI LAVORO PROMESSI ALLA COOPERATIVA- ORO E GIOIELLI CON SMERALDI AGLI “AIUTANTI”

 

 

Il  nuovo scandalo corruzione in Sicilia vede protagonisti al centro della vicenda  funzionari pubblici di diversi Comuni siciliani che avrebbero accettato regalie di ogni tipo per far vincere gare, ottenere rimborsi, accelerare pratiche. L’ennesimo giro di tangenti scoperto dai carabinieri di Palermo ha al centro il responsabile e alcuni dipendenti di una cooperativa sociale di Partinico che gestisce servizi per anziani, disabili e minori e una serie di pubblici ufficiali «infedeli».

L’indagine, coordinata dalla Procura di Palermo, dal magistrato capo dr. Maurizio de Lucia, ha condotto  a 3 ordinanze di custodia cautelare in carcere, 6 misure di arresti domiciliari e 3 sospensioni.

L’inchiesta dei carabinieri di Palermo su un giro di mazzette a pubblici ufficiali in cambio di appalti ha condotto a 12 misure cautelari. Le manette sono scattate per Giuseppe Gaglio, legale rappresentante e presidente del cda della cooperativa Nido d’ArgentoMassimiliano Terzo, dipendente della coop e Gaetano Di Giovanni dirigente del distretto socio sanitario di Agrigento e capo dei vigili urbani della Città dei Templi.

I domiciliari sono stati disposti per Giuseppe Chiaramonte e Francesco Chiavello, dipendente ed ex dipendente della Nido D’Argento, per l’ex sindaco di Partinico Salvatore Lo Biundo, per Maria Pia Falco, istruttore direttivo al Comune di Marsala e Aldo Raimondi, responsabile del settore Politiche Sociali e Culturali del Comune di S. Cataldo (Caltanissetta). Un sesto destinatario degli arresti domiciliari è ancora ricercato.

Sospesi da pubblici incarichi

La sospensione dall’esercizio del pubblico ufficio è stata invece notificata a Maria Rita Milazzo, dirigente del Comune di Balestrate, Michela Sclafani, funzionaria dell’ufficio direzione Politiche sociali della Città Metropolitana di Palermo e Antonino Geraci, presidente della commissione aggiudicatrice nella gara per l’affidamento della gestione e realizzazione “Azione A Rafforzamento dei Servizi Sociali».

Gli indagati sono accusati a vario titolo di associazione finalizzata alla corruzione, corruzione, turbata libertà degli incanti e istigazione alla corruzione.

E’ Giuseppe Gaglio, presidente del cda della cooperativa sociale Nido D’Argento, il personaggio protagonista assoluto dell’inchiesta. Gaglio, con la complicità di dipendenti fidati come Massimiliano Terzo, Francesco Chiavello e Giuseppe Chiaramonte, aveva escogitato un piano accurato per vincere il maggior numero di appalti e assicurarsi puntualità dei pagamenti dei servizi sociali commissionati.

 

NAPOLI: Lotta al contrabbando – Sottratte al mercato nero 1,2 tonnellate di T.L.E. e arrestato un responsabile

 

 

 

Napoli,

Militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Napoli hanno sottoposto a sequestro in Villa Literno (CE) 1,2 tonnellate di tabacchi lavorati esteri di contrabbando e contraffatti, arrestando in flagranza di reato un soggetto di nazionalità italiana per i reati di contraffazione e ricettazione.

In particolare, Fiamme Gialle del Gruppo di Frattamaggiore, nel corso del controllo economico del territorio, notavano un furgone dirigersi in un’area insolita del Comune casertano.

L’anomala circostanza induceva i finanzieri a eseguire un controllo di rito che permetteva di rinvenire e sottoporre a sequestro l’ingente quantitativo di sigarette di contrabbando.

Oltre al carico illegale, veniva sequestrato un autocarro tipo Ford Transit con targa italiana. Le immediate verifiche consentivano di verificare che i pacchetti di sigarette riportavano tutti il medesimo codice univoco (qr-code), che dovrebbe in realtà corrispondere soltanto a un singolo pacchetto.

Qualora immesse nel mercato illegale, le 1,2 tonnellate di sigarette complessivamente sequestrate avrebbero consentito di realizzare un illecito guadagno di oltre 200.000 euro. Le indagini proseguono sotto la direzione della Procura della Repubblica di Napoli Nord.

Il fenomeno del contrabbando di tabacchi lavorati esteri è in crescita.

 

 

Droga e armi a Catania, eseguite oggi 31 misure cautelari con 200 poliziotti. elicotteri anche nei cieli. Il rifornimento al gruppo criminale proveniva dal Clan mafioso Cappello- Bonaccorsi

 

Associazione per delinquere finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti, detenzione e cessione di sostanze stupefacenti, associazione di tipo mafioso e detenzione di armi da guerra, nonché porto illegale di armi comuni da sparo.

Sono questi i reati di cui sono accusate, con differenti profili di responsabilità, le 31 persone nei confronti delle quali è stata eseguita un’ordinanza di applicazione di misure cautelari emessa dal Giudice per le indagini preliminari di Catania. Si tratta di 23 custodie cautelari in carcere e 8 obblighi di presentazione alla polizia giudiziaria, 7 dei quali cumulati all’obbligo di dimora.

Il provvedimento è stato emesso sulla base delle indagini eseguite dagli investigatori della Squadra mobile di Catania e coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia, a partire dal dicembre 2021.

L’indagine “Terzo capitolo”, supportata da intercettazioni telefoniche, ambientali, telematiche e videoregistrazioni, ha fatto luce sull’attività illecita di un gruppo criminale dedito al traffico e allo spaccio di cocaina, crack, marijuana e skunk, che alimentava lo smercio della droga nella principale piazza di spaccio del quartiere Librino e della città, storicamente di pertinenza del clan mafioso Arena.

Il gruppo criminale era organizzato con un sistema di pusher, vedette, custodi delle sostanze stupefacenti e responsabili di piazza, mentre le dosi venivano confezionate all’interno dell’abitazione di uno degli indagati, per poi essere venduta nell’androne di un palazzo del quartiere.

L’indagine ha anche evidenziato che il gruppo criminale si riforniva di cocaina e marijuana attraverso articolazioni del clan mafioso Cappello-Bonaccorsi. Nel corso dell’attività sono stati effettuati diversi sequestri di droga, in particolare 470 grammi di cocaina, 130 di crack e 3 chili di marijuana.

Per le attività connesse al rintraccio e alla cattura dei destinatari delle misure cautelari, la Squadra mobile di Catania ha operato con la collaborazione della Squadra mobile di Messina e del Servizio centrale operativo, sotto il diretto coordinamento della Direzione centrale anticrimine della Polizia di Stato, che ha inviato nel capoluogo etneo numerosi equipaggi del Reparto prevenzione crimine.

Alle operazioni hanno partecipato anche agenti della Questura, unità della Polizia scientifica, del Reparto mobile e un elicottero del Reparto volo.Ad alcuni destinatari dei provvedimenti, già in carcere per altri motivi, la notifica è stata effettuata dal personale della Polizia penitenziaria.

In totale, per l’operazione odierna, sono stati impiegati circa 200 operatori della Polizia di Stato.

 

Arrestato -questa mattina a Roma – un membro dell’Isis con nazionalità diverse

La Polizia ha arrestato questa mattina I. S., 32 anni, cittadino del Tagikistan colpito da mandato di arresto internazionale a fini estradizionali “per essersi arruolato nelle fila dello stato islamico ed essere andato in Siria a combattere nel 2014”.

Secondo le ricerche della Polizia il 32enne risulta essere membro attivo dell’organizzazione terroristica Isis. Il latitante, caratterizzato da numerosi alias con nazionalità e date di nascita diverse, in particolare degli stati Uzbekistan, Kirghizistan e Ucraina, è atterrato all’aeroporto di Fiumicino con volo proveniente da Eindhoven (Paesi Bassi) alle ore 11.4

L’operazione, svolta dalla Digos capitolina con il coordinamento della Direzione Centrale della Polizia di Prevenzione e il contributo della Polizia di Frontiera di Fiumicino, si inquadra in un più ampio scenario di attività preventive a largo raggio condotte dalla Polizia e dalla Digos di Roma, in considerazione della estrema delicatezza dell’attuale scenario internazionale.

L’arresto di un cittadino del Tagikistan avvenuto oggi grazie all’attività della Polizia di Stato rappresenta un risultato molto importante, il frutto dell’efficace attività di prevenzione svolta dai nostri apparati sul territorio nazionale per contrastare la minaccia terroristica”, ha dichiarato il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, che ha aggiunto: “Questo arresto conferma la proficua cooperazione con le Forze di polizia di altri Paesi. Con i nostri partner internazionali, infatti, esiste una costante condivisione sia del patrimonio informativo sia delle strategie operative per fronteggiare efficacemente i profili di rischio”.