Ragusa: sei misure cautelari per immigrazione clandestina Due impiegati del Comune sospesi dall’esercizio di pubblico ufficio

 

Ragusa, estorsore arrestato in flagranza di reato

Ragusa,

A Ragusa  i poliziotti della Squadra mobile hanno eseguito un’ordinanza cautelare nei confronti di sei persone per favoreggiamento dell’ingresso e della permanenza sul territorio nazionale di cittadini extracomunitari.

Gli investigatori hanno individuato un centro di assistenza per stranieri, gestito da due dei destinatari delle misure cautelari dove, a fronte del pagamento di corpose somme di denaro, venivano offerte agli stranieri delle abitazioni nel centro storico della città, da utilizzare al solo scopo di fare ottenere loro la residenza anagrafica, necessaria alla presentazione delle istanze di rilascio e rinnovo del permesso di soggiorno o anche di ricongiungimento familiare.

Con l’indagine sono state individuate tredici abitazioni, che venivano occupate dagli stranieri solo in occasione dei controlli di due operatori comunali, i quali, a fronte del pagamento, omettevano di eseguire la verifica, limitandosi a dei controlli blandi e superficiali e comunicando successivamente all’ufficio anagrafe il superamento dell’accertamento, in virtù del quale veniva poi concessa la residenza anagrafica nel comune di Ragusa.

Uno degli arrestati ha avuto un ruolo centrale nell’attività criminale perché aveva la funzione di tenere i contatti stretti con i due operatori comunali ma anche quella di accompagnare e di indirizzare gli stranieri presso le abitazioni dove avevano dichiarato la residenza, al fine di trattenerli per il tempo strettamente necessario al controllo dell’operatore.

Dei sei indagati, tre sono finiti agli arresti domiciliari, una donna è stata sottoposta all’obbligo di dimora mentre per i due operatori comunali è scattata la sospensione dall’esercizio di un pubblico ufficio o servizio.

 

Peculato e corruzione a Messina, al Policlinico: a giudizio l’assessore alla Salute, Giovanna Volo per la gestione pure della Clinica Nemo Sud

Giovanna Volo

 

Palermo,

Guai per l’assessore Giovanna Volo della Regione siciliana.L’assessore alla Salute , Giovanna Volo,fa  sapere di essere  indagata dalla Procura di Messina. Lo afferma in una nota la stessa Volo, scrivendo di averlo «appreso stamattina». «Nonostante si tratti di fatti relativi a un periodo precedente il mio incarico di assessore – ha aggiunto Volo – ho ritenuto opportuno informare subito il Presidente della Regione. Sono serena e consapevole di avere sempre agito nel pieno rispetto delle regole. Confermo la piena fiducia nel lavoro della magistratura e resto a disposizione degli inquirenti per chiarire rapidamente la mia posizione».

l’assessore regionale alla Salute Giovanna Volo aveva già intuito infatti di essere messa all’angolo dai magistrati che conducono l’inchiesta della Procura di Messina sul centro clinico privato Nemosud e sul Policlinico. I carabinieri hanno notificato misure cautelari a nove indagati con l’ipotesi di reato di peculato e corruzione per atto contrario ai doveri di ufficio.

Cosenza: vasta operazione contro la ‘Ndrangheta, 142 indagati

 

 

Cosenza: vasta operazione contro la ‘Ndrangheta, 142 indagati

 

A Cosenza i poliziotti delle Squadre mobili di Cosenza e Catanzaro, delle Sezioni investigative del Servizio centrale operativo e dello Sco, in collaborazione con i militari della Guardia di finanza e dell’Arma dei carabinieri, hanno eseguito un’ordinanza cautelare nei confronti di 142 persone per associazione di tipo ‘ndranghetistico, associazione a delinquere finalizzata al traffico di droga e altri delitti, tutti aggravati dalle modalità e finalità mafiose.

Gli investigatori, servendosi di tecniche di indagine tradizionali parallelamente all’acquisizione delle dichiarazioni di numerosi collaboratori di a dalgiustizia, hanno ricostruito l’architettura e dell’assetto dell’organizzazione criminale di ‘ndrangheta cosentina colpita   dall’’operazione di oggi.

I criminali, organizzati in sottogruppi organicamente confederati al cui vertice avevano due gruppi principali che governavano tutti i rapporti tra di essi, erano specializzati in estorsioni ai danni di imprenditori e commercianti della zona.

Un’altra grande fonte di reddito era costituita dal traffico di sostanze stupefacenti e dalle estorsioni direttamente collegate ad esso.

Tra i reati contestati ai criminali ci sono anche il furto, le lesioni e il possesso di armi.

Dei 142 indagati, 109 sono finiti in carcere, 20 agli arresti domiciliari, 12 hanno ricevuto l’obbligo di dimora e a 1 è stata notificata una misura interdittiva.

Napoli, operazione anticamorra per autoriciclaggio e trasferimento fraudolento di valori con metodo mafioso. Arresti

Gangster mafioso su sfondo bianco | Vettore Premium

 

 

Napoli,

Operazione anti camorra della Guardia di finanza di Napoli che ha arrestato cinque persone -tre in carcere e due ai domiciliari-.

Le accuse sono di trasferimento fraudolento di valori e autoriciclaggio, aggravato dal metodo mafioso e dalla finalità di agevolare la camorra. Sotto inchiesta anche la società che gestisce la nota pizzeria del centro storico di Napoli “dal Presidente”,   con riferimento al clan Contini: la pizzeria à stata sequestrata dai finanzieri insieme con altri beni.

SI ALLARGA IL SISTEMA DI FAVORI E “TANGENTI” – E ,NON C’E’ NIENTE DI PIU’ INDECENTE – SI SCOPRE CHE LA CORRUZIONE PUBBLICA SI REALIZZA CON L’ABUSO DI POTERE PER AVERE VANTAGGI PRIVATI

 

 

il giovane impacchetta i soldi in una discoteca scarsamente illuminata e mette la valigetta per il gioco d'azzardo - mafia foto e immagini stock

 

di  RAFFAELE  LANZA

 

L’inchiesta su Toti, il presidente della Regione Liguria, prosegue a largo raggio e gli elementi che il Gip , dottssa Paola Faggioni scopre – ci accorgiamo- sono davvero inquietanti.   Soprattutto il punto di accusa ” Voleva privatizzare la spiaggia libera di Punta dell’Olmo per favorire l’amico….”

La pratica della corruzione costituisce infatti una dimensione di quel desolante “pianeta che abitiamo tutti i giorni, che formiamo come comunità”. Si manifesta quando qualcosa di insinuante, quasi sempre impercettibile, va a corrodere e infine “spezzare” il legame fiduciario che anima tutte le relazioni sociali, permettendoci di attribuire loro significato e valore. L’etimologia del reato  corruzione di cui è accusato il presidente sospeso ci permette di cogliere la radice del concetto: il termine latino corruptio è composto da con e rumpere rompere, ossia spezzare qualcosa che prima era unito: fiducia da un lato, responsabilità dall’altro. 

Sgombriamo il campo da un primo fraintendimento. La corruzione si associa inesorabilmente alla vicenda dell’imputato Giovanni Toti  e funzionari coinvolti accusati di legami con la Mafia..     Si realizza così una sovrapposizione tra la realtà della corruzione e la violazione del codice penale, cui fa seguito l’azione repressiva dello Stato. La dimostrazione giudiziaria di una responsabilità penale si trasforma nella cartina di tornasole dell’esistenza di corruzione. Questo consente a imputati più o meno eccellenti – essi stessi pubblici ufficiali  –  di essere considerati pubblicamente immuni da qualsiasi forma di responsabilità.

Non c’è niente di più indecente quando  la corruzione  si realizza con l’abuso del suo potere per vantaggi privati . Vi sono elementi innegabili come la “privatizzazione di una spiaggia libera”       Di  conseguenza un’amministrazione come la Regione Liguria – ha ora l’immagine devastante di un apparato che non funziona bene o se funziona serve solo gli amici e gli “amici degli amici”: una vera rivoluzione copernicana

Cogliere e ovviare a questo cortocircuito politico-giudiziario richiede un ampliamento di prospettiva.  La dottssa Faggioni si sofferma sulla  corruzione per “situazioni in cui, nel corso dell’attività amministrativa, essa ha  riscontrato -prove ed intercettazioni alla mano-  l’abuso da parte di un soggetto del potere -Toti- al fine di ottenere vantaggi privati. ”. Passata quasi inosservata, in realtà questa ridefinizione “amministrativa” di una più estesa nozione di corruzione ha rappresentato a livello concettuale una vera rivoluzione copernicana, che ancora tarda però a tradursi in una corrispondente evoluzione culturale di politiche e prassi amministrative. 

Un approfondimento. Il punto dell’identità pubblica oppure privata del corrotto. La pratica della corruzione è  stata associata a Toti, forse perché il  coinvolgimento, avendo a che fare con la res publica – è più facilmente riconoscibile e fonte di indignazione nazionale.

Ma la corruzione realizza una qualche distorsione (o “abuso”) anche nelle relazioni tra soggetti privati.  Intendiamo tra imprenditori E le ricadute tossiche dei molti “tradimenti di fiducia” osservabili nelle relazioni sociali o di mercato sono altrettanto deprecabili e nocive di quelle osservabili nell’apparato pubblico.

Altro punto La nozione di “abuso” di un potere delegato si presta a molteplici e discordanti interpretazioni. Si vuole dare un salvagente al presidente sospeso affermando -come va a dire in giro l’avv Stefano Savi, difensore – “che questo modo di fare è pienamente legittimo”     Idem lascia intendere il Ministro Nordio con la sua difesa personale-  vergognosa ed antideontologica – allorquando   la durata dell’indagine quando supera il periodo di diversi anni non può determinare l  arresto dell’indagato.Nella mia attività di magistrato -raramente ho fatto una cosa del genere”.          Anche questa affermazione non potrebbe passare inosservata perchè lesiva del prestigio e dell’azione giudiziaria dei PUBBLICI MINISTERI e, in particolare della dottssa Paola Faggioni che sta conducendo l’inchiesta.

Di conseguenza, diventerebbe  variabile tanto il perimetro delle condotte riconducibili a manifestazioni di corruzione, quanto l’identità degli attori che – accanto alla magistratura – possono assumersi la responsabilità di valutare, giudicare ed eventualmente punire quelle condotte devianti. Dall’algido rigore delle leggi, fino alla materia incandescente della morale, passando per tutte le sfumature intermedie: associata ai valori culturali, agli interessi collettivi, ai beni comuni, la stessa nozione di corruzione si frammenta e diventa una costruzione sociale, materia di divergenze, contrapposizioni e dibattito, si fa arma dialettica, utilizzabile nel confronto e nello scontro politico.

 

L’avv Stefano Savi

LA  CRONACA E GLI SVILUPPI ODIERNI –

 

Nuovi indagati nell’inchiesta della Procura di Genova che ha portato all’arresto del presidente della Regione Liguria Giovanni Toti . Un’altra decina di nomi, oltre ai 25 indicati nell’ordinanza di custodia cautelare.      Un altro nome di spicco: figura  Paolo Piacenza, commissario straordinario dell’Autorità di sistema portuale del Mar Ligure Occidentale, indagato per abuso d’ufficio e perquisito ieri dalla Guardia di finanza.

Giovanni Toti - Italia al Centro | LinkedIn

Intanto, al Palazzo di giustizia si fissano le date degli interrogatori di garanzia per i protagonisti dell’inchiesta.

Giovanni Toti,da ieri agli arresti domiciliari con l’accusa di corruzione  sarà interrogato venerdì in Procura a Genova dal Gip dottssa Paola Faggioni.

Il primo, domani, a essere convocato per l’interrogatorio di garanzia è invece l’ex presidente dell’Autorità portuale e ad (sospeso) di Iren, Paolo Emilio Signorini, l’unico detenuto (a Marassi) di un’inchiesta che conta 25 indagati e che ha portato a dieci misure cautelari detenuto nel carcere di Marassi.

Sono infine previsti per la giornata di sabato gli interrogatori del capo di gabinetto del presidente Toti, Matteo Cozzani , quest’ultimo accusato pure di Mafia per un collegamento al Clan Cammarata e dell’imprenditore genovese Aldo Spinelli, entrambi ai domiciliari.

Le accuse:  “sistema di potere di favori e tangenti…..tra Regione e aziende private  Anche Mafia con il capo gabinetto Cozzani…”

Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti – l’imputato principale Giovanni Toti risulta intercettato già a partire dal 2021 e la richiesta di arresto è del dicembre scorso – esiste un sistema di potere fatto di favori e tangenti tra amministrazione pubblica (Regione e Autorità portuale) e aziende. Uno schema in cui il governatore, Signorini, l’imprenditore della logistica Aldo Spinelli – tratteggiato come lo ‘zar’ del porto in città – e Matteo Cozzani capo di gabinetto del governatore avrebbero un ruolo da protagonisti.

 Durante la campagna elettorale per le regionali del 2020 figure vicine alla comunità siciliana riesina (i gemelli Testa) avrebbero portato voti (almeno 400) in cambio della promessa di posti di lavoro e case popolari: meccanismo di cui, secondo i pm della Procura guidata da Nicola Piacente, Toti ne era già informato..

Tra le accuse, c’è anche quella che il governatore avrebbe accettato da Spinelli 74mila euro per “trovare una soluzione” per privatizzare la spiaggia di Punta Dell’Olmo e avrebbe facilitato la concessione di spazi portuali. A Toti – che trascorrerà i domiciliari nella casa di Ameglia – e Cozzani, viene contestato inoltre di avere accettato la promessa di Francesco Moncada, consigliere di amministrazione Esselunga (società estranea, ndr), di un finanziamento illecito attraverso il pagamento occulto della pubblicità per il voto del 2022 a fronte dell’impegno di sbloccare le pratiche per aprire due supermercati.

Il legale: “Toti  ha sempre perseguito l’interesse pubblico e non privato”

“Il giorno 10 maggio, alle ore 14, c’è l’interrogatorio di garanzia e successivamente vedremo come comportarci, nel frattempo stiamo esaminando ed esamineremo tutti gli atti processuali”, afferma l’avvocato Stefano Savi, difensore di Giovanni Toti.

“Il presidente – prosegue il legale – è ben determinato a esaminare e approfondire gli atti per presentare una difesa che spieghi come i fatti che sono richiamati negli atti” della procura di Genova “siano in realtà da interpretare differentemente alla luce della politica che ha sempre seguito lui e la Regione da lui guidata a tutela esclusivamente di interessi pubblici e non privati”, afferma Savi che difende il governatore ligure. “Interessi del territorio che sono stati perseguiti anche attraverso forme che hanno potuto indurre ad equivoci, ma che in realtà non hanno mai sconfinato in nulla di illecito“, conclude il difensore.

Pm indaga su altri  eventuali  finanziamenti a comitato Toti che “lui stesso richiede agli imprenditori”

Intanto la Procura di Genova indaga su altri imprenditori, non solo quelli i cui nomi compaiono tra gli indagati, che potrebbero aver finanziato la campagna elettorale di Toti, secondo quanto emerge nell’ordinanza cautelare di circa 650 pagine e nella ben più corposa richiesta della Procura, di oltre 1300 pagine. Il focus è sempre il mondo della logistica portuale e dei trasporti.

La dottssa Faggioni  spiega le esigenze cautelari per l’esponente di ‘Noi Moderati’ e la “sorprendente disinvoltura con cui Toti manifesta il proposito di ricorrere a richieste di denaro agli imprenditori, sfruttando la momentanea soddisfazione per gli obiettivi imprenditoriali realizzati anche in seguito al proprio intervento”. Ad esempio, in una conversazione all’indomani della proroga della concessione trentennale del Terminal Rinfuse, Toti esclama “va beh con l’anno nuovo bisogna fare il giro di tutti i grandi del porto…Aponte…Spinelli è abbastanza tranquillo se Signorini gli dà quel…”. E ancora più significativa “è l’emersione, dalle indagini di ulteriori vicende (ancora oggetto di approfondimenti investigativi) che hanno visto il coinvolgimento di ulteriori imprenditori e nelle quali, a fronte di richieste di interessamento per pratiche amministrative di loro interesse, sono seguite elargizioni di finanziamenti in favore del Comitato Toti”.

Arrestato in Spagna, a Pamplona, Sebastian Gutuman, catturando sfuggito all’operazione “Perseverant”da Reggio Calabria

illustrazioni stock, clip art, cartoni animati e icone di tendenza di concetto di liberazione con una colomba che scappa rompendo le catene, simbolo di prigione. - evasione dalla prigione

 

 Reggio Calabria – Pamplona (ES),

Sebastian Ionut Gutuman aveva trovato rifugio a Pamplona, la città spagnola famosa per la corsa dei tori, sfuggendo così all’operazione Perseverant, la retata del 29 febbraio scorso condotta dai Carabinieri del Comando Provinciale di Reggio Calabria che, coordinati dal Procuratore Emanuele Crescenti e dal Sostituto Procuratore Davide Lucisano della Procura di Palmi, avevano fatto luce sui flussi di droga fra i giovani della Piana di Gioia Tauro.

A dare avvio alle investigazioni dei militari dell’Arma, in quella occasione, era stata la denuncia sporta dal padre di una giovane assuntrice di sostanze stupefacenti che, vista la brutta china che stava prendendo la figlia, aveva deciso di deporre l’orgoglio di genitore e confidare la dipendenza della ragazza ai Carabinieri delle Stazioni di Taurianova e di San Martino di Taurianova. Gli approfondimenti successivi fatti dagli investigatori, avviati nel marzo del 2020 e conclusi anni dopo, accertavano i timori dell’uomo, riscontrando l’esistenza di un florido mercato della droga leggera e pesante, con base a Taurianova e ramificazioni a Rosarno, Platì e Gerocarne, dove avevano base i fornitori del narcotico.
Sottrattosi fortuitamente all’arresto e convinto di essere ormai fuori dal raggio di azione dei militari dell’Arma, il catturato e la sua famiglia conducevano a Pamplona una vita normale, in totale anonimato. Non immaginavano, distanti migliaia di chilometri dalla Calabria, di avere comunque il fiato dei Carabinieri sul collo. Già prima delle catture, infatti, gli investigatori erano riusciti a bucare il circuito di telefoni “citofoni” utilizzato dal Gutuman e dai suoi correi e ne monitoravano la quotidianità. Non è così sfuggito loro quando la madre dell’odierno arrestato, parlando con un parente, ha rivelato di aver lasciato l’Italia e di essere in Spagna.
Immediata l’attivazione del Servizio di Cooperazione Internazionale del Ministero dell’Interno, che, presi contatti con la controparte spagnola, ha permesso lo scambio di informazioni fra Carabinieri e i gendarmi della Guardia Civil. Ed è così che, in forza del Mandato di Arresto Europeo emesso dal Tribunale di Palmi, per il ricercato 23enne sono scattate le manette. Ritornato ora in Italia, attende il processo sottoposto a misura cautelare.
Con Gutuman, i Carabinieri hanno assicurato alla giustizia tutti gli indagati dell’operazione “Perseverant” colpiti da provvedimento restrittivo del GIP di Palmi.
Il procedimento è attualmente pendente in fase di indagini e l’effettiva responsabilità della persona destinataria della misura cautelare, in uno con la fondatezza delle ipotesi d’accusa mosse a suo carico, saranno vagliate nel corso del successivo processo. Non si escludono ulteriori sviluppi investigativi e probatori, anche in favore della persona sottoposta ad indagini.

 

 

Reggio Calabria , discariche abusive in strada. 16 avvisi di garanzia

 

Ambiente, 550 mila euro per la bonifica del sito 'Ex Sogeri' di Tollo -  DIRE.it

Archivi -Sud Libertà
 Reggio Calabria – Scilla 
I Carabinieri della Stazione di Scilla hanno portato a termine un’importante operazione di polizia ambientale attraverso un’indagine durata circa 4 mesi e conclusa con la notifica di 16 avvisi di garanzia nei confronti di uomini impiegati per la maggior parte nell’ambito del settore edile.
L’attività dei militari dell’Arma, sotto il coordinamento della Procura della Repubblica di Reggio Calabria, ha consentito di accertare come gli indagati alimentavano anche quotidianamente due discariche abusive site in località Solano Superiore del Comune di Scilla e in località Melia del Comune di San Roberto. Varie erano le tipologie di rifiuti sversati, tra materiale inerte, mobili, sanitari, nonché rifiuti speciali di vario tipo, anche pericolosi, tra cui batterie di automezzi. Prendersi cura di queste problematiche e vigilarvi sull’inquinamento ambientale è la sfida odierna dell’Arma dei Carabinieri a salvaguardia della popolazione locale con un’attenzione particolare alla salubrità dei centri cittadini. Trattandosi di provvedimento in fase di indagini preliminari, rimangono salve le successive determinazioni in fase dibattimentale.

-CORRUZIONE E MAFIA ANCHE AL NORD. IN STATO DI FERMO IL PRESIDENTE DELLA LIGURIA G.TOTI ACCUSATO DI CORRUZIONE “AGGRAVATA DALL’AGEVOLAZIONE MAFIOSA AL CLAN CAMMARATA……”

 

 

uomo d'affari mettendo busta di euro in tasca del giubbotto - corruzione foto e immagini stock

 

QUANDO  L’ATTRAZIONE DEL DENARO E DEL POTERE POSSONO ROVINARE L’INTERA VITA DI UNA PERSONA INTELLETTUALE

DI     R.  LANZA

Non solo la Sicilia ma corruzione e Mafia anche al Nord E le dimensioni del fenomeno sembrano molto vaste.Il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti è da oggi in stato di fermo nell’ambito di un’inchiesta della Procura di Genova condotta dalla Guardia di finanza. L’accusa per Toti è di corruzione. Misure cautelari anche per manager e imprenditori, tra i quali l’ad di Iren Paolo Emilio Signorini e l’imprenditore Aldo Spinelli. Fra gli arrestati anche Matteo Cozzani, capo di gabinetto di Toti

E’ stata un pò una sorpresa perchè Giovanni Toti il pubblico lo conosce anche come opinionista sociale a Mediaset in alcune trasmissioni vivaci ed aperte alle diverse forze sociali-politiche e giornalistiche.  I suoi interventi mostravano senso dell’  equilibrio, capacità di sintesi giornalistica e un pò tutti lo apprezzavano per le sue puntuali osservazioni. Supportate dalle conduttrici delle trasmissioni del dibattito serale.   Certo, non bisogna condannare fino al la sentenza del Giudicato, è vero, ma l’accusa della dottssa Faggioni è molto grave e pone in luce un perverso meccanismo corruttivo affiancato da quello mafioso con il supporto del Clan Cammarata, che darà certamente molto lavoro ai difensori dell’ex presidente G.Toti       Il potere -e il denaro- nella vita si possono rovesciare, e non sono tutto se è vero che in questo mondo dobbiamo ad un certo punto salutare tutti, amici e parenti cari

Minimizza-ovviamente, il suo avvocato Stefano Savi che  afferma che “non si parla di dimissioni, ma di sospensione dalla funzione”. Toti  avrebbe dovuto recarsi nel Ponente ligure per partecipare a una conferenza stampa a Ventimiglia con Flavio Briatore e il sindaco Flavio Di Muro per l’apertura del nuovo Twiga e a un’altra sulla sanità a Bordighera all’ospedale Saint-Charles. Toti, ha ripetuto Savi, “continuerà a lavorare. Come abbiamo potuto vedere fino a questo momento sono tutti fatti a cui possiamo dare una spiegazione nell’ambito di una legittima attività di amministrazione per l’interesse pubblico”.

Resta in ogni caso ‘ il segnale -molto chiaro- dopo quello recente della Sicilia con l’on Luca Sammartino, vicepresidente della Regione Sicilia, che la politica vera non esiste più da tempo e che ognuno pensa solo alle proprie cose.Vi sono le eccezioni ma rimangono tali e poche.  Questo spiega il fenomeno delle  astensioni della gente nelle consultazioni elettorali. E, a pensarci bene, anche se è un dovere votare, perdoni Toti e l’avv.Savi,  non hanno tutti i torti  se stanno a casa evitando il rischio di votare, cone dicono i provvedimenti giudiziari,  persone “corrotte e mafiose”  (r.l).

 

 

 

LA   CRONACA 

Per il Gip di Genova  dottssa  Paola Faggioni che ha firmato l’ordinanza   dalle condotte del governatore “traspare una evidente sistematicità del meccanismo corruttivo“. In particolare, in occasione e in concomitanza delle quattro competizioni politiche che si sono susseguite nell’arco temporale dell’indagine (circa 18 mesi) – elezioni amministrative di Savona (ottobre 2021), elezioni amministrative di Genova (giugno 2022) elezioni politiche nazionali (25 settembre 2022) ed elezioni amministrative di Ventimiglia e Sarzana (maggio 2023) “Toti, pressato dalla necessità di reperire fondi per affrontare la campagna elettorale, ha messo a disposizione la propria funzione, i propri poteri e il proprio ruolo, in favore di interessi privati, in cambio di finanziamenti, reiterando il meccanismo con diversi imprenditori (gli Spinelli e Moncada)”. In alcuni casi, si legge nell’ordinanza, “era lo stesso Toti, a chiedere esplicitamente il finanziamento, promettendo al privato comportamenti o provvedimenti a lui favorevoli o addirittura ricordandondogli ‘di aver fatto la sua parte’ e quindi di aspettarsi conseguentemente una “mano” in vista delle elezioni”.

Nel provvedimento di oltre 650 pagine, si specifica inoltre che l’arresto ai domiciliari si lega al pericolo di reiterazione del reato. In particolare nei confronti di Toti paiono ricorrere le esigenze cautelari per “il pericolo attuale e concreto che l’indagato commetta altri gravi reati della stessa specie di quelli per cui si procede e, in particolare, che possa reiterare, in occasione delle prossime elezioni, analoghe condotte corruttive, mettendo la propria funzione al servizio di interessi privati in cambio di utilità per sé o per altri”. “Tali esigenze cautelari sono desumibili, essenzialmente, dalle modalità stesse della condotta” e “dalla stessa sorprendente disinvoltura con cui Toti manifesta il proposito di ricorrere a richieste di denaro agli imprenditori, sfruttando la momentanea soddisfazione per gli obiettivi imprenditoriali realizzati anche in seguito al proprio intervento”.

Ma c’è di più:  il Gip dottssa Faggioni ha posto altri rilievi significativi:  “l’emersione, dalle indagini di ulteriori vicende (ancora oggetto di approfondimenti investigativi) che hanno visto il coinvolgimento di ulteriori imprenditori e nelle quali, a fronte di richieste di interessamento per pratiche amministrative di loro interesse, sono seguite elargizioni di finanziamenti in favore del Comitato Toti”. Ma il pericolo “traspare anche dalla stessa genesi delle condotte criminose contestate… mosse tutte evidentemente dal medesimo scopo di ottenere l’elezione o la rielezione, per il raggiungimento del quale è stata ‘svenduta’ la propria funzione e la propria attività in cambio di finanziamenti, abdicando in tal modo ai propri importanti doveri istituzionali”,,,,

Arrestati anche Matteo Cozzani,  Aldo Spinelli e altri ancora………

Arresti domiciliari anche per Matteo Cozzani, capo di gabinetto di Toti, accusato di corruzione elettorale aggravata dall’agevolazione mafiosa in particolare al clan Cammarata del Mandamento di Riesi. Eguale  accusa per Arturo Angelo Testa e Italo Maurizio Testa, rappresentanti della comunità riesina di Genova, per i quali è stato disposto l’obbligo di dimora nel Comune di Boltiere, e per Venanzio Maurici, per i quali il Gip ha disposto l’obbligo di firma.

In particolare, in occasione delle elezioni regionali del 20 e 21 settembre 2020 avrebbero promesso posti di lavoro e il cambio di un alloggio di edilizia popolare per convogliare i voti degli appartenenti alla comunità riesina di Genova (almeno 400 preferenze) e dei siciliani verso la lista ‘Cambiamo con Toti Presidente’, e verso l’indagato Stefano Anzalone ed alcuni altri candidati della lista. Venanzio Maurici, come elettore e referente ‘genovese’ del clan Cammarata del Mandamento di Riesi, in occasione delle regionali, per dare il proprio voto alla lista ‘Cambiamo con Toti Presidente’, avrebbe accettato la promessa di un posto di lavoro in favore del compagno convivente della figlia.

Misure anche nei confronti di Paolo Emilio Signorini   di Iren già presidente dell’Autorità di Sistema portuale del Mar Ligure Occidentale, in carcere con l’accusa di corruzione. Ai domiciliari anche Aldo Spinelli, imprenditore nel settore logistico ed immobiliare, accusato di corruzione nei confronti di Signorini e del presidente Toti.

Omicidi e associazione a delinquere di stampo mafioso. 14 misure cautelari-Vibo Valentia

 

67.800+ Mafia Foto stock, immagini e fotografie royalty-free ...

 

 – Vibo valentia,
Nella mattinata odierna, 6 maggio 2024, la Polizia di Stato e i Carabinieri hanno dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Catanzaro su richiesta della Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro, nei confronti di 14 soggetti sulla base della ritenuta sussistenza, di gravi indizi in ordine ai delitti, a vario titolo ipotizzati, nei loro confronti, rispettivamente di associazione a delinquere di stampo mafioso, omicidio e tentato omicidio, estorsione, porto e detenzione illegale di armi da fuoco e altri delitti i quali per la maggior parte sono aggravati dal metodo mafioso (art. 416 bis. n.1 c.p.), ed altri gravi reati.
L’attività è condotta dai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Vibo Valentia e dello Squadrone Eliportato “Cacciatori” di Calabria, dalla Sezione Investigativa del Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato di Catanzaro e dalle Squadre Mobili delle Questure di Vibo Valentia e Catanzaro, supportati, in fase esecutiva, da personale della S.I.S.C.O. di Milano, Roma e L’Aquila, di diversi equipaggi del Reparto Prevenzione Crimine, di unità cinofile della Questura di Vibo Valentia, del V Reparto Volo della Polizia di Stato.
La misura cautelare scaturisce da due distinte attività investigative, condotte, rispettivamente, dall’Arma dei Carabinieri e dalla Polizia di Stato, coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro, poi riunite in un’unica indagine per la concordanza di risultanze in ordine al contesto criminale di riferimento e riguarda, oltre che alcune vicende estorsive, un caso di lupara bianca risalente all’anno 2008 e tre omicidi commessi a cavallo tra il 2010 e il 2013, negli anni della cruenta guerra di Ndrangheta che ha visto contrapposti, da un lato, i clan MANCUSO e PATANIA e dall’altro, le cosche alleate dei TRIPODI e dei PISCOPISANI.
L’attività di indagine si è sviluppata mediante l’analisi e la messa a sistema delle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia rese nel tempo, confrontate con le evidenze investigative emerse in pregresse vicende giudiziarie relative all’operatività, nelle zone marine della città di Vibo Valentia, di un’organizzazione criminale di tipo ‘ndranghetistico, con la ricostruzione dei ruoli dei presunti associati, nonché i vari ambiti di operatività e le plurime attività illecite ed in particolare la gestione delle attività estorsive commesse in danno ad imprenditori nel periodo compreso nella prima decade degli anni 2000.
 Attraverso le plurime fonti investigative (intercettazione, analisi dei tabulati telefonici e del traffico delle celle, servizi di osservazione sul territorio, fonti dichiarative), è stata ricostruita a livello indiziario e cautelare (il procedimento pende nella fase delle indagini preliminari e necessita della successiva verifica processuale nel contraddittorio con la difesa), la dinamica e la causale dei predetti omicidi. In particolare, relativamente alla scomparsa per lupara bianca di Massimo Stanganello, avvenuto nel 2008 è stato ricostruito il movente, maturato nel contesto della consorteria di ‘ndrangheta dei Piscopisani, e sono stati interessati dalla misura cautelare i presunti esecutori materiali.
Nell’ambito della indagine sono state ricostruite tre vicende di omicidi maturate nell’ambito dei contrasti tra i c.d. Piscopisani e i Tripodi e l’articolazione di ‘ndrangheta riconducibile a Pantaleone Mancuso cl. 61, alias “Scarpuni”, con riferimento al controllo criminale dell’area di Vibo Marina. In particolare, è stata ricostruita, sul piano indiziario, la causale, con riguardo all’omicidio di Michele Palumbo, vittima di un agguato compiuto sotto casa alle porte di Vibo Marina nel 2010, in quanto ritenuto il riferimento di Pantaleone Mancuso cl. 61 alias “Sacrupini” e, quindi, un freno alle mire espansionistiche del gruppo criminale dei c.d. Piscopio e dei Tripodi, e con riguardo all’omicidio di Mario Longo, assassinato a Portosalvo (frazione di Vibo) nel 2012, in quanto considerato dal gruppo criminale dei c.d. Piscopisani, un informatore dei Patania e un confidente delle Forze dell’Ordine. Infine, con riguardo all’omicidio di Davide Fortuna, ritenuto organico agli stessi Piscopisani, ucciso in spiaggia nel luglio del 2012 davanti ai bagnanti, e per il quali erano già stati individuati gli autori materiali, da un gruppo di fuoco assoldato dal clan Patania di Stefanaconi, sono attinti dalla misura eseguita in data odierna, i presunti mandanti e organizzatori riconducibili al Patania di Stefanaconi e al clan riferibile a Mancuso Pantaleone cl. 61 alias “Scarpuni”. Il procedimento per le fattispecie di reato ipotizzate è attualmente nella fase delle indagini preliminari. 

Ragusa: nuovo scacco allo spaccio di droga. Carabinieri arrestano altre 9 persone

Foto gratuita vittoria morta dell'edulcorante xilitol

 

Ragusa,
 È scattata alle prime ore di questa mattina, lunedì 6 maggio, la nuova operazione dei Carabinieri della Compagnia di Ragusa che, a pochi giorni di distanza dalla precedente che lo scorso 19 aprile che aveva portato all’arresto di 5 persone, stamane ha disarticolato un’altra rete di spacciatori operanti tanto nel capoluogo quanto nella provincia iblea. Il GIP del Tribunale di Ragusa su proposta della Procura Iblea ha emesso ordinanza di custodia cautelare nei confronti di altre 9 persone, eseguite questa mattina dai militari dell’Arma con il supporto del Nucleo Carabinieri Cinofili di Nicolosi. Per 2 cittadini è scattata la misura dell’obbligo di dimora nel comune di residenza.
Gli indagati dovranno tutti rispondere, a vario titolo, del reato di “detenzione a fini di spaccio di sostanze stupefacenti” e uno di essi anche dell’ipotesi di reato di “estorsione”. Inoltre, alcuni di essi dovranno rispondere anche delle aggravanti dello spaccio nei confronti di minorenni e nei pressi di istituti scolastici, nonché del concorso e della recidiva specifica infra-quinquennale.
Durante le indagini, che si sono sviluppate parallelamente a quelle che hanno portato agli arresti scattati lo scorso aprile, i militari del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Ragusa hanno potuto documentare numerose cessioni di sostanza stupefacente, di tipo marijuana, hashish e cocaina, avvenute tutte nel centro storico del capoluogo ibleo. Anche in questo caso l’attività info-operativa corroborata da indagini di natura tecnica ha consentito la ricostruzione dei movimenti e del modus operandi adottato dai pusher, analoghe rispetto alle ultime ricostruzioni investigative, con cessioni a domicilio od in località isolate, lontane da occhi indiscreti. A conferma ulteriore della fiorente attività di spaccio da parte della consolidata rete costituita dagli indagati ed in virtù delle numerose perquisizioni che i militari dell’Arma hanno cristallizzato, nel corso degli ultimi mesi, il contesto criminale, sono stati eseguiti tre arresti in flagranza di reato, nonché diversi sequestri di stupefacenti e materiale atto al confezionamento della sostanza, per un valore stimato oltre 30 mila €.
La Procura della Repubblica Iblea, condividendone appieno le risultanze investigative prodotte dai Carabinieri, ha richiesto al Giudice delle Indagini Preliminari del Tribunale di Ragusa l’emissione delle misure cautelari personali eseguite stamane dai Carabinieri di Ragusa. L’articolata attività d’investigazione ha consentito altresì di deferire in stato di libertà ulteriori 5 persone per i medesimi reati, appurando un totale di oltre 330 cessioni di sostanza stupefacente, e di identificare più di 68 acquirenti.