Arresti a Catania per la rapina dell’incasso del parcheggio dell’ospedale S.Marco

 

Azienda Ospedaliero Universitaria Policlinico "G.Rodolico ...

Archivi -Sud Libertà   – Ospedale S.Marco di Catania

 

 

Cinque persone sono state poste in stato di fermo dalla Squadra Mobile di Catania al termine di una inchiesta della Procura locale  sulla rapina dell’incasso del parcheggio dell’ospedale San Marco e sull’introduzione nel carcere di Piazza Lanza di droga e telefoni per un detenuto.

I provvedimenti firmati dal Gip del Tribunale di Catania  sono stati notificati ad un 43 enne, un 53enne, due 59enni e un 66enne, tutti accusati a vario titolo di rapina aggravata, furti in abitazione e all’interno di autovetture nonché di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti.

Truffe ad anziani: 17 arresti nella Capitale,episodi frequenti anche in altre regioni, come la Sicilia, la Campania, scoperto anche un manuale d’istruzione

Foto gratuita vista frontale di un senzatetto con la canna da zucchero

 

Roma,

Dalle prime luci dell’alba, su delega della Procura della Repubblica di Roma, i Carabinieri del Comando Provinciale di Roma, nella provincia di Napoli, supportati dai comandi dell’Arma territorialmente competenti, hanno dato esecuzione a un’ordinanza che dispone misure cautelari, emessa dal Gip del Tribunale di Roma, nei confronti di 17 persone (7 in carcere e 10 agli arresti domiciliari), di cui 13 gravemente indiziate di appartenere a un sodalizio criminale (art. 416 c.p.) dedito a “truffe” e “estorsioni” in danno di anziani e gli altri 4 di avere avuto un ruolo nell’esecuzione dei colpi.

Come riscontro, nel corso dell’attività di indagine, i Carabinieri hanno inoltre eseguito 10 arresti, in flagranza di reato, per truffe consumate a Roma in danno di anziani, con contestuale recupero e restituzione della refurtiva.

Le indagini dei Carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia di Roma Trionfale, sotto la direzione della Procura della Repubblica di Roma, gruppo reati gravi contro il patrimonio e gli stupefacenti, hanno consentito di raccogliere gravi elementi indiziari in ordine all’esistenza di un’associazione per delinquere avente sede a Napoli e capeggiata dai membri di una specifica famiglia, dedita alla commissione di una serie indeterminata di reati (per lo più truffe e talvolta estorsioni) in danno di persone anziane dimoranti in Roma e nel Lazio, ma anche in altre regioni italiane, raccogliendo gravi indizi di colpevolezza a carico degli indagati in ordine a 80 episodi consumati nelle province di Roma, Napoli, Latina e Viterbo, nell’arco temporale tra il 13.09.2022 e 20.03.2023.

Fingendosi impiegato delle poste, assicuratore, avvocato o carabiniere, il “telefonista” diceva che un familiare doveva saldare il debito per ritirare un pacco o che aveva provocato un incidente stradale, che l’assicurazione era scaduta e che, per “sistemare” le cose, era necessario consegnare denaro o gioielli. In seguito un complice passava a prelevarli a casa delle vittime, che solo ore dopo, parlando con il figlio o il nipote in questione, scoprivano il raggiro.

Le indagini dei Carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia di Roma Trionfale hanno consentito di raccogliere elementi indiziari in ordine al ruolo di tutti gli indagati che in varie batterie composte da due persone, partivano tutti i giorni da Napoli con auto prese a noleggio. Le vittime venivano scelte casualmente tramite ricerche fatte in internet o sulle pagine bianche, contattate da “telefonisti” e poi raggiunte da “corrieri”.

Nel corso delle perquisizioni, tuttora in corso, i Carabinieri hanno rinvenuto anche un manuale di istruzione con una dettagliata descrizione delle cose che il telefonista doveva dire alle vittime per compiere le truffe oltre a denaro contante, centinaia di schede telefoniche, decine di telefoni cellulari e un grosso quantitativo di gioielli.

Si precisa che il procedimento è nella fase delle indagini preliminari, per cui gli indagati sono da ritenersi innocenti fino ad eventuale sentenza definitiva.

Associazione di tipo mafioso ed estorsione: 10 persone arrestate in Sicilia

Bernardo Provenzano

Archivi -Sud Libertà

 – Caltanissetta,

Questa mattina il Nucleo Investigativo di Caltanissetta ha dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare, emessa nel corso delle indagini preliminari dal G.I.P. di Caltanissetta su richiesta della locale D.D.A., nei confronti di 10 soggetti (tutti italiani, 1 dei quali allo stato risulta irreperibile e attivamente ricercato), indagati per il reato di associazione di tipo mafioso, estorsione aggravata dal metodo mafioso e dalla disponibilità di armi, detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti in concorso.

L’indagine è stata avviata nel mese di ottobre 2022 al fine di poter monitorare i rapporti di frequentazione di Angelo Schillaci dopo la sua scarcerazione, avendo scontato la condanna per il reato di associazione mafiosa. Gli indagati, la maggior parte dei quali presunti appartenenti alla famiglia mafiosa di Campofranco, si  apprende – erano intenti    alla riorganizzazione del sodalizio criminale, con un particolare interesse al reperimento di armi e alla costituzione di una “cassa comune” attraverso i proventi illeciti delle estorsioni e dello spaccio di sostanze stupefacenti.

Accertati quattro tentativi di estorsione ai danni di alcune ditte impegnate in lavori di rifacimento di opere pubbliche nei comuni di Campofranco e Milena (anche attraverso il compimento di atti intimidatori) e di un operatore commerciale di Campofranco, nonché tre estorsioni consumate in danno di imprenditori ed operatori commerciali.

L’ATTUALE  STRUTTURA DEL SODALIZIO

Le indagini hanno permesso di delineare l’attuale struttura di tale sodalizio, di identificare l’attuale capo, e di accertare rapporti di collaborazione con soggetti di Milena e della provincia di Agrigento, funzionali al perseguimento del programma criminoso delineato immediatamente dopo la scarcerazione di Schillaci.

 

Incendi: appicca un rogo in aree boschive,fino ad incendiare macchia mediterranea di oltre 15.000 mq . Arrestato il pastore, rischia 15 anni di reclusione

uomo che sputa fuoco

Archivi -Sud Libertà   (Immagine di Uomo che lancia fuoco dalla bocca)

 

Palermo – Ciminna 

I Carabinieri della Stazione di Ciminna hanno arrestato un pastore, 24enne del luogo, per “Incendio Boschivo”. Nel corso di un servizio di controllo del territorio, l’equipaggio ha notato del fumo alzarsi da un’area collinare. Utilizzando un binocolo, i militari sono riusciti ad individuare i movimenti di un pastore della zona che si spostava appiccando il fuoco in più punti, fino ad incendiare una porzione di macchia mediterranea di oltre 15.000 mq.

L’incendio è stato domato dalla Protezione Civile e il presunto responsabile del gesto, grazie al rapido intervento dei militari, immediatamente identificato. L’indagato, per il quale è conseguito l’arresto, rischia adesso in caso di condanna una pena detentiva fino a 15 anni di reclusione.

È doveroso rilevare- comunica il Comando Carabinieri-  che l’odierno indagato è, allo stato, solamente indiziato di delitto, seppur gravemente, e che la sua posizione verrà vagliata dall’Autorità Giudiziaria nel corso dell’intero iter processuale e definita solo a seguito dell’eventuale emissione di una sentenza di condanna passata in giudicato, in ossequio al principio costituzionale della presunzione di non colpevolezza.

Truffa Fondi UE: sequestrati beni per 441mila euro in Sicilia Due fratelli percepivano indebitamente contributi pubblici

 

Foto monete in euro (eur), valuta dell'unione europea sulla bandiera dell'europa

 

 

Messina,

Il Reparto Carabinieri Tutela Agroalimentare di Messina ha eseguito un Decreto emesso dall’Ufficio del Giudice per le Indagini Preliminari presso il Tribunale di Catania su richiesta della Procura Europea Ufficio dei Procuratori Europei delegati per la Sicilia con sede in Palermo che ha disposto il sequestro preventivo di denaro e disponibilità finanziarie o, anche per equivalente, di altri beni o utilità per oltre 441mila euro, a carico di tre soggetti riconducibili, a vario titolo, ad una ditta individuale operante nella provincia di Catania.
Il provvedimento è scaturito da un’attività d’indagine, svolta d’iniziativa dai Carabinieri del Reparto Tutela Agroalimentare di Messina, che ha permesso di individuare la presunta truffa, ordita ai danni della Unione Europea, perpetrata dalla ditta in questione, la quale, dopo essersi aggiudicata la gara per l’esecuzione di un servizio di “sfalcio d’erba” nel sedime aeroportuale militare di Sigonella1, ha richiesto contributi europei portando surrettiziamente a fondamento del possesso titolato delle aree (si tratta di una superficie di 368,76,13 ettari ricadenti tra le provincie di Siracusa e Catania), il contratto stipulato per lo svolgimento del servizio.
Nello specifico, i presunti autori del reato hanno approfittato di un’apparente ambiguità della parola “concessione” al fine di legittimare il possesso titolato dell’area, seppur, nell’ipotesi investigativa, In quanto vincitrice di specifico appalto presso la Base dell’Aereonautica Militare di Sigonella. pienamente consapevoli, poiché evidente dagli atti in possesso della stessa ditta, che la concessione dei terreni demaniali fosse a vantaggio dell’Aeronautica Militare per fini istituzionali e nel caso di specie fosse legittimato solo il servizio di sfalcio d’erba e non lo svolgimento di attività agricole oggetto di possibile finanziamento comunitario.
Si tratta di due fratelli, un ex responsabile di sede CAA (Centro Assistenza Agricola) e il titolare dell’impresa individuale, coadiuvati dalla convivente di quest’ultimo (operatrice del CAA), e dunque deputata al controllo circa la veridicità di quanto oggetto di dichiarazioni dell’istante, la cui fattiva collaborazione ha permesso di indurre in errore l’AGEA (Agenzia per le Erogazioni in Agricoltura), percependo indebitamente, per le campagne agricole dal 2020 al 2023, contributi pubblici destinati al comparto agricolo per complessivi euro 375.452,57.
I militari della Benemerita, inoltre, hanno accertato come la presunta truffa fosse stata strumentale anche all’assegnazione di ben 317 titoli di pagamento2 (del complessivo valore di euro 65.726,76) che, a partire dall’anno 2020, sono stati conferiti dall’AGEA alla predetta impresa individuale.
L’operazione-comunica il Comando – testimonia il lavoro dei Carabinieri per la Tutela Agroalimentare impegnati su tutto il territorio nazionale nella lotta alle truffe in danno ai bilanci dello Stato e dell’Unione Europea. Essa rappresenta, inoltre, l’esito dell’efficace azione di contrasto posta in essere dalla Procura Europea, mediante un’incisiva ed efficace azione di coordinamento delle indagini che ha portato all’adozione del provvedimento volto sia ad impedire la prosecuzione dell’attività delittuosa, sia a consentire il recupero delle indebite somme percepite dagli indagati. Nei confronti delle persone coinvolte vige la presunzione di non colpevolezza e le ipotesi accusatorie dovranno essere verificate in sede processuale.

Operazione “ALBANA”. 15 arresti per associazione a delinquere finalizzata alla produzione e al traffico di sostanze stupefacenti aggravata dal possesso di armi

 

Attestazione per sostanze non sottoposte alla disciplina della 309/90

 

Caltanissetta

 I Carabinieri del ROS, coadiuvati nella fase operativa da personale dei Comandi Provinciali Carabinieri di Enna, Caltanissetta, Catania e Brescia, hanno dato ieri esecuzione ad una ordinanza di custodia cautelare emessa nel corso delle indagini preliminari dal GIP del Tribunale di Caltanissetta – su richiesta della Procura della Repubblica Direzione Distrettuale Antimafia – nei confronti di 15 persone, gravemente indiziati di associazione per delinquere finalizzata alla produzione e al traffico di sostanze stupefacenti del tipo marijuana e hashish aggravata dalla disponibilità di armi.

Tra di essi tre sono indagati anche per il reato di intestazione fittizia di beni al fine di eludere la normativa sulle misure di prevenzione, mentre uno dei tre per un ulteriore reato riferito ad un’autonoma disponibilità di armi e munizioni.

L’ordinanza cautelare è stata eseguita altresì nei confronti di altri due soggetti, gravemente indiziati unicamente del delitto di cui all’art. 73 d.p.r. 309/90.

Gli indagati sono tutti destinatari della misura cautelare in carcere, tranne due soggetti, sottoposti agli arresti domiciliari con braccialetto elettronico.

Nel medesimo contesto investigativo, la Procura della Repubblica DDA di Caltanissetta ha emesso decreti di perquisizione da effettuarsi in Germania tramite Ordine di Indagine Europeo a carico di due soggetti, residenti a Colonia ed eseguiti dalla Polizia Criminale di Colonia e BKA con la presenza anche di personale del ROS nell’ambito di un’avviata cooperazione internazionale sotto egida EUROPOL. Le attività sono state supportate dalla Rete @ON finanziata dalla Commissione Ue.

L’indagine è la naturale prosecuzione dell‘ incessante impegno della Procura della Repubblica di Caltanissetta e ROS nel contrasto alla criminalità organizzata e mafiosa della provincia di Enna.

In tale contesto sono state svolte mirate investigazioni volte a riscontrare l’esistenza di un articolato traffico di sostanze stupefacenti provenienti dalla Germania e dirette a Barrafranca, gestito da soggetti barresi emigrati in Germania. In questo contesto, il 4 dicembre 2021 il  figlio di uno degli indagati in custodia cautelare veniva arrestato in Baviera proveniente da Colonia e diretto in Sicilia, poiché trovato in possesso di 300 grammi di cocaina. In particolare risaltava che tale figlio manteneva rapporti con l’Italia anche attraverso l’utilizzo di apparati telefonici criptati di cui è stato utilizzatore prima del suo arresto.

Gli approfondimenti investigativi sviluppati attraverso i canali di cooperazione di polizia (EUROPOL) e giudiziaria (EUROJUST) facevano emergere una perdurante stabilità di rapporti tra la comunità di Barrafranca dimorante a Colonia, tra cui spiccano anche soggetti già condannati in via definitiva per associazione mafiosa, e soggetti italiani dediti al traffico di sostanze stupefacenti.

Secondo l’ordinanza del GIP l’ampia piattaforma delle intercettazioni, sostenuta da innumerevoli servizi di osservazione, controllo e pedinamento, forniva gravi indizi circa il collegamento di due degli indagati con posizioni di rilievo con elementi legati alla criminalità organizzata di Catania “Ognina-Picanello”.

Con la collaborazione  di un nutrito gruppo di catanesi e con la complicità di una insospettabile intera famiglia di Barrafranca, sarebbe stata approntata una grossa piantagione di Cannabis Indica in serra, con annessa raffineria, per la produzione di Marijuana e Hashish, stupefacente che, il 25 novembre 2022, veniva scoperto e sequestrato insieme ad un ingente numero di armi e munizioni clandestine.

Le attività d’indagine contestuali e successive hanno quindi consentito di delineare l’esistenza di un sodalizio criminale dedito alla produzione, lavorazione e distribuzione interprovinciale della sostanza stupefacente, che aveva la disponibilità di numerose armi oggetto di sequestro.

Nel corso delle indagini, sono infatti state rinvenute numerose armi e munizioni clandestine come di seguito indicate:

  • -n. 1 fucile doppietta a canne mozze con calciolo modificato calibro 12, marca Gamba modello Royal, con matricola abrasa;
  • -n. 1 pistola calibro 9 marca Star-Sa, fabbricazione spagnola, con matricola abrasa; -n. 1 pistola senza marca, calibro 9, con matricola abrasa; -n. 1 pistola marca Beretta modello 70, calibro 7,65, con matricola abrasa;
  • -n. 1 revolver marca Trada calibro 38, con matricola abrasa; -n. 1 pistola modello Luger marca Fab 1516, con matricola abrasa; -n. 1 carabina marca Winchester calibro 22 RL modello 250 avente matricola n. 207026815, non censita in banca dati FF.P.; -n. 1 carabina ad aria compressa marca Diana di fabbricazione tedesca modello F134T05 Classic, calibro 4,5 e matricola n. 01435201; -n. 3143 cartucce vario calibro;
  • ingente quantitativo di bossoli, ogive e polvere pirica con altro materiale per il confezionamento di munizionamento di vario calibro.

 

 

Palermo, 26 arresti -indagine dell’Antimafia- per lo smercio di cocaina e hashish nel quartiere Sperone di Brancaccio

squadra mobile

 

Sono accusate di associazione per delinquere finalizzata al traffico e spaccio di sostanze stupefacenti, aggravata dal metodo mafioso, le 26 persone arrestate dai poliziotti della Squadra mobile di Palermo al termine di un’indagine coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia.

L’attività investigativa della Mobile, svolta in collaborazione con il Servizio centrale operativo della Polizia di Stato, ha fatto luce sull’organizzazione del gruppo criminale e di ricostruire la filiera dello smercio di cocaina e hashish a Palermo, nel quartiere Sperone di Brancaccio.

Nell’indagine sono stati impiegati poliziotti “undercover”, che si sono infiltrati tra gli appartenenti all’associazione criminale, stabilendo contatti diretti con i leader del gruppo. Dall’indagine sono emersi anche gli interessi di Cosa nostra sulla distribuzione dei guadagni provenienti dall’attività illecita.

L’attività di spaccio avveniva ininterrottamente nell’arco delle 24 ore, ed era organizzata con regolari turni di “lavoro” di pusher e vedette.

Alle fasi esecutive dell’operazione hanno partecipato i Reparti speciali, il Reparto prevenzione crimine, alcune Unità cinofile e il Reparto volo, che hanno eseguito anche numerose perquisizioni nei confronti di altri indagati.

Sequestrate oltre 14 tonnellate di tonno rosso perchè privo dei documenti di tracciabilità Sanzioni e verbali

 Maxi sequestro della Guardia Costiera: 14 tonnellate di tonno rosso e 16 mila euro di sanzioni

 

Un sequestro importante di oltre 14 tonnellate di tonno rosso è stato disposto da ‘ispettori pesca’ delle Capitanerie di porto di Catania e Siracusa durante un’operazione di controllo per il rispetto delle norme nazionali e comunitarie, a tutela della risorsa ittica e della legalità sulla tracciabilità del pescato, in esecuzione di direttive del ministero dell’Agricoltura, della Sovranità̀ alimentare e delle Foreste.
    Durante un’ attività di monitoraggio delle unità da pesca, tramite i sistemi satellitari, è stato identificato un peschereccio italiano a circa 30 miglia dalla costa Siracusano che è stato intercettato dall’equipaggio di una motovedetta salpata da Portopalo di Capo Passero e scortato in porto.
    Durante una perquisizione sono stati trovati nelle celle frigo 19 esemplari di tonno rosso, per un peso equivalente pari a 3.084 chilogrammi, catturati irregolarmente, perché l’unità da pesca è risultata sprovvista della quota di cattura.Sotto il coordinamento della sala operativa della Capitanerie di porto di Siracusa, la motovedetta CP 763, partita da Portopalo di Capo Passero, ha intercettato il peschereccio, riscontrando l’illegale detenzione a bordo di tonno rosso.

Nei confronti del comandante è stata inflitta una sanzione amministrativa di 2.666,70 euro, e conseguente elevazione di verbale a punti nei confronti dello stesso e della licenza di pesca.

    Inoltre, nella provincia di Catania sono stati intercettai dai militari della Guardia costiera etnea due veicoli isotermici con a bordo 19 esemplari di tonno rosso, mentre nella provincia di Siracusa sono stati bloccati tre furgoni con a bordo 32 esemplari di tonno rosso, per un complessivo di circa 11 tonnellate di prodotto ittico.

L’ingente quantitativo, destinato alla commercializzazione senza la prevista documentazione di tracciabilità, è stato sequestrato, in attesa di esami di laboratorio da parte del personale delle competenti Asp, al fine di attestarne i livelli di istamina propedeutici, per un eventuale conferimento a enti di beneficenza. I conducenti dei furgoni isotermici sono stati sanzionati per un importo totale di euro 13.333 euro. Infine, sono state condotte altre attività di controllo sulla commercializzazione del tonno rosso nei centri di distribuzione all’ingrosso: dalle verifiche esperite all’interno di un esercizio commerciale della provincia di Catania sono stati rinvenuti circa 400Kg di prodotto ittico privo della prevista documentazione attestante la tracciabilità e l’etichettatura. Al trasgressore è stato elevato verbale amministrativo di 1.500 euro e la merce, quasi tutta in vasetti sott’olio, ritenuta non idonea al consumo umano dai veterinari dell’Asp di Catania, è stata avviata allo smaltimento con spese a carico del contravventore.

Una baby banda aggredisce quattro giovani in via Cavour a Palermo Per l’identificazione degli autori -e lo stato di fermo- la Questura analizza le telecamere

 

Una baby banda ha inseguito e picchiato tra sabato 18 e domenica 19 maggio -quattro giovani tra i 17 e i 27 anni    in via Cavour, a Palermo, nel marciapiede davanti alla sede della prefettura.

Scontri e aggressioni, nonostante le serrate attività di controllo delle forze dell’ordine per arginare il fenomeno della movida violenta.

La baby gang ha preso di mira a soprattutto su due fratelli di 17 e 27 anni. Il più grande è ferito e  trasportato  all’ospedale Buccheri La Ferla per eseguire i controlli e le medicazioni. Il fratello minore ha riportato escoriazioni al volto e al collo.

Un terzo amico è stato preso a calci e pugni. Gli aggressori dopo il pestaggio sono fuggiti in direzione del quartiere Borgo Vecchio. Le indagini sono condotte dalla squadra mobile della questura, che sta controllando in maniera analitica  le immagini delle numerose videocamere della zona.

Rifiuti: maxioperazione contro forme di illeciti nel settore dello stoccaggio e smaltimento- In Sicilia controllati 14 siti, 7 denunciati per numerose irregolarità

 

Si è conclusa una maxioperazione a livello nazionale per il contrasto allo stoccaggio illecito e allo smaltimento dei rifiuti condotta, nell’arco di tre giorni, dai poliziotti delle Squadre mobili e da quelli delle Sezioni Investigative del Servizio Centrale Operativo (Sisco) della Direzione Centrale Anticrimine della Polizia di Stato.

L’obiettivo era accertare e sanzionare le molteplici forme di illeciti nel delicato settore della tutela ambientale. L’attività è stata coordinata dallo Sco (Servizio centrale operativo) in 33 province italiane con il supporto specialistico delle Agenzie regionali per la protezione Ambientale e della polizia stradale

In alcune province sono state coinvolte anche le strutture e gli operatori del Corpo nazionale della Capitaneria di Porto.

operazione rifiuti illeciti

 

 

Nel corso dell’operazione sono state sottoposte a controllo 168aree sospettate di essere adibite allo stoccaggio illecito e conservazione dei rifiuti, 40delle quali sono state sequestrate.

Le persone identificate sono state 1763 e di queste 103sono state denunciate in stato di libertà per reati connessi all’illecita gestione dei rifiuti. Due invece sono state le persone arrestate in flagranza di reato e 85 le violazioni amministrative contestate, per un importo superiore ai 200 milaeuro.

L’attività rientra nell’azione di prevenzione e monitoraggio condotta dalla Polizia di Stato in un settore che da decenni rappresenta una fonte di profitto illecito anche per le organizzazioni criminali. L’espansione dei “crimini ambientali”, infatti, oltre che procurare facili guadagni ai criminali, danneggia anche il territorio e mette costantemente a rischio la salute dei cittadini.

 

Nella provincia di Reggio Calabria sono state sequestrate 6 aree dove sono emerse irregolarità connesse all’utilizzo di forni di verniciatura. In provincia di Vibo Valentia è stata sequestrata un’area adibita al commercio al dettaglio di parti e accessori di autoveicoli, denunciato il titolare per i reati di abbandono di rifiuti e gestione non autorizzata di tale attività.

operazione rifiuti illeciti

 

In provincia di Roma  è stata controllata e sequestrata un’area privata di oltre 6000 mq utilizzata come deposito di rifiuti speciali e pericolosi. All’interno del sito sono stati trovati diversi cittadini stranieri intenti a svolgere mansioni per lo stoccaggio dei rifiuti.

A Latina, all’interno di una fabbrica dismessa, gli agenti hanno accertato la presenza di grosse quantità di rifiuti solidi urbani, lastre in fibrocemento contenente amianto e apparecchi elettronici di vario genere.

In Sicilia, nella provincia di Siracusa, sono stati controllati 14 siti adibiti allo smaltimento dei rifiuti, 7 dei quali sono stati sequestrati per le numerose irregolarità accertate. Nella provincia di Caltanissetta, invece, sono state sequestrate 4 aree per la presenza di rifiuti in stato di abbandono, nonché di materiale eternite ferroso. Durante le operazioni sono state denunciate 7 persone per deposito incontrollato. In provincia di Trapani è stata arrestata una persona colta in flagranza di reato per la gestione non autorizzata di rifiuti e combustione illecita di rifiuti e nel corso delle attività sono state anche denunciate 5 persone per abbandono di rifiuti e inquinamento ambientale.

operazione rifiuti illeciti

 

In Campania, in particolare nella provincia di Avellino, sono state denunciate 4 persone per diverse violazioni del testo unico ambientale. ABenevento sono state sequestrate 3 aree adibite allo smaltimento di rifiuti e sono stati denunciati i rispettivi titolari per abbandono di rifiuti, gestione di rifiuti in mancanza delle prescritte autorizzazioni e inquinamento ambientale.

Invece, nella provincia di Caserta sono state sequestrate 3 aree e denunciate 4 persone per esercizio di attività di autoriparazione in assenza di autorizzazione, inquinamento ambientale, esercizio non autorizzato di attività ad elevato impatto ambientale e ricettazione.

In Puglia sono stati riscontrati illeciti sia nella provincia di Foggia che in quella di Taranto.
Nella prima sono state controllate 12 aree, sequestrati 6 locali utilizzati come rimessa di autovetture e nel corso delle attività sono state denunciate 4 persone per gestione non autorizzata di rifiuti e riciclaggio. Nella seconda sono state sequestrate 4 aree e sono state denunciate 12 persone per abbandono di rifiuti e gestione non autorizzata di tale attività. Nel corso delle attività è stata arrestata anche una persona in flagranza per detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti.

Nella provincia di Rovigo, infine, è stata controllata e sequestrata una ditta di demolizioni nell’area del delta del Po ed è stato denunciato il titolare per i reati previsti dal testo unico ambientale. Inoltre, sono state elevate sanzioni amministrative per circa 7 mila e 500 euro.