Operazione antimafia “Lua Mater” in Sicilia con 13 arresti, colpo ai clan di Pietraperzia e Regalbuto: sequestrato un’imponente arsenale

 

 

 

Enna,

Conferenza stampa oggi alle ore 11.   Operazione  “Lua Mater “Una vasta operazione antimafia condotta dalla polizia di Stato, denominata  infatti   “Lua Mater», è ancora in corso nella provincia di Enna con l’esecuzione di due distinte ordinanze di custodia cautelare nei confronti di 13 persone. Gli indagati devono rispondere, a vario titolo, di associazione per delinquere di stampo mafioso, favoreggiamento personale aggravato, detenzione e porto abusivo di armi comuni, armi clandestine e da guerra. Le misure cautelari sono state eseguite nei confronti di esponenti delle famiglie mafiose di Pietraperzia e Regalbuto.

L’inchiesta, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia della procura di Caltanissetta, ha condotto alla luce  due imponenti arsenali nella disponibilità di Cosa nostra. Le indagini, coordinate dal Servizio centrale operativo, la sezione investigativa di Caltanissetta del Sisco, la squadra mobile di Enna e il commissariato di di Leonforte hanno consentito di rinvenire e sequestrare una quantità di armi notevole, 8 fucili, 3 mitragliatori e 9 pistole, nonché il relativo munizionamento.

All’operazione, che si è svolta in collaborazione con il personale delle squadre mobili e degli uffici di polizia di diverse città, hanno partecipato 180 operatori della polizia di Stato che hanno eseguito le misure cautelari ed effettuato numerose perquisizioni.

Ulteriori dettagli saranno forniti nel corso della conferenza stampa convocata dal procuratore della Repubblica, alla presenza dei vertici della polizia di Stato che si svolgerà alle 11 presso l’aula magna del Palazzo di Giustizia di Caltanissetta.

La Giustizia presenta il conto a Cosa nostra: Calvaruso, il Capo di Pagliarelli, riporta una condanna a oltre 18 anni, Caruso dodici anni, Costa dovrà scontare oltre 10 anni in carcere

Palermo,

Siamo  alla resa dei conti con la Giustizia. E sono abbastanza pesanti per i boss di Cosa nostra.  Il boss di Pagliarelli a Palermo, Giuseppe Calvaruso, è stato condannato a 18 anni e sei mesi di carcere, dopo l’assoluzione in primo grado, per traffico di droga.

La Corte di appello di Palermo ha confermato la ricostruzione dei Pm e ha condannato anche Giovanni Caruso, che ha avuto 12 anni; Angelo Costa, 10 anni, 10 mesi e 20 giorni (in primo grado aveva avuto 12 anni), Francesco Duecento, 6 anni e 8 mesi (ne aveva avuto 10).

Il boss Giuseppe Calvaruso

Confermate le assoluzione della moglie di Calvaruso, Rosa Rita Catalano, e di Barbara Vilardo. Nell’agosto scorso Calvaruso è stato coinvolto in un’operazione antiriciclaggio tra Italia e Brasile.

Tragedia familiare a Gela. Con un coltello uccide la madre e si consegna alla polizia. L’assassino -si scopre – soffre di precario stato di salute mentale

 

Gela,

Tragedia familiare  a Gela. Con un  coltello uccide la madre e si consegna alla polizia   In caserma Filippo Tinnirello, 43 anni, primogenito  racconta il delitto e spiega che in casa erano erano frequenti in casa le liti tra Francesca Ferrigno, 62 anni  .

L’uomo, stravolto, è uscito di casa e a piedi si è diretto al vicino commissariato di polizia. . Nel frattempo i carabinieri del Reparto territoriale di Gela, che indagano sul fatto, allertati dai vicini di casa, erano già arrivati in via Vitali, nel quartiere Cantina Sociale, nella casa dove i due abitavano.

Secondo quanto è stato ricostruito, l’uomo ha ucciso la madre con due coltellate, una al ventre e una alla gola. Fendenti che si sono rivelati fatali. Quando le forze dell’ordine e il 118 sono arrivati nella casa di via Vitali la donna era già morta.

 

Chi era Tinnirello ?  Disoccupato e con precedenti penali per droga, era seguito dal Dipartimento di salute mentale per i suoi problemi di tossicodipendenza. Il movente del delitto sarebbe proprio da ricercare nel precario stato di salute mentale dell’uomo. Probabilmente la droga ha portato l’assassino ad un punto tale di  essere ormai incapace di ragionare o riflettere. A quanto pare tra madre e figlio i litigi erano continui e avvenivano per qualsiasi motivo. Nella notte Tinnirello è stato interrogato a lungo dai carabinieri che conducono le indagini. L’arma con cui è stata uccisa la donna è stata sequestrata.

Ragusa, omicidio al culmine di una rissa. Filmati di videosorveglianza e testimonianze consentono ai Carabinieri di arrestare tre persone

 

Maxi rissa a Gallarate, i giovani si sono organizzati sui social e sono  arrivati con mazze, catene e pietre: denunciato un 18enne - Open

Archivi -Sud Libertà

 Ragusa – Santa Croce Camerina (RG),

I Carabinieri della Sezione Operativa della Compagnia di Ragusa e della Stazione di Santa Croce Camerina, in collaborazione con i colleghi del Nucleo Investigativo, hanno dato esecuzione al decreto di fermo di indiziato di delitto nei confronti di 3 cittadini di origine tunisina, emesso nella giornata odierna dal Pubblico Ministero di turno della Procura della Repubblica presso il Tribunale ibleo, che ha coordinato sul posto una rapida e complessa attività d’indagine avviata a seguito dell’omicidio di un connazionale 21enne al culmine di una violenta rissa nella zona centrale di Santa Croce Camerina, nella serata di sabato 7 settembre.

Una dozzina i soggetti a vario titolo coinvolti negli scontri ed in relazione ai quali proseguono le indagini finalizzate a definire le esatte responsabilità di ognuno.

L’identificazione dei tre fermati, due fratelli di 22 e 25 anni ed un terzo soggetto 28enne, è stata possibile grazie alle attività d’indagine effettuate nell’immediatezza dai Carabinieri, allertati dalla Polizia Municipale camarinense che ha fornito un fattivo contributo.

In particolare, l’acquisizione di alcuni filmati dei sistemi di videosorveglianza, suffragati da testimonianze circostanziate dei fatti e dai rilievi tecnici espletati dal personale specializzato del Nucleo Investigativo, hanno permesso di ricostruire minuziosamente ed in tempi brevissimi la dinamica e lo sviluppo del tragico episodio delittuoso.

Da quanto finora emerso, la giovane vittima, raggiunta da un fendente al petto nel corso della rissa e deceduta pochi secondi dopo, avrebbe avuto una colluttazione con i due fratelli fermati, a loro volta successivamente aggrediti dal 28enne.

Un 36 enne, infine, è stato trasportato all’ospedale Papa Giovanni Paolo II di Ragusa per delle ferite lacero contuse al capo apparse inizialmente piuttosto serie; medicato dai sanitari è stato però dimesso poche ore dopo con una prognosi di dieci giorni.

Contrasto al traffico di sostanze stupefacenti Catania – Monitoraggio del tratto di mare tra Catania e Ragusa – Sequestro di 540 chilogrammi di cocaina

 

 

Catania,

I militari del Comando Provinciale di Catania della Guardia di finanza, in collaborazione con i finanzieri del Reparto Operativo Aeronavale di Palermo e del Comando Operativo Aeronavale di Pratica di Mare nonché con il supporto del Servizio Centrale Investigazioni Criminalità Organizzata (S.C.I.C.O.), hanno condotto un’operazione antidroga che ha consentito di individuare e sottoporre a sequestro 540 kg di sostanza stupefacente del tipo cocaina e trarre in arresto 5 soggetti.

L’operazione, sviluppata da unità specializzate del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria (PEF) di Catania, è il risultato di una mirata campagna di prevenzione volta a monitorare i traffici e le rotte commerciali in mare al fine di individuare possibili comportamenti anomali e/o sospetti e attivare specifici controlli sui target emersi.

In tale contesto, grazie alla stretta sinergia sviluppata dalle Fiamme Gialle di Catania con la componente aeronavale della Guardia di finanza e lo S.C.I.C.O., è stato effettuato un monitoraggio giornaliero del tratto di mare compreso tra le province di Catania e Ragusa per finalità di polizia economico-finanziaria che ha consentito di rilevare, tra le altre, movimenti anomali di un motopeschereccio il quale, in luogo dell’attività di pesca, è risultato intento al recupero di diversi colli galleggianti presenti in acqua.

Si è proceduto pertanto a intercettare il natante con l’ausilio delle unità navali del Corpo al fine di procedere a un controllo approfondito. A seguito di ispezione dell’imbarcazione sono stati effettivamente rinvenuti a bordo 18 colli, ognuno dal peso di circa 30 kg, caratterizzati dalla particolare cura dell’imballaggio, verosimilmente diretto a evitare infiltrazioni di acqua in modo da preservarne il contenuto e, al contempo, scongiurare il pericolo di inabissamento grazie a una serie di galleggianti.

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Le peculiari modalità di confezionamento e le anomale modalità di recupero hanno dato adito all’ipotesi che potesse trattarsi di un carico di sostanze stupefacenti, con ogni probabilità scaricato in mare da una delle navi cargo che solcano quel tratto di costa per essere successivamente recuperato e trasportato sulla terraferma (c.d. “drop off”).

La susseguente apertura e analisi dei colli, condotta dalle unità specializzate del citato Nucleo PEF di Catania, ha confermato la presenza all’interno degli stessi di numerosi panetti contenenti sostanza biancastra in polvere che, da un preliminare esame tramite l’utilizzo di test speditivi, è risultata essere stupefacente del tipo cocaina.

Per effetto del ritrovamento dell’ingente carico di narcotico, informata costantemente la Procura Distrettuale della Repubblica presso il Tribunale di Catania, si è dunque proceduto:

  • al sequestro di iniziativa di un totale di 450 panetti, per un peso complessivo di circa 540 chilogrammi a lordo del confezionamento, nonché dell’imbarcazione utilizzata per il relativo trasporto;
  • all’arresto, in flagranza, dei 5 membri dell’equipaggio (4 italiani e 1 cittadino serbo), in quanto ritenuti responsabili del reato di “produzione, traffico e detenzione illeciti di sostanze stupefacenti o psicotrope” di cui all’art. 73 del d.P.R. n. 309/1990, aggravato dall’ingente quantitativo (ex art. 80 del medesimo d.P.R. n. 309/1990).

 

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I provvedimenti di arresto e sequestro, adottati di iniziativa in flagranza di reato, sono stati convalidati dall’Autorità Giudiziaria etnea.

L’operazione, resa possibile dalla costante e sinergica azione svolta dai presidi operativi della Guardia di Finanza sul territorio e in mare, si inserisce nel più ampio quadro delle diuturne attività svolte dai finanzieri a testimonianza dell’efficacia e dell’impegno del dispositivo delle Fiamme Gialle nella prevenzione e nel contrasto di ogni forma di traffico illecito. L’individuazione di un simile quantitativo di droga ha evitato che lo stupefacente fosse destinato a inondare le piazze di spaccio, con elevatissimi guadagni nell’ordine di oltre 100 milioni di euro.

Rapine: aggressione domestica ad un pensionato, due arresti in Sicilia

 

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 Ragusa – Scicli 

Nella serata di lunedì i militari della Tenenza di Scicli, fattivamente coadiuvati nei giorni scorsi dai colleghi della Stazione di San Nicola di Marsala (TP), hanno tratto in arresto, al fine di dare esecuzione ad un ordine di custodia cautelare, emesso dal Tribunale di Ragusa, a seguito della richiesta della Procura della Repubblica Iblea, un 27enne ed una 34enne, entrambi pregiudicati e originari della città barocca.

I fatti per cui si è reso necessario il regime restrittivo risalgono all’aprile scorso, quando i due si sono resi autori di una rapina aggravata ai danni di un anziano che, uscito di casa per depositare un sacco di rifiuti all’esterno della propria abitazione, si è visto avvicinare dai due malfattori che spintonandolo e aggredendolo con violenza gli hanno sottratto la somma di 45 euro custodita nel portafoglio.

I responsabili, a seguito della rapina commessa, si sono dati alla fuga per le strade del centro cittadino, facendo perdere le loro tracce. Le attività di indagine sono partite nell’immediato, avendo come motore pulsante delle investigazioni i sistemi di videosorveglianza che insistono sull’area di interesse. La conseguente acquisizione e il relativo riconoscimento dei responsabili ha consentito agli operanti di fornire all’Autorità Giudiziaria un quadro indiziario che non ha lasciato dubbi su chi fossero i protagonisti del gesto delittuoso. Pertanto, nei giorni scorsi, con la collaborazione dei militari  del luogo in cui si trova domiciliata attualmente la donna per essere sottoposta alle cure di una struttura terapeutica, sono state eseguite le misure cautelari disposte dal Gip di Ragusa, motivo per cui la donna è stata posta agli arresti domiciliari e l’uomo in carcere.

La conclusione positiva delle indagini è stata possibile grazie alla tempestività con la quale i militari dell’Arma hanno avviato le loro investigazioni e che ha consentito di accertare in modo inconfutabile la responsabilità dei due malviventi.

Naufragio del Bayesian a Palermo: parlano il Procuratore capo Ambrogio Cartosio e il PM Raffaele Cammarano, chiarire le responsabilità

 

Naufragio, il procuratore Cartosio: "Aperto un fascicolo ...

 

 

 

Conferenza stampa

Naufragio del Bayesian a Porticello, Palermo, la Procura di Termini Imerese “ha iscritto un fascicolo, allo stato nei confronti di ignoti, ipotizzando il reato di naufragio colposo e omicidio colposo plurimo ma siamo solo in una fase iniziale. Non escludiamo che ci siano sviluppi che potrebbero essere di qualunque tipo”. Parole del  Procuratore capo Ambrogio Cartosio, nel corso della conferenza stampa sul naufragio. Cartosio ha parlato di una “tragedia gravissima”.

Ci sentiamo vicini alle famiglie delle vittime e ancora più doloroso sarebbe se questo lutto terribile è stata causato da comportamenti non perfettamente in ordine con responsabilità che ciascuno deve avere nella gestione della navigazione“.

Cinque delle sette vittime del naufragio “si sono rifugiati nelle cabine a sinistra del veliero, alla ricerca di bolle d’aria. I primi 5 corpi sono stati trovati nella prima cabina sul lato sinistro e l’ultimo corpo nella terza cabine sempre sul lato sinistro”, ha spiegato il procuratore.

L’autopsia sui corpi delle vittime sarà eseguita “presto”. E se fino a questo momento si indaga contro ignoti, la situazione potrebbe cambiare presto, spiega Cartosio. “Quando e se iscriveremo delle persone nel registro degli indagati non dipende esclusivamente dal recupero del veliero. Ci sono delle valutazioni che vanno fatte – dice -, ci si deve rendere conto che un procuratore che acquisisce degli elementi che provengono da accertamenti di vario tipo ha la necessità di conoscerli bene e rifletterci sopra”.

“L’equipaggio del veliero Bayesian non è obbligato a restare in Sicilia, non c’è alcun obbligo di legge. Ma i membri dell’equipaggio devono dare la massima disponibilità per essere risentiti”, ha detto ancora. Il capitano del veliero James Catfield sarà risentito dai magistrati, ha continuato Cartosio: “Dovremmo ancora fargli delle domande e ci aspettiamo che prima di lasciare l’Italia attenda l’esito degli accertamenti”.

“Sulla base di una recente riforma normativa il Procuratore è tenuto a iscrivere nel registro degli indagati un reato solo se ci sono degli elementi che lo rendano verosimile nella sua sussistenza. Qui non si tratta semplicemente di individuare i ruoli che i soggetti avevano nelle circostanze in questione, ma di individuare quali potrebbero essere i profili di colpa eventuali, negligenza o imprudenza etc, ma dobbiamo individuare quali profili di responsabilità sono stati violati. Qui le possibilità sono molteplici, ad esempio al solo comandante o a tutto l’equipaggio, o ai costruttori della nave, o ascrivibili a coloro che erano tenuti alla sorveglianza. Stiamo valutando”, le parole del procuratore.

“L’inchiesta è certamente delle autorità italiane. Non conosco le norme inglesi, ma potrebbe esserci un intervento anche delle autorità di quel Paese. Sono in corso interlocuzioni”, ha poi spiegato.

“Il naufragio è stata tragedia gravissima nell’ambito della quale abbiamo avuto la fortuna di avere la collaborazione di alcuni reparti dei vigili del fuoco che hanno avuto un coraggio eccezionale compiendo operazioni per niente facili. Alla struttura va il nostro ringraziamento e il massimo riconoscimento per il valore dimostrato. Così come alla Guardia Costiera e alle altre forze dell’ordine”, il ringraziamento di Cartosio ai soccorritori.

“In questi giorni – ha detto il Procuratore dando il via alla conferenza stampa – mi sono trincerato nel silenzio, non ho risposto alle domande rivolte dai giornalisti, ma l’ho fatto semplicemente perché è giusto che si sappia che in Italia non è consentito fare diversamente, perché il decreto 106 del 2006 vieta al Procuratore della Repubblica di fare dichiarazioni se non in occasioni particolari. Questa legge crea ostacoli notevoli all’attività della libera informazione, ma credo che tutti i cittadini sono tenuti a rispettare le leggi anche quando non piacciono, ecco perché non ho potuto dire nulla. Spero ci sia comprensione”, le parole di Cartosio.

“Occorre un altro esame dello scafo!”

Uno o più portelloni a poppa della barca affondata erano aperti? “Si tratta di elementi che non possiamo rivelare per il semplice motivo che si tratta di informazioni che necessitano di essere confermate dal successivo esame del relitto. Fornirle adesso potrebbe essere pregiudizievole ai fini della indagine”, ha detto il pm Raffaele Cammarano, che indaga sul naufragio di Porticello.

“Gli eventi si sono sviluppati in pochi minuti, l’affondamento è stato repentino e improvviso. Dunque, sicuramente l’attività di indagine che si fonderà prima sul recupero e poi sull’accertamenti sul relitto ci permetterà di fornire delle risposte a quesiti al momento non conosciuti”, risponde il pm alle domande su come mai l’equipaggio si è salvato quasi per intero mentre sei degli ospiti sono morti e perché il comandante non ha prima salvato i passeggeri?     Risposta  : “Le indagini si stanno concentrando anche su questo aspetto“.

La Procura di Termini Imerese non ha eseguito il test antidroga né il test per l’assunzione di alcol né sull’equipaggio né sugli ospiti, ha detto ancora il pm, aggiungendo: “In quel momento erano feriti e sotto choc, quando si doveva capire cosa fosse successo ci si è concentrati sulla cura di quei soggetti. In merito alle condotte stanno venendo esaminati, non solo i passeggeri ma anche i membri dell’equipaggio”.

Le vittime sono rimaste indietro, nel veliero “perché dormivano. Stiamo cercando di appurarlo incrociando le testimonianze e verificando cosa emerge, è un punto focale delle indagini”, ha continuato il pm. “La notte del naufragio c’era in plancia di comando un uomo dell’equipaggio“, ha poi aggiunto Cammarano parlando con i giornalisti: “L’attività di indagine è tesa proprio a capire cosa sia successo”. Il veliero Bayesian, ha aggiunto ancora, è affondato di poppa in pochi minuti.

“Il veliero Bayesian è stato investito da un downburst“. Le raffiche di vento, ha detto il pm, “possono raggiungere velocità anche superiori ai 100 km orari”. Non sono ancora stati conferiti gli incarichi ai medici legali per l’esame autoptico delle 7 vittime “ma sono in fase di programmazione”, ha aggiunto.

La proprietà del Bayesian  vuole recuperare il relitto  Ma è necessario in piano di recupero

“E’ intenzione della proprietà del Bayesian di recuperare il relitto. In collegamento con la procura hanno manifestato la volontà di recuperare l’imbarcazione, c’è la disponibilità, con i tempi tecnici necessari, a recuperare l’imbarcazione”, ha poi detto l’ammiraglio della Guardia costiera Raffaele Macauda in conferenza stampa.

Per riuscire a portare il veliero in superficie “è necessario un piano di recupero circa le modalità da utilizzare per portare a galla il veliero. Un piano da presentare all’autorità marittima. Preliminarmente devono essere svuotati i serbatoi“, continua. La capitaneria ha annunciato di aver fatto una diffida alla società armatrice per “continuare i controlli su eventuali sversamenti di idrocarburi in mare”.

“Il veliero Bayesian e il Sir Robert potevano stare in rada in quella zona, non c’era alcun divieto. Del resto per quella sera non c’era un’allerta di burrasca“, ha detto ancora. “Se hanno ritenuto di fare una sosta per poi proseguire sono valutazioni che ha fatto il comandante”, sottolinea.

A Catania confiscati beni per 100 milioni ai Paratore, imprenditori del settore dei rifiuti

 

Direzione Antimafia- Comunicato Vedi Cronaca

 

 

La società di padre e figlio sono attive anche nei servizi di pulizia degli ospedali, nel settore immobiliare e nella gestione di un notissimo stabilimento balneare

 

Comunicato della Direzione investigativa antimafia    “.La Direzione investigativa antimafia ha eseguito un provvedimento emesso dal tribunale di Catania (sezione Misure di prevenzione) con il quale è stata disposta la confisca dell’imponente complesso societario e patrimoniale dei congiunti Antonino e Carmelo Paratore, rispettivamente padre e figlio”.

 

 

I due sono a capo di uno dei gruppi imprenditoriali più importanti della Sicilia orientale, operanti in svariati settori, ma principalmente nella gestione e nello smaltimento dei rifiuti. Negli anni i congiunti sono riusciti a creare una vera e propria galassia di imprese, diversificando le attività della famiglia con società attive nei servizi di pulizia degli ospedali, nel settore immobiliare e nella gestione di un notissimo stabilimento balneare sul litorale catanese. L’indagine avviata nel 2020 dalla Dia, in sintonia con la Procura distrettuale etnea, ha preso in esame la posizione economica, finanziaria e patrimoniale dei due imprenditori, arrestati nell’operazione denominatPiramidi.

Il tribunale di Catania ha riconosciuto il rapporto sussistente da decenni tra i Paratore e il boss ergastolano Maurizio Zuccaro, oggi detenuto presso il carcere di Opera Milano, storico esponente del clan Santapaola-Ercolano, già condannato per l’omicidio del testimone Luigi Ilardo, ucciso a Catania nel 1996.

«Il forte legame, conclamato in atti giudiziari, emerge con certezza –  spiega il comunicato della Dia – anche dalla presenza dei Paratore al battesimo della figlia del boss Zuccaro nonché al matrimonio del primogenito di quest’ultimo, anch’egli condannato per reati in materia di mafia. I giudici hanno riconosciuto che sia stata proprio tale vicinanza l’origine dell’impressionante escalation imprenditoriale di Antonino Paratore e del figlio Carmelo. Le indagini svolte hanno, infatti, passato sotto la lente di ingrandimento ben quaranta anni della loro evoluzione economica ed imprenditoriale. Da umile carpentiere Antonino Paratore è divenuto uno tra i più facoltosi imprenditori siciliani». Le indagini patrimoniali hanno consentito di appurare che l’ascesa imprenditoriale della famiglia ha avuto una formidabile impennata intorno alla fine degli anni Novanta e che gli investimenti compiuti in quegli anni risultano caratterizzati da massicce immissioni di capitali provenienti dall’attività illecita del boss Maurizio Zuccaro.

Il patrimonio e la confisca

Il provvedimento di confisca riguarda un patrimonio consistente in quattordici società di capitali che operano prevalentemente nei settori della raccolta e del trattamento dei rifiuti, nella gestione di stabilimenti balneari, nell’acquisto, nella gestione e nella vendita di immobili, nonché in otto fabbricati e in svariati rapporti finanziari. Un patrimonio che da oggi è sotto il controllo dello Stato, per un valore complessivamente stimato in oltre 100 milioni di euro.

La sorveglianza speciale per tre anni

La sezione Misure di prevenzione del tribunale di Catania ha anche disposto per padre e figlio la misura della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza con obbligo di soggiorno nel comune di residenza, per la durata di tre anni.

Castellamare del Golfo, Sicilia: lite con un operatore ecologico, arrestato dai Carabinieri in flagranza per tentato omicidio con motosega

Arrestato l'esponente di un sodalizio criminale operante nel ...

Foto Archivi Sud Libertà

 Trapani – Castellammare del Golfo 

I Carabinieri della Stazione di Castellammare del Golfo hanno arrestato in flagranza un pregiudicato 24enne del luogo per il reato di tentato omicidio. L’uomo, al culmine di una lite con un operatore ecologico sulle modalità di raccolta dei rifiuti, avrebbe impugnato una motosega e, dopo averla messa in funzione, avrebbe provato più volte a colpire la vittima che, grazie ad un attrezzo di lavoro, ha avuto la prontezza di schivare i colpi.

I vicini di casa, spaventati dalle urla, hanno allertato i Carabinieri che in poco tempo sono giunti sul posto impedendo che l’evento potesse giungere a ben più gravi conseguenze che, fortunatamente, non si sono concretizzate. Nessuno dei coinvolti riportava lesioni. Dall’analisi dell’attrezzo da lavoro è stato possibile rilevare i tagli e le scanalature che la motosega avrebbe cagionato. Tratto in arresto, a seguito dell’udienza di convalida, è stato sottoposto alla misura della custodia cautelare in carcere.

Polizia Postale, Napoli e Salerno: eseguiti 2 Mandati di arresto europeo per crimini informatici

 

 

Polizia postaleI

Napoli;

I poliziotti della Postale di Napoli e Salerno in collaborazione con la Polizia nazionale francese, hanno individuato quattro appartenenti a un’associazione per delinquere specializzata in crimini informatici e riciclaggio di denaro, per i quali erano stati emessi due Mandati di arresto europeo e quattro decreti di perquisizione.

I quattro, responsabili di un attacco informatico a una piattaforma di scambio di criptovalute con sede nelle Isole Cayman, sono stati individuati in una villa di lusso nel salernitano, dopo aver sottratto valute digitali per un valore di circa quattordici milioni di dollari.

L’indagine avviata dalle Autorità francesi, è stata eseguita sul territorio italiano al termine di un’attività di cooperazione internazionale di Polizia. Gli specialisti della Polizia postale, hanno ricostruito i movimenti degli indagati in Italia fino a rintracciarli nella provincia di Salerno. I poliziotti, attraverso i servizi tecnici compiuti, hanno ricostruito i movimenti dei quattro indagati e i loro soggiorni in sfarzose ville della Sardegna, dell’Isola d’Elba e della Costiera amalfitana, le frequentazioni in ristoranti raffinati e i noleggi di natanti, auto di grossa cilindrata e voli privati.

A seguito delle perquisizioni sono stati sequestrati codici, chiavi private di accesso a portafogli virtuali di criptovalute e diversi dispositivi informatici. Le due persone destinatarie del Mandato di arresto europeo sono finite in carcere mentre le altre due sono indagate in stato di libertà.