Archivi -Sud Liberta’
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di Alessio Evangelista
Attiravano le loro vittime inserendo in alcuni siti internet dei banner pubblicitari di inesistenti società di investimenti finanziari e successivamente le convincevano a effettuare investimenti con la falsa promessa di lauti guadagni le due persone arrestate dai poliziotti della Polizia postale di Torino.
L’operazione “Trade scam” condotta dagli investigatori della Postale si è conclusa a Tirana, in Albania, e ha visto il coordinamento internazionale di Eurojust e la collaborazione della Spak albanese, la Procura speciale deputata al contrasto della corruzione e della criminalità organizzata.
Le indagini condotte dal Cosc (Centro operativo per la sicurezza cibernetica) di Torino e coordinata dal Servizio polizia postale e per la sicurezza cibernetica, hanno ricostruito, grazie al rilevante sequestro di materiale informatico, l’organigramma preciso, risalendo al ruolo che ognuno aveva all’interno del gruppo criminale che agiva anche grazie alla creazione di società di comodo necessarie per il riciclaggio dei proventi delle truffe.
È seguendo i flussi finanziari che i poliziotti hanno delineato il modus operandi degli indagati che, dopo aver raggirato le vittime, le convincevano a versare le somme da investire. Questo denaro veniva poi immediatamente trasferito su conti stranieri per aggirare i controlli antiriciclaggio e convertito in criptovalute.
La fase finale dell’operazione, conclusasi con l’arresto dei due indagati e il sequestro preventivo di 4 milioni di euro, si è svolta sul territorio albanese con la collaborazione degli organi di Giustizia e di Polizia locali grazie al supporto del Servizio per la cooperazione internazionale di Polizia (Scip), che, per la diffusione internazionale dei mandati di cattura, ha attivato la sede centrale Interpol, in stretto contatto con l’Ufficio dell’Esperto per la Sicurezza italiano in Albania, distaccato all’Ambasciata di Tirana ( Comunicato)…
Pesce non tracciato: scatta il sequestro
Catania,
Controlli dei Carabinieri della Compagnia di Fontanarossa, assieme agli specialisti catanesi del Nucleo Anti Sofisticazione NAS, a quelli del Nucleo Ispettorato del Lavoro NIL e i colleghi del Nucleo Investigativo di Polizia Ambientale Agroalimentare e Forestale NIPAAF all’interno dei Mercati Agro Alimentari Sicilia MAAS, ispezionando ben 9 ditte a tutela della sicurezza alimentare, della sanità pubblica e privata e dei lavoratori.
Il MAAS, infatti, è centro agroalimentare e snodo logistico della città di Catania, che ospita e gestisce i mercati all’ingrosso di ortofrutta e prodotti ittici che vengono venduti ai singoli commercianti e, dunque, i consumatori ritrovano sulle loro tavole o nei ristoranti.
Nell’ambito delle loro funzioni, i Carabinieri hanno sequestrato più di mezza tonnellata di pesce messo in vendita da un grossista 25 catanese, perché privo di tracciabilità, ovvero sprovvisto delle indicazioni relative al “percorso” del pesce, dalla sua cattura fino all’arrivo presso il punto vendita.
Questo scambio di dati tra i diversi attori della filiera del prodotto ittico è obbligatorio per tutte le aziende alimentari dell’Unione Europea, e ognuno di loro deve ottemperare, per la propria parte di competenza, alle disposizioni previste dalla normativa di settore, affinché il flusso delle informazioni segua il prodotto fino alla vendita al dettaglio.
Oltre al sequestro di tutto quel pescato non tracciato, al titolare è stata elevata una sanzione di 1500 euro.
Durante l’attività ispettiva presso una seconda attività commerciale, riconducibile ad un 40enne di Valverde, i Carabinieri hanno accertato che tutti e 4 i lavoratori presenti erano privi di contratto e non registrati, quindi “in nero”.
Tale condizione li ha esposti a gravi rischi, poiché gli impiegati erano privi di copertura contributiva, sanitaria e previdenziale, essenziali per garantirne la sicurezza in caso di infortuni o altri problemi legati al lavoro. Si è appreso anche che il titolare non li aveva sottoposti nemmeno alla prevista sorveglianza sanitaria, l’insieme di atti medici necessari a tutelare la salute e quindi la sicurezza del lavoratore, in relazione all’ambiente di lavoro, i fattori di rischio professionali e alla modalità di svolgimento di quella particolare professione. Al termine degli accertamenti, sulla base degli indizi raccolti da verificare in sede giurisdizionale, l’imprenditore è stato denunciato penalmente all’Autorità Giudiziaria, e sanzionato anche con un’ammenda di quasi 1500 euro, con recupero di contributi Inps e Inail per 3.200 euro, e la sua attività è stata sospesa fino a quando non provvederà alla regolarizzazione della posizione lavorativa degli impiegati.
Napoli,
Militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Napoli, anche alla luce delle indicazioni ricevute dal Prefetto – Dr. Michele di Bari in sede di Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica, hanno intensificato le attività di controllo economico del territorio al fine di contrastare la vendita di giochi pirotecnici illegali e pericolosi.
All’esito di due distinti recenti interventi, sono state sequestrate oltre 2 tonnellate di artifizi pirotecnici illegalmente prodotti, tre telefoni cellulari e un furgone. Sono state denunciate 2 persone, di cui una tratta in arresto, per fabbricazione, detenzione, vendita e trasporto di materiale esplodente, nonché per violazioni delle norme antincendio e di pubblica sicurezza.
In particolare, i finanzieri del Gruppo di Nola hanno individuato alcune spedizioni sospette presso una piattaforma logistica di Mariglianella (NA), che svolge l’attività di corriere. L’intervento ha consentito di individuare e sequestrare, all’interno di plichi che apparivano come spedizioni anonime, complessivamente 400 kg. di fuochi d’artificio di produzione artigianale ad alto potenziale esplosivo – quali bombe carta, cipolle e petardi – di cui è vietata la fabbricazione, nonché numerose “batterie pirotecniche” da 100 e 200 colpi, per un totale di circa 5.000 “pezzi”.
Dai successivi sviluppi, è stato possibile risalire a un immobile a Sant’Anastasia (NA), ubicato, tra l’altro, in prossimità del centro cittadino, nella disponibilità di un giovane del luogo, che veniva utilizzato come centro di stoccaggio del materiale esplodente e di confezionamento dei pacchi da spedire. Dopo aver osservato operazioni sospette di carico e scarico dei pacchi su un furgone, l’accesso all’interno del locale ha permesso ai militari di sequestrate altri 400 kg. di artifizi pirotecnici, costituiti da oltre 2.000 “pezzi” analoghi.
Nell’occasione, sono intervenuti anche i Carabinieri del Nucleo Artificieri del Comando Provinciale dell’Arma di Napoli che hanno attestato la “micidialità” del materiale esplodente.
Il giovane è stato tratto in arresto in flagranza di reato e il materiale rinvenuto, unitamente al mezzo e i telefoni utilizzati per contattare possibili clienti sono stati sottoposti a sequestro.
Ulteriore attività di controllo del territorio ha permesso di scoprire nelle campagne di Scisciano (NA) un capannone agricolo, al cui interno erano detenuti più di 1.200 Kg. di artifizi pirotecnici, costituiti da oltre 400 “batterie pirotecniche” da 100 e 200 colpi. Il soggetto detentore, a cui era riconducibile il deposito, è stato denunciato all’Autorità Giudiziaria e il materiale pirotecnico è stato sequestrato.
E’ doveroso rappresentare che i procedimenti penali sono nella fase delle indagini preliminari e che, per il principio di presunzione d’innocenza, gli indagati non possono essere considerati colpevoli fino al passaggio in giudicato della sentenza condanna.
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Palermo,
I Finanzieri del Comando Provinciale di Palermo, nell’ambito dei controlli svolti quotidianamente nell’area metropolitana per la prevenzione e repressione dei traffici illeciti, hanno tratto in arresto un soggetto in flagranza di reato e sequestrato 14 armi da fuoco, oltre 1.400 proiettili, silenziatori, caricatori e materiale per la lavorazione e la modifica di armi di ogni tipo.
In particolare, i Baschi Verdi del Gruppo Pronto Impiego, impegnati quotidianamente nel servizio di vigilanza, soprattutto nei quartieri a maggior rischio criminale della città, sempre attenti ad analizzare e valutare le informazioni acquisite nell’ambito di attività di controllo del territorio, avevano avuto notizia di un soggetto in grado di reperire, assemblare o modificare qualunque tipo di arma da fuoco mettendole successivamente a disposizione della criminalità organizzata e comune.
Alla luce anche dei recenti episodi di utilizzo di armi a Palermo che hanno visto protagoniste anche persone di giovanissima età nelle zone della movida cittadina e al conseguente allarme sociale venutosi a creare, l’attenzione sull’uomo è stata massima sin da subito e, pertanto, una volta individuato, veniva sottoposto a pedinamento per diversi giorni al fine di tracciarne i movimenti e soprattutto le frequentazioni.
Lo stesso veniva notato più volte intrattenersi in luoghi appartati con soggetti vicini ad ambienti criminali cittadini e quasi sempre prima o dopo gli incontri si recava in un garage sotterraneo nel quartiere Villaggio Santa Rosalia, locale non riconducibile direttamente a lui ma del quale aveva la disponibilità e al cui interno a volte si intratteneva anche per qualche ora.
Alla luce di quanto emerso e del ricostruito profilo criminale del soggetto, con precedenti specifici in detenzione illecita di armi, le fiamme gialle hanno eseguito due perquisizioni locali, la prima nella sua residenza, una villa circondata da un grande terreno a Ciaculli, prima periferia di Palermo, dotata di telecamere a circuito chiuso su ogni lato e con arredi di particolare pregio. Qui è stato portato alla luce un vero e proprio laboratorio con banchi da lavoro, macchinari e ogni tipo di strumento necessario per modificare e assemblare armi e addirittura per incapsulare proiettili. Nel laboratorio è stata rinvenuta una pistola semiautomatica in corso di lavorazione, cartucce e alcune canne di pistola e fucile. Nel corso della seconda perquisizione, effettuata nel garage individuato dai servizi di pedinamento nel quartiere “Villaggio Santa Rosalia, è stato scoperto un vero e proprio arsenale di armi e proiettili occultati in una intercapedine ricavata nel contro-soffitto con assi di legno avvitate che coprivano tutto il tetto.
Rimosse le assi di legno dai finanzieri, sono state rinvenute pistole, proiettili, silenziatori, caricatori.
Nel complesso sono stati scoperti e sequestrati: 14 armi da fuoco tra revolver e pistole semiautomatiche, 1431 tra cartucce, bossoli e proiettili, 8 caricatori, 4 silenziatori, 40 inneschi, buste di polvere da sparo nonché una grande quantità di parti di pistole tra castelli per revolver, tamburi, impugnature, canne e materiale vario per la fabbricazione di cartucce.
Si tratta di uno dei più importanti sequestri di armi effettuati a Palermo negli ultimi anni.
L’uomo è stato quindi tratto in arresto e condotto presso il carcere Pagliarelli, a disposizione dell’Autorità Giudiziaria che ne ha convalidato sia l’arresto che il sequestro delle armi e di tutto il materiale rinvenuto.
Gli esami balistici stabiliranno se le armi sono state utilizzate in episodi delittuosi occorsi in città nel tempo o piuttosto tenute a disposizione di organizzazioni criminali per commettere ulteriori reati.
L’operazione delle Fiamme Gialle è il risultato dell’efficacia del controllo economico del territorio assicurato dalle pattuglie su strada e del dispositivo permanente approntato per la lotta al traffico e allo spaccio di sostanze stupefacenti.
Si evidenzia che il provvedimento cautelare in argomento – informa il Comando -è stato emesso sulla scorta degli elementi probatori acquisiti in fase di indagine preliminare; pertanto, in attesa di giudizio definitivo, sussiste la presunzione di innocenza.
LETTERE AL DIRETTORE DI SUD LIBERTA’ E UN PROVVEDIMENTO (GENERICO) DEL TRIBUNALE
Ci scrive (-con Messaggio Pec)- l’Avv. Giulia Strologo su un articolo-comunicato del 2018 di cronaca giudiziaria di Palermo
Buongiorno,
con la presente, alla stregua delle disposizioni eurounitarie e nazionali in tema di “diritto all’oblio”, per conto del soggetto interessato, sono a chiedere la rimozione e de-indicizzazione dei seguenti URL:
https://www.sudliberta.com/tag/giudice-cristina-sala/
Indagini per corruzione: il giudice di Palermo fissa le udienze
per le seguenti ragioni.
Gli articoli di cronaca in questione sono stati pubblicati durante la fase delle indagini preliminari di un procedimento penale definitosi con la piena assoluzione del (omissis n.d.r. ), pronunciata dal Tribunale di Palermo con sentenza – già passata in giudicato – del 7 marzo 2024.
Inevitabilmente, essi riportano quindi notizie parziali, inesatte e superate dalla pronuncia liberatoria adottata nei riguardi del “mio assistito” (omissis n.d.r.) o con sentenza ormai irrevocabile.
Per questo motivo, dietro apposita istanza del “mio assistito” (omissis n.d.r.) lo stesso Tribunale ha successivamente emesso un provvedimento – accluso alla presente – che costituisce “titolo per ottenere, ai sensi e nei limiti dell’art. 17 del Regolamento UE n. 2016/679 del Parlamento Europeo e del Consiglio del 27 aprile 2016, un provvedimento di sottrazione all’indicizzazione, da parte dei motori di ricerca generalisti, di contenuti relativi al procedimento penale n. 19873/15 R.G.N.R. – n. 3834/18 R.G. Trib. Palermo, rispetto a ricerche condotte a partire dal nominativo di …… ” omissis ”.
In forza di tale provvedimento e delle considerazioni ivi espresse, cui ci si riporta integralmente sono quindi a richiedere la rimozione e/o la de-indicizzazione degli URL sopra citati, il cui mantenimento reca obiettivo nocumento alla immagine e reputazione professionale del dott. ……..(omissis n.d.r.)
Resto in attesa del Vostro celere riscontro e della conferma di aver provveduto ad adempiere alla presente.
Cordiali saluti, Avv. Giulia Strologo
cell. (omissis…)
Riportiamo adesso il Provvedimento del Tribunale di Palermo del 14 Novembre 2024 a firma del Presidente Giudice dott. Fabrizio La Cascia
“GLI ARTICOLI PUBBLICATI SULLA VICENDA SONO STATI ALL’EPOCA LEGITTIMAMENTE PUBBLICATI. LA SENTENZA E’ INTERVENUTA ADESSO _IL 7 MARZO SCORSO- E FORNISCE UNA COMPLETA RICOSTRUZIONE..….”
Il Tribunale di Palermo Terza Sez. penale nella composizione collegiale dei magistrati dott. Fabrizio La Cascia, dott. Fabrizio Forte, dott. Emanuele Nicosia
letti gli atti del procedimento penale in epigrafe indicato
Vista l’istanza di deicindizzazione formulata ai sensi dell’art. 64 ter disp. att.c.p.p. nell’interesse di ……… (omissis) in relazione alla sentenza n. (omissis..) del 7 Marzo 2024 divenuta irrevocabile emessa dal Tribunale di Palermo- Terza Sez. penale nel procedimento penale n. ( omissis….) con la quale è stata pronunciata l’assoluzione del predetto dal reato 321 c.p. al medesimo ascritto
Ritenuto che l’istanza appare fondata dovendosi osservare che nell’ambito del procedimento penale in esame, durante la fase delle indagini preliminari, è stata applicata nei confronti di taluni soggetti indagati misura cautelare personale e rilevare che gli articoli di cronaca giornalistica, all’epoca legittimamente pubblicati, inevitabilmente forniscono una ricostruzione della vicenda parziale, fondata su transitori approdi dell’attività investigativa all’epoca svolta e superata dalla pronuncia liberatoria nei confronti del ………(omissis) con sentenza ormai passata in giudicato.
Ritenuto inoltre che anche la distanza temporale decorsa dall’epoca dei fatti risalenti al l’anno 2015, in uno alla circostanza che …………….non riveste particolare notorietà, nè risulta ricopre incarichi pubblici , vale ulteriormente a ridimensionare l’interesse pubblico alla vicenda giudiziaria che lo ha riguardato;
ritenuto, per altro verso, che il perdurante accostamento della persona dell’imputato alla vicenda giudiziaria anzidetta può obiettivamente recare nocumento alla relativa immagine e reputazione professionale;
ritenuto dunque che nel caso in specie tra il bilanciamento del diritto di cronaca inteso quale interesse della collettività al reperimento di informazioni in merito al protagonismo del………omissis nell’ambito della vicenda giudiziaria summenzionata – e il c.d. diritto all’oblio” riconosciuto al soggetto, possa prevalere quest’ultimo
Il Tribunale accoglie l’istanza e, per l’effetto, dispone che il presente provvedimento costituisca titolo per ottenere, ai sensi e nei limiti dell’art. 17 del Regolamento della Ue n. 2016/679 del Parlamento Europeo e del Consiglio del 27 Aprile 2016, un provvedimento di sottrazione all’indicizzazione , da parte dei motori di ricerca generalisti, di contenuti relativi al procedimento penale n. ……… omissis -n.d.r. rispetto a ricerche condotte a partire del nominativo……omissis
Palermo, 14 Novembre 2024
Firmato Il Giudice est dott Fabrizio Lo Forte IL PRESIDENTE dott.Fabrizio La Cascia
UN BREVE APPUNTO DEL DIRETTORE DI SUD LIBERTA’
Abbiamo pubblicato la Nota dell’Avv Giulia Strologo e l’allegato del Tribunale di Palermo a firma del Giudice dr F.La Cascia L’articolo in esame prende lo spunto da una attività investigativa che vedeva l’assistito del legale che ora scrive – all’epoca dei fatti “rinviato a giudizio. Quindi, nessuna inesattezza o carenza informativa quando l’articolo -come riconosciuto dei Giudici di Palermo, dott Fabrizio La Cascia, – è ricondotto esclusivamente al quel periodo storico dell’indagine. E’ naturale- Avv. Strologo- che dopo sette anni le fasi processuali siano diversificate, dal 2018 al 7 marzo 2024 e ora si siano concluse con l’assoluzione (altra “notizia” )del suo assistito ..
Quel che non è naturale è che l’informazione giudiziaria arrivi dopo sette anni, dal 7 marzo di quest’anno e, omettendo la tempestività, ad oggi 30 novembre
Per la sua richiesta ho dato mandato alla Redazione di procedere ai legittimi adempimenti conseguenziali oscurando l’articolo comunicato da Lei segnalato compresi i relativi contenuti riferibili al suo assistito Cordialmente
Raffaele Lanza
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Catania,
La Polizia di Stato ha eseguito la più vasta operazione contro la pirateria audiovisiva condotta in Italia ed in Europa. Oltre 270 operatori della Polizia Postale hanno effettuato 89 perquisizioni in quindici regioni italiane e, con la collaborazione delle forze di polizia straniere, 14 perquisizioni nel Regno Unito, Olanda, Svezia, Svizzera, Romania e Croazia, nei confronti di 102 persone. Nel medesimo contesto, la polizia croata ha eseguito 11 ordinanze di custodia cautelare nei confronti di altrettanti indagati.
E stata smantellata la più vasta organizzazione criminale transnazionale dedita alla pirateria audiovisiva che si avvaleva di una complessa infrastruttura informatica che serviva illegalmente oltre 22 milioni di utenti finali.
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L’Operazione basata su oltre due anni di indagini dirette dalla Procura distrettuale della Repubblica di Catania e condotte dai poliziotti del locale Centro operativo per la sicurezza cibernetica della Polizia postale, coordinati dal Servizio polizia postale e per la sicurezza cibernetica di Roma. Grazie al coordinamento di Europol e Eurojiust e il supporto della rete operativa @ON (Operation network), finanziata dalla Commissione europea e guidata dalla Direzione investigativa antimafia (Dia), l’inchiesta ha permesso l’esecuzione di provvedimenti di perquisizione e sequestro in Italia e in quasi tutta Europa.
Oltre 270 poliziotti hanno effettuato 89 perquisizioni in 15 regioni italiane, mentre altre 14 perquisizioni, sono state fatte dalle polizie dei relativi paesi in Regno Unito, Olanda, Svezia, Svizzera, Romania, Croazia, e Cina nei confronti di 102 persone.
La risonanza internazionale delle investigazioni partite dal capoluogo siciliano ha sviluppato diversi filoni di indagini che, ad esempio, hanno permesso alla polizia croata di eseguire 11 ordinanze di custodia cautelare nei confronti di altrettanti indagati.
L’operazione di oggi ha smantellato una complessa, estesa e capillare infrastruttura informatica che serviva illegalmente oltre 22 milioni di utenti finali, dentro e fuori i confini nazionali. Infatti, attraverso strutture informatiche disseminate su tutto il globo, utilizzando il sistema informatico delle Iptv (Internet protocol television) illegali, venivano illecitamente captati e rivenduti i palinsesti delle più note piattaforme televisive nazionali e internazionali come Sky, Mediaset, Amazon prime, Netflix, Paramount, Disney+.
Grazie alle indagini svolte, sono stati spenti e sequestrati oltre 2500 canali illegali e server che gestivano la maggior parte dei segnali illeciti in Europa e che generavano un giro d’affari illegale di oltre 250 milioni di euro al mese.
Secondo le ricostruzioni degli investigatori la struttura criminale, con una organizzazione di tipo verticistico, al cui interno ognuno degli indagati rivestiva ruoli distinti e ben determinati, era ben congeniata per commettere una serie di reati, in particolare inerenti lo streaming illegale, l’accesso abusivo in sistemi informatici, frode informatica e riciclaggio.
I poliziotti della postale hanno rintracciato in Romania e ad Hong Kong 9 server attraverso i quali veniva diffuso in tutta Europa il segnale audiovisivo piratato, che in collaborazione con le locali forze di polizia hanno provveduto a spegnere. Sono stati individuati, inoltre, in Inghilterra e Olanda 3 amministratori di livello superiore e 80 pannelli di controllo dei flussi streaming per i vari canali Iptv.
Nel corso delle perquisizioni sono state rinvenute e sequestrate criptovalute per un valore di circa 1.650.000 di euro e oltre 40.000 euro di denaro contante, ritenuto frutto dell’attività criminale. Si stima che il denaro sequestrato, infatti, sia solo una minima parte del giro d’affari illegale che ogni anno frutta circa 3 miliardi di euro e provoca oltre 10 miliardi di euro di danno economico alle aziende che gestiscono le pay tv.
Per tentare di eludere le investigazioni gli indagati usavano app di messaggistica crittografata, identità e documenti falsi utili per intestarsi utenze telefoniche, carte di credito, abbonamenti televisivi e noleggio di server. I poliziotti hanno rilevato inoltre che, utilizzando piattaforme social di canali, gruppi, account, forum e blog, gli indagati hanno pubblicizzato nel tempo i loro prodotti di streaming illegale anche con l’offerta di abbonamenti mensili.
Oltre agli indagati nel Regno Unito, Svezia, Svizzera, Olanda, Germania, i server collocati in Olanda, Romania e Cina, l’inchiesta ha toccato oltre 40 città italiane.
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I Carabinieri forestali del Centro Anticrimine Natura di Palermo, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Palermo hanno dato esecuzione ad un decreto di sequestro preventivo nei confronti di n. 16 soggetti e di n. 6 persone giuridiche a vario titolo responsabili di aver partecipato ad un’associazione a delinquere finalizzata al traffico illecito di rifiuti.
Le operazioni si sono svolte prevalentemente ad Alcamo, ma hanno investito anche la Provincia di Palermo con obiettivi anche nei Comuni di Borgetto, San Giuseppe Jato, Partinico, Bagheria nonché a Palermo.
Le indagini, avviate dal N.I.P.A.A.F. (Nucleo Investigativo di Polizia Ambientale, Agroalimentare e Forestale) di Palermo nel febbraio del 2019 e proseguite fino al dicembre 2020 sotto il coordinamento della D.D.A. di Palermo hanno consentito di accertare l’esistenza di un sodalizio criminale operante nel settore della raccolta, trasporto, gestione, recupero e smaltimento di rifiuti speciali pericolosi e non pericolosi.
I predetti rifiuti – tra cui parti anche meccaniche di autoveicoli, batterie al piombo, rottami ferrosi, metalli non ferrosi, imballaggi metallici, apparecchiature elettriche ed elettroniche – venivano conferiti presso gli impianti oggetto dell’odierna attività sia da soggetti privati, sia da ditte non autorizzate alla raccolta e al trasporto, privi dei F.I.R. e – senza alcun tipo di trattamento – venivano miscelati tra loro per poi essere ceduti – a titolo oneroso – come rifiuti ferrosi non pericolosi. La quantità di rifiuti oggetto di traffico, per il solo periodo di indagini, è stimata in oltre 3.000 tonnellate, per un ingiusto profitto quantificato in oltre €. 300.000,00.
Le indagini, svolte anche con l’ausilio di attività di natura tecnica, hanno portato al sequestro di due aziende del settore, affidate ad un Amministratore Giudiziario nominato dall’Autorità Giudiziaria, al sequestro di n. 16 autocarri utilizzati per i predetti traffici nonché al sequestro per equivalente di somme pari a €. 153.000,00.
Durante l’esecuzione, all’interno di una delle aziende oggetto di sequestro, sono stati rinvenuti 300 metri cubi di rifiuti speciali pericolosi che non avrebbero potuto fare ingresso all’interno dell’azienda in quanto non autorizzata al trattamento degli stessi. Tra i rifiuti erano riconoscibili autoveicoli non bonificati, completi di plastiche, vetri, apparecchiature elettroniche, nonché residui di olii esausti, morchie e vernici già in parte convogliate all’interno dei canali di scolo delle acque di prima pioggia, con evidente pregiudizio all’ambiente.