Dopo “Quota 100 pensioni”, forse il buio e tanta nebbia all’orizzonte- IL “miracolo”dei pensionamenti Regione Sicilia

 

Emergenza Covid: a rischio le pensioni degli italiani? - Vitale Associati

 Scenari difficili a gennaio 2022. Come saranno le pensioni quando “scadrà” quota 100 tra poco più di tre mesi, il 31 dicembre? “La strada da seguire, 

Quota 100, la forma di pensionamento anticipato introdotta nel 2019 sperimentalmente per 3 anni, voluta fortemente dalla Lega, scomparirà dall’orizzonte. Il rischio scalone all’orizzonte non è stato ancora scongiurato e non pare esserci nel governo un’unità d’intenti in grado di sbrogliare la matassa a breve termine. Nessuno vuole tornare alla “vecchia” legge Fornero e servono nuovi meccanismi di flessibilità in uscita.

Al momento la pensione di vecchiaia (la legge Fornero) prevede il ritiro dal lavoro a 67 anni e un’anzianità contributiva minima di anni 20, nonché, della pensione anticipata senza il vincolo dell’età anagrafica ma con solo il requisito contributivo da rispettare che porta a 42 anni e 10 mesi per i lavoratori e poco meno di un anno per le lavoratrici, ossia 41 anni e 10 mesi.

Quota 100, lo ricordiamo, consente di anticipare la pensione a 62 anni di età con 38 di contributi fino al 31 dicembre 2021, dal primo gennaio si tornerebbe alle regole di prima e quindi allo “scalone” di cinque anni di età. Di colpo il pensionamento sarebbe accessibile solo a partire dai 67 anni di età. Si andrebbe verso scenari molto complessi.

Ad esempio: dal 31 dicembre 2021, senza un’eventuale armonizzazione, per gli esclusi ci sarà un aumento secco di cinque o sei anni dei requisiti di pensionamento. Ecco un caso limite: Mario e Giovanni hanno lavorato 38 anni nella stessa azienda solo che il primo è nato nel dicembre del 1959 e il secondo nel gennaio del 1960. Mario andrà in pensione (se lo vorrà) a 62 anni, mentre Giovanni dovrà optare tra un pensionamento anticipato con 42 anni e 10 mesi nel 2026 o il pensionamento di vecchiaia con 67 anni e nove mesi, addirittura nel 2029. Talee scalone andrebbe persino oltre quello della vecchia riforma Maroni (legge 243/2004), quando fu introdotta una differenza di tre anni lavorativi tra chi avrebbe maturato il diritto alla pensione il 31 dicembre del 2007 e chi lo avrebbe fatto il primo gennaio del 2008. In quegli anni per evitare che a circa 130mila lavoratori venisse impedito di andare in pensione subito si fece la riforma Damiano, con un aumento della spesa pensionistica “monstre”, di 65 miliardi, nel decennio che seguì.

La pensione anticipata si ottiene perfezionando un requisito di natura contributiva. Nel dettaglio, a oggi il requisito contributivo è pari a 41 anni e 10 mesi di contributi per le donne, 42 anni e 10 mesi per gli uomini, senza differenza fra lavoratori dipendenti privati, pubblici o autonomi. Come previsto dalla riforma Fornero, il requisito contributivo necessario a ottenere la pensiona anticipata avrebbe dovuto essere periodicamente adeguato all’aspettativa di vita. Con l’introduzione di Quota 100 e delle successive disposizioni attuative, gli adeguamenti sono stati sospesi fino al 31 dicembre 2026. Altra possibilità per andare prima in pensione è quella nota come  isopensione. Si tratta di un prepensionamento attivabile dai datori di lavoro con più di 15 lavoratori, con costi unicamente a carico dell’azienda. Permette un anticipo dell’accesso a pensione fino a 7 anni nel caso di esodi collocati entro il 30 novembre 2023.

Scadono a fine 2021 anche Opzione donna con cui le lavoratrici possono uscire dal mondo del lavoro a 35 anni netti di contribuzione e 58 anni di età anagrafica, per le subordinate, 59 anni per le lavoratrici autonome e l’Ape sociale, sussidio erogato in attesa del raggiungimento dell’età pensionabile rivolto ai contribuenti di entrambi i sessi che hanno compiuto 63 anni e con 30-36 anni di contributi versati.

L’Ape sociale è una misura previdenziale sperimentale, introdotta nel 2017 e prorogata sino al 31 dicembre 2021, che consente l’uscita anticipata dal lavore: ha espressamente il fine di accompagnare in anticipo soggetti in possesso di determinati requisiti verso la pensione e si estrinseca in un’indennità che l’Inps, nel rispetto dei limiti di spesa fissati, eroga a coloro che abbiano almeno 63 anni di età, non siano titolari di pensione diretta in Italia o all’estero e si trovino nelle condizioni determinate dalla legge. Spetta solo a determinate categorie di lavoratori, come disoccupati o lavoratori impiegati in mansioni gravose, oppure ancora invalidi e caregivers. L’elenco di mansioni gravose potrebbe essere ampliato di molto nel 2022, è questa la novità delle ultime ore.

Solo una suggestione invece Quota 41 (ovvero pensionamento per chiunque abbia 41 anni di contributi a prescindere dall’età anagrafica): ma sarebbe difficilmente sostenibile per i conti pubblici: si parte da un costo di oltre 4,3 miliardi il primo anno, a salire. Troppo esosa. Si ragiona sempre sull’introduzione di altra flessibilità in uscita dopo i 62 anni d’età.

Tanto si è parlato della possibile futura divisione della quota pensione in due quote: retributiva e contributiva. L’ipotesi prevede in pratica un “anticipo pensionistico solo per la parte contributiva: 62/63 anni e 20 anni di contributi. Il resto (la quota retributiva) lo si ottiene a 67 anni”.

In atto solo laRegione Sicilia con provvedimento legislativo regionale presidenziale ha inviato a casa migliaia di dipendenti diplomati e laureati  consenzienti inserendoli in appositi contingenti.  Un miracolo autentico che ha visto ad es, un funzionario direttivo D6 (con laurea) avere il medesimo trattamento economico in servizio.

In pratica si potrebbe prevedere 1 anno in meno per ogni figlio per madri lavoratrici, oppure aumento del coefficiente di trasformazione corrispondentemente e 1 anno in meno per ogni 10 anni di lavori usuranti/gravosi, oppure aumento del coefficiente di trasformazione corrispondentemente (semplificando la certificazione). L’anticipo pensionistico per la parte contributiva si potrebbe quindi dare a 62-63 anni mentre il resto (la quota retributiva) la si otterrebbe solo anni dopo, a 67 anni. 

Restano tanti punti di domanda sul futuro delle pensioni: ‘Quota 100’ ha ampiamente dimostrato che, in un sistema misto, non tutti coloro che possono accedere al pensionamento anticipato decidono effettivamente di utilizzare questa possibilità. Infatti  il sistema contributivo molto più incentivante alla permanenza al lavoro.

Chi chiede regole semplici e valide per tutti, giovani e anziani, retributivi, misti e contributivi puri, sa che la sfida è complessa. Se saranno mantenuti identici i requisiti per la pensione di vecchiaia con 67 anni di età adeguata alla aspettativa di vita e almeno 20 di contribuzione, l’ipotesi di Quota 102 per andare in pensione sarebbe fattibile con:

64 anni di età anagrafica (indicizzata alla aspettativa di vita);38 anni di contributi di cui non più di 2 anni figurativi (esclusi dal computo maternità, servizio militare, riscatti volontari).

Sarebbe tutto da stabilire il taglio dell’assegno fino alla naturale scadenza fissata a 67 anni. La pensione anticipata dovrebbe essere resa stabile con 42 anni e 10 mesi per gli uomini (1 anno in meno per le donne), svincolata dalla aspettativa di vita e togliendo qualsiasi divieto di cumulo tra lavoro e pensione e prevedendo altresì agevolazioni per le donne madri (ad esempio 8 mesi ogni figlio fino a massimo 24 mesi), per i caregiver (un anno) e per i lavoratori precoci (maggiorando del 25% gli anni lavorati tra i 17 e i 19 anni di età). Vedremo dal primo gennaio 2022.

MESSINA,ATM S.p.A.: PARTE OGGI IL PROGETTO L’ESTATE ADDOSSO

 

Hanno iniziato oggi-informa un comunicato del Comune di Messina– i giovani selezionati per collaborare con ATM S.p.A. grazie al progetto “L’Estate Addosso” voluto dall’Amministrazione comunale e realizzato dalla Messina Social City. I ragazzi di età compresa tra i 16 e i 25 anni saranno inseriti nei diversi settori aziendali, dalle officine al servizio informatico, ed avranno la possibilità di vivere un’esperienza formativa e professionale di alto livello. L’obiettivo del progetto, a cui ATM ha aderito con grande interesse, è favorire l’inclusione sociale ed economica dei ragazzi più svantaggiati, e in particolare i NEET (coloro che non studiano e non lavorano), fornendo loro elementi utili per l’inserimento nel mondo produttivo.

In base alle competenze i ragazzi sono stati inseriti nelle varie direzioni aziendali dopo una formazione di base fornita da Messina Social City e una formazione specifica sul mondo del trasporto pubblico locale e sul funzionamento della Società. Con questa iniziativa i giovani saranno impegnati per due mesi, per un totale di venticinque ore settimanali, e riceveranno un rimborso di seicento euro mensili. “Siamo entusiasti di fornire questa opportunità a decine di giovani messinesi – ha dichiarato il Presidente di ATM Giuseppe Campagna – la Società nel corso dell’ultimo anno si è impegnata molto per dare opportunità lavorative ai giovani con una campagna di assunzioni che ha portato ad un importante rinnovo generazionale. Crediamo che le energie e le conoscenze di questi nuovi collaboratori possano essere di grande aiuto ad ATM e ricambieremo questo entusiasmo con le conoscenze e le esperienze che i nostri dipendenti mettono quotidianamente a disposizione della cittadinanza”.

Chiarimenti del Viminale, un pò contradditorio con le precedenti dichiarazioni,per l’accesso nei locali bar e ristoranti

A scanso di equivoci: il “green pass” non è verde - La Stampa

I gestori e gli esercenti nei controlli sul green pass hanno ricevuto il placet governativo in caso di dubbi sull’identità del cliente o di Pass falso.. Il l Viminale ha emesso una circolare  sulla questione delle verifiche sula certificazione verde per l’accesso nei locali quali bar, ristoranti, cinema e teatri. «La verifica dell’identità della persona in possesso della certificazione verde ha natura discrezionale –  – ed è rivolta a garantire il legittimo possesso della certificazione medesima. Tale verifica si renderà comunque necessaria nei casi di abuso o elusione delle norme. Come ad esempio quando appaia manifesta l’incongruenza con i dati anagrafici contenuti nella certificazione». Inoltre, viene chiarito, «nelle suindicate fattispecie l’avventore è tenuto all’esibizione del documento di identità».

Un’indicazione che corregge quanto aveva dichiarato lunedì 9 agosto il ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese: i titolari devono controllare il lasciapassare all’entrata nei ristoranti ma «non potranno chiedere la carta d’identità ai clienti». Il Garante della Privacy, citando il Dpcm dello scorso 17 luglio, aveva invece fatto notare che anche «i titolari delle strutture ricettive e dei pubblici esercizi» possono richiedere agli intestatari della certificazione verde di esibire un documento d’identità.

Il chiarimento era atteso ed è servito a spiegare in particolare il quarto comma dell’articolo 13 dello stesso documento, secondo cui all’atto della verifica l’intestatario della certificazione Covid «dimostra, a richiesta dei verificatori (…), la propria identità personale mediante l’esibizione di un documento di identità».


 

Catania, Spiagge libere : in azione fantastici cani da salvataggio alla playa

 

 

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Foto -Ufficio stampa Comune di Catania 

Proseguendo nell’azione di sensibilizzazione per l’ambiente e la tutela degli animali, uno dei punti qualificanti della funzionalità delle spiagge libere comunali- informa un Comunicato stampa del Comune di Catania  – secondo la nuova organizzazione  giunta Pogliese su proposta dell’assessore Michele Cristaldi, le unità cinofile della SICS, Scuola Italiana Cani Salvataggio, saranno presenti nelle spiagge libere 2(Vulcano) e 3(Stromboli) tutte le domeniche di agosto e saranno di supporto al servizio di sorveglianza delle spiagge fornito dal gestore incaricato dal Comune sulla base di una gara d’appalto. Oltre al normale servizio di sorveglianza e pattugliamento della spiaggia, le Unità Cinofile, come consuetudine, si occuperanno di sensibilizzare i fruitori delle spiagge al rispetto del mare e degli animali, avranno base alla spiaggia libera n. 2 e sorveglieranno anche i tratti di spiaggia limitrofi.

Analoga iniziativa, seppure con modalità diverse, è curata dalla -A.C.S.-Associazione Cani da Salvataggio-, organizzazione di protezione civile iscritta nell’Elenco Territoriale del volontariato di Protezione Civile, che eseguiranno pattugliamento a piedi nel tratto di mare compreso tra la spiaggia libera n.2 e la spiaggia libera n. 3, il sabato, mentre la domenica, presidieranno la spiaggia libera n 1, in ausilio e supporto ai bagnini di salvataggio. 

Inoltre, in alcune fasce orarie, si svolgeranno attività di simulazione di salvataggio e verrà illustrata l’importanza del cane nelle suddette attività, con particolare attenzione alle procedure di Rianimazione Cardiopolmonare (BLSD), inoltre verranno utilizzati anche strumenti moderni di salvataggio, quale il SUP “Rescue Board” e recuperi multipli, effettuati dalle Unità Cinofile ACS.

Nell’ottica di fare “educazione cinofila”, anche i bambini potranno partecipare a simulazioni di soccorso interagendo con i cani di salvataggio e ascoltando i consigli sulla sicurezza in mare.

 

CANI  SPECIALI CHE NON PERDONO DI VISTA NESSUN BAGNANTE

L’uso al femminile dei mestieri vale anche ora per la donna “architetta”

 

Architetti etnei: istituito Osservatorio “Pari opportunità”

La parità sul lavoro, un diritto da verificare e da pretendere - Corriere.it

Archivi Sud Libertà–                       

       Una visione meno sessista condivisa dalle istituzioni

CATANIA –

«Una decisione che rispetta la libera scelta delle professioniste di essere identificate in quanto donne e che contrasta in maniera evidente il principio androcentrico che ha regolato per secoli la lingua italiana». Questo il commento della presidente della Fondazione degli Architetti di Catania Eleonora Bonanno, a seguito dell’iniziativa dell’Ordine della categoria etnea, che ha ufficialmente approvato il timbro professionale di genere, con la dicitura al femminile “architetta”.

Una visione meno sessista condivisa da istituzioni, enti e anche dall’Accademia della Crusca, per una parità che parta proprio dall’idioma: «L’uso al femminile dei mestieri – spiega Bonanno – era già stata vista in modo favorevole nel 1986 dalla Commissione nazionale per la realizzazione della parità tra uomo e donna. E nella stessa direzione si è mossa l’Unesco nel 1994, invitando a un uso non sessista della lingua, per prendere coscienza che certe forme di linguaggio possono essere sentite come discriminatorie per le donne, perché tendono a nascondere la loro presenza o a farla apparire come eccezionale».

«Non si tratta di un obbligo, ma solo di una possibilità di scelta – sottolinea il presidente dell’Ordine etneo Sebastian Carlo Greco – chiara dimostrazione della nostra posizione in merito al dibattito sulla parità di genere e sul tema dell’inclusione, in una società dove spesso le minoranze vengono poste ai margini e dove i cliché sulla donna possono offuscare qualità e professionalità».

Proprio le pari opportunità e la lotta a ogni tipo di discriminazione sono pilastri del programma del nuovo Ordine e della nuova Fondazione – insediatisi lo scorso giugno – che hanno «istituito un “Osservatorio per le Pari opportunità”, con lo scopo di evidenziare eventuali difficoltà riscontrate dalle nostre iscritte e proporre valide soluzioni – concludono Greco e Bonanno – Sappiamo bene che la desinenza di una parola non è risolutiva delle problematiche della società, ma è un segnale, forte, che vogliamo dare a tutta la comunità».

Napoli, intervento di un assessore e del Garante dei detenuti sulla (triste) condizione delle persone nelle carceri

 

 

Pagano-Ioia  a seguito dei gravi fatti verificatisi nel carcere di Santa Maria Capua Vetere -Riflessione su Amnistia ed Indulto da tempo non applicati

L’assessore al Lavoro con delega alle persone detenute,del Comune di Napoli, Giovanni Pagano, e il Garante dei detenuti Pietro Ioia, hanno  emesso il comunicato stampa congiunto che appresso pubblichiamo:

Gli episodi di violenza che si sono verificati nel carcere di Santa Maria Capua Vetere hanno fatto emergere con chiarezza l’esigenza di un reale e profondo ripensamento dell’istituzione carceraria” 

“In Italia rimangono ancora sottotraccia, sospese e trascurate, questioni di cruciale importanza: l’assenza di tutela dei diritti delle persone detenute, il sovraffollamento, la tendenza alla repressione – anche violenta – piuttosto che alla rieducazione, sono solo alcuni aspetti che mostrano la crisi profonda che il carcere sta vivendo e il totale svuotamento delle funzioni della pena” continua il Garante dei detenuti, Pietro Ioia.

“L’unica via d’uscita da queste criticità è l’assunzione di un approccio strutturalmente diverso da quello corrente, che riporti in primo piano la riflessione su amnistia e indulto, previsti costituzionalmente ma da tempo non applicati, i quali costituirebbero – insieme alla giustizia riparativa – una soluzione reale al sovraffollamento e alla recidiva. È necessario, inoltre, affrontare il problema della carenza di personale penitenziario (tra cui i magistrati di sorveglianza) e quello dell’assenza di sostegno psicologico per questo tipo di lavoratori. ” Le vicende di Santa Maria Capua Vetere rappresentano una delle pagine più nere della storia del nostro Paese e, a nostro avviso, non sono la mera conseguenza dell’agito di alcune /mele marce/, come è stato detto in queste settimane: l’orribile mattanza samaritana è il riflesso di un sistema malato e ciò impone un ripensamento radicale e non più rinviabile, di tutta la realtà penitenziaria” concludono l’assessore Giovanni Pagano e il Garante dei detenuti Pietro Ioia.

IN ITALIA IN CRISI OLTRE 370MILA SOGGETTI NON FALLIBILI: NECESSARIA UNA SECONDA CHANCE ALLE NOSTRE IMPRESE»

Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza

 

foto Press

Evento nazionale a Catania, organizzato da Commercialisti e Avvocati etnei, Osservatorio della Crisi d’Impresa e Scuola di Alta Formazione dei Commercialisti siciliani

 

CATANIA –

Garantire il principio di continuità aziendale; promuovere un differente approccio imprenditoriale; evitare l’esclusione dal mercato delle imprese a rischio chiusura, dando loro una seconda chance. Il Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza presenta molti aspetti complessi, su cui hanno puntato i riflettori gli Ordini dei Commercialisti e degli Avvocati di Catania, l’Osservatorio della Crisi d’Impresa e la Scuola di Alta Formazione dei Commercialisti siciliani, durante l’evento nazionale al chiostro del Monastero dei Benedettini di Catania (in programma ieri 2 e oggi 3 luglio).

Un confronto importante – aperto dal prorettore Unict Vania Patanè – per sciogliere i nodi del groviglio di norme «su cui permane ancora l’incertezza dell’entrata in vigore – ha dichiarato Andrea Foschi, componente del Consiglio Nazionale dei Commercialisti – il mese scorso dal Governo è parsa chiara l’intenzione di far slittare la data ufficiale al 2022. Una proroga che speriamo possa essere utile ad apportare modifiche e migliorie più volte richieste: speriamo che il processo, dopo tanti anni di lavoro, non venga interrotto». Il Codice potrebbe rappresentare la via da seguire per «evitare il crollo di molte aziende e scatenare un effetto domino sull’economia, che farebbe perdere al nostro Paese credibilità a livello europeo – ha commentato il presidente del Tribunale di Catania Francesco Saverio Maria Mannino –

La parola chiave di oggi è responsabilità, su cui bisogna sensibilizzare gli organi di crisi e i professionisti, dando loro gli strumenti utili per operare in modo adeguato, prevenendo i casi di insolvenza». Secondo uno studio della Fondazione Nazionale dei Commercialisti, nel 2022 sono oltre 370mila le imprese non fallibili a rischio di crisi. Questo per l’effetto “tampone” generato dalle misure di sostegno del Governo: l’interruzione di queste ultime potrebbe corrispondere a un boom di casi di insolvenza.

Il Codice d’Impresa mette a disposizione strumenti importanti, «ma sono ancora troppe le incertezze normative – ha spiegato il presidente dei Commercialisti etnei Giorgio Sangiorgio – In attesa dell’entrata in vigore, dobbiamo focalizzare l’attenzione su quelle leggi già a nostra disposizione da cui emerge il ruolo chiave dei professionisti, come curatori fallimentari, attestatori o come consulenti delle società. Eventi come quello di oggi – con quasi 200 persone in presenza e oltre 500 colleghi da remoto – dimostrano che i vari attori di questo processo possono fare fronte comune, per gestire con grande responsabilità la crisi che ha investito il Paese e il suo tessuto imprenditoriale».

 

Secondo il presidente dell’ordine degli Avvocati di Catania Rosario Pizzino, il convegno rappresenta una tappa importante per tre ordini di ragioni: «La prima è di carattere emotivo e ha a che fare col profondo piacere di ritrovarci in presenza fisica. La seconda è di carattere politico-associativo, perché questo convegno apre per l’avvocatura un periodo molto intenso. Lunedì avremo la visita del ministro della Giustizia, che ci presenterà l’ufficio del processo. Si affronteranno quindi i nodi di questa nuova riforma in itinere e sarà un’occasione anche per fare il punto sullo stato della giustizia a Catania. A fine luglio, terremo il Congresso Nazionale a Roma: una sessione straordinaria per discutere delle riforme. Infine, vi è una ragione più squisitamente giuridica. Confrontarsi durante questa due giorni con il nuovo Codice d’Impresa: un argomento strategico anche per il Paese».

Importanza strategica anche secondo il coordinatore dell’Osservatorio sulle Crisi d’Impresa Massimo Ferro, che ha evidenziato «la necessità di inserire nel Codice elementi che rimandino ai pilastri individuati nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza: digitalizzazione, transizione ecologica e inclusione sociale. Dopo tanti stravolgimenti normativi, è giunto il momento di tracciare delle linee guida da seguire». Parole a cui fanno seguito quelle del magistrato e componente dell’Osservatorio Giuseppe Fichera, che ha coordinato l’incontro: «La responsabilità dei soggetti che operano nell’ambito dell’impresa è chiara ai professionisti e alle figure del sistema giudiziario, sia che si tratti dell’organo di gestione sia che riguardi l’organo di controllo. Ma interessa anche tutti quei soggetti che nella fase di crisi e di insolvenza intervengono con il ruolo di curatori, commissari o giudici delegati. Tutti hanno grande responsabilità nella gestione dell’impresa, sia quando essa è in bonis, sia quando si trova nello stato di insolvenza. Argomenti su cui, grazie agli illustri relatori presenti, è stato possibile confrontarsi in modo proficuo».

 

“LE RESPONSABILITÀ NEL CODICE DELLA CRISI D’IMPRESA E DELL’INSOLVENZA”

Catania, Chiostro di Levante Monastero Benedettini: convegno venerdì 2 (ore 16.00) e sabato 3 luglio 2021 (ore 16.30)

Corona virus, per il bonus da 600 euro serve il PIN dell'INPS

Evento nazionale organizzato da Ordine dei Commercialisti e Ordine degli Avvocati di Catania, Osservatorio sulle crisi d’impresa e Scuola di Alta Formazione dei commercialisti della Sicilia

 

CATANIA –

Cause, responsabilità e strumenti di allerta della crisi d’impresa, ma anche soluzioni di intervento per prevenire i casi di insolvenza. Sono questi i delicati temi al centro del convegno organizzato dall’Ordine dei dottori Commercialisti ed Esperti Contabili di Catania, dall’Osservatorio sulla crisi d’impresa, dall’Ordine degli Avvocati di Catania e dalla Scuola di Alta Formazione dei commercialisti della Sicilia.

Una due giorni – domani,venerdì e sabato 3 luglio 2021 – che, dopo mesi di webinar e collegamenti online, finalmente si svolgerà in presenza (con tutte le misure di sicurezza previste dalla legge) al Chiostro di Levante del Monastero dei Benedettini di Catania.

Tanti i relatori di alto profilo che approfondiranno gli argomenti relativi alle responsabilità di figure interne ed esterne nel complesso percorso che dovrebbe portare all’entrata in vigore del Codice della crisi d’impresa, emanato con decreto legislativo n. 14 del 2019.

Il programma prevede 4 sessioni: si inizia alle ore 16.00 di giorno 2 luglio, con i saluti istituzionali. Saranno presenti: il rettore dell’Università di Catania Francesco Priolo, il presidente della Corte d’Appello di Catania Domenica Motta, il presidente del Tribunale di Catania Francesco Saverio Maria Mannino, il presidente dell’Ordine dei Commercialisti di Catania Giorgio Sangiorgio, il presidente dell’Ordine degli Avvocati Rosario Pizzino e il coordinatore dell’Osservatorio sulle Crisi d’Impresa Massimo Ferro.

Spazio, quindi, alla prima sessione “Le responsabilità nell’impresa: assetti adeguati e indicatori della crisi” coordinata dal professore ordinario di Diritto Commerciale UniCT Enrico Macrì. A seguire, “La tutela del mercato e le azioni di responsabilità”, sessione moderata da Mario Libertini, professore emerito di Diritto Commerciale della Sapienza di Roma. I lavori riprenderanno il giorno seguente alle 16,30 con la sessione “Le responsabilità dei soggetti esterni: organismi di composizione della crisi, creditori qualificati, attestatore”, coordinata dall’avvocato dell’Ordine etneo Marcello Marina. A chiudere, alle ore 18.00, focus su “Le responsabilità dei soggetti interni: commissario, curatore, comitato dei creditori e giudice delegato”, con il coordinamento di Stefania Pacchi, professore ordinario di Diritto Commerciale dell’Università di Siena.

Interverranno: Andrea Foschi (Componente del Consiglio Nazionale dei Commercialisti); Marco Spadaro (avvocato dell’Ordine di Siracusa), Lucia De Bernardin (Giudice delegato del Tribunale di Catania); Paolo Piscitello (Professore ordinario di Diritto Commerciale Università “Suor Orsola Benincasa” di Napoli), Guido Romano (Vicecapo di Gabinetto del Ministro della Giustizia); Renato Bricchetti (Presidente di sezione della Corte di Cassazione); Eduardo Campese (Consigliere della Corte di Cassazione); Danilo Galletti (Professore di Diritto Commerciale dell’Università di Trento); Antonia Mussa (Giudice delegato del Tribunale di Torino).

A chiusura il concerto dell’orchestra giovanile Falcone Borsellino della Fondazione “La città invisibile”, diretta dal maestro Semaias Botello.

 

Oggi Giornata nazionale A.S.I. dei Borghi Marinari d’Italia: parte il “Photowalk Borgo Ganzirri”

 

 

 

In occasione della Giornata nazionale A.S.I. dei Borghi Marinari d’Italia, oggi domenica 27, si svolgerà il Photowalk Borgo Ganzirri, passeggiata fotografica alla scoperta del caratteristico borgo di Messina, con la possibilità di partecipare al contest fotografico associato alla manifestazione nazionale #identitàmarinare.

La manifestazione, patrocinata dal Comune di Messina, a seguito del parere espresso dall’Assessore al Turismo Enzo Caruso, e dall’ENIT (Agenzia Nazionale del Turismo), avrà inizio alle ore 9, con ritrovo a piazza Cutugno a Ganzirri davanti alla banca. Organizzata dall’Associazione Borghi Marinari d’Italia, l’iniziativa ha l’obiettivo di valorizzare i mestieri e le arti legate al mare attraverso la fotografia, promuovendo non solo bei paesaggi e mare incontaminato, ma identità e cultura del mare.

La Penisola, con gli oltre 7000km di coste e la sua posizione al centro del Mediterraneo, ha nelle diversità culturali delle comunità legate al mare, il suo potenziale di sviluppo sostenibile, ed il contest vuole essere un omaggio all’immenso patrimonio sociale, culturale ed economico delle identità marinare. Sulla pagina social dell’Associazione Borghi Marinari d’Italia sono in corso le votazioni che porteranno al vincitore del Borgo Marinaro del Cuore 2021, per far conoscere i borghi meno noti ma che meritano di essere visitati e valorizzati, ed il Borgo Ganzirri è già in corsa in attesa dei voti. L’evento è gratuito, adatto a tutti, con durata di 2 ore circa. Il PhotoWalk avverrà nel rispetto delle norme previste dal Decreto di contenimento dell’Emergenza Sanitaria, e chi vi aderisce dovrà essere in possesso di mascherina personale obbligatoria; di borraccia d’acqua; attrezzatura fotografica personale; ed indossare un abbigliamento sportivo con cappellino in caso di sole. Per partecipare è necessario prenotarsi mandando con email a fotografandoversosud@gmail.com.

ANCORA TENEBRE E OSCURITA’ MALAFFARE SUL “GENIO CIVILE” DI CATANIA-

 

 

Corruzione, l'Italia resta tra i Paesi peggiori ma migliora - Il Sole 24 ORE

 

DI   RAFFAELE    LANZA

 

Genio civile di Catania: ente tenebroso ,antidemocratico, campione assoluto nella città e provincia della burocrazia più spietata, simbolo della corruzione-accordo con gli ingegneri, architetti e tecnici di alti enti pubblici e noti ed importanti studi tecnici privati.   Un ente spavaldo, prepotente ed arrogante sin dalla preposizione al suo governo di funzionari-dirigenti obbedienti alla Mafia dei due governatori condannati per mafia.

Tempi non lontani, – lo denunciammo pubblicamente -quando un dirigente regionale ing Gabriele Ragusa alla guida del Genio catanese paralizzò l’ente regionale e la popolazione con richieste inusitate, confinanti nell’assurdo, utenti massacrati per le cose più semplici, tecnici  assenteisti, in libera uscita e la trasparenza uccisa giorno dopo giorno. Neppure l’Urp, l’ufficio pubbliche relazioni , previsto per legge era stato istituito come struttura se non con un ritardo ultratrentennale affidato “ad personam”.          Un giorno  nelle stanze di questo Ente si scoprì  un vagone di pratiche edilizie seppellite dalla polvere   chissà da quanto tempo , violazione palese di norme sulla Sicurezza, assenza di bagni a norma e assenza di tutto quello che era considerato elementare in materia di sicurezza pubblica  Un sindacato molto attivo dell’epoca ( Siad  )denunciò le disfunzioni  del Genio civile al Dipartimento Asl che inviò tre ispettori (alcuni ingegneri) per un sopralluogo ed accertamenti     Gli ispettori ritennero fondata la denuncia del  Siad ma l’ing.G.Ragusa riuscì ad eludere l’esposto documentato invitando – è noto a tutti i dipendenti – i tre ispettori  al bar dirimpetto in Via Lago di Nicito, a Catania per un caffè e cornetti crema insieme al rappresentante interno della sicurezza del Genio invitato dal  Ragusa al silenzio.

Poi sappiamo che il governatore Musumeci ha fatto fuori l’ex capo del Genio civile, Ragusa, per la sua lentezza di “tartaruga” nell’espletamento delle pratiche in particolare sulle opere pubbliche.  Silurato e “licenziato”, per incapacità visibile e notoria, dalla funzione di dirigente capo.

Oggi la nuova vicenda legata all’inchiesta della Procura di Catania sulla gestione degli appalti del Genio civile che ha affidato le indagini alle Fiamme gialle autori delle perquisizioni. alle abitazioni dei dirigenti e di Zuccarello   Cambiano i nomi ma la sostanza è sempre quella.     La corruzione in questo ente è sempre dietro l’angolo. E si profilano guai di non poco conto per aver  scoperto la Finanza denaro in quantità nella casa del dipendente     Naturalmente l’attuale dirigente capo Zuccarello, anche se ha presentato le dimissioni dalla funzione, dovrà rendere conto agli inquirenti di questa circostanza

Non c’è dubbio che occorrono norme più severe di vigilanza su questi Enti, sulle procedure di affidamento perchè la trasparenza è sempre stata presa a calci in culo sia dal Genio civile che dall’ente fratello, per presenza tecnica e rilascio autorizzazioni, della Soprintendenza etnea , Polo e isolette periferiche della provincia.  Trscurando naturalmente enti autonomi, come l’Istituto Incremento Ippico, dove sono in corso denunce penali per “distrazione” di finanziamenti ( come l’Istituto Vacanza contrattuale, già pagata parzialmente dai vertici,  l’Ersu di Catania e Palermo, dove i giornalisti hanno illecitamente “gonfiato” le loro indennità , nel silenzio della dirigenza di Palermo incompetente sulla materia, senza controllo alcuno dei finanziamenti distribuiti dalla Regione.   Insomma una Sicilia dove il malaffare e l’oscurità sembrano prendere il sopravvento

 

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