Sarà un problema vivere sul pianeta rosso. Ma, secondo gli studiosi di Marte, la vita umana è possibile
Un altro passo avanti. Gli scienziati dell’Università di Warwick, in collaborazione con l’ESA, il Georgia Institute of Technology, il Centro di tecnologia spaziale applicata e il Centro di microgravità in Germania, hanno sviluppato un modo per trasformare la luce in sostanze chimiche utili. In sostanza hanno imitato artificialmente la fotosintesi di una pianta.
Il processo di conversione dell’energia “potrebbe certamente integrare i sistemi di supporto vitale negli habitat spaziali”, ha riferito la dott.ssa Katharina Brinkert, professore associato presso l’Università di Warwick. “E sulla Terra, allo stesso tempo, possiamo effettivamente introdurre un modo più sostenibile di produrre sostanze chimiche… potresti potenzialmente risparmiare molto tempo ed energia anche per l’industria”.
Gli scienziati utilizzano semiconduttori che possono assorbire la luce allo stesso modo della clorofilla. Una volta immagazzinata convertono direttamente l’energia solare, utilizzandola per dividere composti come l’acqua in ossigeno e idrogeno. In un contesto spaziale, l’ossigeno sarebbe essenziale per la respirazione mentre l’idrogeno potrebbe essere utilizzato per produrre carburante, anche per i veicoli spaziali. Il processo non avrebbe bisogno di grandi infrastrutture industriali e nemmeno di elettricità per funzionare perché genera elettricità internamente.
Nel 2023 le segnalazioni Ufo giunte al servizio UFOLINE sono state in totale N. 246, in calo rispetto agli anni precedenti. Dal database del Centro ufologico nazionale è stata suddivisa la casistica avvistamenti nel modo seguente: N. 96 (39%) Segnalazioni non considerate per insufficienza di dati, in quanto i testimoni non hanno risposto alle ulteriori richieste di informazioni aventi lo scopo di valutare ed approfondire gli avvistamenti. N. 87 (36%) Testimonianze di avvistamenti analizzati, catalogati ed inseriti nella banca dati come riportato dai grafici. N. 34 (13%) Segnalazioni di anni precedenti e/o altre informazioni non ufologiche. N. 29 (12%) Post-Ufo, foto e/o video di fenomeni non rilevanti dal punto di vista ufologico. In genere sono da attribuirsi a fenomeni naturali.
Anche questa tipologia non è stata presa in considerazione. TIPOLOGIE DI AVVISTAMENTI 2023 (n. 87) N. 23 (27%) avvistamenti dei satelliti Starlink; N. 18 (21)% aerei, satelliti, mongolfiere; N. 10 (12%) luci, Oggetti non Identificati (UFO);N. 08 (9%) pianeti e/o stelle; N. 08 (9%) lanterne cinesi e/o palloni giocattolo;N. 07 (8%) riflessi – errori fotografici; N. 05 (6%) fari discoteca; N. 03 (3%) droni; N. 02 (2%) falsi avvistamenti; N. 01 (1%) pallone sonda;
Lo scorso anno i mesi con più segnalazioni sono stati settembre e dicembre, rispettivamente con 13 e 15. Le regioni in cui sono stati registrati più avvistamenti sono state Lombardia, Toscana, Campania, Lazio, Sardegna, Sicilia e Veneto. Le province con più segnalazioni sono state Roma e Piacenza (6), Milano (5) e Napoli (4).
Il decollo è avvenuto questa notte alle 00.11 italiane dalla base di Cape Canaveral Air Force Station a bordo del vettore Falcon 9 della società americana SpaceX
Cosmo-SkyMed ce l’ha fatta. Dopo diversi rinvii, dovuti anche al maltempo, il lancio del secondo satellite della nuova generazione è avvenuto dal Kennedy Space Center a Cape Canaveral, con un razzo Falcon 9 della SpaceX: arriveranno così a sei i satelliti Cosmo SkyMed attualmente in orbita e l’Italia potrà avere un sistema per l’osservazione della Terra ancora più all’avanguardia. L’obiettivo principale è fornire molti più dati per misurare l’impatto dei cambiamenti climatici e monitorare la gestione delle risorse naturali grazie a una sempre maggiore risoluzione
ASI– Con il secondo satellite della costellazione, il sesto in orbita, saranno ampliate l’operatività e le capacità complessive dell’intera costellazione Cosmo-SkyMed, in linea con gli obiettivi prefissati dall’Asi e dal Ministero della Difesa, che ne hanno promosso, finanziato e diretto, nel ruolo di committenti, l’intero programma di sviluppo.
-Afferma il presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana, Giorgio Saccoccia. “Il lancio del secondo satellite della nuova generazione Cosmo-SkyMed rappresenta un ulteriore importante passo per assicurare la continuità e il consolidamento di una straordinaria infrastruttura, un’eccellenza tecnologica Italiana riconosciuta a livello mondiale, capace di garantire i più sofisticati servizi di monitoraggio e osservazione del nostro pianeta” –
“La seconda generazione – osserva Saccoccia- è infatti caratterizzata, grazie ai significativi investimenti dell’Asi e della Difesa Italiana, da nuove funzionalità, migliori prestazioni e maggiore flessibilità di utilizzo che abilitano innovativi servizi ed applicazioni per la crescita economica e sociale del nostro Paese”.
– “Uno dei punti di forza del settore spaziale e aerospaziale del nostro Paese è la completezza della sua filiera industriale e della ricerca”.
Afferma ancora Maria Cristina Messa, ministro dell’Università e della Ricerca: “Questa autonomia strategica- prosegue Messa- ha permesso di sviluppare, negli anni, capacità ed expertise di forte competitività internazionale e proprio in questo contesto è stata concepito e realizzato Cosmo-SkyMed. Grazie ai satelliti di Seconda generazione avremo una qualità dei dati ottenuti ancora migliore e la possibilità, per esempio, di continuare a studiare, con precisione e puntualità sempre maggiori, i trend dei processi naturali e antropici che la comunità scientifica italiana e internazionale stanno monitorando da più di un decennio proprio attraverso questa costellazione”.
Aggiunge la titolare del Mur:”Dovendo affrontare transizioni ecologiche e cambiamenti climatici, agire su questo fronte e investire nella ricerca può rivelarsi determinante” ..
Afferma Lorenzo Guerini, ministro della Difesa: – “La costellazione di satelliti COSMO-SkyMed di seconda generazione costituisce una risorsa di fondamentale importanza per la Difesa, grazie alle capacità di osservazione della Terra in qualsiasi condizione meteorologica”. ” Inoltre a livello strategico, consentirà alla Difesa di avere un quadro informativo costantemente aggiornato dei potenziali fattori di rischio e la tempestiva valutazione della situazione operativa, al fine di supportare il processo decisionale per operare le scelte più opportune”.
“Con questo programma l’industria nazionale spaziale conferma la propria posizione di leadership nello sviluppo dei sistemi ad alta tecnologia, in particolare radar e sensori ad altissima risoluzione. Questo risultato è frutto della forte sinergia tra università e industria, corroborata dalle competenze dei nostri tecnici civili e militari, nonché dalla proficua osmosi di esperienze e conoscenze tra Difesa e Agenzia Spaziale italiana, patrimonio da mantenere e valorizzare negli anni per presidiare la sovranità tecnologica nazionale. Il programma Cosmo-SkyMed rappresenta, inoltre, una opportunità importante per future ulteriori cooperazioni in ambito internazionale” aggiunge ancora il ministro della Difesa.
Afferma Vittorio Colao, ministro per l’innovazione tecnologica e la Transizione digitale :- “Il lancio del nuovo satellite della seconda generazione della costellazione di Cosmo-SkyMed dimostra tutta l’ambizione italiana nel campo dell’Osservazione della Terra e la nostra straordinaria competenza nei payload radar (Sar)”.
“Una competenza – osserva Colao- fatta di grandi capacità industriali (quali Leonardo e le sue joint venture Thales Alenia Space e Telespazio) ma anche dal contributo di numerose Pmi nazionali e un ecosistema di soggetti pubblici e privati estremamente dinamico e competitivo. In virtù delle due generazioni di satelliti Cosmo-SkyMed riusciamo a migliorare la qualità delle informazioni critiche e rendere più veloce la trasmissione dei dati”.
Colao ricorda che “i 5 satelliti in orbita, dal 2008 a oggi hanno acquisito 2 milioni di immagini, monitorando 7 miliardi di chilometri quadrati, circa 14 volte l’intera area del pianeta, riusciamo inoltre a sviluppare un numero maggiore di applicazioni in aree strategiche quali i cambiamenti climatici, l’agricoltura di precisione, il controllo delle infrastrutture critiche, la gestione delle emergenze (incendi, terremoti, inondazioni), la sicurezza marittima e il controllo delle coste e grazie a Telespazio e Asi i dati Cosmo-SkyMed sono commercializzati in tutto il mondo”.
La sorprendente scoperta di un nuovo astro luminoso sta polarizzando l’attenzione del mondo scientifico. Uno studente di un team di ricerca della Curtin University ha scoperto qualcosa di insolito. Durante un lavoro sulle onde radio nell’Universo, è stata individuata una stella misteriosa che rilascia un’esplosione radio tre volte ogni ora.
Per la prima volta di fronte a una scoperta del genere, il team degli astronomi ha ipotizzato alcune teorie. Potrebbe trattarsi di una stella di neutroni o una nana bianca, con un campo magnetico ultra potente. A circa 4000 anni luce dalla Terra, l’oggetto si trova nella Via Lattea.
L’astrofisica Natasha Hurley-Walker, della Curtin University, ha guidato il team che ha fatto la scoperta: «Questa stella appare e scompare nel giro di poche ore durante le nostre osservazioni. Si è trattato di qualcosa di inaspettato e… inquietante per un astronomo: non c’è nulla di noto nel cielo con queste caratteristiche. Ed è davvero abbastanza vicino a noi, a circa 4000 anni luce di distanza. È nel nostro “cortile galattico”»
.Una ricerca condotta dai ricercatori dell’ Università di Cambridge ha messo in luce l’esistenza di nuovi corpi celesti detti ‘Hycean planets‘, adatti ad ospitare probabilmente microrganismi che riescono a vivere in condizioni estreme.
Questi ‘Hycean planets’ «aprono una strada completamente nuova nella ricerca di vita», spiega l’astrofisico Nikku Madhusudhan dell’Istituto di astronomia di Cambridge. Questi nuovi esopianeti possono essere fino a 2,6 volte più grandi della Terra e possono avere temperatura atmosferiche che arrivano quasi a 200 gradi: nonostante ciò, i loro grandi oceani potrebbero supportare forme di vita microbica simili ad alcuni batteri che vivono simili condizioni estreme sul nostro Pianeta.
L’aiuto del James Webb Space Telescope
I ricercatori di Cambridge hanno già selezionato un numero consistente di potenziali ‘Hycean planets’ che saranno i primi candidati per le osservazioni con i telescopi di nuova generazione, come il James Webb Space Telescope che sarà lanciato entro l’anno. Questi pianeti orbitano intorno a nane rosse, particolari stelle piuttosto vicine a noi in termini astronomici, dal momento che si trovano tra i 35 e i 150 anni luce di distanza.
Con una organizzazione come la Nasa e società private come la Spaces i Elon Musk e la Virgin Galactic di Richard Branson, l’esplorazione spaziale sta nuovamente conquistando milioni di persone in tutto il mondo.
In questa nuova corsa allo spazio, però, l’attenzione sembra essersi focalizzata su un unico pianeta: Marte, il cui nome deriva dal dio greco della guerra. Tutti gli altri pianeti, compresa la Luna, meta molto ambita dalle superpotenze durante la guerra fredda, sembrano eclissarsi di fronte al fascino che riveste il pianeta rosso. Secondo i piani riportati nel Global Exploration Roadmap(documento stilato dalle maggiori agenzie spaziali mondiali per definire le linee guida del futuro dell’esplorazione), infatti, Marte è la meta principale di tutti i principali progetti spaziali futuri, con l’obiettivo, entro il 2040, di portare sulla sua superficie i primi esseri umani, usando lo spazio cis-lunare e la stessa Luna come via di passaggio.
Vi sono tuttavia altri pianeti dal fascino romantico e irresistibile, quale Venere dal nome della dea greca dell’amore e della bellezza. , il secondo pianeta in ordine di distanza dal Sole, chiamato anche il “gemello” della Terra per le dimensioni e la massa (e quindi anche la forza di gravità) di poco inferiori a quelle del nostro pianeta.
Sulla superficie di Venere la pressione di 92 atm e la densissima atmosfera (90% più densa di quella terrestre e composta principalmente da anidride carbonica) formano un effetto serra così intenso da rendere il pianeta Venusiano il più caldo del sistema solare. Qui le nubi di acido solforico circondano il pianeta: letali per l’uomo, queste nubi coprono l’intera visuale della superficie. Venere quindi sarebbe da escludere per l’ospitalità all’uomo
La superficie di Venere è composta prevalentemente da basalti, sono stati infatti identificati almeno 1.500 vulcani di dimensioni medie-grandi, ma si ipotizza la presenza di un milione di vulcani di dimensioni minori. Circa l’80% della superficie di Venere è formata da pianurevulcaniche che per il 70% mostrano dorsali, e per il 10% sono lisce. Il resto è costituito da due altopiani definiti ‘continenti’, uno nell’emisfero nord e l’altro appena a sud dell’equatore. Fino ad oggi si sono identificati un migliaio di crateri d’impatto, tutti con diametro superiore ai 3 km. A causa della mancanza di datisismici sappiamo ben poco della superficie venusiana, ma si ipotizza che abbia un nucleo (parzialmente liquido), un mantello (liquido) ed una crosta (solida), esattamente come la Terra.
Una curiosità ferma l’attenzione degli studiosi. A 50 chilometri d’altezza, infatti, la temperatura di Venere raggiunge i 60°C; ancora caldo, certo, ma un calore gestibile senza troppi problemi con le tecnologie a nostra disposizione. Basterebbe salire in quota di qualche chilometro per stare ancora meglio, e ritrovarsi in un confortevole ambiente di 30°C. A quest’altezza la pressione è di circa 1 atm, la stessa che sperimentiamo sulla Terra; considerando che la gravità è simile a quella terrestre…La densità dell’atmosfera Venusiana, inoltre, blocca le radiazioni pericolose: una condizione certamente positiva, soprattutto se comparata alla quasi totale assenza di protezione presente su Marte.
Nell’atmosfera di Venere è stata individuata la fosfina, gas altamente tossico raro sulla Terra allo stato naturale e usato principalmente come insetticida, che però rappresenta anche un indizio affidabile della presenza di forme di vita. La scoperta è stata realizzata con il telescopio James Clerk Maxwell alle Hawaii e quello di Atacama in Cile , una equipe di scienziati dell’Università Manchester, di Cardiff e del Massachusetts Institute of Technology e pubblicata su Nature Astronomy.
Le quantità di fosfina osservate nell’atmosfera di Venere – è stato spiegato – sono tali da non poter essere state prodotte da processi abiotici. Solo la presenza di organismi viventi sarebbe compatibile con le quantità osservate.
Finalmente è venuto il momento del missile Vega. Il lancio è avvenuto alle 3,51 dalla base spaziale di Kourou in Guyana francese e il vettore europeo, progettato, sviluppato e costruito da Avio, ha perfettamente messo in orbita, su quote diverse, ben 53 tra nano, micro e minisatelliti (da 1 a 400 kg) a beneficio di 21 clienti di 13 differenti Paesi. I satelliti hanno diverse applicazioni, incluse l’osservazione della Terra, le telecomunicazioni, la scienza, la tecnologia e l’istruzione. Questo lancio multiplo — “rappresenta un record per un vettore del Vecchio Continente”.
Si apprende che sono 7 microsatelliti, insieme a 46 CubeSat più piccoli, tutti messi in orbita in un singolo volo in virtù di un innovativo adattatore del carico utile SSMS (Small Spacecraft Mission Service).
L’SSMS è un adattatore modulare in fibra di carbonio progettato da Avio per rispondere alla domanda di servizi di lancio per gruppi di piccoli satelliti pesanti tra 1 kg (CubeSat o gruppi di CubeSat) e 400 kg (Minisat) in orbita terrestre bassa (300 km e oltre dalla superficie terrestre). La progettazione è stata seguita da Sab Aerospace, una pmi italiana indipendente. Il programma SSMS, iniziato sotto l’egida dell’Agenzia spaziale europea (ESA) con il contributo della Commissione europea, darà – ricorda Avio – “slancio alla capacità di offrire apposite soluzioni “ride-share” per il fiorente mercato dei piccoli satelliti”.
A bordo tra gli altri payload rilasciati in orbita anche un laboratorio di microgravità – DIDO3 – nato dalla collaborazione tra l’Agenzia Spaziale Italiana e quella Israeliana ISA, in cooperazione con il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e il Ministero della Scienza e della Tecnologia di Israele. A bordo di DIDO-3 quattro esperimenti congiunti italo-israeliani nei settori della ricerca biologica e farmacologica – controllati da terra attraverso un’applicazione mobile – che vedono, per la parte italiana, il coinvolgimento dell’Università Federico II di Napoli, dell’Università di Roma 3, dell’Università di Roma Tor Vergata e dell’Università di Bologna.
Il volo, rileva l’Esa,l’Agenzia spaziale europea, “segna il completamento rapido ed efficiente delle misure correttive e delle azioni portate avanti dall’Industria e da Esa in qualità di Autorità di Qualificazione del Sistema di Lancio di Vega, a seguito delle raccomandazioni fatte dalla Commissione Indipendente d’Inchiesta che aveva analizzato il fallimento del volo VV15 il 10 luglio 2019”.
Dopo il lancio dell’Ariane 5 che il 17 agosto aveva segnato la riapertura della base di Kourou post-lockdown per la pandemia di Covid-19, il successo del lancio di Vega segna la piena ripresa delle attività nella base di lancio europea. Gestito dalla Arianespace, il volo rientra nell’iniziativa europea Esa-Lll, relativa alle opportunità di lancio a basso costo di satelliti leggeri, decisa nel 2016 dal Consiglio ministeriale dell’Esa per preparare la strada a nuovi servizi standard per satelliti leggeri utilizzando i veicoli di lancio europei Vega/Vega-C e Ariane 6.
Il “perfetto esordio della nuova piattaforma SSMS avviato dall’Esa con il contributo della Commissione europea, consentirà di moltiplicare la capacità di lancio di Vega” come la “realizzazione della piattaforma è il risultato di una collaborazione tra società italiane e della Repubblica Ceca che vede l’Italia come capofila”.
Tra i piccoli satelliti messi in orbita anche un altro contributo italiano: ION CubeSat Carrier (In Orbit NOW) – sviluppato dalla società D-Orbit – si tratta di un vero e proprio satellite, di ingombro ridotto e del peso di circa 150 kg di massa complessiva, che ha la funzione di trasportatore di cubesats.
SpaceX Crew Dragon, la capsula spaziale prosegue il suo giro “turistico” nello spazio dopo il successo del lancio avvenuto al secondo tentativo per motivi meteorologici. Alle 15.22 di Cape Canaveral, è stato effettuato il primo lancio di un equipaggio a stelle e strisce dal suolo americano dopo 9 anni e gli astronauti Douglas Hurley e Robert Behnken -amici d’infanzia -raggiungeranno la Stazione Spaziale Internazionale.
La missione entra nella storia: per la prima volta un’azienda privata, la creatura di Elon Musk, in partnership con la Nasa spedisce due astronauti nello spazio. Ad assistere al lancio, anche il presidente Donald Trump che vuole queste emozioni per il popolo americano e per il mondo intero. Si è voluta dimostrare pure l’indipendenza dalla Russia.
Il primo stadio del Falcon 9 ha svolto il suo compito per 2’33” prima di staccarsi ed atterrare come previsto sulla piattaforma predisposta nell’Atlantico. Quindi, la Crew Dragon saliva spinta dal secondo stadio per altri sei minuti. Tutto come programmato. La Crew Dragon saliva spinta dal secondo stadio per altri sei minuti. Concluso il suo “burn”, il tachimetro segnava 27.000 chilometri all’ora, la quota era circa 200 chilometri. Doug e Bob entrati in orbita, “volo libero” con destinazione Iss. L’attracco alla Stazione è previsto oggi attorno alle 16.30 ora italiana
Alcuni commenti registrati:”Ho sentito quel rumore in passato, ma stavolta è stato diverso. C’è la nostra squadra a bordo, è la squadra di tutta l’America”, dice Jim Bridenstine, numero 1 della Nasa. “Per la prima volta dopo 9 anni abbiamo lanciato nello spazio astronauti americani su razzi americani dal suolo americano. Sono assolutamente orgoglioso della Nasa e di Space X per aver reso questo possibile”, ha aggiunto. “Ce l’abbiamo fatta”, ha detto, con il determinante sostegno di Trump: “Abbiamo un’amministrazione che ci sostiene, i finanziamenti sono aumentati.
Il presidente ha creato il National Space Council e ha posto il vicepresidente al vertice. La gente non si rende conto di quante persone del governo federale siano impegnate per lo spazio”, ha aggiunto. “Credo sia l’unico presidente in carica ad aver assistito al lancio di un nuovo razzo con astronauti americani a bordo. Non abbiamo avuto questo tipo di leadership nello spazio da tanto tempo, siamo grati per questo”.
Il dipartimento della Difesa Usa ha reso noto, in un comunicato, , l’autenticità dei filmati sugli Ufo.
Il fenomeno osservato nei video rimane qualificato come ‘non identificato'”. Su uno di questi video è possibile vedere un oggetto di forma allungata muoversi rapidamente: lo stesso oggetto, pochi secondi dopo essere stato individuato da uno dei sensori a bordo dell’aereo della Marina statunitense, scompare alla sinistra con un’accelerazione improvvisa.
In un altro video, invece, è possibile vedere un oggetto sopra le nuvole. Il pilota statunitense si chiede se sia un drone: “C’è un’intera scia. Sta andando contro il vento! Un vento da ovest di 120 nodi!”, afferma il suo compagno di volo. “Guarda questa cosa!”, prosegue il suo interlocutore, mentre l’oggetto misterioso comincia a girare.
Un pilota della Marina statunitense ora in congedo, David Fravor, che ha incontrato uno di questi Ufo nel 2004, ha detto alla Cnn nel 2017 che l’Ufo si muoveva in maniera irregolare. “Mentre mi avvicinavo a lui accelerò rapidamente verso sud e scomparve in meno di due secondi”, ha raccontato. Fu “come una pallina da ping pong che rimbalza su un muro”.
VIDEO DEL LANCIO (Sput..)-IL SOGNO DELL’UOMO: VICINI A DIO CON LA CONQUISTA DELL’UNIVERSO
Il lancio dei I tre astronauti ,Luca Parmitano, l’americano Andrew Morgan e il russo Alexander Skvortsov, a bordo della navicella spaziale russa Soyuz MS-13,partiti da Baikonur in Kazakistan è andato bene. Dopo il ‘docking’ (attracco), si apprende da un comunicato dell’Esa, l’equipaggio ha eseguito controlli approfonditi e alle 3:04 il portello della Soyuz è stato aperto e i tre sono stati accolti a bordo dagli astronauti della Nasa Christina Koch e Nick Hague, insieme al cosmonauta russo e attuale comandante della Stazione Spaziale, Alexei Ovchinin. Quando Ovchinin lascerà la Stazione Spaziale, Parmitano ne assumerà il comando e sarà la terza volta che un astronauta europeo ricopre questa posizione e la prima per un italiano.
Parmitano ha scelto il nome ‘Beyond’ (‘Oltre’ in italiano) a ispirare verso ulteriori orizzonti. Dopo la missione ‘Volare’ dell’Asi (Agenzia spaziale italiana) nel 2013, in orbita per 166 giorni, che lo ha visto primo italiano a compiere una passeggiata spaziale, la nuova avventura spaziale di Luca lo porterà a vivere circa 200 giorni sulla Iss.Si tratta della sua seconda missione di lunga durata dopo “Volare” dell’Agenzia spaziale italiana (Asi), che nel 2013 lo tenne in orbita per 166 giorni.
Se il lungo periodo sarà interamente confermato, Luca potrebbe conquistare anche il primato per la maggiore permanenza nello spazio, un record oggi ancora detenuto dall’italiana Samantha Cristoforetti, rimasta ben 199 giorni nello spazio.
. Siciliano (di Paternò), classe ’76, colonnello dell’Aeronautica militare italiana, Parmitano sarà infatti il primo italiano a ricoprire il ruolo di comandante della Iss nella seconda parte della Expedition 60/61 (prima di lui solo altri due europei hanno avuto la guida della Stazione Spaziale), un ruolo strategico e complesso. Ma la missione di Luca avrà molti altri appuntamenti cruciali. Nel corso di Beyond ci saranno a bordo della Iss circa cinque attività extraveicolari,
Le ‘passeggiate spaziali’ serviranno per la manutenzione straordinaria di Ams, il rivelatore Alpha Magnetic Spectrometer utilizzato nella fisica delle particelle installato dal 19 maggio 2011 sulla Stazione spaziale internazionale. “Saranno riparazioni molto complesse,- parole di Luca – faremo qualcosa di mai realizzato prima, nemmeno con le riparazioni de telescopio spaziale Hubble ci si è spinti così” .
Si proveranno in orbita 50 esperimenti scientifici, tra cui 6 nuovi esperimenti sviluppati dall’Agenzia spaziale Iitaliana. Si tratta degli esperimenti Nutriss, Acoustic Diagnostics, Amyloid Aggregation, Lidal, Xenogriss e Mini-Euso e riguardano diversi settori della ricerca. Due di questi – Acoustic Diagnostics e Nutriss – saranno condotti nell’ambito della fisiologia umana e contano risorse Iss Esa nell’ambito del cooperation agreement Asi-Esa. Inoltre ci sarà un esperimento di biochimica – Amyloid Aggregation – e anche questo test è realizzato nell’ambito del cooperation agreement tra Agenzia spaziale europea e Agenzia spaziale italiana. Insomma Luca Parmitano non si annoierà certo sulla Iss. Nella sua time line ci sarà anche l’esperimento di dimostrazione tecnologica Lidal, sempre in quota risorse Asi sulla base degli accordi con la Nasa, l’esperimento di osservazione della terra Mini-Euso, nell’ambito dell’accordo fra Asi e la russa Roscosmos, e l’esperimento educativo-biologico Xenogriss sempre dell’Agenzia Spaziale Italiana.
Nella foto Luca Parmitano di Paternò(Catania)
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