Catania,
Inaugurata la mostra-evento “Caravaggio. La verità della luce”, nella nuova Pinacoteca Santa Chiara, in via Castello Ursino 10.
Per la prima volta, in Sicilia, sono in esposizione alcuni capolavori di Michelangelo Merisi, detto il Caravaggio (Milano 1571 – Porto Ercole 1610) che scandiscono il suo percorso artistico dalla formazione in Lombardia all’affermazione a Roma e Napoli, fino agli ultimi anni della sua tragica esistenza.
La mostra, in calendario sino al 6 ottobre, è realizzata in co-organizzazione con Associazione MetaMorfosi e in collaborazione con Demetra Promotion, a cura di Pierluigi Carofano. E’ patrocinata dal Ministero della Cultura, dalla Presidenza Commissione Cultura della Camera dei Deputati, dall’ Ars Assemblea Regionale Siciliana, dalla Regione Siciliana, dalla Città Metropolitana di Catania.
L’evento è stato anche l’occasione per inaugurare lo spazio museale della Pinacoteca dell’ex Monastero Santa Chiara, restituito alla Città dopo l’intervento di riqualificazione operato con fondi comunitari, dall’Assessorato ai Lavori Pubblici e Politiche Comunitarie, nella struttura che per lungo tempo ha ospitato gli uffici dell’anagrafe comunale. Un altro fiore all’occhiello del centro storico cittadino.
“Caravaggio. La verità della luce” dà l’avvio a una serie di grandi appuntamenti artistico-culturali di rilievo nazionale, come la mostra di Tolkien che, come questa, nei prossimi mesi richiamerà migliaia di visitatori.
La mostra presenta un percorso espositivo ricco di 36 dipinti, permettendo inoltre al visitatore di percorrere un viaggio completo nel fenomeno del “caravaggismo” con una ricca selezione di opere di Orazio Gentileschi, Guercino, Annibale e Ludovico Carracci, Simone Peterzano, Cavalier d’Arpino, Mattia Preti, Luca Giordano Giovanni Baglione, Fede Galizia e Orsola Maddalena Caccia e molti altri, per i quali, Caravaggio, è stato il promotore di un grande cambiamento stilistico e culturale.
L’esposizione si propone un duplice obiettivo: proporre al grande pubblico una selezione di opere di Caravaggio, dalla sua formazione milanese alla sua piena affermazione sino agli ultimi tempi della sua breve vita, arricchita dal confronto con artisti suoi contemporanei. Nuove riflessioni sullo stile e sul significato delle opere di Caravaggio rivolte nello specifico alla comunità scientifica attraverso lo strumento del catalogo.
In mostra tre dipinti autografi del Caravaggio: Il ragazzo morso da un ramarro, il San Sebastiano e Il Cavadenti. Il San Sebastiano, opera esposta in Italia per la prima volta da quando è stata dichiarata autografa di Caravaggio nel 1990, ha una storia complessa di acquisizioni e di trasferimenti, che gli studiosi hanno a lungo ricostruito.
In collezione privata dal 1945, ha una provenienza non ancora definita in tutti i passaggi. Probabilmente portato in Francia da Napoli, ad opera di artisti vicini al Merisi, quali Louis Finson e Martin Faber, passò a Bologna nel 1877 quando il Duca di Montpensier, re Filippo d’Orleans, vi acquistò il palazzo di Galleria.
Presenti all’inaugurazione, con il Sindaco e gli organizzatori, le massime autorità cittadine.
Il progetto espositivo ripercorre la vita di Caravaggio con i pittori che lui ha conosciuto, all’interno della sua bottega, il suo maestro, cercando di rappresentare la vita finita in un modo misterioso, un uomo che dalla Francia a Malta gira il mondo e per quell’epoca, diventa famosissimo. Tra i pochissimi artisti che, in quel periodo storico, ma anche dopo, è già famoso durante la sua vita.
“Il ragazzo morso da un ramarro”, è un vero e proprio manifesto di un quadro allegorico, da leggere in filigrana con il tema delle pene d’amore. Fa capire quanto il giovane Caravaggio, appena sceso da Milano a Roma, fosse inserito nei circoli culturali del tempo. Infine, il Cavadenti della Galleria Palatina di Palazzo Pitti è particolarmente significativo in quanto riconducibile alla fase estrema della produzione del Merisi, quindi in qualche modo legato anche alla Sicilia. L’aspetto grottesco dei personaggi raffigurati, nonché il tema trattato in modo crudo fu capace di influenzare artisti come Matthias Stom, presente in mostra con una straordinaria quanto realistica Derisione di Cristo.
La mostra indaga, inoltre, il rapporto tra Caravaggio e i cosiddetti “caravaggeschi”, straordinario fenomeno artistico che ebbe anche caratteristiche internazionali, ma complessivamente di breve durata. Morto Caravaggio nel 1610, infatti, durò ancora soltanto una ventina d’anni grazie ad artisti che ancora per qualche tempo dipinsero adottando registri diversi a seconda della committenza, come ben testimoniano in mostra le opere di Luca Giordano e Mattia Preti. Ma per ricordare la resistenza di questo fenomeno all’interno di una rivoluzione travolgente quale fu l’affermazione del barocco, la mostra si chiude proprio con due opere di Jusepe de Ribera, San Girolamo e la tromba del giudizio e Il Profeta che ne testimonia appunto la longevità.
Con la mostra “La verità della luce” Catania entra in un grande circuito internazionale di esposizioni di qualità. Basilea, Catania, Seul sono le tre tappe di questo straordinario progetto espositivo. La mostra di Catania assume un valore particolare con la prima esposizione in Italia del San Sebastiano, con le opere caravaggesche di Castello Ursino e con una grande attenzione all’influsso di Caravaggio sull’arte del ‘600. La rivoluzione di Caravaggio segna un punto di non ritorno nella storia dell’arte. Il popolo, grazie alla luce, entra nelle opere d’arte e non ne uscirà più.
A testimonianza di questo fenomeno sono in mostra opere fondamentali come L’Incredulità di san Tomaso e la Cattura di Cristo, entrambi provenienti dalla Galleria degli Uffizi, realizzate all’interno della cerchia di Caravaggio, sotto la supervisione del Maestro secondo una pratica in voga all’epoca. Tra gli autori suoi contemporanei che all’epoca godevano anche di maggiore successo e prestigio, spiccano in mostra la Presentazione al Tempio di Simone Peterzano (primo maestro di Caravaggio), Sansone e Dalila di Giovanni Baglione e la deliziosa Natura morta di pere di Fede Galizia. La sezione della mostra dedicata al confronto tra gli “amici e i nemici” di Caravaggio porterà quindi una preziosa testimonianza della distanza stilistica tra le varie “fazioni” in voga all’epoca nella Roma del primo Seicento.