Contatto tra Washington e Mosca, ai massimi livelli, dopo l’abbattimento di un grande drone americano da parte della Russia in seguito ad una collisione con un jet Su-27 russo. La fibrillazione non c’è stata. Gli americani mantengono la calma e non si prevede reazione alla perdita del drone il cui cervello elettronico è stato cancellato dagli Usa.
Le parti rimangono sulle rispettive posizioni per quanto riguarda la dinamica dell’episodio: gli Stati Uniti stigmatizzano il comportamento dei piloti di Mosca, la Russia denuncia la condotta americana e respinge ogni accusa. Oggi, nel day after, il segretario della Difesa Usa Lloyd Austin ha chiamato il ministro della Difesa russo Sergei Shoigu.
Austin ha riproposto la ricostruzione a stelle e strisce: i due jet hanno versato carburante per abbattere il drone MQ-9 che “stava conducendo operazioni di routine” nello spazio aereo internazionale. Uno dei due caccia ha “urtato il nostro velivolo MQ-9, provocando l’incidente”. Il jet russo “ha tenuto un comportamento pericoloso, sconsiderato e non professionale”, ha ribadito Austin, aggiungendo che gli Stati Uniti “continueranno a volare dove il diritto internazionale lo permette”.
Da Mosca, invece, si fa notare che la telefonata – la seconda da quando è iniziata la guerra in Ucraina – è avvenuta “su iniziativa statunitense”. Dal ministero della Difesa russo non sono arrivate altre comunicazioni. A parlare è stato in compenso il ministro degli Esteri, Sergei Lavrov: gli Stati Uniti “cercano ogni tipo di provocazione per intensificare il confronto”, ha detto, sottolineando che lo spazio interessato dall’episodio è stato dichiarato da Mosca “limitato all’uso di qualsiasi velivolo”.
“Questo è un male, perché affermano costantemente di essere una potenza responsabile interessata alla stabilità strategica – ha detto Lavrov alla tv Rossiya-24 – Ma le parole non corrispondono ai fatti”.