Colpo di scena in Francia Nessuna maggioranza assoluta dopo il ballottaggio di ieri. Il Nouveau Front Populaire sarà la più grande forza politica della nuova Assemblea Nazionale, con 182 deputati, ma non potrà governare da sola. Fermata l’estrema destra guidata dal Rassemblement National spetterà al presidente Emmanuel Macron nominare una nuova guida r dopo le dimissioni di Gabriel Attal.
Ma come sarà possibile governare la Francia? Gli scenari possibili dopo il risultato delle elezioni legislative anticipate convocate a sorpresa da Macron all’indomani della sconfitta elettorale alle europee del 9 giugno.
Il primo scenario è quello che vede un governo guidato dal Nouveau Front Populaire. Nel suo primo discorso a urne chiuse Jean-Luc Mélenchon lo ha detto chiaramente: Macron ha “il dovere di far governare il Nouveau Front Populaire”.
In assenza di una maggioranza assoluta, France Insoumise propone di approvare tramite decreto parte del suo programma, in particolare l’aumento del salario minimo, il blocco dei prezzi, l’abrogazione della riforma delle pensioni. Per evitare di avere contro l’Assemblea Nazionale, però, un governo guidato da Nfp dovrebbe cercare di convincere alcuni deputati di Ensemble a non votare per le proposte presentate dalla destra o dall’estrema destra. E’ possibile essere in minoranza e governare, ricordando come Elisabeth Borne e Gabriel Attal lo abbiano fatto per due anni, senza che i repubblicani abbiano mai votato in blocco contro il governo.
Palermo,
Se tra gli assistenti del presidente cresce il dubbio di vincere la sfida e la consapevolezza che Biden dovrebbe forse fare retromarcia, il figlio Hunter e la famiglia in generale lo sprona ad andare avanti. Ma soprattutto i familiari di Biden stanno cercando di essere sempre più coinvolti nelle questioni della Casa Bianca e che riguardano la campagna elettorale….
“Il fiasco del dibattito ha aperto la strada alla famiglia, che ha cercato di andare oltre lo staff per iniziare ad aiutare il padre e il fratello che amano profondamente”, ha affermato una delle persone a conoscenza delle dinamiche familiari. Secondo alcuni collaboratori di Biden, la famiglia sta cogliendo l’occasione per cercare di regolare vecchi conti.
Dal punto di vista dei familiari, l’esito del dibattito con Trump non è altro che l’apice di consigli sbagliati da parte di collaboratori che non hanno aiutato il presidente a mostrare al meglio il suo spessore politico. Queste dinamiche hanno irritato alcuni membri dello staff di Biden, che hanno affermato che puntare il dito contro qualcuno ostacola tutti coloro che vogliono aiutare il presidente ad affrontare questa crisi.
Monsignor Carlo Maria Viganò, scomunicato già per scisma dall’ex Sant’Uffizio, mantiene la sua posizione accusatoria e continua a celebrare messa nell’eremo di Viterbo, dove sorge la sua fondazione Exsurge Domine. L’ex nunzio negli Stati Uniti, tramite X informa: “Come tutti i primi sabati del mese, oggi offro il Santo Sacrificio della Messa secondo le intenzioni degli amici e benefattori della Fondazione Exsurge Domine e di tutti coloro che mi hanno espresso la loro vicinanza spirituale e materiale in questi frangenti”.
Monsignor Viganò, che il Sant’Uffizio nel decreto di scomunica ha messo in guardia dal rischio di spretamento, tira dritto: “Invito tutti ad unirsi a me nella fiduciosa preghiera al Cuore Immacolato di Maria, affinché il Signore conceda alla Santa Chiesa di trionfare ancora sui suoi nemici che oggi la eclissano e usurpano la sua sacra autorità”.
Una gran folla di cittadini e di numerose autorità in testa il prefetto Maria Carmela Librizzi, il questore Giuseppe Bellassai e il rettore Francesco Priolo, hanno risposto all’invito del sindaco Enrico Trantino di partecipare all’inizio della nuova vita dell’Anfiteatro Romano di piazza Stesicoro, riaperto dopo tre anni, con la gestione passata dalla Regione al Comune che elaborato un piano di valorizzazione turistica e culturale del secondo monumento romano più grande dopo il Colosseo .
Un esempio unico al mondo perché realizzato in pietra lavica e per questo definito il “Colosseo Nero”, che coi suoi leggendari sotterranei è tornato a incantare i visitatori, accorsi in gran numero per vedere anche gli scorci finora interdetti dei resti di un’arena capace di ospitare 15 mila spettatori.
“Non si siamo fermati –ha detto il sindaco Trantino- al facile non è nostra competenza e alle carenze di personale che ne avevano paralizzato la fruizione. Abbiamo sfidato la burocrazia e abbiamo fatto vincere Catania e i catanesi che per troppo tempo hanno visto mortificato un vero e proprio scrigno di bellezza, un’azione che auspico sia un segno di un ritrovato orgoglio cittadino. Un obiettivo che con tutta l’Amministrazione Comunale abbiamo inseguito e finalmente raggiunto adeguando il sito dell’Anfiteatro alle moderne esigenze del turismo e della fruizione senza soluzione di continuità, con nuovi servizi che a breve incrementeremo, ma anche con video e didascalie scientifiche realizzate grazie al contributo di Cnr e all’Università, segno di una Catania ritrovata grazie a virtuoso un gioco di squadra”.
A rendere ancora più gradevole la giornata della rinascita dell’Anfiteatro Romano, l’intrattenimento musicale degli orchestrali del Conservatorio Vincenzo Bellini e le illustrazioni dell’associazione provinciale delle Guide Turistiche che hanno affascinato i partecipanti con cenni di storia e racconti di particolari non sempre conosciuti.
Il monumento rimarrà aperto ogni giorno dalle ore 9 alle 19, con i servizi di biglietteria e di gestione degli accessi affidati dal Comune a CoopCulture uno dei colossi del settore, che cura gli stessi servizi anche nella Valle dei Templi e in molti altri siti archeologici, con il supporto dei giovani del servizio civile messi a disposizione dal Comune di Catania.
Foto Comune di Catania -UffStampa Com.
Catania,
I Finanzieri del Comando Provinciale di Catania, nell’ambito di complesse attività d’indagine coordinate dalla locale Procura della Repubblica, hanno dato esecuzione nelle province di Catania, Messina, Palermo, Ragusa, Siracusa e Perugia, con il supporto di militari degli omologhi Comandi Provinciali del Corpo, a un’ordinanza con cui il Giudice per le indagini preliminari presso il locale Tribunale ha disposto l’applicazione di misure cautelari personali nei confronti di 9 soggetti [4 Direttori di Unità Operative Complesse (in breve U.O.C.)/Dipartimenti di Aziende Ospedaliere delle province della Sicilia orientale, 3 rappresentanti di società di distribuzione locale di multinazionali produttrici di dispositivi medici, un rappresentante di tali multinazionali e un provider per l’organizzazione di eventi], a vario titolo indagati in concorso per i reati di falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici e corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio.
In particolare, sulla scorta degli elementi indiziari acquisiti nell’attuale fase del procedimento in cui non si è ancora instaurato il contraddittorio con le parti, sarebbe stato osservato che tre società – distributori locali per conto di multinazionali operanti nel settore della commercializzazione di dispositivi medici – avrebbero promesso e poi elargito ingenti somme di denaro per l’organizzazione da parte dei dirigenti sanitari indagati, operanti in strutture sanitarie della Sicilia orientale, di convegni e congressi di medicina finalizzati alla formazione, l’ultimo dei quali svoltosi a Catania nel mese di maggio..
Nei fatti, dette sponsorizzazioni economiche avrebbero avuto lo scopo di ottenere in cambio l’impegno degli stessi di favorire le “ditte più generose” garantendogli l’uso effettivo di un numero maggiore di propri dispositivi medici nel corso degli interventi chirurgici.
Siracusa,
Sono stati identificati ed arrestati dai poliziotti della Squadra mobile di Siracusa i due responsabili, un diciottenne e un diciannovenne, entrambi originari della città siciliana, della violenza sessuale su due studentesse americane.
Le ragazze, in vacanza studio, avevano trascorso la serata ad Ortigia e mentre ritornavano a casa sono state avvicinate da due giovani in scooter che, con una banale scusa e approfittando dell’ingenuità e della difficoltà nella comprensione della lingua italiana delle stesse, le hanno indotte a separarsi e a raggiungere due posti diversi che sarebbero stati poi il teatro delle violenze.
Gli investigatori, servendosi delle dichiarazioni delle vittime e di altre persone informate sull’accaduto e, una volta effettuati sopralluoghi indispensabili per la ricostruzione dei fatti, sono riusciti a risalire agli autori del crimine e ad arrestarli.
Archivi -Sud Libertà
I carabinieri del n.i.p.a.a.f. del gruppo carabinieri forestale di Reggio Calabria, diretti dalla direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria, hanno ricostruito, allo stato degli atti, l’esistenza di un’associazione a delinquere finalizzata alla realizzazione di vaste piantagioni di cannabis sul territorio calabrese con conseguente vendita sul mercato illegale della sostanza stupefacente ricavata, all’interno di una consolidata organizzazione costituita da soggetti operanti tra i comuni di Taurianova (rc), san Procopio (rc) e Sant’eufemia di aspromonte (rc).
Le indagini avrebbero consentito di individuare i soggetti che finanziavano e sovraintendevano i lavori di piantagione, riconducibili alle cosche di ‘ndrangheta delle province di Reggio Calabria ed anche di Catanzaro, nonché gli altri componenti dell’organizzazione, con la definizione delle “quote parte” spettante a ciascuno di essi, in termini di proventi derivanti dalla vendita della sostanza stupefacente sul mercato illegale.
In ausilio ai sodali, operavano ulteriori figure assoldate di volta in volta, che venivano individuate per svolgere compiti di vigilanza e manovalanza, ovvero quali “soggetti sacrificabili”, spesso incensurati, disposti ad assumersi ogni responsabilità nell’ipotesi di un intervento delle forze di polizia.
Dalle conversazioni intercettate emergeva come i partecipi all’organizzazione si mostrassero sicuri in merito ai canali commerciali ai quali destinare la sostanza stupefacente, grazie alle figure garanti dei capi-promotori, già inseriti in un sistema strutturato e consolidato di commercio nel mercato illegale.
Gli odierni arrestati non desistevano neppure a fronte delle periodiche azioni di contrasto alle loro attività poste in essere dalle forze di polizia, tanto da essere capaci di riavviare in tempi rapidi le attività di produzione della sostanza stupefacente nonostante i vari controlli subiti. peraltro i sodali simulavano la legale sussistenza delle coltivazioni di canapa, con raggiri e stratagemmi atti ad eludere i controlli operati dai carabinieri forestali.
Nel corso di un controllo amministrativo, uno dei titolari dell’attività, già istruito a dovere dai sodali, esibiva ai carabinieri la documentazione comprovante la sussistenza di un’azienda agricola a suo nome, un regolare contratto di affitto del terreno e fatture di acquisto di semi certificati di canapa nei limiti previsti dall’attuale normativa. nello specifico, i militari intervenuti eseguivano ritualmente un campionamento delle piante presenti, con prelievo della coltura, alla presenza del titolare, al quale venivano rilasciati dei campioni in contraddittorio per le eventuali controverifiche. gli esiti delle analisi condotti dal reparto investigazioni scientifiche dei carabinieri, confermavano la sussistenza di un principio attivo – thc nettamente superiore al quantitativo soglia consentito dalla legge, il che certificava la natura di stupefacente delle piante campionate.
Tra le varie attività condotte nel corso dell’indagine, i militari del n.i.p.a.a.f. di Reggio calabria avevano già proceduto all’arresto in flagranza di un soggetto che trasportava ingenti quantitativi di piante di canapa prelevate dalle piantagioni oggetto della presente indagine, nonché di ulteriori quattro soggetti sorpresi nella lavorazione dello stupefacente, con conseguente sequestro di circa 70 kg di marijuana già in stato di essiccazione e pronta per la vendita.
Quest’ultima attività e tutti gli elementi raccolti dagli investigatori hanno portato all’adozione delle odierne misure cautelari, emesse dal g.i.p. di Reggio Calabria.
Le ipotesi di reato contestate vanno dall’associazione a delinquere finalizzata al traffico delle sostanze stupefacenti, aggravata ai sensi dell’art. 416 bis 1 c.p., a una serie di delitti in materia di stupefacenti.
E’ appena il caso di evidenziare gli effetti deleteri per la salute derivanti dall’uso di tale sostanza stupefacente, quali tra i più gravi l’alterazione della capacità di giudizio.
Per l’odierna operazione sono stati impiegati circa 60 carabinieri forestali provenienti dalle regioni Calabria e Sicilia, unitamente a militari del comando provinciale di Reggio Calabria. tredici le misure cautelari personali eseguite in data odierna, di cui otto in carcere, tre agli arresti domiciliari e due divieti di dimora nel territorio calabrese.
Si precisa che il presente procedimento penale è nella fase delle indagini preliminari per cui ogni valutazione è da considerare allo stato degli atti e fatte salve le successive valutazioni