(Foto S.Juan- Agenzia )
Forse è arrivata la fine della storia del S.Juan. Se a bordo si è verificata davvero una esplosione-come avvertono gli esperti- la pressione all’interno sarebbe improvvisamente aumentata tanto da uccidere. I marinai “a 21 atmosfere di profondità, avrebbero avuto un impatto con l’acqua pari al peso di un tir precipitato in testa. .
Lo scenario tracciato dagli studiosi oceanografici non concede alcuna possibilità di salvezza ai sommergibilisti: Diventano comunque bassissime le possibilità di sopravvivenza nelle condizioni di questi particolari mezzi costruiti – si apprende – oltre trenta anni fa. Il guasto elettrico che impedisce contatti con la terraferma ma allo stesso tempo tiene gli uomini al buio e al freddo.Il rischio maggiore è l’ipotermia che può essere acuta o cronica. Se ci fosse stato un allagamento e i marinai fossero venuti a contatto con l’acqua gelida si ipotizza non avrebbero potuto resistere. Plausibile anche la morte per annegamento- dicono alcuni esperti -o per asfissia per carenza di ossigeno.
“L’effetto schiacciamento della pressione – – può aver frantumato anche i corpi dell’equipaggio. Si apprende infine che per il comandante della base del plata Gabriel Galeazzi, dove il sottomarino era atteso fra domenica e lunedì, il “problema di batterie, un corto-circuito”, non era sufficientemente grave per far scattare una procedura d’urgenza.
Quattordici navi e dieci aerei di dieci Paesi tra cui Stati Uniti, il Regno Unito, la Francia, il Brasile, il Cile e l’Uruguay, sono mobilitati per le ricerche sulla zona intorno all’ultima posizione comunicata mercoledì dal San Juan, 430 chilometri dalle coste del sud est del Paese.Insomma è l’addio agli uomini del S.Juan. Il mistero resta sempre.